RICHARD JONES INAUGURA LA STAGIONE DELL’OPERA DI ROMA CON SIMON BOCCANEGRA DIRETTO DA MARIOTTI

 Protagonisti Luca Salsi, Eleonora Buratto, 

Michele Pertusi e Stefan Pop 

Dal 27 novembre al 5 dicembre al Teatro Costanzi

In occasione dello spettacolo esce il nuovo numero della rivista di attualità “Calibano” dedicato al potere 

È il grande regista inglese Richard Jones a firmare lo spettacolo che il 27 novembre inaugura la Stagione 2024/25 dell’Opera di Roma: Simon Boccanegra di Giuseppe Verdi. La nuova produzione, che segna il ritorno al Costanzi del regista dopo i successi de La dama di picche e Káťa Kabanová, vede impegnato sul podio il direttore musicale della Fondazione Capitolina Michele Mariotti. Protagonisti Luca Salsi nel ruolo del titolo, Eleonora Buratto come Maria Boccanegra, Michele Pertusi nella parte del nobile Jacopo Fiesco, Stefan Pop nelle vesti di Gabriele Adorno, Gevorg Hakobyan come Paolo Albiani. A firmare scene e costumi è Antony McDonald, mentre le luci sono di Adam Silverman. Coreografa per i movimenti mimici è Sarah Kate Fahie e maestro d’armi è Renzo Musumeci GrecoOrchestra e Coro, diretto da Ciro Visco, sono del Teatro dell’Opera di Roma. La serata inaugurale del 27 novembre è trasmessa da Rai Cultura in prima serata su Rai5 alle 21.15 e in diretta su Radio3 Rai alle 18.00. Repliche fino al 5 dicembre. 

Intrighi politici e scontri di classe, passioni irrisolte e bramosie di potere. La storia del primo doge di Genova, Simon Boccanegra, è per Verdi un dramma sulla crisi di un sistema politico, e sul tormento di un uomo diviso tra l’amore per la figlia e il compimento dei propri doveri istituzionali. Una tragedia in cui il mare, cornice onnipresente nell’opera, è sia sfondo di una Genova in tumulto sia riflesso dell’animo inquieto dei protagonisti. Verdi tornò sulla partitura più di vent’anni dopo l’insuccesso di una prima versione, rappresentata a La Fenice di Venezia nel 1857, in un momento di svolta delle proprie concezioni drammaturgiche.  

A interpretare la storia di Simon Boccanegra in questa nuova produzione per l’Opera di Roma è chiamato Richard Jones. Pluripremiato regista britannico – ha vinto nove Olivier Awards e due South Bank Show Awards – Jones lavora da più di trent’anni per i palcoscenici di tutto il mondo. Oltre a mettere in scena spettacoli nei principali teatri londinesi (Royal Opera House, English National Opera, National Theatre, Royal Shakespeare Company e Young Vic), ha collaborato con il MET di New York, i festival di Glyndebourne, Aix-en-Provence e Bregenz, l’Opéra di Parigi, Scala di Milano e, ancora negli Stati Uniti, per Broadway, il New York Public Theatre e il Park Avenue Armory Theatre. Nominato Regista dell’anno dalla rivista Opernwelt Magazine per il suo Giulio Cesare alla Bayerische Staatsoper di Monaco, è inoltre dal 2015 Commendatore dell’Ordine dell’Impero Britannico. Tra le produzioni premiate con gli Olivier Awards si ricordano Alcina (Royal Opera House), Hänsel und Gretel (Welsh National Opera) e Lady Macbeth del distretto di Mtsensk (Royal Opera House). Torna al Costanzi dopo aver messo in scena nel 2022 Kat’a Kabanova di Janáček, spettacolo vincitore di un South Bank Show Award. 

Sul podio sale invece il direttore musicale dell’Opera di Roma Michele Mariotti, che ha diretto il suo primo Simon Boccanegra nel 2007, a soli 28 anni, per l’apertura della stagione del Teatro Comunale di Bologna. Nel 2021, è tornato ad eseguire il titolo in forma di concerto, sempre con la stessa orchestra, al Festival Verdi di Parma. 

«Nel Simon Boccanegra di Verdi, amore e potere si trovano crudelmente schierati l’uno contro l’altro. – dice Mariotti – Da una parte la musica esprime un’atmosfera liquida, scura e inafferrabile proprio come gli intrighi del potere, dall’altra, per mezzo del canto isolato di un fagotto o delle oscillazioni cromatiche degli archi, ci commuove. Nel finale del primo atto, ad esempio, Verdi delinea un quadro di inaudita violenza: uno scontro tra patrizi e plebei che sarà interrotto solamente dal pianto del doge che va gridando ‘pace’ e ‘amore’. Ma in un mondo così bieco non c’è posto né per l’amore né per la pace, se non quella che Simon Boccanegra troverà nell’ultimo abbraccio con il mare, che diventerà così la sua tomba».

Premio Abbiati 2017 come Miglior Direttore d’orchestra, Mariotti è ospite regolare dei principali teatri italiani e internazionali, come la Wiener Staatsoper, la Royal Opera House, la Deutsche Oper Berlin, il Festival di Salisburgo e il MET di New York. Nella stagione 2024/25 della Fondazione Capitolina dirigerà la prima delle tre riprese di Tosca firmate da Alessandro Talevi per i 125 anni del capolavoro pucciniano (14 e 16 gennaio 2025), il dittico Suor Angelica/Il prigioniero (23 aprile – 2 maggio 2025), lo Stabat Mater per la regia di Romeo Castellucci (26 – 31 ottobre 2025) e due concerti sinfonici (8 dicembre 2024 e 22 marzo 2025). 

Protagonista sul palco nel ruolo del titolo il baritono Luca Salsi, già apprezzato Simon Boccanegra al Festival di Salisburgo nel 2019 e più recentemente alla Scala di Milano. Interprete di riferimento del repertorio verdiano, ha cantato nei principali teatri al mondo, tra i quali il MET di New York, la Royal Opera House e la Wiener Staatsoper. Torna al Costanzi dopo aver interpretato Michele ne Il Tabarro diretto da Mariotti nel 2022. Accanto a lui, nel ruolo di Maria Boccanegra, il soprano Eleonora Buratto, insignita del Premio Abbiati 2021 come Miglior Cantante e applauditissima Madama Butterfly nella Stagione 2022/23 dell’Opera di Roma. Al Costanzi ha già interpretato la figlia del doge nel 2012, ruolo che poi ha portato nel 2014 in tournée con l’Opera di Roma al Bunka Kaikan di Tokyo, entrambe lo volte sotto la direzione di Riccardo Muti. A cantare Jacopo Fiesco è invece il basso Michele Pertusi che, in questa veste, è già salito sui palchi di Vienna, Torino, Bologna e Parma. Il tenore Stefan Pop è invece Gabriele Adorno. Vincitore di due premi Operalia e di un Oscar della Lirica Young Generation, Pop torna sul palco della Fondazione Capitolina dopo aver cantato nel Requiem di Verdi diretto da Mariotti a febbraio 2023. Nei panni del filatore d’oro Paolo Albiani canta il baritono Gevorg Hakobyan, mentre il popolano Pietro è incarnato dal basso Luciano Leoni

Nelle repliche del 29 novembre, 1 e 4 dicembre, Simon Boccanegra è invece interpretato dal baritono Claudio Sgura, apprezzatissimo Scarpia nella recente produzione di Tosca al Caracalla Festival e di cui tornerà a rivestire i panni, a maggio all’Opera di Roma, nella ripresa di Alessandro Talevi; Maria Boccanegra da Maria Motolygina, soprano al suo debutto con la Fondazione Capitolina; Jacopo Fiesco da Riccardo Zanellato; Gabriele Adorno da Anthony Ciaramitaro, che torna all’Opera di Roma dopo aver interpretato Faust nel Mefistofele che ha inaugurato la Stagione 2023/24.  

La prima rappresentazione è prevista per mercoledì 27 novembre alle ore 18.00. Repliche venerdì 29 novembre (ore 20.00), sabato 30 novembre (ore 18.00), domenica 1 dicembre (ore 16.30), martedì 3 dicembre (ore 20.00), mercoledì 4 dicembre (ore 20.00), giovedì 5 dicembre (ore 20.00). Anteprima giovani domenica 24 novembre (ore 16.30).

In occasione dello spettacolo inaugurale esce il quinto numero di “Calibano”, la rivista di attualità culturale dell’Opera di Roma realizzata in collaborazione con effequ che, pubblicata ogni quattro mesi, trae ispirazione dalle opere in cartellone per riflettere sul mondo di oggi. Il nuovo numero collega Simon Boccanegra al tema del potere e si interroga, con contributi che spaziano dalla nonviolenza politica all’antispecismo, dagli algoritmi alla seduzione dell’immagine televisiva, sulle molteplici forme che oggi questo assume. Tra le firme di questo numero Giancarlo De Cataldo, autore di una testimonianza sul potere visto dall’esperienza di un magistrato, e Andrea Tarabbia (Premio Campiello 2019), presente per l’occasione con un racconto inedito. È in programma una presentazione in anteprima dello spettacolo inaugurale e del nuovo numero della rivista venerdì 22 novembre, alle ore 17.30, in Sala Grigia al Costanzi ad ingresso libero. Intervengono il direttore musicale della Fondazione Capitolina Michele Mariotti, la giornalista Donata Columbro, il musicologo Giuliano Danieli e il direttore di “Calibano” Paolo Cairoli.  

Biglietti in vendita sul sito https://www.operaroma.it/ e al botteghino

TEATRO DELL’OPERA DI ROMA

VOLTI DEL POTERE | STAGIONE 2024/25 DEL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA

Simon Boccanegra

musica di Giuseppe Verdi

melodramma in un prologo e tre atti

libretto di Francesco Maria Piave e Arrigo Boito

TITOLO INAUGURALE  

DIRETTORE MICHELE MARIOTTI  

REGIA RICHARD JONES  

MAESTRO DEL CORO CIRO VISCO  

SCENE E COSTUMI ANTONY MCDONALD  

LUCI ADAM SILVERMAN  

COREOGRAFIA PER I MOVIMENTI MIMICI SARAH KATE FAHIE

MAESTRO D’ARMI RENZO MUSUMECI GRECO 

PERSONAGGI INTERPRETI  

SIMON BOCCANEGRA LUCA SALSI / CLAUDIO SGURA 29 NOV, 1, 4 DIC  

MARIA BOCCANEGRA (AMELIA) ELEONORA BURATTO MARIA MOTOLYGINA 29 NOV, 1, 4 DIC  

JACOPO FIESCO MICHELE PERTUSI / RICCARDO ZANELLATO 29 NOV, 1, 4 DIC  

GABRIELE ADORNO STEFAN POP / ANTHONY CIARAMITARO 29 NOV, 1, 4 DIC  

PAOLO ALBIANI GEVORG HAKOBYAN  

PIETRO LUCIANO LEONI  

ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA  

NUOVO ALLESTIMENTO TEATRO DELL’OPERA DI ROMA  

TEATRO COSTANZI

ANTEPRIMA GIOVANI domenica 24 novembre ore 16.30

PRIMA RAPPRESENTAZIONE MERCOLEDÌ 27 NOVEMBRE ORE 18.00 (turno a)

Trasmessa da RaiCultura in prima serata su Rai5 alle 21.15 e in diretta su Radio3 Rai alle 18.00.

REPLICHE

venerdì 29 novembre ore 20.00 

sabato 30 novembre ore 18.00 (turno d)

domenica 1 dicembre ore 16.30 (turno e)

martedì 3 dicembre ore 20.00 (turno b)

mercoledì 4 dicembre ore 20.00 

giovedì 5 dicembre ore 20.00 (turno c)

Foto di Fabrizio Sansoni

Il Monumento Fieschi a Genova

Un viaggio tra arte e memoria

Melologo scritto, diretto e interpretato da Pino Petruzzelli

Musiche di Philip Glass

Pianoforte Valentina Messa

Video Lorenzo Zeppa

In collaborazione con Museo Diocesano di Genova e Teatro Ipotesi

Da giovedì 28 novembre a martedì 3 dicembre 2024
teatro Auditorium Eugenio Montale

Da giovedì 28 novembre (ore 10.30 e ore 20.00) sarà in scena al Teatro Auditorium Eugenio Montale Il Monumento Fieschi a Genova, un viaggio tra arte e memoria, un melologo scritto, diretto e interpretato da Pino Petruzzelli con musiche da Metamorphosis e dai Piano Etudes di Philip Glass interpretate da Valentina Messa al pianoforte e con i video di Lorenzo Zeppa. Lo spettacolo è realizzato in collaborazione con il Museo Diocesano di Genova e con il Teatro Ipotesi.

Il Monumento Fieschi a Genova sarà in replica venerdì 29 novembre (ore 10.30 e ore 20.00), sabato 30 novembre (ore 20.00) e martedì 3 dicembre (ore 10.30 e ore 20.00).

In occasione dello spettacolo, il Museo Diocesano ha organizzato visite guidate al Monumento nei giorni di giovedì 28, venerdì 29, sabato 30 e lunedì 1 dicembre, alle ore 16.00; biglietto ingresso Museo e visita Euro 12.00. Per le scuole, ingresso e visita euro 5.00.

Il Cardinale Luca Fieschi (Genova, 1270 – Avignone 1336) fu una figura di spicco nella Genova di inizio ‘300. Dopo la morte, avvenuta ad Avignone, le sue spoglie vennero riportate a Genova per essere sepolte nella Cattedrale di San Lorenzo, dove era stato commissionato per lui un imponente monumento funerario. Nei secoli a seguire diversi eventi portarono al danneggiamento e alla ricollocazione di varie parti del monumento all’interno del Duomo. Molti frammenti furono ritrovati durante i restauri di San Lorenzo tra fine XIX e inizio XX secolo e poi portati al Museo di Sant’Agostino dove nel 1937 circa Orlando Grosso si occupò di studiarne la composizione originale. Il recente riallestimento è stato realizzato dal Museo Diocesano, diretto da Paola Martini, su progetto museografico di Giovanni Tortelli (Studio Tortelli e Frassoni, Brescia) e con la consulenza scientifica di Clario Di Fabio e Francesca Girelli (Università di Genova). Lo spettacolo di Pino Petruzzelli racconta tutto ciò che non riusciamo a vedere dinanzi al riallestimento di un monumento la cui unica testimonianza risale al 1600: «Siamo di fronte a una delle più magnifiche e superbe sepolture che fussero in Italia». Tra parole e musica si ripercorre la storia del monumento con l’obiettivo di far rivivere il sogno di chi ha lavorato con dedizione per riportarne alla luce la bellezza.

Oggi è possibile ammirare il Monumento Fieschi al Museo Diocesano di Genova.

«L’Opera Carlo Felice – dichiara il Sovrintendente Claudio Orazi – inaugura una nuova collaborazione con il Museo Diocesano nel solco della cooperazione integrata con le istituzioni culturali della città. In questa nuova produzione del Teatro, parole e musica si combinano per meditare attorno ad uno dei monumenti simbolo della città di Genova».

Commenta Pino Petruzzelli: «Questo mio ultimo lavoro è un viaggio tra storia e arte. A volte ci chiediamo “perché l’arte e perché la storia?” Per me l’arte è una scienza segreta sempre pronta a farci capire chi siamo e chi sono le persone che ci circondano. La storia invece è un poema che racconta il domani e ci mostra tutte le volte in cui credevamo di vedere, ma in realtà non abbiamo visto».

«Il Monumento Fieschi a Genova si propone come un’esperienza unica che unisce teatro, musica e videoproiezioni per raccontare la storia di una figura importante della Genova medievale – commenta Francesca Corso, Assessore al Marketing territoriale del Comune – Pino Petruzzelli, nel ruolo di autore e regista, ci regala un viaggio emozionante tra la bellezza del monumento funerario dedicato al Cardinale Luca Fieschi, i suoi processi di conservazione e il suo significato storico. Ringrazio il Teatro Carlo Felice e il Museo Diocesano, che hanno unito le forze per preservare e valorizzare questo patrimonio artistico e storico della nostra città».

Biglietti

Intero 10,00 euro

Ridotto 5,00 euro

Per ulteriori informazioni: www.operacarlofelicegenova.it

Biografie

Pino Petruzzelli è stato per 12 anni drammaturgo, regista e attore del Teatro Nazionale di Genova e per 2 anni della Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse. È docente di scrittura scenica all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico di Roma. I suoi libri sono pubblicati da Chiarelettere e Ares. Ha diretto fra gli altri Laura Marinoni e Mauro Pirovano. È direttore artistico del Progetto “Liguria delle Arti”, del Festival “Tigullio a Teatro” e della “Casa del Pensiero” in collaborazione con l’Università degli Studi di Genova.

Valentina Messa, vincitrice di varie borse di studio e premiata in numerosi concorsi nazionali e internazionali, tiene concerti dall’età di tredici anni in prestigiose sale per diverse società concertistiche, e ha suonato come solista con l’Orchestra di Padova e del Veneto, la Filarmonica di Udine, l’Orchestra Classica Belvedere e la Philarmonische Orchester der Stadt Trier. Svolge intensa attività cameristica in varie formazioni, è membro stabile di Eutopia Ensemble, gruppo dedito alla musica d’oggi, ed è membro del comitato artistico del Festival Le Strade del Suono.

Lorenzo Zeppa si occupa di promozione e valorizzazione del patrimonio culturale attraverso progetti in cui gli strumenti digitali aiutano ad avvicinare le tematiche dell’arte e della storia dell’arte al grande pubblico. Oggi sta sviluppando progetti di ricerca e prototipi con importanti atenei come Sapienza, Vanvitelli e Teramo. Tra le produzioni video legate al mondo culturale vanno ricordati i video promozionali dei Palazzi dei Rolli, Ianua Genova nel Medioevo, Cristoforo Colombo: l’Uomo, il Viaggio, il Mito, La Sacra di San Michele, Roma Secret Baroque, Napoli Digital Tales ed il Museo di Anatomia Patologica di Roma.

Biglietterie

TEATRO CARLO FELICE
Galleria Cardinale Siri 6
16121 Genova
Telefono +39 010 5381.433
oppure +39 010 5381.399
e-mail: biglietteria@carlofelice.it

Apertura da lunedì al sabato dalle ore 9.30 alle ore 19.00

Per gli spettacoli serali l’apertura è un’ora prima dell’inizio e la chiusura 15 minuti dopo l’inizio.
Per gli spettacoli pomeridiani o serali di domenica l’apertura è due ore prima dell’inizio e la chiusura 15 minuti dopo l’inizio.

TEATRO DELLA GIOVENTÙ
Via Cesarea 16
16121 Genova
Telefono +39 010 5381.433

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Venerdì 22 novembre La traviata di Giuseppe Verdi torna in scena a Venezia nello storico allestimento che inaugurò la prima Stagione della Fenice ricostruita

regia di Robert Carsen ripresa da Christophe Gayral

e direzione musicale di Diego Matheuz

Sarà un momento di grande suggestione quello che vedrà il ritorno sulle scene del Teatro La Fenice della Traviata di Giuseppe Verdi nello storico allestimento – divenuto ormai un simbolo del Teatro veneziano – che nel novembre 2004, esattamente vent’anni fa, inaugurò la prima Stagione lirica della Fenice ricostruita dopo il disastroso incendio del 1996.

Ispirata al dramma in abiti contemporanei di Alexandre Dumas fils, presentato a Parigi nel 1852, La traviata sarà proposta in quell’incisivo allestimento – anch’esso in abiti contemporanei – del regista canadese Robert Carsen, con le scene e i costumi di Patrick Kinmonth, la coreografia di Philippe Giraudeau e il light design di Robert Carsen e Peter Van Praet.

La regia sarà ripresa da Christophe Gayral. Alla testa di Orchestra e Coro del Teatro La Fenice un graditissimo ritorno, quello di Diego Matheuz, che guiderà un cast composto per i ruoli principali da Marina Monzò, che debutta nel ruolo di Violetta, Francesco Demuro e Nicola Alaimo.

Quattro le recite in programma al Teatro La Fenice, nell’ambito della Stagione Lirica e Balletto 2024-2025: il 22, 24, 27 e 30 novembre 2024.

            «Quando questo allestimento della Traviata debuttò alla Fenice – racconta il sovrintendente e direttore artistico Fortunato Ortombina – lavoravo alla Scala e non ero ancora approdato in laguna. Venni appositamente da Milano a vederla, e ricordo che ebbe un effetto dirompente, divise il pubblico e ricevette anche diversi fischi. Passato qualche anno, il Teatro la ripropose, ma anche allora il successo fu inferiore alle aspettative. Quando fui nominato direttore artistico, alla fine del 2007, l’allora sovrintendente mi chiese di pensare a una Traviata diversa. Prima di archiviare uno spettacolo del genere, però, domandai che mi lasciassero fare un ultimo tentativo, coinvolgendo un direttore che credesse a quel progetto, per me meraviglioso. Conoscevo già Myung-Whun Chung, e fu proprio a lui che proposi di riprendere lo spettacolo, perché a mio parere era l’unico in grado di ridargli la vita che meritava. Era il settembre del 2009, fu un trionfo e la nostra Traviata grazie al grande Maestro coreano riprese vita, come dimostra il fatto che gode ancora di ottima salute, tanto da essere ormai considerata un must del teatro d’opera e perciò inserita, anni dopo, tra i dieci migliori spettacoli lirici al mondo da un prestigioso sito culturale francese. Non è un caso, tra l’altro, che la stagione che festeggia il ventennale della riapertura all’opera della Fenice veda ancora Chung sul podio, impegnato questa volta in Otello, mentre il capolavoro verdiano è nelle mani esperte di un direttore come Diego Matheuz. Insomma, questa Traviata è stata lo spettacolo che ci ha più accompagnati per tutti questi anni e ha maggiormente caratterizzato il nuovo corso della Fenice. Ha indubbiamente saputo reggere il tempo e ci ha incoraggiati a ripresentare anche altri fortunati allestimenti a ogni nuova stagione. È la dimostrazione del fatto che bisogna avere il coraggio di rischiare».

La traviata fu composta da Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave per la rappresentazione del 6 marzo 1853 al Teatro La Fenice di Venezia. Terza opera della cosiddetta ‘trilogia popolare’ (con Rigoletto e Il trovatore), è delle tre la più intimista, quella in cui lo scavo psicologico della protagonista appare più ricco di sfumature, con un esito praticamente senza eguali nell’intera vicenda del teatro musicale italiano. Nonostante sia oggi ritenuta l’Opera per antonomasia, La traviata non esordì felicemente; si direbbe che il fiuto di Verdi l’avesse previsto quando, tramite Piave, fece le sue rimostranze alla Presidenza del Teatro, quasi come una valutazione profetica: «Sia pure la Salvini e compagni, ma io dichiaro che nel caso si dia l’opera, non ne spero niente sull’esito, che anzi farà un fiasco completo, e così avranno sagrificati gli interessi dell’impresa (che in fine potrà dire mea culpa), la mia riputazione, ed una forte somma del proprietario dell’opera. Amen». L’opera venne nuovamente ripresa a Venezia, il 6 maggio 1854 al Teatro San Benedetto, e fu un successo enorme. Il trionfo era certo dovuto anche a un cast più appropriato, ma Verdi, nel cantar vittoria, sminuì le modifiche apportate alla prima versione, che invece non solo vi furono, ma ebbero un’importanza superiore a quella loro attribuita dall’autore. L’intreccio drammaturgico presenta diversi ingredienti tipici della librettistica ottocentesca: amore come legame che supera ogni limite imposto dalle regole della convenienza sociale; preminenza del valore irrazionale del legame di sangue (la famiglia) su qualsiasi altro. Vi sono tuttavia anche forti elementi di novità: innanzitutto il fatto che si tratta di una vicenda derivata dalla cronaca contemporanea, laddove la librettistica predilige il più delle volte ambientazioni lontane nel tempo e nello spazio, quando non addirittura mitiche. Marie Duplessis – archetipo reale di Violetta – fu una delle più celebri prostitute del tempo, direttamente conosciuta da Alexandre Dumas figlio, che la consegnò a futura memoria col nome di Marguerite Gautier nel romanzo La Dame aux camélias (1848), e ne fu anche l’amante. L’anno successivo lo scrittore trasse dal romanzo un dramma, che andò in scena nel 1852, e l’anno dopo fu la volta di Verdi: raramente l’attualità è entrata tanto velocemente fra le quinte del teatro d’opera. È significativo che, mosso alla ricerca di nuove soluzioni drammaturgico-musicali, Verdi abbia insistito perché fosse mantenuta l’ambientazione contemporanea. Il palcoscenico di Venezia, quello stesso che aveva accolto favorevolmente un soggetto radicalmente innovativo come Rigoletto, era probabilmente l’unico possibile per una simile operazione; inoltre nella stessa stagione sarebbe stato rappresentato in laguna il dramma di Dumas. Per molti particolari della partitura Verdi esplorò una grande varietà di soluzioni formali, spingendosi non di rado oltre i mezzi compositivi ereditati dalla tradizione ottocentesca italiana; ed anche quando si volse all’assimilazione di modelli formali preesistenti, egli li seppe piegare al proprio fine. Il preludio, che con enfasi indica lo scioglimento tragico, condiziona la ricezione simbolica della vicenda: si ha quasi l’impressione che la brillante vita salottiera di Violetta venga rivissuta dalla moribonda nel terz’atto, come ricordo di una felicità impossibile. Verdi innalzò alla statura d’eroina tragica la protagonista di un fatto di cronaca, grazie ai mezzi della musica: torna in mente l’affermazione di Proust, secondo cui «Verdi ha dato a La dame aux camélias lo stile, che le mancava nel dramma di Dumas».

Nel cast di questa ripresa della Traviata, accanto al soprano Marina Monzò, che debutta nel ruolo di Violetta, al tenore Francesco Demuro interprete di Alfredo Germont e al baritono Nicola Alaimo interprete di Giorgio Germont, si esibiranno Loriana Castellano (Flora Bervoix), Barbara Massaro (Annina), Roberto Covatta (Gastone), Armando Gabba (barone Douphol), Rocco Cavalluzzi (dottor Grenvil) e Matteo Ferrara (marchese d’Obigny). Gli artisti del Coro del Teatro La Fenice Salvatore De Benedetto e Cosimo D’Adamo; Nicola Nalesso ed Emanuele Pedrini; Enzo Borghetti e Antonio Dovigo si alterneranno rispettivamente nei ruoli di Giuseppe, del domestico di Flora e del commissionario. Maestro del Coro Alfonso Caiani.

In scena anche i ballerini Lorena Calabrò, Samira Cogliandro, Matilde Cortivo, Aurora Dal Maso, Rosalia Moscato, Giulia Mostacchi, Andrea Carlotta Pelaia, Kevin Bhoyroo, Gianluca D’Aniello, Giulio Galimberti, Andrea Mazzurco, Valerio Palladino, Ilario Marco Russo, Francesco Scalas. Maestro ripetitore Margherita Longato.

La traviata sarà proposta nella versione definitiva del 1854, con sopratitoli in italiano e in inglese. Ecco il dettaglio delle recite: venerdì 22 novembre 2024 ore 19.00; domenica 24 novembre ore 15.30; mercoledì 27 novembre ore 19.00; sabato 30 novembre ore 19.00.

FONDAZIONE ARENA PER LA PRIMA VOLTA A MUMBAI E BANGKOK.

GRANDE SUCCESSO PER LE TAPPE CONCLUSIVE DEL TOUR INTERNAZIONALE 2024

Un motore che non conosce sosta. Si è chiuso in Asia il tour di promozione internazionale 2024 di Fondazione Arena di Verona. Una ventina le città visitate nel corso dell’ultimo anno, oltre tremila i portatori d’interesse incontrati nel mondo tra autorità, rappresentanti delle istituzioni italiane all’estero, tour operator, imprenditori e giornalisti di settore.

Parigi, Madrid, Sofia e Monaco, così come Los Angeles, Toronto e Washington, per arrivare fino all’estremo Oriente a Seoul, Mumbai e Bangkok. Un anno di eventi nel mondo targati Fondazione Arena. Obiettivo far conoscere l’Opera lirica quale eccellenza del Made in Italy, aprire nuovi flussi turistici e avviare relazioni internazionali.

“Siamo venuti a gettare un seme e torniamo a casa con moltissime adesioni per la prossima estate – sottolinea Cecilia Gasdia, Sovrintendente di Fondazione Arena di Verona -. È stato un anno importante per l’Arena, e questi due eventi in Asia costituiscono la perfetta conclusione di un tour internazionale che ci ha portati in tutto il mondo. Sia l’India che la Thailandia amano molto la musica, speriamo che l’Opera lirica possa trovare il giusto spazio e riconoscimento. Abbiamo trovato due platee entusiaste e questo ci fa ben sperare. Continueremo a fare sempre meglio per l’Arena e per Verona”.

“Sono state due serate preziose per entrare in contatto con la società di questi Paesi – dichiara Stefano Trespidi, Vicedirettore artistico di Fondazione Arena –. È incredibile come persone che non conoscono il ‘prodotto’ opera lirica rimangano ammaliate dai nostri luoghi e dalla nostra arte, tanto da proporci immediatamente sinergie e progetti. Torniamo a casa con contatti, relazioni e nuove idee. Bisogna pensare fuori dai limiti, queste tappe ci aprono a nuove strade, nuove strategie e nuovi mercati”.

Ad eseguire alcune delle più belle arie di Verdi e Puccini i soprani Eleonora Bellocci e Caterina Marchesini, il tenore Galeano Salas e il baritono Giulio Mastrototaro, accompagnati al pianoforte dal Sovrintendente di Fondazione Arena Cecilia Gasdia.

THAILANDIA. Una sala gremita, con un pubblico entusiasta che non si è tirato indietro nemmeno quando i cantanti hanno coinvolto gli ospiti in uno dei brani del programma musicale. Con tanto di selfie e foto a fine concerto. La Yamaha Music Hall di Bangkok era affollata per la presentazione del 102° Arena di Verona Opera Festival, organizzata dall’Ambasciatore d’Italia a Bangkok Paolo Dionisi. Presente il direttore d’orchestra thailandese Akkrawat Payr Srinarong. E poi, per siglare il connubio che nel 2025 unirà Verona e la Thailandia, con il mondiale di Muay Thai, il presidente del WBC Muay Thai Thanapol Bhakdibhumi e il responsabile italiano del WBC Muay Thai Italy Max Baggio.

“Fondazione Arena ha segnato un solco e creato grande entusiasmo – afferma Paolo Dionisi, Ambasciatore d’Italia a Bangkok -, speriamo tutti di riaverla qui in Thailandia l’anno prossimo per il Festival di Bangkok. Il Bel Canto è uno splendido strumento di politica internazionale e di diplomazia, un orgoglio tutto italiano. Così come lo è lo sport. L’anno prossimo Verona ospiterà il Muay Thai World Festival 2025, a dimostrazione del grande affetto che i thailandesi hanno per l’Italia. E l’Arena può esserne l’emblema”.

INDIA. Grande successo anche per la serata a Mumbai che ha visto insieme, sul palcoscenico della Royal Opera House, le maggiori istituzioni italiane presenti nella metropoli indiana. Attorno a Fondazione Arena di Verona, rappresentata dal Sovrintendente Cecilia Gasdia e dal Vicedirettore artistico Stefano Trespidi, c’erano il Console generale d’Italia a Mumbai Walter Ferrara, il Presidente della Camera di Commercio Italia India Alessandro Giuliani, assieme al Direttore e rappresentante di Enit Claudio Maffioletti e la Direttrice dell’Istituto italiano di Cultura a Mumbai Francesca Amendola. Oltre un centinaio gli imprenditori, tour operator e stakeholder indiani presenti. Dall’Italia, Luca Romano, CFO di Bauli, Gruppo che già sostiene l’Arena con il progetto di fundraising 67 Colonne e presente in India con una sede a Baramati. Tra gli ospiti anche l’attrice indiana Eshanya Maheshwari.

“Sono davvero felice di essere presente a questa serata che celebra, qui a Mumbai, l’Arena di Verona e il Canto lirico, eccellenze italiane – sottolinea Walter Ferrara, Console generale d’Italia a Mumbai -. In India c’è un grandissimo amore per l’Italia e per la musica che, soprattutto all’estero, vengono viste come una cosa sola, un legame indissolubile. Sono certo che gli indiani svilupperanno un interesse sempre maggiore per l’Opera. Il successo di questa serata ne è una bellissima testimonianza”.

“Business e cultura viaggiano di pari passo, anzi è proprio la cultura che può trainare l’indotto sia economico che sociale di un Paese – spiega Alessandro Giuliani, Presidente della Camera di Commercio Italiana in India -. Sia in Italia che in India l’arte ha un peso fortissimo e, come abbiamo visto questa sera, crea ponti e nuovi interessi. Questa tappa del tour internazionale dell’Arena di Verona qui a Mumbai, in un momento in cui i turisti indiani stanno ‘invadendo’ l’Italia, è strategica e un grande segno di vicinanza”.

“Il nostro Gruppo, pur operando sul mercato internazionale, è profondamente legato al territorio scaligero – conclude Luca Romano, CFO Gruppo Bauli -, per questo siamo orgogliosi di sostenere Fondazione Arena, istituzione culturale e simbolo di Verona nel mondo. Ci accomuna un percorso di oltre un secolo, una storia di eccellenza. Abbinare il nome Bauli a quello dell’Arena ci dà la possibilità di stabilire un livello di premiumness e di valore del brand sul mercato globale, una bellissima opportunità, frutto di una sinergia territoriale”.