“VIVA VIVALDI: PER LA PRIMA VOLTA UN GRANDE CONCERTO IMMERSIVO CON PROIEZIONI TRIDIMENSIONALI PER CELEBRARE LE QUATTRO STAGIONI DI VIVALDI

THE FOUR SEASONS IMMERSIVE CONCERT” IL 28 AGOSTO ALL’ARENA DI VERONA

Uno spettacolo di FONDAZIONE ARENA DI VERONA in collaborazione con BALICH WONDER STUDIO

Il violinista Giovanni Andrea Zanon e l’Orchestra dell’Arena di Verona

nel nuovo spettacolo del creative director Marco Balich

In occasione dei 300 anni dalla pubblicazione de “Le quattro stagioni” di Antonio Vivaldi, Fondazione Arena di Verona e Balich Wonder Studio svelano il rivoluzionario spettacolo “Viva Vivaldi. The Four Seasons Immersive Concert” che si terrà all’Arena di Verona il 28 agosto.

Da un lato la sacralità della musica con Fondazione Arena di Verona, nota in tutto il mondo per la qualità delle sue produzioni. Dall’altro l’avanguardia della tecnologia di Balich Wonder Studio leader nel live entertainment e accreditato in tutto il mondo per le Cerimonie Olimpiche, da Rio 2016 a Fifa Qatar 2022.

Dal vivo una rilettura immaginifica de “Le quattro stagioni” che affascinerà anche le nuove generazioni. E proprio ai giovani sarà riservata la speciale promozione under 30: biglietto a 28 euro in tutti i settori. Le prevendite sono aperte da oggi, venerdì 29 marzo, sul sito www.arena.it e nel circuito TicketOne.

Ideato da Marco Balich e coprodotto da Fondazione Arena di Verona, lo spettacolo porta sulla scena la magica alchimia fra l’orchestra di 29 elementi, rigorosamente fedele alla partitura originale di Vivaldi, e il linguaggio contemporaneo della tecnologia immersiva applicata ai codici della musica classica. Lo show vedrà la presenza del giovane Giovanni Andrea Zanon, violinista e stella del panorama musicale, vincitore dei più prestigiosi concorsi internazionali, assieme ai professori d’Orchestra dell’Arena di Verona.

La grande musica classica sarà accompagnata da uno show visionario e multisensoriale che segna un approccio completamente nuovo alla tradizione. Un flusso straordinario di immagini tridimensionali di altissima tecnologia che celebrerà la meraviglia della natura attraverso la partitura de “Le quattro stagioni”.

Dopo Giudizio Universale, lo show su Michelangelo e la Cappella Sistina, Marco Balich, in collaborazione con Fondazione Arena, disegna ora un viaggio ne “Le quattro stagioni”, un’ode al Pianeta Terra, una riflessione profonda sul tempo che scorre e la vita che rinasce. Ispirato dalla maestosità dell’anfiteatro romano e dalle note travolgenti del compositore veneziano, Balich crea visioni che danzano sulla platea e catturano il pubblico per portarlo in una dimensione emozionante.

Cecilia Gasdia, Sovrintendente Fondazione Arena di Verona spiega: “Creiamo nuove occasioni di altissimo livello per avvicinare i giovani alla musica classica. Per la prima volta, questa tecnologia approderà in un teatro all’aperto, un unicum che merita il debutto in Arena”.

Marco Balich, Creative Director dello spettacolo aggiunge: “Questo show rivoluzionario rappresenta una sfida per me e il nostro team: ispirare i giovani e le nuove generazioni ad una riflessione potente sulla natura, il tempo e la bellezza del nostro mondo e renderli fieri e consapevoli del nostro patrimonio artistico e culturale”.

Lo Stabat Mater di Pergolesi nel Sabato Santo della Città della musica

La Fondazione Ravello celebra le festività pasquali con un concerto che, nel pomeriggio del Sabato Santo (30 marzo), si terrà nella Chiesa di San Giovanni del Toro.

Alle 17.30 l’Insieme Strumentale di Roma eseguirà lo Stabat Mater di Giovanni Battista Pergolesi.

A dirigere il concerto il violinista e violista Giorgio Sasso, leader dell’ensemble nato nel 1990 come ente promotore della diffusione, della ricerca e dell’esecuzione del repertorio di musica occidentale dei secoli XVII e XVIII.

Lo Stabat Mater è una delle pagine più sublimi di tutta la storia della musica sacra, composta da Pergolesi solo qualche mese prima della morte. La sofferenza, il rendersi conto della fragilità̀ della vita umana, fecero elaborare al Maestro una pagina struggente, meravigliosa, che tratteggia il dolore più terribile che un essere umano possa provare, quello di una madre che assiste alla morte del proprio figlio. Con Pergolesi il mistero di Dio s’incarna nell’uomo e nella sua fragilità̀ e facendo ciò̀, il compositore jesino fu uno dei primi ad applicare in modo esemplare quella figura retorica al centro di buona parte della musica barocca, descritta nella cosiddetta “teoria degli affetti”.

Questo Stabat Mater prevede, come da tradizione, l’uso dei soli archi con il basso continuo e la presenza delle sole voci del soprano e del contralto, che si alternano nella serie di duetti e arie solistiche.

A Ravello le voci saranno quelle di Minni Diodati e Federica Moi.

Il soprano Minni Diodato è vincitore di numerosi premi e concorsi e dopo una lunga collaborazione con Antonio Florio e la Cappella della Pietà de’ Turchini, ha debuttato in diverse opere e di recente è stata la voce lirica della protagonista femminile nella fortunata serie tv “Il Commissario Ricciardi”, interpretando classici della canzone napoletana.

Il contralto Federica Moi è stata solista con l’Associazione Musica Viva di Cagliari e dal 2014 si esibisce in occasione di tutte le rassegne dell’associazione. Dal 2017 fa parte della formazione artistica Musicamore’s Artist, composta da giovani cantanti lirici con lo scopo di diffondere la musica lirica, da camera e d’operetta in sedi non convenzionali ed a scopo sociale. Voce molto apprezzata, dal 2019 ad oggi, è stata più volte solista in produzioni in Italia e all’estero.

A completare la formazione Teresa Ceccato al violino; Gabriele Politi alla viola; Luca Peverini al violoncello; Luca Cola al contrabbasso e Salvatore Carchiolo al cembalo.

L’ingresso al concerto è libero fino ad esaurimento dei posti disponibili. www.ravellofestival.com

Sabato 30 marzo

Chiesa di San Giovanni del Toro, ore 17.30

STABAT MATER

Giovanni Battista Pergolesi

Insieme strumentale di Roma

Giorgio Sasso, violino e direzione

Teresa Ceccato, violino

Gabriele Politi, viola

Luca Peverini, violoncello

Luca Cola, contrabbasso

Salvatore Carchiolo, cembalo

Minni Diodato soprano; Federica Moi contralto

Produzione Progetto Sonora Impresa Sociale srl

Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili

Sabato 30 marzo alle 20:30, Gabriele Ferro sul podio dell’Orchestra del Teatro Massimo di Palermo

Gabriele Ferro sul podio dell’Orchestra del Teatro Massimo di Palermo dirige sabato 30 marzo alle 20:30 il capolavoro di Gioachino Rossini Stabat Mater con un cast di raffinati interpreti.

Direttore musicale onorario della Fondazione Teatro Massimo Gabriele Ferro, torna sul podio dell’Orchestra il 30 marzo alle 20:30 per dirigere un’opera di intensa spiritualità come lo Stabat Mater di Gioachino Rossini per soli, coro e orchestra, in occasione del sabato santo che precede la Pasqua. Il cast dei solisti è composto dal soprano di origini boliviane e albanesi Carolina López Moreno, dal mezzosoprano russo Vasilisa Berzhanskaya, dal tenore Francesco Demuro e dal basso Luca Tittoto, raffinati interpreti delle opere rossiniane.

Orchestra e Coro del Teatro Massimo. Dirige il Coro il Maestro Salvatore Punturo.

Composto sul celebre testo duecentesco attribuito a Jacopone da Todi, l’oratorio appartiene all’ultimo periodo creativo del grande musicista pesarese. Dopo averne composto una prima versione a quattro mani con Giuseppe Tadolini nel 1832, su commissione di un prelato spagnolo, Rossini riprende dopo dieci anni il lavoro alla partitura, la rivede e la completa da solo e presenta questa versione finale nel 1842 al Théâtre Italien di Parigi e pochi mesi dopo a Bologna, con la direzione di Gaetano Donizetti. In entrambi i casi fu un clamoroso trionfo, pur dividendo il pubblico che vide nello Stabat Mater una profonda trasformazione del genere religioso per i suoi numerosi tratti operistici. L’oratorio descrive il dolore straziante della Madonna ai piedi della croce di fronte alla morte del figlio e non si può non vedere un legame tra la scelta di musicare il famosissimo testo di Jacopone da Todi dedicato alla Madre per eccellenza e il lutto per la morte della madre Anna che segnò profondamente Rossini. Nella versione definitiva della partitura Rossini divise il testo in dieci movimenti che esprimono in successione: il compianto della Vergine sotto la croce, il compianto di Cristo, l’immedesimazione nel dolore di Cristo, la preghiera alla Vergine perché interceda nel giorno del giudizio.

Accademico di Santa Cecilia e docente di Direzione alla Scuola di Musica di Fiesole Gabriele Ferro è stato direttore stabile dell’Orchestra Sinfonica Siciliana, direttore principale dell’Orchestra Rai di Roma, Generalmusikdirektor dello Staatstheater di Stoccarda, direttore musicale del San Carlo di Napoli e direttore principale (2001-2006) e dal 2014 al 2019 direttore musicale del Teatro Massimo di Palermo, del quale ora è direttore onorario a vita. Ha diretto in prima mondiale opere di Berio, Clementi, Maderna, Stockhausen, Ligeti, Nono e ha collaborato con i più importanti teatri e festival internazionali (Fenice di Venezia, Scala di Milano, Opera di Roma, Comunale di Firenze, Bastille e Châtelet di Parigi, Muziektheater di Amsterdam, Grand Théâtre di Ginevra, Bayerische Staatsoper, Chicago Opera, San Francisco Opera, Los Angeles Opera, Opera di Tel Aviv, Deutsche Oper di Berlino, Teatro Real di Madrid, Covent Garden ROH di Londra, Wiener Festwochen, Rossini Opera Festival, Maggio Musicale Fiorentino e Biennale di Venezia). Per Elektra a Napoli ha ricevuto il Premio Abbiati.

Dal 14 al 21 aprile tornerà a dirigere l’Orchestra del Teatro Massimo per l’atteso ritorno dell’opera Les pêcheurs de perlesdi Georges Bizet nell’allestimentodell’Opéra National du Capitole de Toulousecon regia e coreografia di Thomas Lebrun riprese e adattate da Angelo Smimmo.

Biglietti: da 15 a 30 euro. Info: https://www.teatromassimo.it/event/stabat-mater-gabriele-ferro/

I “MOTI” DI MITO SETTEMBREMUSICA PER IL PRIMO FESTIVAL FIRMATO DA GIORGIO BATTISTELLI

Milan e Torino uniscono tifosi di calcio e appassionati di musica; si commemorano gli “Invincibili” a 75 anni dalla tragedia di Superga Stefano Massini porta due nuovi melologhi sulle storiche aziende Campari e Martini & Rossi In Piazza San Carlo: inaugurazione con la Nona di Beethoven; Ludovico Einaudi; Giovanni Sollima con i 100 cellos, il melologo di Toni Servillo per celebrare Puccini a Torino e Milano dal 6 al 22 settembre 2024

Un Festival per raggiungere tutti, ovunque.

Un Festival pensato proprio per gli spazi che ha a disposizione. Un Festival che non è solo una vetrina di ciò che accade oggi nella musica italiana e internazionale, ma che interpreta in modo creativo la contemporaneità, connettendo in modo insolito mondi apparentemente distanti. MITO SettembreMusica 2024 non è quindi solo la rassegna di Milano e Torino, ma diventa un Festival che valorizza l’unicità delle due città. Unici e non replicabili sono anche gli appuntamenti della diciottesima edizione – in programma dal 6 al 22 settembre a Torino e Milano, con dedica alla memoria di Anna Gastel – ideati dal nuovo Direttore artistico Giorgio Battistelli: «Il Festival quest’anno propone eventi fortemente diversificati fra i due poli tra i quali si svolge, per mettere in moto gli spettatori e creare quanto più possibile un “pubblico di MITO”, con uno scambio più stretto fra le due città».

È Piazza San Carlo a Torino il palcoscenico dell’inaugurazione, venerdì 6 settembre alle 21, con la monumentale Nona Sinfonia di Beethoven diretta dal giovane Michele Spotti, Direttore musicale dell’Opera e della Filarmonica di Marsiglia, qui alla guida dei complessi del Teatro Regio di Torino.

Oltre che al centro del concerto di apertura, Beethoven sarà una figura che attraversa, illumina e lega con un filo invisibile tutta la programmazione del Festival, come uno specchio del passato per riflettere sul presente. Si apre invece al Teatro alla Scala il cartellone milanese, domenica 8 settembre alle 18, con la Filarmonica della Scala e Riccardo Chailly sul podio, in un programma che include due figure fondamentali della musica del secondo dopoguerra, Luciano Berio e Wolfgang Rihm, accostate a Maurice Ravel.

Gioco di parole con MITO, il titolo “MOTI” non è il solo tema di quest’anno: “MITOlogie
orchestrali”; “Ascoltare con gli occhi”; “Artistiche imprese”; “Puccini, la musica, il mondo”;
“Musica su due piedi” sono le cinque isole tematiche attraverso le quali si snoda il cartellone
2024, «tutte abitate da creazioni contemporanee – spiega Battistelli – che spesso sono accostate a
grandi classici nei concerti sinfonici o concepite (e commissionate) per progetti specialmente
sviluppati per MITO. L’attenzione speciale riservata alla musica del presente, imperativo morale per
un festival che si voglia pensare come contemporaneo, vuole anche riannodare un filo con il
SettembreMusica delle origini attraverso le monografie dedicate a grandi figure di compositori
contemporanei».
“Musica su due piedi” vede il tifoso di calcio seduto accanto all’appassionato di musica, per creare
un cortocircuito tra la dimensione sportiva e quella della musica contemporanea. Protagoniste due
leggendarie squadre calcistiche come il Milan e il Torino. In particolare, a 75 anni dalla
tragedia di Superga che il 4 maggio 1949 vide scomparire il Grande Torino, MITO
commemora la squadra degli “Invincibili” con un progetto musicale molto simbolico. “Musica
su due piedi” vuole essere un omaggio alla cultura calcistica espressa dalle due città: le serate di
Milano e Torino si rivolgono a diverse tipologie di spettatori, ampliando il potenziale bacino di
appassionati di musica d’arte con un pubblico di tifosi. Questo “quasi melodramma” dedicato alle
grandi squadre delle due città è uno spettacolo della memoria, con immagini di repertorio e musiche
create per l’occasione dai compositori Fabio Vacchi e Carlo Crivelli.


Per la serata “Un’ora distoria e gloria del Milan e dei tifosi rossoneri” le composizioni di Vacchi saranno eseguite dall’Orchestra Sinfonica e dal Coro Sinfonico di Milano diretti da Diego Ceretta, lunedì 9
settembre alle ore 20 all’Auditorium di Milano. Le musiche di Crivelli per la serata “Un’ora di
storia e gloria del Torino e dei tifosi granata” saranno interpretate dall’Orchestra Sinfonica
Nazionale della Rai e dal Coro Maghini diretti da Enrico Pagano, venerdì 20 settembre alle 20
all’Auditorium “Giovanni Agnelli” del Lingotto. Per entrambe le serate l’utilizzo del prezioso
materiale d’archivio è stato reso possibile grazie alla collaborazione con Teche Rai.

“Artistiche imprese” è il progetto inedito affidato a Stefano Massini, che sceglie per i suoi due
nuovi melologhi le storiche aziende di Torino e Milano Martini & Rossi e Campari, e propone una
riflessione su quale impatto queste abbiano avuto e continuino ad avere sulle città e sui cittadini.
«Le vicende delle due aziende si prestano a comporre un quadro appassionante e inedito del nostro
evolverci nel tempo, a cavallo fra i secoli – dice il Direttore artistico. A fare da sfondo le due
capitali industriali del Nord italiano, motore di sviluppo sociale ma anche culturale in senso ampio
per l’intero Paese». La voce del drammaturgo toscano dialogherà con un ensemble jazz, a Torino
sabato 7 settembre alle ore 17 al Teatro Carignano e a Milano domenica 8 settembre alle ore 21 al
Teatro Dal Verme.
In “Ascoltare con gli occhi” è centrale l’aspetto visivo della musica: sono concerti che spaziano
dal Barocco alla Contemporanea e abitano spazi insoliti ai confini del teatro o della performance.

Il torinese Ludovico Einaudi sarà protagonista sabato 7 settembre alle 21 di In a Time Lapse
Reimagined in Piazza San Carlo a Torino con un grande concerto per la sua città. Lo stesso
palcoscenico accoglierà, domenica 8 settembre alle 21, anche i 100 cellos guidati dall’estro di
Giovanni Sollima e di Enrico Melozzi. All’interno del percorso “Ascoltare con gli occhi” sono
anche presentate in prima italiana Ishjärta di Lisa Streich e no Concerto di Simon Steen-Andersen,
con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai diretta da Robert Treviño, e la partecipazione
della pianista Rei Nakamura e dell’attore Vinicio Marchioni; e ancora – sempre con l’Orchestra
Rai diretta da Vimbayi Kaziboni – A House Of Call del tedesco Heiner Goebbels, ciclo di
invocazioni, preghiere, poesie e canzoni per grande orchestra con registrazioni di suoni e voci
provenienti da tutto il mondo; in prima italiana anche Erdenmarsch di Fabio Nieder con la
Percussion Orchestra e lo Schlagquartett Köln diretti da Peter Rundel. Lo spazio insolito ma
suggestivo di Le Roi Music Hall di Torino e l’antica Chiesa di Santa Maria Rossa in Crescenzago a
Milano, sono invece lo scenario dei concerti di musica barocca che vedono protagonista il grande
specialista di questo genere Ottavio Dantone, insieme al contralto Delphine Galou.
Con “Puccini, la musica e il mondo” non manca l’omaggio al grande compositore nel centesimo
anniversario della scomparsa, accostando la sua poetica e le sue tecniche compositive a quelle di
autori contemporanei e coevi. Composizioni di Erich Wolfgang Korngold, Alexander Zemlinsky,
Richard Strauss e Béla Bartók, ma anche di Franco Alfano, Giorgio Federico Ghedini e Alfredo
Casella abbozzano un affresco sonoro di un’epoca a cavallo di due secoli dalla quale il grande
lucchese trasse la linfa per le sue composizioni. All’interno di questa area tematica, Toni Servillo
porta il melologo “Puccini, Puccini che cosa vuoi da me” su testo di Giuseppe Montesano, insieme
all’Orchestra I Pomeriggi Musicali diretta da Gianna Fratta, giovedì 19 settembre alle 20
all’Auditorium del Lingotto. Oltre 200 bambini delle scuole di Milano e Torino e circa 30
studenti dei Conservatori sono, inoltre, coinvolti nel progetto educativo La principessa di gelo,
costruito attorno alla Turandot pucciniana, mercoledì 18 settembre a Torino e domenica 22
settembre a Milano.
Per il tema “MITOlogie orchestrali” sono ospiti di MITO grandi compagini: oltre alle già citate
Filarmonica della Scala e Orchestra del Teatro Regio, che aprono i cartelloni delle due città,
l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia guidata da Gianandrea Noseda
interpreta Con brio di Jörg Widmann, il Concerto per due pianoforti K.365 di Mozart con Jan
Lisiecki e Francesco Piemontesi e la Quinta di Beethoven, domenica 15 settembre a Milano.
Noseda è anche sul podio della Filarmonica TRT, martedì 10 settembre all’Auditorium Rai, in un
programma che comprende Lyric for strings di George Walker, i frammenti sinfonici dalla Donna
serpente di Casella e la Settima Sinfonia di Beethoven. Inoltre, gli attesi appuntamenti con
l’Orchestra e il Coro dell’Opera di Lione, diretti da Daniele Rustioni, confermano la volontà di
MITO di aprirsi all’internazionalità. A Milano il 13 e a Torino il 14 settembre.
Infine, rilievo particolare nella programmazione è dato a giovani interpreti italiani, molti già
affermati a livello internazionale, sollecitati in proposte musicali inconsuete e spesso aperte alla

lingua del presente. «Con loro e grazie a loro si metteranno in moto i diversi eventi del Festival»,
conclude Giorgio Battistelli.
«MITO ci dimostra come la cultura non sia da considerarsi statica, monolitica, ma una serie di
realtà e di possibilità in movimento – dicono i Sindaci della Città di Torino e Milano Stefano Lo
Russo e Giuseppe Sala. In questo quadro la musica è il veicolo ideale: una forma d’arte capace di
parlare a tutte e tutti, senza distinzione, in grado di essere trasversale alle generazioni e di
oltrepassare i confini, facendosi punto di unione e incontro».
MITO SettembreMusica è un progetto delle Città di Torino e Milano, con il contributo del
Ministero della Cultura, realizzato dalla Fondazione per la Cultura Torino e dalla Fondazione I
Pomeriggi Musicali, con il sostegno – sin dalla prima edizione – del Partner Intesa Sanpaolo,
della Fondazione Compagnia di San Paolo, degli sponsor Iren e Pirelli, e ancora dello sponsor
tecnico Xori Group, con il contributo di Fondazione CRT e del supporter Nova Coop. Intesa
Sanpaolo, oltre a essere Presenting Partner dei tre concerti torinesi in Piazza San Carlo e del
concerto inaugurale con la Filarmonica della Scala a Milano, ospita nell’Auditorium del proprio
grattacielo a Torino due concerti: il primo mercoledì 11 settembre, dedicato a liriche di Franco
Alfano, e il secondo lunedì 16 settembre, con Harawi per voce e pianoforte di Olivier Messiaen.
La Rai – con Rai Cultura, Rai 5 e Radio3 – e il quotidiano La Stampa sono Media partner del
Festival.

www.mitosettembremusica.it

SABURO TESHIGAWARA E RIHOKO SATO A PARMADANZA CON TRISTAN AND ISOLDE

Per la prima volta al Teatro Regio, il coreografo giapponese porta in scena la sua rilettura poetica e visionaria di una delle più celebri storie d’amore di tutti i tempi,

sulle musiche dell’opera di Richard Wagner.

Teatro Regio di Parma

sabato 6 aprile 2024, ore 20.30

Per la prima volta a Parmadanza e al Teatro Regio di Parma, sabato 6 aprile 2024, ore 20.30, Saburo Teshigawara, insieme a Rihoko Sato, porta in scena Tristan and Isolde, sua creazione del 2016 ispirata a una delle storie d’amore più struggenti di tutti i tempi, resa immortale nel 1859 dall’opera omonima di Richard Wagner. Lo spettacolo è realizzato con il supporto di Agency for Cultural Affairs of Japan.

Il coreografo giapponese, Leone d’Oro alla carriera nel 2022, trasforma questo amore irrealizzabile e le sue tragiche conseguenze in un movimento unico per due interpreti. Anche se la musica di Wagner è parte integrante dello spettacolo, Teshigawara riporta la vicenda tragica a una dimensione più essenziale, mettendo in scena il dolore di questo difficile amore, alimentato dalla sete di un desiderio che non può essere soddisfatto e che alla fine può trovare pace soltanto nella morte.

Incarnando questi infelici amanti, i due danzatori diventano messaggeri di un’esperienza sensoriale altrimenti indicibile, capaci di una comprensione esclusivamente affettiva in cui il corpo diventa prolungamento e mediatore in un percorso di luci e movimenti.

LA DANZA DIETRO LE QUINTE

Per La danza dietro le quinte, ciclo di incontri a cura di Valentina a Bonelli, Saburo Teshigawara regala al pubblico di ParmaDanza la rara occasione di scoprire il metodo artistico di un maestro del nostro tempo. Giovedì 4 aprile, alle ore 17.00, in Sala di scenografia (ingresso libero, prenotazione obbligatoria scrivendo a parmadanza@teatroregioparma.it), , il raffinato ed eclettico coreografo insieme alla danzatrice musa Rihoko Sato, ci guida in una dimostrazione delle tecniche che gli permettono di danzare con virtuosismo leggiadro e potente, con stile unico e inimitabile. All’incontro i partecipanti possono sperimentare di persona, con piccoli e semplici movimenti, la filosofia del gesto dell’artista giapponese.

Per La danza dietro le quinte i due artisti offrono al pubblico una dimostrazione per raccontare il loro particolare metodo di lavoro sul movimento.

Teatro Regio di Parma, Sala Scenografia

giovedì 4 aprile, ore 17.00, ingresso libero

Info e prenotazioni: parmadanza@teatroregioparma.it

BIGLIETTERIA DEL TEATRO REGIO DI PARMA

Biglietti da €10,00 a €50,00 (riduzioni under30 e allievi scuole di danza  da €8,00 a €40). Strada Giuseppe Garibaldi, 16/A 43121 Parma Tel. +39 0521 203999 biglietteria@teatroregioparma.it

ORARI DI APERTURA da martedì a sabato dalle 10.00 alle 13.00, il mercoledì e il venerdì dalle 16.00 alle 18.00 e un’ora e mezza prima dello spettacolo. In caso di spettacolo nei giorni di chiusura, da un’ora e mezza precedente lo spettacolo. Chiuso il lunedì, la domenica e i giorni festivi.

Saburo Teshigawara (Tokyo, 1953) è riconosciuto come uno dei maggiori coreografi contemporanei a livello internazionale. Artista completo e poliedrico, è pittore, disegnatore, autore di installazioni e film. La sua carriera inizia nel 1981 a Tokyo: dopo aver studiato arti plastiche e balletto classico, nel 1985 con Key Miyata fonda KARAS, iniziando così a creare oltre che per sé stesso anche per altri artisti e compagnie internazionali tra le quali il Ballet National de l’Opéra de Paris. Nella sua concezione, la danza rappresenta l’elemento centrale di un’esperienza visiva e sensoriale più ampia. Nel 2013 ha inaugurato il proprio spazio creativo “KARAS APPARATUS” nel quartiere Ogikubo di Tokyo. I suoi lavori hanno ottenuto diversi premi prestigiosi in Giappone e nel mondo, tra i quali il Bessie Award (The New York Dance and Performance Awards) nel 2007. Nel 2017 è stato nominato Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres dal Ministero della Cultura francese.

Rihoko Sato ha studiato ginnastica in Inghilterra e negli Stati Uniti, dove ha vissuto fino all’età di 15 anni. Dopo aver partecipato ai seminari di KARAS nel 1995, è entrata a far parte della compagnia nel 1996. Da allora, si è esibita in tutte le coreografie per l’intera compagnia e lavora anche come assistente artistica di Saburo Teshigawara in tutte le sue attività creative. È acclamata a livello internazionale come una delle figure principali nelle opere di Teshigawara. Ha ricevuto il Best Dancer Award ai Les Étoiles de Ballet2000 Awards nel 2005 a Cannes, in Francia, il premio Japan Dance Forum per il 2007, la 40° edizione del Premio Positano “Leonide Massine” per la Danza 2012 e, più recentemente, il Japan dance critic new face award (2016) e il The Minister of Education, Culture, Sports, Science and Technology’s Art Encouragement Prize [of dance] (2018).

TCBO: L’OMAGGIO A BRUCKNER PROSEGUE CON LA SESTA SINFONIA DIRETTA DA HARTMUT HAENCHEN

Completano il programma i Drei Orchesterstücke” op. 6 di Alban Berg

Venerdì 29 marzo alle 20.30 all’Auditorium Manzoni

Dopo aver diretto la Terza nel 2022 e la Settima nel 2023, il direttore d’orchestra tedesco Hartmut Haenchen prosegue a Bologna l’esplorazione del corpus sinfonico di Anton Bruckner proponendo – nel bicentenario della nascita – la sua Sinfonia n. 6 in la maggiore WAB 106 (Cahis 12). “La più sfacciata, ma anche la più sincera” delle sinfonie del grande compositore austriaco tardo-romantico, per dirla con le stesse parole dell’autore, è in programma all’Auditorium Manzoni venerdì 29 marzo alle 20.30 per la Stagione Sinfonica 2024 del Teatro Comunale. A completare la serata i Drei Orchesterstücke op. 6 di Alban Berg.

Fu Gustav Mahler a dirigere a Vienna la prima esecuzione della Sesta di Bruckner nel 1899, dopo che il compositore l’aveva scritta a più riprese tra il 1879 e il 1881. Anche se delle sue nove sinfonie la n. 6 è senz’altro una delle più trascurate, tra gli illustri interpreti che ne tessero le lodi ci fu il direttore d’orchestra Gianandrea Gavazzeni, che l’aveva definita “intima e teologale, fantastica e solare”. Celebre è l’Adagio in fa minore, pagina orchestrale tra le più ispirate di Bruckner.

Sono ancora di un compositore austriaco, ovvero Alban Berg, personalità di spicco del primo Novecento musicale ed esponente della cosiddetta “Seconda scuola di Vienna”, i Tre pezzi per orchestra – Präludium, Reigen e Marsch – scritti tra il 1913 e il 1915 con dedica adArnold Schönberg, maestro di Berg, per il suo quarantesimo compleanno. Era stato proprio Schönberg a suggerire al suo allievo di evitare di scrivere una sinfonia ricalcando il modello dell’ “adorato” Mahler, ma di concentrarsi sulla forma dei “pezzi per orchestra”, così come lui stesso aveva fatto nel 1909 coi i “Fünf Orchesterstücke”.

Nato a Dresda nel 1943 e cresciuto nella ex Germania dell’Est, Haenchen ha consolidato le sue esperienze musicali non soltanto con le orchestre della DDR ma, malgrado le severe restrizioni del regime, anche con celebri orchestre occidentali, compresa quella dei Berliner Philharmoniker e del Concertgebouw di Amsterdam. Dal suo paese natale, nel 1986 si è trasferito in Olanda, dove è stato il Direttore principale delle Orchestre Filarmonica e da Camera dei Paesi Bassi e il Direttore musicale dell’Opera Nazionale Olandese. Da ricordare la sua presenza al Festival di Bayreuth e in Italia i concerti con l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Roma e l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai.

Main Partner della Stagione Sinfonica 2024 del Teatro Comunale di Bologna è Intesa Sanpaolo, grazie al cui sostegno saranno inoltre aperte gratuitamente alle scuole gran parte delle prove generali dei concerti.

I biglietti – da 10 a 40 euro – sono in vendita online tramite Vivaticket e presso la biglietteria del Teatro Comunale (Largo Respighi), dal martedì al venerdì dalle 12 alle 18 e il sabato dalle 11 alle 15; il giorno del concerto presso l’Auditorium Manzoni da 1 ora prima fino a 15 minuti dopo l’inizio dello spettacolo. 

Per ogni concerto della Stagione Sinfonica 2024 prosegue “Note a margine”, una rassegna di incontri con il pubblico che si tengono circa 30 minuti prima dell’inizio del concerto presso il foyer del bar dell’Auditorium Manzoni. 

Info: https://www.tcbo.it/eventi/stagione-sinfonica-2024-hartmut-haenchen/

Riccardo Chailly apre con La rondine le celebrazioni per il centenario di Giacomo Puccini alla Scala

Il Maestro prosegue il suo ciclo sulle opere pucciniane alla Scala con una nuova produzione affidata per la regia a Irina Brook con Mariangela Sicilia e Matteo Lippi protagonisti.

Lo spettacolo sarà ripreso dalle telecamere di Rai Cultura e trasmesso in differita da Rai5. Radio3 trasmetterà in diretta la prima rappresentazione il 4.

Il Centenario pucciniano è per Riccardo Chailly e per il Teatro alla Scala la continuazione di un progetto che si sviluppa da anni: riportare alle scene le opere del compositore secondo criteri esecutivi credibili e aggiornati come è ormai prassi per autori come Rossini e Verdi, esplorando genesi, varianti e ripensamenti e offrendo a chi ascolta un ritratto capace di restituire la complessità dell’artista. La Rondine va in scena alla Scala per sei rappresentazioni dal 4 al 20 aprile con la regia di Irina Brook, scene e costumi di Patrick Kinmonth e un cast composto da alcuni dei giovani artisti italiani in più rapida ascesa: Mariangela Sicilia (Magda), Matteo Lippi (Ruggero), Rosalia Cid (Lisette), Giovanni Sala (Prunier) e il ritorno di Pietro Spagnoli (Rambaldo).

L’opera sarà eseguita secondo la recentissima edizione critica a cura di Ditlev Rindom (Ricordi 2023), che ha potuto avvalersi per la prima volta dell’autografo pucciniano, creduto a lungo perduto e resosi disponibile soltanto in anni recenti.

Lo spettacolo sarà ripreso dalle telecamere di Rai Cultura e trasmesso in differita da Rai5.

Radio3 trasmetterà la prima rappresentazione in diretta il 4 aprile poi in differita sul circuito Euroradio.

Un’ora prima dell’inizio di ogni recita, presso il Ridotto dei Palchi, si potrà seguire una conferenza introduttiva all’opera tenuta da Elisabetta Fava.

L’opera

“La più elegante, la più raffinata partitura di Puccini” secondo Victor de Sabata, La rondine non rientra fra i titoli più eseguiti del compositore, anche se in questi mesi sono numerosi i teatri internazionali che l’hanno inserita in cartellone sotto il doppio pungolo del centenario e della pubblicazione dell’edizione critica. Un saggio antidoto all’onnipresenza delle opere più note e regolarmente programmate.

La genesi della partitura contribuisce a spiegarne l’originalità: all’inizio degli anni ‘10 Puccini era confortato dal trionfo della Fanciulla del West al Metropolitan, ma in difficoltà con il suo editore dopo la morte nel 1912 di Giulio Ricordi, cui succedeva il figlio Tito II, con cui i rapporti non erano altrettanto buoni.

Il compositore guarda  ancora all’estero e accetta la commissione del Carltheater di Vienna, un lavoro di carattere leggero su libretto di Heinz Reichert e Alfred Willner: nelle intenzioni di Puccini non esattamente un’operetta, piuttosto una commedia intrecciata su ritmi di valzer, simile per alcuni versi al Rosenkavalier (1911) di Strauss con cui condivide anche il tema della maturità emotiva e della rinuncia femminile. Le incertezze sul libretto, poi affidato a Giuseppe Adami, e soprattutto lo scoppio della Prima guerra mondiale che vedeva Italia e Austria su fronti opposti, portano alla rottura del contratto con Vienna: La rondine viene battezzata nel 1917 a Montecarlo con la direzione di Gino Marinuzzi, che dirigerà anche la prima scaligera nel 1940.

L’unica ripresa al Piermarini risale al 1994 grazie alla cultura e sensibilità di Gianandrea Gavazzeni.

Nelle parole di Riccardo Chailly, intervistato da Elisabetta Fava per la Rivista del Teatro, “La struttura è complessa, studiata nei minimi dettagli, ma all’ascolto suona estremamente naturale; tutto è superato dalla fluidità del canto, della melodia e dall’orchestrazione. Ma la forza delle individuazioni, la fluidità dei dialoghi, la modernità dei tratti danno un fascino tutto particolare a questa singolare commedia che gioca col passato e col presente, e fonde fra loro tanti stili senza per questo perdere di vista la sua organicità”. Nella tela sonora della Rondine dominano certo i valzer, ma intrecciati con sbalorditiva naturalezza con altre danze, tra cui il quick step, il tango, la polka e lo slow fox, e un intero panorama di citazioni e autocitazioni, non solo Strauss (Richard e Johann) ma il mondo delle Valses nobles et sentimentales di Ravel e le nuove prospettive aperte da Stravinskij.

Nono appuntamento del ciclo

Prima delle prime”

Stagione 2023/2024

Amici della Scala – Teatro alla Scala

LA RONDINE

di Giacomo Puccini

Libretto di Giuseppe Adami

Nuova Produzione Teatro alla Scala

Teatro alla Scala – Ridotto dei Palchi “A. Toscanini”

Mercoledì 27 marzo 2024 – ore 18

Nel dicembre del 1910 La fanciulla del West debutta al Metropolitan di New York ricevendo un’accoglienza trionfale che per Puccini ha il sapore di una consacrazione internazionale; eppure, di lì a poco, negli anni immediatamente precedenti la prima guerra mondiale, per il compositore s’apre un periodo burrascoso. A portar scompiglio nella sua vita non saranno (come potrebbe venir da pensare) il precipitar degli eventi, l’intensificarsi delle tensioni che in pochi anni cruciali condurranno allo scoppio del conflitto (perlomeno, non ancora) ma eventi e tensioni ben più prossimi. Nel 1912 muore infatti Giulio Ricordi; al dolore per la perdita dell’amico, fidato consigliere e benefattore, per Puccini s’aggiunge il cruccio di vedere la casa editrice passar sotto la guida del figlio del «sor Giulio», Tito. Tra i due non corre buon sangue: Tito ritiene che Puccini sia un compositore ormai superato; Puccini, da parte sua, ritiene Tito – ribattezzato poco amichevolmente Tifo – un imbecille.

Così, nel 1913, la commissione di un’operetta per il Carltheater di Vienna si presenta a Puccini come una ghiotta opportunità per tagliare i rapporti con l’editore. Il compositore accetta la proposta con un certo entusiasmo, destinato però a sgonfiarsi alla lettura dello scenario. «Il soggetto non mi va assolutamente. È la solita operetta sciatta e banale», commenta. Per poi dichiarare: «io, operetta non la farò mai: opera comica sì: vedi Rosenkavalier, ma più divertente e più organica». Tuttavia, Puccini è intenzionato ad andare avanti. Incarica della trasformazione da operetta a opera tout court Giuseppe Adami, futuro librettista del Tabarro e, con Renato Simoni, di Turandot: sebbene la sua collaborazione col maestro lucchese sia recente, e non abbia ancora prodotto frutti concreti, il letterato si dimostra assai abile a entrare in sintonia con la sensibilità teatrale pucciniana.

La composizione del dramma, che nel frattempo ha assunto il titolo La rondine ed è stato accordato all’editore Sonzogno, si protrae tra l’estate del 1914 e quella del 1916, e – ora sì – l’influenza dell’«inutile strage» non manca di farsi sentire. Intanto, sull’aspetto organizzativo e, per così dire, diplomatico dell’allestimento, che dall’originaria destinazione viennese sarà prudentemente trasferito all’Opéra di Monte Carlo, in territorio neutrale, da cui La rondine spiccherà il volo il 27 marzo 1917. E poi, forse, anche sullo spirito stesso che anima la composizione, che se non è un’operetta, nemmeno si può definire opera comica: sospesa com’è tra leggerezza e – se non tragedia – disillusione, in un clima dolceamaro di nostalgia fin de siècle e nel rimpianto per una giovinezza irrimediabilmente trascorsa, irrecuperabile.

La rondine è uno dei titoli pucciniani meno frequentati, pur vantando una partitura miracolosa per il senso del colore e il nitore virtuosistico della scrittura. Gli spettatori del Teatro alla Scala potranno apprezzarla in una nuova produzione affidata alla direzione di Riccardo Chailly e alla regia di Irina Brook, con la presenza, nelle vesti dei protagonisti, di Mariangela Sicilia, Matteo Lippi e Giovanni Sala.

Luca Rossetto Casel

Nell’incontro “Piacevole, limpida […], con motivi di valzer e arie briose e seducenti” parla della Rondine Fabio Sartorelli, accademico e musicista italiano, vice presidente della Fondazione Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi, con la partecipazione del M° Riccardo Chailly.

Ingresso libero fino a esaurimento dei posti

Supporto per l’ospitalità Ariosto Social Club

Via dei Giardini, 18 – 20121 Milano   Tel. 02.783. 479 – fax. 02.7601. 3856 info@amicidellascala.it

Grande successo per la tournée del Corpo di Ballo della Scala a Hong Kong e Shanghai

12.000 persone hanno salutato la Compagnia

alla sua prima trasferta intercontinentale dal 2020

Dodicimila persone, in teatri praticamente sold out su tutte le recite, hanno salutato il Corpo di Ballo del Teatro alla Scala, alla sua prima tournée intercontinentale dal 2020, tornando in Cina a sei anni dall’ultima visita. Con otto rappresentazioni, due programmi, 120 persone coinvolte fra ballerini, tecnici, maestranze e staff, il Balletto scaligero si è esibito dal 15 al 17 marzo  al Grand Theatre dell’Hong Kong Cultural Centre, con Le Corsaire di Manuel Legris, uno dei più recenti ingressi nel repertorio scaligero,creata nel 2016 e approdata per la prima volta alla Scala lo scorso anno, e ora con la Scala alla sua prima trasferta, all’interno dell’Hong Kong Arts Festival, alla sua 52.ma edizione, e dal 21 al 24 marzo al Grand Theatre di Shanghai, nell’ambito della sua 25 Anniversary Season con Giselle nell’indimenticabile coreografia di Coralli-Perrot, con lo storico allestimento scaligero di Aleksandr Benois, nella ripresa di Yvette Chauviré.

La Compagnia mancava da Hong Kong da dieci anni, e da Shanghai da sei; tanti i cast che si sono alternati nelle rappresentazioni, con primi ballerini attesissimi perché già applauditi nelle precedenti trasferte e con la nuova generazione di artisti che mai prima d’ora si era esibita in Cina. Prima volta anche per Manuel Legris come direttore del Balletto scaligero, ma un atteso ritorno in Teatri che lo avevano visto protagonista in scena in passato, e per questo invitato in iniziative di incontro – un dibattito moderato da Grace Lang, Programme Director dell’Hong Kong Arts Festival, all’interno della 11.ma edizione del HKAF Distinguished Cultural Leadership Series, con una platea di addetti ai lavori e a Shanghai in un incontro con il pubblico moderato da LI Jiaobo (già primo ballerino del Balletto di Hong Kong) e trasmessa in live streaming sul canale TikTok cinese del Grand Theatre. Iniziative collaterali che hanno visto a Hong Kong anche una masterclass, tenuta da Antonino Sutera Maître de Ballet della Compagnia scaligera e a Shanghai l’apertura di una prova di scena di Giselle a un pubblico di scuole di danza e appassionati.

Appassionati che in entrambi i teatri hanno seguito le recite con applausi scroscianti e acclamazioni, assistendo anche a più di una recita, con attenzione e competenza, aspettando gli artisti all’uscita per innumerevoli autografi, moltissimi giovani, famiglie con bambini e anche tanti italiani, soprattutto a Shanghai, dove si trova la comunità italiana più grande di tutta l’Asia.

Grandissima accoglienza anche da parte delle istituzioni italiane: questa tournée infatti ha visto la fattiva collaborazione del Teatro alla Scala con le rappresentanze diplomatiche italiane operanti in Cina, e in modo particolare con l’Ambasciata d’Italia nella Repubblica Popolare Cinese, i Consolati Generali e gli Istituti Italiani di Cultura delle due città visitate, nell’ottica di un rafforzato approccio alle relazioni culturali internazionali. L’Ambasciatore d’Italia nella Repubblica Popolare Cinese Massimo Ambrosetti ha voluto essere presente sia alla prima recita a Hong Kong che alla prima di Shanghai; a Hong Kong hanno assistito agli spettacoli e incontrato la Compagnia anche il Console Generale d’Italia Carmelo Ficarra, la Vice Console Generale Antonietta Cornacchia e la Direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura Alice Fratarcangeli; a Shanghai il Vice Console Generale d’Italia Rocco Carlo Genchi, il Direttore dell’istituto Italiano di Cultura Francesco D’Arelli e la Console Generale d’Italia Tiziana D’Angelo, intervenuta anche alla conferenza stampa indetta dal Grand Theatre, accanto a Zhang Xiaoding, General Manager of Shanghai Grand Theatre, André Comploi coordinatore artistico e capo delegazione di questa tournée, il direttore del Ballo Manuel Legris, e i protagonisti della recita di apertura Nicoletta Manni e Timofej Andrjashenko alla presenza di oltre 40 giornalisti e media.

La tournée è stata anche l’occasione per una collaborazione e incontro con gli artisti locali: per l’esecuzione musicale, sotto la direzione di Valery Ovsyanikov, la Hankyung arte Philharmonic per la partitura di Le Corsaire a Hong Kong e la Shanghai Opera House Orchestra per Giselle a Shanghai; e per i giovani allievi della Jean M. Wong School of Ballet di Hong Kong coinvolti in diversi momenti di Le Corsaire, tra cui l’evocativo Jardin Animé.

Nelle recite di Le Corsaire sono stati protagonisti Nicoletta Manni poi Alice Mariani (nel ruolo di Medora), Timofej Andrijashenko e Mattia Semperboni (Conrad), Martina Arduino e Maria Celeste Losa (Gulnare), Marco Agostino e Nicola Del Freo (Lankedem), Claudio Coviello, Rinaldo Venuti e Domenico Di Cristo (Birbanto); Linda Giubelli e Alessandra Vassallo (Zulmea), Gabriele Corrado e Edoardo Caporaletti (il Pascià Seyd). Nel ruolo delle tre Odalische Agnese Di Clemente, Gaia Andreanò, Camilla Cerulli in alternanza con Linda Giubelli, Benedetta Montefiore, Caterina Bianchi.

Giselle ha visto in scena Nicoletta Manni con Timofej Andrijashenko poi Martina Arduino con Nicola Del Freo e Vittoria Valerio con Claudio Coviello nei ruoli di Giselle e Albrecht.  Accanto a loro Maria Celeste Losa poi Alice Mariani (nel ruolo di Myrtha), Marco Agostino, Christian Fagetti, Massimo Garon (Hilarion) mentre il passo a due dei contadini è stato affidato a Agnese Di Clemente con Mattia Semperboni poi con Edward Cooper, Linda Giubelli con Navrin Turnbull, Camilla Cerulli con Alessandro Paoloni.

Un ritorno atteso dunque e un rinnovato ponte che porterà nel prossimo futuro a nuovi step che avvicineranno ulteriormente il pubblico cinese alle produzioni scaligere: a breve le traduzioni dei libretti delle opere sui display in Scala saranno disponibili anche in cinese, mentre è in fase di finalizzazione una collaborazione con Tencent per aprire anche agli appassionati cinesi i contenuti della nostra piattaforma ScalaTV.

Riccardo Muti torna sul palco del Ravenna Festival con la sua Orchestra Giovanile Luigi Cherubini

Dopo il concerto di apertura con i Wiener Philharmoniker (11 maggio), Riccardo Muti sarà sul podio della sua Orchestra Giovanile Luigi Cherubini in altri due appuntamenti.

In occasione del centenario della morte di Ferruccio Busoni, Muti ne dirige la Turandot Suite op. 41; il programma si completa con brani di Schubert, Catalani e Mozart, con Simone Nicoletta solista nel Concerto in la maggiore K 622 (9 giugno).

In memoria di coloro che hanno perso la vita nel Mediterraneo per il sogno di una vita migliore, il concerto dell’Amicizia ha invece per cuore lo Stabat Mater che Giovanni Sollima ha composto su versi di Filippo Arriva in antico dialetto siciliano.

Sul palco anche il Coro della Cattedrale di Siena “Guido Chigi Saracini”, le donne di Coro a Coro dirette da Rachele Andrioli, il controtenore Nicolò Balducci e Lina Gervasi al theremin. Il programma si apre con la Sinfonia n. 4 “Tragica” di Schubert (7 luglio).

Tra gli ospiti anche due direttori per la prima volta al Festival.

Alla guida della Gustav Mahler Jugendorchester, Kirill Petrenko celebra Anton Bruckner nel bicentenario della nascita, con la sua Sinfonia n. 5 (2 giugno).

Sir Simon Rattle dirige invece la Chamber Orchestra of Europe, in un programma che scorre lungo le stagioni artistiche della Mitteleuropa: da Schubert a Dvořák, da Mahler a Bartók (28 giugno).

L’elegante chiostro della Loggetta Lombardesca accoglie due quintetti nati in seno a grandi orchestre: i Philharmonic Five, solisti dei Wiener (29 giugno), e il Chicago Symphony Brass Quintet (4 luglio). La Loggetta sarà cornice anche dell’omaggio a Byron e al suo legame con Ravenna, per il bicentenario della morte del poeta inglese, con il tenore Ian Bostridge, Julius Drake al pianoforte e i testi di Byron affidati a Lucasta Miller (27 giugno).

Tra i pianisti ospiti Filippo Gorini, che si divide fra Schubert e il compositore ungherese György Kurtág (16 maggio), David Fray, in quest’occasione accanto al violinista Renaud Capuçon per Beethoven e Schubert (18 maggio) e Michele Campanella con il Quartetto Indaco per Schubert e Martucci (28 maggio).

Biglietteria online
https://ravenna.tm.vivaticket.com/biglietteria/listaEventiPub.do?idOwner=2716

Venerdì 29 marzo 2024 alle ore 20 l’ultimo appuntamento sinfonico-corale della Stagione Invernale.

Sul podio della Sala Mehta, alla guida dell’Orchestra e del Coro del Maggio, il maestro Vitali Alekseenok. 

In programma le composizioni di Johann Sebastian Bach e Gioachino Rossini.

Solisti, Nikoleta Kapetanidou, Aleksandra Meteleva, Dave Monaco e Alessandro Abis.

Il 29 marzo alle 20 in sala Mehta, il maestro Vitali Alekseenok – al suo debutto fiorentino – alla guida dell’Orchestra e del Coro del Maggio sale sul podioper il concerto sinfonico-corale che chiude la Stagione Invernale del Teatro. In programma,  “Ricercata”, Fuga a 6 voci da Musikalisches Opfer di Johann Sebastian Bach (orchestrazione di Anton Webern) e il celebre Stabat Mater di Gioachino Rossini.

Solisti, nella composizione sacra rossiniana, il soprano Nikoleta Kapetanidou e il tenore Dave Monaco artisti che si sono formati all’Accademia del Maggio, il contralto Aleksandra Meteleva, talento che attualmente la frequenta e il basso Alessandro Abis.

Il maestro del Coro del Maggio è Lorenzo Fratini.

Vitali Alekseenok, al suo debutto fiorentino, completa il gruppo dei quattro giovani e luminosi direttori  che il Maggio ha deciso di affiancare al direttore principale Daniele Gatti nel corso della Stagione Invernale: Nikolas Nägele, che ha diretto il Peer Gynt in forma concertante e Hankyeol Yoon e Min Chung che hanno diretto due concerti sinfonici corali, tutti e tre accolti con grande calore dal pubblico della Sala Mehta, dalla stampa e la critica. Il maestro Alekseenok ha vinto nel 2021 il prestigioso “Concorso Arturo Toscanini per direttori d’orchestra” di Parma, dove ha ricevuto anche il “Premio del pubblico” e quello per la migliore esecuzione in un atto d’opera verdiana (Macbeth). Dal novembre 2022 Alekseenok è Kapellmeister alla Deutsche Oper am Rhein di Düsseldorf – Duisburg, dove dirige riprese di TurandotToscaHänsel und Gretel e Die Zauberflöte, nonché una nuova prodizione de Le Sacre du Printemps e composizioni di Igor Stravinskij e Richard Strauss. Recentemente ha debuttato al Teatro alla Scala con la première mondiale dell’opera Il piccolo principe di Pierangelo Valtinoni.

Il concerto si apre dunque con  Ricercata, Fuga a 6 voci da Musikalisches Opfer BMW 1079 di Johann Sebastian Bach nell’orchestrazione di Anton Webern che costituisce quasi un’appropriazione compiuta dal musicista relativamente alla musica di Bach; la tecnica peculiare di questa strumentazione si collega alla tecnica compositiva di Webern: la Musikalisches Opfer appartiene all’ultimo periodo di vita di Bach, quando l’autore, conscio dell’inattualità delle proprie scelte rispetto all’affermazione del nuovo stile galante, andava sempre più concentrando la propria attenzione sulle potenzialità della scienza contrappuntistica. 

Il programma in locandina si completa con una delle più celebri composizioni di Gioachino Rossini, lo Stabat mater. Dopo essersi ritirato dall’attività teatrale, nell’inverno del 1831 Rossini si recò in viaggio in Spagna dove incontrò l’arcidiacono Manuel Fernández Varela, al quale promise una sua composizione in segno di amicizia. Varela non se lo fece ripetere e gli chiese addirittura uno Stabat Mater. Dopo quasi un anno di impegni e indecisioni, con il supporto di Giovanni Tadolini, direttore al Théâtre Italien di Parigi, Rossini consegnò all’arcidiacono la partitura di vaste dimensioni e per un grande organico con soli, coro e orchestra, facendosi promettere di conservarla senza mai eseguirla. Ma, una volta morto il prelato, i suoi eredi misero all’asta i suoi beni, Stabat Mater rossiniano incluso. Spaventato dall’idea che un giorno qualcuno potesse attribuire a lui i numeri musicali in parte composti da Tadolini, si tutelò firmando immediatamente un contratto per la pubblicazione dello Stabat Mater in versione completa e revisionata da lui stesso, che andò in scena per la prima volta a Parigi nel gennaio del 1842.  In marzo fu eseguita per la prima volta in Italia, nell’Aula Magna dell’Archiginnasio di Bologna con la direzione di Gaetano Donizetti.

La locandina:

JOHANN SEBASTIAN BACH 

Fuga (Ricercata) a 6 voci dal Musikalisches Opfer BWV 1079 per orchestra 

GIOACHINO ROSSINI

Stabat Mater per soli, coro a 4 voci miste e orchestra 

su testo attribuito a Jacopone da Todi 

Stabat Mater/Cuius animam/Quis est homo/Pro peccatis/Eja Mater/ Sancta Mater/Fac ut portem/Inflammatus/Quando corpus/Amen 

Soprano Nikoleta Kapetanidou

Contralto Aleksandra Meteleva

Tenore Dave Monaco

Basso Alessandro Abis

 Direttore Vitali Alekseenok

Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino 

Maestro del Coro Lorenzo Fratini

Prezzi:

 Settore D: 20€; Settore C: 35€; Settore B: 50€; Settore A: 70€