Stanziata un’erogazione liberale di 700 mila euro attraverso Art Bonus all’Arena di Verona

Con un’erogazione liberale di 700 mila euro, in Art Bonus, Agsm Aim diventa sostenitore di Fondazione Arena di Verona, guidando il gruppo dei ‘mecenati’. Lo hanno comunicato questa mattina il sovrintendente Cecilia Gasdia e il presidente del Gruppo Federico Testa. Erano presenti il vicedirettore artistico di Fondazione Arena Stefano Trespidi, il consigliere delegato di Agsm Aim Alessandro Russo, Serena Cubico in rappresentanza del Consiglio di Indirizzo di Fondazione Arena e Luca Cenzato Responsabile Area Territoriale BCC Veneta, in rappresentanza del presidente Flavio Piva.

“Siamo felici di tornare ad avere al nostro fianco questa importante azienda del territorio – ha spiegato Cecilia Gasdia, sovrintendente Fondazione Arena di Verona –. Lavoriamo tutti con il medesimo obiettivo: far crescere il sistema culturale cittadino. Maggiori sono gli aiuti e migliori saranno i risultati sia in termini di offerta artistica che di indotto economico. Ringrazio il sindaco e presidente di Fondazione Arena Damiano Tommasi per aver sostenuto questo sposalizio”.

“Agsm Aim è una presenza qualificata sul territorio, proprio per questo vuole sostenerne gli asset principali – ha dichiarato Federico Testa, presidente del Gruppo Agsm Aim –. Non si tratta di una sponsorizzazione ma di una erogazione liberale del Gruppo, a sostegno della cultura e dell’Arena, motore del tessuto economico cittadino”.

“Questa azienda è stata decisiva per Fondazione Arena in anni molto difficili, siamo pertanto orgogliosi di averla al nostro fianco – ha affermato Stefano Trespidi, vicedirettore artistico di Fondazione Arena –. Chi sostiene Fondazione Arena, anche economicamente, contribuisce alla crescita di Verona e della sua comunità. La nostra attività artistica, infatti, porta enormi benefici a tanti livelli. E l’Arena Opera Festival contribuisce a collocare e a mantenere la città di Verona in una fascia di eccellenza”.

“Se vogliamo crescere come Gruppo, tutto il sistema territoriale deve svilupparsi. In quest’ottica abbiamo deciso di sostenere Fondazione Arena e, quindi, di aiutare diverse realtà veronesi, facendo la nostra parte nel sociale, così come in campo culturale” ha concluso Alessandro Russo, consigliere delegato del Gruppo Agsm Aim.

L’Art Bonus consente un credito di imposta, pari al 65% dell’importo donato, a chi effettua erogazioni liberali a sostegno del patrimonio culturale pubblico italiano. Gli interventi che si possono sostenere con un’erogazione liberale sono di tre tipologie, tra cui il sostegno a istituti e luoghi della cultura pubblici, fondazioni lirico sinfoniche, teatri di tradizione ed altri Enti dello Spettacolo. 

Per la prima volta in Italia

Tre opere, tre compositori, una protagonista unica nella lettura del regista Arnaud Bernard

Sul podio dell’Orchestra e del Coro del Teatro Regio Renato Palumbo, Evelino Pidò e Guillaume Tourniaire
 Teatro Regio, 1-29 Ottobre 2024

Dal 1° al 29 ottobre 2024, il Teatro Regio presenta Manon Manon Manon: un viaggio affascinante che per la prima volta in Italia propone una lunga “soggettiva” dedicata a Manon Lescaut. La giovane protagonista del romanzo dell’abate Prévost, a partire dal successo riscosso alla metà del Settecento, ha ispirato ben tre compositori: Daniel Auber che ha dato vita a Manon Lescaut nel 1856, Jules Massenet che compose la sua Manon nel 1884, e Giacomo Puccini che raggiunse il suo primo grande trionfo con Manon Lescaut nel 1893. Tre opere autonome ma complementari, tre direttori d’orchestra, tre interpreti per una protagonista unica, tre diversi cast per un’inedita “trilogia”: tre nuovi allestimenti, ventuno recite in un mese, una vera sfida artistica e produttiva capace di mettere in luce la forza del Regio.

Centro di questo progetto è Giacomo Puccini, di cui nel 2024 si celebra il centenario della morte. Dedichiamo dunque all’inizio della Stagione 2024-2025 uno spazio speciale alla sua Manon Lescaut — che presentò in prima assoluta il 1° febbraio 1893 proprio al Regio — continuando così l’omaggio iniziato nella Stagione 2023-2024 nella quale abbiamo presentato ben 7 titoli del compositore lucchese.

Alto valore culturale e accessibilità: le dichiarazioni

Per Stefano Lo Russo, Sindaco della Città di Torino e Presidente della Fondazione Teatro Regio, si tratta di «un progetto che ribadisce ancora una volta, anche simbolicamente, come il Regio continui a puntare su una cultura plurale, pronta a raccontare, approfondendoli, punti di vista diversi e complementari. Una proposta aperta a tutte e a tutti, che offre la possibilità di avvicinarsi a prodotti culturali di altissimo livello da sentieri diversi, resa possibile dal grande lavoro degli artisti, dei tecnici e di tutto il personale del Teatro».

Mathieu Jouvin, Sovrintendente, dichiara: «Queste tre opere danno vita a un unico personaggio di incredibile fascino, che risulta così “scolpito” sotto tre punti di vista. E benché composte in appena 40 anni tra il 1856 e il 1893, rappresentano l’evoluzione del gusto musicale di tre secoli, dal Settecento al Novecento: Auber guarda indietro al belcanto, Massenet rappresenta in pieno il linguaggio dell’Ottocento francese, mentre Puccini si proietta decisamente verso il futuro anticipando sensibilità musicali del XX secolo. Un’occasione unica e affascinante che, per me, ha il sapore speciale di una “degustazione di vini”: così come ogni annata, ogni terreno, ogni vigneto mettono in luce le diverse caratteristiche di uno stesso vitigno, così ogni allestimento saprà esaltare le differenze di un’unica protagonista — a volte frivo­la, a volte torturata, a volte ribelle. Un’esperienza sensoriale che saprà sorprendere e far innamorare. Il teatro sarà aperto praticamente ogni giorno, sicché il pubblico potrà assistere ogni sera a un titolo diverso, scegliendo comodamente le date nel mese di ottobre oppure — penso in particolare ai turisti — nell’arco di un solo fine settimana. Abbiamo peraltro reso ancora più accessibile l’offerta attraverso una politica di prezzi che rende estremamente conveniente l’abbonamento ai tre titoli e il carnet concepito appositamente». Inoltre, sottolinea ancora Jouvin: «Manon Manon Manon sarà al centro dell’interesse europeo perché il Teatro Regio ospiterà dal 24 al 26 ottobre 2024 la Conferenza d’Autunno di Opera Europa, la principale organizzazione europea che riunisce teatri e festival lirici, e che attualmente conta oltre 233 membri provenienti da 44 paesi. L’incontro rappresenta un’importante opportunità per tutti i soci di riunirsi e confrontarsi per sviluppare collaborazioni e progetti innovativi».
 

Cristiano Sandri, Direttore artistico, aggiunge: «Abbiamo affidato al regista Arnaud Bernard la messa in scena dei tre spettacoli, un unico deus ex machina che ha scelto di raccontare le tre opere attraverso la lente d’ingrandimento del cinema, e per la precisione attraverso tre epoche iconiche della cinemato­grafia francese, così strettamente legato anche a Torino “città del cinema”. Voglio ringraziare i complessi artistici del Teatro, Orchestra e Coro, che affrontano con grande agilità un ventaglio di stili e linguaggi musicali così ampio e variegato».

Intesa Sanpaolo: per il Regio, per Torino

Intesa Sanpaolo è Main Partner della trilogia Manon. «Come Intesa Sanpaolo affianchiamo in questo nuovo progetto il Teatro Regio, di cui siamo Soci Fondatori, potenziando così la nostra collaborazione nata nel lontano 2011. Si conferma il costante appoggio di Intesa Sanpaolo allo sviluppo e alla promozione del territorio di Torino attraverso le sue istituzioni culturali più autorevoli: l’obiettivo è sempre contribuire a rafforzare la sua reputazione e visibilità nel panorama nazionale e internazionale della cultura», commenta Fabrizio Paschina, Executive Director Comunicazione e Immagine Intesa Sanpaolo.

Partnership: radio, tv e cinema

Rai Cultura realizzerà le riprese delle tre opere, un impegno produttivo di grande rilievo che sottolinea il valore dell’offerta artistica del Teatro Regio, consentendo al grande pubblico di fruire dei tre capolavori anche a distanza. La programmazione in sequenza permetterà di apprezzare sia le loro differenze, sia il filo conduttore che le unisce. Le date di trasmissione saranno comunicate nelle prossime settimane.

Inoltre, Rai Radio 3, Media Partner del Teatro Regio per la trilogia Manon, trasmetterà le tre opere e le tre conferenze-concerto che si terranno al Piccolo Regio Puccini (ore 18): mercoledì 25 settembre Manon Lescaut di Giacomo Puccini; mercoledì 2 ottobre Manon di Jules Massenet, mercoledì 16 ottobre Manon Lescaut di Daniel Auber. La conduzione dei primi due incontri è affidata alla giornalista Susanna Franchi, il terzo sarà condotto dalla musicologa Liana Püschel.

In abbinamento alla trilogia Manon, in collaborazione con il Teatro Regio, il Museo Nazionale del Cinema — realtà culturale torinese di eccellenza e polo di riferimento per appassionati e studiosi a livello globale — presenta un omaggio al cinema francese venerdì 1, sabato 2 e domenica 3 novembre: in programma autentici capolavori quali Les Enfants du paradis (Amanti perduti) di Marcel Carné, La Vérité (La verità) di Henri-Georges Clouzot, La Bête humaine (L’angelo del male) di Jean Renoir, Vie privée (Vita privata) di Louis Malle, Le Quai des brumes (Il porto delle nebbie) di Marcel Carné, Manon di Henri-Georges Clouzot, Les Bas-fonds (Verso la vita) di Jean Renoir.

Tre ritratti di donna e un progetto drammaturgico globale

Pubblicato per la prima volta nel 1731 come Histoire du Chevalier des Grieux et de Manon Lescaut, ultimo capitolo dell’ampia opera di Antoine François Prévost Mémoires et aventures d’un homme de qualité, il romanzo narra dell’amore travagliato tra un giovane studente divenuto cavaliere, Des Grieux, e l’affascinante e volubile Manon Lescaut. Nella storia vengono esplorati temi universali come amore, desiderio, ambizione e le conseguenze che derivano dalle scelte dei suoi protagonisti. Le trame delle opere di Auber, Puccini e Massenet sono basate su questo romanzo e ognuna ne offre un’interpretazione unica con vocaboli musicali e prospettive narrative differenti.

Punto di partenza del regista Arnaud Bernard è innanzitutto una domanda: «Chi sono le nostre Manon? La Manon di Prévost è piuttosto avventurosa, ma è anche una donna libera che scopre il vero amore solo tardi. Per Auber sarà un uccello in trappola, per Massenet una donna alla ricerca di se stessa, per Puccini una donna libera e ribelle. È l’unione di tutte le Manon che fa Manon, e rappresentare le tre Manon insieme è il punto centrale di questa impresa colossale. Tutte le Manon si allontanano e si avvicinano alla loro sorella maggiore letteraria, nessuna le è fedele e nessuna la tradisce. Le tre opere sono autonome e si reggono nella loro indipendenza, ma sono le differenze ad alimentarsi a vicenda e occorre dunque un prisma comune attraverso il quale guardarle tutte e tre. Da qui l’idea, ma soprattutto la necessità, di pensare a Manon come Manon Manon Manon, ovvero uno spettacolo in tre serate con un filo conduttore che le accomuna: il cinema. Meglio ancora: tre epoche simbolo del cinema francese».

Per Puccini il punto di vista sarà quello del “realismo poetico” del cinema francese anni Trenta, quello de Il porto delle nebbie, di Amanti perduti e L’angelo del male, il cinema di Jean Gabin e Michèle Morgan, che romanticizza e mette in risalto le questioni drammatiche. Per Massenet saranno Brigitte Bardot e la Parigi anni Sessanta dell’emancipazione femminile, BB anticonformista e fatale, con i suoi atteggiamenti disinvolti, il suo lato selvaggio, il carattere ribelle, emblema della tentazione e del peccato. L’estetica del cinema muto sarà invece la chiave per interpretare al meglio la Manon di Auber, la più delicata, la più fragile, la più “vecchio stile” delle tre Manon. Sarà l’occasione per ricordare non solo Georges Méliès, ma anche Alice Guy, una donna praticamente sconosciuta che fu senza dubbio la prima regista donna della storia del cinema. «La Manon di Auber — spiega Bernard — costituirà il legame tra il nostro progetto e Torino, la città dove è nato gran parte del cinema italiano, la città che ha lanciato produzioni di fama internazionale. Torino che possiede uno dei musei del cinema più belli in assoluto».

Nato a Strasburgo, Arnaud Bernard ha iniziato a studiare violino a sei anni, per poi proseguire gli studi musicali al Conservatorio e all’Orchestra Filarmonica della sua città natale. Ha lavorato in Francia e Germania con Nicolas Joel e Jean-Claude Auvray come assistente alla regia e in questa veste fa esperienza al Théâtre du Capitole di Tolosa anche come direttore di scena; dal 1989 come assistente di Nicolas Joel avvia numerose collaborazioni internazionali e firma più di venti riprese delle sue produzioni. È del 1995 la sua prima regia de Il trovatore di Verdi al Théâtre du Capitole; a ventinove anni debutta negli Stati Uniti con Falstaff ottenendo ottime recensioni sulla stampa newyorkese. Dal 1998 si dedica esclusivamente alla regia e firma importanti spettacoli a partire da Romeo e Giulietta all’Opera di Chicago con Roberto Alagna e Angela Gheorghiu; una nuova produzione de L’Elisir d’amore di Donizetti al Théâtre du Capitole per il debutto di Marcelo Álvarez nel ruolo di Nemorino e ancora nel 2005 la sua Bohème per l’Arena di Verona ottiene uno strepitoso successo con repliche nell’estate 2007 e 2011; Falstaff, diretta da Jeffrey Tate, ha aperto nel 2006 la Stagione del Teatro San Carlo di Napoli. Ha poi lavorato per i teatri d’opera di Helsinki, Losanna, Bilbao, Roma, Hong Kong, Monte-Carlo, Bol’šoi a Mosca e Mariinskij a San Pietroburgo. Tra le produzioni più recenti: Nabucco all’Arena di Verona (ripreso nel 2018 e 2020), La bohème a Lisbona, La dama di picche per l’Opera di Oslo, La fanciulla del West per il Teatro Mariinskij, Carmen all’Opera di Helsinki. È il regista più giovane ad aver messo in scena un’opera all’Arena di Verona, il suo Nabucco è stato trasmesso in diretta su ARTE e nell’ambito della serie Viva l’Opéra nei cinema Gaumont.

I protagonisti e le opere

Le tre produzioni vedranno impegnati l’Orchestra e il Coro del Teatro Regio, quest’ultimo istruito dal maestro Ulisse Trabacchin. Le scene dei tre nuovi allestimenti sono firmate da Alessandro Camera, i costumi da Carla Ricotti, le luci da Fiammetta Baldiserri e i video da Marcello Alongi. Registi collaboratori sono Marina Bianchi (per Manon Lescaut di Puccini), Stephen Taylor (per Manon di Massenet) e Yamal das Irmich (per Manon Lescaut di Auber). Tiziana Colombo cura i movimenti coreografici (per Manon Lescaut di Puccini e per Manon di Massenet); Andrea Gregori e Oscar Frosi sono assistente alle scene e alle luci; Valeria Benatti, Margherita Platè e Luciano Cappiello sono assistenti ai costumi.

L’inaugurazione sarà martedì 1 ottobre alle ore 19 con Manon Lescaut di Giacomo Puccini su libretto di Luigi Illica, Domenico Oliva e Marco Praga, in scena per 7 recite fino a sabato 26 ottobre, dirige il maestro Renato Palumbo, tra i massimi esperti mondiali dell’Opera italiana. Protagonisti sono: Erika Grimaldi nel ruolo del titolo, Roberto Aronica in quello di Renato Des Grieux, Alessandro Luongo è Lescaut e Carlo Lepore Geronte di Ravoir; nei due ruoli principali si alternano Maria Teresa Leva e Carlo Ventre. Completano il cast: Giuseppe Infantino (Edmondo), Didier Pieri (lampionaio, maestro di ballo), Reut Ventorero (musico), Janusz Nosek, baritono del Regio Ensemble, è sergente degli arcieri e oste, Lorenzo Battagion (Il comandante di marina), Pierina Trivero, Manuela Giacomini, Giulia Medicina e Daniela Valdenassi (madrigalisti).

È il primo capolavoro di Puccini ed è un’opera giovanile (all’epoca il compositore aveva trentadue anni) che colpisce per energia e freschezza, una sorta di impazienza la percorre dall’inizio alla fine. L’autore, per nulla spaventato dal confronto con l’omonima opera di Massenet, scrisse: «Lui la sentirà da francese, con la cipria e i minuetti. Io la sentirò all’italiana, con passione disperata». Manon, giovane e avvenente donna, non sa decidersi tra l’amore genuino e puro dello studente Renato Des Grieux e quello interessato e di circostanza del ricco tesoriere Geronte di Ravoir. Le attenzioni e le ricchezze la conquisteranno più che la spontaneità di Des Grieux il quale, tuttavia, troverà il modo di rubare un ultimo abbraccio a Manon. Colta in flagrante da Geronte, Manon viene denunciata come prostituta e condannata all’esilio negli Stati Uniti, terra dove arriverà con Des Grieux, sempre fedele al suo fascino e al suo vero amore. In America, in una landa desolata nei pressi di New Orleans, i due vagheranno senza meta, finché Manon, stremata dalla fatica, si spegnerà tra le braccia di colui che non l’ha mai veramente abbandonata.

Sabato 5 ottobre alle ore 19 andrà in scena Manon di Jules Massenet su libretto di Henry Meilhac e Philippe Gille, in scena per 6 recite fino a martedì 29 ottobre, dirige il maestro Evelino Pidò, direttore d’orchestra nato a Torino e residente a Parigi — forse il più francese dei grandi direttori italiani — che torna al Regio dopo il successo ottenuto con La Fille du régiment della scorsa Stagione. Protagonisti sono: Ekaterina Bakanova (Manon Lescaut), Atalla Ayan (Des Grieux), Roberto Scandiuzzi (Il conte Des Grieux) e Björn Bürger (Lescaut). Nei ruoli principali si alternano rispettivamente: Martina Russomanno, Andrei Danilov, Ugo Rabec, Ramiro Maturana. Completano il cast: Thomas Morris (Guillot de Morfontaine), Allen Boxer (Monsieur de Brétigny), Ugo Rabec (l’oste), Olivia Doray (Poussette), Marie Kalinine (Javotte), Lilia Istratii (Rosette), Alejandro Escobar (una guardia), Leopoldo Lo Sciuto (altra guardia), Roberto Miani (un mercante), Marco Sportelli (M de Chansons), Giovanni Castagliuolo (M de Elixir), Andrea Goglio (cuciniere), Junghye Lee (una commerciante).

L’opera, ispirata sempre al romanzo di Prévost, debuttò all’Opéra-Comique di Parigi nel 1884, ottenendo un successo travolgente: i bis e le chiamate al proscenio per i cantanti e l’autore furono innumerevoli. Il compositore, con la sua maestria orchestrale, seppe ricreare atmosfere molto diverse: una festa in strada, il raccoglimento mistico nella chiesa di Saint-Sulpice, e lo squallore di una sala da gioco. Nella partitura ritroviamo un frivolo colore locale settecentesco e spunti di comicità brillante, che fanno da contrappeso all’intensità emotiva della vicenda. Domina su tutto la figura di Manon, la cui trasformazione è sottolineata con squisita finezza attraverso melodie memorabili: dall’innocenza di «Voyons, Manon plus de chimères», alla sensualità di «N’est ce plus ma main», alla rassegnazione del finale. Il motto della giovane protagonista è: «Sfruttiamo bene la gioventù, non avremo vent’anni per sempre!»: la peccatrice senza malizia, leggera e impulsiva, è una ragazza bellissima, che i genitori vorrebbero rinchiudere in convento. La fortuna la porta su una strada molto diversa, facendole incontrare il cavaliere Des Grieux, uno studente di buona famiglia ma di mezzi modesti. I due s’innamorano e fuggono insieme a Parigi, andando incontro a una fine dolorosa: Manon, amante del lusso, trascinerà Des Grieux verso il totale degrado morale.

Giovedì 17 ottobre alle ore 19 il Regio presenterà, in prima esecuzione a Torino, Manon Lescaut di Daniel Auber su libretto di Eugène Scribe, in scena per 5 recite fino a domenica 27 ottobre, dirige il maestro Guillaume Tourniaire, che debutta al Teatro Regio. Carriera in brillante ascesa, Tourniaire è nato in Provenza, ha studiato pianoforte e direzione d’orchestra al Conservatorio di Ginevra e ha vinto il primo premio al concorso pianistico “Gabriel Fauré”. Straordinaria profondità ed esperienza nel repertorio operistico uniti alla passione per la musica rara ne fanno uno dei direttori più ricercati al mondo. Dal 2012 è Direttore artistico dell’Ensemble Vocal Lausanne. Protagonisti della produzione sono: Rocío Pérez (Manon Lescaut), Armando Noguera (Il marchese d’Hérigny), Francesco Salvadori (Lescaut), Sébastien Guèze (Des Grieux) e Manuela Custer (Madame Bancelin). Nei ruoli dei protagonisti si alternano: Marie-Eve Munger (Manon Lescaut), Edward Nelson (Il marchese d’Hérigny) e Marco Ciaponi (Des Grieux). Completano il cast: Guillaume Andrieux (Renaud), Lamia Beuque (Marguerite), Anicio Zorzi Giustiniani (Gervais), Paolo Battaglia (Monsieur Durozeau) e gli artisti del Regio Ensemble Tyler Zimmermann (un sergente), Juan José Medina (un borghese), Albina Tonkikh (Zaby)

. Fra gli anni Trenta e Cinquanta dell’Ottocento, Daniel Auber e il drammaturgo Eugène Scribe furono i veri campioni del teatro parigino dell’Opéra-Comique. Il segreto del loro successo? Drammi in cui i protagonisti affrontano difficoltà di gravità crescente, districandosi tra incredibili colpi di scena abbinati a partiture caratterizzate dalla leggerezza e dalle melodie irresistibili. Tra i loro successi più duraturi c’è Manon Lescaut del 1856, ispirata al romanzo di Prévost. Gli aspetti pruriginosi della vicenda non erano certo adatti a un grande teatro di metà Ottocento, frequentato da famiglie per bene, quindi Scribe trasformò Manon in una ragazza frivola, sinceramente innamorata di Des Grieux ma così sfor­tunata da trovarsi sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato. L’opera e il romanzo coincido­no solo nel finale, in cui la protagonista, condannata all’esilio, muore di stenti nel deserto: mai prima di allora un lavoro per l’Opéra-Comique aveva avuto una così tragica conclusione.

Graditissimo ritorno a Cagliari per la direttrice Alevtina Ioffe che, il 20-21 settembre, inaugura la Stagione concertistica 2024-2025

Venerdì 20 settembre alle 20.30 (turno A) e sabato 21 settembre alle 19 (turno B) sono in programma le serate inaugurali della Stagione concertistica 2024-2025 del Teatro Lirico di Cagliari che prevedono un importante e gradito ritorno sul podio, alla guida di Orchestra e Coro del Teatro Lirico (è la terza volta, dopo le indimenticabili prestazioni del giugno 2023 e del maggio/giugno 2024), per Alevtina Ioffe (Mosca, 1981), giovane direttrice e prima donna russa alla quale è stata affidata la responsabilità di un teatro, il Michajlovskij di San Pietroburgo, in seguito alla scomparsa di Alexander Vedernikov. Il maestro del coro è Giovanni Andreoli.

Il programma musicale prevede: Sinfonia di Salmi per coro e orchestra di Igor Stravinskij; Till Eulenspiegel Iustige Streiche, op. 28 e Der Rosenkavalier Suite, op. 59 di Richard Strauss.

Lo spettacolo ha una durata complessiva di 1 ora e 15 minuti circa compreso l’intervallo.

I posti in teatro sono identificati, come sempre, per ordine (platea, prima e seconda loggia) e per settore (giallo, rosso e blu). Ad ogni settore corrisponde un prezzo, secondo il diverso valore dei posti.

La Stagione concertistica 2024-2025 prevede due turni di abbonamento (A, B), per 10 concerti ciascuno.

La campagna abbonamenti per la Stagione concertistica si è aperta lunedì 22 luglio 2024 con le conferme e variazioni su posti disponibili, possibili fino a sabato 14 settembre 2024. I nuovi abbonamenti sono in vendita ancora da lunedì 22 luglio 2024, fino a sabato 21 settembre 2024.

Da sottolineare, inoltre, la possibilità di acquistare da martedì 17 settembre 2024 i biglietti per tutti gli spettacoli della Stagione concertistica; lo stesso servizio è possibile anche online attraverso il circuito di prevendita www.vivaticket.it.

Ai giovani under 35 ed ai disabili sono applicate riduzioni del 50% sull’acquisto di abbonamenti e biglietti. Ulteriori agevolazioni sono previste per gruppi organizzati.

Prezzi abbonamenti (10 spettacoli): platea € 190 (settore giallo), € 170 (settore rosso), € 130 (settore blu); I loggia € 155 (settore giallo), € 130 (settore rosso), € 100 (settore blu); II loggia € 50 (settore giallo), € 50 (settore rosso), € 30 (settore blu).

Prezzi biglietti: platea € 35 (settore giallo), € 30 (settore rosso), € 25 (settore blu); I loggia € 30 (settore giallo), € 25 (settore rosso), € 20 (settore blu); II loggia € 10 (settore unico).

Ai giovani under 35 ed ai disabili sono applicate riduzioni del 50% sull’acquisto di abbonamenti e biglietti. Ulteriori agevolazioni sono previste per gruppi organizzati.

Venerdì 20 settembre alle 11 è prevista, come ormai consuetudine, l’Anteprima Giovani, aperta alle scuole che potranno assistere, dalla I loggia, alla prova generale del concerto serale. (prezzi: posto unico € 3; informazioni e prenotazioni: Servizio promozione culturale, telefono 0704082326; scuola@teatroliricodicagliari.it).

La Biglietteria del Teatro Lirico è aperta lunedì.

Claudio Abbado, due libri tra note e alberi nei dieci anni dalla scomparsa

Sono passati dieci anni dalla sua scomparsa ma il ricordo di Claudio Abbado è più vivido che mai. Manca Abbado, manca al mondo della musica e non solo, perché ancora oggi, come allora, la sua figura artistica rappresenta per tutti un punto di riferimento unico. Ne sono testimonianza i tanti progetti legati ancora al suo nome. Tra questi, due pubblicazioni, entrambe edite dalla LIM proprio nel 2024, anno del decennale, che saranno presentati nelle Sale Apollinee del Teatro La Fenice in una conferenza in programma lunedì 16 settembre 2024 alle ore 18.00, a ingresso libero fino a esaurimento dei posti disponibili.

            Ho piantato tanti alberi. Claudio Abbado, ritratti recensioni interviste è opera di Angelo Foletto, critico musicale rimasto «impigliato» nel genio musicale del maestro. Lo spiega bene Alessandro Baricco, nella prefazione al volume: «Ho preso a sfogliare questo libro, una mattina di inverno zeppa di sole, e più andavo avanti più mi cresceva una specie di sorriso divertito, e non era per il sole in regalo: il fatto è che più scorrevano le pagine più quel che leggevo mi sembrava qualcosa di letterario, una storia che non poteva essere accaduta veramente, ma una bella iperbole poetica, un po’ epica, vagamente borgesiana, ma poteva anche essere uscita da Anime baltiche di Brokken. Un critico musicale/musicologo che rimane impigliato nel genio di un musicista e per un’intera vita lo accompagna senza far troppo rumore, sempre scostato di un paio di passi, a quella distanza sufficiente a non perdere nulla di quello che poteva accadere e necessaria per non rischiare di intralciare nulla di quello che doveva accadere. Di fatto, quella di Foletto per Abbado è stata, mi sembra di capire, un’avventura intellettuale, una passione irresistibile e una cura da declinare con tutta la civiltà possibile. Adesso che questo libro ne raccoglie ogni singola tessera, il bilancio è impressionante e, come dicevo, piuttosto poetico e letterario: mi commuove, tra le altre cose, l’attenzione con cui i due ebbero cura, mi è sembrato di capire, di non far sbordare il loro rapporto in una vera e piena amicizia, mantenendosi a lungo sul bordo di un riconoscersi reciproco, molto misurato ed elegante. Come a non complicare un viaggio che doveva essere soprattutto un viaggio nella musica».

            È frutto di ricerche da certosino il lavoro di Mauro Balestrazzi, Claudio Abbado nota per nota. Una cronologia artistica, che vuole far emergere come nessun altro direttore, dopo Herbert von Karajan, abbia lasciato un’impronta così forte sul piano dell’interpretazione. L’opera di Balestrazzi si propone di fissare un’immagine inedita di Claudio Abbado, seguendone il cammino artistico quasi giorno per giorno, dai primi concerti come pianista agli ultimi indimenticabili di Lucerna. Accompagna la cronologia delle opere e dei concerti una ricca appendice di dettagli, una specie di radiografia artistica che si concentra di volta in volta sul repertorio, operistico e sinfonico, sulle orchestre, sui solisti e sui cantanti. Nessun altro direttore è stato a capo, ovviamente in momenti diversi, di due teatri come la Scala e la Staatsoper di Vienna e di due orchestre come i Wiener Philharmoniker e i Berliner Philharmoniker. Si cerca inoltre di far luce sul periodo meno conosciuto della carriera di Abbado, quello iniziale, curiosando anche tra i verbali d’esami al Conservatorio. Una carrellata di locandine e programmi di opere e concerti fa rivivere, anche visivamente, il lungo percorso dagli anni Cinquanta del Novecento al primo decennio del nuovo secolo.

TEATRO CELEBRAZIONI, TI PORTA DOVE VUOI TUSTAGIONE 2024-2025

Il Teatro Celebrazioni di Bologna Ti porta dove vuoi tu. Questo lo slogan che conferma anche quest’anno una proposta artistica strutturata ed eterogenea della Stagione 2024-2025: 60 titoli che toccano i linguaggi della prosa, della danza, della musica e della comicità, che guardano anche all’attualità e al contemporaneo e che dialogano con diverse generazioni di pubblico. Un claim che rimanda inoltre all’immagine scelta per la nuova stagione, evocativa dei portici di Bolognasimbolo di percorsi – e che racconta l’identità visiva del Celebrazioni legata indissolubilmente alla città felsinea.

«La stagione teatrale che sta per iniziare racconterà ancora una volta l’inclusività del Teatro Celebrazioni come punto di incontro di esperienze artistiche e completerà l’offerta che abbraccia diversi generi, certificando il valore della programmazione, che si traduce non solo nella qualità delle proposte, ma anche nella trasversalità dei linguaggi e conseguentemente del pubblico – afferma Filippo Vernassa, Direttore artistico del Teatro Celebrazioni».

PROSA – Sono 14 le pièce già annunciate lo scorso giugno e che raccontano tematiche che vanno dalla cultura del presente ai giochi di potere, ai conflitti amorosi e sino alle memorie di grandi personaggi del passato: Ma per fortuna che c’era il Gaber, l’omaggio di Gioele Dix al cantautore milanese (15 e 16 novembre); il piccolo capolavoro del Teatro dell’Assurdo Delirio a due nell’interpretazione di Corrado Nuzzo e Maria Di Biase (22 e 23 novembre); la commedia Il padre della sposa conGianfranco Jannuzzo e Barbara De Rossi (6 e 7 dicembre); Franciscus. Il folle che parlava agli uccelli con Simone Cristicchi (21 e il 22 dicembre); Venere Nemica con Drusilla Foer (10 e 11 gennaio). I gialli Gli insospettabili con Claudio (Greg) Gregori e Fabio Troiano (24 e 25 gennaio) e il Tenente Colombo. Analisi di un omicidio con Gianluca Ramazzotti, Pietro Bontempo, Samuela Sardo, Sara Ricci e la partecipazione straordinaria di Nini Salerno (31 gennaio e il 1° febbraio); Le emozioni che abbiamo vissuto con Walter Veltroni (21 e 22 febbraio); Mein Kampf con Stefano Massini (28 febbraio e 1° marzo); L’ispettore generale con Rocco Papaleo (14 e il 15 marzo); Toccando il vuoto con Lodo Guenzi (21 e 22 marzo); Benvenuti in casa Esposito con Giovanni Esposito (28 e 29 marzo); Boomers con Marco Paolini (4 e 5 aprile); Il medico dei maiali con Luca Bizzarri e Francesco Montanari (9 e 10 maggio). In aggiunta ai 14 nuovi titoli, Vincenzo Salemme ritorna – dopo le tre repliche sold out della scorsa stagione – la commedia di Eduardo De Filippo Natale in casa Cupiello (dal 31 ottobre al 3 novembre).

i Maestri Simone Young e Alexander Soddy sostutuiranno il M° Thielemann al Teatro alla Scala

Il Maestro Christian Thielemann ha comunicato che nel prossimo mese di ottobre dovrà sottoporsi a un’operazione chirurgica a un tendine cui seguiranno cinque settimane di riabilitazione. L’intervento lo costringe a rinunciare a tutti i prossimi impegni, inclusa la direzione dell’opera Das Rheingold in scena al Teatro alla Scala dal 28 ottobre al 10 novembre, con cui si apre la nuova produzione di Der Ring des Nibelungen con la regia di David McVicar. Impossibilitato a dirigere il prologo della Tetralogia, che si caratterizza come un impegno artistico unitario, il M° Thielemann ha comunicato l’intenzione di ritirarsi dall’intero progetto.

Le rappresentazioni di Das Rheingold saranno dirette da Simone Young (28 e 31 ottobre, 3 novembre), che ha diretto l’intero ciclo a Bayreuth e ha recentemente debuttato alla Scala con un’eccellente direzione di Peter Grimes di Benjamin Britten, e da Alexander Soddy (5, 7 e 10 novembre), oggi ospite regolare di teatri come la Staatsoper di Berlino, il Covent Garden di Londra e il Metropolitan di New York e con cui la Scala ha già programmato una nuova produzione di Così fan tutte nel novembre 2025. Il Maestro Soddy ha già diretto con successo il Ring a Mannheim.

La Direzione Artistica del Teatro alla Scala è impegnata nella definizione dei direttori per gli altri titoli della Tetralogia, che saranno comunicati tempestivamente.

“È con grande dolore – ha scritto il Maestro Thielemann – che rinuncio a questo progetto che avevamo costruito passo passo insieme a Dominique Meyer, cui mi stringe una lunga amicizia, a David McVicar e allo staff della Scala. La mia salute mi impedisce purtroppo di essere alla Scala per il Rheingold e la continuità dell’impostazione artistica nel corso del Ring des Nibelungen è così importante che si deve essere presenti dall’inizio. A questo si aggiungono l’impegno assunto con la Staatsoper di Berlino e il contesto di incertezza sul futuro della Scala. Vorrei inviare un cordiale in bocca al lupo per questa bellissima produzione al Teatro alla Scala e a tutti gli artisti coinvolti”.

SIMONE YOUNG

Simone Young è considerata una delle più importanti direttrici d’orchestra del nostro tempo. Dopo aver completato gli studi musicali nella nativa Sydney, ha iniziato in Germania la sua carriera, che l’ha poi portata in tutti i più importanti teatri d’opera e sale da concerto del mondo.

Come direttrice ospite nella Stagione 2022/2023 ha guidato produzioni dell’Opéra de Paris (Salome), della Staatsoper di Vienna (Elektra e Die Fledermaus), del Metropolitan (Der Rosenkavalier), mentre gli inviti a concerti l’hanno portata sui palcoscenici dei Berliner Philharmoniker, della Royal Stockholm Philharmonic, dell’Orchestre National de France, dell’Orquesta Nacional de España, dell’Orchestre de la Suisse Romande, della Philharmonia di Zurigo e dell’Orchestre National de Lyon.

Dal luglio 2022 Simone Young è Direttore principale della Sydney Symphony Orchestra. I precedenti incarichi includono: Direttore ospite principale dell’Orchestre de Chambre de Lausanne (2017-2020); Direttore principale della Filarmonica di Bergen (1998-2002); Direttore artistico dell’Opera Australia (2001-2003); Direttore ospite principale dell’Orchestra Gulbenkian di Lisbona; Direttore artistico della Staatsoper di Amburgo e Direttore musicale principale dei Philharmoniker di Amburgo (2005-2015).

Durante il suo mandato ad Amburgo, Young ha diretto numerose prime assolute e un repertorio diversificato tra Mozart, Verdi, Puccini, Wagner, Strauss, Hindemith, Britten, Henze.

Simone Young è ben nota come specialista di Wagner e Strauss, una reputazione che ha sviluppato all’inizio della sua carriera quando ha diretto più cicli completi del Ring di Wagner alla Staatsoper di Vienna e alla Staatsoper Unter den Linden di Berlino, così come Die Walküre e Die Meistersinger von Nürnberg insieme a Elektra, Salome, Die Frau ohne Schatten e Ariadne auf Naxos di Strauss, e anche con una nuova produzione di Palestrina di Hans Pfitzner alla Bayerische Staatsoper. Alla Staatsoper di Vienna, oltre alle numerose interpretazioni di opere di Wagner e Strauss, il lungo rapporto, iniziato con il suo debutto nel 1993, comprende l’acclamata riscoperta nel 1999 de La Juive di Fromental Halévy, insieme a molte delle opere più famose del repertorio italiano. Dopo che i suoi impegni ad Amburgo l’hanno tenuta lontana per diversi anni, è tornata alla Staatsoper di Vienna nella Stagione 2011/2012 con una ripresa della Daphne di Strauss, e a tutt’oggi è una presenza regolare nella programmazione del teatro austriaco.

Inoltre Young ha lavorato all’Opéra National de Paris, al Covent Garden di Londra e al Metropolitan di New York, ed è ospite regolare dei teatri d’opera di Monaco, Berlino, Dresda e Zurigo.

In ambito sinfonico ha diretto molte delle più importanti orchestre del mondo, tra cui le orchestre filarmoniche di Berlino, Londra, Monaco, New York e Vienna; i Wiener Symphoniker, l’Orchestre de Paris, l’Orchestra Sinfonica della BBC, la Dresdner Philharmonie, la Deutsches Symphonie-Orchester di Berlino e la Konzerthausorchester di Berlino, oltre a numerose orchestre nordamericane e a diverse orchestre australiane.

Discografia

Oltre alle registrazioni complete della Staatsoper di Amburgo di Mathis der Maler di Paul Hindemith e del ciclo completo di Der Ring des Nibelungen di Richard Wagner, Oehms Classics ha pubblicato anche registrazioni con i Philharmoniker di Amburgo. Tra le altre, tutte le sinfonie di Bruckner sono state registrate nelle loro versioni originali, così come tutte le sinfonie di Johannes Brahms, la Seconda e la Sesta sinfonia di Gustav Mahler e Das Buch mit sieben Siegeln di Franz Schmidt. Da Vienna è disponibile su CD la registrazione de La Juive, nel 2019 seguirà la registrazione su CD di ParZeFool di Bernhard Lang con il Klangforum Wien e nel 2020 verrà pubblicato su CD anche Das verratene Meer di Hans Werner Henze. Il Palestrina di Hans Pfitzner e Aus einem Totenhaus di Leoš Janáček della Bayerische Staatsoper sono stati pubblicati su DVD, così come i Dialoghi delle Carmelitane di Francis Poulenc e il Lear di Aribert Reimann della Staatsoper di Amburgo.

Premi

Oltre ai dottorati honoris causa delle Università di Sydney e Melbourne, tra i suoi numerosi premi e riconoscimenti Young annovera il Premio Brahms dello Schleswig-Holstein e la Medaglia Goethe. Inoltre, è “Chevalier des Arts et des Lettres” in Francia, membro dell’Ordine d’Australia e professore presso la Hochschule für Musik und Theater di Amburgo.

ALEXANDER SODDY

Il direttore d’orchestra britannico Alexander Soddy è tra i più richiesti della sua generazione e collabora regolarmente con le migliori orchestre e i maggiori teatri d’opera del mondo.

Nella Stagione 2024/25 Soddy debutterà al Maggio Musicale Fiorentino con Salome e tornerà in alcuni dei teatri in cui è regolarmente ospite, tra cui il Covent Garden con Fidelio, la Staatsoper di Berlino con Die Meistersinger von Nürnberg, Il trovatore e Fin de partie di Kurtág, il Metropolitan con Aida e La bohème e, per la prima volta dopo molti anni, la Staatsoper di Amburgo con Salome. Gli impegni concertistici di questa stagione lo vedranno debuttare con l’Orchestra Sinfonica di Milano e tornare alla Netherlands Philharmonic e alla Bournemouth Symphony.

Tra i momenti salienti della recente stagione per Soddy figurano la prima della nuova produzione di Kirill Serebrennikov di Lohengrin all’Opéra National de Paris, il ritorno alla Philharmonia di Londra per un’esecuzione in forma di concerto del Capriccio di Strauss al Festival internazionale di Edimburgo e il debutto al Concertgebouw alla testa della Netherlands Philharmonic nella Quinta Sinfonia di Mahler.

Soddy è ospite regolare dei principali teatri d’opera di lingua tedesca, avendo diretto alla Staatsoper di Vienna un ampio repertorio, tra cui la prima della Fattoria degli animali di Alexander Raskatov, ma anche repertori diversi come Otello, Elektra, Hänsel und Gretel, Carmen, Die Zauberflöte, Lady Macbeth of Mtsensk, Salome, Il barbiere di Siviglia e Parsifal, e alla Staatsoper Unter den Linden Lohengrin, Der Rosenkavalier, Fidelio, Der Freischütz, La bohème e Die Zauberflöte.

Inoltre, Soddy ha diretto Così fan tutte, Tannhäuser e Salome al Covent Garden, nonché La bohème e Madama Butterfly al Metropolitan. Tra le altre acclamate esibizioni di Soddy figurano Elektra alla Deutsche Oper di Berlino, Die Zauberflöte e La Bohème alla Bayerische Staatsoper e La traviata al Tokyo Nikikai Opera Theatre, Der Freischütz alla Semperoper di Dresda, La bohème e Madama Butterfly alla Royal Swedish Opera e un’accoppiata di opere di Arnold Schönberg e Frank Martin alla Oper Frankfurt.

Ospite molto apprezzato anche sul podio sinfonico, nelle ultime stagioni Soddy ha diretto concerti con l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, i Wiener Symphoniker, la Philharmonia di Londra, l’Orchestra Sinfonica di Berna, la Yomiuri Nippon Symphony Orchestra, la Tokyo Metropolitan Symphony Orchestra, la Filarmonica di Copenaghen, la Münchner Rundfunkorchester, l’Orchestra Reale Svedese, l’Orchestra dell’Opera Nazionale Norvegese, l’Orquestra de Valencia, l’Oregon Symphony, l’Atlanta Symphony e la Bournemouth Symphony.

Dal 2016 al 2022, Soddy è stato Generalmusikdirektor del Teatro Nazionale di Mannheim, dove si è concentrato sul repertorio principale dell’opera tedesca e italiana e dove ha diretto anche il Ring des Nibelungen.

Allo stesso tempo è stato direttore artistico degli Akademiekonzerte a Mannheim, dove ha posto al centro della sua programmazione l’opera di Anton Bruckner e di altri grandi compositori romantici. All’inizio della sua carriera, è stato direttore principale dello Stadttheater Klagenfurt dal 2013 al 2016 e Kapellmeister della Staatsoper di Amburgo dal 2010 al 2012.

Nato a Oxford, Soddy si è formato alla Royal Academy of Music, all’Università di Cambridge e al National Opera Studio di Londra.

Alla Scala il M° Soddy tornerà nel novembre 2025 per dirigere una nuova produzione di Così fan tutte per la regia di Robert Carsen.

Per la Stagione di Musica da Camera, Concerto in memoria di Giovanbattista Cutolo alla Real Cappella del Teatro di San Carlo

Teatro di San Carlo – Domenica 15 settembre, ore 18.00

La Stagione di Musica da Camera riprende in memoria di Giovanbattista Cutolo. Il prossimo concerto, domenica 15 settembre alle ore 18:00, sarà dedicato al suo ricordo e vedrà, sul palcoscenico del Lirico napoletano, la Real Cappella del Teatro di San Carlo.

Il programma si incentra sulle composizioni sacre di Giovanni Battista Pergolesi. In apertura due Salve Regina, in la minore e in fa minore, seguiti dallo Stabat Mater.

“Questo concerto a un anno dalla scomparsa di Giovanbattista Cutolo è per noi un momento di grande significato e riflessione – dichiara il Direttore Generale Emmanuela Spedaliere -. Ricordarlo attraverso la musica, un linguaggio che trascende il tempo e lo spazio, è un omaggio non solo alla sua memoria ma anche a tutti i giovani che, come lui, hanno creduto nel potere rigenerante dell’arte. La Fondazione Teatro di San Carlo rinnova il proprio impegno a valorizzare le attività artistiche attraverso progetti di formazione e valorizzazione del nostro patrimonio musicale con il concreto sostegno di borse di studio destinate ai giovani musicisti. Eventi come questo possono trasmettere un messaggio di speranza e bellezza, riscoprendo e diffondendo i tesori della tradizione musicale napoletana.”

Daniela Di Maggio, la madre del giovane, commenta: “Non c’è concerto più vicino all’anima di Giambattista. A 14 anni conosceva lo Stabat Mater di Pergolesi a memoria. Era una delle opere che preferiva.”

La formazione cameristica vedrà impegnati Professori d’Orchestra e Artisti del Coro del Teatro di San Carlo: il soprano Désirée Migliaccio e il contralto Silvana Nardiello condivideranno il palcoscenico con Giuseppe Navelli e Filippo Dell’Arciprete (violini), Pietro Lopopolo (viola), Nicola Babini (violoncello), Alessandro Mariani (contrabbasso) e Vincenzo Caruso (organo).

Costituita nel 1992, in omaggio al gruppo di cantanti e musici che curavano stabilmente gli intrattenimenti musicali in Palazzo Reale nei secoli XVII e XVIII, la Real Cappella del Teatro di San Carlo nasce dall’incontro di cantanti e strumentisti provenienti da diverse scuole ed esperienze musicali italiane, attualmente in attività presso il Coro e l’Orchestra del Massimo partenopeo. Particolarmente sensibile alla riscoperta e divulgazione del patrimonio culturale napoletano, da oltre un trentennio si rivolge alle nuove generazioni attraverso allestimenti di concerti multimediali che riuniscono in un’unica idea di percezione parola, musica e immagine.

Premio Abbiati del disco 2024: l’Associazione Nazionale Critici Musicali svela i vincitori

Le motivazioni saranno rese note durante la cerimonia di premiazione il 29 settembre nell’ambito di Cremona Musica

Sono stati decretati i vincitori della sesta edizione del Premio Abbiati del Disco, promosso dall’Associazione Nazionale Critici Musicali, che ogni anno individua le migliori edizioni discografiche distribuite. Anche quest’anno sono stati scelti per ogni categoria del Premio due vincitori fra le incisioni pubblicate fra il 2023 e il 2024.
 
Gli iscritti all’Associazione – critici musicali in attività su tutto il territorio nazionale –  hanno inviato nelle scorse settimane le proprie segnalazioni che sono state discusse dalla giuria che quest’anno era formata dai membri del direttivo e dai giurati eletti dai soci: Marco Bizzarini, Andrea Estero, Angelo Foletto (presidente della giuria), Giancarlo Landini, Gianluigi Mattietti, Carla Moreni, Roberta Pedrotti, Paolo Petazzi, Alessandro Rigolli e Mirko Schipilliti, rappresentando così quasi tutte le testate specializzate e generaliste che si occupano di musica.
 
Il Premio Abbiati del Disco 2024 vede vincitori per la categoria “Repertorio operistico” Dido and Aeneas (edizioni Pentatone) di Henry Purcell eseguita da La nuova musica diretta da David Bates – con i solisti Fleur Barron (Dido), Matthew Brook (Aeneas), Giulia Semenzato (Belinda), Nicky Spence (Sailor) – e Katya Kabanova di Leos Janáček nell’interpretazione della London Symphony Orchestra guidata da Sir Simon Rattle (solisti Amanda Majeski (Katya), Katarina Dalayman (Kabanicha), Simon O’Neill (Boris), Andrew Staples (Tichon), Magdalena Kozená (Varvara); edizioni LSO 2024).
 
Per il “Repertorio sinfonico” vincono la Boston Symphony Orchestra diretta da Andris Nelsons per l’incisione delle Sinfonie nn. 2-3-12-13 di Shostakovich (Deutsche Grammophon) e la registrazione dei concerti per violino di Johannes Brahms e di Ferruccio Busoni eseguiti dalla violinista Francesca Dego con la BBC Symphony Orchestra diretta da Dalia Stasevska (Chandos). Nella categoria “Musica d’insieme” il Premio è stato assegnato all’Alma Quartet, per l’incisione del Quartetto n.1 op.16 e del Quintetto op.15 di Korngold che vede come pianista Severin von Eckardstein (Challange Records), e all’Ensemble Ricercar diretto da Philippe Pierlot per il cd dal titolo Salvator Mundi che raccoglie una selezione di cantate di Dietrich Buxtehude (Mirare).
 
Il soprano Anna Bonitatibus, accompagna al pianoforte di Adele D’Aronzo, e il pianista Nikolai Luganksky, vincono il Premio per la categoria “Repertorio solistico” rispettivamente per il cd Monologue, raccolta di brani di Donizetti, Rossini, Respighi e Wagner (Prospero Classical) e per Famous Opera Scenes con trascrizioni di pagine di opere di Richard Wagner (Harmonia Mundi).
 
Le motivazioni verranno comunicate durante la cerimonia di premiazione che si terrà a Cremona, nell’ambito di Cremona Musica, domenica 29 settembre alle 14 presso la Sala Monteverdi.
 

Di seguito l’elenco dei premiati:
 
Repertorio operistico
Henry Purcell, Dido and Aeneas
Spence, Barron, Brook, Semenzato – La nuova musica, David Bates –
PENTATONE
 
Leos Janáček, Katya Kabanova
Majeski, O’Neill, Dalayman, Staples, Kožená – London Symphony Orchestra, Sir Simon Rattle
LSO 2024
 
Repertorio sinfonico
Shostakovich, Sinfonie nn. 2-3-12-13
Boston Symphony Orchestra, Andris Nelsons
DGG
 
Johannes Brahms, Concerto per violino / Ferruccio Busoni, Concerto per violino,
Francesca Dego, BBC Symphony Orchestra, Dalia Stasevska
CHANDOS
 
Musica d’insieme
Erich Wolfgang Korngold, Quartetto n.1 op.16, Quintetto op.15
Alma Quartet, Severin von Eckardstein
CHALLENGE RECORDS
 
Dietrich Buxtehude, Salvator Mundi
Ensemble Ricercar, Philippe Pierlot
MIRARE
 
Repertorio solistico
Donizetti, Rossini, Respighi, Wagner, Monologues
Anna Bonitatibus, Adele D’Aronzo
PROSPERO CLASSICAL
 
Wagner, ‘Famous Opera Scenes’
Nikolai Lugansky pianoforte
HARMONIA MUNDI
 
Nuova musica
Milica Djordjević, Mit o Ptici, Cvor, Quicksilver. Mali svitac
Symphonieorchester Des Bayerischen Rundfunks, Kalitzke / Rundel / Ward
BR-KLASSIK MUSICAVIVA
 
Bára Gísladóttir, Orchestral Works
Orchestra Sinfonica Islandese, Eva Ollikainen
DA CAPO
 
Premio speciale
Gustav Mahler, The Wunderhorn World
Ensemble Progetto Pierrot, Alessandro Maria Carnelli
DA VINCI
 
Schoenberg, Hindemith, Berg, Chausson, “Infinite Voyage”
Quartetto Emerson, Barbara Hannigan, Bertrand Chamayou
ALPHA
 
Ettore Bonelli, Musica da camera
Giuliano Fontanella/Tania Salinaro, Alessandro Curri/Giovanni Dal Missier
TACTUS


L’Associazione nazionale critici musicali è nata nel 1986, tra i musicologi e i professionisti dell’informazione musicale che dal 1980 si raccoglievano in libera assemblea per il Premio della critica musicale “Franco Abbiati”. L’Associazione, autofinanziata con le quote annuali dei soci, conta oggi circa cento iscritti: alla presidenza si sono avvicendati Duilio Courir (dal 1987 al 1993), Leonardo Pinzauti (dal 1993 al 1996), Angelo Foletto (dal 1996 al 2023) e Andrea Estero (in carica dal 2023). Testimone militante e critica della vita musicale italiana, attiva con Lettere aperte, convegni e prese di posizione ‘politiche’, ma senza avere scopi sindacali o corporativi, l’Associazione nazionale critici musicali esprime un suo motivato e riassuntivo giudizio attraverso l’assegnazione del Premio della critica musicale “Franco Abbiati”. Il Premio che non prevede attribuzioni in denaro, ha cadenza annuale (I edizione, stagione 1980-81). Accanto alle segnalazioni di merito assoluto – migliore spettacolo, migliori artisti della stagione, in tutti gli ambiti: dall’opera al concerto, dagli enti lirici ai festival, dalla musica eseguita a quella prodotta sotto diverse forme – il Premio Abbiati ha svolto un ruolo attivo nella segnalazione di giovani talenti e di iniziative artistiche o didattiche di particolare significato nazionale.
 

I NUMERI DEL 101° ARENA DI VERONA OPERA FESTIVAL

STAGIONE ALL’INSEGNA DEI RECORD E DELLE PRESENZE ESTERE
CRESCE IL PUBBLICO UNDER 40
GRANDE ATTENZIONE DEI MEDIA INTERNAZIONALI E SUI SOCIAL

Miglior incasso in assoluto nella storia del Festival per un totale di 33 milioni 620 mila euro

Nuovo record di incasso per singola serata:
Turandot dell’8 giugno raggiunge quota 1 milione e 22 mila euro

Ben 417 mila spettatori complessivi, dei quali 57% da 136 Paesi del mondo

Oltre 59 milioni di contatti sui social. Tra i media accreditati The New York Times, Le Monde, Le Figaro, Associated Press, Financial Times, Tagesspiegel, RTE

Un’edizione che rimarrà nella storia per record e sold-out, grandi anniversari e importanti debutti. Si spengono i riflettori sul 101° Arena di Verona Opera Festival che chiude, dopo tre mesi e 50 serate di spettacolo dal vivo, registrando il miglior incasso di sempre per un totale di 33 milioni 620 mila euro. Superata dunque anche la stagione del centesimo. Aumentate le presenze in anfiteatro: gli spettatori dell’estate 2024 sono stati 417.354, ben 15 mila in più rispetto allo scorso anno. Si conferma l’internazionalità della maggior parte del pubblico (57% dall’estero) proveniente da 136 Paesi diversi, tra cui, per la prima volta, Barbados, Cambogia e Aruba. La Germania resta sul podio, salgono gli spettatori da Stati Uniti, Canada, Spagna e Corea. Aumentano anche i giovani (+3% under 30, +5% fascia 30-40 anni).

Dall’ultimo rapporto SIAE il mondo dello spettacolo dal vivo è in crescita. E, nell’ultimo anno, l’opera lirica ha potuto contare su 2,1 milioni di spettatori. L’Arena di Verona, con i tre mesi di Festival, costituisce quasi il 20% del totale nazionale.  

Numerosi i sold-out registrati durante la Stagione 2024. Ben 16 serate da tutto esaurito. Turandot, primo titolo in cartellone, ha totalizzato quattro sold-out e oltre 40 mila spettatori. E ha segnato un nuovo record nella storia di Fondazione Arena. La prima di sabato 8 giugno ha toccato quota 1 milione e 22 mila euro di incasso, mai raggiunto per una singola serata areniana. Da 15 anni, il record apparteneva al Gala Domingo del 24 luglio 2009, curato nella regia dall’attuale Vicedirettore artistico di Fondazione Arena Stefano Trespidi. Il ricco e spettacolare allestimento, firmato da Franco Zeffirelli, sarà protagonista a Seoul, in Corea del Sud, dal 12 al 19 ottobre. Regina di incassi e presenze Carmen, che ha chiuso il Festival il 7 settembre con l’ultima delle 9 recite. Il picco di vendite è stato registrato nella seconda metà di luglio.

AUTORITA’. Il Festival ha inaugurato e chiuso la stagione 2024 con un’Arena da tutto esaurito, che ha visto in platea anche le massime Autorità italiane e straniere, tra cui il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il Primo Ministro Giorgia Meloni, il Presidente del Senato Ignazio La Russa, il Presidente della Camera dei Deputati Lorenzo Fontana, che è tornato il 6 settembre assieme ai rappresentanti dei Parlamenti del G7 e alla presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola. Così come Ministri, Sottosegretari, Ambasciatori italiani nel mondo e rappresentanti Unesco.

ANNIVERSARI. Tra le grandi celebrazioni 2024, il Canto lirico in Italia patrimonio immateriale Unesco, il centenario della morte di Giacomo Puccini, i trecento anni delle Quattro Stagioni di Antonio Vivaldi, i cento anni del regista Gianfranco De Bosio, i duecento anni della IX Sinfonia di Beethoven. E i 250 anni della Guardia di Finanza festeggiati dall’esibizione della Banda delle Fiamme Gialle e dal gong degli atleti della nazionale italiana.

STAR E DEBUTTI. Una stagione che rimarrà nella storia anche per la qualità artistica. Il palcoscenico areniano ha visto il ritorno delle grandi star: Anna Netrebko, Jonas Kaufmann, Yusiv Eyvazov, Ludovic Tézier, Ekaterina Semenchuk, Francesco Meli, Roberto Alagna, Luca Micheletti, Vittorio Grigolo, Elena Stikhina, Luca Salsi, Roberto Bolle e Plácido Domingo. Così come di importanti debutti: Aigul Akhmetshina, Pretty Yende, Erin Morley, Juliana Grigoryan, René Barbera, Igor Golovatenko, Marta Torbidoni, Paolo Bordogna.

Fondamentale la copertura dei media nazionali e internazionali: le testate ed emittenti accreditate sono state infatti 255, per un totale di 1.200 presenze. E sono stati più di 5.200 gli articoli e i servizi dedicati al Festival numero 101 tra web, carta stampata, radio e tv da tutto il mondo.

Un calendario ricco e diversificato che ha visto sul palcoscenico dell’Arena 7 produzioni d’Opera – tra cui Aida sia in versione 1913 che nell’edizione ‘di cristallo’ 2023 – una serata celebrativa inaugurale, quattro concerti, tra cui l’innovativo Viva Vivaldi, e quattro serate dedicate alla danza, due in Arena con Roberto Bolle and Friends e due al Teatro Romano con Zorba il greco.

Crescono tutti i canali social. E, per la prima volta, l’Arena di Verona ‘sbarca’ su TikTok coinvolgendo il pubblico dei giovanissimi. Sui social, gli utenti della fascia d’età 25-34 anni pareggiano gli over 35. A fine Festival, i canali Facebook, Instagram e TikTok hanno raggiunto quasi 59 milioni di contatti, +26% rispetto allo scorso anno. Follower da tutto il mondo, in particolare da Germania, Brasile, Stati Uniti e Argentina. Grande successo per l’iniziativa ‘Gonghista per una sera’ che ha totalizzato 3 milioni di visualizzazioni organiche, e un totale di quasi 16 milioni di impression.

Un’estate di musica e opera anche in tv. Lo scorso 7 giugno, l’inaugurazione del Festival con La Grande Opera Italiana Patrimonio dell’Umanità è stata trasmessa in diretta tv in prima serata da RaiCultura su Rai1 e RaiPlay ed è stata vista da 3 milioni di spettatori in Italia, con uno share del 16% (oltre 70 milioni gli spettatori stimati in mondovisione). La Bohème registrata il 19 e 27 luglio è andata in onda il 10 agosto su ZDF/3sat. Turandot dell’8 giugno è stata trasmessa in prima serata da Rai3 il 19 agosto, conquistando 434 mila spettatori in Italia. E ancora, l’Aida ‘di cristallo’ è tornata in tv il 23 agosto su Rai5 e Nabucco, registrato nel 2022, il 26 agosto è stato seguito da 383.000 spettatori.

Nel corso del 101° Opera Festival, è stato potenziato il progetto di accessibilità ‘Arena per tutti’, sviluppato in collaborazione con l’Accessibility Partner Müller. Raddoppiando le serate, sono state un migliaio le persone con disabilità che hanno potuto fruire degli spettacoli, con i supporti tecnologici, partecipando anche ai percorsi multisensoriali.

«Un ringraziamento a tutto lo staff che compone il capitale umano di questa nostra realtà cittadina, di cui sono presidente e di cui credo Verona debba essere orgogliosa – ha spiegato Damiano Tommasi, Sindaco di Verona e Presidente di Fondazione Arena -. Questo primo festival dopo il centesimo ha portato con sé una sfida delicata, perché era immaginabile una flessione dei risultati. E invece quanto seminato ha portato ad un ulteriore miglioramento dei numeri. Era l’obiettivo della Stagione, aperta dalla straordinaria presenza delle quattro massime Autorità dello Stato, un evento che rimarrà nella storia della città così come la serata con le delegazioni dei Presidenti delle Camere basse dei Paesi membri del G7. Siamo felici che questa nostra realtà continui a dare riscontri importanti. Abbiamo già un’anticipazione di quelle che saranno altre due giornate storiche: le cerimonie olimpiche 2026. Far collimare le esigenze strutturali e gli interventi in anfiteatro, con gli spettacoli sarà la prossima sfida. Gli eventi internazionali rafforzano il profilo reputazionele dell’Arena, la casa della nostra cultura. Un interesse prioritario che è condiviso anche dalle tante realta che supportano la nostra Fondazione, a partire dal progetto 67 Colonne».

«Al termine del Festival 2024, voglio portare l’attenzione sulle 1415 persone che l’hanno reso possibile – ha dichiarato Cecilia Gasdia, Sovrintendente di Fondazione Arena di Verona –. A tutti loro va il mio più caloroso e sincero grazie, loro che in ogni ufficio, settore, arte e professione, dai bambini ai veterani ai dirigenti, si sono impegnati giorno e notte per la riuscita e la fruizione degli spettacoli. Grazie anche al Consiglio d’Indirizzo, ai soci fondatori, alla Provincia, a tutti gli sponsor e le Colonne che sostengono una missione civile e culturale. I risultati di questa 101° stagione sono andati oltre le nostre aspettative. Il Festival stesso lo è stato, ogni giorno, sin dalla sua preparazione, con un entusiasmo e una passione che si è propagata dall’Arena a tutti: ed è proprio l’immagine delle prove del gala inaugurale che porterò nel cuore, la gioia dell’incontro di solisti da tutto il mondo, e di professori d’orchestra e artisti del coro dai teatri di tutta Italia, in un abbraccio fraterno e universale».

«L’Arena porta un turismo di qualità, lo vediamo dai dati di performance delle strutture alberghiere. Ed è quello che tutti vogliamo – ha aggiunto Marta Ugolini, Assessora alla Cultura del Comune di Verona -. Crea connessioni a livello globale e accresce l’internazionalizzazione del pubblico. Come Comune abbiamo il compito tuttavia di radicare il Festival in città. Ecco perchè, anche quest’anno, abbiamo portato, attraverso l’installazione degli schermi, la prima di Turandot in cinque parchi e quartieri di Verona, e investito nel progetto una parte della tassa di soggiorno. La collaborazione con Fondazione Arena è proseguita anche nell’impegno di portare il balletto al Teatro Romano, dove le due serate di Zorba il greco hanno regalato emozioni e spettacolo. Siamo soddisfatti e continueremo a lavorare per fare sempre meglio».

«Non pensavamo di superare i risultati record del 2023, eravamo anzi preparati ad una lieve flessione nell’interesse del pubblico. Ma l’Arena ha un potere magico che, oltre ad attirare e abbracciare lavoratori e spettatori, riserva sempre sorprese – ha concluso Stefano Trespidi, Vicedirettore Artistico di Fondazione Arena di Verona –. È un orgoglio particolare poter ripercorrere questa stagione, rivedere questi grandi spettacoli e soprattutto elencare i nomi di artisti che hanno calcato questo palcoscenico privilegiato in meno di tre mesi, artisti che solo nei teatri più importanti del mondo è possibile vedere lungo un’intera stagione annuale. Felici, ma mai paghi di questo risultato, abbiamo già aperto le vendite del Festival 2025 e guardiamo alla nuova stagione con grande anticipo, dall’annuncio dei cast e delle produzioni, pronti a far conoscere nel mondo l’Arena di Verona».

L’Arena di Verona Opera Festival 2024 ha visto il sostegno di numerosi sponsor, in primis UniCredit, che vanta una longevità di collaborazione di oltre 25 anni, e poi Calzedonia, Pastificio Rana, Volkswagen Group Italia, DB Bahn, Forno Bonomi, RTL 102.5, Genny, che ha firmato le divise del personale adibito all’accoglienza del pubblico, e Müller, che ha sostenuto i progetti di accessibilità dedicati alle persone con disabilità. Tra gli official partner marchi storici quali Veronafiere, Air Dolomiti, A4 Holding, Metinvest, SABA Italia, SDG Group, Sartori di Verona, Palazzo Maffei e Mantova Village. Così come Poste Italiane, ManPower Group e Consorzio di Tutela dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP. Oltre a imprese, privati, ordini professionali che compongono la schiera della Membership 67 Colonne per l’Arena di Verona, fondata da Gianluca Rana dell’omonimo pastificio e da Sandro Veronesi, patron del Gruppo Oniverse, con il Gruppo Editoriale Athesis, media partner. 

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IL CARTELLONE. Il 2024, coincidente con il nuovo secolo di storia dell’Arena di Verona Opera Festival 2024, ha portato con sé la sfida della programmazione, che si è confermata ricca e diversificata per un totale di 50 spettacoli dal 7 giugno al 7 settembre. Sono state ben 7 le produzioni d’opera, compreso un nuovo allestimento, 7 le serate-evento e un balletto in doppia data. Decisamente eccezionale è stata la serata d’apertura del 101° Festival, La Grande Opera Italiana Patrimonio dell’Umanità, realizzata dal Ministero della Cultura in collaborazione con Fondazione Arena di Verona e Rai Cultura, e la partecipazione di SIAE. L’evento, trasmesso in diretta in mondovisione, ha celebrato l’inserimento del Canto lirico italiano nel patrimonio immateriale dell’umanità Unesco, percorso pluriennale cui Fondazione Arena ha partecipato attivamente. Alla prima parte dedicata a sinfonie e cori dal Belcanto a Puccini, diretta dal Maestro Riccardo Muti, ha fatto seguito un’antologia di arie celebri del grande repertorio lirico dell’Ottocento interpretate da venti dei maggiori artisti di oggi diretti da Francesco Ivan Ciampa. Nell’inedito allestimento, che ha trasformato il golfo mistico in spazio scenico, hanno preso posto 164 professori d’orchestra e 314 artisti del coro provenienti dalle dodici fondazioni lirico sinfoniche di A.N.FO.L.S., dal Teatro alla Scala, dall’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e dai teatri di tradizione di A.T.I.T. da tutta Italia. 

Il 2024 è anno pucciniano, a 100 anni dalla morte del maestro, e l’Arena di Verona lo ha omaggiato con tre titoli: Turandot a giugno ha visto per 4 date sold-out nell’allestimento da favola di Franco Zeffirelli con i costumi del premio Oscar Emi Wada; a luglio ha avuto successo la doppia data de La Bohème, nuova produzione con le scene di Guillermo Nova e il debutto areniano di Alfonso Signorini alla regia; altri 4 sold-out ha inanellato in agosto Toscaper altre 4 date con un cast di stelle nello spettacolo di Hugo De Ana. Il regista, scenografo e costumista argentino è la firma anche del divertente Il Barbiere di Sivigliadi Rossiniripreso dopo il successo dell’anno scorso per 7 rappresentazioni totali. Aida di Verdi, opera regina dell’Anfiteatro, è andata in scena in due diversi allestimenti: per le prime 10 serate la potenza innovativa dell’immaginario di Stefano Poda ha inondato di luce l’Anfiteatro per importanti debutti, mentre per 5 recite ulteriori dal 10 agosto (a 111 anni esatti dalla prima in Arena) il pubblico ha potuto rivedere l’allestimento pensato da Gianfranco de Bosio (nel suo centenario) per ricostruire la prima Aida del 1913. Per 9 rappresentazioni è andata in scena Carmendi Bizet, nella produzione classica e cinematografica con cui Zeffirelli debuttò in Arena, anche quest’anno con grandi voci e importanti novità.

Le serate-evento del Festival hanno visto il ritorno dei principali concerti lirico-sinfonici per i folti organici areniani: la IX sinfonia di Beethoven, nel bicentenario della prima, e gli amatissimi Carmina Burana di Orff. A 55 anni dal suo debutto italiano a Verona, Plácido Domingo è tornato con artisti e ballerini iberici ad omaggiare l’Arena e la zarzuela in una indimenticabile Noche Española, mentre una novità assoluta è stato lo spettacolo immersivo Viva Vivaldi coprodotto con Balich Wonder Studio, in cui l’Orchestra guidata dal violino solista Giovanni Andrea Zanon ha proposto le celebri Quattro stagioni con effetti speciali e immagini in alta definizione a un pubblico nuovo per l’Arena. La grande danza ha riconfermato in doppia data l’étoile Roberto Bolle con friends d’eccellenza internazionale, mentre il Ballo areniano ha registrato un doppio sold-out nel titolo-simbolo Zorba il greco al Teatro Romano.

GLI ARTISTI. I grandi artisti del panorama lirico internazionale hanno confermato il loro legame con l’Arena di Verona, insieme a molti giovani di talento. Sul palcoscenico del 101° Festival sono saliti in totale 120 fra le migliori voci di oggi, étoile della danza e maestri; fra questi ben 35 sono i debutti in Anfiteatro, anche illustri e lungamente attesi, con grande riscontro di pubblico e critica: i direttori Michele Spotti, George Petrou, Leonardo Sini, i soprani Olga Maslova, Marta Torbidoni, Pretty Yende, Juliana Grigoryan, Eleonora Bellocci, Erin Morley, Chiara Fiorani, Kristina Mkhitaryan, i mezzosoprani Aigul Akhmethsina, Agnieszka Rehlis, Alisa Kolosova, Alessia Nadin, Ekaterine Buachidze, i tenori Galeano Salas, René Barbera, Ivan Magrì, Jack Swanson, Leonardo Cortellazzi, Paolo Lardizzone, Matteo Macchioni, i baritoni Igor Golovatenko, Paolo Bordogna, Misha Kiria, i bassi Hao Tian, Domenico Apollonio, Salvatore Salvaggio, il regista Alfonso Signorini, i primi ballerini Davide Buffone, Gioacchino Starace, Denys Cherevychko e Futaba Ishizaki. Fra i ritorni, 10 i direttori, tra cui Riccardo Muti, Francesco Ivan Ciampa, Marco Armiliato, Alvise Casellati, Jordi Bernàcer, Andrea Battistoni e Daniel Oren, a 40 anni dal suo esordio areniano; 3 i maestri dei cori impegnati nel Festival, 6 registi, 7 scenografi e costumisti/e, 6 coregrafi/e tra cui Massimiliano Volpini con nuove creazioni per il gala inaugurale e Lorca Massine per il ‘suo’ Zorba. E ovviamente i protagonisti abbracciati dal pubblico dell’Arena: i soprani Anna Netrebko, Aleksandra Kurzak, Mariangela Sicilia, Maria José Siri, Jessica Pratt, Anna Pirozzi, Rosa Feola, Elena Stikhina, Saioa Hernández, Gilda Fiume, Eleonora Buratto, Maria Agresta, Daria Rybak, Daniela Cappiello, Marianna Mappa, Francesca Maionchi, i mezzosoprani Vasilisa Berzhanskaya, Ekaterina Semenchuk, Clémentine Margaine, Anna Maria Chiuri, Sofia Koberidze, il controtenore Filippo Mineccia, i tenori Jonas Kaufmann, Francesco Meli, Yusif Eyvazov, Vittorio Grigolo, Gregory Kunde, Roberto Alagna, Piotr Beczała, Juan Diego Flórez, Dmitry Korchak, Freddie De Tommaso, Arturo Chacón Cruz, Carlo Bosi, Riccardo Rados, Brian Jagde, Carlo Ventre, Vincent Ordonneau, Piero Giuliacci, Martin Muehle, oltre a Plácido Domingo, i baritoni Luca Salsi, Ludovic Tézier, Nicola Alaimo, Amartuvshin Enkhbat, Youngjun Park, Mattia Olivieri, Davide Luciano, Jan Antem, Luca Micheletti, Nicolò Ceriani, Giulio Mastrototaro, Erwin Schrott, Fabio Previati, Dalibor Jenis, i bassi Alexander Vinogradov, Riccardo Fassi, Marko Mimica, Simon Lim, Rafał Siwek, Giorgi Manoshvili, Roberto Tagliavini, Carlo Lepore, Gabriele Sagona, Gianluca Buratto, Carlo Striuli; le étoiles Roberto Bolle, Nicoletta Manni, Melissa Hamilton, Eleana Andreoudi, Liudmila Konovalova, António Casalinho, Margarita Fernandes, Tatiana Melnik, Giorgi Potskhishvili, Toon Lobach, Casia Vengoechea, i solisti della Compañia Antonio Gades.

I RISULTATI DI BIGLIETTERIA. Le 50 serate del 101° Opera Festival hanno registrato la presenza di 417.354 spettatori e generato un incasso totale di 33.619.825 euro, il valore più alto nella storia del Festival insieme al valore dell’incasso medio per recita, che ha raggiunto quota record 698.664 euro a serata (nel 2023 era di 674.490 e nel 2022 di 575.575). Il 2024 rappresenta anche il miglior risultato di presenze medie alle recite d’opera con 8.627 spettatori a serata (rispetto agli 8.219 dello scorso anno). L’età media si attesta sui 49,6 anni ma crescono i giovani: gli under 40 in Arena aumentano dell’8%. La provenienza degli oltre 417 mila spettatori del 101° Festival conferma la forte vocazione internazionale dell’Arena di Verona: il 57% del pubblico è straniero, con la Germania apripista di 136 diversi Paesi del mondo (il valore più alto nella storia areniana, l’anno scorso erano 125). Sul podio anche Austria, Gran Bretagna, Svizzera, Stati Uniti e Francia. Crescono le presenze dagli USA (+ 1.700 spettatori), dalla Spagna (+ 1.300 spettatori), Canada (+ 500) e Corea (+200), paesi toccati dal tour promozionale internazionale realizzato nei mesi invernali. Cresce anche il pubblico italiano proveniente da ogni regione dello Stivale. Veneto in testa, con oltre 31 mila spettatori solo da Venezia e 6 mila da Vicenza, segue la Lombardia con oltre 20 mila spettatori totali, dei quali 8.600 da Milano, e l’Emilia Romagna. Mancano di poco il podio Piemonte, Puglia e Sicilia. Palermo e Terni, con quasi quattro mila presenze ciascuna superano alcune delle province limitrofe a Verona. Ben 85 mila gli spettatori che hanno dichiarato di essere stati in Arena quest’anno per la prima volta (rispetto ai 77 mila dello scorso anno).

IL RUOLO DI PARTNER, SPONSOR E 67 COLONNE. Mantenuto l’andamento del centesimo Festival con l’ingresso di cinque nuovi sponsor e il progetto 67 Colonne per l’Arena di Verona che, per la prima volta, ha superato quota 2 milioni di euro.  In quattro anni, grandi aziende e piccoli imprenditori, accomunati dal desiderio di essere parte di un’operazione culturale, economica e sociale di portata internazionale, hanno contribuito al prosperare di una realtà, Fondazione Arena di Verona, fondamentale non solo per il territorio veronese ma per l’Italia intera. L’attività di fundraising ideata dalla Fondazione Arena di Verona ha registrato una costante crescita: dagli 1,5 milioni del 2021, il successo di 67 Colonne per l’Arena di Verona è proseguito con 1,6 milioni di raccolta nel 2022, 2 milioni nel 2023 fino al risultato di 2,1 milioni raggiunto quest’anno. Ben 2 milioni e 750 mila euro sono arrivati, invece, dalle sponsorizzazioni.

L’ATTENZIONE DEI MEDIA. La 101a stagione ha visto una grande partecipazione e attenzione dei media, registrando circa 1.200 presenze totali di addetti ai lavori stampa, tv, web, blog e radio, per oltre 255 fra testate ed emittenti diverse presenti al Festival e un totale di oltre 5.200 tra articoli e servizi. Raddoppiata rispetto allo scorso anno l’attenzione delle TV, che dal 7% del 2023 toccano, quest’anno, quota 13% delle pubblicazioni totali. Cresce anche la carta stampata, arrivando a quota 38%, mentre si assestano al 46% le uscite sul digitale e al 3% i servizi radiofonici rilevati dal servizio di rassegna stampa. Il 101° Festival ha interessato oltre alle principali testate giornalistiche nazionali, regionali e locali, anche media da tutto il mondo, tra cui The New York Times, Le Figaro, Le Monde, Financial Times, Tagesspiegel, Associated Press, Radio Tel Aviv, The Times of India, Nueva Tribuna, il giapponese Crea Traveller, l’olandese De Niewe Muze, l’irlandese RTE.

IL 101° OPERA FESTIVAL SUI SOCIAL. L’Arena di Verona Opera Festival ha raggiunto sulle pagine Instagram, Facebook, Youtube e TikTok (novità 2024 per Viva Vivaldi) 59 milioni di contatti (+25,88% rispetto allo scorso anno). Un pubblico appassionato e partecipe che ha lasciato 850 mila tra commenti e like. E usato 21 mila 500 volte l’hashtag #inArena. Una cinquantina gli influencer e talent coinvolti.

I video pubblicati sui canali social hanno registrato 8.239.032 views organiche, ovvero senza alcuna spinta pubblicitaria (+66,34% rispetto allo scorso anno). E un totale di 55.784 ore di riproduzione. Su Instragram e Facebook i follower hanno toccato quota 605.727. Solo Instragram ha fatto un balzo di 43.345 nuovi iscritti da tutto il mondo. Se il 51% dei fan è italiano, il 49% è straniero e segue il Festival soprattutto da: Germania, Brasile, Stati Uniti e Argentina. Per la prima volta i follower nella fascia d’età 25-34 anni hanno pareggiato gli over 35. Quest’anno l’Arena è approdata su TikTok con una campagna speciale per promuovere il concerto più “young” della stagione, Viva Vivaldi. Coinvolti per l’occasione dei content creator under30 italiani come “reporter d’eccezione”. I numeri dell’operazione: 20 milioni di impression, 20 milioni di visualizzazioni ai video, 72 mila tra commenti e like.

Progetti speciali.Gonghisti per una sera’ ha totalizzato 3 milioni di visualizzazioni organiche e un totale di 15 milioni e 600 mila impression (l’80% prodotto da utenti nella fascia d’età 13-34 anni). Tra i protagonisti dell’iniziativa: Csaba Dalla Zorza, Benedetta Parodi, Giulia Pauselli, gli Atleti della Guardia di Finanza, Myss Keta, Paola Cossentino, Marcello Sacchetta, Jody Cecchetto, Diletta Begali, Alice De Bortoli, Martina Stella, Valentina Vignali e Verona Volley. Il podcast ‘Sempre Libera’, realizzato in collaborazione con Unicredit e One Podcast, condotto da Florencia Di Stefano-Abichain e Daniela Farnese, e disponibile su tutte le piattaforme di streaming, ha totalizzato 52.903 riproduzioni, con una media di 14 minuti d’ascolto a puntata.

ARENA OPERA FESTIVAL EXPERIENCE. Le iniziative corporate negli eventi dei quattro spazi esclusivi in collaborazioni di Noahlity sono giunte al terzo anno e hanno coinvolto oltre agli sponsor e alle 67 colonne, nuove aziende che hanno scelto l’Arena per i propri eventi di pubbliche relazioni.

Il pacchetto corporate è composto da quattro esperienze negli spazi più esclusivi dell’Arena di Verona per alcune serate e riservate agli ospiti di sponsor, donatori delle 67 colonne e delle aziende partner dell’Arena di Verona, per offrire a fianco della magia del teatro sotto le stelle più grande al mondo quattro tipologie di esperienze esclusive mai pensate prima negli spazi areniani.

The Star Roof, la più prestigiosa delle iniziative dell’offerta, ha consentito ogni sera a 24 ospiti di accedere alla terrazza esclusiva che collega il primo anello dell’Arena con l’ala simbolo dell’anfiteatro, per gustare una cena dello chef stellato Mattia Bianchi prima di assistere all’opera. Accanto a questa proposta, tre iniziative rivolte unicamente alle Aziende: the Stone Lounge, un’area riservata per accogliere i propri ospiti dall’ingresso in Arena fino all’inizio dell’opera, il Backstage Vip Pass, per respirare l’atmosfera del “dietro le quinte” areniano alla scoperta dei luoghi non accessibili al pubblico, ed infine Meetings & Events in Gran Guardia, area lounge nella Buvette del Palazzo della Gran Guardia con un esclusivo percorso attraverso le migliori etichette delle cantine che sostengono la Fondazione Arena di Verona seguito da un light dinner.

IL CAPITALE UMANO. Sono ben 1.415 le persone che hanno lavorato al Festival e hanno reso possibile il raggiungimento dei risultati 2024. Tra questi 769 sono professionisti che compongono i complessi artistici (160 professori d’Orchestra, 110 artisti solisti, 159 artisti del Coro, 12 Maestri collaboratori, 61 ballerini, 173 comparse, 84 mimi, 10 ballerini della compagnia spagnola); 229 i tecnici impegnati dietro le quinte prima, durante e dopo ogni prova e spettacolo (tra cui macchinisti, sarte, addette vestizione, elettricisti, portastrumenti); 206 le maschere e gli addetti alla sorveglianza del pubblico e del retropalco; 85 i componenti del personale amministrativo e dei diversi uffici. Oltre un centinaio i bambini e i ragazzi, dai 4 ai 17 anni, che hanno preso parte al Festival come cantanti del coro voci bianche, ballerini e comparse, seguiti da una decina di sorveglianti.

IL FESTIVAL E LA CITTÀ. Il 101° Festival ha coinvolto anche il territorio cittadino, attraverso diverse iniziative. Dai maxischermi nei quartieri per la prima opera in programma, a visori itineranti e led wall. La prima di Turandot di sabato 8 giugno è stata trasmessa su 5 maxischermi, progetto voluto da Comune di Verona, Fondazione Arena, in collaborazione con Rai Cultura. Sold-out i posti a sedere al parco di Santa Marta (Provianda), e poi in piazza del Popolo a San Michele Extra, al parco San Giacomo in Borgo Roma, al parco dei Cantori veronesi in Borgo Venezia e in piazza Marinai d’Italia in Borgo Milano. A precedere la diretta dall’Arena di Verona, musicologi, docenti e giornalisti hanno spiegato al pubblico il mondo del canto lirico, così come trama, curiosità e aneddoti sull’opera. In centro storico, gli info point The Arena Experience, tramite la realtà virtuale, hanno permesso ai visitatori di vivere in prima persona attraverso la realtà virtuale la messa in scena di una delle opere più celebri e amate del festival areniano, Carmen. In piazza Bra, il Social led Wall ha proiettato per tutta estate contenuti video esclusivi realizzati ad hoc da Fondazione Arena. Mentre sul Palazzo della Gran Guardia e lungo il Liston, stendardi e gonfaloni hanno annunciato le opere in programma per tutta l’estate. Nei punti cardine della città sono stati posizionati elementi scenografici di Aida, accompagnati dall’hashtag #inarena per la diffusione social di scatti e selfie. In Bra il Cantiere Arena e le isole sceniche hanno creato un percorso armonioso ed evocativo, con informazioni sugli allestimenti areniani, lessico e aneddoti del mondo dell’opera. Tutte le iniziative sono state rese possibili grazie al sostegno del Comune di Verona che ha destinato al progetto parte degli introiti derivanti dalla tassa di soggiorno, anche per volontà degli stessi albergatori e delle categorie turistiche.

GIOVANI E SCUOLE. Il 101° Arena di Verona Opera Festival ha visto una importante partecipazione delle nuove generazioni: ben 47.282 i biglietti acquistati con lo sconto under30 o con il ridotto scuola. Grazie all’ormai consolidato progetto di Arena Young denominato Scuola e Università all’opera, che offre la possibilità a docenti e studenti di ogni ordine e grado di assistere ad alcuni spettacoli con riduzioni speciali, hanno partecipato al Festival giovani provenienti da tutte le regioni d’Italia, ma anche dalle vicine Germania, Austria, Inghilterra, Svizzera, Spagna, così come da Giappone, Cina, Stati Uniti, Canada e Corea. Un centinaio i docenti che, lo scorso 6 settembre, hanno assistito all’ultima rappresentazione de Il Barbiere di Siviglia, in un’occasione di scambio e confronto tra Fondazione Arena e la sua Area Formazione e Promozione Scuole e le diverse istituzioni scolastiche. La stagione, infine, si è conclusa con la partecipazione alla Giornata della DidatticaFestival dell’educazione che si è svolta a Verona il 9 e 10 settembre.

IL PROSSIMO FESTIVAL. Già in vendita Opere, Concerti e Gala dell’estate 2025. Il programma del 102° Arena di Verona Opera Festival sarà inaugurato il prossimo 13 giugno con il nuovo allestimento di Nabucco, firmato da Stefano Poda. E proseguirà fino al 6 settembre 2025 con Aida ‘di cristallo’, La Traviata, Carmen, Rigoletto, Roberto Bolle and Friends, Carmina Burana e Jonas Kaufmann in Opera. Tutte le date sono già in vendita su www.arena.it, attraverso il circuito TicketOne e sui canali social FacebookTwitterInstagramYouTube dell’Arena di Verona.

La nona sinfonia di Beethovendomenica 15 settembre nei Giardini della Villa Realedi Monza con l’Orchestra Canova, il coro AsLiCoe i solisti Leung, Gaudenzi, Leone e Ciancio

Uno dei massimi capolavori della storia della musica, eseguito per la prima volta
200 anni fa, verrà riproposto dall’Orchestra Canova che per l’occasione si allargherà fino a diventare sinfonica. Il concerto, organizzato dall’associazione Musicamorfosi, è l’evento-clou del Festival del Parco di Monza   

MONZA – È il più importante appuntamento culturale tra tutti gli eventi che concorrono alla formazione del programma del Festival del Parco di Monza: i Giardini della Villa Reale di Monza ospiteranno domenica 15 settembre l’esecuzione della nona sinfonia di Beethoven con protagonisti, sotto la direzione del giovane Enrico Saverio Pagano, l’Orchestra da Camera Canova e, per l’occasione, i solisti Marta Leung (soprano), Mara Gaudenzi (mezzosoprano), Giacomo Leone (tenore) e Nicola Ciancio (basso), oltre al Coro AsLiCo preparato dal M° Massimo Fiocchi Malaspina. Il concerto, che inizierà alle ore 17 con ingresso libero a libera donazione, è stato organizzato dall’associazione Musicamorfosi insieme all’Orchestra Canova e in collaborazione con AsLiCo-Teatro Sociale di Como, con il contributo di Regione Lombardia e Fondazione Monza e Brianza e con il sostegno di Apollo by ENSTO e di GOIB Istituto di Studi Balearic. Non sono previsti posti a sedere; si consiglia, pertanto, di portare con sé una coperta, una stuoia o un cuscino per accomodarsi sul prato.

Com’è noto, la produzione musicale e la monumentale figura del grande compositore tedesco hanno avuto un inesauribile impatto sulla cultura occidentale e, in particolare, la Sinfonia n. 9 in re minore per soli, coro e orchestra di Ludwig van Beethoven, eseguita per la prima volta nel 1824, è diventata simbolo di una musica universale, di uno slancio vitale e ottimistico verso una fratellanza di tutti gli uomini. Attraverso i quattro movimenti di cui è composta la Sinfonia, il Titano di Bonn ci conduce dal buio alla luce, dal caos alla pace, da uno stato di affanno e angoscia attraverso un percorso di speranza che sfocia nella gioia. Quella gioia che esplode nel movimento corale conclusivo, il brano musicale forse più noto del grande compositore tedesco, sulle parole dell’inno di Friedrich Schiller  An die Freude (“Alla gioia”), adottato come inno ufficiale dell’Unione Europea nel 1985.

Spiega il direttore Enrico Saverio Pagano: «Dopo neppure un anno dall’inizio della residenza dell’Orchestra Canova alla Villa Reale, proponiamo, in sinergia con le realtà del territorio, la monumentale nona sinfonia di Beethoven che, nel 2024, festeggia il bicentenario della prima esecuzione. L’Orchestra Canova si allarga fino a diventare sinfonica e collabora con il coro di AsLiCo-Opera Lombardia. Credo sia un bel segno di sinergia fra le istituzioni regionali, che insieme rendono omaggio a uno dei massimi capolavori della storia della musica. Sotto il profilo della direzione, la IX Sinfonia è considerata una sfida impegnativa. Sono contento di poterla affrontare poco prima di compiere 30 anni, sia da un punto di vista simbolico, sia perché ritengo che tali capolavori debbano accompagnare un interprete per tutto il corso della propria vita musicale ed è quindi importante poterli affrontare fin dai primi anni di attività».

In caso di maltempo, il concerto avrà luogo alle 20.30 presso la Chiesa di San Gerardo al Corpo di Monza (via S. Gerardo, 4). Lo spostamento verrà comunicato attraverso i canali social e sui siti www.musicamorfosi.it e www.festivaldelparcodimonza.it. Per l’occasione, il Bistrot Reale della Reggia di Monza proporrà tre aperitivi speciali “a tema”, in segno di omaggio al genio beethoveniano: La Pastorale (drink alcolico a scelta e patatine, 8 euro),  L’Inno alla Gioia (drink alcolico a scelta con stuzzichini, 15 euro) e L’Eroico (drink alcolico a scelta, un flûte di prosecco e tagliere reale d’accompagnamento, 20 euro).