FONDAZIONE ARENA ESPORTA IL MADE IN ITALY NEL MONDO

Fondazione Arena esporta porta in Core una delle opere più celebrate e porta l’artigianato e la tecnica italiana in estremo Oriente. Scene e costumi, ma anche complessi tecnici e di palcoscenico sono già a Seoul, dove è in corso l’allestimento areniano di Turandot di Puccini. La produzione, la stessa creata da Franco Zeffirelli appositamente per l’Arena, sarà in scena per otto serate d’opera dal 12 al 19 ottobre alla KSPO Dome, la più grande venue al coperto di tutta la Corea del Sud, luogo di riferimento per i maggiori eventi sportivi e musicali.

Le prove sono già iniziate. L’esperienza dei tecnici areniani affianca le maestranze artistiche coreane per la ripresa fedele dell’opera, che andrà in scena così come lo stesso maestro volle, ideandone regia e scene per il Festival lirico di Verona nel 2010. Sul palcoscenico saliranno diversi cast con alcuni dei più importanti artisti di oggi e giovani emergenti, molti dei quali già applauditi nell’Anfiteatro veronese: i soprani Olga Maslova, Oksana Dyka, Yeajin Jeon, Mariangela Sicilia, Giulia Mazzola, i tenori Martin Muehle, Arturo Chacón-Cruz, Riccardo Rados, Gregory Bonfatti, Piero Giuliacci, il basso Ferruccio Furlanetto, i baritoni George Andguladze, Elia Fabbian, Hao Tian. Dirige il maestro Daniel Oren, esperto pucciniano e beniamino areniano.

Il debutto coreano dell’areniana Turandot è organizzato da Solopera, KSPO&CO, Dong-A Ilbo, Sol&Music Cultural Industry Company e supportato dall’Ambasciata d’Italia in Corea, dall’Istituto Italiano di Cultura della capitale e dal Maeil Economic Daily, in partnership con SBS, radio-tv nazionale coreana. E rientra nelle celebrazioni dei 140 anni di amicizia tra Italia e Corea. Era il 26 giugno 1884 quando venne firmato il primo Trattato di amicizia e di commercio fra i due Paesi, siglato dal Regno d’Italia e dalla Corea della dinastia Joseon. Una storia che prosegue anche oggi.

Nei giorni scorsi si è tenuto l’evento di presentazione, con l’Ambasciatrice italiana a Seoul Emilia Gatto, la direttrice di Solopera Company Lee So-Young e la direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura Michela Linda Magrì. Presente il Vicedirettore Artistico di Fondazione Arena Stefano Trespidi che da Seoul racconta: “qui si respira un entusiasmo incredibile, il lavoro è incessante e c’è una grande collaborazione. In Corea tantissime persone amano l’Opera e molti giovani studiano l’italiano proprio per dedicarsi alla pratica del Canto lirico. Siamo davvero orgogliosi di essere qui e di essere portabandiera di una delle eccellenze italiane”.

Turandot è stato uno degli spettacoli di punta del Festival 2024, ha registrato infatti sold-out ad ognuna delle sue repliche e il record assoluto di incassi per singola data lo scorso 8 giugno. Una serata che non smette di far parlare. E che, oggi, venerdì 4 ottobre, sarà trasmessa su Rai 5 grazie alle immagini realizzate da Rai Cultura proprio alla serata d’opera inaugurale. Alle 21.15 si potrà vedere la Pechino ai tempi delle favole dal palcoscenico areniano, con interpreti d’eccellenza quali Ekaterina Semenchuk, Yusif Eyvazov, Mariangela Sicilia e Riccardo Fassi. Sul podio il direttore Michele Spotti, in quello che è stato il suo debutto in Anfiteatro. In replica anche domenica 6 ottobre, alle 18.40.

Torna sul podio del Maggio il direttore emerito Zubin Mehta.

Domenica 6 ottobre 2024, ore 17, Sala Grande.

Sui leggii la monumentale Sinfonia n. 8 in do minore di Anton Bruckner.

Mancava dal podio del Maggio dal 13 giugno 2024, quando diresse nella “sua” città e nel “suo” teatro in occasione il concerto di chiusura dell’86° edizione del Festival del Maggio, ricevendo un’accoglienza calorosissima (confermata poi dalla tournée in Cina e a Lubjana tra fine giugno e inizio luglio). Il direttore emerito Zubin Mehta torna domenica 6 ottobre 2024 alle 17 nella Sala Grande per dirigere l’Orchestra del Maggio nella monumentale Sinfonia n. 8 in do minore di Anton Bruckner. Penultima e fra le più celebri composizioni del grande musicista austriaco, fu scritta in sei anni fra il 1884 e il 1890. Nel corso della sua carriera, il maestro Mehta ha avuto modo di confrontarsi numerose volte con l’Ottava e più in generale con la produzione di Bruckner: molteplici sono le incisioni della sinfonia, sia in disco che in DVD, registrate dal maestro nel corso degli anni con alcune delle più importanti orchestre al mondo tra cui si ricordano quelle insieme ai Berliner Philharmoniker, alla Los Angeles Philharmonic e alla Israel Philharmonic.

Sinfonia n.8 in do minore – Anton Bruckner

Nessun altro artista del suo tempo fu tanto discusso e criticato quanto Anton Bruckner. Dopo essersi fatto le ossa come organista sperimentando le varie forme di musica sacra, all’età di quarant’anni Bruckner imbocca la via del sinfonismo. Dal 1863 al 1896 compone undici sinfonie decidendo tuttavia di numerarne solo nove, cominciando dalla terza, in segno di reverenza nei con-fronti di Beethoven. Le dimensioni grandiose e la densità sonora delle sue sinfonie, così diverse da quelle del collega Brahms che i viennesi ritenevano le sole degne eredi della tradizione sinfonica germanica, nonché la dichiarata ammirazione per Wagner gli valsero il sarcastico appellativo di sinfonista wagneriano, ponendolo al centro di una diatriba da cui si tenne sempre lontano. L’Ottava, la più vasta delle sue creazioni sinfoniche, impegna Bruckner per sei lunghi anni di intenso lavoro, dal 1884 fino alle revisioni del 1887 e 1890. La prima esecuzione risale al dicembre 1892 quando Hans Richter, alla testa dei Filarmonici di Vienna, tiene a battesimo un’opera considerata fino a quel momento ineseguibile per arditezze armoniche, difficoltà tecniche e lunghezza spropositata.

Opera grandiosa e ambiziosa sotto ogni punto di vista, l’Ottava si distingue per la dilatazione della forma, dello sviluppo tematico e della compagine orchestrale (con i legni a tre e i corni duplicati da quattro a otto). Nei quattro movimenti della sinfonia – che seguono il modello della Nona di Beethoven con lo Scherzo in seconda posizione seguito dall’Adagio – Bruckner lavora per sezioni, frazionando i temi principali in blocchi sonori costellati di aggregati comprimari che concorrono a cementare un discorso musicale di ampia gittata. Il risultato è una costruzione sonora compatta e massiccia in cui trovano spazio anche momenti di leggerezza desolati e suggestive divagazioni. Emblematico è poi l’imponente Finale in cui vengono ricapitolati i temi principali dei quattro movimenti in sovrapposizione verticale, un’apoteosi vertiginosa che rinsalda e unifica il monumentale edificio sinfonico.

MAXIME PASCAL INAUGURA LA RASSEGNA RAMIFICAZIONI AL TEATRO REGIO DI PARMA

SUL PODIO DELLA FILARMONICA ARTURO TOSCANINI E DEL CORO DEL TEATRO REGIO DI PARMA E CON LA VIDEO INSTALLAZIONE DELL’ARTISTA IRANIANA SHERIN NESHAT

La rassegna indaga l’eredità verdiana nei compositori delle generazioni successive: il programma infatti accosterà A survivor from Warsaw di Schönberg e Il canto sospeso di Nono allo “Stabat Mater” e al “Te Deum” da Quattro pezzi sacri del Maestro.

Auditorium Niccolò Paganini, Parma

sabato 5 ottobre 2024, ore 20.30

Sarà il direttore francese Maxime Pascal ad inaugurare Ramificazioni, la nuova sezione di concerti e performance del Festival Verdi, che dal Maestro di Busseto apre alla musica di Luigi Nono e Arnold Schönberg – nell’anno in cui ricorrono, rispettivamente, i 100 e i 150 anni dalla nascita, spaziando da Claudio Monteverdi – nei 400 anni del madrigale guerriero e amoroso del Combattimento di Tancredi e Clorinda – e Dmítrij Šostakóvič, interpretati da musicisti ed ensemble di assoluto rilievo.

Primo appuntamento dunque all’Auditorium Niccolò Paganini di Parma, sabato 5 ottobre 2024, ore 20.30, con uno dei direttori di punta della nuova generazione, attivo soprattutto nel campo della musica contemporanea: Maxime Pascal saràsul podio della Filarmonica Arturo Toscanini e del Coro del Teatro Regio di Parma preparato da Martino Faggiani.

In programma due capolavori del serialismo novecentesco, tributi alle vittime delle stragi della Seconda Guerra Mondiale: A survivor from Warsaw op. 46 di Arnold Schönberg, oratorio per voce recitante – il tenore britannico Christopher Lemmings, specialista del repertorio contemporaneo, che sostituisce il baritono Thomas Allen – coro maschile e orchestra del 1947, e Il canto sospeso di Luigi Nono – con il soprano Chantal Santon Jeffery, il mezzosoprano Katarzyna Otczyk, il tenore Raffaele Feo – cantata per solisti, coro e orchestra, composta tra il 1955 e il 1956 su testi tratti dalle Lettere di condannati a morte della resistenza europea la cui esecuzione si pregia della video installazione creata dall’artista visiva iraniana Shirin Neshat, Leone d’Oro alla 48a Biennale di Venezia (1999). A concludere questo programma di grande intensità, lo Stabat Mater e il Te Deum da Quattro pezzi sacri di Giuseppe Verdi. Il concerto è realizzato con il sostegno di Reggio Parma Festival nell’ambito del progetto 2024 Arcipelaghi.

“Il comune denominatore è la spiritualità – racconta il direttore artistico del Teatro Regio di Torino Alessio Vlad – Ovvero come la raffigurazione della tragicità degli avvenimenti della storia e degli abusi del potere, la denuncia contro la sopraffazione e la violenza, possano trovare forza, attraverso una forma artistica, in una dimensione spirituale. La presenza nella programmazione di lavori come Il Sopravvissuto di Varsavia di Schönberg e Il Canto Sospeso di Nono, fa parte di un disegno molto preciso, che assume poi un significato del tutto particolare se ai due lavori novecenteschi si associano due dei Quattro Pezzi Sacri di Verdi.

Si delineerà allora una sorta di percorso rituale, che da Verdi si proietta in avanti, dove la spiritualità fa sì che la commemorazione e la denuncia storica vengano trasfigurate in un messaggio universale, assoluto, fuori dalle contingenze temporali che, partendo da lontano, diventa simbolo sacro di un sentimento e di una reazione che portano l’emozione verso un consapevole atto di fede.

Le immagini di Shirin Neshat, nella loro disperata espressività, danno poi forma alla violenza dell’uomo sull’uomo, al potere che degenera nell’oppressione.

Violenza e oppressione che si manifestano negli aspetti più diversi, presenti in ogni tempo e in ogni luogo, cui si contrappone la solitudine dell’individuo, armato solo della sua dignità e delle sue idee. Simbolo di una umanità offesa dove il riscatto si identifica in un’aspirazione comune. La poesia dei suoni e delle immagini diventa il tramite per raccontare la crudezza di una realtà dove l’espressione lirica del dolore e della sofferenza si alterna alla dimensione eroica del sacrificio. L’arte si afferma così come strumento di verità e conoscenza, scuote violentemente la coscienza di ognuno, partecipando da protagonista alla creazione di una cultura della memoria essendo contemporaneamente monito e strumento di consapevolezza del presente”.

MAXIME PASCAL

Appassionato sostenitore della musica francese e della musica contemporanea, è stato l’applaudito direttore di molte nuove opere sia in ambito sinfonico che operistico: da Sciarrino a Francesconi, a Peter Eotvoes fino al trionfo con The Greek Passion di Martinů al Festival di Salisburgo, dove è tornato anche nel 2024 con un programma focalizzato su Nono.

Fondatore del Gruppo Le Balcon, lo ha diretto in molte importanti produzioni in Francia e in numerosi altri Paesi Europei: Strauss Arianna a Nasso, il ciclo Licht di Karlheinz Stockhausen, di cui ha già presentato Donnerstag e Dienstag, pensato per la Philharmonie di Parigi, opere di Boulez, Grisey, Gesualdo, Mahler e molti altri. Gli impegni come direttore lo vedono protagonista con molte importanti orchestre europee e giapponesi e teatri d’opera. È stato di recente nominato direttore musicale dell’Orchestra Sinfonica di Helsingborg.

Pascal e Le Balcon sono sostenuti dalla Fondazione Sineer-Polignac, nel novembre 2011 l’Accademia delle Belle Arti francese ha assegnato loro il Premio della Fondazione Simone e Cino del Duca. Pascal è stato il primo francese a vincere il prestigioso Premio Nestlé del Festival di Salisburgo.

SHIRIN NESHAT

Shirin Neshat è un’artista e regista di origine iraniana che vive a New York dove lavora e continua a sperimentare con i mezzi della fotografia, dei video, dei film e dell’opera, che permea con immagini e narrazioni altamente poetiche e dal contenuto politico, mettendo in discussione questioni di potere, religione, razza, genere e la relazione tra passato e presente, Oriente e Occidente, individuale e collettivo, attraverso la lente delle sue esperienze personali di donna iraniana che vive in esilio.

Neshat ha tenuto numerose mostre personali in musei internazionali tra cui la Pinakothek der Moderne di Monaco, il Museo d’Arte Moderna di Fort Worth; Il Broad di Los Angeles; il Museo Correr di Venezia, l’Hirshhorn Museum di Washington D.C. e il Detroit Institute of Arts. Ha diretto tre lungometraggi, Women Without Men (2009), che ha ricevuto il Leone d’Argento come miglior regista alla 66esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Looking For Oum Kulthum (2017), e più recentemente Land of Dreams, presentato in anteprima al Festival del Cinema di Venezia (2021). Ha diretto la sua prima opera, Aida di Verdi, al Festival di Salisburgo nel 2017 e nel 2022, e sarà riproposta al Teatro dell’Opera di Parigi nel 2025. Ha ricevuto il Leone d’Oro, il Primo Premio Internazionale alla 48a Biennale di Venezia (1999), l’Hiroshima Freedom Prize (2005), il Dorothy and Lillian Gish Prize (2006) e nel 2017 ha ricevuto il prestigioso Praemium Imperiale Award a Tokio.

La nuova coreografia di Sasha Riva e Simone Repele per il Corpo di ballo del Teatro Massimo di Palermo in scena il 5 e il 6 ottobre in Peter Pan

Con Peter Pan, una nuova creazione commissionata dal Teatro Massimo di Palermo, ispirata liberamente al romanzo di James Matthew Barrie, torna in scena il 5 ottobre (ore 20:00) e il 6 ottobre (ore 18:30) il Corpo di ballo del Teatro Massimo diretto da Jean-Sébastien Colau. A firmare il balletto sono Simone Repele e Sasha Riva, danzatori e coreografi che si sono imposti sulle scene internazionali per la poesia e l’impatto emotivo delle loro coreografie che coniugano uno stile neoclassico/contemporaneo. Ad accompagnare il balletto le musiche tratte dal Sogno di una notte di mezza estate di Felix Mendelssohn, eseguite dall’Orchestra del Teatro Massimo, diretta dal maestro Alessandro Cadario. 

Le scene sono di Sasha Riva e Simone Repele, i costumi di Mario Celentano, le luci di Alessandro Caso. Le tracce sonore registrate di Andrea Riva.

Protagonista della scena è il Corpo di ballo del Teatro Massimo forte delle recenti stabilizzazioni dell’organico, con i suoi interpreti e solisti: Michele Morelli (Peter Pan), Lucia Ermetto (Wendy anziana), Francesca Bellone (Wendy giovane), Alessandro Cascioli (L’ombra), Andrea Mocciardini (padre di Wendy), Romina Leone (madre di Wendy), Emilio Barone e Giovanni Traetto (fratelli di Wendy), Yuriko Nishihara e Jessica Tranchina (amiche di Wendy).

Al centro del racconto, la vicenda di Peter Pan, personaggio che incarna il mito dell’eterna fanciullezza, creato da James Matthew Barrie. La sua fedeltà al primato della fantasia su tutto ha ispirato fin dal suo apparire nel 1902, celeberrime versioni cinematografiche, d’animazione, canzoni d’autore e musical. Per i coreografi Riva e Repele il racconto di Barrie è il punto di partenza per una nuova rilettura drammaturgica: Peter Pan non è un bambino che non vuole crescere ma un bambino che non può crescere perché qualcosa glielo impedisce contro la sua volontà. La coreografia diventa così una dedica commossa a tutti i bambini che non sono potuti diventare grandi ma che avrebbero voluto farlo e una riflessione sul tempo che passa, sull’età, sui sogni e i desideri, i ricordi e le illusioni, temi che sono da sempre al centro della ricerca dei due coreografi. “Sono degli aspetti ricorrenti nei nostri lavori – dicono Riva&Repele – probabilmente è il nostro modo di esorcizzare una paura che condividiamo e di cui parliamo spesso. Il passare del tempo, la morte, ma anche la vita e il loro inspiegabile contrasto, sono misteri che ci affascinano e ci spaventano allo stesso tempo. Scegliamo infatti molto spesso argomenti che si legano in un modo o nell’altro a questi temi. Cerchiamo di risolverli con la nostra scrittura drammaturgica attraversando la bellezza e le deformità del corpo, i suoi pieni e i suoi vuoti …”

E a proposito del lavoro con il Corpo di ballo del Teatro Massimo aggiungono: “E’ stata una produzione molto intensa, sia a livello fisico che emotivo ma abbiamo trovato una dimensione speciale: nella sala prove con i ballerini del Corpo di ballo del Teatro Massimo. Abbiamo notato grande rispetto e collaborazione, forse perché hanno compreso fin da subito il nostro lavoro e hanno condiviso con entusiasmo e serietà la nostra passione. Entrare in contatto con un nuovo vocabolario e una gestualità a cui non si è abituati è sempre piuttosto complesso. In particolare noi lavoriamo molto su certi atteggiamenti del corpo, sull’intenzione emotiva dei gesti, delle posture e dei movimenti e quindi è necessario avere in sala prove dei professionisti pronti a cogliere questa modalità che va ben oltre la dimensione estetica della danza. Il Corpo di ballo del Teatro Massimo ha dimostrato fin da subito la volontà di entrare in questa dimensione”.

Definiti “Poeti della danza”, Sasha Riva (nato a Fairfax County, Virginia, nel 1991 e cresciuto in Italia) e Simone Repele (nato a Torino nel 1993) si sono formati all’Accademia del Balletto e nella compagnia di Amburgo di John Neumeier, per poi approdare al Ballet du Grand Théâtre de Genève. Nel 2020 fondano Riva&Repele, focalizzandosi sul proprio lavoro coreografico e continuando ad esibirsi come danzatori nelle loro opere ma anche di altri coreografi come Marco Goecke, che ha creato un duetto per loro. Le loro coreografie trovano fonte in un forte lato teatrale, sensibile e poetico. Le immagini stilizzate sono collegate da un vocabolario neoclassico/contemporaneo e da gesti forti. Hanno realizzato il loro primo balletto integrale Lili Elbe Show, già rappresentato in diversi teatri tra Svizzera, Spagna e Italia. Nel 2021 sono stati l’unica compagnia straniera ad essere selezionata dal Centro Coreografico Canal e poi programmati dal prestigioso Festival Madrid en Danza. Dal 2022 collaborano con il regista Damiano Michieletto per il Festival di Caracalla. Collaborano con l’Etoile dell’Opéra di Parigi Eleonora Abbagnato per eventi come Expo 2030, Ferrari, Vhernier e concerti di diversi cantanti famosi. I loro progetti futuri li porteranno a lavorare per diverse compagnie internazionali tra cui lo Stuttgart Ballet, l’Augsburg Ballet, l’Opera di Roma e altre.

Sul podio dell’Orchestra del Teatro Massimo dirige Alessandro Cadario, direttore d’orchestra eclettico nel repertorio e attento alla prassi esecutiva dei diversi stili, è Direttore ospite principale dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano dal 2016. Ha diretto nelle stagioni dei principali enti lirici e festival italiani e internazionali, salendo sul podio di importanti orchestre tra cui l’Orchestra del Teatro Mariinsky, la Russian National Orchestra, l’Orchestra Filarmonica di Monte-Carlo, la Tatarstan National Symphony Orchestra e le Orchestre del Teatro dell’Opera di Roma, del Teatro Regio di Torino, del Teatro La Fenice di Venezia, del Teatro Comunale di Bologna, del Teatro Carlo Felice di Genova, del Teatro Massimo di Palermo, del Teatro Petruzzelli di Bari. Al Teatro Massimo di Palermo ha diretto nel 2019 Lo schiaccianoci, nel 2022 L’eredità dei giusti di Marco Tutino e nel 2023 il concerto Omaggio a Maria Callas. Oltre al repertorio classico la sua attenzione va alla musica contemporanea che interpreta con particolare dedizione, vista la sua duplice natura di direttore e compositore. Ha diretto numerose prime assolute di autori come Bettinelli, Fedele, Galante, Tutino, Campogrande, Vacchi.

TCBO: DAL ROMANTICISMO DI BERLIOZ ALLA MUSICA DI OGGI CON LA BACCHETTA DI OKSANA LYNIV

Sabato 5 ottobre alle 20.30, Auditorium Manzoni

Offre uno spaccato del repertorio orchestrale  –  dal romanticismo di Hector Berlioz, passando per il tardo romanticismo di Sergej Rachmaninov, il modernismo musicale avviato da Claude Debussy e portato avanti da Maurice Ravel, con un salto alla musica di oggi di Eduard Resatsch  –  il concerto della Stagione Sinfonica che vede nuovamente sul podio la Direttrice musicale del Teatro Comunale di Bologna Oksana Lyniv.

Recentemente insignita del “Bayerischer Verfassungsorden” (Ordine della Costituzione Bavarese) per i suoi “straordinari meriti artistici” nel campo della musica classica ed anche per la sua attenzione nel promuovere la musica contemporanea, sabato 5 ottobre alle 20.30 all’Auditorium Manzoni Lyniv propone Up in flames del compositore e violoncellista suo connazionale Resatsch: cinque Canzoni sinfoniche per soprano e orchestra, basate su brevi testi della poetessa Lina Kostenko, che la direttrice d’orchestra aveva già affrontato a Praga nel 2023 per la prima esecuzione assoluta con l’Orchestra Filarmonica di Praga.

Solista era il soprano ucraino Yuliya Tkachenko che canterà anche a Bologna, dove torna ospite del Comunale dopo aver interpretato il ruolo del titolo nell’opera Iolanta di Čajkovskij nel 2022. In questo brano Resatsch dichiara l’amore per la sua Ucraina: «Interpreto il concetto di fiamme nella mia musica in un’accezione larga, – dice l’autore – come fiamme d’amore, di vita, di guerra. La struttura versatile della fiamma suggerisce alla mia immaginazione una forma d’energia insopprimibile, una struttura ispirata al cosmo della musica, una specie di creatura vivente che ama, respira, piange, grida, combatte, cade, si rialza, evolve ed è in costante metamorfosi sia nel vuoto del silenzio che nelle scosse del rumore». Dello stesso compositore, nel 2022 Lyniv aveva già diretto nel cartellone bolognese Reflections of Hope, che ha vinto il Primo Premio al “Bamberger Filmtage 2021”.

Il resto del programma è un viaggio nel repertorio sinfonico tra celebri compositori che hanno lasciato il segno nella scrittura per orchestra: dalla timbrica visionaria di Berlioz con l’Ouverture Le Carnaval romain del 1844, si passa al “respiro nuovo” delle sonorità di Debussy con il Prélude à l’après-midi d’un faune del 1894, per arrivare al potere evocativo della musica di Rachmaninov con il poema sinfonico Die Toteninsel op.29 del 1909, e chiudere con l’affresco musicale di Ravel con la Suite n. 2 dalla sinfonia coreografica Daphnis et Chloé del 1907.

Main Partner della Stagione Sinfonica 2024 del Teatro Comunale di Bologna è Intesa Sanpaolo, grazie al cui sostegno sono inoltre aperte gratuitamente alle scuole gran parte delle prove generali dei concerti.

I biglietti  –  da 10 a 40 euro  –  sono in vendita online tramite Vivaticket e presso la biglietteria del Teatro Comunale (Largo Respighi, 1), dal martedì al venerdì dalle 12 alle 18 e il sabato dalle 11 alle 15; il giorno del concerto presso l’Auditorium Manzoni da 1 ora prima fino a 15 minuti dopo l’inizio dello spettacolo. 

Per ogni concerto della Stagione Sinfonica 2024 è in programma “Note a margine”, una rassegna di incontri con il pubblico che si tengono circa 30 minuti prima dell’inizio del concerto presso il foyer del bar dell’Auditorium Manzoni. 

TURANDOT DEI RECORD AL TEATRO MASSIMO DI PALERMO

Con oltre 11.000 presenze la Fondazione Teatro Massimo di Palermo registra in otto repliche di Turandot uno straordinario successo di pubblico. Successo che plaude l’eccellente professionalità dell’Orchestra, del Coro e di tutte le maestranze della Fondazione. 

Superati per la prima volta i 600.000,00 euro di incassi, con una percentuale di occupazione dei posti del 96% in otto repliche dello spettacolo e oltre 11.000 presenze. La ripresa della programmazione di opere e balletti dopo la pausa estiva, regala alla Fondazione Teatro Massimo una grande affluenza di pubblico e il “tutto esaurito” a ogni apertura di sipario. Numeri che testimoniano un rapporto di fiducia crescente con la città e una presenza sempre più consistente anche del pubblico dei turisti. Insieme al pubblico cresce anche la qualità e professionalità dei lavoratori impegnati in Teatro, frutto della politica di ampliamento dell’organico che ha consentito negli ultimi due anni di stabilizzare eccellenti professionalità tra i lavoratori precari: professori d’orchestra, artisti del coro, tersicorei, tecnici di palcoscenico, lavoratori dei laboratori scenografici di Brancaccio ed amministrativi, che attendevano da anni questo traguardo.

“I record di pubblico registrati durante le otto recite della Turandot confermano la giusta direzione seguita negli ultimi anni dalla direzione del Teatro Massimo e di questo ringrazio il Maestro Marco Betta – dice il Sindaco e Presidente della Fondazione, Roberto Lagalla – Doveroso citare anche il grande impegno e la devozione messi dalle maestranze artistiche e tecniche del teatro, senza le quali sarebbe impossibile raggiungere certi risultati che, da un po’ di tempo, quasi non rappresentano più una sorpresa. Questi numeri danno forza e prospettiva al futuro del Teatro Massimo e dimostrano l’affezione crescente della città e anche dei turisti nei confronti della principale realtà culturale di Palermo”.“Il botteghino ci ha ormai abituati ai continui sold out” – afferma Ettore Artioli, da otto mesi direttore esecutivo della Fondazione Teatro Massimo. “Le risorse aggiuntive – prosegue Artioli – determinate da simili successi sono indispensabili per proseguire con dinamismo il piano di investimenti in risorse umane per consolidare strutturalmente la crescita di artisti e tecnici di cui il Teatro può stabilmente avvalersi. Numeri che testimoniano la bontà delle scelte operate da Marco Betta, che riscuotono il pieno apprezzamento del pubblico, e indispensabili per i continui investimenti volti a migliorare l’accoglienza del pubblico in Teatro e le condizioni di sicurezza e qualità degli ambienti di lavoro. In questi ultimi mesi abbiamo realizzato la climatizzazione del golfo mistico, e sono in corso di realizzazione i nuovi impianti clima per la Palazzina Uffici di piazzetta Aragonesi, dove ha sede fra l’altro la storica sartoria del Teatro e dei prestigiosi laboratori scenografici del Teatro, a Brancaccio. Numerosi interventi anche per la sicurezza del pubblico e dei lavoratori: porte R.E.I. tagliafuoco e zone filtro nelle scale di uscita dai palchi, impianti di movimentazione del sipario, consolle e sistemi di illuminazione del palcoscenico”.

A fine settimana, smontato in palcoscenico l’allestimento di Turandot e preparato il tappeto danza per il Corpo di ballo del Teatro diretto da Jean-Sébastien Colau, ancora un appuntamento di rilievo: sabato5 ottobre alle 20:00 e domenica6 alle 18:30 sarà la volta di Peter Pan: una nuova creazione per il Corpo di ballo, firmata dai coreografi Sasha Riva eSimone Repele conle musiche di Felix Mendelssohn eseguite dall’Orchestra del Teatro Massimodiretta dal maestro Alessandro Cadario.

L’atteso ritorno del Teatro Lirico di Cagliari alla Royal Opera House di Muscat con Un ballo in maschera di Verdi e un Concerto di Gala

Per la seconda volta (la prima fu il 5-6-7 gennaio 2023 con L’elisir d’amore di Donizetti e un Concerto sinfonico-corale) il Teatro Lirico di Cagliari, con le sue compagini artistiche e tecniche stabili, vola fino alla Penisola araba, per partecipare all’inaugurazione della Stagione musicale della Royal Opera House di Muscat, capitale del Sultanato dell’Oman.

Giovedì 3 e sabato 5 ottobre 2024 sempre alle 19 il sipario della sfavillante sala dello sfarzoso Teatro dell’Opera si alza su Un ballo in maschera, melodramma in tre atti, su libretto di Antonio Somma, tratto dal dramma Gustave III ou Le Bal masqué di Eugène Scribe e musica di Giuseppe Verdi (Roncole di Busseto, Parma, 1813 – Milano, 1901)

Il capolavoro musicale verdiano che inaugura appunto la Stagione 2024-2025 della Royal Opera House Muscat ed è eseguito per la prima volta in Oman, viene presentato in una produzione dello scorso maggio del National Centre for the Performing Arts di Pechino (NCPA) che si avvale di regia, scene e costumi di Hugo De Ana, celebre artista argentino che firma spettacolari allestimenti scenici in tutto il mondo.

L’Orchestra del Teatro Lirico di Cagliari è diretta da Giampaolo Bisanti, applaudito direttore milanese la cui energia conquista sempre il pubblico di tutti i teatri.

L’opera si avvale di un cast prestigioso che presenta per le due recite, nei ruoli principali: Piotr Beczała (Gustavo III), Elena Stikhina (Amelia), Liao Changyong (Conte Anckaström), Agnieszka Rehlis (Madame Arvidson), Enkelada Kamani (Otto).

Rappresentata per la prima volta al Teatro Apollo di Roma il 17 febbraio 1859, l’opera patì numerose traversìe di carattere censorio e l’ambientazione svedese iniziale (edizione che viene eseguita a Muscat) venne trasferita in un improbabile Massachusetts, con il protagonista che da re diviene conte, dato che la censura romana non gradiva regicidi in scena, soprattutto dopo il fallito attentato a Napoleone III.

Venerdì 4 ottobre 2024 alle 19 si tiene, invece, un Concerto di Gala, intitolato “A Musical Night from China”, che vede ancora protagonista l’Orchestra del Teatro Lirico di Cagliari, diretta questa volta da Lü Jia (Shanghai, 1964), direttore artistico e musicale del NCPA (National Centre for the Performing Arts) di Pechino. Le voci soliste, tra cui figurano Zhang Meigui (soprano), Liao Changyong (baritono) e Guan Zhijing (basso), sono accompagnate dal Coro del NCPA di Pechino.

Questo concerto offre un programma unico di musica del repertorio tradizionale orientale, in particolare cinese, a partire dall’esecuzione dell’acclamato Concerto n. 1 per violino di Zhao Jiping, interpretato dal violinista Mengla Huang.

«È una grande emozione tornare alla Royal Opera House di Muscat, dopo l’esperienza del 2023, per inaugurare la Stagione 2024-2025. Desidero ringraziare sentitamente il Sovrintendente, maestro Umberto Fanni, e tutto il personale per questa prestigiosa esperienza culturale che aggiunge nuovo lustro al nome della Fondazione del Teatro Lirico di Cagliari e che resterà a lungo nella memoria di ciascuno di noi». (Nicola Colabianchi, Sovrintendente Teatro Lirico di Cagliari)

La Royal Opera House Muscat (ROHM) è un teatro multiuso situato a Mascate, capitale dell’Oman.

Il Teatro dell’Opera, costruito nel quartiere Shati Al-Qurm tra il 2007 e il 2011 su ordine del sultano Qabus dell’Oman, ha una capienza di circa 1.100 posti. È stato inaugurato il 12 ottobre 2011 con Turandot di Puccini, diretta da Placido Domingo.

La struttura è costituita da un teatro per opere e concerti, un auditorium, ampi giardini, prestigiosi negozi al dettaglio, ristoranti di lusso e un centro d’arte per produzioni musicali e teatrali.

DA MASSIMO RECALCATI A JORDI SAVALL PER IL FESTIVAL ORFEO WEEK 2024 DI RAFFAELE PE & LA LIRA DI ORFEO

La declinazione del mito a partire dal suono barocco: una settimana di concerti, laboratori, performance e talk 

Fra gli ospiti anche Peppe Vessicchio e i The Jackal, Maura Gancitano, Andrea Colamedici, Marinella Senatore, Gloria Campaner, Pino de Vittorio

La terza edizione a Lodi dal 24 novembre al 2 dicembre 2024

La figura di Orfeo come icona del passato e del presente analizzata dallo psicologo Massimo Recalcati (25.11); una riflessione sul vivere in armonia con il mondo attraverso l’arte e la danza proposta dai filosofi della casa editrice TlonMaura Gancitano e Andrea Colamedici, insieme all’artista Marinella Senatore, partendo dalla frase di Beckett «Dance first, think later» (30.11); una serata ispirata alla pace e al dialogo tra le religioni con uno dei maggiori interpreti del panorama barocco europeo, il violinista e direttore d’orchestra Jordi Savall (27.11); l’incontro dedicato alla cura dell’emotività con la pianista Gloria Campaner e il life coach Stefano Massari (30.11); le grandi scoperte che hanno portato l’uomo a conoscere il suono dell’universo raccontate dal divulgatore scientifico Adrian Fartade che dà al mito un’accezione astronomica (26.11); le opere della natura che prendono vita dall’armonia sulle note di brani popolari diretti da Peppe Vessicchio e raccontati insieme al gruppo comico The Jackal  (29.11). Il mito greco che meglio ha attraversato i secoli torna ad essere protagonista di riflessioni, dialoghi e riscoperte, in una trasversalità del sapere, nella terza edizione dell’Orfeo Week, festival nato da un’idea del controtenore Raffaele Pe insieme al suo ensemble barocco La Lira di Orfeo, che ha luogo dal 24 novembre al 2 dicembre a Lodi, città natale del cantante e nuovamente palcoscenico di testimonial provenienti dal mondo culturale e artistico contemporaneo. 

Una settimana di concerti, talk, laboratori e performance live compongono il programma di una rassegna culturale aperta a tutti e che, a partire dal suono barocco, ragiona sull’attualità del mito e declina la propria ricerca in ambito scientifico, musicale, narrativo, filosofico. «Il linguaggio col quale il mistero del mito è stato trasferito all’oggi – spiega il direttore artistico Raffaele Pe – ha perso la capacità di arrivare alle orecchie dei più. Una volta era un testo sacro attorno al quale ci si raccoglieva nel bisogno di capire la vita, trovandovi tutte le risposte. Perciò la speranza è che una “girandola” di saperi messi in dialogo possa aiutare a ritrovare la ricchezza espressiva del mito.»

La Orfeo Week si caratterizza soprattutto per la sua espressione musicale: non mancherà il consueto concerto di chiusura di Raffaele Pe & La Lira di Orfeo con le cantate da camera di Antonio Vivaldi (1.12); il concerto dell’attore e cantante Pino de Vittorio, voce straordinaria della tradizione popolare meridionale, offre al pubblico testi che trasformano le cose semplici della sua terra in immagini sonore; i giovani madrigalisti PassiSparsi conducono lo spettatore in un tour sonoro della città attraverso il repertorio profano italiano del XVI secolo (24.11). 

Un’attenzione particolare è sempre rivolta a bambini e ragazzi delle scuole primarie e secondarie che con il Percorso scuola incontrano gli ospiti degli Appuntamenti Serali, tra cui la Compagnia di marionette Carlo Colla & figli (25.11), Adrian Fartade (26.11), Pino De Vittorio (29.11), Peppe Vessicchio (30.11) e Gloria Campaner (02.12), in momenti durante i quali le nuove generazioni hanno modo di scoprire e approfondire l’attualità di un mito che si rinnova ad ogni riscrittura. Ai bambini e alle famiglie è dedicata, inoltre, la rappresentazione inaugurale della rassegna, in cui la Compagnia di marionette milanese Carlo Colla & Figli (24.11) riprende la produzione di Aristide di Grecia, spettacolo nato dalla collaborazione tra Antonio Vivaldi e Carlo Goldoni.

La Lira di Orfeo ha sempre dato spazio alla formazione di cantanti e musicisti, professionisti e amatori, nell’ambito della musica barocca. Tornano quindi le masterclass, tre quelle previste per quest’edizione, realizzate da musicisti di rilievo internazionale, quali il contralto Sonia Prina (24.10 – 27.10), il tenore Fernando Cordeiro Opa (24.11 – 27.11) e la violinista Anaïs Chen (27.11 – 30.11). Inoltre, grazie al progetto Orfeo Wants You!, i giovani artisti che partecipano all’Academy avranno la possibilità di prendere parte ai concerti del festival.

Nella trasversalità disciplinare che contraddistingue l’Orfeo Week trova spazio anche La musica che cura, tre corsi che approfondiscono l’ambito della mindfulness e del self empowerment per adultiTra i docenti di questo percorso Gloria Campaner con La palestra delle emozioni (02.12), Dina Nerino con il Deep listening (28.11), Laura Affaba con Self consciousness tra corporeità e ascolto (26.11).

Raffaele Pe & La Lira di Orfeo 

Ensemble barocco fondato da Raffaele Pe, La Lira di Orfeo raccoglie alcuni dei migliori interpreti su strumenti antichi della nuova generazione e coinvolge musicologi, ricercatori, designer, videoartisti con cui propone programmi innovativi e nuove produzioni teatrali curate in una chiave estetica moderna. Dal Premio Abbiati del 2019 ai debutti internazionali a Londra, Berlino Vienna e Parigi l’ensemble si è confermato in pochi anni realtà di riferimento per questo repertorio.