ZORAIDA DI GRANATA: IL TITOLO DEL PROGETTO #DONIZETTI200 IN SCENA AL TEATRO SOCIALE

Dopo due secoli torna sul palcoscenico la rarità donizettiana nella versione del 1824

Alberto Zanardi sul podio dell’orchestra con strumenti antichi Gli Originali

L’allestimento, con la regia di Bruno Ravella, è coprodotto con il Festival di Wexford

Nel cast il tenore Konu Kim, il soprano Zuzana Marková nel ruolo del titolo e il mezzosoprano Cecilia Molinari

Prima del debutto Donizetti Talk alla Biblioteca Maie l’anteprima under 30

Teatro Sociale, Bergamo
sabato 9 novembre, ore 17 (Biblioteca “Angelo Mai” – Donizetti Talk)
mercoledì 13 novembre, ore 17 (anteprima under 30)
sabato 16 novembre, ore 20 (Turno A)
domenica 24 novembre, ore 15.30 (fuori abbonamento)
domenica 1 dicembre, ore 15.30 (Turno C)

Nel 2024, oltre a celebrare le dieci edizioni del Donizetti Opera, ricorre il bicentenario del debutto di Zoraida di Granata – primo grande successo del compositore bergamasco – andata in scena al Teatro Argentina di Roma in una prima versione nel 1822 e poi nel 1824, nella stesura che per la prima volta in tempi moderni viene riproposta a Bergamo, al Teatro Socialesabato 16 novembre alle ore 20 (repliche domenica 24 novembre e domenica 1° dicembre, ore 15.30). Si tratta naturalmente dell’opera scelta per il ciclo #donizetti200 che ogni anno propone nel programma festivaliero un titolo che compie i due secoli.

Il debutto di questa rarità sarà preceduta da un nuovo Donizetti Talk, sabato 9 novembre alle ore 17.00 alla Biblioteca Mai e poi al Teatro Sociale, a cura dell’Area scientifica del festival, che ha per tema appunto Zoraida di Granata e vedrà impegnati i musicologi Edoardo Cavalli e Paolo Fabbri e la partecipazione del direttore d’orchestra Alberto Zanardi e del regista Bruno Ravella. Il pubblico avrà poi la possibilità di accedere alle prove d’insieme dell’opera ed assistere in anteprima ad una scena della nuova produzione. Per partecipare è consigliata la prenotazione su www.donizettiopera.org.
Mercoledì 13 novembre alle ore 17.00 sarà invece il pubblico dei giovani a poter assistere all’opera grazie all’anteprima under 30, il cui biglietto ha un costo di 10 euro.

Zoraida di Granata, composta da Donizetti su libretto di Bartolomeo Merelli e – per la versione che debuttò al Teatro Argentina di Roma il 7 gennaio 1824 – di Jacopo Ferretti sarà proposta con un allestimento frutto della coproduzione con il Wexford Festival Opera che, lo scorso anno, ha presentato lo stesso titolo ma nella versione del 1822; in entrambi i casi l’edizione critica è stata curata da Edoardo Cavalli per la Fondazione Teatro Donizetti. Regista dello spettacolo è Bruno Ravella, nato a Casablanca con origini italiane e polacche, studi in Francia e adesso stabile a Londra; scene e costumi sono di Gary McCann. Il cast comprende Konu Kim (Almuzir, unico interprete in comune con il festival irlandese), Zuzana Marková (Zoraida), Cecilia Molinari, (Abenamet) e gli Allievi della Bottega Donizetti Tuty Hernàndez (Almanzor), Lilla Takács (Ines) e Valerio Morelli (Alì).

Sul podio Alberto Zanardi, giovane bacchetta cresciuta in questi anni “dietro le quinte” del festival, interprete nel 2023 del Piccolo compositore di musica, che sarà alla guida dell’orchestra di strumenti d’epoca Gli Originali. «Scorrendo i titoli riproposti con il progetto #donizetti200 – racconta Zanardi – questo è probabilmente il primo caso in cui Donizetti si rivela un interessante drammaturgo musicale e non soltanto un musicista. L’opera è palesemente scritta con una grande attenzione ai dettagli. Donizetti aveva chiaramente “fiutato” l’importanza della commissione romana e voleva “mettersi in mostra”, sfoggiare la sua abilità tecnica, far vedere il suo valore. Certo, resta magari qualche ingenuità, ma colpisce, per esempio, la capacità di sintesi che diventerà una caratteristica tipica del Donizetti adulto. Ci sono parti del libretto o anche della partitura che un musicista più inesperto avrebbe sviluppato, e che invece Donizetti risolve brevemente perché ha capito che non sono essenziali. Grande cura musicale e doti drammaturgiche: il segreto del successo di Zoraida è tutto qui».

Il regista Bruno Ravella – che vede fra le sue regie più recenti Ariadne auf Naxos per l’inaugurazione della Garsington Opera, dove aveva firmato anche Intermezzo e DerRosenkavalier messo in scena anche alla Irish National Opera e all’Opera di Santa Fe – così descrive l’ispirazione alla base dell’allestimento: «L’atmosfera in Zoraida è di grande paranoia e claustrofobia. Ho deciso che un modo di affrontare l’opera fosse evocare proprio questa atmosfera. Mi sono anche ricordato dell’assedio di Sarajevo del 1992-1996. L’ambientazione di Sarajevo, con la sua suggestiva architettura islamica, sembrava rendere questa analogia ancora più appropriata. Più precisamente, un edificio è subito diventato il cuore del nostro allestimento: la Biblioteca Nazionale e Universitaria della Bosnia ed Erzegovina, costruita per offrire una conoscenza completa della vita e della cultura dei popoli. La sua distruzione, avvenuta il 25 agosto 1992 durante l’assedio, ebbe un forte valore simbolico che risuona ancora oggi. La Biblioteca, come miniera di saperi, diventa un simbolo sia della resilienza della cultura sia della tragedia della sua distruzione».

Sostenitori, partner, sponsor
Fondamentale anche nel 2024 il sostegno di Comune di Bergamo, Ministero della Cultura, Fondazione Cariplo, Regione Lombardia, Camera di Commercio di Bergamo. E ancora del Main partner Allianz (membro Benemerito della Fondazione Teatro Donizetti). Con il sostegno di Intesa Sanpaolo, SIAD, KPMG, Polo Tematico Avantgarde, Rea Dalmine, Abilita. Sponsor Curnis / Rolex, Automha. Partner tecnici ATB e Claypaky. In collaborazione con il Politecnico delle Arti “G. Donizetti – G. Carrara”, la Fondazione Mia, Rotary Club Terra di San Marco, Opera Europa, Fedora. Media partner Unibg On Air.

Un ringraziamento speciale agli Ambasciatori di Donizetti e a tutti coloro che sostengono l’attività della Fondazione Teatro Donizetti tramite ArtBonus
A2A • ATB Mobilità • Sacbo • Uniacque
Il Maestro Siad
I capolavori Fine Foods
Le pietre miliari Alfaparf Group • Calfin • Curnis Gioielli 3C • Gruppo Rulmeca • IRE OMBA • Legami• Nuova Demi • OMB Valves
Le rarità 3V Eagle • Allegrini • Automha • Before Advisory • Beltrami Linen • Bodega G. & C. • Brembomatic Pedrali • Carba • Caseificio Defendi Luigi • Catellani & Smith • CRS Impianti • CX Centax • Dalmine • Diachem • Effegi • Ferretticasa • Flow Meter • FraMar • Fratelli Rota Nodari • Gemels • Gruppo Alimentare Ambrosini • Impresa Edile Stradale Artifoni • Intertrasport • Iterchimica • Levorato • Lovato Electric • LVF Valve Solutions • MA.BO. • Milestone • Montello • Neodecortech • Panestetic • Pellegrini • Persico • Polo Telematico Avantgarde • Qintesi • Revi4 • Ri.Gom.Ma • Sinergia • Stucchi Group • Studio Berta Nembrini Colombini & Associati • Trussardi Petroli • Zanetti
Hanno inoltre donato ANCE Associazione Nazionale Costruttori Edili Bergamo • Fecs • Rota Fumagalli Gioielleria

martedì 12 novembre, ore 17 (anteprima under 30)
venerdì 15 novembre, ore 20 (fuori abbonamento)
sabato23 novembre, ore 20 (fuori abbonamento – in opzione al Turno C)
giovedì 28novembre, ore 20 (Turno A)

mercoledì 13 novembre, ore 17 (anteprima under 30)
sabato 16 novembre, ore 20 (Turno A)
domenica 24 novembre, ore 15.30 (fuori abbonamento)
domenica 1 dicembre, ore 15.30 (Turno C)

Teatro Sociale, Bergamo

Zoraida di Granata
Melodramma eroico di Bartolomeo Merelli Jacopo Ferretti (versione rinnovata)
Musica di Gaetano Donizetti

Prima rappresentazione: Teatro Argentina, Roma, 7 gennaio 1824 (versione rinnovata)
Edizione critica a cura di Edoardo Cavalli © Fondazione Teatro Donizetti

Progetto #Donizetti200


Direttore Alberto Zanardi
Regia Bruno Ravella
Scene e costumi Gary McCann
Luci Daniele Naldi
Costumista collaboratrice Gabriella Ingram
Assistente alla regia Filippo Rotondo
Assistente alle scene Gloria Bolchini
Assistente alle luci Paolo Bonapace

Almuzir Konu Kim
Zoraida Zuzana Marková
Abenamet Cecilia Molinari
AlmanzorTutyHernàndez*
Ines Lilla Takács*
Alì Valerio Morelli*

*Allievi della Bottega Donizetti

Orchestra Gli Originali
Coro dell’Accademia Teatro alla Scala
Maestro del Coro Salvo Sgrò

Nuovo allestimento della Fondazione Teatro Donizetti
in coproduzione con il Wexford Festival Opera

Biglietteria
Piazza Cavour, 15 – Bergamo – T. 035 4160601/602/603 – martedì-sabato, ore 16-20
biglietteria@fondazioneteatrodonizetti.org
gruppi@fondazioneteatrodonizetti.org

Costo dei biglietti:
– Roberto Devereux e Don Pasquale: da 120 euro a 16 euro
– Zoraida di Granada: da 105 euro a 16 euro
– LU OpeRave: 25 euro

Carnet weekend
Tutti gli spettacoli di ciascun fine settimana con lo sconto del 25%
Carnet sabato
I biglietti per le opere in tre sabati diversi con lo sconto del 25%

Gli spettacoli nei giorni feriali avranno inizio alle ore 20 nei giorni feriali e alle ore 15.30 la domenica.

RICHARD JONES INAUGURA LA STAGIONE DELL’OPERA DI ROMA CON SIMON BOCCANEGRA DIRETTO DA MARIOTTI

 Protagonisti Luca Salsi, Eleonora Buratto, 

Michele Pertusi e Stefan Pop 

Dal 27 novembre al 5 dicembre al Teatro Costanzi

In occasione dello spettacolo esce il nuovo numero della rivista di attualità “Calibano” dedicato al potere 

È il grande regista inglese Richard Jones a firmare lo spettacolo che il 27 novembre inaugura la Stagione 2024/25 dell’Opera di Roma: Simon Boccanegra di Giuseppe Verdi. La nuova produzione, che segna il ritorno al Costanzi del regista dopo i successi de La dama di picche e Káťa Kabanová, vede impegnato sul podio il direttore musicale della Fondazione Capitolina Michele Mariotti.

Protagonisti Luca Salsi nel ruolo del titolo, Eleonora Buratto come Maria Boccanegra, Michele Pertusi nella parte del nobile Jacopo Fiesco, Stefan Pop nelle vesti di Gabriele Adorno, Gevorg Hakobyan come Paolo Albiani.

A firmare scene e costumi è Antony McDonald, mentre le luci sono di Adam Silverman. Coreografa per i movimenti mimici è Sarah Kate Fahie e maestro d’armi è Renzo Musumeci Greco

Orchestra e Coro, diretto da Ciro Visco, sono del Teatro dell’Opera di Roma. La serata inaugurale del 27 novembre è trasmessa da Rai Cultura in prima serata su Rai5 alle 21.15 e in diretta su Radio3 Rai alle 18.00. Repliche fino al 5 dicembre. 

Intrighi politici e scontri di classe, passioni irrisolte e bramosie di potere. La storia del primo doge di Genova, Simon Boccanegra, è per Verdi un dramma sulla crisi di un sistema politico, e sul tormento di un uomo diviso tra l’amore per la figlia e il compimento dei propri doveri istituzionali. Una tragedia in cui il mare, cornice onnipresente nell’opera, è sia sfondo di una Genova in tumulto sia riflesso dell’animo inquieto dei protagonisti. Verdi tornò sulla partitura più di vent’anni dopo l’insuccesso di una prima versione, rappresentata a La Fenice di Venezia nel 1857, in un momento di svolta delle proprie concezioni drammaturgiche.  

A interpretare la storia di Simon Boccanegra in questa nuova produzione per l’Opera di Roma è chiamato Richard Jones. Pluripremiato regista britannico – ha vinto nove Olivier Awards e due South Bank Show Awards – Jones lavora da più di trent’anni per i palcoscenici di tutto il mondo. Oltre a mettere in scena spettacoli nei principali teatri londinesi (Royal Opera House, English National Opera, National Theatre, Royal Shakespeare Company e Young Vic), ha collaborato con il MET di New York, i festival di Glyndebourne, Aix-en-Provence e Bregenz, l’Opéra di Parigi, Scala di Milano e, ancora negli Stati Uniti, per Broadway, il New York Public Theatre e il Park Avenue Armory Theatre. Nominato Regista dell’anno dalla rivista Opernwelt Magazine per il suo Giulio Cesare alla Bayerische Staatsoper di Monaco, è inoltre dal 2015 Commendatore dell’Ordine dell’Impero Britannico. Tra le produzioni premiate con gli Olivier Awards si ricordano Alcina (Royal Opera House), Hänsel und Gretel (Welsh National Opera) e Lady Macbeth del distretto di Mtsensk (Royal Opera House). Torna al Costanzi dopo aver messo in scena nel 2022 Kat’a Kabanova di Janacek, spettacolo vincitore di un South Bank Show Award. 

Sul podio sale invece il direttore musicale dell’Opera di Roma Michele Mariotti, che ha diretto il suo primo Simon Boccanegra nel 2007, a soli 28 anni, per l’apertura della stagione del Teatro Comunale di Bologna. Nel 2021, è tornato ad eseguire il titolo in forma di concerto, sempre con la stessa orchestra, al Festival Verdi di Parma. 

«Nel Simon Boccanegra di Verdi, amore e potere si trovano crudelmente schierati l’uno contro l’altro. – dice Mariotti – Da una parte la musica esprime un’atmosfera liquida, scura e inafferrabile proprio come gli intrighi del potere, dall’altra, per mezzo del canto isolato di un fagotto o delle oscillazioni cromatiche degli archi, ci commuove. Nel finale del primo atto, ad esempio, Verdi delinea un quadro di inaudita violenza: uno scontro tra patrizi e plebei che sarà interrotto solamente dal pianto del doge che va gridando ‘pace’ e ‘amore’. Ma in un mondo così bieco non c’è posto né per l’amore né per la pace, se non quella che Simon Boccanegra troverà nell’ultimo abbraccio con il mare, che diventerà così la sua tomba».

Premio Abbiati 2017 come Miglior Direttore d’orchestra, Mariotti è ospite regolare dei principali teatri italiani e internazionali, come la Wiener Staatsoper, la Royal Opera House, la Deutsche Oper Berlin, il Festival di Salisburgo e il MET di New York. Nella stagione 2024/25 della Fondazione Capitolina dirigerà la prima delle tre riprese di Tosca firmate da Alessandro Talevi per i 125 anni del capolavoro pucciniano (14 e 16 gennaio 2025), il dittico Suor Angelica/Il prigioniero (23 aprile – 2 maggio 2025), lo Stabat Mater per la regia di Romeo Castellucci (26 – 31 ottobre 2025) e due concerti sinfonici (8 dicembre 2024 e 22 marzo 2025). 

Protagonista sul palco nel ruolo del titolo il baritono Luca Salsi, già apprezzato Simon Boccanegra al Festival di Salisburgo nel 2019 e più recentemente alla Scala di Milano. Interprete di riferimento del repertorio verdiano, ha cantato nei principali teatri al mondo, tra i quali il MET di New York, la Royal Opera House e la Wiener Staatsoper. Torna al Costanzi dopo aver interpretato Michele ne Il Tabarro diretto da Mariotti nel 2022. Accanto a lui, nel ruolo di Maria Boccanegra, il soprano Eleonora Buratto, insignita del Premio Abbiati 2021 come Miglior Cantante e applauditissima Madama Butterfly nella Stagione 2022/23 dell’Opera di Roma. Al Costanzi ha già interpretato la figlia del doge nel 2012, ruolo che poi ha portato nel 2014 in tournée con l’Opera di Roma al Bunka Kaikan di Tokyo, entrambe lo volte sotto la direzione di Riccardo Muti. A cantare Jacopo Fiesco è invece il basso Michele Pertusi che, in questa veste, è già salito sui palchi di Vienna, Torino, Bologna e Parma. Il tenore Stefan Pop è invece Gabriele Adorno. Vincitore di due premi Operalia e di un Oscar della Lirica Young Generation, Pop torna sul palco della Fondazione Capitolina dopo aver cantato nel Requiem di Verdi diretto da Mariotti a febbraio 2023. Nei panni del filatore d’oro Paolo Albiani canta il baritono Gevorg Hakobyan, mentre il popolano Pietro è incarnato dal basso Luciano Leoni

Nelle repliche del 29 novembre, 1 e 4 dicembre, Simon Boccanegra è invece interpretato dal baritono Claudio Sgura, apprezzatissimo Scarpia nella recente produzione di Tosca al Caracalla Festival e di cui tornerà a rivestire i panni, a maggio all’Opera di Roma, nella ripresa di Alessandro Talevi; Maria Boccanegra da Maria Motolygina, soprano al suo debutto con la Fondazione Capitolina; Jacopo Fiesco da Dmitri Ulyanov, anche lui prima volta sul palco del Costanzi; Gabriele Adorno da Anthony Ciaramitaro, che torna all’Opera di Roma dopo aver interpretato Faust nel Mefistofele che ha inaugurato la Stagione 2023/24.  

La prima rappresentazione è prevista per mercoledì 27 novembre alle ore 18.00. Repliche venerdì 29 novembre (ore 20.00), sabato 30 novembre (ore 18.00), domenica 1 dicembre (ore 16.30), martedì 3 dicembre (ore 20.00), mercoledì 4 dicembre (ore 20.00), giovedì 5 dicembre (ore 20.00). Anteprima giovani domenica 24 novembre (ore 16.30). Lezione di opera con Giovanni Bietti sabato 16 novembre (ore 18.00). 

In occasione dello spettacolo inaugurale esce il quinto numero di “Calibano”, la rivista di attualità culturale dell’Opera di Roma realizzata in collaborazione con effequ che, pubblicata ogni quattro mesi, trae ispirazione dalle opere in cartellone per riflettere sul mondo di oggi. Il nuovo numero collega Simon Boccanegra al tema del potere e si interroga, con contributi che spaziano dalla nonviolenza politica all’antispecismo, dagli algoritmi alla seduzione dell’immagine televisiva, sulle molteplici forme che oggi questo assume. Tra le firme di questo numero Giancarlo De Cataldo, autore di una testimonianza sul potere visto dall’esperienza di un magistrato, e Andrea Tarabbia (Premio Campiello 2019), presente per l’occasione con un racconto inedito. 

Biglietti in vendita sul sito https://www.operaroma.it/ e al botteghino

Doppio appuntamento sinfonico in programma in Sala Zubin Mehta: venerdì 8 e sabato 9 novembre.

Venerdi alle ore 20 e sabato alle ore 18 la direttrice Glass Marcano sarà sul podio alla guida dell’Orchestra del Maggio. 

In cartellone, estratti da “West Side Story” e “Candide” di Leonard Bernstein e la celebre Sinfonia n. 9 “Dal nuovo mondo” di Antonín Dvořák.

Un doppio appuntamento sinfonico in programma al Teatro del Maggio: venerdì 8 novembre alle ore 20 e sabato 9 novembre alle ore 18 Glass Marcano – al suo debutto al Maggio e alla guida dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino – sul podio della Sala Zubin Mehta. La direttrice venezuelana si è formata nel formidabile programma di educazione musicale inventato da José Antonio Abreu, “El Sistema”, dove ha studiato direzione d’orchestra, ed è vincitrice di un premio speciale della giuria del prestigioso concorso “La maestra” organizzato dall’Orchestra Mozart di Parigi e dalla Philharmonie de Paris.  A fianco della direttrice, nella sezione del programma dedicata a Bernstein, il soprano Génesis Moreno, anch’essa al suo esordio al Maggio e recente vincitrice del primo premio al “IX Concorso Alfredo Kraus” di Las Palmas nel 2023. 

In apertura del concerto in entrambe le date, una serie di estratti da due delle più famose composizioni di Leonard Bernstein: le danze sinfoniche e il brano I feel pretty – preseda “West Side Story” – seguite dall’Ouverture e Glitter and be gay, estratte da “Candide”. Nell’esecuzione del brano I feel pretty protagoniste oltre a Moreno,  Letizia Bertoldi, soprano; Aloisia De Nardis, soprano, e il mezzosoprano Janetka Hosco.

“West Side Story”, opera composta da Bernstein su libretto di Arthur Laurents e parole di Stephen Sondheim, debuttò al National Theatre di Washington nell’agosto del 1957 e raccolse immediatamente un enorme successo di critica e di pubblico; ambientato nell’Upper West Side della New York della metà degli anni ‘50, racconta delle rivalità tra due bande di adolescenti: gli Sharks e i Jets. In questo clima di odio e rivalità, Tony, un ex Jets e miglior amico del loro capo, Riff, si innamora di Maria, la sorella di Bernardo, il leader degli Sharks. West Side Story segnò un punto di svolta nel teatro musicale e fu capace di trasformare il musical in un genere capace di affrontare tematiche sociali delicate e rilevanti, distaccandosi dal concetto di puro intrattenimento. 

“Candide” è un’operetta breve, in due atti, basata sull’omonima novella di Voltaire: il libretto originale del 1956 è firmato da Lillian Hellman ma dal 1974 spesso viene messa in scena con il libretto di Hugh Wheeler, più fedele al romanzo di Voltaire. L’opera racconta la storia di Candide, innamorato di Cunégonde, figlia del Barone del castello di Thunder-ten-tronckh in Westfalia dove sono cresciuti. Il dottor Pangloss, il loro tutore, insegna loro che tutto in questo mondo fa parte del piano universale di Dio. Dopo molte avventure tra gesuiti bellicosi e i saggi abitanti del mondo perduto di El Dorado, Candide torna a Venezia dove ritrova Cunégonde – da lui creduta morta –  ridotta a prostituirsi in un casinò. 

Candide si rende dunque conto che il mondo non è né buono né cattivo, ma è solo specchio di ciò che noi ne facciamo.

Chiude i concerti una delle più celebri composizioni di Antonín Dvořák, la Sinfonia n. 9 in mi minore op. 95, detta Dal nuovo mondo: scritta fra l’inverno del 1892 e il maggio dell’anno successivo, fu composta dal musicista boemo dopo il suo trasferimento a New York (da cui l’epiteto Dal nuovo mondo); la cultura locale infatti stimolò e arricchì il musicista che propose una sinfonia di matrice classica europea ma decisamente influenzata dalla musica autoctona americana: inoltre, non volendo che la sua opera fosse identificata come sinfonia americana, il titolo “Dal nuovo mondo” fu apposto dall’autore all’ultimo.

I concerti:

L’operetta comica in due atti Candide di Leonard Bernstein andò in scena per la prima volta al Colonial Theatre di Boston il 29 ottobre del 1956, fu poi ripresa l’anno seguente in forma di concerto fino a comparire successivamente in versioni sempre più diverse dall’originale. Ispirata all’omonimo romanzo di Voltaire, l’operetta è caratterizzata da un ritmo narrativo serrato e da un copioso reticolo di riferimenti a generi musicali eterogenei. Del resto la vicenda assai articolata e fantasiosa vede il protagonista Candide affrontare numerose peripezie in giro per il mondo. L’azione è ambientata inizialmente in Vestfalia, per poi passare a Lisbona e Parigi prima di far tappa nel Nuovo Mondo. Proprio a Parigi Candide ritrova Cunegonde, la fanciulla da lui amata e figlia del barone di Vestfalia, diventata nel frattempo l’amante di un ricco ebreo e di un arcivescovo cattolico che si dividono i suoi favori a giorni alterni. Nell’aria ‘Glitter and be gay’Cunegonde lamenta la propria condizione che la obbliga a ostentare una felicità solo di facciata. L’aria è costruita come una cavatina con tanto di cabaletta conclusiva in cui al sospiroso cantabile iniziale segue una brillante ed esuberante sezione in ritmo latino che impegna la protagonista in una lunga serie di passaggi di coloratura, spassosa e spumeggiante parodia della tradizione belcantistica italiana. L’ouverture di Candide, diventata uno dei brani più eseguiti del repertorio sinfonico di Bernstein, mescola invece alcuni dei temi più significativi dell’opera per concludersi con un trascinante crescendo.

West Side Story, il musical composto da Leonard Bernstein su libretto di Arthur Laurents e Stephen Sondheim con le coreografie di Jerome Robbins, debutta a Washington il 19 agosto 1957. Da lì approda a Broadway dove ottiene un successo strepitoso sancito da oltre settecento repliche e diventa uno dei titoli più amati e rappresentati ancora oggi. La storia è ambientata nell’Upper West Side di New York a metà anni Cinquanta. Due gangs rivali sono in lotta per la spartizione del territorio: i Jets e gli Sharks, giovani ribelli capaci di sfogare le loro frustrazioni solo con atti di violenza tra coetanei. In questo clima di odio e intolleranza sboccia la storia d’amore tra Tony e Maria. Appartenenti a bande rivali, Tony e Maria rappresentano il lato migliore di uno strato sociale allo sbando; sono gli unici a credere al potere travolgente e catartico dell’amore e i soli in grado di sognare un avvenire di pace. Come novelli Romeo e Giulietta nella giungla urbana newyorkese, i due giovani vivono un amore contrastato e destinato a concludersi in tragedia. Tra le più note e memorabili canzoni intonate nel corso del musical spicca ‘I feel pretty’, in cui Maria canta di sentirsi bella e felice proprio perché amata da un ragazzo meraviglioso, inconsapevole della disgrazia che sta per abbattersi sulla sua vita. La suite delle Danze sinfoniche fu invece realizzata per la New York Philharmonic Orchestra ed eseguita per la prima volta nel 1961 sotto la direzione di Lukas Foss. In essa sono riuniti – senza rispettare un ordine cronologico e senza soluzione di continuità – alcuni dei brani più famosi del musical. Dal Prologo, che proietta l’ascoltatore nelle strade della metropoli, alla sognante Somewhere, dall’agile Scherzo al trascinante Mambo, da Cha-cha e Meeting Scene, dove risuonail celebre tema di ‘Maria’, a Cool Fugue e Rumble. Alle reminiscenze del canto della protagonista femminile spetta infine il compito di chiudere la suite con un messaggio finale di speranza.

Composta durante il soggiorno americano nel 1893, laSinfonia n. 9 in mi minore op. 95 è l’ultima creatura sinfonica di Dvořák nonché la più famosa, anche per l’attraente sottotitolo ‘Dal nuovo mondo’ con cui è passata alla storia. Solo due anni prima il compositore boemo aveva accettato l’incarico di direttore del Conservatorio di New York, un’occasione imperdibile per consolidare anche oltre Oceano la sua gloriosa carriera, partita inizialmente in sordina ma poi sfociata in una lunga serie di riconoscimenti e trionfi internazionali, tra cui una laurea honoris causa all’Università di Cambridge. Nei tre anni trascorsi negli Stati Uniti Dvořák si appassionata alle tradizioni musicali autoctone, ascolta e studia gli spirituals della comunità afro-americana e i canti degli Indiani traendone poi ispirazione per la Sinfonia n. 9,in cui le numerose suggestioni che richiamano il folclore americano sono inglobate in un linguaggio sinfonico marcatamente europeo. Dvořák infatti guarda a quel ricco patrimonio musicale filtrandolo attraverso la sua sensibilità per creare una sinfonia di stampo classico vestita con abiti americani. La struttura è in quattro movimenti collegati tra loro da ritorni tematici e affinità motiviche che danno solidità all’impianto sinfonico, dove i seducenti temi messi in campo da Dvořák emergono da una scrittura raffinata e ricchissima di colori orchestrali. Un mix perfetto di forma classica e contenuto di ispirazione folclorica che ne ha decretato fin dall’esordio– il 16 dicembre 1893 alla Carnegie Hall con la New York Philharmonic diretta da Anton Seidl – un successo senza battute d’arresto.

La locandina:

Leonard Bernstein

Da West Side Story, danze sinfoniche

Prologue/”Somewhere/Scherzo/Mambo/Cha-cha/Meeting scene/

“Cool” (Fugue)/Rumble/Finale

Da West Side Story: “I feel pretty”

Génesis Moreno, soprano

Letizia Bertoldi, soprano | Aloisia De Nardis, soprano | Janetka Hosco, mezzosoprano

Leonard Bernstein

Candide, ouverture

Da Candide: “Glitter and be gay”

Génesis Moreno, soprano

Antonín Dvorák

Sinfonia n. 9 in mi minore op. 95, Dal nuovo mondo

Adagio. Allegro molto/ Largo/Molto vivace/Allegro con fuoco

Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino

Prezzi:

Settore D: 20€

Settore C: 35€

Settore B: 50€

Settore A: 70€

Durata complessiva 1 ora e 50 minuti circa

LA RIFLESSIONE DI BERNSTEIN SU PLATONE PER IL DEBUTTO DELLA VIOLINISTA KAREN GOMYO

Sul podio dell’OSN Rai sale Costantinos Carydis che dirige anche Koukos, Ives e Schumann 

Giovedì 7 novembre a Torino, su Radio3 e in live streaming su raicultura.it

Dopo i successi con grandi orchestre americane come la New York e la Los Angeles Philharmonic o la Pittsburg e la Chicago Symphony, e quelli con prestigiose compagini europee come l’Orchestra del Gewandhaus di Lipsia o quella di Santa Cecilia, debutta con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai la violinista Karen Gomyo, protagonista del concerto in programma giovedì 7 novembre alle 20.30 all’Auditorium Rai “Arturo Toscanini” di Torino, trasmesso in diretta su Radio3 e in live streaming sul portale di Rai Cultura. Replica venerdì 8 novembre alle 20.
Nata a Tokyo, ha iniziato la sua carriera musicale a Montréal e a New York, studiando con la leggendaria pedagoga Dorothy DeLay alla Julliard School. Apprezzata sia in ambito cameristico sia come solista, Gomyo possiede una rara capacità di connettersi profondamente con il pubblico, qualunque repertorio scelga di interpretare. Molto attenta nei confronti della musica contemporanea e particolarmente apprezzata anche come interprete dei tanghi di Astor Piazzolla, con l’Orchestra Rai propone la Serenade per violino, orchestra d’archi, arpa e percussioni dal Symposium di Platone di Leonard Bernstein, eseguita per la prima volta il 12 settembre 1954 alla Biennale di Venezia. «La Serenade ‒ disse l’autore ‒ non ha un programma letterario nonostante essa sia il frutto di una rilettura dell’affascinante dialogo di Platone, il Simposio. La musica, come il dialogo, è una serie di dichiarazioni di lode all’amore collegate tra loro, e in linea generale segue la forma del testo tramite la successione di diversi oratori al banchetto».
Sul podio torna Constantinos Carydis ‒ già protagonista ai BBC Proms, con l’Orchestra del Concertgebouw di Amsterdam, con quella quella della Bayerische Rundfunk e con la Filarmonica della Scala ‒ che in apertura di serata propone l’Adagio per orchestra d’archi del compositore greco Perikilis Koukos. Classe 1960, Koukos è allievo di Jannēs A. Papaiōannou ma ha sviluppato uno stile proprio, alla ricerca di un equilibrio tra la tonalità e le ricerche più avanguardistiche. L’Adagio per archi è estrapolato dalla sua cantata I Persiani, tratta da Eschilo e composta nel 1993 con uno stile altamente espressivo ed eloquente.
Il programma del concerto comprende anche Hymn: Largo cantabile S 84/1 di Charles Ives: un brano breve, pensato nel 1904 per quartetto ma poi destinato a un’orchestra d’archi, costruito basandosi su due inni presbiteriani, che il compositore conosceva bene avendo servito come organista diverse congregazioni religiose.
Chiude la serata la Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore op. 97 di Robert Schumann, scritta nel corso di un solo mese nel 1850 e ribattezzata “Renana”, in omaggio all’amata Renania, dove si era trasferito con la famiglia due anni prima.

I biglietti, da 9 a 30 euro, sono in vendita presso la biglietteria dell’Auditorium Rai di Torino e online sul sito dell’OSN Rai. Informazioni: 011.8104653 – biglietteria.osn@rai.it – www.osn.rai.it.

RICHARD JONES INAUGURA LA STAGIONE DELL’OPERA DI ROMA CON SIMON BOCCANEGRA DIRETTO DA MARIOTTI

 Protagonisti Luca Salsi, Eleonora Buratto, 

Michele Pertusi e Stefan Pop 

Dal 27 novembre al 5 dicembre al Teatro Costanzi

In occasione dello spettacolo esce il nuovo numero della rivista di attualità “Calibano” dedicato al potere 

È il grande regista inglese Richard Jones a firmare lo spettacolo che il 27 novembre inaugura la Stagione 2024/25 dell’Opera di Roma: Simon Boccanegra di Giuseppe Verdi. La nuova produzione, che segna il ritorno al Costanzi del regista dopo i successi de La dama di picche e Káťa Kabanová, vede impegnato sul podio il direttore musicale della Fondazione Capitolina Michele Mariotti.

Protagonisti Luca Salsi nel ruolo del titolo, Eleonora Buratto come Maria Boccanegra, Michele Pertusi nella parte del nobile Jacopo Fiesco, Stefan Pop nelle vesti di Gabriele Adorno, Gevorg Hakobyan come Paolo Albiani.

A firmare scene e costumi è Antony McDonald, mentre le luci sono di Adam Silverman. Coreografa per i movimenti mimici è Sarah Kate Fahie e maestro d’armi è Renzo Musumeci Greco

Orchestra e Coro, diretto da Ciro Visco, sono del Teatro dell’Opera di Roma.

La serata inaugurale del 27 novembre è trasmessa da Rai Cultura in prima serata su Rai5 alle 21.15 e in diretta su Radio3 Rai alle 18.00. Repliche fino al 5 dicembre. 

Intrighi politici e scontri di classe, passioni irrisolte e bramosie di potere. La storia del primo doge di Genova, Simon Boccanegra, è per Verdi un dramma sulla crisi di un sistema politico, e sul tormento di un uomo diviso tra l’amore per la figlia e il compimento dei propri doveri istituzionali. Una tragedia in cui il mare, cornice onnipresente nell’opera, è sia sfondo di una Genova in tumulto sia riflesso dell’animo inquieto dei protagonisti. Verdi tornò sulla partitura più di vent’anni dopo l’insuccesso di una prima versione, rappresentata a La Fenice di Venezia nel 1857, in un momento di svolta delle proprie concezioni drammaturgiche.  

A interpretare la storia di Simon Boccanegra in questa nuova produzione per l’Opera di Roma è chiamato Richard Jones. Pluripremiato regista britannico – ha vinto nove Olivier Awards e due South Bank Show Awards – Jones lavora da più di trent’anni per i palcoscenici di tutto il mondo. Oltre a mettere in scena spettacoli nei principali teatri londinesi (Royal Opera House, English National Opera, National Theatre, Royal Shakespeare Company e Young Vic), ha collaborato con il MET di New York, i festival di Glyndebourne, Aix-en-Provence e Bregenz, l’Opéra di Parigi, Scala di Milano e, ancora negli Stati Uniti, per Broadway, il New York Public Theatre e il Park Avenue Armory Theatre. Nominato Regista dell’anno dalla rivista Opernwelt Magazine per il suo Giulio Cesare alla Bayerische Staatsoper di Monaco, è inoltre dal 2015 Commendatore dell’Ordine dell’Impero Britannico. Tra le produzioni premiate con gli Olivier Awards si ricordano Alcina (Royal Opera House), Hänsel und Gretel (Welsh National Opera) e Lady Macbeth del distretto di Mtsensk (Royal Opera House). Torna al Costanzi dopo aver messo in scena nel 2022 Kat’a Kabanova di Janacek, spettacolo vincitore di un South Bank Show Award. 

Sul podio sale invece il direttore musicale dell’Opera di Roma Michele Mariotti, che ha diretto il suo primo Simon Boccanegra nel 2007, a soli 28 anni, per l’apertura della stagione del Teatro Comunale di Bologna. Nel 2021, è tornato ad eseguire il titolo in forma di concerto, sempre con la stessa orchestra, al Festival Verdi di Parma. 

«Nel Simon Boccanegra di Verdi, amore e potere si trovano crudelmente schierati l’uno contro l’altro. – dice Mariotti – Da una parte la musica esprime un’atmosfera liquida, scura e inafferrabile proprio come gli intrighi del potere, dall’altra, per mezzo del canto isolato di un fagotto o delle oscillazioni cromatiche degli archi, ci commuove. Nel finale del primo atto, ad esempio, Verdi delinea un quadro di inaudita violenza: uno scontro tra patrizi e plebei che sarà interrotto solamente dal pianto del doge che va gridando ‘pace’ e ‘amore’. Ma in un mondo così bieco non c’è posto né per l’amore né per la pace, se non quella che Simon Boccanegra troverà nell’ultimo abbraccio con il mare, che diventerà così la sua tomba».

Premio Abbiati 2017 come Miglior Direttore d’orchestra, Mariotti è ospite regolare dei principali teatri italiani e internazionali, come la Wiener Staatsoper, la Royal Opera House, la Deutsche Oper Berlin, il Festival di Salisburgo e il MET di New York. Nella stagione 2024/25 della Fondazione Capitolina dirigerà la prima delle tre riprese di Tosca firmate da Alessandro Talevi per i 125 anni del capolavoro pucciniano (14 e 16 gennaio 2025), il dittico Suor Angelica/Il prigioniero (23 aprile – 2 maggio 2025), lo Stabat Mater per la regia di Romeo Castellucci (26 – 31 ottobre 2025) e due concerti sinfonici (8 dicembre 2024 e 22 marzo 2025). 

Protagonista sul palco nel ruolo del titolo il baritono Luca Salsi, già apprezzato Simon Boccanegra al Festival di Salisburgo nel 2019 e più recentemente alla Scala di Milano. Interprete di riferimento del repertorio verdiano, ha cantato nei principali teatri al mondo, tra i quali il MET di New York, la Royal Opera House e la Wiener Staatsoper. Torna al Costanzi dopo aver interpretato Michele ne Il Tabarro diretto da Mariotti nel 2022. Accanto a lui, nel ruolo di Maria Boccanegra, il soprano Eleonora Buratto, insignita del Premio Abbiati 2021 come Miglior Cantante e applauditissima Madama Butterfly nella Stagione 2022/23 dell’Opera di Roma. Al Costanzi ha già interpretato la figlia del doge nel 2012, ruolo che poi ha portato nel 2014 in tournée con l’Opera di Roma al Bunka Kaikan di Tokyo, entrambe lo volte sotto la direzione di Riccardo Muti. A cantare Jacopo Fiesco è invece il basso Michele Pertusi che, in questa veste, è già salito sui palchi di Vienna, Torino, Bologna e Parma. Il tenore Stefan Pop è invece Gabriele Adorno. Vincitore di due premi Operalia e di un Oscar della Lirica Young Generation, Pop torna sul palco della Fondazione Capitolina dopo aver cantato nel Requiem di Verdi diretto da Mariotti a febbraio 2023. Nei panni del filatore d’oro Paolo Albiani canta il baritono Gevorg Hakobyan, mentre il popolano Pietro è incarnato dal basso Luciano Leoni

Nelle repliche del 29 novembre, 1 e 4 dicembre, Simon Boccanegra è invece interpretato dal baritono Claudio Sgura, apprezzatissimo Scarpia nella recente produzione di Tosca al Caracalla Festival e di cui tornerà a rivestire i panni, a maggio all’Opera di Roma, nella ripresa di Alessandro Talevi; Maria Boccanegra da Maria Motolygina, soprano al suo debutto con la Fondazione Capitolina; Jacopo Fiesco da Dmitri Ulyanov, anche lui prima volta sul palco del Costanzi; Gabriele Adorno da Anthony Ciaramitaro, che torna all’Opera di Roma dopo aver interpretato Faust nel Mefistofele che ha inaugurato la Stagione 2023/24.  

La prima rappresentazione è prevista per mercoledì 27 novembre alle ore 18.00. Repliche venerdì 29 novembre (ore 20.00), sabato 30 novembre (ore 18.00), domenica 1 dicembre (ore 16.30), martedì 3 dicembre (ore 20.00), mercoledì 4 dicembre (ore 20.00), giovedì 5 dicembre (ore 20.00). Anteprima giovani domenica 24 novembre (ore 16.30). Lezione di opera con Giovanni Bietti sabato 16 novembre (ore 18.00). 

In occasione dello spettacolo inaugurale esce il quinto numero di “Calibano”, la rivista di attualità culturale dell’Opera di Roma realizzata in collaborazione con effequ che, pubblicata ogni quattro mesi, trae ispirazione dalle opere in cartellone per riflettere sul mondo di oggi. Il nuovo numero collega Simon Boccanegra al tema del potere e si interroga, con contributi che spaziano dalla nonviolenza politica all’antispecismo, dagli algoritmi alla seduzione dell’immagine televisiva, sulle molteplici forme che oggi questo assume. Tra le firme di questo numero Giancarlo De Cataldo, autore di una testimonianza sul potere visto dall’esperienza di un magistrato, e Andrea Tarabbia (Premio Campiello 2019), presente per l’occasione con un racconto inedito. 

Biglietti in vendita sul sito https://www.operaroma.it/ e al botteghino

Info: https://www.operaroma.it/spettacoli/simon-boccanegra-2/

TCBO: L’OMAGGIO DI PINCHAS STEINBERG A SMETANA CON “MÁ VLAST” (LA MIA PATRIA)

Nel bicentenario della nascita del compositore boemo

Venerdì 8 novembre alle 20.30, Auditorium Manzoni

Segna una doppia ricorrenza legata a Bedřich Smetana e alla sua musica il 2024: duecento anni fa nasceva infatti il compositore ribattezzato “il padre della musica ceca” e centocinquant’anni fa vedeva la luce il suo brano più noto, Vltava (La Moldava), secondo dei sei poemi sinfonici che compongono Má Vlast (La mia patria). Ed è proprio questo ciclo completo ad essere proposto da Pinchas Steinberg alla guida dell’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, per il concerto della Stagione Sinfonica in programma venerdì 8 novembre alle 20.30 all’Auditorium Manzoni.

Ospite di prestigiose compagini come i Berliner Philharmoniker, la London Symphony Orchestra, l’Orchestre national de France, la Boston Symphony Orchestra e l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Steinberg ritorna sul podio del TCBO dopo aver diretto Il trovatore di Verdi che inaugurò la Stagione lirica nel 2019 e Madama Butterfly di Puccini nel 2020.

Divenuto l’emblema musicale dello spirito nazionale ceco e dei sentimenti indipendentisti del paese, all’epoca sotto la dominazione dell’Impero asburgico, Má Vlast fu completato da Smetana fra il 1874 e il 1879, mentre era già stato colpito dalla sordità. Dopo le esecuzioni singole in concerto dei sei poemi – I. Vyšehrad (Il castello alto), II. Vltava (La Moldava), III. Šárka, IV. Z českých luhů a hájů (Dai prati e dai boschi di Boemia), V. Tábor, VI. Blaník – il pubblico ascoltò finalmente il brano in versione integrale per la prima volta a Praga nel 1882, due anni prima della morte dell’autore: l’accoglienza fu trionfale. Smetana viene ricordato soprattutto perché è riuscito a coniugare nella sua musica l’anima della sua terra, utilizzando le melodie popolari che rimandano ai paesaggi, alla storia e alle tradizioni boeme, e il modello sinfonico europeo sulla scia di Hector Berlioz e Franz Liszt, compositore – quest’ultimo – che della celebre Moldava scrisse che sapeva esprimere «i sentimenti confusamente provati da tutti, frammentariamente disseminati nei cuori».

Main Partner della Stagione Sinfonica 2024 del Teatro Comunale di Bologna è Intesa Sanpaolo, grazie al cui sostegno sono inoltre aperte gratuitamente alle scuole gran parte delle prove generali dei concerti.

I biglietti - da 10 a 40 euro - sono in vendita online tramite Vivaticket e presso la biglietteria del Teatro Comunale (Largo Respighi, 1), dal martedì al venerdì dalle 12 alle 18 e il sabato dalle 11 alle 15; il giorno del concerto presso l’Auditorium Manzoni da 1 ora prima fino a 15 minuti dopo l’inizio dello spettacolo. 

Per ogni concerto della Stagione Sinfonica 2024 prosegue “Note a margine”, una rassegna di incontri con il pubblico che si tengono circa 30 minuti prima dell’inizio del concerto presso il foyer del bar dell’Auditorium Manzoni.

grande successo per la Tournée a Monte Carlo

Dieci minuti di applausi per i solisti, il direttore Giacomo Sagripanti, il Coro dell’Opéra de Monte-Carlo

e l’Orchestra dell’Opera Carlo Felice Genova

Grande successo mercoledì 30 ottobre per l’esecuzione de La rondine di Giacomo Puccini in forma di concerto all’Opéra de Monte-Carlo, primo appuntamento della Stagione monegasca per il quale è stata invitata l’Orchestra dell’Opera Carlo Felice Genova.

Dieci minuti di applausi nel teatro gremito in ogni ordine di posto hanno accolto al termine dell’esecuzione i solisti (in particolare Pretty Yende, interprete della protagonista Magda), il direttore Giacomo Sagripanti, il Coro dell’Opéra de Monte-Carlo e l’Orchestra dell’Opera Carlo Felice Genova.

Nelle settimane trascorse in preparazione di questo speciale invito, l’Opera Carlo Felice ha avuto il piacere di ospitare le prime letture d’orchestra e le prove italiane con i solisti, mentre a Monte Carlo si sono svolte le prove d’insieme con il Coro dell’Opéra.

La grande sinergia riscontrata in questo primo incontro ha aperto un dialogo su possibili nuove occasioni di collaborazione tra le due Istituzioni, che la Fondazione Teatro Carlo Felice auspica.

Dichiara il Sovrintendente: «Prosegue con grande successo il processo di internazionalizzazione dell’Opera Carlo Felice con il prestigioso invito giunto dall’Opera di Montecarlo. Dopo i recenti appuntamenti a New York e Muscat, si tratta di un’altra fondamentale tappa per il nostro Teatro, che affianca all’intensa attività in sede e all’apprezzata presenza sul territorio ligure lo sviluppo di relazioni internazionali con importanti Teatri d’Opera di diversi Paesi».

Domenica 3 novembre 2024, alle ore 17, Nicola Alaimo protagonista del concerto di canto dedicato a Gaetano Donizetti.

Sul podio della Sala Zubin Mehta – alla testa dell’Orchestra e del Coro del Maggio – il maestro Matteo Parmeggiani.

Il giorno dopo l’ultima recita del 2 novembre di Madama Butterfly che lo vede impegnato nella parte di Sharpless, domenica 3 novembre 2024 – in Sala Mehta, alle ore 17 – Nicola Alaimo è protagonista, insieme al maestro Matteo Parmeggiani e all’Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino, di un concerto dedicato a Gaetano Donizetti con l’esecuzione di arie e sinfonie del compositore bergamasco.

Il maestro del Coro del Maggio è Lorenzo Fratini.

Parlando del concerto, Nicola Alaimo ha sottolineando come abbia sempre sentito Gaetano Donizetti un compositore molto affine a sé: “Ho sempre considerato Donizetti un autore molto adatto alla mia vocalità e l’ideale connubio fra Rossini e Verdi. Il programma che presenteremo al pubblico del Maggio è ambizioso, scelto anche per promuove il disco che abbiamo inciso e che uscirà a breve, in cui troveremo arie più conosciute e alcune decisamente desuete come il Torquato Tasso o la Parisina. È ed è stato un progetto artistico davvero magnifico svolto insieme al Maggio Musicale Fiorentino. Il lavoro svolto insieme al maestro Parmeggiani è stato certosino, studiato nei minimi particolari che speriamo il pubblico possa apprezzare per ‘godersi’ un pomeriggio insieme alle musiche di questo magnifico compositore”.

Il maestro Matteo Parmeggiani ha sottolineato tutta la sua soddisfazione nel tornare al Maggio dopo poche settimane: “È per me un grandissimo piacere tornare al Maggio dopo il concerto insieme a Teresa Iervolino ed è un onore farlo insieme a Nicola Alaimo, all’Orchestra e – in quest’occasione – al Coro del Maggio, con cui collaboro per la prima volta. In questo concerto presentiamo il CD inciso insieme e abbiamo deciso di eseguire due sinfonie in un qual modo legate alla città di Firenze come Parisina d’Este e Rosmonda d’Inghilterra perché hanno entrambe la caratteristica di di essere state eseguite per la prima volta al Teatro della Pergola; sono arie di Donizetti meno conosciute ma estremamente interessanti. Abbiamo poi scelto la cavatina del Duca, in abbinamento con la sinfonia della Parisina d’Este e poi un’aria molto particolare del I Atto di Alahor in Granata, altra opera meno conosciuta ma altrettanto intrigante. Chiuderemo poi il concerto con l’intero III Atto del Torquato Tasso che vede un impegno molto importante da parte del baritono”.

In cartellone un programma volto alle composizioni di Gaetano Donizetti. Il concerto si apre con un brano tratto da Alahor in Granata, “Ombra del padre mio”: l’opera fu composta nel corso del 1825, durante il periodo in cui Donizetti era occupato a Palermo in qualità di “direttore della musica e compositore di nuove opere” e presentata per la prima volta al pubblico nel gennaio dell’anno successivo.  Segue, per cortesia della Fondazione Teatro Donizetti di Bergamo, la sinfonia d’apertura di Parisina, conosciuta anche con il titolo di Parisina d’Este, musicata da Donizetti tra il febbraio e il marzo del 1833, su libretto di Felice Romani, tratto dalla tragedia Parisina di George Gordon Byron e rappresentata per la prima volta al Teatro della Pergola di Firenze nel marzo del 1833. Sempre dalla Parisina è estratta la cavatina che segue, ossia “Che mi rechi? Per veder su quel bel viso… Dall’Eridano si stende”, parte del I atto che si concentra sulla duplicità del Duca di Ferrara Azzo, uno dei protagonisti della vicenda: egli è innamoratissimo della giovane moglie Parisina e preoccupato della pesante tristezza di lei che, d’altro canto, è legata all’altro protagonista della vicenda, Ugo, da un amore tenero e senza speranze.

La sinfonia d’apertura di Rosmonda d’Inghilterra, rappresentata per la prima volta nel febbraio del 1834 – anch’essa al Teatro della Pergola di Firenze – anticipa l’ultima parte del concerto, ossia l’Atto III del Torquato Tasso, nella revisione del responsabile dell’Archivio del Maggio Luca Giovanni Logi.

La locandina:

GAETANO DONIZETTI
Da Alahor in Granata: “Ombra del padre mio”
Parisina, sinfonia (per cortesia della Fondazione Teatro Donizetti Bergamo)
Da Parisina: “Che mi rechi? Per veder su quel bel viso… Dall’Eridano si stende”
Rosmunda d’Inghilterra, sinfonia
Torquato Tasso, atto III (revisione di Luca Giovanni Logi)

Nicola Alaimo
Baritono

Matteo Parmeggiani
Direttore

Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Maestro del Coro
Lorenzo Fratini

Prezzi:

Settore D: 20€; Settore C: 35€; Settore B: 50€; Settore A: 70€