Lo schiaccianoci di Pëtr Il’ič Čajkovskij inaugura la Stagione di Danza 24-25 del Teatro di San Carlo
Nuova coreografia firmata da Simone Valastro
per un classico del grande repertorio
Venerdì 20 dicembre 2024, ore 20:00
Fino a venerdì 3 gennaio 2025
La Stagione di Danza 2024-2025 del Teatro di San Carlo inaugura con Lo schiaccianoci di Pëtr Il’ič Čajkovskij. Torna al Lirico napoletano il grande classico della tradizione natalizia con una nuova coreografia a firma di Simone Valastro, già ballerino dell’Opéra de Paris, oggi coreografo di fama internazionale. L’allestimento sancarliano vede i costumi di Giusi Giustino con le scene di Nicola Rubertelli. Firma le luci Valerio Tiberi. Il video è di Alessandro Papa.
Prima rappresentazione in calendario venerdì 20 dicembre alle ore 20:00. Seguiranno sette repliche, fino a venerdì 3 gennaio 2025.
Impegnati Étoiles, Solisti e Corpo di Ballo del Teatro di San Carlo, sotto la direzione di Clotilde Vayer. Sul podio, alla guida dell’Orchestra del Massimo di Napoli, Matthew Rowe per la prima volta al San Carlo.
I protagonisti, Clara e il Principe, vedranno l’alternarsi di tre coppie: Claudia D’Antonio e Danilo Notaro danzeranno il 20, il 27 e il 29 dicembre.
Per le recite del 21 e del 28 dicembre, nonché del 2 gennaio, interpreteranno i due ruoli Anna Chiara Amirante e Alessandro Staiano.
Giorgia Pasini e Salvatore Manzo, infine, saranno protagonisti il 22 dicembre e il 3 gennaio.
Parteciperanno anche gli allievi della Scuola di Ballo, affidata ancora a Madame Vayer, e il Coro di Voci Bianche, diretto da Stefania Rinaldi.
Racconta Simone Valastro: «È stata una grande sfida, per me, perché finora non ho mai coreografato balletti classici. È la prima volta che mi confronto con una storia perché nei miei lavori, di solito, non cʼè oppure la costruisco io. Non mi sono neanche mai cimentato nella creazione contemporanea sulle punte, per esempio. È un linguaggio che non sento mi corrisponda perché è molto legato al balletto classico e voglio che rimanga così. Per Schiaccianoci ho dovuto superare questi ostacoli. E ho pensato, dunque, di creare un mix di stili. Riesco così a non tradire me stesso, portando un poʼ del “mio” linguaggio contemporaneo, ma i momenti più iconici – come la Danza dei Fiocchi di Neve o il Valzer dei Fiori – saranno puramente classici, sulle punte. Non cʼè creazione contemporanea lì: per me si tratta di un piccolo gioiello della danza classica che viene custodito così comʼè. Non ci sono, però, solo i due poli del classico e del contemporaneo. Ho voluto omaggiare la danza in ogni sua
forma proponendo una grande varietà di stili, soprattutto nel Divertissement del Secondo Atto. Per la serie di danze popolari – dalla spagnola allʼaraba, dalla cinese alla russa – non ho voluto farne unʼesagerazione caricaturale accentuando gli aspetti buffi. Ho voluto, invece, riscoprire le tradizioni dei diversi paesi e culture per riproporli, poi, a passo di danza.
La modernità del mio Schiaccianoci non è nella trasposizione o nello stravolgimento della storia: per me consiste nel far rivivere la danza classica in un contesto più attuale. E mi aiuterà anche la tecnologia delle videoproiezioni che supportano la drammaturgia, permettendo al pubblico di comprendere che tra il Primo e il Secondo Atto si va in un altro mondo, un mondo lontanissimo. Avremo sicuramente la fiaba perché non ho voluto cambiare il contesto di una storia così iconica: Clara resterà Clara, con il fratello Fritz, nella sua casa, nella notte di Natale… Trovo che stravolgere il contesto implica quasi sempre lʼindirizzarsi a un pubblico che già conosce la versione originale. Io vorrei invece raggiungere anche chi, magari, non ha mai ancora visto Lo schiaccianoci.»
Lo schiaccianoci debuttò nel dicembre 1892 al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo. Fu il direttore Ivan Aleksandrovič Vševoložkij a suggerire al compositore il soggetto, tratto dalla versione di Alexandre Dumas padre del racconto di Ernst Theodor Amadeus Hoffman, ritenuta meno concentrata sui misteri dell’inconscio infantile rispetto al testo originario. La coreografia fu commissionata a Marius Petipa, che ne poi lasciò la realizzazione a Lev Ivanovič Ivanov. Come ne La bella addormentata e Il lago dei cigni, la bellezza della coreografia incontra la straordinaria musica di Čajkovskij, una partitura raffinata ed evocativa che vive di propria autonomia e di interesse musicale.