Martina Franca (TA), 51° FESTIVAL DELLA VALLE D’ITRIA dal 18 luglio al 3 agosto 2025

Si terrà dal 18 luglio al 3 agosto 2025 la 51ª edizione del Festival della Valle d’Itria di Martina Franca (TA) che da quest’anno, per un triennio, viene curato dalla compositrice Silvia Colasanti. Organizzato dalla Fondazione Paolo Grassi, a far da scenario come di consueto al Festival, il Palazzo Ducale, la Basilica di San Martino, il Chiostro di San Domenico, luoghi storici e di grande bellezza della città barocca di Martina Franca, e le masserie del territorio pugliese, ricche di cultura e tradizioni secolari.

Rimanendo fedele alle scelte che hanno contraddistinto fin dal suo nascere il Festival, quali l’attenzione al repertorio belcantistico e il recupero di opere di raro ascolto, Silvia Colasanti aggiunge due segnali forti: il legame con l’attualità e con la società di oggi, e la presenza significativa della musica del XX e XXI secolo.

Tancredi di Rossini, Owen Wingrave di Britten e L’enfant et les sortilèges di Ravel sono le tre opere del

51° Festival della Valle d’Itria, in programma dal 18 luglio al 3 agosto a Martina Franca, nelle masserie e in altri luoghi di grande fascino del territorio pugliese.

la nuova edizione porta il titolo “Guerre e pace”,

fortemente radicata nella musica del XX e XXI secolo,

ma sempre fedele alle scelte storiche del Festival.

Alle opere si affiancano concerti – fra cui quello di Fabio Luisi che dirige la Quattordicesima Sinfonia di Šostakóvič -, incontri e approfondimenti con oltre venti appuntamenti in cartellone.

GUERRE E PACE

Titolo della presente edizione è “Guerre e pace”, ideata in un particolare momento storico in cui i due termini, declinati tanto al singolare quanto al plurale, si presentano oggi con insistenza nella vita di tutti i giorni. Tre le opere in programma – Tancredi di Gioachino Rossini con i due finali, la prima italiana di Owen Wingrave (1970) di Benjamin Britten, la rara esecuzione, a 100 anni dalla composizione, di L’enfant et les sortilèges di Maurice Ravel –, cui si affiancano concerti (quello sinfonico quest’anno propone la Quattordicesima Sinfonia di Šostakóvič con Fabio Luisi, direttore musicale del Festival), incontri, dialoghi con autori, per animare ogni giorno con oltre venti appuntamenti l’edizione del 2025. Completano la programmazione il progetto In Orbita, che porta la musica del festival nelle contrade martinesi, e un approfondimento sul tema di quest’anno, con il convegno di studi “Guerra e pace nell’opera”.

LE DICHIARAZIONI

Michele Punzi, presidente della Fondazione Paolo Grassi di Martina Franca, «nel 2024 il Festival della Valle d’Itria ha superato la “soglia psicologica” delle 50 edizioni, tagliando così un traguardo prestigioso, ma rendendo necessaria una riflessione sul futuro di questa manifestazione, che mantiene l’ambizione di essere punto di riferimento nella cultura italiana ed europea. A fianco al profondo rispetto per le nostre radici, abbiamo ritenuto necessario dare una visione di lungo periodo, quella di un Festival inclusivo e attento alla sostenibilità sociale e ambientale, che si evolve in simbiosi con il mondo che lo circonda. La storia del Festival della Valle d’Itria, la nostra storia, è connotata dal coraggio, dalla passione, dalla perseveranza e da tante idee rivoluzionarie; è il nostro DNA, i valori che portiamo dentro, la forza interiore che ci consente di credere, specie in questo momento, che alla bruttezza della violenza debba contrapporsi la bellezza dell’arte e della musica».

La direttrice artistica Silvia Colasanti ha parlato di un cartellone in cui convivono «memoria e futuro». «La relazione dell’arte di tutti i tempi con l’attualità e con la società di oggi, la presenza importante della musica del XX e XXI secolo: questi i due segnali forti che si vanno ad aggiungere alle caratteristiche che hanno da sempre contraddistinto il Festival della Valle d’Itria: far rivivere sulle scene opere poco rappresentate ed esplorare e riflettere sui percorsi compositivi e sulla storia delle opere. L’attualità, dunque, da una parte si specchierà nei capolavori del passato, dall’altra verrà raccontata con i suoni dagli autori del XX secolo e di oggi. Un’offerta artistica al servizio della cultura, uno spunto di riflessione sul presente, un modo di evidenziare come l’arte oltrepassi il tempo e come i grandi autori del passato più o meno recente, con diversi linguaggi, continuino a parlarci».

«La Regione Puglia è sostenitrice e socia del Festival della Valle d’Itria, condividiamo un progetto che è punta di diamante di un sistema culturale sempre più al centro del dibattito nazionale e internazionale», questo il commento di Aldo Patruno, Direttore generale settore turismo, economia cultura e valorizzazione territorio della regione Puglia. «Guardando al titolo Guerre e pace – ha aggiunto – non si può non pensare al ruolo di una regione geograficamente, economicamente e culturalmente al centro del Mediterraneo. Quella pugliese è una identità meticcia, fatta di contaminazioni, vocata all’accoglienza e alla costruzione di ponti. In un momento drammatico quale l’attuale, l’unica forma possibile di resistenza civile che la Puglia ha deciso di mettere in campo è quella della cultura e dell’apertura di ogni canale di dialogo possibile. Dal Festival viene un forte messaggio di pace, in cui la cultura è il più potente strumento per migliorare la qualità della vita dei popoli».

Sarà un festival «ambasciatore di pace e della bellezza di Martina e della Valle d’Itria», secondo Gianfranco Palmisano, sindaco del Comune di Martina Franca. «La 51^ edizione sta destando molto interesse sia per le scelte tematiche legate all’attuale momento storico sia per l’inizio della direzione artistica della compositrice Silvia Colasanti che sicuramente consentirà al nostro Festival di scrivere altre pagine di brillanti successi. Il Festival con l’energia positiva del linguaggio universale della musica, quest’anno, punta a valorizzare un ideale di pace e di dialogo. E, come sempre, l’energia e la bellezza della musica si fonderanno in uno splendido connubio con il fascino e l’unicità del territorio di Martina e della Valle d’Itria, regalando emozioni uniche. Dal palcoscenico nell’atrio di Palazzo Ducale e dagli eventi musicali a cui faranno da cornice antichi chiostri e masserie, quest’anno, partirà un forte messaggio contro ogni guerra e ogni divisione».

LE OPERE

Ad inaugurare il Festival, venerdì 18 luglio (ore 21) nel cortile di Palazzo Ducale, sarà Tancredi di Gioachino Rossini (repliche 26, 29 luglio e 2 agosto, ore 21). Un’opera in cui la guerra militare sullo sfondo e la guerra d’amore, scatenata da incomprensioni e sospetti fra i personaggi principali, scandiscono l’incedere di un’opera che ha segnato uno dei primi grandi successi del Cigno di Pesaro, che la compose poco più che ventenne. Opera che torna a splendere a Martina Franca 49 anni dopo aver inaugurato il Festival della Valle d’Itria nel 1976. Per l’occasione verranno eseguiti i finali sia della prima versione composta per il Teatro La Fenice di Venezia e andata in scena il 6 febbraio 1813, sia della versione per il Teatro comunale di Ferrara, rappresentata il 21 marzo 1813 con il finale tragico anziché lieto come nella versione originale. Ascoltare i due finali nella stessa recita permetterà di seguire il processo compositivo all’origine di uno dei capolavori giovanili del pesarese; edizione di riferimento sarà quella di Philip Gossett per la Fondazione Rossini. A dirigere l’Orchestra dell’Accademia del Teatro alla Scala, formazione che accoglie i più promettenti e talentuosi musicisti da tutto il mondo,sarà Sesto Quatrini, nato professionalmente al Festival della Valle d’Itria, per il quale ha già diretto diverse produzioni. Firma la regia Andrea Bernard, giovane talento affermatosi nei principali teatri italiani ed europei, insignito nel 2024 del Premio Abbiati per la regia. Nel ruolo del titolo, un nome di riferimento del repertorio belcantistico, il mezzosoprano Anna Goryachova, affiancata dal soprano Francesca Pia Vitale (Amenaide), il tenore Dave Monaco (Argirio), il basso Adolfo Corrado (Orbazzano) e il mezzosoprano Giulia Alletto (Roggiero) per un cast di indubbio valore; Luigi Leo dirige L.A. Chorus, Lucania & Apulia Chorus.

Un forte messaggio pacifista arriva dalla seconda opera in programma, alla sua prima esecuzione italiana, a oltre cinquant’anni dalla composizione. Owen Wingrave di Benjamin Britten, in scena a Palazzo Ducale il 27 luglio (repliche 30 luglio e 3 agosto, ore 21), venne scritta nel 1970 negli anni in cui imperversava la guerra del Vietnam, contro la quale il musicista britannico prese una posizione ferma e irrevocabile. L’opera venne commissionata dalla BBC per la televisione e due anni dopo rappresentata al Covent Garden. Daniel Cohen,direttore musicale dello Staatstheater di Darmstadt dal 2018, presente nei cartelloni europei spesso in titoli poco eseguiti, guida l’Orchestra dell’Accademia del Teatro alla Scala. La regia è di Andrea De Rosa, nome affermato sia nella prosa che nel teatro lirico, al suo debutto al Festival di Martina Franca. Le voci principali saranno quelle del baritono Aeneas Humm nel ruolo del protagonista, il tenore Ruairi Bowen (Lechmere), il soprano Charlotte-Anne Shipley (Miss. Wingrave) e il mezzosoprano Sharon Carty (Kate Julian), tutti specializzati nel repertorio inglese, affiancati da alcuni giovani cantanti selezionati dall’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti” (Lucia Peregrino, Chiara Boccabella, Simone Fenotti e Chenghai Bao). Sul palco, coinvolgendo le giovani forze del territorio, il Coro di voci bianche della Fondazione Paolo Grassi, diretto da Angela Lacarbonara.

Per entrambe le opere a Palazzo Ducale le scene sono di Giuseppe Stellato e i costumi di Ilaria Ariemme.

Opera di raro ascolto in Italia, L’enfant et les sortilèges di Maurice Ravel nasceva 100 anni fa. La fantaisie lyrique su versi di Colette, dalla scrittura musicale moderna e innovativa e fra i capolavori della prima metà di Novecento, viene messa in scena, nella versione cameristica di Didier Puntos, nel Chiostro di San Domenico il 19 luglio (repliche 21, 24, 28 luglio, ore 21). Il progetto coinvolge anche L.A. Chorus, Lucania & Apulia Chorus (maestro del coro Luigi Leo)e il Coro di voci bianche della Fondazione Paolo Grassi diretto da Angela Lacarbonara. Alla produzione dell’opera viene affiancata un’attività di laboratori didattici nelle scuole, per rendere partecipe un pubblico di giovanissimi, guidata dalla regista Rita Cosentino (già apprezzata in Aladino e la lampada magica di Rota nel Festival del 2024). Dirige l’ensemble strumentale Myriam Farina, già assistente di Fabio Luisi, mentre il cast sarà interamente formato dalle voci dell’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti”,scene e costumi dell’illustratrice martinese Francesca Cosanti.

CONCERTI E INCONTRI

I concerti, che si alternano alle opere, vedranno la partecipazione di figure del mondo culturale non prettamente musicale, approfondendo il tema del Festival, “Guerre e pace”, attraverso la storia, passata e presente, e in tutte le sue declinazioni, dalla letteratura alla musica, con programmi di raro ascolto e alcune novità.

Irrompe con tutta la sua drammaticità la Sinfonia n. 14 per soprano, basso, archi e percussioni op. 135 di Dmitrij Šostakóvič, scritta nel 1969 sui testi di García Lorca, Apollinaire, Küchelbecker e Rilke e dedicata a Britten. L’appuntamento èa Palazzo Ducale il 1° agosto (ore 21)per il tradizionale concerto sinfonico. Il direttore musicale del Festival Fabio Luisi guida l’Orchestra dell’Accademia del Teatro alla Scala in una delle più originali e personali partiture del compositore sovietico, di cui nel 2025 ricorrono i 50 anni della morte. Voci soliste il soprano Lidia Fridman e il basso Adolfo Corrado.

Il concerto sacro di quest’anno, nella Basilica di San Martino (23 luglio, ore 21), sarà con l’Orchestra della Magna Grecia diretta da Maurizio Lomartire, in un programma che si sofferma su pagine di forte impronta spirituale del Novecento musicale: ancora un omaggio a Britten con le Les Illuminations, cui si affianca Silouan’s Song di Arvo Pärt, su un testo religioso in russo, e le rare esecuzioni di brani di Silvestrov, Rautavaara e altri autori, cui si aggiunge una prima assoluta, commissione del Festival, di Davide Tramontano, Cantus Antiquus, Novus Amor, per soprano e orchestra omaggio a Giovanni Pierluigi da Palestrina nel cinquecentenario della nascita, su testo dalle Confessiones di Sant’Agostino.

I Concerti del Sorbetto,nei chiostri di San Domenico e del Carmine di Martina Franca, saranno l’occasione per una lettura più completa e stimolante sulle opere in programma, veicolati da tre figure del mondo culturale che offriranno il loro personale sguardo. Sandro Cappelletto, musicologo e giornalista, in L’altro Ravel presenta alcuni lavori liederistici del compositore francese (20 luglio, ore 18). In L’altro Tancredi Ilaria Narici, musicologa e direttrice scientifica della Fondazione Rossini, racconta dei brani musicali non inclusi nel Tancredi del Festival (26 luglio, ore 18). Con L’altro Britten Alessandro Macchia, autore della prima monografia italiana sul musicista inglese, introduce una selezione di Songs di Britten (2 agosto, ore 18). Per tutti e tre i concerti, protagoniste le voci dell’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti”.

Fra le novità di quest’anno, spicca “In-chiostro: tra note e parole”. Ospiti quattro figure di cultura che dialogano con la musica attorno al tema della guerra e della pace trattato in diversi aspetti, in alcuni chiostri barocchi di Martina Franca e masserie del territorio. Si parte con Lucrezia Ercoli, docente, giornalista e direttrice di Popsophia, che nel concerto Musica Degenerata parla di “arte degenerata”, con la musica, da Weill a Webern, eseguita dal Quartetto Adorno (20 luglio, ore 21). Stesso quartetto, cui si aggiunge la pianista Viviana Lasaracina, per l’incontro di Paolo Nori, scrittore e traduttore, che nel concerto Guerre e Paci racconta di come i grandi autori russi (Tolstoj, Dostoevskij) ci parlano della guerra e della pace (22 luglio, ore 21). Bianca Sorrentino, scrittrice e studiosa del mondo classico, si occupa del rapporto tra il mito e le arti contemporanee, introducendo La guerra ha volto di donna, concerto con musiche di autori classici e una prima esecuzione assoluta di Paolo Marzocchi, con gli artisti dell’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti” e il pianista Luca Gorla (25 luglio, ore 21). Il barocco è protagonista dell’incontro di Luca Della Libera, docente e musicologo, fra i massimi studiosi di Alessandro Scarlatti, che in Combattuti miei pensieri tratta il tema della guerra nella musica del grande compositore barocco, di cui ricorre il tricentenario della morte; con i cantanti dell’Accademia “Rodolfo Celletti” e l’Ensemble De Finibus Terrae (31 luglio, ore 21).

Infine, con il ciclo “Trame in musica. Incontri d’autore in Valle d’Itria”, nelle storiche masserie e chiese del territorio pugliese, e nei chiostri di Martina Franca, quattro incontri fra parole e musica, con gli stessi artisti e autori di “In-chiostro” nella presentazione di recenti pubblicazioni: Lo spettacolo del male di Lucrezia Ercoli (19 luglio), Chiudo la porta e urlo di Paolo Nori (23 luglio), Pensare come Medea di Bianca Sorrentino (24 luglio) e il libro di prossima pubblicazione sulle Lettere della famiglia Scarlatti di Luca Della Libera (30 luglio).

IL PROGRAMMA COMPLETO

51° Festival della Valle d’Itria

“Guerre e pace”

Martina Franca, 18 luglio – 3 agosto 2025

OPERE

18 ▪ 26 ▪ 29 LUGLIO / 2 AGOSTO · ore 21

PALAZZO DUCALE, MARTINA FRANCA

TANCREDI

di Gioachino Rossini

melodramma eroico in due atti su libretto di Gaetano Rossi

edizione critica a cura di Philip Gossett della Fondazione Rossini di Pesaro

(Casa Ricordi)

Esecuzione con il finale della prima versione per il Teatro La Fenice di Venezia (6 febbraio 1813) e a seguire della versione per il Teatro comunale di Ferrara (21 marzo 1813)

Direttore Sesto Quatrini

Regia Andrea Bernard

Scene Giuseppe Stellato

Costumi Ilaria Ariemme

Light designer Pasquale Mari

Tancredi Anna Goryachova

Amenaide Francesca Pia Vitale

Argirio Dave Monaco

Orbazzano Adolfo Corrado

Roggiero Giulia Alletto

Orchestra dell’Accademia del Teatro alla Scala

L.A. Chorus, Lucania & Apulia Chorus

(Luigi Leo maestro del coro)

*

27 ▪ 30 LUGLIO / 3 AGOSTO · ore 21

PALAZZO DUCALE, MARTINA FRANCA

OWEN WINGRAVE

di Benjamin Britten

Television Opera in due atti su libretto di Myfanwy Piper, da un racconto di Henry James

(Edizione Faber Music)

Direttore Daniel Cohen

Regia Andrea De Rosa

Scene Giuseppe Stellato

Costumi Ilaria Ariemme

Light designer Pasquale Mari

Owen Wingrave Aeneas Humm

Spencer Coyle Kristian Lindroos

Lechmere Ruairi Bowen

Miss Wingrave Charlotte-Anne Shipley

Mrs Coyle Lucia Peregrino

Mrs Julian Chiara Boccabella

Kate Julian Sharon Carty

General Sir Philip Wingrave Simone Fenotti

Narrator Chenghai Bao

Orchestra dell’Accademia del Teatro alla Scala

Coro di voci bianche della Fondazione Paolo Grassi

(Angela Lacarbonara maestro del coro)

prima rappresentazione italiana

*

19 ▪ 21 ▪ 24 ▪ 28 LUGLIO · ore 21

CHIOSTRO DI SAN DOMENICO, MARTINA FRANCA

L’ENFANT ET LES SORTILÈGES

di Maurice Ravel

fantaisie lyrique in due parti su versi di Sidonie-Gabrielle Colette

Adattamento per voci, flauto, violoncello e pianoforte a quattro mani di Didier Puntos

(Durand Editions Musicales)

Direttrice Myriam Farina

Regia Rita Cosentino

Scene e costumi Francesca Cosanti

Artisti dell’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti”

Giulio Francesconi flauto

Federica Del Gaudio violoncello

Anastasia e Liubov Gromoglasova pianoforte

L.A. Chorus, Lucania & Apulia Chorus

(Luigi Leo maestro del coro)

Coro di voci bianche della Fondazione Paolo Grassi

(Angela Lacarbonara maestro del coro)

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CONCERTI E INCONTRI

23 LUGLIO · ore 21

BASILICA DI SAN MARTINO, MARTINA FRANCA

CONCERTO SACRO

Maurizio Lomartire direttore

Orchestra della Magna Grecia

musica di Britten, Pärt, Silvestrov, Tavener, Rautavaara, Tramontano*

* prima esecuzione assoluta

AGOSTO · ore 21

PALAZZO DUCALE, MARTINA FRANCA

CONCERTO SINFONICO

Šostakóvič, Sinfonia n. 14 per soprano, basso, archi e percussioni op. 135

Fabio Luisi direttore

Lidia Fridman soprano

Adolfo Corrado basso

Orchestra dell’Accademia del Teatro alla Scala

*

IN-CHIOSTRO: TRA NOTE E PAROLE

Dialoghi sulla guerra e sulla pace

20 LUGLIO · ore 21

CHIOSTRO DI SAN DOMENICO, MARTINA FRANCA

Musica degenerata

riflessioni di Lucrezia Ercoli

Quartetto Adorno

Edoardo Zosi violino
Liù Pelliciari violino

Benedetta Bucci viola
Francesco Stefanelli violoncello

Musiche di Korngold, Schulhoff, Weill, Webern

22 LUGLIO · ore 21

MASSERIA PALESI, MARTINA FRANCA

Guerre e paci

Riflessioni di Paolo Nori

Quartetto Adorno

Edoardo Zosi violino
Liù Pelliciari violino

Benedetta Bucci viola
Francesco Stefanelli violoncello

Viviana Lasaracina pianoforte

Musiche di Schnittke, Šostakovič, Silvestrov

25 LUGLIO · ore 21

CHIOSTRO DEL CARMINE, MARTINA FRANCA

La guerra ha volto di donna

Riflessioni di Bianca Sorrentino

Artisti dell’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti”

Musiche di Fauré, Strauss, Gluck, Manfroce, Marzocchi*

* prima esecuzione assoluta

31 LUGLIO · ore 21

CHIOSTRO DEL CARMINE, MARTINA FRANCA

Combattuti miei pensieri

Riflessioni di Luca Della Libera

Ensemble De Finibus Terrae

Artisti dell’Accademia di Belcanto “Rodolfo Celletti”

Musiche di A. Scarlatti

*

CONCERTI DEL SORBETTO

20 LUGLIO · ore 18

CHIOSTRO DI SAN DOMENICO, MARTINA FRANCA

L’altro Ravel

con Sandro Cappelletto

e la partecipazione degli Artisti dell’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti”

musiche di Ravel

26 LUGLIO · ore 18

CHIOSTRO DEL CARMINE, MARTINA FRANCA

L’altro Tancredi

con Ilaria Narici

e la partecipazione degli Artisti dell’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti”

musiche di Rossini

2 AGOSTO · ore 18

CHIOSTRO DEL CARMINE, MARTINA FRANCA

L’altro Britten

con Alessandro Macchia

e la partecipazione degli Artisti dell’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti”

musiche di Britten

*

TRAME IN MUSICA

Incontri d’autore in Valle d’Itria 

19 LUGLIO · ore 19

CHIOSTRO DELLE AGOSTINIANE, MARTINA FRANCA

Lucrezia Ercoli – Lo spettacolo del male

con la partecipazione di Quartetto Adorno

musiche di Zemlinsky

23 LUGLIO· ore 19

CHIOSTRO DEL CARMINE, MARTINA FRANCA

Paolo Nori – Chiudo la porta e urlo

con la partecipazione di Quartetto Adorno

musiche di Šostakóvič

24 LUGLIO· ore 21

LEONARDO TRULLI RESORT, LOCOROTONDO

Bianca Sorrentino – Pensare come Medea

con la partecipazione degli Artisti dell’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti”

musiche di autori vari

30 LUGLIO· ore 21

CHIESA MADRE SAN NICOLA, CISTERNINO

Luca Della Libera – Le lettere di Scarlatti

con la partecipazione dell’Ensemble De Finibus Terrae

e degli Artisti dell’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti”

musiche di A. Scarlatti e altri autori barocchi

*

APPROFONDIMENTI

GUERRA E PACE NELL’OPERA

CONVEGNO DI STUDI

29 LUGLIO · ore 11 – 17

AUDITORIUM DELLA FONDAZIONE PAOLO GRASSI, MARTINA FRANCA

Fondazione Paolo Grassi di Martina Franca

in collaborazione con l’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”

coordinamento scientifico di Giovanni Dotoli

Interventi di Luca Aversano, Giovanni Dotoli, Jacopo Pellegrini,

Mathilde Robin, Fiorella Sassanelli, Arthur Tommassin

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IN ORBITA

IL FESTIVAL TRA PIAZZE E CONTRADE

MARTINA FRANCA · ore 21

11 LUGLIO Contrada San Paolo

12 LUGLIO Via San Michele (Parrocchia Regina Mundi)

CHI CUCINA? ROSSINI!

commedia musicale per due cantattori e pianoforte

idea e testi di Alex Cerantola e Laura Basso

musiche di Rossini

(adattamenti e trascrizioni di A. Cerantola)

Gioachino Rossini Alex Cerantola

Berta Laura Basso

Andrea Corazzin pianoforte

in collaborazione con Fenice Education – Venezia

MARTINA FRANCA · ore 21

13 LUGLIO Villa del Carmine

QUINTETTO D’OTTONI DEL TEATRO ALLA SCALA

Francesco Tamiati tromba

Marco Toro tromba

Giovanni Emanuele Urso corno

Daniele Morandini trombone

Javier Castaño Medina tuba

Musiche di Dukas, Mascagni, Rossini, Puccini, Gershwin, Bernstein

MARTINA FRANCA · ore 21

11 · 12 · 13 LUGLIO Centro storico

FLASHMOB

Con gli Artisti dell’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti”

CALENDARIO CRONOLOGICO

venerdì 18 luglio ore 21                     Palazzo Ducale                      Tancredi (inaugurazione)

sabato 19 luglio ore 19                       Chiostro delle Agostiniane    Trame in musica (Ercoli)

sabato 19 luglio ore 21                       Chiostro di San Domenico    L’enfant et les sortilèges (prima)

domenica 20 luglio ore 18                 Chiostro di San Domenico    Concerto Sorbetto I (Ravel)

domenica 20 luglio ore 21                  Chiostro di San Domenico    In-chiostro I (Ercoli)

lunedì 21 luglio ore 21                       Chiostro di San Domenico    L’enfant et les sortilèges

martedì 22 luglio ore 21                    Masseria Palesi                       In-chiostro II (Nori)

mercoledì 23 luglio ore 19                 Chiostro del Carmine            Trame in musica II (Nori)

mercoledì 23 luglio ore 21                 Basilica di San Martino         Concerto sacro

giovedì 24 luglio ore 21                     Leonardo Trulli Resort          Trame in musica III (Sorrentino)

                                                           (Locorotondo)

giovedì 24 luglio ore 21                     Chiostro San Domenico        L’enfant et les sortilèges

venerdì 25 luglio ore 21                     Chiostro del Carmine            In-chiostro III (Sorrentino)

sabato 26 luglio ore 18                       Chiostro del Carmine            Concerto Sorbetto II (Rossini)

sabato 26 luglio ore 21                       Palazzo Ducale                      Tancredi

domenica 27 luglio ore 21                  Palazzo Ducale                      Owen Wingrave (prima)

lunedì 28 luglio ore 21                       Chiostro San Domenico        L’enfant et les sortilèges

martedì 29 luglio ore 21                    Palazzo Ducale                      Tancredi

mercoledì 30 luglio ore 21                 Chiesa S. Nicola (Cisternino) Trame in musica IV (Della Libera)

mercoledì 30 luglio ore 21                 Palazzo Ducale                      Owen Wingrave

giovedì 31 luglio ore 21                     Chiostro del Carmine             In-chiostro IV (Della Libera)

venerdì 1° agosto ore 21                    Palazzo Ducale                      Concerto sinfonico/Šostakóvič/Luisi

sabato 2 agosto ore 18                       Chiostro del Carmine            Concerto Sorbetto III (Britten)

sabato 2 agosto ore 21                       Palazzo Ducale                      Tancredi

domenica 3 agosto ore 21                  Palazzo Ducale                      Owen Wingrave

ALTRI EVENTI

venerdì 11 luglio ore 21                 C/da San Paolo                   In Orbita

sabato 12 luglio ore 21                    Parrocchia Regina Mundi  In Orbita

domenica 13 luglio ore 21              Villa del Carmine              

  In Orbita

martedì 29 luglio ore 11 – 17        

  Fondazione Paolo Grassi   Guerra e pace nell’opera

Myung-Whun Chung dirige la Resurrezione di Mahler al Teatro La Fenice

Ancora un concerto di grande coinvolgimento musicale ed emotivo è in programma alla Fenice per celebrare la Pasqua: pochi giorni dopo la Matthäus-Passion di Bach diretta da Ton Koopman, stavolta sarà con la Resurrezione di Gustav Mahler, magistralmente interpretata da Myung-Whun Chung, che la Fenice festeggerà il Venerdì Santo e le festività pasquali.

La Sinfonia n. 2 in do minore, denominata appunto Resurrezione, per soprano, contralto, coro misto e orchestra sarà eseguita dal pluripremiato maestro sudcoreano alla testa di Orchestra e Coro del Teatro La Fenice, con la partecipazione del soprano Louise Alder e del contralto Danbi Lee. Maestro del Coro Alfonso Caiani.

Due le repliche in programma al Teatro La Fenice, nell’ambito della Stagione Sinfonica 2024-2025 ed entrambe fuori abbonamento: venerdì 18 aprile 2025 ore 20.00 e sabato 19 aprile ore 17.00.

Composta fra il 1888 (il primo movimento, composto di slancio), il 1893 (secondo, terzo e quarto movimento) e il 1894 (il Finale), la Sinfonia n. 2 in do minore per soprano, contralto, coro misto e orchestra, denominata Resurrezione, occupò Gustav Mahler (1860-1911) per lungo tempo, nella ricerca di una soluzione formale che potesse racchiudere insieme una tensione utopica portatrice di un messaggio di laica ‘redenzione’ e la complessità ed eterogeneità di un intero mondo personale e collettivo evocato con visionaria intensità. Il grandioso e lacerato primo movimento, intitolato inizialmente Totenfeier (Rito funebre), si collega idealmente all’ultimo, che incorpora, in un’amplissima struttura ispirata alla forma-sonata, l’intervento di coro, soprano e contralto sul testo – rielaborato dallo stesso Mahler – dell’ode Auferstehung (Resurrezione) di Friedrich Gottlieb Klopstock.

Al centro di questa dinamica ispirata allo schema ‘morte e trasfigurazione’, Mahler inserì, in modo eccentrico ed originalissimo, tre ulteriori movimenti: un Andante moderato dall’andamento di Ländler lento, riconducibile alla sfera della memoria o del sogno; uno Scherzo (ma Mahler evita la denominazione) basato su un andamento ostinato di sedicesimi che crea una sorta di vertigine del vuoto, un sentimento di irriducibile insensatezza («come il vorticare di figure danzanti in una sala da ballo ben illuminata nella quale però si guardi da fuori, da tale distanza che non si sente più la musica» scrisse Mahler); e un quarto movimento intitolato Urlicht (Luce primigenia) dal titolo di un Lied di Des Knaben Wunderhorn, la raccolta di testi popolari curata da Arnim e Brentano, che viene intonato dal contralto con accento insieme arcaico e infantile, premessa ‘ingenua’ e delicata al grandioso anelito del Finale dove la volontà di salvezza perseguita con la massima tensione si ricollega all’apocalittica visione del primo tempo, per tentare di rovesciarla.

Una prima esecuzione limitata a tre movimenti diretti da Mahler a Berlino il 4 marzo 1895 non ebbe buone accoglienze. Molto positivo, da parte del pubblico, fu invece l’esito della prima esecuzione completa, diretta da Mahler sempre a Berlino il 13 dicembre 1895.

            I biglietti per il concerto (da € 15,00 a € 130,00 – ridotto abbonati da € 15,00 a € 90,00) sono acquistabili nella biglietteria del Teatro La Fenice e nei punti vendita Eventi Venezia Unica, tramite biglietteria telefonica (+39 041 2722699) e biglietteria online su www.teatrolafenice.it.

Myung-Whun Chung

La sua lunga e straordinaria attività musicale è segnata dalla nomina a direttore emerito – primo in assoluto – della Filarmonica della Scala di Milano dal 2023; primo direttore ospite principale in assoluto della Staatskapelle di Dresda; direttore musicale onorario della Tokyo Philharmonic Orchestra, dell’Orchestre Philharmonique de Radio France di Parigi e della kbs (Korean Broadcasting System); la recente nomina a direttore artistico della nuova Busan Opera and Concert Hall in Corea del Sud. È stato direttore musicale dell’Orchestra Sinfonica della Radio di Saarbrücken, direttore principale ospite del Teatro Comunale di Firenze, direttore principale dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma e direttore musicale dell’Opéra de Paris-Bastille. Nel corso della sua carriera, ha diretto alcune delle più importanti orchestre del mondo in Europa, Asia e Stati Uniti. È stato insignito di numerosi premi e riconoscimenti, tra cui Commandeur de la Légion d’Honneur dal Governo francese, Commendatore dell’Ordine della Stella d’Italia e Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal Governo italiano, il Premio Abbiati per la direzione d’orchestra al Teatro La Fenice di Venezia, con l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e la Filarmonica della Scala. Gli sono state inoltre consegnate le chiavi della città di Venezia e nel 2024 le chiavi della città di Firenze. È stato insignito del Keumkwan, il più alto riconoscimento culturale del Governo coreano. Nel 2008 è stato il primo direttore d’orchestra nominato Ambasciatore di buona volontà per il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (unicef). Alla Fenice dirige Falstaff (2022), Fidelio (2021), Don Carlo (2019), Otello (2019, 2013 e 2012), Macbeth (2018), Carmen (2017), Madama Butterfly (2016), Rigoletto (2010), La traviata (2010 e 2009), oltre al Concerto di Capodanno 2018, 2019 e 2020 e numerosi concerti delle stagioni sinfoniche.

A VIENNA LA RISCOPERTA DI AMBLETO DI GASPARINI

Raffaele Pe e La Lira di Orfeo protagonisti in un nuovo allestimento firmato da Ilaria Lanzino

Al MusikTheater an der Wien, dal 6 al 17 maggio 2025

Non è Amleto e non è Shakespeare. È Ambleto, la prima opera della storia della musica ad aver narrato la vicenda del principe danese, proposta a Vienna con un finale inaspettato in cui si celebra la centralità delle figure femminili. Una scelta simbolica che guida la nuova produzione del capolavoro barocco di Francesco Gasparini, in scena al MusikTheater an der Wien dal 6 al 17 maggio 2025.

Il controtenore Raffaele Pe insieme al suo ensemble La Lira di Orfeo e alla regista Ilaria Lanzino rileggono questa partitura con un gesto scenico e musicale potente: una “suite teatrale” in cui la musica superstite di Gasparini dialoga con una rinnovata drammaturgia.

Quando nel 1712 Apostolo Zeno e Pietro Pariati scrivono il libretto, a Venezia non è ancora arrivato l’Amleto elisabettiano: la loro fonte è Gesta Danorum di Saxo Grammaticus, la cronaca medioevale scandinava da cui anche Shakespeare aveva attinto. Gasparini — compositore toscano formatosi a Roma con Arcangelo Corelli e maestro di Domenico Scarlatti — scrive Ambleto per il celebre castrato Nicolino, protagonista assoluto della scena londinese del tempo. È proprio al Queen’s Theatre di Haymarket, a Londra, che l’opera debutta riscuotendo grande successo di pubblico. La partitura giunta fino a noi, però, non è integra: restano le arie, testimonianza di uno stile vocale virtuosistico e teatrale, ma mancano i recitativi, indispensabili per raccontare l’azione.

«Per Vienna è stato fatto un lavoro che guarda alla prassi storica ma con una consapevolezza profondamente attuale — spiega Pe. Ambleto è un modo possibile di immaginare l’esecuzione del repertorio antico che spesso ci arriva in forma incompleta. Non volevamo lasciare questa meravigliosa musica inascoltata solo perché privata di una parte del suo corpo narrativo. Abbiamo scelto di farla risuonare di nuovo, costruendo un percorso originale ma filologicamente rispettoso, in sintonia con il pensiero musicale e teatrale del tempo».

Senza direttore, come in uso all’epoca, ma con la concertazione di Raffaele Pe e della spalla Elisa Citterio, l’ensemble La Lira di Orfeo torna al MusikTheater an der Wien dopo il recente successo con Rodelinda di Händel.

Sul palcoscenico, accanto a Raffaele Pe nei panni di Amleto, un cast di specialisti del repertorio barocco: Miklós Sebestyén (Claudius), Ana Maria Labin (Gertrude), Erika Baikoff (Ophelia), Nikolay Borchev (Polonius) e Maayan Licht (Laerte). La regia è firmata da Ilaria Lanzino, che insieme a Raffaele Pe ha curato la nuova drammaturgia; le scene sono di Martin Hickmann, i costumi di Vanessa Rust, le luci di Anselm Fischer, mentre il progetto sonoro è affidato a Rupert Derschmidt e la consulenza drammaturgica a Christian Schröder.

Ambleto non è dunque solo una rarità riscoperta, ma un esempio di come la musica antica possa diventare materia viva, capace di interrogare il presente attraverso un dialogo tra prassi storica e linguaggi contemporanei.

Venerdì 18 aprile 2025 alle ore 20 il maestro Zubin Mehta sul podio della Sala Grande per il primo appuntamento sinfonico dell’87°Festival del Maggio Musicale Fiorentino.

In cartellone la “Messa da Requiem” per soli, coro e orchestra di Giuseppe Verdi.

Solisti della serata Roberta Mantegna, Agnieszka Rehlis, SeokJong Baek e Michele Pertusi.

Il concerto sarà trasmesso in differita su Rai Radio 3

Dopo il grande successo della prima di Salome, che ha inaugurato l’87esima edizione del Maggio Musicale Fiorentino, prede avvio, venerdì 18 aprile 2025, alle ore 20, la programmazione sinfonico corale del Festival.

Il direttore emerito a vita Zubin Mehta torna sul podio della Sala Grande, alla guida dell’Orchestra e del Coro del Maggio, per dirigere, nella sera del venerdì santo che precede la Pasqua, una delle più monumentali composizioni, e una tra le più celebri pagine di musica sacra, di Giuseppe Verdi, la Messa da Requiem per soli, coro e orchestra. Il maestro del Coro del Maggio è Lorenzo Fratini.

I solisti impegnati sul palco sono Roberta Mantegna, soprano, al suo debutto sulle scene del Maggio; Agnieszka Rehlis, mezzosoprano, anch’essa al suo debutto in Teatro; SeokJong Baek, tenore, protagonista nella Turandot inaugurale dello scorso 86º Festival e Michele Pertusi, basso, che nelle stagioni del Maggio ha debuttato nell’estate del 1984 tornando frequentemente nel corso degli anni a illuminare con la sua voce le numerose opere che lo hanno visto tra i protagonisti.

La Messa da Requiem di Verdi – di cui il maestro Mehta è fra i più autorevoli interpreti di sempre, avendola incisa in disco e in video a più riprese con registrazioni diventate veri e propri punti di riferimento della composizione verdiana – ebbe una lunga gestazione e fu composta e rivista a più riprese fra il 1869 e il 1874. Fu la morte di Gioachino Rossini, avvenuta nel 1868, a causare una profonda commozione in tutto il mondo musicale internazionale e spinse Verdi a promuovere, servendosi di Ricordi come intermediario, una messa funebre in sua memoria. Il progetto però non andò in porto e fu solo dopo la morte di Alessandro Manzoni, verso cui il Cigno di Busseto aveva sempre provato una profonda ammirazione, che egli riprese in mano la sua Messa, la quale fu eseguita per la prima in occasione del primo anniversario della morte di Manzoni, il 22 maggio 1874, nella Chiesa di San Marco a Milano.

L’ultima esecuzione della Messa da Requiem al Maggio ha visto protagonista sul podio proprio il maestro Mehta, che la diresse nella Cavea del Teatro al volgere dell’estate del 2020. Il maestro dirigerà poi un altro grande capolavoro verdiano, l’Aida – in scena dal 19 giugno al 1º luglio 2025 con la regia di Damiano Michieletto – e toccherà sempre a lui chiudere la programmazione sinfonica del Festival con il concerto del 21 giugno.

Il programma:

Giuseppe Verdi

Messa da Requiem per soli, coro e orchestra

“…Messe da morto ve ne sono tante, tante e tante!! È inutile aggiungerne una di più”. Così Giuseppe Verdi rispondeva nel 1871 all’allora direttore del Conservatorio di Milano Alberto Mazzuccato che gli aveva riservato parole d’elogio per il lavoro svolto nell’ambito della Messa pensata per omaggiare la memoria di Gioachino Rossini. Mazzuccato sperava infatti che Verdi, visto il fallimento del progetto originario, decidesse di riprendere quanto già composto per farne una composizione propria. Era stato infatti lo stesso Verdi a promuovere tre anni prima quella pregevole iniziativa che vedeva coinvolti nella realizzazione di un Requiem per Rossini alcuni compositori italiani dell’epoca. A lui era toccata la sezione finale, il Libera me; ma la Messa non vide mai la luce e, naufragato il progetto, Verdi riprese il proprio spartito per riporlo tra le sue carte. Nel Libera me, tuttavia, vi era in nuce la possibilità di uno sviluppo ciclico – il testo contiene infatti espressioni già presenti nell’Introitus e nella Sequentia – e così Verdi iniziò a pensare a un ampliamento organico di quel materiale tematico. L’occasione di concludere quanto già iniziato giunse di lì a breve. Nel maggio del 1873 muore Alessandro Manzoni e Verdi immediatamente decide di rimettere mano alla partitura del Libera me, sviluppando le sezioni comuni e componendo le nuove, per realizzare l’imponente affresco sonoro della Messa da Requiem  per soli, coro e orchestra quale omaggio personale al letterato defunto per cui provava ammirazione sconfinata. Nella partitura verdiana tutto ruota fin dall’inizio attorno a due poli drammatici: il timore umano dinanzi all’insondabile mistero della morte e la speranza di salvezza, che all’ascolto risultano scolpiti grazie all’uso di elementi musicali chiave. Basti pensare alla violenta accensione sonora del Dies Irae – che collega come un filo rosso le varie sezioni della partitura – in cui convivono stile arcaico, con il canto a cappella e gli episodi in contrappunto severo, e stile drammatico di matrice teatrale, evidente nelle parti solistiche della Sequentia. Nel suo Requiem Verdi non si abbandona mai all’idea consolatoria della provvidenza ma continua a interrogarsi sulle ragioni del dolore e sul fine ultimo dell’esistenza. Per lui la sola certezza è quella della morte terrena sottolineata dallo sgomento e dal timore dell’ultima invocazione affidata al soprano; una supplica che rimane però senza alcuna risposta.

La locandina:

GIUSEPPE VERDI

Messa da Requiem

per soli, coro e orchestra

I. Introito e Kyrie: Requiem/Kyrie

II. Sequenza:

Dies irae / Tuba mirum / 

Mors stupebit / Liber scriptus /

Quid sum miser/ Rex tremendae /

Recordare / Ingemisco /

Confutatis /Lacrymosa

III. Offertorio: Domine Jesu

IV. Sanctus

V. Agnus Dei

VI. Comunione: Lux aeterna/Libera me

Soprano Roberta Mantegna

Mezzosoprano Agnieszka Rehlis

Tenore SeokJong Baek

Basso Michele Pertusi

Direttore Zubin Mehta

Maestro del Coro Lorenzo Fratini

Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino

Il concerto è preceduto dalla guida all’ascolto tenuta da Katiuscia Manetta nel Foyer di Galleria della Sala Grande.

È riservata ai possessori del biglietto e si svolge 45 minuti prima dell’inizio dello spettacolo (durata: 30 minuti circa).

Prezzi:

Solo ascolto: 10€  – Visibilità limitata: 15€

Galleria: 30€ – Palchi: 40€

Platea 4: 60€  – Platea 3: 70€  – Platea 2: 80€  – Platea 1: 90€

Durata complessiva 1 ora e 40 minuti circa

Teatro alla Scala : verso la Pasqua con la Johannes-Passion di Bach diretta da Raphäel Pichon

Tutto esaurito giovedì 17 aprile per l’ensemble Pygmalion

che debutta alla Scala nel ciclo di Orchestre Ospiti con una versione insolita

del capolavoro di Bach, integrata con altre pagine del compositore.

Giovedì 17 aprile alle ore 20, vigilia del Venerdì Santo, per il ciclo “Orchestre Ospiti”, Raphäel Pichon dirige il suo ensemble Pygmalion e un eccellente cast di solisti nella Johannes-Passion di Johann Sebastian Bach. I solisti sono Julian Prégardien come Evangelista, Huw Montague Rendall come Gesù, Christian Immler come Pilato, insieme al soprano Ying Fang, al contralto Lucile Richardot e al tenore Laurence Kilsby che interpretano le arie.

La Johannes-Passion nel rito del Venerdì Santo

Non solo un’esecuzione della Johannes-Passion, quella proposta da Raphaël Pichon con l’ensemble Pygmalion, ma una riflessione sul rito del Venerdì Santo come veniva celebrato al tempo di Bach. Spiega Raffaele Mellace nel programma di sala: “L’intonazione musicale della Passione, cioè la partitura bachiana, rappresentava il cuore di una celebrazione complessa, arricchita da un corredo di preghiere rituali e corali che offrivano all’assemblea dei fedeli una sfaccettata rilettura polifonica degli eventi sacri. A tale complessa ritualità si rifà questo concerto, che introduce la Passione bachiana con un corale (come effettivamente avveniva), commenta la morte di Cristo con il severo mottetto tardocinquecentesco di Jacobus Handl Gallus Ecce, quomodo moritur iustus (che veniva eseguito al termine della Passione), e sostituisce il sermone, collocato tra le due parti, con una porzione d’una cantata bachiana di tema affine, coronata da un corale destinato alla seconda versione della Passione secondo Giovanni.

Raphaël Pichon

Raphaël Pichon, nato nel 1984, ha iniziato il suo apprendistato musicale attraverso il violino, il pianoforte e il canto formandosi in diversi Conservatori di Parigi (CNSMDP e CRR). Dopo le esperienze giovanili come cantante, che lo hanno portato a collaborare con Jordi Savall, Gustav Leonhardt o Ton Koopman, nel 2006 ha fondato Pygmalion, un coro e un’orchestra su strumenti d’epoca, che si è subito contraddistinto per la singolarità dei suoi progetti. Con il suo ensemble, Raphaël Pichon si esibisce in particolare alla Philharmonie de Paris, al Château de Versailles, ai BBC Proms, al Bozar di Bruxelles, al Konzerthaus di Vienna, alla Philharmonie di Colonia, al Palau de la Musica Catalana di Barcellona, ​​al Maggio Francese di Hong Kong o al Festival Musicale di Pechino. In campo operistico, Raphaël Pichon ha diretto varie produzioni all’Opéra Comique, ad Aix-en-Provence, al Teatro Bol’soj di Mosca, all’Opera di Amsterdam e all’Opera Nazionale di Bordeaux, collaborando con registi come Katie Mitchell, Romeo Castellucci, Simon McBurney, Michel Fau, Pierre Audi, Jeanne Candel, Jochen Sandig, Cyril Teste, Aurélien Bory, Satoshi Miyagi, Laurent Pelly e Jetske Mijnssen.

Ensemble Pygmalion

Il Coro e l’Orchestra su strumenti d’epoca Pygmalion, residenti all’Opéra National de Bordeaux, sono stati fondati nel 2006 da Raphaël Pichon e sviluppano un percorso che evidenzia analogie, debiti e corrispondenze tra autori come Bach, Mendelssohn, Schütz, Brahms, Rameau, Gluck e Berlioz. Accanto alle grandi opere del repertorio, di cui rielabora l’approccio (le Passioni di Bach, le tragedie liriche di Rameau, la Grande Messa in do minore o il Requiem di Mozart messo in scena da Romeo Castellucci, l’Elias di Mendelssohn, i Vespri di Monteverdi), Pygmalion si cimenta nell’impaginare programmi originali che evidenziano le corrispondenze tra le opere, riscoprendo lo spirito della loro creazione: Mozart & The Weber Sisters, Miranda su musiche di Purcell, Stravaganza d’Amore – che rievoca la nascita dell’Opera alla corte dei Medici – Enfers, a fianco di Stéphane Degout, il ciclo Bach in sette parole alla Philharmonie di Parigi, o anche Libertà! che ripercorre gli inizi del dramma giocoso mozartiano. Pygmalion è riuscito a crearsi un’identità singolare nel panorama musicale internazionale, grazie a impegnativi progetti incrociati che hanno riscontrato successo sia di critica sia di pubblico.

Programma

PRIMA PARTE

Anonimo

O Traurigkeit, O Herzeleid! / O tristezza, o dolore del cuore! (Corale)

Johann Sebastian Bach

Johannes-Passion / Passione secondo Giovanni BWV 245: Parte prima

dalla Cantata BWV 159: Sehet! Wir gehn hinauf gen Jerusalem / Ecco, noi saliamo a Gerusalemme (Arioso e Recitativo); Es ist vollbracht / Tutto è compiuto (Aria)

dalla Johannes-Passion / Passione secondo Giovanni BWV 245, II versione

Christe, du Lamm Gottes / Cristo, agnello di Dio (Corale)

SECONDA PARTE

Johann Sebastian Bach

Johannes-Passion / Passione secondo Giovanni BWV 245 Parte seconda, nn. 15-31

Jacobus Handl Gallus

Ecce quomodo moritur iustus / Così muore il giusto (Mottetto)

Johann Sebastian Bach

Johannes-Passion / Passione secondo Giovanni BWV 245 Parte seconda, nn. 32-40

Al Teatro di San Carlo : La fanciulla del West di Giacomo Puccini

Torna l’allestimento a firma di Hugo De Ana, sul podio Jonathan Darlington

Nel cast Anna Pirozzi, Gabriele Viviani e Martin Muehle

Mercoledì 16 aprile, ore 20:00

Fino a martedì 29 aprile

La Stagione d’Opera 2024-25 del Teatro di San Carlo prosegue con “La fanciulla del West”, l’opera in cui Giacomo Puccini esplora il selvaggio Far West.

Torna al Lirico di Napoli l’allestimento di Hugo De Ana che inaugurò la Stagione 2017-18: suoi la regia, le scene e i costumi. Jonathan Darlington sarà sul podio per dirigere l’Orchestra e il Coro del Teatro di San Carlo, quest’ultimo preparato da Fabrizio Cassi.

Prima rappresentazione mercoledì 16 aprile alle ore 20:00: seguiranno repliche fino a martedì 29 aprile.

La regia, ripresa da Paolo Vettori, si lascia ispirare da influenze cinematografiche. Le luci di Vinicio Cheli sono riprese da Virginio Levrio. Projection designer è Sergio Metalli.

La “fanciulla” Minnie, protagonista in un duro mondo declinato al maschile, avrà la voce di Anna Pirozzi. Martin Muehle, per la prima volta al San Carlo, è Dick Johnson, mentre Gabriele Viviani veste i panni dello sceriffo Jack Rance.

Numerosi sono ancora i debutti al Lirico di Napoli: per Alberto Robert e Mariano Buccino, nei ruoli Nick e Ashby, nonché per Leon Kim, Lodovico Filippo Ravizza, Antonio Garés, Clemente Antonio Daliotti e Gabriele Ribis, rispettivamente Sonora, Sid, Trin, Bello e Jack Wallace. Protagonista, ancora una volta, l’Accademia del Teatro di San Carlo con i suoi Allievi: Sun Tianxuefei (Joe), Sebastià Serra (Billy Jackrabbit), Antonia Salzano (Wowkle) e Yunho Kim (José Castro). Completano il cast Gregory Bonfatti (Harry), Pietro Di Bianco (Happy), Lorenzo Mazzucchelli (Larkens) e Michele Maddaloni (Un postiglione).

Giacomo Puccini rimase affascinato dall’atmosfera del Far West americano, che conobbe attraverso il dramma “The Girl of the Golden West” di David Belasco, lo stesso autore da cui aveva tratto ispirazione per “Madama Butterfly”. Il compositore fu colpito dall’ambientazione esotica e dalla forza teatrale della vicenda, decidendo di trasformarla in un’opera che, pur mantenendo l’intensità melodica tipica del suo stile, esplora nuove soluzioni armoniche e orchestrali. “La fanciulla del West” debuttò il 10 dicembre 1910 alla Metropolitan Opera di New York, in un evento di risonanza mondiale che vide sul podio Arturo Toscanini e protagonisti Enrico Caruso ed Emmy Destinn.

Opera

Dal 16 Aprile al 29 Aprile

La fanciulla del West

Opera in tre atti
Musica di Giacomo Puccini
Libretto di Guelfo Civinini e Carlo Zangarini dal dramma The Girl of the Golden West di David Belasco

Direttore | Jonathan Darlington
Regia, Scene e Costumi | Hugo De Ana
Regia ripresa da | Paolo Vettori
Luci | Vinicio Cheli
Riprese da | Virginio Levrio
Projection Designer | Sergio Metalli

Interpreti
Minnie | Anna Pirozzi
Jack Rance | Gabriele Viviani
Dick Johnson | Martin Muehle
Nick | Alberto Robert
Ashby | Mariano Buccino
Sonora | Leon Kim
Sid | Lodovico Filippo Ravizza ♭
Trin | Antonio Garés 
Bello | Clemente Antonio Daliotti
Harry | Gregory Bonfatti
Joe | Sun Tianxuefei #
Happy | Pietro Di Bianco
Larkens | Lorenzo Mazzucchelli
Billy Jackrabbit | Sebastià Serra #
Wowkle | Antonia Salzano #
Jack Wallace | Gabriele Ribis
José Castro | Yunho Kim #
Un postiglione | Michele Maddaloni 

Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo
Maestro del Coro | Fabrizio Cassi

Produzione del Teatro di San Carlo in coproduzione con ABAO Bilbao Opera

debutto al Teatro di San Carlo
Coro del Teatro di San Carlo
# Accademia del Teatro di San Carlo

Teatro di San Carlo | BLU
mercoledì 16 aprile 2025, ore 20:00 – A – BLU – III
sabato 19 aprile 2025, ore 17:00 – F – BLU – III
mercoledì 23 aprile 2025, ore 20:00 – B – BLU – IV
sabato 26 aprile 2025, ore 20:00 – F.A. – BLU – III
martedì 29 aprile 2025, ore 20:00 – C/D – BLU – III

Opera in italiano con sovratitoli in italiano e inglese
Durata: 3 ore circa, con intervallo

DONIZETTI OPERA 2025 : LA PRIMA EDIZIONE CON LA NUOVA DIREZIONE ARTISTICA DI RICCARDO FRIZZA

Quattro titoli per tre nuovi allestimenti che ruotano attorno al tema del “matrimonio” affrontato in diverse sfaccettature: al Teatro Donizetti Caterina Cornaro e

Il furioso nell’isola di S. Domingo e al Teatro Sociale il dittico formato da

Il campanello e Deux hommes et une femme

Nei ruoli principali grandi interpreti come Carmela Remigio, Mariangela Sicilia,

Paolo Bordogna, Alessandro Corbelli, Vito Priante, Enea Scala e Bruno Taddia,

che saranno affiancanti da più giovani artisti come Riccardo Fassi e Giulia Mazzola e dagli allievi della Bottega Donizetti

Sul podio, oltre al direttore artistico e musicale Riccardo Frizza,

due giovani talenti come Alessandro Palumbo ed Enrico Pagano

Firmano le regie Francesco Micheli, Manuel Renga e Stefania Bonfadelli

Bergamo, dal 14 al 30 novembre 2025

Biglietti in vendita dal 21 giugno 2025

Sarà la prima edizione firmata da Riccardo Frizza, nella doppia veste di direttore artistico e musicale, quella del Donizetti Opera 2025, festival internazionale dedicato al celebre compositore bergamasco che animerà i teatri della “Città di Gaetano Donizetti” dal 14 al 30 novembre

Il Donizetti Opera è organizzato dalla Fondazione Teatro Donizetti di Bergamo presieduta da Giorgio Berta con la direzione generale di Massimo Boffelli, con il sostegno del Comune di Bergamo. È realizzato, inoltre, grazie al supporto di Allianz (Main Partner della Fondazione Teatro Donizetti di Bergamo), Intesa Sanpaolo, SIAD e un crescente numero di imprese partner e realtà aderenti al progetto Ambasciatori di Donizetti che supportano il festival tramite Art Bonus.

«Il programma del Donizetti Opera 2025 – commenta Riccardo Frizza – già rispecchia la strada indicata dalle linee guida triennali che abbiamo presentato lo scorso gennaio e a cui abbiamo lavorato accuratamente in questi mesi, a partire da una maggiore internazionalizzazione del festival. Infatti, oltre alla coproduzione con il Teatro Real di Madrid, fra i più prestigiosi teatri al mondo, questa visione si concretizza anche nella collaborazione con Opera Rara, che permetterà al pubblico di ascoltare, nell’arco di un triennio a partire da quest’anno, l’integrale delle Romanze di Donizetti, tra cui alcune in prima esecuzione assoluta, all’interno della rassegna dei concerti della domenica mattina. Inoltre, l’attenzione alla voce e alla musica donizettiana è il cuore pulsante delle iniziative in cartellone: le quattro opere, tutte proposte in nuovi allestimenti, presentano cast formati da artisti di fama internazionale affiancati da giovani talenti, che un festival ha il dovere di promuovere e far scoprire. Penso ai miei due colleghi di podio, Alessandro Palumbo ed Enrico Pagano, e poi a Carmela Remigio, Mariangela Sicilia, Paolo Bordogna, Alessandro Corbelli, Vito Priante, Enea Scala, Bruno Taddia, che lavoreranno con Giulia Mazzola, Riccardo Fassi e i talentuosi allievi della Bottega Donizetti, realtà fondamentale per la formazione di una generazione di artisti che saprà affrontare il repertorio donizettiano con consapevolezza. L’attenzione ai giovani vedrà, inoltre, l’apertura imminente di un bando d’eccezione, rivolto a librettisti Under 35, per la nuova opera young dedicata a Gaetano Donizetti e suo fratello Giuseppe, che debutterà nel 2026. E ancora, la valorizzazione della rete donizettiana e il coinvolgimento della città di Bergamo troveranno nel Donizetti Opera occasioni di incontro e di scoperta, unitamente alla grande attenzione da sempre rivolta alle attività per i più piccoli e le famiglie, perché il nome di Donizetti sia sempre più un collante sociale e un punto di riferimento per l’intera comunità».

Il Donizetti Opera 2025 presenta, quindi, per tre weekend consecutivi quattro titoli proposti in tre nuovi allestimential Teatro Donizetti andranno in scena Caterina Cornaro in prima moderna, con l’intero testo poetico musicato da Donizetti e il finale secondo la volontà del compositore (venerdì 14, sabato 22 e domenica 30 novembre), e Il furioso nell’isola di S. Domingo nella versione integrale della partitura del 1833 (domenica 16, venerdì 21 e sabato 29 novembre); al Teatro Sociale, in Città Alta, sarà presentato il dittico formato dagli atti unici Il campanello, nella versione del 1837, e Deux hommes et une femme nella versione originale francese (sabato 15, domenica 23 e venerdì 28 novembre).

Il lavoro filologico sulle opere scelte per l’edizione 2025 è stato supportato e seguito dal Centro Studi della Fondazione Teatro Donizetti diretto da Paolo Fabbri, che ha contribuito a individuare le edizioni critiche delle partiture pubblicate da Casa Ricordi, realizzate con il contributo e la collaborazione della Fondazione bergamasca.

«Le trame che il festival Donizetti Opera 2025 porta in scena – spiega Paolo Fabbri – paiono variazioni su un unico tema: il matrimonio. In Caterina Cornaro la protagonista vorrebbe stringerlo con l’amato, ma ragioni politiche, dure fino al ricatto, la obbligano a un’unione d’altro tipo. Una moglie fedifraga e sprezzante ha fatto smarrire il senno al Furioso che impazza nell’isola di S. Domingo. Le fantasiose trovate di un ex della sposa, nel Campanello, impediscono al neo-coniuge di trascorrere con lei la prima notte di nozze. In Deux hommes un marito redivivo e il nuovo sposino fanno a gara per sbarazzarsi di une femme troppo volitiva e perfino manesca».

Si confermano per questa undicesima edizione del Donizetti Opera le compagini protagoniste degli ultimi anni, con l’Orchestra Donizetti Opera impegnata nei due titoli al Teatro Donizetti, l’Orchestra Gli Originali – formazione che adotta strumenti d’epoca – al Teatro Sociale e il Coro dell’Accademia Teatro alla Scala diretto da Salvo Sgrò in tutte le produzioni.

Caterina Cornaro Il furioso nell’isola di S. Domingo

Sarà l’ultima opera composta da Gaetano Donizetti ad aprire il festival: Caterina Cornaro, titolo ideato sul libretto di Giacomo Sacchero nel 1842 per il Theater am Kärntnertor di Vienna, su richiesta dell’impresario Bartolomeo Merelli, ma andato poi in scena nel 1844 al San Carlo di Napoli. Nella città partenopea l’opera andò incontro a un clamoroso insuccesso dettato da una serie di motivazioni, fra cui un ampio rimaneggiamento del libretto da parte della censura che inficiò la chiarezza della trama e un’orchestrazione pensata per un teatro austriaco. Da qui la volontà di Donizetti di intervenire in modo sostanzioso sulla drammaturgia nella terza parte dell’opera: proprio questo finale, di cui esiste il manoscritto, sarà per la prima volta rappresentato a Bergamo, così come il testo poetico di Sacchero sarà quello originale prima degli interventi della censura napoletana. L’edizione critica adottata al festival è stata curata da Eleonora Di Cintio per Casa Ricordi e sarà eseguita dall’Orchestra Donizetti Opera sotto la bacchetta del direttore artistico e musicale Riccardo Frizza, con il Coro dell’Accademia Teatro alla Scala, guidato da Salvo Sgrò.

La storia della regina di Cipro, diventata tale grazie a una singolare amicizia fra i suoi due contendenti, con il potere del Consiglio dei Dieci pronto ad abbattersi su chiunque intralciasse gli interessi della Repubblica di Venezia, sarà portata in scena al Teatro Donizetti con la regia di Francesco Micheli, che racconta: «Caterina Cornaro è di fatto l’ultima opera che Donizetti compone, all’inizio del travagliato declino della sua salute fisica e mentale. La nuova edizione critica, che ho seguito negli anni scorsi come direttore artistico del festival, ci permette di comprendere appieno questo autentico canto del cigno dove il tema centrale è proprio il lento spegnimento del protagonista maschile. Per me una grande occasione per salutare definitivamente il festival e omaggiare il grande Gaetano. Restituire la sconvolgente bellezza di questo capolavoro sconosciuto è un’impresa incredibile, che mi ricorda i giorni incredibili di Ange de Nisida».

Il nuovo allestimento in prima assoluta, coprodotto con il Teatro Real di Madrid, vedrà le scene di Matteo Paoletti Franzato, i costumi di Alessio Rosati, le luci di Alessandro Andreoli, Dramaturg Alberto Mattioli. Nel ruolo del titolo torna al Donizetti Opera una delle beniamine del pubblico, Carmela Remigio, accanto al Gerardo di Enea Scala e al Lusignano di Vito Priante. Interprete di Mocenigo sarà Riccardo Fassi, mentre Fulvio Valenti sarà Andrea Cornaro e Francesco Lucii interpreterà il doppio ruolo di Strozzi e di Un cavaliere del re. 

Caterina Cornaro inaugura venerdì 14 novembre alle ore 20.00 e replica sabato 22 novembre sempre alle ore 20.00 e domenica 30 novembre alle ore 15.30. L’anteprima dedicata agli Under30 è in programma martedì 11 novembre alle ore 17.00.

Sorte totalmente differente da quella che toccò a Caterina Cornaro ebbe Il furioso nell’isola di S. Domingo, rappresentato per la prima volta al Teatro Valle di Roma nel 1833, dove riscosse un immediato successo con decine e decine di repliche in tutta Italia: a Napoli, addirittura, venne rappresentato in tre teatri contemporaneamente. Il Donizetti Opera 2025 propone l’edizione critica di Eleonora Di Cintio per Casa Ricordi, che ripristina un paio di tagli effettuati durante la stagione del debutto romano, inserendo quindi la versione completa del recitativo secco che segue il duetto fra Cardenio ed Eleonora «La mia vittima è qui… Apri il ciglio» e l’impiego della Sinfonia al posto del Preludio.

L’opera si incentra sulla figura di Cardenio, personaggio ispirato all’uomo senza senno della Sierra Morena nel Don Chisciotte di Cervantes e protagonista di un lavoro teatrale in cinque atti anonimo da cui Jacopo Ferretti trasse il libretto. Il ruolo venne interpretato da Giorgio Ronconi, considerato dai più il primo baritono “moderno”.

Il nuovo allestimento della Fondazione Teatro Donizetti vede la regia di Manuel Renga, che per il Donizetti Opera ha curato diversi progetti per i più piccoli e che quest’anno, dato il plauso conseguito, è stato chiamato ad affrontare anche un titolo del festival, oltre all’Opera Family ispirata a questo lavoro donizettiano. Lo spettacolo avrà le scene e i costumi di Aurelio Colombo e le luci di Emanuele Agliati. Così Renga introduce la sua lettura: «Una fotografia e la nebbia della mente si dirada. O almeno così pare. Il furioso nell’Isola di S. Domingo, fra i più eclatanti successi di Donizetti, è un’opera semiseria in cui il protagonista è folle e furioso, come il matto della Sierra Morena del Don Chisciotte di Cervantes. Comunemente si parla della follia come di una pianta a cui si possono tagliare i rami, ma le radici rimangono per sempre. Nel nuovo allestimento la chiave di lettura attraverso cui vedere tutta la vicenda è proprio la radice della follia, che anni dopo gli avvenimenti dell’isola, dà nuovo germoglio. Il folle anziano Cardenio, isolato nel suo mondo di ricordi chiuso nel passato, ritirato in una casa di cura, attraverso i pochi oggetti di una vita lontana ritorna ai tempi dell’avventura sull’isola di S. Domingo: l’incontro con Marcella e Bartolomeo, il rapporto con Kaidamà, il ritorno dell’amata Eleonora, il salto nel vuoto, nelle profondità dell’oceano. I ricordi, però, confondono, i sentimenti si sfocano, realtà e fantasia non si distinguono più, finché la forza della volontà e dell’amore emergono per ridare chiarezza e serenità alla vita: si risveglia il vero amore, quello per cui è lecito anche impazzire».

A interpretare il ruolo Cardenio sarà il baritono Paolo Bordogna mentre, con il ruolo di Eleonora, farà il suo debutto al Donizetti Opera Mariangela Sicilia, vincitrice quest’anno della 44esima edizione del Premio “Abbiati”. I panni di Kaidamà saranno vestiti da Bruno Taddia e quelli di Marcella da Giulia Mazzola. Fernando e Bartolomeo saranno rispettivamente Santiago Ballerini e Valerio Morelli. Sul podio, alla guida dell’Orchestra Donizetti Opera e del Coro dell’Accademia Teatro alla Scala, salirà Alessandro Palumbo.

Il furioso nell’isola di S. Domingo debutta domenica 16 novembre alle ore 15.30, con repliche venerdì 21 novembre alle ore 20.00 e sabato 29 novembre alle ore 20.00. L’anteprima Under30 sarà giovedì 13 novembre alle ore 17.00.

Il campanello e Deux hommes et une femme

Il sipario del Teatro Sociale in Bergamo Alta si aprirà sul dittico formato dalla farsa Il campanello e dall’opéra-comique Deux hommes et une femme, entrambe in un atto ed entrambe incentrate sul triangolo sentimentale di una donna e due uomini: nel primo caso la giovane Serafina viene promessa in sposa allo speziale Don Pistacchio, ma l’amato Enrico, grazie a mille travestimenti, interromperà la prima notte di nozze suonando di continuo il campanello della farmacia; la protagonista della seconda opera è invece Rita, sposata in prime nozze con il violento Gasparo, ma che si unisce in seconde nozze con il timido Pepè, credendo il primo marito scomparso in mare. Il ritorno improvviso di Gasparo genera un “tira e molla” parossistico, in cui al centro finisce proprio la protagonista.

Il campanello andrà in scena con l’edizione critica a cura di Ilaria Narici per Casa Ricordi con il contributo del Comune di Bergamo. La versione è quella del 1837 per il Teatro del Fondo di Napoli, con i recitativi cantati al posto dei dialoghi parlati presenti nella prima versione dell’anno precedente scritta per il Teatro Nuovo. Quest’opera ci dà prova – ancora una volta – di un Gaetano Donizetti vero uomo di teatro, oltre che artista generoso: regalò, infatti, la partitura della farsa alla compagnia del Teatro Nuovo che navigava in cattive acque. «Degno di nota – spiega ancora Paolo Fabbri – che, nel Campanello, Donizetti si presentasse come autore al cento per cento: della musica ma anche del libretto, dando prova di abilità da poeta teatrale, assimilata sul campo ma anche frutto di una disposizione creativa a buon diritto definibile ‘naturale’, che si manifestava anche con le parole, oltre che con le note».

Se Caterina Cornaro è stata l’ultima opera a debuttare con Donizetti in vita, Deux hommes et une femme rientra in quel gruppo di lavori che videro la ribalta dopo la morte del compositore. Venne ideato per il Teatro dell’Opéra-Comique nel 1839 su libretto di Gustave Vaëz, autore di versi ricchi di cinismo e decisamente poco inclini alla parità di genere che, dopo un tentativo di portare in scena l’opera in una versione italiana al Teatro del Fondo di Napoli andato fallito, riuscì a far eseguire la partitura nel 1860 all’Opéra-Comique con il titolo Rita, ou le mari battu. A Bergamo Deux hommes et une femme sarà eseguita nella versione originale francese, con il libretto derivato dalla fonte autografa nell’edizione critica a cura di Paolo A. Rossini per Casa Ricordi, con la collaborazione di Francesco Bellotto.

Per entrambe le opere l’allestimento sarà curato da un unico team creativo, interamente al femminile: la regia è di Stefania Bonfadelli, le scene di Serena Rocco, i costumi di Valeria Bettella e le luci di Fiammetta Baldiserri. «Trovo particolarmente felice l’idea di unire queste due opere che sembrano un tutt’uno – racconta la regista. Una si compenetra nell’altra sia dal punto di vista musicale che nell’intreccio drammaturgico, in primis, per il fatto che nel Campanello un marito parte e in Deux hommes et une femme uno ritorna dopo molti anni, ma soprattutto per quel sapore schiettamente francese tra il “boulevard” e il “vaudeville”, a cui Donizetti le consegna allontanandole dalla tipicità delle sue opere comiche più celebri. Qui sembra che Donizetti lasci spazio solo al divertimento tout court, anche un po’ assurdo se vogliamo, senza implicazioni psicologiche palesi. Le due opere oltrepassano sia la farsa che l’opera buffa per strizzare l’occhio un po’ a Feydeau e un po’ a Ionesco, in surreali rapporti matrimoniali, travestimenti e agnizioni».

Alla guida dell’orchestra di strumenti d’epoca Gli Originali ci sarà Enrico Pagano, inserito nel 2021 da Forbes Italia nella lista dei 100 Under 30 leader italiani del futuro, concertatore di un cast interamente formato dagli allievi della Bottega Donizetti 2025, curata da Giulio Zappa. A questo gruppo di giovani talenti farà da mentore Alessandro Corbelli, interprete del ruolo di Gasparo in Deux hommes et une femme. Completa la partecipazione del Coro dell’Accademia Teatro alla Scala.

Il dittico è proposto sabato 15 novembre alle ore 20.00, domenica 23 novembre alle ore 15.30 e venerdì 28 novembre alle ore 20.00, con anteprima Under30 mercoledì 12 novembre alle ore 17.00.

La nuova collaborazione con Opera Rara

Le collaborazioni internazionali del Donizetti Opera si estendono grazie alla nuova intesa che si sta sviluppando in queste settimane con Opera Rara, istituzione culturale britannica che ha come obiettivo quello di ritrovare, studiare e divulgare con incisioni e performance dal vivo composizioni poco eseguite o obliate. Fra queste rientrano le centinaia di canzoni, arie, barcarole, cantate per voce e piano composte da Gaetano Donizetti che, dal 2023, Opera Rara sta riportando alla luce. Al festival, fra brani più noti e alcuni preziosi inediti, saranno protagonisti gli interpreti della Bottega Donizetti in occasione del nuovo appuntamento della domenica mattina al Teatro Donizetti, che completerà così la programmazione di ogni weekend della manifestazione, dove troverà anche spazio il repertorio vocale da camera di Donizetti.

Dies Natalis e Opera Family

Il programma del Donizetti Opera si completa con la grande festa in occasione del Dies natalis di Gaetano Donizetti, il 29 novembre, che coinvolgerà fin dal mattino l’intera città. Una programmazione speciale per un giorno altrettanto speciale, che si concluderà con la recita alle 20.00 al Teatro Donizetti dell’opera Il furioso nell’isola di S. Domingo. 

Ma già dal pomeriggio il Teatro Donizetti sarà festosamente invaso dal pubblico delle famiglie grazie alla programmazione Opera Family che, ogni sabato del festival, proporrà un’attività per grandi e piccoli. Nel giorno del compleanno del compositore si potrà assistere e interagire con l’opera partecipata tratta proprio da Il furioso nell’isola di S. Domingo, proposta con il titolo Il furioso Gaetano nell’isola di S. Domingo, a cui si aggiunge il sottotitolo Ovvero le mirabolanti memorie d’un musicista visionario, con la regia di Manuel Renga, la drammaturgia musicale di Alberto Zanardi in collaborazione con Mariagrazia Mercaldo e le musiche di Gaetano Donizetti dirette da Giulio Arnofi. Ad eseguire la partitura sarà l’Ensemble Donizetti Opera che imbraccerà gli strumenti dell’Orchestra del Mare, realizzati dalla Liuteria del carcere di Opera con il legno delle barche dei migranti, in segno dell’attenzione che il festival rivolge ai temi cruciali della nostra contemporaneità. Lo spettacolo, consigliato a partire dagli 8 anni, sarà anche aperto al pubblico delle scuole con doppia recita il 26 e 27 novembre alle 9.30 e alle 11.30, e il 28 novembre alle 9.00 e alle 11.00.

Ma le proposte Opera Family non finiscono qui. Inizieranno, infatti, già sabato 15 novembre con il laboratorio Qui Lucia, tenuto da Clelia Epis, che darà l’opportunità di immergersi fra i tesori dell’archivio iconografico delle produzioni di Lucia di Lammermoor della Fondazione Teatro Donizetti e quelli monumentali del Teatro Donizetti da scoprire con una visita interattiva (laboratorio ore 15.00 e visita ore 16.00, attività consigliata dagli 8 anni).

Infine, per i bambini e le bambine dai 3 anni, sabato 22 novembre alle ore 16.00 al Ridotto Gavazzeni del Teatro Donizetti andrà in scena Piccolo Signor Rumorela storia-gioco di Enrico Gabrielli fra disegni, rumori e musica, preceduta da un laboratorio creativo alle ore 15.00. Con Enrico Gabrielli al pianoforte, Sebastiano De Gennaro alle percussioni e ai rumori e Marcello Corti agli ottoni e voce narrante.

CineDOpera, il cineforum dedicato a Donizetti

In questi mesi che ci separano dall’inizio del festival 2025, prepara il pubblico al linguaggio e alla musica donizettiana il cineforum proposto dal Centro Studi della Fondazione Teatro Donizetti in Sala della Musica “M. Tremaglia” del Teatro Donizetti. Un appuntamento al mese nel weekend, da maggio a ottobre, dalle ore 15.00 alle 18.30 circa ad ingresso gratuito fino a esaurimento dei posti disponibili, con prenotazione consigliata su Eventbrite. Il calendario propone, quindi, sabato 17 maggio il titolo Chiara e Serafina, andato in scena per il Donizetti Opera 2022, introdotto da Candida Mantica, che domenica 15 giugno torna a presentare L’aio nell’imbarazzo, sempre nella messa in scena del DO 2022. Domenica 6 luglio sarà la volta di Livio Aragona e Maurizio Merisio con Rosmonda d’Inghilterra, dal DO 2016, per ritrovarsi poi a fine estate, domenica 14 settembre con Paolo Fabbri che introduce Il diluvio universale (DO 2023). Candida Mantica chiuderà le proiezioni domenica 5 ottobre con La fille du régiment (DO 2021).

Dichiara Elena Carnevali, Sindaca del Comune di Bergamo: «Il Donizetti Opera è ormai un appuntamento irrinunciabile non solo per Bergamo, ma per l’intero panorama culturale italiano e internazionale. È molto più di un festival: è un patrimonio vivo della nostra città, espressione della sua identità profonda e del suo spirito accogliente, creativo, colto. Con la nuova direzione artistica di Riccardo Frizza il legame con Gaetano Donizetti si rinnova con forza, nel segno di una visione che unisce continuità e innovazione, e punta ad una maggiore internazionalizzazione a partire dalla coproduzione del titolo inaugurale. È così che Bergamo si conferma centro vitale della cultura musicale e operistica, ambasciatrice nel mondo di un’eredità che parla italiano, ma che appartiene all’umanità intera. Al cuore del festival c’è anche una grande attenzione alle nuove generazioni: giovani artisti trovano qui spazio per crescere e formarsi, mentre bambini, famiglie e scuole sono coinvolti in percorsi che rendono la musica e il teatro un bene condiviso. Mi piace ricordare tra le tante iniziative il bando per giovani librettisti al fine di cercare nuovi talenti per l’opera contemporanea. Perché questo è il senso più profondo del Donizetti Opera: custodire il passato guardando al futuro».

Prosegue Giorgio Berta, Presidente della Fondazione Teatro Donizetti: «Il festival Donizetti Opera è il risultato di un lavoro collettivo che concerta istituzioni, artisti e pubblico, nonché partner, sostenitori e Ambasciatori di Donizetti, che colgo l’occasione per ringraziare del prezioso sostegno, tutti uniti in un progetto culturale ambizioso che vede la voce e la musica al centro. Con Riccardo Frizza si è aperto un nuovo corso, segnato dalla continuità nell’innovazione, come l’opera inaugurale ben rappresenta. Infatti, pur a seguito del naturale avvicendamento alla direzione artistica, il fertile rapporto tra la Fondazione e Francesco Micheli prosegue anche quest’anno con forme diverse, ma con il comune obiettivo di valorizzare la figura del grande compositore bergamasco Gaetano Donizetti. In tal senso si inserisce la collaborazione nella regia dell’opera Caterina Cornaro, nonché la conferma da parte del M° Frizza dei titoli proposti dal predecessore per il cartellone, a cui il nuovo direttore artistico e musicale ha lavorato cesellando accuratamente la scelta delle voci, con nomi di punta del repertorio belcantista, nel segno di una voluta continuità di intenti, ampiamente testimoniata».

Conclude Massimo Boffelli, Direttore generale della Fondazione Teatro Donizetti: «Ogni edizione del Donizetti Opera è una sfida creativa e organizzativa, che tutta la Fondazione affronta con grande entusiasmo, competenza e professionalità. Il festival anno dopo anno è in continua crescita, come dimostrano numeri, qualità e visibilità, oltre al gradimento espresso dal pubblico, sempre più internazionale, e dalla critica. Con la direzione artistica di Riccardo Frizza e un cast di grande valore, l’edizione 2025 segna un nuovo importante passo avanti, volto ad appassionare un pubblico sempre più ampio che, partendo dal coinvolgimento di tutte le fasce di spettatori della nostra città, stringe legami importanti anche oltre i confini nazionali. Questo con l’obiettivo primario di valorizzare il repertorio donizettiano con uno sguardo contemporaneo e continuare a rafforzare il prestigio del festival a livello mondiale. E il cartellone 2025 ne è la prova concreta».

ROBERTO ABBADO NOMINATO DIRETTORE MUSICALE DELLA KOREAN NATIONAL SYMPHONY ORCHESTRA

L’incarico avrà la durata di tre anni a partire da gennaio 2026 

La Korean National Symphony Orchestra (KNSO) ha annunciato che il direttore d’orchestra italiano Roberto Abbado sarà il suo nuovo Direttore Musicale. Il Maestro, che ha già collaborato con questa orchestra in diverse occasioni – nel 2023 per l’opera Norma e nel 2025 per il Requiem di Verdi – assumerà l’incarico per un periodo di tre anni a partire da gennaio 2026. 

Acclamato per “la cura meticolosa nella programmazione stagionale, la maturità interpretativa e un repertorio estremamente vasto”, Roberto Abbado è stato insignito del Premio Abbiati al merito culturale dall’Associazione Nazionale Critici Musicali (ANCM). Attualmente è Direttore Principale della Filarmonica del Teatro Comunale di Bologna e, in passato, ha ricoperto altri importanti incarichi, come quello di Direttore Musicale della Münchner Rundfunkorchester, del Festival Verdi di Parma e del Palau de les Arts Reina Sofía di Valencia. Vanta inoltre una consolidata presenza internazionale, avendo diretto orchestre di rilievo come la Gewandhausorchester di Lipsia, la Wiener Symphoniker, la Royal Concertgebouw Orchestra, la Staatskapelle di Dresda e la Los Angeles Philharmonic.

È ampiamente rinomato per il suo approccio direttoriale in grado di guidare al rinnovamento. Nel 1992 è stato nominato Direttore Musicale della Münchner Rundfunkorchester, che era rimasta per tre anni senza direttore stabile: durante i suoi sette anni di mandato, Abbado ha condotto l’ensemble verso nuovi traguardi artistici, ampliandone il repertorio con opere come la Harmonie der Welt di Hindemith e la Suite Scaramouche di Darius Milhaud. La sua direzione ha contribuito in modo determinante alla definizione dell’identità musicale dell’orchestra tedesca e alla sua rinascita artistica. 

Ampia anche la sua produzione discografica, realizzata in collaborazione con la RCA Records, per un totale di 14 registrazioni. Particolare attenzione hanno ricevuto le sue interpretazioni di opere di Rossini e Puccini. La sua incisione del Tancredi di Rossini ha ricevuto l’Echo Klassik Deutsche Schallplattenpreis nel 1997, mentre la sua versione de I Capuleti e i Montecchi di Bellini è stata nominata come “Miglior Registrazione dell’Anno” dalla BBC Magazine nel 1999.

Abbado ha già collaborato con la Korean National Symphony Orchestra nel 2023, per la versione operistica di Norma e, più recentemente, nel marzo di quest’anno, per il 255° concerto in abbonamento in cui ha eseguito il Requiem di Verdi. La sua tecnica raffinata e la sua direzione carismatica, capaci di cogliere e restituire l’essenza di ogni partitura con profondità e chiarezza, hanno lasciato un impatto significativo sul pubblico coreano. La sua nomina rappresenta un momento cruciale per l’evoluzione artistica dell’orchestra. 

Particolarmente degna di nota è la sua vasta esperienza non solo alla guida di orchestre sinfoniche, ma anche nell’ambito della produzione operistica e della direzione di festival. Data la sua profonda competenza nel repertorio sinfonico, operistico e coreutico, la sua visione artistica come nuovo Direttore Musicale della KNSO sta suscitando grande interesse e aspettativa.

In prima linea anche nella diffusione della musica contemporanea, Abbado ha inoltre diretto in prima assoluta opere di compositori viventi come Charles Wuorinen (1938 –), Pascal Dusapin (1955 –), Luca Francesconi (1956 –) e Silvia Colasanti (1975 –), contribuendo così ad ampliare l’orizzonte artistico di questo repertorio. Cresce ora l’attesa per il modo in cui saprà valorizzare, insieme alla KNSO, le opere di compositori coreani ancora poco noti.

Nell’elogiare i punti di forza della KNSO, Roberto Abbado ha descritto l’orchestra come dotata di “spirito innovativo e versatilità”, aggiungendo che:

“Le sue qualità musicali e la curiosità nell’esplorare nuove strade sono le sue risorse più preziose. Attendo con molto entusiasmo la musica che creeremo insieme.”

La KNSO ha dichiarato:

“Insieme al Maestro Abbado, che ha diretto alcune tra le più prestigiose orchestre del mondo, intendiamo portare ancora più in alto l’eredità che la KNSO ha costruito negli ultimi 40 anni. In quanto orchestra nazionale della Corea, continueremo a offrire spettacoli che riflettano il prestigio e l’eccellenza di una grande istituzione artistica nazionale.”

ALLEGATO 1.

ROBERTO ABBADO, OTTAVO DIRETTORE MUSICALE DELLA KOREAN NATIONAL SYMPHONY ORCHESTRA 

Roberto Abbado (n. 1954), attuale Direttore Principale della Filarmonica del Teatro Comunale di Bologna, è stato Direttore Musicale della Münchner Rundfunkorchester dal 1992 al 1998, periodo durante il quale ha guidato la crescita artistica dell’orchestra coniugando l’eccellenza musicale con la capacità di coinvolgere il grande pubblico. In seguito ha ricoperto il ruolo di Direttore Musicale del Palau de les Arts Reina Sofía (2015–2019) e del Festival Verdi (2018–2022), mantenendo una presenza attiva sui principali palcoscenici europei.

Abbado è noto per la cura meticolosa nella programmazione stagionale, la maturità interpretativa e un repertorio estremamente vasto. È stato insignito del Premio Abbiati al merito culturale dall’Associazione Nazionale Critici Musicali (ANCM).

Ha diretto alcune tra le più prestigiose orchestre del mondo, tra cui la Royal Concertgebouw Orchestra, l’Orchestre de Paris, la Gewandhausorchester di Lipsia, i Wiener Symphoniker, la Israel Philharmonic Orchestra e l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.

Da sempre interessato alla musica contemporanea, ha presentato in prima assoluta opere di compositori viventi come Charles Wuorinen (1938–), Pascal Dusapin (1955–), Luca Francesconi (1956–) e Silvia Colasanti (1975–), accanto a giganti del Novecento come Luciano Berio e Olivier Messiaen. Abbado è stato in prima linea nella diffusione del repertorio musicale contemporaneo.

Si è dedicato alla riscoperta di opere liriche meno conosciute, promuovendo titoli di compositori romantici del XIX secolo come Verdi e Rossini. Con registrazioni di opere quali TancrediDon PasqualeIl Trovatore e Un Ballo in Maschera, ha contribuito a rendere queste opere accessibili a un pubblico più ampio.

ALLEGATO 2. 

KOREAN NATIONAL SYMPHONY ORCHESTRA (KNSO)

La Korean National Symphony Orchestra (KNSO) è l’orchestra di riferimento della Corea, protagonista degli scambi culturali oltre i confini nazionali. Fondata nel 1985 come prima orchestra privata del Paese con il nome di Korean Symphony Orchestra, nel 2001 è stata riconosciuta come organizzazione affiliata al Ministero della Cultura, dello Sport e del Turismo, affermandosi come orchestra stabile di teatro attiva nel repertorio sinfonico, operistico e coreutico. Nel 2022 ha assunto il nome attuale di Korean National Symphony Orchestra, rafforzando così il proprio ruolo nella storia della musica sinfonica coreana.

Dalla guida di Yeon-taek Hong, uno dei primi direttori d’orchestra coreani, fino all’attuale direzione artistica di David Reiland, la KNSO è animata dai principi di versatilità e innovazione, con l’obiettivo di ampliare gli orizzonti della musica sinfonica in Corea. Con oltre cento concerti all’anno, l’orchestra spazia dai concerti classici a produzioni innovative che abbracciano cinema, videogiochi e performance online. È stata la prima orchestra del Paese a entrare nel mondo delle piattaforme OTT e ad adottare tecnologie di registrazione acustica tridimensionale e multistrato, aprendo la strada a una nuova era dell’ascolto.

Con una forte attenzione alla formazione delle nuove generazioni, la KNSO supporta il futuro della musica classica attraverso la promozione di progetti come l’International Conducting Competition e l’International Orchestra Academy. In collaborazione con importanti istituzioni come il Queen Elizabeth Competition e l’American Composers Orchestra (ACO), la KNSO rafforza inoltre il ruolo internazionale della musica classica coreana.

Nel 2017, la KNSO ha pubblicato l’integrale delle sinfonie di Bruckner per l’etichetta Decca, ottenendo il riconoscimento di “Registrazione dell’anno” dalla Bruckner Society of America, innalzando ulteriormente il prestigio della musica classica coreana nel mondo.

Al Teatro alla Scala di Milano : IL NOME DELLA ROSA di FRANCESCO FILIDEI

Il nome della rosa

Tutto esaurito alla Scala per la nuova opera di Francesco Filidei

commissionata dal Teatro insieme all’Opéra National de Paris e pubblicata da Ricordi. Dirige Ingo Metzmacher, regia di Damiano Michieletto. Lo spettacolo è coprodotto

con l’Opéra de Paris e il Teatro Carlo Felice di Genova e sarà ripreso da Rai Cultura.

Il progetto è promosso e sostenuto da SIAE.

Milano Musica dedica a Filidei l’edizione 2025 del Festival.

Sono tutte esaurite al Teatro alla Scala le cinque rappresentazioni del Nome della rosa, la nuova opera tratta dall’omonimo romanzo di Umberto Eco (pubblicato da La nave di Teseo) che il Teatro milanese ha commissionato a Francesco Filidei insieme all’Opéra national de Paris. Lo spettacolo è coprodotto dalla Scala con l’Opéra e con il Teatro Carlo Felice di Genova. Il nome della rosa, pubblicata da Casa Ricordi, è la terza opera di Filidei dopo Giordano Bruno, su libretto italiano di Stefano Busellato (Oporto, Casa da Musica, Teatro Valli di Reggio Emilia 2015, presentato al Piccolo Teatro di Milano nel corso del Festival Milano Musica dello stesso anno), e L’inondation, su libretto francese di Joël Pommerat (Parigi, Opéra Comique 2019). Questa volta i librettisti sono lo stesso compositore e Stefano Busellato con la collaborazione di Hannah Dübgen e Carlo Pernigotti; hanno lavorato su due versioni, italiana e francese, per le prime a Milano e Parigi. Il nome della rosa è il secondo progetto realizzato dal Teatro alla Scala in collaborazione con la SIAE – Società Italiana Autori ed Editori nell’ambito del Concorso per compositori, librettisti e coreografi iscritti alla SIAE. La prima edizione, riservata alla coreografia, aveva sostenuto la creazione di Madina, coreografia di Mauro Bigonzetti e musica di Fabio Vacchi, andata in scena nel 2021.

Il nome della rosa, diretto da Ingo Metzmacher, va in scena con la regia di Damiano Michieletto, le scene di Paolo Fantin, i costumi di Carla Teti, le luci di Fabio Barettin, la drammaturgia di Mattia Palma e la coreografia di Erika Rombaldoni.  

In scena un nutrito cast formato da artisti di rilievo nel panorama operistico odierno: i due protagonisti, il novizio Adso da Melk e l’ex inquisitore francescano Guglielmo da Baskerville sono Kate Lindsey en travesti e Lucas Meachem. Il bibliotecario cieco e nemico del riso Jorge de Burgos è Gianluca Buratto; l’Inquisitore Bernardo Gui è Daniela Barcellona, anche lei en travesti; l’abate del monastero Abbone da Fossanova è Fabrizio Beggi; la sventurata ragazza del villaggio (ma anche la statua della Vergine) è Katrina Galka; l’ex dolciniano Salvatore (“Penitenziagite!”) è Roberto Frontali; il cellario ex dolciniano Remigio da Varagine è Giorgio Berrugi; il bibliotecario Malachia è Owen Willetts; l’erborista Severino da Sant’Emmerano è Paolo Antognetti. Carlo Vistoli presta la sua voce all’aiuto bibliotecario Berengario da Arundel e al miniatore Adelmo da Otranto (la prima vittima); Leonardo Cortellazzi al traduttore Venanzio e a Giovanni Dalbena; Adrien Mathonat a Girolamo Vescovo di Caffa e al Cuciniere. Infine, Cecilia Bernini è Ubertino da Casale; Flavio D’Ambra è il capo della delegazione imperiale Michele da Cesena; Ramtin Ghazavi è il Cardinal Bertrando; Alessandro Senes è Jean d’Anneaux. La voce di Adso Vecchio è restituita dal Coro diretto da Alberto Malazzi, mentre le Voci bianche del Coro dell’Accademia dirette da Bruno Casoni sono i Novizi.

Il nome della rosa sarà ripreso dalle telecamere di Rai Cultura. La prima del 27 aprile sarà trasmessa in diretta da RAI Radio Tre.

L’opera

Per impostare il lavoro compositivo, Francesco Filidei si è chiesto innanzitutto quale sarebbe stato il percorso narrativo di Eco se fosse stato un musicista invece che uno scrittore. Per rispondere è necessario analizzare la struttura narrativa del romanzo per tradurla in drammaturgia musicale. Un nodo centrale è la relazione che il testo intrattiene con il romanzo popolare ottocentesco, soprattutto francese (Il conte di Montecristo, I misteri di Parigi, ecc.), che Filidei estende all’opera popolare ottocentesca, soprattutto italiana (Don Carlos, Il trovatore). Eco stesso, spiega Filidei, indica la strada da seguire quando nelle Postille al Nome della Rosa parla di “un libro che assumeva una struttura da melodramma buffo, con lunghi recitativi, e ampie Arie”. Eco racconta inoltre di aver compiuto un lavoro analogo a quello realizzato da Mahler nelle sue sinfonie (e in questo senso non si può non ricordare la sua amicizia con Berio e il Terzo Movimento di Sinfonia, gravitante intorno allo Scherzo della Seconda di Mahler). Filidei sviluppa quindi il suo discorso musicale come una struttura portante di tipo sinfonico su cui si innesta una successione di arie e recitativi, quasi forme chiuse, il cui materiale è derivato principalmente dalla variazione di melodie gregoriane. È la dimensione del sacro a giustificare il passaggio dalla parola al canto. Drammaturgicamente l’opera, che ha la struttura di un autentico grand-opéra con oltre una quindicina di personaggi, sfrutta la struttura del romanzo, in cui i fatti sono sempre presentati “de relato”, per dare a ciascuno un’aria. Le riflessioni teologiche e filosofiche, inserite da Eco nel libro e difficili da tradurre in linguaggio teatrale, sono riflesse nella costruzione formale di alcune sezioni del lavoro, attraverso madrigalismi e strutture leitmotiviche associate alle varie tematiche proposte.

Filidei condivide la passione di Eco per la materia linguistica, si tratti di parole o di note, e il gusto per la struttura e la simmetria. Il nome della rosa è diviso in sette giornate, tre delle quali formano il primo atto e quattro (l’ultima è una chiusa di breve durata) il secondo. I due atti hanno forma simmetrica e le scene sono costruite ciascuna su una nota: do, do diesis, re bemolle, re… e poi specularmente fino a tornare al do. Ne consegue un’architettura formale rigorosa, ma anche la rappresentazione grafica di un labirinto, o dell’abbraccio dei petali: un’opera in forma di rosa.  

Il romanzo

Quando Umberto Eco scrive Il nome della rosa, nel 1980, ha 48 anni ed è uno dei semiologi più influenti della scena culturale europea. Al prestigio accademico, riflesso nel Trattato di semiotica generale del 1975, unisce una vasta popolarità grazie alle sue analisi scientificamente inappuntabili ma sempre partecipi ed empatiche della cultura di massa: volumi come Opera aperta, Diario minimo, Apocalittici e integrati, Il superuomo di massa oltre al diffusissimo Come si fa una tesi di laurea, sono successi editoriali eclatanti che lasciano un segno nella cultura italiana del terzo quarto del ‘900. Saggista di successo, Eco ritorna alla passione mai estinta per la filosofia medievale (si era laureato con Luigi Pareyson sull’estetica di Tommaso d’Aquino) per il suo primo e unico romanzo, edito da Bompiani, che vende oltre 50 milioni di copie imponendosi tra i libri più letti e tradotti della letteratura italiana del ‘900, anche grazie alla versione cinematografica di Jean-Jacques Annaud del 1986 con Sean Connery, F. Murray Abraham e Christian Slater.

La trama, che Eco finge di aver desunto dagli scritti dell’immaginario frate francescano Adso da Melk, è quella di un giallo, ambientato in un monastero cluniacense nel 1327 dove si verifica una serie di omicidi.  L’autore mostra la sua dottrina e il suo gusto della minuta descrizione della vita medievale nell’ambientazione in cui ricorrono i topoi della biblioteca e del labirinto, ma la tensione narrativa è garantita, oltre che dalla ricerca degli assassini, dalla sottesa perorazione sul valore della conoscenza e della libertà. Chiave del mistero sarà il Secondo libro della Poetica di Aristotele, nella realtà perduto, in cui lo stagirita affronta il tema della Commedia

Liana Püschel terrà una conferenza introduttiva per il pubblico di ciascuna rappresentazione nel Ridotto dei Palchi un’ora prima dell’inizio.

Il 34° Festival Milano Musica, che si terrà dal 26 aprile al 6 giugno 2025, tornerà ad avere carattere monografico e sarà dedicato a “Francesco Filidei. Fiori, tempo, respiro”.

Stagione d’opera 2024~2025

27, 30 aprile 2025

3, 6, 10 maggio 2025

IL NOME DELLA ROSA

Opera in due atti

di FRANCESCO FILIDEI

Libretto di Francesco Filidei e Stefano Busellato

con la collaborazione di Hannah Dübgen e Carlo Pernigotti

Casa Ricordi Editore

Libero adattamento dall’opera di Umberto Eco Il nome della rosa edita da La Nave di Teseo

Prima assoluta

Commissione Teatro alla Scala e Opéra National de Paris

Nuova produzione Teatro alla Scala

in coproduzione con Opéra National de Paris e Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova

Direttore INGO METZMACHER

Regia DAMIANO MICHIELETTO

Scene PAOLO FANTIN

Costumi CARLA TETI

Luci FABIO BARETTIN

Drammaturgia MATTIA PALMA

Coreografia ERIKA ROMBALDONI

Personaggi e interpreti

             Adso da Melk                                                                Kate Lindsey

             Guglielmo da Baskerville                                                Lucas Meachem

             La Ragazza del Villaggio / Statua della Vergine             Katrina Galka

             Jorge da Burgos                                                              Gianluca Buratto

              Bernardo Gui                                                                  Daniela Barcellona

             Abbone da Fossanova                                                     Fabrizio Beggi

              Salvatore                                                                        Roberto Frontali

              Remigio da Varagine                                                                     Giorgio Berrugi

             Malachia                                                                          Owen Willetts

             Severino da Sant’Emmerano                                           Paolo Antognetti

             Berengario da Arundel / Adelmo da Otranto                  Carlo Vistoli

             Venanzio / Giovanni Dalbena                                          Leonardo Cortellazzi

             Girolamo Vescovo di Caffa / Cuciniere                          Adrien Mathonat

             Ubertino da Casale                                                          Cecilia Bernini

             Michele da Cesena                                                          Flavio D’Ambra

             Cardinal Bertrando                                                          Ramtin Ghazavi

             Jean d’Anneaux                                                              Alessandro Senes

ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO ALLA SCALA

Maestro del Coro ALBERTO MALAZZI

Con la partecipazione del Coro di Voci Bianche dell’Accademia Teatro alla Scala

Maestro del Coro di Voci Bianche BRUNO CASONI

Date:

Domenica 27 aprile 2025 ore 20 ~ turno Prime Opera

Mercoledì 30 aprile 2025 ore 20 ~ turno A

Sabato 3 maggio 2025 ore 20 ~ turno C

Martedì 6 maggio 2025 ore 20 ~ turno B

Sabato 10 maggio 2025 ore 20 ~ turno D

Prezzi: da 215 a 26 euro

Infotel 02 72 00 37 44

www.teatroallascala.org

Un’ora prima dell’inizio di ogni recita, presso il Ridotto dei Palchi”,

si terrà una conferenza introduttiva all’opera tenuta da Liana Püschel.

Il 27 aprile l’opera sarà trasmessa in diretta da RAI Radio Tre.

Il compositore

Francesco Filidei è nato a Pisa (5 maggio 1973). Si è diplomato al Conservatorio di Firenze e al Conservatorio Nazionale Superiore di Parigi.

Come organista e compositore, è stato invitato dai più importanti festival di musica contemporanea, eseguito da orchestre quali WDR, SWR, RSO Wien, ORT, RAI, Tokyo Philharmonic, Bayerischer Rundfunk, Orchestra Sinfonica di Milano, Filarmoniche di Montecarlo, Nizza, Helsinki, Vilnius, Varsavia, Orchestre Symphonique de Bretagne, Orchestra Philharmonie Luxembourg e Orchestre of Mexique, e dai più importanti ensemble specializzati, in particolare alle Philharmonie di Berlino, Colonia, Essen, Amburgo, alla Cité de la Musique di Parigi, alla Suntory e alla Tokyo Opera House, alla Theaterhaus di Vienna, alla Herkulessaal di Monaco, alla Tonhalle di Zurigo, alla Walt Disney Concert Hall di Los Angeles.

Dopo aver ottenuto una commissione dal Comité de Lecture Ircam nel 2005, ottiene il Salzburg Music Forderpreistrager 2006, il Prix Takefu 2007, il Forderpreistrager Siemens 2009, l’International Rostrum of Composers 2011, il Premio Abbiati 2015, il premio Charles Cros 2016 per il disco monografico “Forse”, il premio Commande 2018 della Fondazione Simone et Cino Del Duca attribuito dall’Académie des Beaux-Arts. È stato borsista dell’Akademie Schloss Solitude nel 2005, Membro della Casa de Velàzquez nel 2006 e nel 2007, Pensionnaire a Villa Medici nel 2012, Borsista del DAAD di Berlino e compositore in residenza di numerosi ensemble e festival.

Ha insegnato composizione a Royaumont (Voix Nouvelles), alla Iowa University, a Takefu (Tokyo), all’Accademia della città di Čajkovskij in Russia, ai Ferienkurse di Darmstadt, e in numerose altre istituzioni e università internazionali (Ircam, Cnsmdp, Esmuc, Musikene, Conservatorio di Strasburgo e di Mosca, Università di Berlino, Hannover, Stoccarda, Graz, San Diego, Tokyo, solo per citarne alcuni). Nel 2019 ha tenuto masterclass con concerti monografici a Shanghai, Pechino e Hong Kong.

Nel 2016 è stato nominato Chevalier des Arts et des Lettres dal Ministero della Cultura francese.

Dal 2018 è consulente musicale della fondazione I Teatri di Reggio Emilia e direttore artistico del festival di musica contemporanea Controtempo di Villa Medici a Roma.

Dopo Giordano Bruno, la sua prima opera rappresentata in prima assoluta a Oporto nel 2015 e ripresa successivamente in numerosi teatri europei, segue L’inondation su un libretto scritto appositamente da Joël Pommerat per la Stagione 2019 dell’Opéra Comique di Parigi. Dal 2018 pubblica con Casa Ricordi. Le precedenti composizioni sono edite da Rai Com

IL CONCERTO DI PASQUA DELL’ORCHESTRA RAI IN PRIMA SERATA SU RAI5 E RADIO3

Venerdì 18 aprile con Ottavio Dantone e la voce di Mario Acampa per Le ultime sette parole di Cristo sulla Croce di Haydn

Si ispira a quelle che per la tradizione cristiana sono le ultime frasi pronunciate da Gesù Cristo morente il celebre brano di Franz Joseph Haydn Le ultime sette parole di Cristo sulla Croce, chel’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai propone per il suo tradizionale Concerto di Pasqua in data unica e fuori abbonamento. La serata, in programma all’Auditorium Rai “Arturo Toscanini” di Torino venerdì 18 aprile alle 20.30, è trasmessa in diretta su Radio3 e in prima serata, alle 21.15, su Rai5.

Sul podio sale Ottavio Dantone, uno dei più apprezzati interpreti di oggi di musica antica e non solo. Nato musicalmente come clavicembalista e poi salito sui podi più prestigiosi del mondo, dalla Scala al Festival di Salisburgo, passando per i Proms di Londra, è uno dei “direttori di famiglia” dell’Orchestra Rai, che lo ospita regolarmente.

La straordinaria partitura, considerata dallo stesso Haydn uno dei suoi lavori migliori, fu commissionata dal canonico della Cattedrale di Cadice e fu eseguita per la prima volta in occasione del Venerdì Santo del 1786. Si compone di 9 brani: un’introduzione maestosa, 7 sonate che si ispirano alle ultime frasi pronunciate da Cristo sulla Croce e che avrebbero dovuto alternarsi alle parole del celebrante durante la liturgia, e Il terremoto conclusivo, che segna simbolicamente la fine del calvario di Gesù, il momento che accompagna la sua morte, secondo le parole del Vangelo di Matteo. Alla versione orchestrale originale, eseguita dalla compagine Rai e da Dantone, Haydn ne fece seguire poi altre tre: una per quartetto d’archi, una per tastiera sola e una in forma di oratorio per soli, coro e orchestra. Nell’esecuzione del Concerto di Pasqua della Rai trova spazio anche la voce fuori campo di Mario Acampa che, prima delle varie sezioni del lavoro di Haydn, declama le sette frasi ritenute dai Vangeli le ultime parole dette da Gesù Cristo prima di spirare sulla croce.

Già protagonista del Concerto di Natale, Mario Acampa ha iniziato la sua carriera come Primo attore al Teatro Stabile Privato di Torino. Dopo numerosi ruoli in film e serie tv internazionali, ha continuato la sua formazione tra l’Italia e Los Angeles, all’Actors Studio di Ivana Chubbuck. Nel 2015 ha debuttato alla regia lirica al Carignano di Torino con Il Piccolo Principe. Ha scritto e diretto spettacoli e concerti in tutta Italia, dal Teatro Regio di Torino al Massimo di Palermo; tra questi Processo a NureyevLa Vestale di Elicona, Donne alla guerra di Troia al Teatro Antico di Taormina. Dal 2021 ha iniziato la collaborazione col Teatro alla Scala, dove recentemente ha curato la regia del Cappello di Paglia di Firenze di Nino Rota. 

I biglietti per il Concerto di Pasqua, fuori abbonamento, sono proposti a 10 e 15 euro, e sono in vendita online sul sito dell’OSN Rai oltre che presso la biglietteria dell’Auditorium Rai di Torino. Informazioni: 011.8104653 – biglietteria.osn@rai.it – www.osn.rai.it.