Domenica 3 dicembre 2023 alle ore 11, nella Sala Grande del Teatro del Maggio, un concerto di beneficenza del Maggio Fiorentino a favore dei territori toscani colpiti dall’alluvione
Il maestro Daniele Gatti, il Coro e l’Orchestra del Maggio rinunciano ai loro compensi
Biglietti ( posto unico in tutta la sala) a 20euro – 10euro per i giovani fino ai 18 anni.
Il Teatro del Maggio annuncia per domenica 3 dicembre alle ore 11, in Sala Grande del Teatro, un concerto sinfonico corale straordinario per raccogliere fondi da destinare ai territori toscani tragicamente e pesantemente colpiti dall’alluvione dell’inizio del mese di novembre.
Il programma offre al pubblico due composizioni di Ludwig van Beethoven Elegischer Gesang (Canto elegiaco) Op. 118 e la Sinfonia n.7 in la maggiore, op 92.
Sul podio dell’ Orchestra e del Coro del Maggio, il maestro Daniele Gatti; maestro del coro Lorenzo Fratini.
Il maestro Gatti, il maestro Fratini, il Coro e l’Orchestra del Maggio per questa occasione così umanamente importante e di solidarietà, rinunciano ai loro compensi.
Per favorire la massima partecipazione e consentire un ricavo consistente da devolvere al territorio, i biglietti vengono offerti al pubblico al prezzo di 20 euro (posto unico in tutto il teatro) e di 10 euro per i giovani fino ai 18 anni ( posto unico in tutto il teatro).
Il primo componimento beethoveniano per Coro misto e Archi – su testo anonimo – è un brano intimo, raccolto e soave molto espressivo che si rivolge a chi patisce per partecipare fraternamente al suo dolore.
La Sinfonia n.7 in la maggiore op. 92, composta fra il 1811 e il 1812, debuttò a Vienna l’8 dicembre del 1813 diretta dallo stesso autore in una serata musicale a beneficio dei soldati austriaci reduci dalla battaglia di Hanau. La composizione fu accolta favorevolmente dai viennesi a cui piacque soprattutto il secondo movimento, l’Allegretto, che venne addirittura bissato. Ritenuta a suo tempo, dai critici di allora, per alcuni aspetti stravagante e ai limiti dell’eccesso fu invece apprezzata da Richard Wagner, a cui va il merito di averne intuito da subito la vera essenza, che la definì «l’apoteosi della danza». In questa Sinfonia si sottolinea la dialettica tra luci e ombre e sboccia nel suo finale quando il dramma tra il male e il bene e stato risolto in favore del bene e della positività della vita.