“IL TEATRO NEL TEATRO”: LA 73° EDIZIONE DEL WEXFORD FESTIVAL OPERA

La contea irlandese crocevia di culture e palcoscenico di opere rare con la direzione artistica di Rosetta Cucchi

Apre il Festival Le Maschere di Pietro Mascagni con la regia di Stefano Ricci

70 appuntamenti in 16 giorni: alla National Opera House, nelle chiese, nel granaio e per le strade

Dal 18 ottobre al 2 novembre 2024

Una spa di lusso, un palcoscenico visto dalle quinte e una palestra sono i luoghi dove i registi Stefano Ricci, Conor Hanratty e Orpha Phelan ambientano rispettivamente Le maschere di Pietro Mascagni, The Critic di Charles Villiers Stanford e Le convenienze ed inconvenienze teatrali di Gaetano Donizetti. Le tre nuove produzioni sono al centro dell’ampio cartellone del 73° Wexford Festival Opera, la kermesse che propone capolavori operistici rari nella costa sudorientale dell’Irlanda. Una dichiarazione di riscoperta, quella di cui si fa portavoce la Direttrice artistica del Festival Rosetta Cucchi, che quest’anno propone l’edizione più grande di sempre: settanta appuntamenti riuniti sotto il tema del “teatro nel teatro” (Theatre within Theatre), a Wexford dal 18 ottobre al 2 novembre.

«Dopo la profonda emozione della stagione 2023 — dice Rosetta Cucchi — ho voluto dare al pubblico la possibilità di guardare oltre il sipario, dove tutto può accadere… con un tocco di leggerezza». È, infatti, un gioco metateatrale quello delle Maschere di Pietro Mascagni, l’opera che inaugura il Festival il 18 ottobre con la direzione musicale di Francesco Cilluffo, che è anche Direttore principale ospite del WFO, e con la regia di Stefano Ricci, da poco giunto al traguardo del mandato di Direttore artistico per la Biennale Teatro insieme a Gianni Forte. Rappresentata per la prima volta nel 1901, Le Maschere è un omaggio di Mascagni a Rossini e alle tradizioni dell’opera buffa e della commedia dell’arte italiana. Repliche il 23, 26 e 31 ottobre alla National Opera House.

Raramente eseguito nonostante sia considerato il capolavoro dell’irlandese Charles Villiers Stanford, The Critic (oppure An Opera Rehearsed) è un’opera comica ambientata sul palcoscenico di un teatro durante le prove finali di una nuova opera lirica. Rappresentata per la prima volta nel 1916, è una rivisitazione umoristica del teatro e delle persone che lo abitano. Nato a Dublino, Stanford — di cui ricorrono quest’anno i 100 anni dalla morte — è considerato uno dei principali artefici della “renaissance” della musica delle isole britanniche. The Critic ha la regia di Conor Hanratty, anche lui irlandese, che ha pensato di capovolgere la prospettiva della messinscena immaginando che il pubblico della National Opera House osservi lo spettacolo dal punto di vista delle quinte. La direzione musicale è di Ciarán McAuley, nato in Zimbabwe da una famiglia irlandese. Le recite sono previste il 19, 24, 27 ottobre e il 1° novembre.

Le convenienze ed inconvenienze teatrali di Gaetano Donizetti vede sul podio la giovane direttrice d’orchestra italiana Danila Grassi e ha la regia di Orpha Phelan, che sceglie una palestra come sfondo di una delle più argute parodie operistiche dell’opera stessa. La simpatia per questa farsa è dovuta anche al singolare personaggio di Mamma Agata, raro caso operistico di “en travesti” al contrario, che sarà interpretato dal basso-baritono italiano Paolo Bordogna. Le convenienze ed inconvenienze teatrali (riproposta ai giorni nostri anche col titolo Viva la mamma) va in scena il 20, 25, 28 ottobre e il 2 novembre.

È la National Opera House, sede ufficiale del WFO, ad ospitare tutte le tre produzioni principali. Primo teatro d’opera polivalente irlandese costruito su misura da Keith Williams ed inaugurato ufficialmente nel 2008, l’edificio è presto diventato un simbolo nazionale. Con la sua acustica considerata straordinaria, è sede di molti altri appuntamenti che arricchiscono il programma: le Pocket Opera come Puccini: man of the theatre, opera di William Niall Morris proposta per celebrare i cent’anni dalla morte del compositore lucchese, e Lady Gregory in America di Alberto Caruso, entrambe “opere tascabili” la cui regia è affidata a giovani artisti internazionali emergenti; e poi I Pagliacci, opera verista del compositore napoletano Ruggero Leoncavallo inserita nell’Opera Factory, un programma di sviluppo professionale dove si offre a giovani musicisti irlandesi un sostegno per la loro futura carriera.

La rassegna non si limita ad utilizzare il solo luogo istituzionale come palco per i propri eventi. Numerosi sono, infatti, gli spettacoli paralleli che si svolgono nelle strade e nei luoghi della contea. Torna la Community Opera, una performance ambientata nel caratteristico granaio “The Grain Store” a Stonebridge, a pochi chilometri da Wexford, rappresentata da un gruppo di abitanti locali che insieme agli artisti della Wexford Factory hanno partecipato durante l’anno a diversi workshop teatrali per mettere in scena, in questa edizione del Festival, L’elisir d’amore di Gaetano Donizetti.

Non solo proposte operistiche. Sono nuovamente presenti il Concerto di Gala, con gli artisti del Festival; i Lunchtime Recitals, eventi in giro per la città che accontentano ogni tipo di pubblico proponendo arie d’opera, oratori, lieder, concerti e canzoni popolari; il Concerto corale con le New Dublin Voices, noto coro da camera irlandese diretto da Bernie Sherlock, che ha luogo nella caratteristica chiesa di Rowe Street e offre un repertorio di compositori contemporanei. Inoltre, Francesco Cilluffo dirige anche la RTÉ Orchestra in un concerto che vede la partecipazione di quattro solisti impegnati in note arie del repertorio lirico.

Anche la danza trova spazio nel programma di quest’anno durante il concerto Bach at Midnight (nearly), in cui il violoncellista Adrian Mantu guiderà il pubblico attraverso le suite per violoncello di Bach insieme alla coreografa e ballerina Luisa Baldinetti.

Avvolta nel mistero la Lecture del dottor Tom Walsh: un ospite irlandese di notevole fama è protagonista di questo incontro, ma la sua identità rimane nascosta fino al giorno dell’evento.

C’è ancora spazio per la parola: per la sua ormai nota Impossible interview, il critico musicale Michael Dervan ha scelto come ospite speciale proprio Charles Villiers Stanford. E infine affiancano questo ricco programma festivaliero i Pop Up Events, esperimento molto riuscito nelle precedenti edizioni, durante i quali gli artisti del WFO vengono coinvolti in momenti musicali e teatrali in luoghi di Wexford completamente inaspettati.

Il New York Times lo ha definito «diverso da qualsiasi altro Festival. L’entusiasmo è unico. È l’esperienza totale che conta». Nata nell’ottobre del 1951 grazie al concreto contributo degli abitanti di Wexford, la kermesse è cresciuta attraverso una visione audace a cui è fedele da più di 70 anni, fino a diventare uno dei Festival d’opera più importanti del mondo.

«Abbiamo tutti più di una faccia in questo teatro delle maschere che ci circonda e di cui facciamo parte, tanto che spesso le piccole e grandi verità, perché ci arrivino, hanno bisogno di essere dette, ed ascoltate da noi, da un qualcosa che sembri fuori dalla mischia, da un elemento non immediatamente credibile, una specie di “matto del paese” al quale si perdona un po’ la sua pazzia, ma anche la sua saggezza». Così Lucio Dalla, che della piccola contea di Wexford si innamorò irrimediabilmente, presentò Arlecchino di Ferruccio Busoni, da lui firmato nel 2007 proprio al Wexford Festival Opera: parole che sembrano scritte per quest’edizione, che dell’antico ma sempre attuale tema del metateatro ne fa il filo conduttore del programma.

Info: www.wexfordopera.com