Anna Bolena di Gaetano Donizetti in scena al Teatro La Fenice da dove manca dal 1857

Va in scena Anna Bolena di Gaetano Donizetti, e per la Fenice sarà una sorta di debutto di epoca moderna, poiché l’ultimo allestimento veneziano risale al 1857.

Vi si misurerà Pier Luigi Pizzi per regia, scene e costumi, affiancato dal light designer Oscar Frosio, e con Renato Balsadonna alla testa di Orchestra e Coro del Teatro La Fenice e di un cast composto per le parti principali da Lidia Fridman al debutto nel ruolo della protagonista; Alex Esposito nelle vesti di Enrico VIII, Enea Scala in quelle di Lord Riccardo Percy e Carmela Remigio in quelle di Giovanna Seymour. Completano il cast William Corrò che sarà Lord Rochefort; Manuela Custer, Smeton; e Luigi Morassi, il signor Hervey.

Cinque le recite in programma al Teatro La Fenice, nell’ambito della Stagione Lirica e Balletto 2024-2025: il 28, 30 marzo, 1, 4 e 6 aprile 2025. La replica di martedì 1 aprile ore 19.00 sarà trasmessa in diretta radiofonica da Rai Radio3.

            L’opera rappresenta il primo traguardo del Donizetti serio, un punto di svolta nella sua produzione e senz’altro uno degli apici dell’opera romantica in generale. Tragedia lirica in due atti, su libretto di Felice Romani ispirato principalmente al dramma Henri VIII di Marie-Joseph Blaise de Chénier, notevole sotto il profilo stilistico e per lo spessore drammatico e narrativo, questa partitura consentì all’autore bergamasco di pervenire a un linguaggio maturo, capace di tratteggiare nei particolari più minuti la sottile e complessa psicologia della protagonista – una capacità analitica, che si approfondirà nella Lucia – e di imporsi con la sua valenza espressiva in particolare nella scena conclusiva, che segna la rinuncia definitiva al finale lieto, in linea con la sensibilità romantica.

Donizetti compose l’opera di getto, in soli trenta giorni, per Giuditta Pasta e il tenore Giovanni Battista Rubini, due vere e proprie leggende del melodramma di inizio Ottocento. Al suo debutto al Teatro Carcano di Milano il 26 dicembre 1830, Anna Bolena ottenne uno straordinario successo, ma in seguito uscì gradualmente dal repertorio fino a quando, nel 1957 al Teatro alla Scala, Maria Callas, diretta da Gianandrea Gavazzeni, ne consacrò una vera e propria renaissance grazie a una memorabile interpretazione.

         «Anna Bolena dà inizio alla maturità artistica di Donizetti – dichiara il direttore d’orchestra Renato Balsadonna – in quanto il compositore cerca di affrancarsi dallo stile dominante in voga, quello di Rossini, ossia da una consuetudine che privilegiava il rispetto di certe convenzioni formali a discapito dell’espressione dei sentimenti, cifra che invece diverrà costitutiva del periodo romantico. Ci sono molti aspetti – i dettagli melodici, la ricerca della continuità, le proporzioni della forma e dell’equilibrio, e quindi anche della rottura di questo equilibrio, questioni legate alle cabalette – che determinano una rottura con la tradizione appena precedente, quella che lo stesso Donizetti aveva seguito con deferenza fino a quel periodo con tutte le opere composte per Napoli. Siamo sostanzialmente di fronte a un nuovo linguaggio, in cui lo stile maturo di Donizetti si manifesta chiaramente».      

         Pier Luigi Pizzi, che si cimenta per la prima volta con questo titolo nella veste di regista, scenografo e costumista, illustra così la sia visione di Anna Bolena: «Questo capolavoro di Donizetti appartiene al gruppo di opere che definirei ‘di cantanti’. In esse tutto quello che succede è pretestuoso, ed è principalmente un’occasione per far esplodere il belcanto, dove l’ambientazione serve a orientare il pubblico perché sappia dove ci troviamo e ai personaggi perché non siano lasciati nel vuoto. Una scenografia impattante, dopo la prima impressione, lo spettatore se la dimentica, e bada solo a quello che accade. Soprattutto in casi come questo è quindi importante trovare il giusto clima drammatico e poi lasciar agire gli interpreti. È un lavoro che si focalizza proprio sulla resa e sull’interpretazione dei cantanti e sulla creazione, da parte loro, di personaggi credibili. E anche affinché diventino in qualche modo universali e il pubblico possa riconoscersi in loro. Questa è una delle regole importanti del teatro: consegnare agli spettatori qualcosa che li tocchi direttamente e all’interno. Dico sempre che se si riesce a fare in modo che chi viene a teatro esca dalla sala con un’emozione, con un motivo di riflessione, allora è una partita vinta. Se no avrà assistito, nel migliore dei casi, a un bello spettacolo, si sarà magari divertito e dopo dieci minuti avrà dimenticato tutto. Lo spettacolo sarà spoglio, asciutto, ma non minimalista. Oggi è questo l’obiettivo che mi interessa maggiormente, facendo questo

mestiere».

            Anna Bolena andrà in scena al Teatro La Fenice con sopratitoli in italiano e in inglese. Ecco il dettaglio delle recite, con orari e turni di abbonamento: venerdì 28 marzo 2025 ore 19.00 (turno A); domenica 30 marzo ore 15.30 (turno B); martedì 1 aprile ore 19.00 (turno D); venerdì 4 aprile ore 19.00 (turno E); domenica 6 aprile ore 15.30 (turno C).

Da Venerdì 15 marzo, al Teatro Carlo Felice : Beatrice di Tenda

Tragedia lirica in due atti di Vincenzo Bellini su libretto di Felice Romani
Venerdì 15 marzo 2024, ore 20.

Beatrice di Tenda, tragedia lirica in due atti di Vincenzo Bellini su libretto di Felice Romani – il sesto titolo della Stagione Lirica 2023-2024 dell’Opera Carlo Felice – sarà in scena venerdì 15 marzo alle ore 20.00 (Turno A). Tornerà sul podio Riccardo Minasi, direttore musicale del Teatro, per la regia di Italo Nunziata, assistente alla regia Danilo Rubeca, e con le scene di Emanuele Sinisi, i costumi di Alessio Rosati, e le luci di Valerio Tiberi. Orchestra, coro e tecnici dell’Opera Carlo Felice. Maestro del Coro Claudio Marino Moretti. Il nuovo allestimento è stato realizzato dalla Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova in coproduzione con la Fondazione Teatro La Fenice di Venezia e in occasione del progetto “Genova capitale del Medioevo 2024”.

Beatrice di Tenda sarà in replica domenica 17 marzo alle ore 15.00 (Turno C), martedì 19 marzo alle ore 20.00 (Turno L) e venerdì 22 marzo alle ore 20.00 (Turno B).

Il cast si compone di Mattia Olivieri (Filippo Maria Visconti), Angela Meade (Beatrice di Tenda), Carmela Remigio (Agnese del Maino), Francesco Demuro (Orombello), Manuel Pierattelli (Anichino) e Giuliano Petouchoff (Rizzardo del Maino).

Beatrice di Tenda è il penultimo melodramma di Vincenzo Bellini, composto in soli due mesi all’inizio del 1833 su libretto di Felice Romani. Il debutto avvenne al Teatro La Fenice di Venezia durante il Carnevale dello stesso anno, con il celebre soprano Giuditta Pasta a vestire i panni della protagonista. Beatrice di Tenda è l’unico dramma storico nel catalogo belliniano, e si ispira a una vicenda di cronaca accaduta nel 1418 presso il Castello di Binasco, vicino a Milano. La figura di Beatrice, eroina pura e simbolo di virtù, era particolarmente adatta all’espressione melodrammatica di Bellini, che al suo personaggio dedicò alcune tra le arie più toccanti e ispirate. La natura stessa dell’intreccio, dove trovano posto contrasti, tensioni, desideri e implacabili forme di risolutezza, permise al compositore, nel pieno della propria maturità artistica, di esprimersi attraverso una scrittura intensa e ricca di sottili sfumature.

Commenta Riccardo Minasi: «Quest’anno è una grande gioia per me, ma soprattutto un onore, avere l’opportunità di dirigere questa produzione del dramma storico Beatrice di Tenda: è il terzo titolo con il quale ho l’opportunità di misurarmi con il genio compositivo di Vincenzo Bellini e un’occasione splendida dopo l’importante esperienza vissuta sempre qui al Teatro Carlo Felice, l’anno scorso, in occasione della messa in scena di Norma. Nelle prossime settimane, assieme alle straordinarie compagini del Coro e dell’Orchestra del Carlo Felice ed un cast d’eccellenza, ci accingeremo ad affrontare la messa a punto di una partitura di rara bellezza ed egual valore rispetto a titoli più noti. Vincenzo  Bellini è un compositore a cui sono molto legato. La grande cura per il significato espressivo della musica legato alla parola, elemento cardine dell’estetica delle sue opere, rappresenta ogni volta una nuova sfida nel costante tentativo di porre un’attenzione particolare proprio a questo aspetto, per restituire fedelmente al pubblico le intenzioni della sua musica. Un ringraziamento speciale è rivolto alla Sovrintendenza e alla Direzione Artistica del Carlo Felice per questa ennesima opportunità nel cammino comune intrapreso nell’ultimo anno e mezzo».

La regia di Italo Nunziata mette in luce le implicazioni narrative e psicologiche che definiscono i personaggi: «Tutto è già successo, tutto è avvenuto prima. All’aprirsi del sipario di Beatrice di Tenda, ci troviamo di fronte immediatamente ad un presente del quale avvertiamo la tragicità, in una atmosfera cupa e pesante di ambientazione “gotica”. La sensazione di uno spazio chiuso, dove però sentimenti e passioni possono dominare incontrastati fino quasi ad annullare ogni altra forma di volontà, guidati ad un destino ineluttabile. […] In accordo con lo scenografo Emanuele Sinisi, abbiamo coinvolto nel progetto scenografico, per la prima e l’ultima immagine dello spettacolo, l’artista fotografo finlandese Ola Kolehmainen, che si occupa di spazio, luce e colore attorno all’architettura storica. Insieme a questo, l’utilizzo di dagherrotipi o vecchie foto consunte dal tempo e dal ricordo. Immagini inserite all’interno di una sorta di spazio/agone dove i protagonisti sono quasi costretti ad affrontarsi all’interno del loro dramma, circondati da alcune pareti di specchio che stanno perdendo la loro argentatura di fondo come mangiati dal tempo e dall’incuria, da fondali/pareti anche essi in decadimento e forati da squarci o da rotture che sembrano ormai insanabili. I cambi di scena avvengono senza soluzione di continuità a sottolineare l’ineluttabilità della vicenda. Così come per le scene, in accordo con il costumista Alessio Rosati, anche per i costumi abbiamo trasportato il racconto agli ultimi anni del diciannovesimo secolo, ultimo ed estenuato baluardo di una vita di corte e di regole e comportamenti precisi con i quale relazionarsi all’interno di quel mondo. Abiti come involucri destinatati a “vestire” di apparenza, a rilevare intenzioni, a dimostrare il potere e al tempo stesso la fragilità umana, severi nelle loro leggi ferree e integrati totalmente nel meccanismo sociale».

Dichiara il Sovrintendente: «Beatrice di Tenda di Bellini su libretto del genovese Felice Romani torna in scena al Teatro Carlo Felice a quarant’anni di distanza dall’ultima rappresentazione a Genova. Una lunga attesa per un’opera imperdibile e di rara esecuzione, che ha visto le compagini artistiche e tecniche del Teatro fortemente impegnate e motivate, dopo i grandi successi di Madama Butterfly e Idomeneo. Si tratta di una nuova coproduzione tra il nostro Teatro e il Teatro La Fenice di Venezia con la direzione musicale di Riccardo Minasi. Italo Nunziata firma la regia di questo nuovo progetto che vede ancora impegnato il Carlo Felice nella sistematica collaborazione con altre istituzioni musicali nazionali ed internazionali, quali il Teatro Alla Scala di Milano, il Teatro La Fenice di Venezia, il Teatro Comunale di Bologna, il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, la Royal Opera House di Muscat, il Teatro Nazionale di Zagabria, etc. In parallelo con la Stagione d’opera proseguono con successo le programmazioni della Stagione Sinfonica e di Liguria Musica, insieme con le attività dell’Accademia di Canto ed il ciclo della musica vocale da camera».

Jessica Nicolini, coordinatrice delle politiche culturali di Regione Liguria, commenta: «Un nuovo grande appuntamento con il nostro Teatro Carlo Felice, pronto a portare sul palcoscenico l’opera di Vincenzo Bellini, padre del melodramma romantico italiano, Beatrice di Tenda, la penultima opera della produzione belliniana. Amore, tradimenti, odi e grandi emozioni con le grandi scene che vedono protagonisti la moglie del Duca di Milano, Beatrice, condannata a morte insieme al suo amante. Un dramma storico risalente al 1418, segno di un grande rinnovamento del Teatro che ha saputo, in questi anni, aprirsi a un pubblico giovane come non l’avevamo mai visto, grazie alla sua generosità e a una programmazione mai banale, oltre che alla presenza dei talentuosi professori d’orchestra e dei suoi artisti. Non dimentichiamo inoltre che proprio nel 2024 si celebreranno i 174 anni di storia dell’orchestra che per la prima volta in Italia è stata diretta con la bacchetta da Angelo Mariani. Una curiosità per un luogo che merita tutto il nostro appoggio, anche per i continui riconoscimenti che sta ricevendo a livello anche internazionale. È infatti reduce del successo in Oman alla Royal Opera House di Muscat del Sogno di una notte di mezza estate. Non è un caso infatti che Regione ed io personalmente come coordinatrice delle politiche culturali abbia voluto recentemente consegnare la Croce di San Giorgio al grande tenore genovese Francesco Meli, uno dei più noti a livello internazionale, la massima onorificenza che la Regione tributa a cittadini che si siano distinti per particolari meriti di carattere culturale, sociale o morale. Un riconoscimento a cui è seguito un concerto aperto alla città che ha visto la partecipazione di tantissimi giovani. Un grande segno di vita per il pianeta lirico che ha saputo aprirsi anche ai giovanissimi grazie a una programmazione innovativa. Tante attività a tutte le latitudini, che vedranno ad esempio il Teatro pronto a sbarcare a New York nel mese di ottobre per sempre nuove emozionanti avventure sotto il segno della musica e dei talent».