Dal 12 ottobre 2024 al 19 giugno 2025: 9 titoli d’opera con 4 nuovi allestimenti, un titolo di balletto, 12 concerti sinfonici, 6 concerti di musica vocale da camera, tournée e attività culturali

INAUGURAZIONE DELLA STAGIONE LIRICA e BALLETTO

La Stagione di Lirica e Balletto con un’inaugurazione congiunta che vede protagonisti la Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova e il Teatro Nazionale di Genova. In programma la doppia rappresentazione di Giro di vite, racconto di Henry James tradotto e adattato per il teatro di prosa da Carlo Sciaccaluga con la regia di Davide Livermore, e di The Turn of the Screw, opera in un prologo e due atti di Benjamin Britten tratta dal racconto di James, con la direzione di Riccardo Minasi – direttore musicale dell’Opera Carlo Felice – e la regia di Davide Livermore. Entrambe le nuove produzioni sono realizzate in collaborazione tra la Fondazione Teatro Carlo Felice, il Teatro Nazionale di Genova e il Palau de les Arts Reina Sofía di València.

TUTTI I TITOLI DELLA STAGIONE LIRICA e BALLETTO

Lucia di Lammermoor, dramma tragico in tre atti di Gaetano Donizetti, nell’Allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice in coproduzione con la Fondazione Teatro Comunale di Bologna e l’ABAO-OLBE di Bilbao, sarà diretto da Francesco Ivan Ciampa per la regia di Lorenzo Mariani.

Giampaolo Bisanti sarà maestro concertatore e direttore de Il cappello di Paglia di Firenze, nella Nuova versione dell’allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice in collaborazione con l’Opéra Royal de Wallonie-Liège. Regia di Damiano Michieletto.

Lo schiaccianoci, balletto in due atti di Pëtr Il’ič Čajkovskij sarà interpretato dall’Armenian National Opera and Ballet Theatre, direttore

Karen Durgaryan,coreografia di Georgy Kovtun da Marius Petipa.

Con la direzione di Renato Palumbo e la regia di Giorgio Gallione, sarà in scena il melodramma in tre atti La traviata, di Giuseppe Verdi, nell’Allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice.

Donato Renzetti – direttore emerito del Teatro – dirigerà Andrea Chénier, dramma storico in quattro quadri di Umberto Giordano, nell’Allestimento della Fondazione Teatro Comunale di Bologna e dell’Opéra Garnier Monte-Carlo, con la regia di Pier Francesco Maestrini.

Nell’allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice, sarà in scena Falstaff , commedia lirica in tre atti di Giuseppe Verdi, per la direzione di Riccardo Minasi e la regia di Damiano Michieletto.

Die Liebe der Danae (L’amore di Danae), commedia mitologica in tre atti di Richard Strauss, nel Nuovo allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice, sarà per la prima volta rappresentata nella versione originale con complessi artistici italiani. La direzione è affidata a Fabio Luisi – direttore onorario del Teatro –, con la regia di Laurence Dale.

Carmen, opéra-comique in quattro atti di Georges Bizet, sarà in scena nell’Allestimento della Fondazione Teatro dell’Opera di Roma, maestro concertatore e direttore Donato Renzetti, regia di Emilio Sagi.

Chiude la stagione lirica Die Zauberflöte (Il flauto magico), Singspiel in due atti di Wolfgang Amadeus Mozart, Allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova, direzione di Giancarlo Andretta e regia di Daniele Abbado. Protagonisti, i Solisti dell’Accademia di alto perfezionamento e inserimento professionale per cantanti lirici dell’Opera Carlo Felice diretta da Francesco Meli.

Tra i solisti in cast nella Stagione Lirica:

Karen Gardeazabal, Franco Vassallo, Nina Minasyan, Iván Ayón Rivas, Luca Tittoto, Marco Ciaponi, Nicola Ulivieri, Paolo Bordogna, Benedetta Torre, Olga Peretyatko, Francesco Meli, Roberto Frontali, Fabio Sartori, Amartuvshin Enkhbat, Maria Josè Siri, Ambrogio Maestri, Galeano Salas, Ernesto Petti, Erika Grimaldi, Caterina Sala, Sara Mingardo, Scott Hendricks, Angela Meade, John Matthew Myers, Piero Pretti, Annalisa Stroppa, Giuliana Gianfaldoni.

I direttori della Stagione Sinfonica:

Riccardo Minasi – direttore musicale del Teatro – Donato Renzetti – direttore emerito del Teatro, Wolfram Christ, Claudio Marino Moretti – Maestro del Coro dell’Opera Carlo Felice – Hartmut Haenchen, Leonhard Garms,

Da mercoledì 26 giugno alle ore 15.00, inizio della vendita degli abbonamenti

Da lunedì 1° luglio, inizio della vendita dei biglietti singoli

Info e biglietti: www.operacarlofelicegenova.it

«A conclusione di una Stagione lirico-sinfonica 2023/2024 che ha conseguito un enorme successo di pubblico e di critica – dichiara il Sovrintendente Claudio Orazi – vi è grande attesa per il cartellone artistico 2024/2025 che si annuncia ricco di nuove emozioni. Con il sostegno di decine di migliaia di spettatori, tra fedeli abbonati e tantissimi giovani, abbiamo raggiunto un ruolo di primo piano tra le istituzioni musicali nazionali ed internazionali attraverso una programmazione che spazia dalla musica barocca a quella contemporanea, assicurando la conservazione, la tutela e la valorizzazione del grande repertorio operistico italiano. Un progetto che, anche per la prossima Stagione, sarà condiviso con direttori e artisti di fama internazionale unitamente a registi che sono al vertice della ricerca di nuovi linguaggi dell’arte e della scena teatrale.

Un teatro fortemente impegnato nel coinvolgimento di un nuovo pubblico, impegno al quale contribuiscono, in forma motivata e crescente, il Ministero della Cultura, la Regione Liguria, il Comune di Genova ed il Gruppo Iren in qualità di soci fondatori. Al loro fianco risaltano le qualificate sponsorizzazioni di Banca Passadore, Intesa San Paolo, Esselunga. Di rilievo la qualità dei partner che, ad oggi, condividono e cooperano alle attività ed ai progetti del teatro: basti ricordare il Teatro Nazionale di Genova, l’Università, il Conservatorio e l’Accademia di Belle Arti di Genova, cui si aggiungono l’Ufficio Scolastico Regionale, l’Arcidiocesi di Genova, la Gog, il Premio Paganini.

In ambito territoriale, con la stagione di Liguria Musica, sono decine i Comuni che collaborano stabilmente con il teatro; da Imperia a La Spezia, da Rapallo a Monterosso, da Alessandria a Novi Ligure e molti altri. Al forte radicamento territoriale, sinonimo di identità e memoria, si aggiungono rilevanti collaborazioni internazionali quali quelle con la Royal Opera House di Muscat, il National Centre for the Performing Arts di Pechino, l’Opera di Montecarlo, l’Opera di Parigi, il Teatro Nazionale di Zagabria, il Teatro alla Scala, la Columbia University e la Saint Patrick’s Old Cathedral di New York. Collaborazioni queste ultime cui si aggiungerà un nuovo progetto dedicato all’Euro-Mediterraneo, a partire dalla città di Tangeri.

Sulla base di tali risultati è intenzione del teatro crescere ancora, nel solco di una Fondazione Lirica a “carattere policentrico” che oggi gestisce direttamente diversi luoghi di spettacolo (Teatro Carlo Felice, Teatro della Gioventù, Teatro Auditorium Montale, Foyer del Teatro, Teatro ai Parchi di Nervi) e collaborazioni in Italia e nel Mondo con decine di altre istituzioni. Tutto questo è possibile, grazie all’impegno dei lavoratori di tutti i comparti e ad un formidabile team artistico composto da Fabio Luisi (direttore onorario), Donato Renzetti (direttore emerito), Riccardo Minasi (direttore musicale)».

«Una nuova Stagione artistica in cui non mancano solisti e direttori di spessore con la nota Orchestra dell’Opera Carlo Felice e tantissime collaborazioni che sapranno coinvolgere non solo tutti gli appassionati, ma quel folto pubblico composto da tanti giovani che l’Opera Carlo Felice ha saputo attrarre in questi anni insieme ai grandi talenti dell’Accademia di alto perfezionamento – dice il presidente ad interim della Regione Liguria Alessandro Piana. Una Stagione all’insegna del nuovo e della tradizione con un programma molto ricco. Un omaggio a capolavori immortali della lirica, con allestimenti prestigiosi, versioni originali e tematiche che continuano ad emozionare il pubblico di ogni età. E accanto proposte che testimoniano l’impegno del nostro Teatro nel promuovere la creatività e l’innovazione come è ben evidente nell’inaugurazione congiunta, che si svolgerà il 12 ottobre, tra Opera Carlo Felice e Teatro Nazionale di Genova, con la messa in scena del dittico Giro di vite – The Turn of the Screw dando modo al pubblico genovese di cogliere ogni legame tra prosa e versione musicale. Un’importante proposta a livello nazionale che testimonia la collaborazione tra istituzioni, portata avanti con grande successo in questi anni.

Anche per questo siamo certi che le emozioni non mancheranno sia nelle rappresentazioni liriche sia nei concerti sinfonici e sinfonico-corali, nei concerti di musica vocale da camera, negli eventi su tutto il territorio ligure e nel progetto di promozione internazionale a New York che sarà un vero e proprio ponte tra culture diverse all’insegna dell’arte. Ogni serata rappresenterà un’occasione unica per vivere la magia della musica dal vivo in uno dei teatri più prestigiosi e suggestivi d’Italia che ha saputo nel tempo rinnovarsi continuamente e affacciarsi a tanti palcoscenici internazionali».

La Stagione di Lirica e Balletto

• Sabato 12 ottobre 2024 si terrà l’inaugurazione congiunta della Stagione Lirica e Balletto dell’Opera Carlo Felice Genova e della Stagione Teatrale del Teatro Nazionale di Genova con The Turn of the Screw racconto scritto da Henry James nel 1898 – alternando un adattamento teatrale in prosa fedele al testo originale e la versione musicata da Benjamin Britten in un unico allestimento presso il Teatro Ivo Chiesa. Tale importante iniziativa è unica a livello nazionale ed in linea con gli obiettivi statutari del Carlo Felice tesi alla cooperazione integrata tra istituzioni culturali. Il dittico si apre con Giro di vite, traduzione e adattamento di Carlo Sciaccaluga, Produzione del Teatro Nazionale in collaborazione con la Fondazione Teatro Carlo Felice e il Palau de les Arts Reina Sofía di València, con la regia di Davide Livermore, le scene di Manuel Zuriaga, i costumi di Mariana Fracasso, le luci di Antonio Castro e le musiche di Giua e Mario Conte; interpreti, Linda Gennari (Istitutrice), Gaia Aprea (Mrs. Grose), Aleph Viola (Peter Quint), Virginia Campolucci (Miss Jessel), Ludovica Iannetti (Flora), Luigi Bignone (Miles). A seguire, verrà rappresentata The Turn of the Screw, opera in un prologo e due atti di Benjamin Britten su libretto di Myfawny Piper dal racconto di James, nel Nuovo allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice in collaborazione con il Teatro Nazionale e con il Palau de les Arts Reina Sofía. La direzione sarà affidata a Riccardo Minasi, direttore musicale dell’Opera Carlo Felice Genova al 2022, i cui recenti e imminenti debutti sinfonici includono i Berliner Philharmoniker, l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, la Gürzenich-Orchester Köln, la Staatskapelle Dresden, la Royal Concertgebouw Orchestra, la Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks, la Swedish Radio Symphony Orchestra, la Frankfurt Radio Symphony Orchestra e la Tokyo Metropolitan Symphony Orchestra. La regia sarà curata da Davide Livermore, con le scene di Manuel Zuriaga, i costumi di Mariana Fracasso e le luci di Antonio Castro; interpreti:  Valentino Buzza (Quint), Karen Gardeazabal (The Governess), Oliver Barlow (Miles), Lucy Barlow (Flora), Polly Leech (Mrs. Grose), Marianna Mappa (Miss Jessel). Commenta Davide Livermore: «Ho la gioia enorme di potervi raccontare che il Teatro Nazionale e l’Opera Carlo Felice inaugureranno congiuntamente le Stagioni con Giro di vite di Henry James, lo stesso titolo, che ho l’onore di mettere in scena sia nella versione di prosa per il Teatro Nazionale sia nella versione operistica di Benjamin Britten per il Carlo Felice. Ne sono entusiasta, è un modo per sottolineare quanto è fondamentale fare sistema, quanto è fondamentale che le eccellenze di una città non si isolino in una roccaforte, ma che continuino invece a desiderare di essere a disposizione della cittadinanza con progettualità, con apertura e con idee. Sono grato al Carlo Felice per aver accolto questa idea, organizzandola insieme a noi in piena collaborazione di spirito. Ringrazio nuovamente il Sovrintendente Claudio Orazi e il Direttore artistico Pierangelo Conte.»

• Lucia di Lammermoor, dramma tragico in tre atti di Gaetano Donizetti, su libretto di Salvatore Cammarano dal romanzo The Bride of Lammermoor di Walter Scott, sarà in scena a partire da venerdì 15 novembre nell’Allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice in coproduzione con la Fondazione Teatro Comunale di Bologna e con l’ABAO-OLBE di Bilbao. Francesco Ivan Ciampa sarà alla direzione dell’Orchestra e del Coro dell’Opera Carlo Felice, con la regia di Lorenzo Mariani, le scene di Maurizio Balò, i costumi di Silvia Aymonino e le luci di Linus Fellbom. Il cast si compone di: Franco Vassallo (Enrico), Nina Minasyan (Lucia), Iván Ayón Rivas (Edgardo), Paolo Antognetti (Arturo), Luca Tittoto (Raimondo), Alena Sautier (Alisa) e Manuel Pierattelli (Normanno).

• A partire da venerdì 13 dicembre, sarà in scena la Nuova versione dell’allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice in collaborazione con l’Opéra Royal de Wallonie-Liège de Il cappello di paglia di Firenze, farsa musicale in quattro atti di Nino Rota su libretto proprio e di Ernesta Rinaldi da Un chapeau de paille d’Italie di Eugène Laviche e Marc Michel.  Giampaolo Bisanti sarà alla direzione dell’Orchestra e del Coro dell’Opera Carlo Felice, con la regia di Damiano Michieletto, le scene di Paolo Fantin, i costumi di Silvia Aymonino e le luci di Luciano Novelli. Nel cast: Marco Ciaponi (Fadinard), Nicola Ulivieri (Nonancourt), Paolo Bordogna (Beaupertuis / Emilio), Didier Pieri (Lo zio Vezinet), David Ferri Durà (Felice), Blagoj Nacoski (Achille di Rosalba / Una guardia), Benedetta Torre (Elena), Giulia Bolcato (Anaide), Marika Colasanto (La modista), Sonia Ganassi (La Baronessa di Champigny).

• Lo schiaccianoci, balletto in due atti di Pëtr Il’ič Čajkovskij dal racconto Nußknacker und Mausekönig di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, sarà in scena da sabato 21 dicembre. Con la direzione di Karen Durgaryan, il corpo di ballo dell’Armenian National Opera and Ballet Theatre sarà interprete della coreografia di Georgy Kovtun da Marius Petipa, scene e costumi di Vyacheslav Okunev.

• Da domenica 12 gennaio 2025 sarà in scena La traviata, melodramma in tre atti di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave dal romanzo La Dame aux camélias di Alexandre Dumas figlio, nell’Allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice. La direzione sarà affidata a Renato Palumbo, per la regia di Giorgio Gallione, con le scene e i costumi di Guido Fiorato e le luci di Luciano Novelli. A dare vita ai protagonisti dell’opera: Olga Peretyatko / Elena Schirru (14, 16, 18) (Violetta Valery), Carlotta Vichi (Flora Bervoix), Chiara Polese (Annina), Francesco Meli / Klodjan Kaçani (14, 16, 18) (Alfredo Germont), Roberto Frontali / Leon Kim (14, 16, 18) (Giorgio Germont), Roberto Covatta (Gastone), Claudio Ottino (Barone Douphol), Andrea Porta (Marchese d’Obigny), Francesco Milanese (Dottor Grenvil).

• Il dramma storico in quattro quadri Andrea Chénier, di Umberto Giordano su libretto di Luigi Illica, sarà in scena da giovedì 6 febbraio nell’Allestimento della Fondazione Teatro Comunale di Bologna e dell’Opéra Garnier Monte-Carlo. Torna sul podio del Carlo Felice Donato Renzetti – direttore emerito del Teatro, tra i più stimati direttori d’orchestra della scuola italiana. Durante la sua carriera, Renzetti ha diretto molte delle più prestigiose orchestre, tra cui la London Sinfonietta, la London Philharmonic, la Philharmonia Orchestra, la English Chamber Orchestra, la DSO Berlin, la Tokyo Philharmonic, l’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano, l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia, l’Orchestra Rai, la Dallas Symphony, la Belgian Radio and Television Orchestra a Bruxelles, l’Orchestre National du Capitol de Toulouse e l’Orchestre National de Lyon. La regia è affidata a Pier Francesco Maestrini, con le scene e i video di Nicolás Boni, i costumi di Stefania Scaraggi e le luci di Daniele Naldi. Il cast si compone di Fabio Sartori (Andrea Chénier), Amartuvshin Enkhbat / Stefano Meo (9, 12) (Carlo Gérard), Maria Josè Siri (Maddalena di Coigny), Cristina Melis (La mulatta Bersi), Siranush Khachatryan (La contessa di Coigny), Manuela Custer (Madelon), Nicolò Ceriani (Roucher), Matteo Peirone (Fléville), Marco Camastra (Fouquier Tinville), Luciano Roberti (Matthieu), Didier Pieri (Un incredibile), Gianluca Sorrentino (L’abate), Andrea Porta (Schmidt).

• Nell’allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova, sarà in scena da venerdì 7 marzo la commedia lirica in tre atti Falstaff, di Giuseppe Verdi, su libretto di Arrigo Boito dalla commedia The Merry Wives of Windsor e dal dramma The History of Henry the Fourth di William Shakespeare. Riccardo Minasi tornerà alla direzione, per la regia di Damiano Michieletto e con le scene di Paolo Fantin, i costumi di Carla Teti e le luci di Alessandro Carletti. Nel cast figurano Ambrogio Maestri (Sir John Falstaff), Ernesto Petti (Ford), Galeano Salas (Fenton), Blagoj Nacoski (Dottor Caius), Cristiano Olivieri (Bardolfo), Luciano Leoni (Pistola), Erika Grimaldi (Alice Ford), Caterina Sala (Nannetta), Sara Mingardo (Mrs. Quickly), Paola Gardina (Mrs. Meg Page).

Commenta Damiano Michieletto: «Vi mando un saluto e faccio un grande in bocca al lupo all’Opera Carlo Felice, al Direttore artistico Pierangelo Conte e al Sovrintendente Claudio Orazi, per una Stagione ricca di successi e ricca di vita sul palcoscenico per il pubblico di Genova. Pubblico che sono molto contento di ritrovare con i due spettacoli Il cappello di paglia di Firenze e Falstaff. La prima produzione è della Fondazione Teatro Carlo Felice e torna a distanza di anni in una veste nuova, con cambiamenti nell’impianto scenico e nei movimenti del coro,  per proporre una ripresa che sia allo stesso tempo qualcosa di diverso e con qualche idea nuova. Falstaff è un’altra opera a cui sono molto legato e questo allestimento pone l’opera di Verdi a contatto con la vita e con l’idea di anzianità del compositore, a questo proposito è ambientata nella casa di riposo che Verdi fece costruire proprio per gli artisti ormai sulla via del tramonto, come è Falstaff. Sono due spettacoli che spero possano incontrare il gusto del pubblico, emozionare, divertire, e trasmettere la bellezza dello spettacolo dal vivo, un contatto diretto con il pubblico e con le sue emozioni. Un grande in bocca al lupo a tutti i dipendenti e le maestranze dell’Opera Carlo Felice, ci vediamo nella vostra città!»

• Da domenica 6 aprile sarà in scena – in prima rappresentazione italiana della versione originale con complessi artistici italianiDie Liebe der Danae (L’amore di Danae), commedia mitologica in tre atti di Richard Strauss su libretto di Joseph Gregor. La direzione è affidata a Fabio Luisi – direttore onorario dell’Opera Carlo Felice, direttore musicale della Dallas Symphony Orchestra, direttore principale della Danish National Symphony, direttore emerito dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI e direttore principale della NHK Symphony Orchestra di Tokyo – e a Michael Zlabinger, che sarà sul podio nella recita di mercoledì 16 aprile. Dopo il successo di A Midsummer Night’s Dream, titolo inaugurale della Stagione 2023-2024, Laurence Dale cura la regia del Nuovo allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice, con le scene e i costumi di Gary McCann e le luci di John Bishop. A dare vita ai protagonisti dell’opera: Scott Hendricks (Jupiter), Timothy Oliver (Merkur), Tuomas Katajala (Pollux), Angela Meade (Danae), Valentina Farcas (Xanthe), John Matthew Myers (Midas), Albert Memeti (Erste König), Eamonn Mulhall (Zweite König), Nicolas Legoux (Dritte König), Giovanni Battista Parodi (Vierte König), Anna Graf (Semele), Agnieszka Adamczak (Europa), Hagar Sharvit (Alkmene), Valentina Stadler (Leda).

Commenta Fabio Luisi: «Sono felicissimo di presentare per la prima volta in Italia l’ultima opera di Richard Strauss, L’amore di Danae, che rappresenta in un certo senso un testamento spirituale e drammaturgico del compositore bavarese. Sempre oscillando, come nei suoi capolavori Arianna a Nasso e La donna senz’ombra fra mitologia e mito, fra commedia e rappresentazione sacra, fra buffo e tragico, Strauss dipinge un poliedrico ed a tratti spietato ritratto delle passioni e delle debolezze umane, con un linguaggio musicale complesso e maturo. Ringrazio l’Opera Carlo Felice per il coraggio nel voler produrre questo progetto».

Laurence Dale: «L’anno scorso ho avuto un’esperienza meravigliosa con la regia di A Midsummer Night’s Dream di Benjamin Britten all’Opera Carlo Felice Genova. Non c’è complimento più grande che essere nuovamente invitato, e sono molto felice di tornare a Genova per lavorare insieme ai colleghi e agli amici del Teatro a un progetto per me ancora più difficile. Si tratta di Die Liebe der Danae, penultima opera di Richard Strauss. Anche questa volta abbiamo un meraviglioso direttore musicale, Fabio Luisi, esperto in questo repertorio, che conosco da molto tempo e con il quale sono molto contento di lavorare per la prima volta. Per questa produzione molto complessa sul piano vocale abbiamo inoltre gli interpreti più adatti. Die Liebe der Danae è una commedia, caso raro per Strauss se pensiamo a Salome o Elektra, è quindi una bella un’opportunità per realizzare una commedia con una musica di grande ricchezza e invenzione. La protagonista dell’opera è la principessa Danae, della quale Giove è sinceramente innamorato. Danae adora l’oro, così Giove fingere di essere Mida, che può trasformare tutto in oro. Danae dovrà scegliere tra il vero amore e la ricchezza, e alla fine troverà l’amore. Non vedo l’ora di tornare a Genova!»

Carmen, opéra-comique in quattro atti di Georges Bizet su libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy dalla novella di Prosper Mérimée, nell’Allestimento della Fondazione Teatro dell’Opera di Roma, sarà in scena da venerdì 16 maggio. Donato Renzetti sarà maestro concertatore e direttore, con la regia di Emilio Sagi, le scene di Daniel Bianco, i costumi di Renata Schussheim e le luci di Eduardo Bravo. Il cast si compone di: Piero Pretti / Amadi Lagha (17, 24) (Don Josè), Luca Tittolo / Abramo Rosalen (17, 24) (Escamillo), Saverio Fiore (Le Dancaire), Armando Gabba (Le Remendado), Paolo Ingrasciotta (Morales), Luca Dall’Amico (Zuniga), Annalisa Stroppa / Caterina Piva (17, 24) (Carmen), Giuliana Gianfaldoni / Angela Nisi (17, 24) (Micaela), Vittoriana De Amicis (Frasquita), Alessandra Della Croce (Mercedes).

• In chiusura di Stagione, Die Zauberflöte (Il flauto magico), Singspiel in due atti di Wolfgang Amadeus Mozart su libretto di Emanuel Schikaneder, sarà rappresentato da venerdì 13 giugno nell’allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice. Direzione di Giancarlo Andretta, regia di Daniele Abbado, scene di Lele Luzzati, costumi di Santuzza Calì e luci di Luciano Novelli. Saranno i Solisti dell’Accademia di alto perfezionamento e inserimento professionale dell’Opera Carlo Felice Genova a interpretare i personaggi mozartiani, nell’ambito di un progetto formativo che anche nella quinta edizione dell’Accademia – nata nel 2020 – prevede il debutto degli allievi nell’ultimo titolo della Stagione Lirica. Commenta Daniele Abbado: «Sono molto contento di riprendere Il flauto magico realizzato con Lele Luzzati nel 2002, è un’occasione molto importante per ricordare l’artista straordinario che è stato. Conobbi Lele durante gli anni di formazione e diventammo amici, quando lui mi dette fiducia nei miei primi anni come regista fu per me un grande onore. Insieme lavorammo ad un film d’animazione con Giulio Giannini, a uno spettacolo per bambini su testi di Bruno Munari, e poi realizzammo Il flauto per il Carlo Felice di Genova. Ricordo un lungo periodo di progettazione serena e positiva, tanti incontri che si svolgevano quasi sempre a casa di Lele a Genova tra confronti, discussioni e ricerca. Per me era la prima volta, invece Lele Luzzati aveva già lavorato a Il flauto magico in diverse occasioni, era evidente che ci fosse uno sposalizio poetico tra il mondo artistico di Lele e quest’opera, fu molto stimolato a trovare soluzioni scenotecniche nuove, inaspettate e interessanti. Anche il periodo di prove fu sereno, con un ottimo cast e un bravissimo direttore. Lo spettacolo nacque bene e venne apprezzato dal pubblico. Il ricordo è molto forte e sono felice di avere la possibilità di ricostruire questo spettacolo e ritrovare un’altra volta Lele Luzzati».

I titoli La traviata (1853), Andrea Chénier (1896), Falstaff (1893) e Carmen (1875), si inseriscono nell’ambito del progetto culturale “Genova nell’Ottocento”, tema protagonista del 2025 genovese, che nel corso dell’anno verrà declinato attraverso diverse attività del Comune di Genova e delle Istituzioni culturali del territorio.

Donato Renzetti: «La Stagione passata 2023-24 ha avuto un notevole riscontro positivo, non solo da parte della critica cittadina, nazionale e internazionale, ma anche e soprattutto del pubblico, sempre più numeroso. Il successo non è stato solo delle produzioni alle cui ho partecipato – A Midsummer Night’s Dream che poi è stata ripresa alla Royal Opera House di Muscat, Werther, e la prima mondiale di Édith – ma anche di tutte le opere in cartellone, che hanno avuto notevoli consensi. Ciò è dovuto alla progettazione e all’ideazione della Stagione, e alla sinergia tra il Sovrintendente Claudio Orazi e il Direttore artistico Pierangelo Conte. Non ci si è fermati solo alla Stagione Lirica in Teatro, un altro grande traguardo è stato quello di portare numerosi concerti in tutta la Regione Liguria, con musica da camera, sacra, contemporanea, spaziando quindi in tutti i campi della musica. Importante è stata anche la scoperta di giovani talenti, direttori, solisti, e i cantanti con la nostra Accademia. Una particolarità che ha solo Genova è la disposizione a collaborare con i giovani, dalle scuole medie alle superiori e all’università: ad ogni spettacolo abbiamo visto numerosi studenti. La cultura fa parte della nostra storia, a partire dalle scuole, e un popolo senza cultura non ha sicuramente futuro. La nuova Stagione ricalcherà l’idea della Stagione passata. Io dirigerò tre programmi sinfonici e due opere molto importanti del nostro repertorio: Andrea Chénier e Carmen. C’è un rapporto straordinario con le maestranze, con l’Orchestra e con il Coro, ma anche con i Tecnici e tutti i lavoratori del Teatro, che ringrazio. Il lavoro e il successo sono di tutte le maestranze, perché tutti collaborano. Sono convinto che la Stagione sarà positiva, accorrete numerosi: “senza musica la vita sarebbe un errore”!»

MICHIELETTO SI CONFRONTA CON DON QUICHOTTE A PARIGI 

Dal 10 maggio la nuova produzione dell’opera di Massenet all’Opéra Bastille

“Un uomo tra realtà e mondo immaginario, deriso perché considerato folle, ma affascinante e poetico perché capace di vedere oltre il tangibile.” Così Damiano Michieletto descrive Don Quichotte, il protagonista della comédie héroïque di Jules Massenet ispirata al capolavoro letterario di Miguel de Cervantes, che porta in scena all’Opéra Bastille a partire da venerdì 10 maggio 2024. Il regista torna all’Opéra national de Paris dopo Il barbiere di Siviglia di Rossini (2014), Samson et Dalila di Camille Saint-Saëns(2016) e Don Pasquale (2018). L’opera di Donizetti è stata riallestita lo scorso settembre, parte dell’attuale stagione 2023-24.

A dirigere l’Orchestra e il Coro, preparato da Ching-Lien Wu, è chiamato Mikhail Tatarnikov. Le scene sono realizzate da Paolo Fantin, i costumi sono firmati da Agostino Cavalca, il light design è di Alessandro Carletti, mentre i video sono curati da Roland Horvath / rocafilm e la coreografia da Thomas Wilhelm.

 
“Chi è Don Quichotte? Confrontarsi con un personaggio protagonista di un grande classico della letteratura e rispondere a questa domanda rappresenta la vera sfida dell’opera, considerando le molteplici interpretazioni che sono già state proposte. È un cavaliere che si sente investito da una missione quasi di natura salvifica; deve salvare il mondo combattendo contro le ingiustizie. Parallelamente – prosegue Michieletto – vive un’idealizzata storia d’amore con Dulcinée, sublimata attraverso il suo ruolo di cavaliere. Questo amore non è un amore consumato, non è sessuale e non è del tutto reale. È un amore che definirei sognato, visto anche il grande valore che nella storia di quest’uomo hanno i sogni e l’immaginazione. In una continua oscillazione tra il mondo reale e quello fantastico, Don Quichotte è spesso oggetto di derisione da parte della gente comune, che lo etichetta come pazzo. Alla fine, è abbandonato da tutti, e muore solamente in compagnia del suo servitore Sancho Pança, l’unica persona che gli è sempre rimasta fedele e che forse lo ha amato sinceramente per tutta la vita.”

Sul palco nel ruolo del titolo si alternano Christian Van Horn (dal 10 al 29 maggio) e Gábor Bretz (dall’1 all’11 giugno), gli altri protagonisti sono Gaëlle Arquez nei panni della Belle Dulcinée, Étienne Dupuis come Sancho Pança, Emy Gazeilles e Marine Chagnon nelle parti di Pedro e Garcias. Completano il cast: Maciej Kwaśnikowski (Rodriguez), Nicholas Jones (Juan), Youngwoo Kim e Hyunsik Zee (Deux serviteurs).

Lo spettacolo, su libretto di Henri Caïn basato sulle opere di Jacques Le Lorrain e Miguel de Cervantes, è in scena per la prima volta dopo più di 20 anni all’Opéra Bastille con dieci repliche fino a martedì 11 giugno.

Giovedì 23 maggio alle ore 19.30 l’opera di Massenet è proiettata in diretta nei cinema UGC per la stagione “Viva l’Opéra!” (https://www.ugc.fr/opera.html?id=15256# ) e distribuita da FRA Cinéma in altre sale indipendenti in Francia e nel resto del mondo  (https://fracinema.com/catalogue/don-quichotte-opera ). 

MICHIELETTO PORTA A LONDRA LA LIBERTÀ E IL FEMMINICIDIO DI CARMEN

L’opera è coprodotta dalla Royal Opera House Covent Garden, dal Teatro alla Scala e dal Teatro Real di Madrid

 In scena dal 5 aprile al 31 maggio, lo spettacolo sarà proiettato nei cinema di tutto il mondo mercoledì 1° maggio 

«Una tragedia legata all’immaturità dell’uomo, all’incapacità di Don José di riuscire ad accettare la sua realtà, che lo porterà a compiere un atto tragico, emblema del suo persistente infantilismo». Così il regista Damiano Michieletto descrive il suo nuovo allestimento della Carmen di Georges Bizet, in programma alla Royal Opera House di Londra dal 5 aprile 2024. Lo spettacolo, anche parte del cartellone cinematografico 2023/24 del teatro, sarà trasmesso dal 1° maggio nelle sale di oltre 50 paesi del mondo. Il regista veneto torna al Covent Garden per la quarta volta dopo il debutto con Guillaume Tell (2015), il dittico Cavalleria rusticana/Pagliacci (2015) premiato con l’Olivier Award e Don Pasquale (2019). Le scene sono firmate da Paolo Fantin, i costumi da Carla Teti, le luci sono a cura di Alessandro Carletti e la drammaturgia di Elisa Zaninotto. A guidare l’orchestra e il coro della Royal Opera House si alternano Antonello Manacorda ed Emmanuel Villaume.

«Carmen parla anche e soprattutto di libertà – prosegue Michieletto – Da una parte, la figura femminile della protagonista incarna l’idea di libertà assoluta, che comporta una vita da esclusa e isolata, come quella di un animale randagio. Dall’altra, la figura della madre di Don José tenta di legare il figlio a sé, costringendolo a obbedire, dirottando la sua volontà e mantenendo un controllo su di lui. Nonostante la madre non sia fisicamente presente nella storia, la sua forza si manifesta attraverso il personaggio di Micaëla. La tragedia finale, con il femminicidio di Carmen, si trasforma così in uno scontro metaforico tra due modelli esistenziali opposti».

Protagonisti sul palco Aigul Akhmetshina e Vasilisa Berzhanskaya nel ruolo del titolo, Piotr Beczala e Brandon Jovanovich come Don José,  Kostas Smoriginas e Andrii Kymach nei panni di Escamillo, Olga Kulchynska, Liana Aleksanyan e Gemma Summerfield nella parte di Micaëla. Completano il cast Blaise Malaba e Jamie Woollard (Zuniga), Sarah Dufresne e Isabela Díaz (Frasquita), Gabrielė Kupšytė (Mercédès), Pierre Doyen e Josef Jeongmeen Ahn (Dancaïro), Grisha Martirosyan (Moralès), Vincent Ordonneau e Ryan Vaughan Davies (Remendado).

Lo spettacolo, coprodotto dalla Royal Opera House, dal Teatro alla Scala e dal Teatro Real di Madrid, è in scena fino al 31 maggio.

Tra i prossimi appuntamenti di Damiano Michieletto una nuova produzione del Don Quichotte di Jules Massenet all’Opéra di Parigi dal 10 maggio con repliche fino all’11 giugno.

Il punto di vista dei bambini in Médée diretta da Michele Gamba con la regia di Damiano Michieletto

Il nuovo allestimento del capolavoro di Cherubini, per la prima volta alla Scala in lingua originale francese, è in scena dal 14 gennaio con Marina Rebeka protagonista e sarà ripreso da Rai Cultura per essere trasmesso da Rai 5.

Diretta radiofonica il 14, cui seguirà la differita televisiva.

Un ritorno, anzi una prima volta. Va in scena al Teatro alla Scala per 6 rappresentazioni dal 14 al 28 gennaio Médéedi Luigi Cherubini su libretto di François-Benoît Hoffmann diretta da Michele Gamba con la regia di Damiano Michieletto, le scene di Paolo Fantin, i costumi di Carla Teti e le luci di Alessandro Carletti. Protagonista è Marina Rebeka, accanto al Jason di Stanislas de Barbeyrac al debutto scaligero: entrambi hanno rivestito le stesse parti nella ripresa dello spettacolo di Andrea Breth a Berlino con Christophe Rousset. Nel cast anche Nahuel di Pierro come Créon, Martina Russomanno come Dircé, Ambroisine Bré come Néris e Greta Doveri e Mara Gaudenzi come Confidantes de Dircé.     

È la prima volta che la Scala, che aveva presentato la versione tradotta in prima italiana nel 1909 e poi con Maria Callas nel 1953 e nel 1961, accoglie l’opera nella versione originale francese.

Lo spettacolo sarà trasmesso in diretta da Rai Radio 3 il 14 gennaio e in differita da Rai Cultura su Rai 5.

Un’ora prima dell’inizio di ogni rappresentazione, presso il Ridotto dei Palchi “A. Toscanini”, si terrà una conferenza introduttiva all’opera tenuta da Raffaele Mellace.

L’opera

Médée va in scena il 13 marzo 1797 al Théâtre Feydeau con la direzione del maestro vercellese Giovanni Battista Viotti. Cherubini, nato e cresciuto a Firenze, ha 37 anni e risiede da 10 a Parigi, dove ha raggiunto la fama con Lodoïska. Il librettista François-Benoît Hoffmann è un autore di successo e paladino dei diritti d’autore, che proprio per questo ha interrotto i rapporti con l’Opéra, cui ha fatto causa per la ripresa di un suo lavoro precedente. Compositore e librettista si ispirano a Euripide per comporre un manifesto del nuovo classicismo postrivoluzionario con cui la Francia si prepara a nuovi fasti imperiali: Napoleone sarà Primo Console dal 1799. La forma di Médée è quella dell’opéra-comique, brani musicali inframmezzati da episodi parlati; l’eredità è quella del declamato di Gluck ma anche del classicismo di Salieri; il contenuto, denso di sapienza contrappuntistica e furia eroica, è grandioso e incandescente come si conviene alla tragedia classica; il successo è eclatante. La circolazione internazionale, comunque non capillare, passa dalla sostituzione dei parlati con i recitativi accompagnati curata da Franz Lachner per una ripresa del 1854 all’Opera di Francoforte. Così Médée, cambiata in Medea dall’infelice versificatore Carlo Zangarini (cui si deve parte della pucciniana Fanciulla), approda in prima italiana alla Scala nel 1909 per esplodere in trionfo al Maggio Fiorentino con Vittorio Gui e Maria Callas nel 1953, poco prima delle recite scaligere. Sarà l’Opéra di Parigi a riproporre il titolo in francese, ma ancora appesantito dai recitativi di Lachner nel 1986 con un allestimento di Liliana Cavani e Shirley Verrett protagonista, mentre al Festival della Valle d’Itria spetta il merito della prima riproposta filologicamente attendibile nel 1995 con Iano Tamar. Alla Scala, dopo le rappresentazioni del 1909, enorme fortuna hanno avuto gli allestimenti dell’opera in traduzione italiana e con i recitativi cantati presentati nel 1953 con la direzione di Leonard Bernstein, la regia di Margherita Wallmann, le scene e i costumi di Salvatore Fiume, e nel 1961 con la direzione di Thomas Schippers e la regia di Alexis Minotis. Di entrambi era folgorante protagonista Maria Callas, che con la maga avrebbe avuto identificazione anche cinematografica nel film di Pier Paolo Pasolini del 1969.

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Lo spettacolo

Direttore e regista hanno raccontato sul numero di gennaio della Rivista del Teatro la loro visione di Médée. Intervistato da Luca Ciammarughi, Michele Gamba spiega: “Eseguiamo la versione originale, senza i recitativi di Lachner. I numeri musicali rimangono integri, secondo le indicazioni del compositore presenti sulla partitura autografa e sulle parti utilizzate alle prime di Parigi e Vienna. L’intento è aderire al dettato di una partitura già di per sé iperbolica nella scrittura, resistendo alle sirene dell’ipertrofismo retorico. Se la vocalità di Cherubini trae origine dal gusto del declamato di Gluck, l’audacia espressiva di Médée viene assorbita in una scrittura strettamente interrelata alla trama orchestrale. A mio avviso, così si spiega l’enorme successo che già all’epoca ebbe quest’opera. Il rapporto fra suono e verbo viene superato, a favore di una compenetrazione drammatica che rigetta l’effetto roboante fine a se stesso, in favore di un’efficacia teatrale ineludibile”.

In un serrato dialogo con lo psichiatra e saggista Vittorio Lingiardi, Damiano Michieletto posa lo sguardo sulle figure neglette dei bambini che saranno al centro del suo spettacolo: “Quale visione e consapevolezza possono avere della madre? Come vivono la relazione con il padre che ora si risposa? […] In Euripide ci sono molti momenti in cui i bambini sono presenti in scena ma non parlano. Al tempo stesso hanno rapporti con tutti i personaggi, che spesso si rivolgono a loro. Tutto ruota attorno a loro, mi sono detto. Allora ho deciso di dare più importanza a questi bambini, ho cercato di raccontare i loro pensieri. Al posto dei dialoghi recitati tipici della forma opéra-comique di Cherubini ho introdotto le voci e i pensieri dei bambini. A partire da testi scritti da Mattia Palma, a cui avevo indicato dei punti specifici del libretto, abbiamo creato un linguaggio, immaginato il mondo interno dei figli di Medea. La mia intenzione era quella di fare dei due bambini dei personaggi e non delle appendici liriche”.

Il direttore

Applaudito per il Rigoletto di Verdi, con la regia di Mario Martone, andato in scena nel 2022, Michele Gamba torna sul podio scaligero per un altro attesissimo spettacolo di un grande regista italiano; ma alla fine di febbraio sarà alla Scala anche per Madina di Fabio Vacchi, di cui ha diretto la prima assoluta nel 2021. Molto presente a Milano (dopo le sostituzioni nei Due Foscari e nelle Nozze di Figaro è tornato al Piermarini con L’elisir d’amore e lo scorso 1 dicembre ha diretto anche il concerto della Scala alla Dubai Opera in occasione della Cop28, oltre a collaborare stabilmente con Milano Musica) è tra i direttori italiani più richiesti sulla scena nazionale e internazionale: da ricordare Die Zauberflöte a Dresda, Linda di Chamounix  al Maggio, Le nozze di Figaro ad Amburgo, La bohème e La sonnambula a Stoccarda, Macbeth a Tolosa, Idomeneo e Le nozze di Figaro a Tel Aviv, Rigoletto all’Opera di Roma e alla Deutsche Oper, Aida a Torino. Recenti i successi negli Stati Uniti: dopo l’apertura della stagione della Washington National Operacon Il trovatore, il suo debutto al Metropolitan con L’elisir d’amore è stato segnalato dal New York Times tra le “Best classical music performances of the year” per il 2023.

Il regista

Damiano Michieletto è emerso sulla scena internazionale come uno dei rappresentanti più prestigiosi della nuova scena teatrale italiana. Ha studiato opera e produzione teatrale presso la Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi e si è laureato in Lettere moderne presso l’Università di Venezia, sua città natale. Dopo le prime esperienze a Wexford, ha firmato La gazza ladra in una co-produzione del Rossini Opera Festival di Pesaro con i teatri di Bologna e di Verona (che ha vinto nel 2008 il Premio Abbiati), un ciclo Mozart/Da Ponte al Teatro La Fenice di Venezia e ha debuttato alla Scala con La scala di seta (produzione Rossini Opera Festival) per tornarvi con Un ballo in maschera e Falstaff (produzione del Festival di Salisburgo). A Salisburgo ha debuttato con La bohème nel 2012 e vi è tornato per Falstaff nel 2013, La Cenerentola nel 2014 e Alcina nel 2019. È regolarmente presente al Theater an der Wien, al Covent Garden, alle Opere di Parigi, Amsterdam e Berlino, dove è in scena in questi giorni Jenůfa di Janáček. Nel 2019 ha inaugurato le stagioni di Roma con La damnation de Faust e di Venezia con Macbeth. È attivo anche nel teatro di prosa: al

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Piccolo Teatro ha firmato Divinas palabras di Ramón María del Valle-Inclán e L’opera da tre soldi di Brecht / Weill, mentre nel 2021 ha firmato una versione cinematografica di Gianni Schicchi con l’Orchestra del Comunale di Bologna. Tra gli ultimi impegni Animal Farm di Raskatov ad Amsterdam nel 2022, Giulio Cesare a Lipsia e Roma e Aida a Monaco di Baviera. Damiano Michieletto ha firmato l’allestimento di Les contes d’Hoffmann di Offenbach che ha aperto la Stagione 2023/2024 della Fenice di Venezia.

La protagonista

Marina Rebeka, applaudita alla Scala come splendida Violetta nella Traviata con Zubin Mehta, Thaïs con Lorenzo Viotti, Elena nei Vespri siciliani con Fabio Luisi e Mimì nella Bohème con Eun Sum Kim, si è imposta tra le interpreti più attendibili del nostro tempo per equilibrio tra urgenza espressiva e proprietà di stile. Ha appena riscosso un successo personale proprio nella parte di Médée alla Staatsoper di Berlino nella ripresa dell’allestimento di Andrea Breth con la direzione di Christophe Rousset e alla Scala è attesa nel prossimo marzo come Mathilde nella prima milanese del Guillaume Tell in francese diretto da Michele Mariotti con l’allestimento di Chiara Muti. Recentemente è stata applauditissima come Norma al Massimo di Palermo e Leonora nel Trovatore con Pappano al Covent Garden, mentre i prossimi impegni includono il Requiem di Verdi a Monaco con Daniele Gatti e a Milano con Riccardo Chailly, I due Foscari a Piacenza con Matteo Beltrami e Simon Boccanegra al San Carlo con Michele Spotti.

14, 17, 20, 23, 26, 28 gennaio 2024 ~ ore 20

Luigi Cherubini

MÉDÉE

Opera in tre atti

Libretto di François-Benoît Hoffmann

Nuova produzione Teatro alla Scala

Direttore MICHELE GAMBA

Regia DAMIANO MICHIELETTO

Scene paolo fantin

Costumi carla teti

Luci alessandro carletti

Drammaturgia mattia palma              

Personaggi e interpreti

Médée                                    Marina Rebeka

Jason                                      Stanislas de Barbeyrac

Créon                                      Nahuel Di Pierro

Dircé                                      Martina Russomanno

Néris                                       Ambroisine Bré

Confidantes de Dircé             Greta Doveri, Mara Gaudenzi

Orchestra e Coro del Teatro alla Scala

Maestro del Coro Alberto Malazzi

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Date:

Domenica 14 gennaio 2024 ore 20 ~ Turno Prime Opera

Mercoledì 17 gennaio 2024 ore 20 ~ Turno A

Sabato 20 gennaio 2024 ore 20 ~ Fuori Abbonamento

Martedì 23 gennaio 2024 ore 20 ~ Turno B

Venerdì 26 gennaio 2024 ore 20 ~ Turno C

Domenica 28 gennaio 2024 ore 20 ~ Turno D

Prezzi:

da 250 a 30 euro

Infotel 02 72 00 37 44

www.teatroallascala.org

Si ringrazia la Fondazione Milano per la Scala

e la signora Aline Foriel-Destezet

Gamba, Michieletto e Rebeka portano alla Scala Médée per la prima volta in originale francese

Il nuovo allestimento del capolavoro di Cherubini è in scena dal 14 gennaio e sarà ripreso da Rai Cultura per essere trasmesso da Rai5.

Diretta radiofonica il 14, seguirà la differita televisiva.

Un ritorno, anzi una prima volta. Va in scena al Teatro alla Scala per 6 rappresentazioni dal 14 al 28 gennaio Médéedi Luigi Cherubini su libretto di François-Benoît Hoffmann diretta da Michele Gamba con la regia di Damiano Michieletto, le scene di Paolo Fantin, i costumi di Carla Teti e le luci di Alessandro Carletti. Protagonista è Marina Rebeka, accanto al Jason di Stanislas de Barbeyrac: entrambi hanno rivestito le stesse parti nella ripresa dello spettacolo di Andrea Breth a Berlino con Christophe Rousset. Nel cast anche Nahuel di Pierro come Crèon, Martina Russomanno come Dircè, Ambroisine Bré come Nèris e Greta Doveri e Mara Gaudenzi come Confidantes de Dircè.    

È la prima volta che la Scala, che aveva presentato la versione tradotta in prima italiana nel 1909 e poi con Maria Callas nel 1953 e nel 1961, accoglie l’opera nella sua versione originale francese.

Lo spettacolo sarà trasmesso in diretta da Rai Radio 3 il 14 gennaio e in differita da Rai Cultura su Rai5.

Un’ora prima dell’inizio di ogni rappresentazione, presso il Ridotto dei Palchi “A. Toscanini”, si terrà una conferenza introduttiva all’opera tenuta da Raffaele Mellace.

L’opera

Médée va in scena il 13 marzo 1797 al Théâtre Feydeau con la direzione del maestro vercellese Giovanni Battista Viotti (peraltro protagonista di un’avventurosa attribuzione della Marsigliese). Cherubini, nato e cresciuto a Firenze, ha 37 anni e risiede da 10 a Parigi, dove ha raggiunto la fama con Lodoïska. Il librettista, François-Benoît Hoffmann, è un autore di successo e paladino dei diritti d’autore che proprio per questo ha interrotto i rapporti con l’Opéra, cui ha fatto causa per la ripresa di un suo lavoro precedente. Compositore e librettista si ispirano a Euripide per comporre un manifesto del nuovo classicismo postrivoluzionario con cui la Francia si prepara a nuovi fasti imperiali: Napoleone sarà Primo Console dal 1799. La forma di Médée è quella dell’opéra-comique, brani musicali inframmezzati da episodi parlati; l’eredità è quella del declamato di Gluck ma anche del classicismo di Salieri; il contenuto, denso di sapienza contrappuntistica e furia eroica, è grandioso e incandescente come si conviene alla tragedia classica; il successo è eclatante. La circolazione internazionale, comunque non capillare, passa dalla sostituzione dei parlati con i recitativi accompagnati curata da Franz Lachner per una ripresa del 1854 all’opera di Francoforte. Così Médée, cambiata in Medea dall’infelice versificatore Carlo Zangarini (cui si deve parte della pucciniana Fanciulla), approda in prima italiana alla Scala nel 1909 per esplodere in trionfo al Maggio Fiorentino con Vittorio Gui e Maria Callas nel 1953, poco prima delle recite scaligere. Sarà l’Opéra di Parigi a riproporre il titolo in francese, ma ancora appesantito dai recitativi di Lachner nel 1986 con un allestimento di Liliana Cavani e Shirley Verrett protagonista, mentre al Festival della Valle d’Itria spetta il merito della prima riproposta filologicamente attendibile nel 1995 con Iano Tamar. Alla Scala, dopo le rappresentazioni del 1909, enorme fortuna hanno avuto gli allestimenti dell’opera in traduzione italiana e con i recitativi cantati presentati nel 1953 con la direzione di Leonard Bernstein, la regia di Margherita Wallmann, le scene e i costumi di Salvatore Fiume, e nel 1961 con la direzione di Thomas Schippers e la regia di Alexis Minotis. Di entrambi era folgorante protagonista Maria Callas, che con la maga avrebbe avuto identificazione anche cinematografica nel film di Pier Paolo Pasolini del 1969.

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Il direttore

Applaudito per il Rigoletto di Verdi, con la regia di Mario Martone, andato in scena nel 2022, Michele Gamba torna sul podio scaligero per un altro attesissimo spettacolo di un grande regista italiano; ma alla fine di febbraio sarà alla Scala anche per Madina di Fabio Vacchi di cui ha diretto la prima assoluta nel 2021. Molto presente a Milano (dopo le sostituzioni nei Due Foscari e nelle Nozze di Figaro è tornato al Piermarini con L’elisir d’amore e lo scorso 1 dicembre ha diretto anche il concerto della Scala alla Dubai Opera in occasione di Cop28, oltre a collaborare stabilmente con Milano Musica) è tra i direttori italiani più richiesti sulla scena nazionale e internazionale: da ricordare Die Zauberflöte a Dresda, Linda di Chamounix  al Maggio, Le nozze di Figaro ad Amburgo, La bohème e La sonnambula a Stoccarda, Macbeth a Tolosa, Idomeneo e Le nozze di Figaro a Tel Aviv Opera, Rigoletto all’Opera di Roma e alla Deutsche Oper, Aida a Torino. Recenti i successi negli Stati Uniti: dopo l’apertura della stagione della Washington National Operacon Il trovatore, il suo debutto al Metropolitan con L’elisir d’amore è stato segnalato dal New York Times tra le “Best classical music perfomances of the year” per il 2023.

Il regista

Damiano Michieletto è emerso sulla scena internazionale come uno dei rappresentanti più prestigiosi della nuova scena teatrale italiana. Ha studiato opera e produzione teatrale presso la Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi e si è laureato in Lettere moderne presso l’Università di Venezia, sua città natale. Dopo le prime esperienze a Wexford, ha firmato La gazza ladra in una co-produzione del Rossini Opera Festival di Pesaro con i teatri di Bologna e di Verona (che ha vinto nel 2008 il Premio Abbiati), un ciclo Mozart/Da Ponte al Teatro La Fenice di Venezia, e ha debuttato alla Scala con La scala di seta (produzione Rossini Opera Festival) per tornarvi con Un ballo in maschera e Falstaff (produzione del Festival di Salisburgo). A Salisburgo ha debuttato con La Bohème nel 2012 e vi è tornato per Falstaff nel 2013, La Cenerentola nel 2014 e Alcina nel 2019. È regolarmente presente al Theater an der Wien, al Covent Garden, alle Opere di Parigi, Amsterdam e Berlino, dove è in scena in questi giorni Jenůfa di Janáček. Nel 2019 ha inaugurato le stagioni di Roma con La damnation de Faust e di Venezia con Macbeth. È attivo anche nel teatro di prosa: al Piccolo Teatro ha firmato Divinas palabras di Ramón María del Valle-Inclán e L’opera da tre soldi di Brecht / Weill, mentre nel 2021 ha firmato una versione cinematografica di Gianni Schicchi con l’Orchestra del Comunale di Bologna. Tra gli ultimi impegni Animal Farm di Raskatov ad Amsterdam nel 2022, Giulio Cesare a Lipsia e Roma e Aida a Monaco di Baviera. Damiano Michieletto ha firmato l’allestimento di Les contes d’Hoffmann di Offenbach che ha aperto la Stagione 2023/2024 della Fenice di Venezia.

La protagonista

Marina Rebeka, applaudita alla Scala come splendida Violetta nella Traviata con Zubin Mehta, Thaïs con Lorenzo Viotti, Elena nei Vespri siciliani con Fabio Luisi e Mimì nella Bohème con Eun Sum Kim, si è imposta tra le interpreti più attendibili del nostro tempo per equilibrio tra urgenza espressiva e proprietà di stile. Ha appena riscosso un successo personale proprio nella parte di Médée alla Staatsoper di Berlino nella ripresa dell’allestimento di Andrea Breth con la direzione di Christophe Rousset e alla Scala è attesa nel prossimo marzo come Mathilde nella prima milanese del Guillaume Tell in francese diretto da Michele Mariotti con l’allestimento di Chiara Muti. Recentemente è stata applauditissima come Norma al Massimo di Palermo e Leonore nel Trovatore con Pappano al Covent Garden, mentre i prossimi impegni includono il Requiem di Verdi a Monaco con Daniele Gatti e a Milano con Riccardo Chailly, I due Foscari a Piacenza con Matteo Beltrami e Simon Boccanegra al San Carlo con Michele Spotti.

CARTA BIANCA A DAMIANO MICHIELETTO PER IL “CARACALLA FESTIVAL 2025” DELL’OPERA DI ROMA

Sarà Damiano Michieletto a “inventare” il cartellone del Caracalla Festival 2025, anno del Giubileo.

Nell’estate del Giubileo anche la sua nuova produzione di West Side Story di Bernstein

Una nuova sfida e un’inedita forma di collaborazione per il regista e il Teatro dell’Opera di Roma.

Un’idea e un progetto concepiti negli ultimi mesi, che hanno visto Michieletto collaborare con la Fondazione capitolina per le riprese di due suoi spettacoli: il Rigoletto, programmato a Caracalla lo scorso agosto, e il Giulio Cesare in Egitto, al Costanzi in questi giorni in prima italiana.

 «Il lavoro con un artista come Damiano Michieletto – dice il Sovrintendente Francesco Giambrone – è sempre foriero di altissimi stimoli. Nell’ultimo periodo abbiamo avuto la fortuna di allestire due suoi spettacoli, uno dei quali a Caracalla. Proprio dal lavoro quotidiano e dal tempo passato assieme è nata l’idea di una collaborazione improntata su un tipo di creatività diversa. La sua strabordante fantasia e il suo formidabile intuito, ci sono sembrate le caratteristiche ideali per l’ideazione di un cartellone di spettacoli da realizzare in uno spazio articolato e seducente come quello delle Terme di Caracalla. Del resto – conclude Giambrone – da quest’anno la nostra rassegna estiva è diventata un vero e proprio festival, con opera, danza, cinema, teatro, musica sinfonica, jazz e pop. Mancava solo un grande artista che ne suggellasse il cartellone con la sua firma. L’abbiamo trovato e gli abbiamo dato carta bianca, partendo dall’idea alla quale stavamo lavorando assieme da anni, di una sua produzione di West Side Story di Bernstein, prevista proprio per l’estate 2025».

 «Sono felice di mettermi subito al lavoro con il Teatro dell’Opera di Roma – commenta Michieletto – per cercare di costruire un cartellone emozionante da offrire al pubblico di Caracalla.

Ringrazio il Sovrintendente Giambrone che mi ha dato questa opportunità. Le cose importanti vanno affrontate sempre con umiltà e determinazione ed è con questo spirito che voglio lavorare assieme alle tante persone del Teatro che in questi anni ho avuto modo di conoscere in prima persona e apprezzare per la loro competenza. Sarà bellissimo!».

Damiano Michieletto ha messo in scena otto spettacoli per l’Opera di Roma, tra il Costanzi, Caracalla e il Circo Massimo, tre dei quali nuove produzioni pensate appositamente per la fondazione capitolina. Ha debuttato nell’aprile del 2016 con il Trittico di Puccini. Sono seguiti Il viaggio a Reims di Rossini (giugno 2017), La damnation de Faust di Berlioz, nuova produzione che ha inaugurato la stagione 2017/1018 e si è aggiudicata il Premio Abbiati come miglior spettacolo dell’anno, e La vedova allegra di Lehár (aprile 2019). Nel luglio 2020 il suo nuovo allestimento del Rigoletto di Verdi al Circo Massimo dopo i mesi di chiusura dei teatri causata dalla pandemia. A seguire Luisa Miller di Verdi, diretta da Michele Mariotti nel febbraio 2022, Mass di Bernstein alle Terme di Caracalla (nuova produzione) nell’estate dello stesso anno, e la ripresa di Rigoletto, questa volta a Caracalla, lo scorso agosto. Proprio oggi, 13 ottobre 2023, va in scena al Costanzi in prima italiana il suo allestimento del Giulio Cesare in Egitto di Händel.