Sabato 2 novembre, alle ore 15.30 in sala Grande, l’ultima recita di “Madama Butterfly” di Giacomo Puccini.

Sul podio il direttore principale Daniele Gatti; la regia è di Lorenzo Mariani.

In scena, nelle parti principali, Carolina López Moreno come Cio-Cio-San; Nicola Alaimo interpreta SharplessSuzuki è interpretata Marvic Monreal.

Il tenore Vincenzo Costanzo subentra nella parte di F. B. Pinkerton e taglia il traguardo di 330 recite sostenute nel corso della sua carriera

Sabato 2 novembre, alle ore 15.30, in Sala Grande, è in cartellone l’ultima recita di Madama Butterfly di Giacomo Puccini: lo spettacolo, accolto con grandissimo calore ed entusiasmo dal pubblico che ha affollato il Teatro in ognuna delle recite sino ad ora andate in scena. Sul podio, alla guida dell’Orchestra e del Coro del Maggio, il direttore principale Daniele Gatti; la regia è curata da Lorenzo Mariani; il direttore del Coro è Lorenzo Fratini

Sul palcoscenico, nella parte della protagonista Cio-Cio-San, Carolina López Moreno.  Vincenzo Costanzo, reduce dal successo della Tosca che ha chiuso la programmazione lirica dello scorso 86º Festival del Maggio, interpreta F.B. Pinkerton, subentrando a Piero Pretti; Nicola Alaimo veste i panni del console Sharpless mentre Marvic Monreal è Suzuki. Goro e lo Zio Bonzo sono interpretati rispettivamente da Oronzo D’Urso, e Bozhidar BozhkilovMin Kim e Elizaveta Shuvalova vestono i panni del Principe Yamadori e di Kate Pinkerton; Davide Sodini è Il Commissario imperiale. Chiude il cast un nutrito gruppo di artisti del Coro del Maggio: Giovanni Mazzei è Lo zio Yakusidé; Egidio Massimo Naccarato è L’ufficiale del registro, Thalida Marina FogarasiPaola Leggeri e Nadia Pirazzini sono rispettivamente La zia, La cugina e La madre della protagonista Cio-Cio-San. 

Le scene sono di Alessandro Camera, i costumi di Silvia Aymonino e le luci di Marco Filibeck

Parlando del personaggio da lui interpretato e del suo ritorno al Maggio nel volgere di pochi mesi dopo la Tosca dello scorso giugno, Vincenzo Costanzo ha sottolineato le sue emozioni nel vestire nuovamente i panni di Pinkerton, personaggio chiave della sua carriera a cui ha dato voce in ben 329 occasioni in tutto il mondo prima di quest’ultima a Firenze: “Sono davvero felice di essere qui a Firenze dove dieci anni fa, nel febbraio del 2014, ho interpretato per la prima volta il ruolo di F.B. Pinkerton. Mi fu data questa possibilità all’età di 22 anni e ora ho nuovamente l’opportunità di portare in scena questo personaggio che mi ha accompagnato in tutta la mia carriera: quella del 2 novembre, mi sembra quasi incredibile, sarà quindi la 330ª volta che darò voce a Pinkerton. Ricordo ancora bene la mia prima produzione di Madama Butterfly con la direzione di Juraj Valčuha e la regia di Fabio Ceresa, con Fiorenza Cedolins nel ruolo di Cio-Cio-San; fu davvero una grandissima emozione. Ringrazio quindi la sovrintendenza e Daniele Gatti che mi hanno voluto: mi sento davvero onorato di essere di nuovo qui al Maggio e di prendere parte a questa magnifica produzione, con la direzione strepitosa del maestro Gatti, la bellissima regia di Lorenzo Mariani e dove dunque, più di 10 anni dopo, continuo il mio percorso ‘insieme’ a Pinkerton.” 

La locandina:

GIACOMO PUCCINI

MADAMA  BUTTERFLY

Tragedia giapponese in tre atti (da John L. Long e David Belasco)

Libretto di Luigi Illica  e Giuseppe Giacosa

Edizione: Edwin F. Kalmus & Co., Inc., Boca Raton, Florida

Nuovo allestimento del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino

Maestro concertatore e direttore DANIELE GATTI

Regia LORENZO MARIANI

Scene Alessandro Camera

Costumi Silvia Aymonino

Luci Marco Filibeck

Madama Butterfly (Cio-Cio-San) Carolina López Moreno

Suzuki Marvic Monreal

Kate Pinkerton Elizaveta Shuvalova

F. B. Pinkerton Vincenzo Costanzo

Sharpless Nicola Alaimo

Goro Oronzo D’Urso

Il principe Yamadori Min Kim

Lo zio Bonzo Bozhidar Bozhkilov

Yakusidé Giovanni Mazzei

Il Commissario imperiale Davide Sodini

L’Ufficiale del registro Egidio Massimo Naccarato

La madre di Cio-Cio-San Nadia Pirazzini

La zia Thalida Marina Fogarasi

La cugina Paola Leggeri

ORCHESTRA E CORO DEL MAGGIO MUSICALE FIORENTINO

Maestro del Coro Lorenzo Fratini

Assistente regia Francesco Bonati

Aiuto scenografo Francesca Amato

Costumista collaboratrice Maria Antonietta Lucarelli

Assistente Light designer Jenny Cappelloni

Figuranti speciali Mengjie Yang, Zhiming Ouyang

Bambine Elena Tirinnanzi, Clelia Succu

Sopratitoli in italiano e inglese a cura di Prescott Studio, Firenze

Le quattro sinfonie di Johannes Brahms al Maggio: sabato 26 ottobre 2024 alle ore 20, la Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 73 e la Sinfonia n. 4 in mi minore op. 98

Alla guida dell’Orchestra del Maggio, sul podio della Sala Mehta, il direttore principale Daniele Gatti

In cartellone, sabato 26 ottobre 2024 alle ore 20, la Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 73
e la Sinfonia n. 4 in mi minore op. 98 con le quali il maestro Gatti conclude il ciclo dedicato a Johannes Brahms

Si informa il gentile pubblico che i posti per il concerto sono in rapida fase di esaurimento e sono ancora solo disponibili i biglietti per le poltrone in tribuna Coro

Dopo i grandi successi dei concerti del 10 e del 17 ottobre, volge al termine il ciclo – con il direttore principale Daniele Gatti alla testa dell’Orchestra del Maggio – dedicato a Johannes Brahms con il “Requiem tedesco” e le quattro sinfonie.

In apertura al concerto di sabato 26 ottobre alle ore 20, in Sala Mehta, la Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 73. La velocità con cui Brahms realizzò la nuova composizione fu sorprendente se paragonata alla lunghissima gestazione del suo primo sforzo sinfonico. Se la Sinfonia n. 1 era stata salutata come ‘Decima sinfonia’, alludendo all’eredità beethoveniana di cui Brahms era custode e garante, la Seconda fu denominata sia ‘pastorale’, per il carattere prevalentemente lirico e melodico, sia ‘viennese’, per il ritmo di valzer presente in due dei quattro movimenti.
Il concerto prosegue con la Sinfonia n. 4 in mi minore op. 98: dopo dieci anni dalla sua prima prova in campo sinfonico, Brahms aveva ormai confermato il suo valore dopo aver costruito passo dopo passo il proprio linguaggio nel segno della classicità rivista attraverso la sensibilità romantica. Nella Sinfonia n. 4 il virtuosismo compositivo si sposa a una cantabilità intrisa di malinconia dando vita a un discorso musicale dove ogni idea tematica viene plasmata meticolosamente prima di trovare la sua collocazione ideale.

Il programma:

JOHANNES BRAHMS

Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 73

Era trascorso appena un anno dalla presentazione della Sinfonia n. 1 quando nell’estate del 1877, sulle sponde del lago di Wörth in Carinzia, vide la luce la Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 73. La rapidità con cui Brahms realizzò la nuova composizione fu sorprendente se paragonata alla lunghissima gestazione, durata quasi un ventennio, che accompagnò la sua prima creatura sinfonica. Se la Prima era stata salutata come ‘Decima sinfonia’, alludendo all’eredità beethoveniana di cui Brahms era custode e garante, la Seconda fu denominata sia ‘pastorale’, per il carattere prevalentemente lirico e melodico, sia ‘viennese’, per il ritmo di valzer presente in due dei quattro movimenti. L’incipit dell’opera è un motto di sole tre note intonato dagli archi gravi a cui rispondono corni, fagotti, flauti e clarinetti. Potrebbe sembrare un’introduzione ma in realtà è già il tassello fondamentale con cui Brahms costruisce il primo tema e da lì l’intero discorso sinfonico. L’Adagio seguente è una pagina di intenso lirismo che accoglie le sonorità cameristiche di fiati e archi al ritmo cullante di berceuse, mentre l’Allegretto grazioso con i suoi due Trii si muove spensierato a passo di danza bucolica. Nell’ultimo movimento, a sancire il collegamento con l’inizio della sinfonia, ecco ricomparire il motto iniziale di tre note che Brahms trasforma con innumerevoli combinazioni ritmico-melodiche nel tripudio generale dell’orchestra.

Sinfonia n. 4 in mi minore op. 98
Durante le vacanze estive del 1884 e del 1885 Brahms attese alla composizione della Sinfonia n. 4 in mi minore op. 98, l’ultima del suo catalogo. A dieci anni di distanza dalla sua prima e temutissima prova in campo sinfonico, Brahms aveva ormai confermato il suo valore sul campo dopo aver costruito passo dopo passo il proprio linguaggio nel segno della classicità rivista attraverso la sensibilità romantica. Nella Sinfonia n. 4 il virtuosismo compositivo si sposa a una cantabilità intrisa di malinconia dando vita a un discorso musicale dove ogni idea tematica viene plasmata meticolosamente prima di trovare la sua collocazione ideale. Il primo movimento, ad esempio, è costruito interamente a partire da un intervallo di terza e dal suo rivolto; si tratta di materiali minimi che tra le mani di un artigiano delle note come Brahms vengono sfruttati in tutte le loro possibilità. Anche il secondo tema è costruito su intervalli di terza, così come tutte le altre idee tematiche che sembrano germogliare da quel medesimo seme dalle potenzialità infinite. E se nell’Allegro iniziale il compositore costruisce con pochi e semplici intervalli un intero e complesso movimento, nel grandioso Allegro finale decide di sfoggiare il più alto magistero contrappuntistico. Brahms chiude infatti il capitolo, breve ma intenso, della sua produzione sinfonica con una Ciaccona (una serie di variazioni su un basso ostinato) basata su un tema derivato dalla Cantata BWV 150 di Bach. Una scelta che celebra la tradizione musicale di appartenenza e stabilisce, al tempo stesso, il punto di non ritorno del sinfonismo romantico.

La locandina:

JOHANNES BRAHMS
Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 73
Allegro non troppo/ Adagio non troppo/
Allegretto grazioso (quasi Andantino). Presto ma non assai. Tempo I/Allegro con spirito

Sinfonia n. 4 in mi minore op. 98
Allegro non troppo/Andante moderato/Allegro giocoso/Allegro energico e passionato

Direttore
Daniele Gatti

Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino

Prezzi:
Settore D: 20€; Settore C: 35€; Settore B: 50€; Settore A: 70€

Durata complessiva 2 ore circa (intervallo incluso)

Le quattro sinfonie di Johannes Brahms al Teatro del Maggio

Sul podio della Sala Mehta, alla guida dell’Orchestra del Maggio, il direttore principale Daniele Gatti

Giovedì 17 ottobre 2024 alle ore 20, dirige la Sinfonia n. 3 in fa maggiore op. 90

e la Sinfonia n. 1 in do minore op. 68.

Prima del concerto, giovedì 17 ottobre alle ore 19, nel Foyer del Teatro, verrà inaugurata la mostra “Al Comunale! Dal Politeama Vittorio Emanuele II al Teatro del Maggio”

Si informa il gentile pubblico che i posti per il concerto sono in rapida fase di esaurimento e sono ancora solo disponibili i biglietti per le poltrone in tribuna Coro

Dopo il concerto dedicato all’esecuzione di Ein deutsches Requiem di Johannes Brahms nella Sala Mehta lo scorso 10 ottobre, gremita in ogni ordine di posto, altri due appuntamenti sinfonici, il 17 e poi il 26 ottobre 2024, con la proposta delle quattro sinfone sono dedicati al grande compositore tedesco dal maestro Daniele Gatti alla testa dell’Orchestra del Maggio.

In apertura al concerto di giovedì 17 ottobre, la Sinfonia n. 3 in fa maggiore op. 90, scritta nell’estate del 1883 a quasi sei anni di distanza dal completamento del suo ultimo lavoro sinfonico: la prima esecuzione ebbe luogo nel dicembre dello stesso anno a Vienna, con la direzione di Hans Richter, e il trionfo fu tale da stupire lo stesso Brahms che da sempre guardava con diffidenza agli immediati successi e acclamazioni da parte del pubblico per quanto questa volta egli ne trasse un, seppur intimo, grande e consapevole compiacimento.

Chiude il concerto la Sinfonia n. 1 in do minore op. 68, il cui debutto ebbe luogo nel 1876 ma i cui primi appunti di Brahms su di essa risalgono a più di vent’anni prima, ossia al 1855: la gestazione del primo sforzo sinfonico del compositore tedesco fu molto lunga ed elaborata; il primo tempo di essa fu completato solo nel 1862 mentre l’attuale forma del lavoro fu terminata nelle estati del biennio 1874-1876 che Brahms trascorse in quasi totale isolamento sull’isola di Rügen, nel Mar Baltico, in un contesto a lui del tutto congeniale per dedicarsi alla composizione.

L’ultimo appuntamento con i concerti dedicato alle sinfonie di Johannes Brahms, sempre diretto dal maestro Daniele Gatti, è in programma – in Sala Mehta – sabato 26 ottobre 2024 alle ore 20: in cartellone la Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 73 e la Sinfonia n. 4 in mi minore op. 98.

Al Comunale! Dal Politeama Vittorio Emanuele II al Teatro del Maggio:

La mostra Al Comunale! Dal Politeama Vittorio Emanuele II al Teatro del Maggio, in programma dal 17 ottobre al 22 dicembre 2024 nelle date e negli orari di spettacolo, nasce dalla collaborazione tra ADSI Toscana, Fondazione Alinari per la Fotografia e la Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino e si inserisce all’interno delle attività legate a Carte in dimora – Archivi.doc con il patrocinio della Regione Toscana.

Questa mostra racconta la storia e le trasformazioni del teatro Comunale attraverso 31 fotografie selezionate dagli Archivi Alinari e dall’Archivio storico del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino. E sono le architetture ad andare in scena in un viaggio fotografico che partendo dal 1865 (con una rara immagine del Politeama) approda al 2011.

Il programma:

JOHANNES BRAHMS

Sinfonia n. 3 in fa maggiore op. 90

La Sinfonia n. 3 in fa maggiore op. 90 debuttò il 2 dicembre 1883 diretta da Hans Richter a capo dei Filarmonici di Berlino. Il successo fu grandioso e la Sinfonia, definita con autoironia dall’autore “disgraziatamente troppo celebre”, conquistò in breve tutta Europa. Clara Schumann la descrisse come un’opera grandiosa e piena di poesia dove “tutti i movimenti scaturiscono come da una colata unica, da un battito del cuore, ogni movimento un gioiello”. L’amica fidata aveva da subito individuato l’essenza dell’opera in quel motivo di tre note in apertura (fa – la bemolle – fa) che lega i quattro i movimenti. Le tre note iniziali, secondo la nomenclatura tedesca, corrispondono al motto brahmsiano di gioventù Frei aber Froh (libero ma felice). E di motivi per sentirsi libero e felice in quel periodo Brahms ne aveva davvero molti: era nel pieno della sua maturità artistica, era amato dai suoi estimatori ma, soprattutto, era considerato dal mondo musicale del tempo il più eminente e grande musicista dopo Bach e Beethoven, secondo una celebre definizione di Hans von Bülow.

La Sinfonia n. 3 si apre con le imponenti prime battute che vedono legni e archi intonare il motto di tre note: un’esplosione sonora trionfale che dà vita all’esposizione, in cui il primo tema energico e pulsante si relaziona senza contrasto con il secondo, dal tono affettuoso e cullante. L’Andante è animato da un tema lirico dalle movenze popolari, mentre lo Scherzo è una pagina dalle mezze tinte spiccatamente melodica con il celeberrimo tema cantato inizialmente dai violoncelli. A differenza del primo movimento, il Finale, dopo un decorso tortuoso, si chiude in maniera inaspettata con un accordo dell’orchestra in pianissimo: la calma solenne che ha il sapore di una nuova conquista sinfonica.

Sinfonia n. 1 in do minore op. 68

L’esordio tanto atteso di Johannes Brahms in campo sinfonico giunse finalmente nel 1876 con la Sinfonia n. 1 in do minore op. 68. In un celebre articolo pubblicato nel 1853 Robert Schumann lo aveva definito ‘l’eletto’, ossia il musicista chiamato a proseguire il cammino sinfonico tracciato da Beethoven. E Brahms, perfezionista intransigente e desideroso di non deludere le aspettative, si era preso i suoi tempi – oltre vent’anni – avvicinandosi alla meta sinfonica con cautela ed estrema prudenza. L’investitura a erede del sommo Beethoven richiedeva una riflessione profonda sull’opera del maestro di Bonn non solo per assimilarla e farne tesoro ma anche per emanciparsene dando vita a un proprio stile. La Sinfonia n. 1, i cui primi abbozzi risalgono a vent’anni prima, fu portata a compimento tra le estati del 1874 e del 1876, trascorse da Brahms nell’isola di Rügen sul Mar Baltico. Il 4 novembre del 1876 la sinfonia debuttò a Karlsruhe con l’Orchestra Granducale diretta da Felix Otto Dessoff. Il pubblico l’accolse con favore, anticipando il grande successo che nel giro di pochi mesi avrebbe riscosso nelle maggiori città tedesche. Salutata dal direttore Hans von Bülow come ‘Decima’, per il legame spirituale che unisce Brahms a Beethoven, la Sinfonia n. 1 mostra tratti di originalità riscontrabili nella minuziosa elaborazione tematica di elementi minimi, trasformati e ampliati secondo il principio della variazione. Un’introduzione grandiosa scandita dal timbro dei timpani apre il primo movimento, dove Brahms espone in nuce i temi essenziali che prenderanno forma definitiva nell’Allegro. L’Andante ha il carattere di una pagina liederistica con i lunghi assolo di archi e oboi, mentre lo Scherzo suona garbato e leggiadro. Nel quarto movimento, infine, Brahms ripropone una drammatica introduzione che sfocia in un Allegro di ampio respiro, caratterizzato da un primo tema affine all’Inno alla gioia beethoveniano.

La locandina:

JOHANNES BRAHMS

Sinfonia n. 3 in fa maggiore op. 90

Allegro con brio/Andante/Poco Allegretto/Allegro

Sinfonia n. 1 in do minore op. 68

Un poco sostenuto. Allegro. Meno allegro/Andante sostenuto/ Un poco Allegretto e grazioso/

Finale: Adagio. Più Andante. Allegro non troppo, ma con brio. Più allegro

Direttore

Daniele Gatti


Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino

Prezzi:

Settore D: 20€; Settore C: 35€; Settore B: 50€; Settore A: 70€

Durata complessiva 2 ore circa (intervallo incluso)

10 ottobre 2024, ore 20 il maestro Daniele Gatti sul podio dell’Orchestra e del Coro del Maggio per  “Ein deutsches Requiem di Johannes Brahms”.

Al compositore tedesco sono dedicati anche i concerti del 17 e 26 ottobre, sempre diretti da Daniele Gatti, con l’esecuzione delle sue quattro sinfonie

Giovedì 10 ottobre 2024 alle ore 20, in sala Zubin Mehta, torna sul podio il maestro Daniele Gatti per un concerto sinfonico corale: sui leggii, Ein deutsches Requiem per soli, coro e orchestra op. 45 di Johannes Brahms. Solisti: Rosalia Cid (soprano) e Liviu Holender (baritono). Maestro del Coro: Lorenzo Fratini.

Nata forse dalla necessità di esprimere in musica la perdita della madre nel febbraio del 1865, la composizione è basata su un testo con passi tratti dall’Antico e dal Nuovo Testamento che vennero selezionati e montati dallo stesso Brahms in maniera del tutto personale. Venne eseguita per la prima volta, in tre movimenti, nel dicembre del 1867, ma solo nell’aprile dell’anno successivo, quando fu eseguita completa dei suoi sei movimenti, riscosse davvero un grande successo di pubblico dando una svolta decisiva alla carriera del compositore tedesco.

Il maestro Daniele Gatti torna al Maggio dopo il grande successo riscosso nel 86a edizione del Festival del Maggio: tre concerti sinfonico corali e la direzione dell’opera Tosca, per la regia di Massimo Popolizio. Al momento, oltre ai suoi impegni sul podio della sala Zubin Mehta per il ciclo brahmsiano, è impegnato anche con le prove del nuovo allestimento della Madama Butterfly che andrà in scena dal 24 ottobre al 2 novembre nella Sala Grande.

Nelle altre due serate dedicate al compositore tedesco verrà eseguito il ciclo completo delle sinfonie: giovedì 17 ottobre ore 20, in cui eseguirà la n. 3 in fa maggiore op. 90 e la n. 1 in do minore op. 68, e sabato 26 ottobre 2024, in cui eseguirà la n. 2 in re maggiore op. 73 e la n. 4 in mi minore op. 98.

Solisti nel Requiem tedesco sono il soprano Rosalia Cid, ex allieva dell’Accademia del Maggio, che ha cantato in molte produzioni del Maggio tra le quali si ricordano Rigoletto (La contessa di Ceprano, febbraio 2021), Le nozze di Figaro (Barbarina; maggio 2022), La finta semplice (Ninetta; gennaio 2023) e Falstaff (Nannetta; giugno 2023). Il baritono Liviu Holender, invece, ha cantato al Maggio come Falke in Die Fledermaus (gennaio 2022) e come Harlequin in una nuova produzione di Ariadne auf Naxos (giugno 2022).

DANIELE GATTI INAUGURA LA STAGIONE DEI WIENER PHILHARMONIKER

Il 27, 28 e 29 settembre al Musikverein di Vienna e poi in tournée in Europa fino al 6 ottobre

Dopo la sua prima apertura di stagione da nuovo Direttore principale della Staatskapelle di Dresda, lo scorso 31 agosto alla Semperoper del capoluogo della Sassonia, Daniele Gatti inaugura la stagione dei Wiener Philharmoniker. Venerdì 27 settembre (con replica il 28 e il 29) sale sul podio del Musikverein, la celebre sala dorata del Concerto di Capodanno, con un programma dedicato a due grandi compositori russi del Novecento: Igor Stravinskij, con il suo balletto Apollon Musagète del 1928, e Dmitrij Šostakovič con la sua Decima sinfonia in mi minore, scritta nel 1953. 

Dopo i concerti a Vienna, il programma sarà portato in tournée in Europa: al Teatro Real di Madrid il 1° ottobre, al Palacio de Congresos di Saragozza il 2 ottobre, all’Auditorio di Barcellona il 3 ottobre, al Théâtre des Champs-Èlysèes di Parigi il 5 ottobre e all’E-Werk di Saarbrücken il 6 ottobre.

Daniele Gatti ha debuttato con i Wiener Philharmoniker nel febbraio del 2005 e nello stesso anno li ha diretti al Festival di Salisburgo e in tournée. Da allora è stato ospite regolare della grande compagine austriaca in stagione, a Salisburgo e in altre prestigiose tournée, come quella che nel 2015 li ha portati alla Carnegie Hall di New York con il Deutsches Requiem e l’integrale delle sinfonie di Johannes Brahms.

86ºFestival del Maggio, venerdì 7 giugno 2024 alle ore 20, il maestro Daniele Gatti sul podio della Sala Mehta per un concerto sinfonico corale.  

In programma il “Salmo IX” di Goffredo Petrassi e la “Sinfonia n. 5” di Dmitrij Šostakovič.

Il concerto sarà trasmesso in differita su Rai Radio 3

Il direttore principale Daniele Gatti – impegnato il 6 e poi l’8 giugno con le ultime due recite di Tosca –  sale sul podio della Sala Mehta alla guida dell’Orchestra e del Coro del Maggio, venerdì 7 giugno alle ore 20, per un concerto sinfonico corale con un programma caratterizzato da una marcata impronta sacra e in linea con il cartellone del concerto inaugurale del 13 aprile, che propose  il Salmo 13 di Alexander Zemlinsky e con quello del concerto del 5 maggio con un altro brano di Petrassi, il Magnificat.  

In apertura del concerto del 7 giugno, infatti, un’altra composizione di Goffredo Petrassi, il Salmo IX, un ampio lavoro per coro, orchestra d’archi, ottoni, percussioni e due pianoforti nella quale Petrassi riunisce abilmente la lezione dei grandi polifonisti del passato con le innovazioni musicali del suo tempo. La scrittura del Salmo fu iniziata nell’ottobre 1934 e terminata due anni dopo.  

Il maestro del Coro del Maggio è Lorenzo Fratini.

Così come per il concerto del 5 maggio, chiude il concerto una composizione di Dmitrij Šostakovič; in quest’occasione la Sinfonia n. 5 in re minore op. 47 una delle composizioni più emblematiche e sofferte che il compositore pietroburghese compose fra l’aprile del 1937 e il luglio dello stesso anno; un periodo buio nel quale le repressioni di Stalin erano forti, anche su quella che era la vita artistica, culturale e musicale del paese. Šostakovičstesso fu aspramente criticato per lo stile della sua Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk e dunque l’essenza della sua Quinta Sinfonia è legata a doppio filo a quelle che sono le sue emozioni di quegli anni così complessi: una pagina musicale in cui la catastrofe è travestita da trionfo, e dove il più urlato dissenso si scambia per consenso alle orecchie incapaci di ascoltare.

Prima del concerto è proposta al pubblico la presentazione del programma: la guida si tiene nel Foyer della Sala Zubin Mehta 45 minuti circa prima dell’inizio del concerto.

Il programma:

Goffredo Petrassi 

Salmo IX per coro e orchestra

Compositore e didatta nato nel 1904, Goffredo Petrassi è stato una delle personalità più autorevoli del panorama musicale italiano della seconda metà del XX secolo. Cresciuto musicalmente tra le fila dei pueri cantores della Chiesa di San Salvatore in Lauro a Roma, Petrassi ha la possibilità di conoscere e studiare le opere dei grandi maestri del Rinascimento e del Barocco italiani, che lasciano in lui un’impressione duratura. Dopo gli esordi in campo strumentale sotto il segno della corrente neoclassica, il compositore si cimenta in una serie di opere corali di ampio respiro, tra cui il Salmo IX, nelle quali riunisce abilmente la lezione dei grandi polifonisti del passato con le innovazioni musicali del suo tempo. Composto nel 1934, il Salmo IX è un ampio lavoro per coro, orchestra d’archi, ottoni, percussioni e due pianoforti. Influenzato parimenti dal modello stravinskijano della Sinfonia di salmi e dalla tradizione corale barocca, il brano si distingue per le ampie architetture polifoniche in cui dominano sonorità asciutte, talvolta spigolose, accompagnate da ritmi incisivi. La prima esecuzione fu diretta nel dicembre del 1936, a Torino, da Vittorio Gui.

Dmitrij Šostakovič

Sinfonia n. 5 in re minore op. 47

Nel 1937 Dmitrij Šostakovič firma la Sinfonia n. 5, una delle sue composizioni più emblematiche e sofferte. L’anno precedente era stato duramente attaccato sulle colonne della «Pravda» e l’articolo che lo accusava di ‘formalismo’, ovvero autore di arte borghese nemica del popolo, aveva messo in pericolo la sua carriera e la sua stessa vita. In quel periodo Šostakovič aveva appena concluso la sperimentale e complessa Quarta sinfonia ma decise di non farla eseguire e di chiuderla in un cassetto, aspettando tempi migliori. In sostituzione compose la Quinta, un’opera stranamente apprezzata dal regime che non riconosce dietro ai pochi accenni di trionfalismo musicale l’atto di denuncia del compositore. L’ambiguo sottotitolo, ‘Risposta pratica di un compositore a una giusta critica’, fece pensare inizialmente a una resa dell’artista dinanzi alla stoccata inflittagli dal regime di Stalin ma nei quattro movimenti della Quinta Šostakovič, in realtà, non adotta un linguaggio retorico né popolare. Anni dopo, sarà lui stesso a chiarire come il giubilo riscontrabile nella Quinta fosse solo un connotato di facciata, l’ennesima e tragica maschera indossata per dare sfogo alla propria creatività in tempi dominati dalla paura e dal terrore.

La locandina:

GOFFREDO PETRASSI 

Salmo IX per coro e orchestra

DMITRIJ ŠOSTAKOVIČ

Sinfonia n. 5 in re minore op. 47

Moderato / Allegretto / Largo / Allegro ma non troppo

Direttore

Daniele Gatti 


Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino 

Maestro del Coro Lorenzo Fratini

Prezzi:

Settore D: 20€

Settore C: 35€

Settore B: 50€

Settore A: 70€ 

Durata complessiva 1 ora e 25 minuti circa (più intervallo)

Daniele Gatti dirige la Nona Sinfonia di Mahler

Tutto esaurito per il Maestro milanese sul podio della Filarmonica della Scala

il 22, 24 e 27 aprile nell’ambito della Stagione Sinfonica del Teatro,

ma l’ultimo concerto sarà visibile anche sulla piattaforma LaScalaTv.

Proprio con questa pagina Gatti aveva debuttato con la Filarmonica nel 2006.

Lunedì 22 aprile (repliche mercoledì 24 e sabato 27) Daniele Gatti dirige la Sinfonia n° 9 di Gustav Mahler nell’ambito della Stagione Sinfonica del Teatro alla Scala. I tre concerti sono prossimi al tutto esaurito ma la serata del 27 sarà trasmessa in diretta sulla piattaforma LaScalaTv.

Il Maestro milanese è il nuovo Direttore principale della Staatskapelle di Dresda. Ad agosto inaugurerà la stagione dell’Orchestra sassone con la quale sarà poi in tournée anche in Italia. A settembre aprirà inoltre la stagione dei Wiener Philharmoniker al Musikverein di Vienna e sarà in tournée con loro nelle principali città europee. È Direttore principale del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino e Consulente artistico della Mahler Chamber Orchestra. Nell’estate 2025 tornerà al Festival di Bayreuth per la nuova produzione dei Meistersinger von Nürnberg. Alla Scala Daniele Gatti, il cui nome è stato proposto dal Consiglio di amministrazione per la Direzione Musicale del Teatro dalla Stagione 2026/2027, ha debuttato alla Scala nel 1989 con L’occasione fa il ladro di Gioachino Rossini cui hanno fatto seguito Tancredi, sempre di Rossini, nel 1993, Lohengrin di Wagner nel 2007, Wozzeck di Berg nel 2008, Don Carlo di Verdi per l’inaugurazione della Stagione 2008/2009, Lulu di Berg nel 2010, La traviata di Verdi per l’inaugurazione della Stagione 2013/2014, Falstaff nel 2015 e Die Meistersinger von Nürnberg nel 2017, oltre a numerosi concerti in sede e in tournée. 

Gatti e Mahler alla Scala

Proprio con la Nona, accostata all’Incantesimo del Venerdì Santo dal Parsifal di Wagner, Gatti aveva debuttato sul podio della Filarmonica nel 2006, primo esempio di una predilezione mahleriana che sarebbe stata ribadita, dalla Sesta nel 2008, dai 5 Lieder con la Mahler Chamber e Matthias Goerne per il concerto celebrativo dei 150 anni della Società del Quartetto nel 2013, dalla Seconda “Resurrezione” nel 2017, dalla Quarta con l’Orchestra di Santa Cecilia e Chen Reiss nel 2021, dalla Terza con Elīna Garanča nel 2022 e dalla Prima l’anno scorso con la Gustav Mahler Jugendorchester.

La Stagione Sinfonica

La Stagione Sinfonica presenta importanti direttori e produzioni che spesso prevedono il coinvolgimento del Coro diretto da Alberto Malazzi: dopo l’apertura con il Direttore Musicale Riccardo Chailly che ha diretto i Quattro pezzi sacri di Verdi, lo scorso gennaio Ingo Metzmacher ha ricordato Luigi Nono nel centenario della nascita con Como una ola di fuerza y luz e in febbraio Lorenzo Viotti ha accostato Rimskij-Korsakov, Ravel e Rachmaninov. La Stagione prosegue con Riccardo Chailly dal 27 maggio con un programma dedicato alla Seconda Scuola di Vienna, mentre Thomas Guggeis dirigerà dal 29 giugno il Requiem di Mozart e dal 13 settembre di nuovo Chailly i maestosi Gurre-Lieder di Arnold Schönberg.

Stagione Sinfonica 2023/2024

Lunedì 22 aprile 2024 ore 20 – turno A

Mercoledì 24 aprile 2024 ore 20 – turno B

Sabato 27 aprile 2024 ore 20 – turno C

FILARMONICA DELLA SCALA

DANIELE GATTI, direttore

Gustav Mahler
Sinfonia n. 9 in re magg.

Prezzi: da 110 a 18 euro

Infotel 02 72 00 37 44

Concerto sinfonico diretto dal maestro Daniele Gatti, sul podio della Sala Mehta, sabato 16 marzo 2024 alle ore 20

In programma, composizioni di Franz Joseph Haydn, Paul Hindemith e Richard Wagner.

Il concerto sarà trasmesso in differita su Rai Radio 3

Ad appena ventiquattr’ore di distanza dalla prima del Don Pasquale di Gaetano Donizetti, in programma il 15 marzo in Sala Grande, il maestro Daniele Gatti, insieme all’Orchestra del Maggio, si ‘trasferisce’ in Sala Zubin Mehta per il concerto sinfonico previsto per sabato 16 marzo alle ore 20.

Sui leggii dell’Orchestra un programma che abbraccia quasi due secoli di musica: in apertura una delle più conosciute composizioni di Franz Joseph Haydn, la Sinfonia n. 44 in mi minore, nota come Trauer-Symphonie (Sinfonia funebre), composta intorno agli inizi degli anni ’70 del 1700 e pensata in primo luogo alle esecuzioni nelle sfarzose dimore dei principi Esterházy, della cui orchestra Haydn era maestro di cappella. Il sottotitolo Trauer-Symphonie, con cui oggi è conosciuta, non è però autografo, in quanto è stato probabilmente aggiunto tempo dopo l’epoca di composizione della sinfonia; secondo alcuni deriva forse da una volontà espressa dallo compositore di volerla eseguita durante il suo funerale. 

Segue la suite Nobilissima visione, di Paul Hindemith: l’ispirazione venne al compositore di Hanau nel periodo in cui egli era proprio a Firenze, dove rimase profondamente colpito dagli affreschi di Giotto nella Chiesa di Santa Croce, in particolar modo da quelli raffiguranti San Francesco d’Assisi. Nobilissima visione, che nasce come balletto, andò in scena per la prima volta a Londra nell’estate del 1938: subito Hindemith ne estrasse la suite che fu presentata a Venezia, diretta dallo stesso compositore, nel settembre dello stesso anno. 

Chiude il concerto Karfreitagszauber (L’incantesimo del Venerdì Santo) – un affresco musicale che descrive il risveglio della natura con il primo sole della mattina – ed estratto dal Parsifal, ultimo capolavoro di Richard Wagner andato in scena per la prima volta nel luglio del 1882 al Festival di Bayreuth diretto da Hermann Levi ma rimasto inedito negli altri teatri europei fino all’alba del 1914.

Il prossimo appuntamento sinfonico del maestro Daniele Gatti è invece in cartellone per il 13 aprile 2024, con il concerto inaugurale dell’86°Festival del Maggio Musicale Fiorentino, che vedrà fra i protagonisti Sara Blanch (anche lei impegnata nelle recite del Don Pasquale di questi giorni) insieme all’Orchestra e al Coro del Maggio. 

Il programma:

Franz Joseph Haydn

Sinfonia n. 44 in mi minore Trauer-Symphonie (Sinfonia funebre), Hob:I:44

Tra il 1767 e il 1772 Haydn realizzò un gruppo di composizioni particolarmente affini alle istanze coeve dello Sturm und Drang in cui sperimentòformule e tecniche espressive del tutto nuove. La Sinfonia n. 44 in mi minore fu completata nel 1772 ed è tra le più note del gruppo anche in virtù dell’appellativo apocrifo di Trauer-Symphonie (Sinfonia funebre) probabilmente collegato a un desiderio espresso dallo stesso Haydn. Pare infatti che il compositore, molti anni dopo aver composto la Sinfonia in mi minore, avesse dichiarato di apprezzarne così tanto l’Adagio da volere che venisse eseguito ai suoi funerali, cosa che tuttavia non avvenne. Nonostante non vi sia niente di lugubre in quest’opera, è altresì innegabile il suo carattere serio e impegnato dovuto tanto alla tonalità minore, sfruttata in tutte le sue potenzialità espressive, quanto alle melodie di particolare impatto impiegate da Haydn, come il mirabile canto affidato ai violini in sordina nel già citato Adagio, o i temi carichi di pathos e concitazione che innervano il primo e il quarto movimento.

Paul Hindemith

Nobilissima visione, suite

Nato nel 1938 dalla collaborazione con il coreografo Léonide Massine, il balletto Nobilissima visione di Paul Hindemith vide la luce in pieno regime nazista e fu l’ultimo lavoro del compositore prima della sua partenza definitiva dalla Germania. L’anno precedente Hindemith era rimasto folgorato dal ciclo di affreschi giotteschi sulla vita di San Francesco nella chiesa di Santa Croce a Firenze. Da lì l’idea, maturata con il coreografo, di farne un balletto; il titolo si riferisce infatti alla visione delle tre donne – Umiltà, Castità e Povertà – che cambiano radicalmente la vita di Francesco. Dopo il debutto a Londra il 21 luglio 1938, l’autore decise di estrapolare cinque numeri dalla partitura originaria per farne una suite che lui stesso presentò in prima esecuzione a Venezia il 13 settembre 1938. La suite orchestrale è suddivisa in tre macro sezioni in cui, pur non rispettando l’originaria successione narrativa, Hindemith mantiene una perfetta coerenza espressiva: dalle meditabonde melodie della prima sezione in cui si descrive il santo nel suo ritiro sui monti dopo aver scelto la via del Signore, al ritmo di marcia militare che descrive la vita di Francesco prima della conversione e il lirismo che sottolinea l’incontro con le tre donne nella seconda parte, fino alla conclusione della terza sezione – Laudes creaturarum – costruita su una grandiosa passacaglia con venti variazioni.

Richard Wagner

Da Parsifal: “Incantesimo del Venerdì Santo” (atto III)

Tenuto a battesimo da Hermann Levi al Festival di Bayreuth il 26 luglio del 1882, Parsifal è l’ultimodramma musicale di Richard Wagner. Nel mito medievale di Parsifal, cavaliere della Tavola Rotonda votato alla ricerca del Santo Graal, si ritrovano temi particolarmente congeniali alla poetica wagneriana. Il Parsifal di Wagner, il ‘puro folle’ perché inizialmente inconsapevole del proprio destino, è l’eletto alla conservazione e difesa della santa reliquia. Ma la via che porta alla rivelazione è lunga e disseminata di ostacoli e tentazioni. Dopo aver affrontato e sconfitto il mago Klingsor, rappresentante del mondo del Male, e riconquistato la Sacra lancia della salvezza, Parsifal vaga senza meta per un tempo indefinito, in un cammino di trasformazione spirituale. Temprato dalla sofferenza e spinto dalla fede, all’inizio del terzo e ultimo atto, giunge finalmente al castello di Montsalvat, tempio dei cavalieri del Graal. Ma il tempo della redenzione è ormai vicino e dopo il rito dell’investitura e della benedizione impartita dall’anziano cavaliere Gurnemanz, Parsifal si avvia al castello. Risuona in orchestra l’Incantesimo del Venerdì Santo, un pannello sonoro di elegiaca bellezza che descrive il risveglio della Natura ai primi raggi del sole mattutino. Nell’avvolgente melodia degli archi fluttuano dolcemente le sonorità dei legni e risuonano come echi di giubilo in lontananza gli squilli degli ottoni: è il benevolo presagio della rinascita e della salvazione finale. 

La locandina:

FRANZ JOSEPH HAYDN

Sinfonia in mi minore Hob. I: 44 Trauer-Symphonie

Allegro con brio / Minuetto (Canon in Diapason) / Adagio / Finale: Presto

PAUL HINDEMITH

Nobilissima visione, Suite per orchestra dal balletto omonimo

Introduzione e Rondò: Sehr langsam. Mässig schnell. Marcia e Pastorale:

Lebhaft. Lebhaft. Langsam. Pastorale.Koda. Passacaglia: Feierlich bewegt. Sehr

Betont

RICHARD WAGNER

Da Parsifal

Karfreitagszauber (Incantesimo del Venerdì Santo), Atto III

Direttore

Daniele Gatti 


Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino 

Prezzi:

Settore D: 20€; Settore C: 35€; Settore B: 50€; Settore A: 70€ —

Venerdì 15 marzo 2024, alle ore 20, prima recita di “Don Pasquale” di Gaetano Donizetti.

L’opera, diretta dal maestro Daniele Gatti, è proposta con la storica regia di Jonathan Miller, ripresa in questa occasione da Stefania Grazioli.

In locandina Marco Filippo Romano come Don Pasquale; Markus Werba nella parte del Dottor Malatesta; Sara Blanch è Norina; Yijie Shi interpreta Ernesto mentre Oronzo D’Urso veste i panni di Un notaro.

La recita del 15 marzo 2024 sarà trasmessa in differita su Rai Radio 3

A poche settimane di distanza dall’inizio dell’86ª edizione del Festival del Maggio, venerdì 15 marzo alle ore 20, nella Sala Grande del Teatro, va in scena una delle più celebri opere di Gaetano Donizetti, il Don Pasquale. Lo spettacolo è proposto nello storico, e ormai celebre, allestimento di Jonathan Miller – ripreso da Stefania Grazioli – un doveroso tributo del Teatro a un grande regista e a un allestimento molto amato, fin da subito, da pubblico e critica che è stato poi messo in scena in diversi teatri europei: una grande casa di bambole in cui si svolgeranno tutte le disavventure dei protagonisti dell’opera. Sul podio il maestro Daniele Gatti, alla guida dell’Orchestra e del Coro del Maggio, che affronta per la prima volta questo titolo restando fedele alle origini dell’opera (napoletane e francesi) e mettendone in risalto il linguaggio rossiniano.

Cinque le recite complessive: il 15, il 19 e il 23 marzo alle ore 20 e il 17 e 24 marzo alle ore 15:30.

Sul palcoscenico Marco Filippo Romano veste i panni del protagonista della vicenda, Don Pasquale, anziano e ricco settantenne e zio di Ernesto, interpretato da Yijie Shi, giovane innamorato della giovane vedova Norina, interpretata da Sara Blanch

Markus Werba, che torna al Maggio dopo le recite del Don Giovanni  e Falstaff nell’ambito dell’85° Festival del Maggio, veste i panni del Dottor Malatesta; Oronzo d’Urso, talento dell’Accademia del Maggio, è invece Un notaro. 

Chiudono il cast come Tre voci soliste due artisti del Coro del Maggio, Valeriia Matrosova e Massimiliano Esposito, e Carlo Cigni.

Sempre i talenti dell’Accademia del Maggio saranno i protagonisti della recita del 23 marzo: le parti di Norina, del Dottor Malatesta e di Ernesto saranno infatti interpretate rispettivamente da Nikoletta HertsakMatteo Mancini e Lorenzo Martelli.

In questo allestimento del Maggio Musicale Fiorentino le scene e i costumi e le luci sono rispettivamente curati – come nell’edizione del 2001 e del 2011 – da Isabella Bywater e Jvan Morandi con le luci realizzate in questa occasione da Emanuele Agliati.

Il maestro del Coro del Maggio è Lorenzo Fratini.

Mercoledì 13 marzo 2024, alle ore 17, nel Ridotto del Foyer di Galleria del Teatro del Maggio, Luca Zoppelli presenta l’opera; l’ingresso è libero fino a esaurimento dei posti disponibili.

Prima di ogni recita sono inoltre proposte al pubblico le presentazioni degli spettacoli, tenute da Katiuscia Manetta, Maddalena Bonechi e Marco Cosci: le guide si tengono nel Foyer della Sala Zubin Mehta o nel Foyer di Galleria della Sala Grande 45 minuti circa prima dell’inizio di ogni recita.

Sul podio della Sala Grande il maestro Daniele Gatti, che dirige l’opera di Donizetti per la prima volta nella sua carriera: “Ho colto al volo l’opportunità di affrontare per la prima volta il Don Pasquale, non avendola mai diretta ho avuto l’occasione di studiarla e di scoprirla e di ‘entrare’ così nel mondo del belcanto italiano, che nel corso della mia carriera ho toccato solo poche volte. Mi piace vedere quest’opera come un omaggio di Donizetti al teatro rossiniano buffo – mantenendo naturalmente l’impronta romantica tipica donizettiana – evidenziato da questo passaggio continuo tra un gesto affettivo di ricordo e uno sguardo sereno al genio di Rossini che scrive questo tipo di opere nei primi anni del XIX secolo: lo sentiamo in alcuni procedimenti armonici e l’uso di alcuni stereotipi tipici dell’opera buffa, con la sola differenza del recitativo, che in questo caso non è secco ma accompagnato. Inoltre ho la fortuna di avere un cast davvero eccellente ed è un grande piacere affrontare così per la prima volta questo titolo”.

Il Don Pasquale, in scena per la settima volta nel corso delle stagioni del Maggio, viene dunque proposto per la terza occasione nell’ormai storica regia firmata da Jonathan Miller nel settembre 2001, da subito accolta con grande calore dal pubblico e dalla critica; un allestimento portato inoltre con altrettanto successo a Milano, al Teatro alla Scala, alla Royal Albert Hall di Londra e all’Opera di Bilbao. Il grande regista londinese ambienta la vicenda nella casa di Don Pasquale, che è sì una dimora borghese settecentesca, ma pensata scenicamente come una grande casa delle bambole su tre piani, con ogni ambiente di essa curato e ben definito, dalla cucina al soggiorno fino alle camere da letto, mentre costumi e trucco rimarcano il carattere brioso dell’opera di Donizetti. 

“È un’opera in cui decisamente ne vedremo delle belle” ha sottolineato Stefania Grazioli, parlando dell’allestimento da lei ripreso di Jonathan Miller “Il Don Pasquale è la terza e ultima opera buffa di Gaetano Donizetti, che sappiamo essere stata una persona dotata di grande senso dell’umorismo; la vicenda – per quanto piena di momenti buffi e situazioni divertenti – non ha una comicità fine a sé stessa, bensì più profonda, con momenti anche malinconici. Il libretto è di altissimo livello, sia perché perfettamente connesso con la partitura sia perché riesce a bilanciare, proprio attraverso l’alternanza fra momenti divertenti e situazioni dal retrogusto più amaro. La regia di Miller, che fa capire in modo cristallino la sua grande sapienza teatrale, è ricca di gag davvero splendide ed è un grande onore e piacere riprendere questo allestimento, potendo contribuire con il lavoro svolto insieme al maestro Daniele Gatti e a tutto lo splendido cast di questa produzione”.

Marco Filippo Romano, che interpreta lo sfortunato protagonista della vicenda, Don Pasquale, torna al Maggio dopo le recite de L’elisir d’amore dell’estate del 2019: “Nonostante abbia già interpretato questo splendido ruolo all’estero, per me queste recite segnano il mio debutto come Don Pasquale in Italia; farlo qui al Teatro del Maggio, con questa straordinaria regia di Miller e insieme alla direzione del maestro Daniele Gatti – con cui ho la fortuna di collaborare per la prima volta – è assolutamente emozionante. Il vecchio Don Pasquale è senz’altro uno dei ‘principi’ dei ruoli buffi: nonostante questo non ha le tipiche caratteristiche, ad esempio, del buffo di stampo rossiniano; questa differenza, in Donizetti, la troviamo nelle frasi molto legate fra loro e da una malinconia spesso accentuata musicalmente o scenicamente. Con il protagonista dell’opera ci troviamo dunque davanti a un personaggio che, bensì sia vecchio, ha e sente nuovamente della vitalità dentro di sé, come sottolineato anche da alcuni passaggi musicali; egli, cercando di conquistare Norina, riscopre un sentimento che non aveva probabilmente da quando era giovane”.

La bella vedova Norina è interpretata da Sara Blanch, che sarà inoltre fra i protagonisti del concerto inaugurale diretto dal maestro Daniele Gatti dell’86°Festival del Maggio in programma il prossimo 13 aprile.

Parlando del personaggio di Norina, Sara Blanch ne ha sottolineato la grande forza e la grande indipendenza: “È una donna davvero capace, con esperienza nelle relazioni e che spesso prende l’iniziativa e credo che sia proprio lei in realtà il grande motore immobile della vicenda, che poi verrà orchestrata dal Dottor Malatesta: lei fa questo in risposta al fatto di sentire il suo amore con Ernesto ostacolato bruscamente da Don Pasquale. Ecco allora nascere in Norina questo grande spirito di ribellione davanti a questa ingiustizia e la necessità assoluta di cambiare lo stato della vicenda. Dal mio punto di vista trovo sia davvero interessante interpretare una parte del genere, perché permette di mostrare una donna con più sfumature; la rabbia per la vicenda con il vecchio Don Pasquale, i momenti di tenerezza con Ernesto e anche le tante situazioni in cui dimostra di avere anche una vena molto spiritosa: è davvero un personaggio completo”. 

Markus Werba, da poco protagonista come Leporello nel Don Giovanni, opera inaugurale dell’85°Festival del Maggio, e come Ford in Falstaff, nella medesima edizione del Festival, interpreta il Dottor Malatesta, colui che tesserà le trame della vicenda per far sì che, a spese del vecchio Don Pasquale, Norina ed Ernesto possano finalmente convolare a giuste nozze: “Il Dottor Malatesta è il vero e proprio deus ex machina della storia; infatti, nonostante sia proprio lui quello incaricato dal vecchio protagonista per trovargli una moglie, è molto legato a Ernesto è dunque ordisce le trame per ingannare Don Pasquale e far sì che il suo amico e Norina possano sposarsi. È infatti lui che suggerisce al protagonista di sposare sua sorella Sofronia (in realtà impersonata da Norina) facendogli credere che sia una giovane bella e pura appena uscita di convento. In questo modo, organizzando questo finto matrimonio, la vera Norina – sotto mentite spoglie – avrà modo di far davvero ‘impazzire’ Don Pasquale, facendogli spendere un sacco di soldi e progettando grandi feste, facendo chiamare sarti e gioiellieri e disdegnando le sue attenzioni affettuose”.

Yijie Shi, che torna sulle scene del Maggio dopo un’altra opera di Donizetti, la Lucia di Lammermoor del settembre 2015,veste i panni di Ernesto, il giovane innamorato di Norina: “è bellissimo poter tornare al Maggio, mi mancava moltissimo. La prima volta, credo, fu nel 2012 nel vecchio Teatro per “Il viaggio a Reims” di Rossini; le ultime, invece, nel 2014 (Falstaff) e Lucia di Lammermoor (2015) qui nel nuovo teatro. Sono davvero molto contento di essere tornato a Firenze (e in Europa) e ringrazio tantissimo il teatro”. Oronzo D’Urso, da poco fra i protagonisti de La principessa di gelo dello scorso febbraio, interpreta Un notaro.Chiudono la compagnia di canto due artisti del Coro del Maggio – Valeriia Matrosova e Massimiliano Esposito – e Carlo Cigni.

L’opera:

Il libretto è scritto da Giovanni Ruffini (anche se firmato da Michele Accursi), ed è un rifacimento del libretto scritto da Angelo Anelli nel 1810 per Ser Marcantonio di Stefano Pavesi. È un dramma buffo certamente, ma Don Pasquale segna un punto di arrivo e uno di rottura per l’opera buffa siglato da Donizetti; è l’approdo di una tradizione comica italiana che percorre i secoli comunque né troppo farsesca né troppo comica, ed è l’opera nella quale la commedia si affaccia verso l’amarezza. È l’antica trama, da Donizetti articolata in tre concisi atti, del vecchio (Don Pasquale), economo e celibe, raggirato con l’offerta di una sposa ingenua, la vedova invece scaltra e maliziosa che ama riamata il nipote di Don Pasquale. Equivoci e travestimenti, metamorfosi, spese, finte nozze, simulati tradimenti e insulti per far sì che il vecchio maledica le sue nozze fino a che, scoperta la verità dell’architettura a suo danno, non si rassegna a benedire le nozze tra i giovani. Il libretto, nella definizione drammaturgica offerta dalla musica di Donizetti, è un modello d’efficienza e di eleganza: un prontuario ben congegnato di situazioni comiche ritmate dall’intuito teatrale malizioso e attuale. 

La locandina

DON PASQUALE

di Gaetano Donizetti

Dramma buffo in tre atti

Libretto di M. A. (Michele Accursi),

Giovanni Ruffini e Gaetano Donizetti da Angelo Anelli 

Edizione Edwin F. Kalmus & Co., Inc., Roca Baton, Florida

— 

Direttore Daniele Gatti

Regia Jonathan Miller

ripresa da Stefania Grazioli

Scene e costumi Isabella Bywater

Luci Jvan MorandiRealizzate da Emanuele Agliati

— 

Don Pasquale Marco Filippo Romano

Dottor Malatesta Markus Werba/Matteo Mancini (23)

Ernesto Yijie Shi/Lorenzo Martelli (23)

Norina Sara Blanch/Nikoletta Hertsak (23)

Un notaro Oronzo D’Urso

Tre voci soliste Valeriia MatrosovaMassimiliano Esposito,Carlo Cigni

Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino

Maestro del Coro Lorenzo Fratini


In lingua originale
Con sopratitoli in italiano e inglese a cura di Prescott Studio, Firenze

Prezzi:

Visibilità limitata e ascolto: 15€

Galleria: 30€

Palchi: 40€

Platea 4: 50€ – Platea 3: 60€ – Platea 2: 75€ – Platea 1: 90€

Il direttore principale Daniele Gatti sul podio della Sala Mehta alla guida dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino. 

Per la programmazione sinfonica della Stagione invernale del Maggio, sabato 20 e domenica 21 gennaio 2024, alle ore 20.

In cartellone le musiche di Arnold Schönberg, Richard Strauss e Richard Wagner.

Il concerto sarà trasmesso in differita su Rai Radio 3

Il maestro Daniele Gatti, direttore principale del Maggio, sul podio della Sala Mehta per il primo concerto sinfonico della stagione invernale. Sui leggii dell’Orchestra del Maggio – il 20 (in abbonamento)e 21 gennaio (fuori abbonamento) alle ore 20 – un programma che vede l’esecuzione di alcune fra le più conosciute composizioni della seconda metà del XIX secolo che riflettono in maniera esemplare la tempèrie musicale degli ultimi anni dell’800 e dei primi del ‘900 con il progressivo abbandono delle poetiche romantiche e tardo romantiche e l’apertura verso nuove dimensioni estetiche che condurranno ai successivi sviluppi della musica novecentesca.

Il concerto inizia proponendo Verklärte Nacht (Notte trasfigurata) di Arnold Schönberg, composta nel 1899 e ispirata dall’omonima poesia di Richard Dehmel; segue Tod und Verklärung (Morte e trasfigurazione), breve poema per grande orchestra di Richard Strauss, dedicata all’amico Friedrich Rosch. In chiusura alla serata due brani musicali di Richard Wagner, entrambi estratti dal suo Tristan und IsoldeVorspiel und Liebestod, ossia il preludio e la morte di Isotta. 

In apertura Verklärte Nacht: fu la prima composizione di rilievo di Schönberg e fu ispirata da una poesia di Richard Dehmel, all’epoca considerato, soprattutto dal compositore stesso “[…] uno principali rappresentanti dello spirito del tempo nella poesia”: il testo narra la storia di una donna che confessa al suo amante di un figlio concepito con un altro uomo, mentre il terrore di perdere il suo amante l’assale. Ma l’uomo si dichiara pronto ad amare il bambino come se fosse suo; il testo, però, non è reso nella composizione attraverso il canto ma è invece reso come vero poema sinfonico, nato come musica da camera e senza le maestose risorse della grande orchestra del periodo romantico. 

Segue poi una delle composizioni più conosciute di Richard Strauss, Tod und Verklärung: il poema sinfonico parla dell’ultima notte di un artista, in punto di morte, che attende nel ricordo delle grandi parti della sua vita; avvicinandosi alla fine, l’uomo si rende conto che gli ideali per cui ha vissuto e combattuto troveranno una vera forma e un vero significato solo quando la sua anima troverà riposo. Come scritto da Strauss stesso in una lettera del 1894 indirizzata all’amico Friedrich von Hausegger: “Sei anni fa mi venne in mente l’idea di rappresentare musicalmente in un poema sinfonico i momenti che precedono la morte di un uomo, la cui vita fosse stata un continuo tendere ai supremi ideali: un tale uomo è per eccellenza l’artista”; questo concetto è condensato nella poesia di poesia di Alexander Ritter, amico del compositore, che accompagna la partitura.

Chiude la serata Vorspiel und Liebestod (Preludio e morte di Isotta), estratto da uno dei massimi capolavori operistici wagneriani, ossia il Tristan und Isolde: queste due pagine – che condensano il significato di tutta l’opera – ne riassumono anche le tensioni armoniche e furono ‘unite’ insieme da Wagner stesso.

Due brani che riescono in modo perfetto a delineare i caratteri dell’opera, che il genio di Lipsia scrisse ispirato da un altro capolavoro, ossia Il mondo come volontà e rappresentazione di Arthur Schopenhauer, dove il filosofo sosteneva l’irrazionalità del reale e l’illusorietà del mondo che ci circonda che esiste solo come una proiezione della nostra mente: Wagner voleva dunque un’opera che raccontasse un amore idealizzato e trasfigurato, al punto da potersi realizzare solo nel “non essere”, nella morte, in modo struggente e sovratemporale, come un desiderio di annientamento.

Il concerto:

Arnold Schönberg

Verklärte Nacht 

Verklärte Nacht (Notte trasfigurata) è stata la prima grande composizione strumentale di Arnold Schönberg. Ispirata all’omonima poesia di Richard Dehmel, poeta simbolista particolarmente in voga tra i musicisti tedeschi all’inizio del ventesimo secolo, fu composta nel 1899 per sestetto d’archi e solo successivamente, nel 1917, fu trascritta dall’autore per orchestra d’archi. Seguendo la scia di Liszt e Richard Strauss, campioni nel genere del poema sinfonico, Schönberg volle declinare l’idea della musica a programma in ambito cameristico. La scelta originaria del sestetto di soli archi ben si adattava a tradurre con sonorità malinconiche, raccolte e notturne il contenuto della poesia di Dehmel. Articolata in cinque momenti, la poesia ritrae un uomo e una donna che nella notte camminano in un bosco spoglio illuminato solo dai pallidi raggi della luna. La donna nasconde un segreto: custodisce in grembo un figlio concepito con un altro uomo e mentre confessa la sua colpa il terrore di perdere il suo amante l’assale. Ma l’uomo, con nobili parole, si dichiara pronto ad amare il bambino di lei come fosse suo. L’amore, in armonia con la natura, trasfigurerà il bambino rendendolo figlio di entrambi. La pagina è caratterizzata da alcuni motivi trattati come idee fisse che Schönberg sottopone a un’elaborazione continua. Melodie cromatiche sempre più incalzanti si alternano a momenti di attesa improvvisi e misteriosi, fino al culmine espressivo finale che suggella l’unione delle due anime strette in un abbraccio.

Richard Strauss

Tod und Verklärung

Terzo poema sinfonico di Richard Strauss, Tod und Verklärung fu composto tra il 1888 e il 1889. In quell’occasione Strauss non si ispirò a un testo letterario ma descrisse il programma ideale dell’opera in una lettera indirizzata a un amico. Il compositore confidò di aver voluto rappresentare in un poema sinfonico gli ultimi istanti di vita di “un uomo che aveva aspirato alle più alte mete ideali, dunque di un artista”. In seguito fu l’amico compositore Alexander Ritter a dare veste letteraria al pensiero di Strauss realizzando una poesia che fu pubblicata insieme alla partitura in occasione delle prime esecuzioni dirette dal compositore ad Eisenach nel 1890 e a Weimar l’anno successivo. I momenti dell’agonia che precedono la morte dell’uomo sono ben sintetizzati dal ritmo sinistro e irregolare della sezione iniziale. Il cammino che dalla condizione mortale porterà alla solenne trasfigurazione finale è disseminato di ricordi, passioni e sogni tradotti in simboli e gesti musicali particolarmente significativi. Si susseguono flashback della giovinezza vissuta con febbrile eccitazione, slanci eroici che sfociano nell’esposizione del tema dell’ideale, punto nevralgico della partitura. La ricomparsa del ritmo pulsante delle terzine abbinato ai colpi funerei delle percussioni pone fine all’esistenza mortale dell’artista, ma subito dopo l’atmosfera cupa si dissolve; emerge una ripresa del tema dell’ideale che si fa largo nella tonalità luminosa e assertiva del do maggiore nel momento della trasfigurazione. 

Richard Wagner

Da Tristan und IsoldeVorspiel und Liebestod

Richard Wagner completò la stesura del Tristan und Isolde nel 1859. A partire dall’anno seguente, in occasione di una serie di concerti, pensò di accostare in un’unica pagina sinfonica i due brani strumentali che stanno all’inizio e alla fine dell’opera, rispettivamente Vorspiel und Liebestod. Si tratta dei due momenti più emblematici del dramma che ne rappresentano il significato più profondo. Nel Preludio sono concentrati tutti gli elementi che caratterizzano l’opera e danno voce alla passione d’amore drammatica e totalizzante dei protagonisti: l’inquietudine armonica con i continui cromatismi che si avviluppano uno dopo l’altro, i crescendo incessanti, la tensione della melodia infinita. Il conflitto tra Amore e Morte può risolversi solo nella trasfigurazione finale di Isolde che muore sul corpo esanime dell’amato con il passaggio a una forma diversa e più alta. Sotto il peso di un cromatismo esasperato, il suo canto conclusivo, simile a un estatico delirio, si arresta nel momento della trasfigurazione gloriosa e trionfante, siglata da una cadenza in tonalità maggiore.

La locandina

Arnold Schönberg

Verklärte Nacht

per orchestra d’archi op. 4a 

Grave/Animato/Poco allegro/Grave/Adagio/Più mosso, moderato/Adagio

Richard Strauss

Tod und Verklärung

Poema sinfonico op. 24

Richard Wagner

Da Tristan und Isolde:

Vorspiel und Liebestod

(Preludio e Morte di Isotta)

Direttore Daniele Gatti

Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino 

Prezzi:

Settore D: 20€; Settore C: 35€; Settore B: 50€; Settore A: 70€