L’ENIGMA DI SALOME SECONDO BARRIE KOSKY ALL’OPERA DI ROMA

Il regista australiano torna al Costanzi con un’intensa rivisitazione del dramma di Strauss

diretto da Marc Albrecht

Prima giovedì 7 marzo in diretta su Radio3 Rai. Repliche fino al 16 marzo

Torna all’Opera di Roma, dopo il successo del Flauto magico messo in scena al Costanzi nel 2018, il regista australiano Barrie Kosky, conteso dai principali festival e teatri del mondo e vincitore nel 2023 del Premio Abbiati della critica italiana.

Dal 7 al 16 marzo Kosky propone il capolavoro di Richard Strauss Salome, tratto da Oscar Wilde, in un allestimento già apprezzato a Francoforte nel 2020, che si interroga su chi sia la fanciulla di Galilea. La sua identità sfuggente sembra piuttosto definirsi attraverso lo sguardo degli altri personaggi, tutti immersi nel buio di un’inquietante scatola nera, illuminata di tanto in tanto da coni di luce. Sul podio sale uno degli interpreti straussiani più riconosciuti: Marc Albrecht.

La temibile parte di Salome è affidata a Lise Lindström, al debutto sul palco dell’Opera di Roma.

Scene e costumi sono a firma di Katrin Lea Tag, mentre le luci di Joachim Klein.

Ispirato dalla tragedia di Wilde, in cui convergono sensualità e ascetismo religioso, Richard Strauss compone questo dramma in un unico atto nel 1905, elaborando lui stesso il libretto sulla base della traduzione tedesca di Hedwig Lachmann. Il compositore estremizza il conflitto tra Salome e Jochanaan – la principessa chiede la testa del profeta al suo patrigno Erode perché il suo amore è rimasto insoddisfatto – arricchendo il linguaggio con un’intensità fino ad allora inedita. Barrie Kosky sceglie di raccontare la storia interamente dal punto di vista di Salome, purificando il dramma dai suoi tratti esotici e biblici per esaltare la lettura psicologica della protagonista.

«In questo allestimento tutto l’intreccio viene mostrato dalla prospettiva di Salome, non c’è spazio per un angolo visuale maschile – dice Barrie KoskyNoi la concepiamo come una donna indipendente. La sua è una figura complessa e non del tutto definita. È una vergine, ma potrebbe avere tanto 15 quanto 50 anni. Si tratta di un dettaglio importante, perché in realtà non sappiamo chi sia questa donna-bambina. Per noi è chiaro che si tratta dell’unico personaggio in scena che dice sempre la verità. La sua radicalità e la sua provocazione nascono proprio dal fatto che dice esattamente ciò che vuole, pensa e sente, senza mai mentire. Ai miei occhi non è un personaggio mostruoso, ma affascinante. E questo si rispecchia nella musica, che è musica d’amore, la più bella musica d’amore possibile».

Direttore generale e artistico della Komische Oper di Berlino dal 2012 al 2022 e in precedenza co-direttore artistico dello Schauspielhaus di Vienna, Barrie Kosky è uno dei più innovativi registi della scena contemporanea. Il suo Flauto magico (Komische Oper, co-diretto con il gruppo teatrale 1927) è stato visto da oltre 350 mila spettatori in tre continenti; le sue regie allestite al Festival di Salisburgo, al Festival di Bayreuth e di Aix-en-Provence, all’Opéra National di Parigi, alla Los Angeles Opera e alla Royal Opera House di Londra (ha inaugurato la stagione in corso con Das Rheingold di Wagner). Il suo repertorio include incursioni nell’operetta e nel teatro musicale – specialmente degli anni di Weimar – oltre a titoli come West Side Story, Moses und Aron, Les contes d’Hoffmann, Káťa Kabanová, Les dialogues des Carmélites. Tra i riconoscimenti ottenuti vi sono un Olivier Award per la migliore nuova produzione operistica per Castor et Pollux (English National Opera), e i premi come miglior regista e miglior compagnia d’opera (con la Komische Oper) agli International Opera Awards 2014 e 2015.

Sul podio del Costanzi Marc Albrecht, esperto direttore del repertorio tardo romantico tedesco-austriaco, da Wagner e Strauss a Zemlinsky, Schreker e Korngold. Ospite regolare delle principali orchestre e dei più importanti teatri d’opera europei – ha collaborato con i Berliner Philharmoniker, i Wiener Symphoniker e la Royal Opera House di Londra – è stato Direttore Principale della Nationale Opera di Amsterdam, Direttore Musicale dello Staatstheater di Darmstadt e Direttore Artistico e Direttore Principale dell’Orchestre Philharmonique di Strasburgo. Con quest’ultima, ha inciso numerosi dischi per l’etichetta discografica Pentatone, tra i quali i Poemi sinfonici di Strauss e musiche di Korngold e Berg. Il suo lavoro ha ottenuto diversi riconoscimenti: OPUS KLASSIK lo ha nominato “Direttore dell’anno” per Die Seejungfrau (La sirenetta) di Zemlinsky con la Netherlands Philharmonic (Pentatone) e ha inserito Das Wunder der Heliane di Korngold alla Deutsche Oper di Berlino (Naxos) nella categoria “Best Opera Recording of the 20th/21st century”.

Nel ruolo della protagonista sale per la prima volta sul palco dell’Opera di Roma il soprano americano Lise Lindström, la cui interpretazione di Salome all’Opera Australia nel 2018 le è valso un secondo Premio Helpmann come miglior interprete femminile in un’opera. Come principessa di Giudea ha calcato i palchi della Wiener Staatsoper, della San Diego Opera e della Dallas Opera.

Jochanaan è invece il basso-baritono Nicholas Brownlee, che ha già interpretato la parte nell’allestimento di Kosky all’Oper Frankfurt e che è entrato a far parte dell’ensemble del teatro tedesco nel 2020. Ad interpretare Erode è il tenore John Daszak che, dopo il suo debutto nel ruolo nell’acclamata messa in scena di Salome di David McVicar alla Royal Opera House, ha continuato a riscuotere grandi consensi nel ruolo in nuove produzioni al Festival di Salisburgo, al Festival d’Aix-en-Provence e all’Opéra di Parigi.

Il mezzosoprano Katarina Dalayman è invece Erodiade. Narraboth è interpretato da Joel Prieto, mentre i cinque giudei sono Michael J. Scott, Christopher Lemmings, Marcello Nardis, Eduardo Niave – dal progetto “Fabbrica” Young Artist Program dell’Opera di Roma – ed Edwin Kaye.

I due nazareni sono Nicola Straniero – anche lui di “Fabbrica” Young Artist Program – e Zachary Altman, che interpreta anche uno dei due soldati insieme ad Edwin Kaye.

Completano il cast Karina Kherunts (Un paggio di Erodiade), Alessandro Guerzoni e Daniele Massimi che si alternano nel ruolo dell’uomo di Cappadocia e Giuseppe Ruggiero (Uno schiavo).

La prima rappresentazione, in diretta su Radio3 Rai, è prevista per giovedì 7 marzo alle ore 20.00. Repliche domenica 10 marzo ore 16.30, martedì 12 marzo ore 20.00, giovedì 14 marzo ore 20.00 e sabato 16 marzo ore 18.00.

Biglietti in vendita sul sito https://www.operaroma.it/ e al botteghino

Info: https://www.operaroma.it/spettacoli/salome/

S|CONFINAMENTI – STAGIONE 2023/2024 DEL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA

Salome

Musica di Richard Strauss

Opera in un atto

Dal dramma di Oscar Wilde

Prima rappresentazione assoluta: Hofoper, Dresda, 9 dicembre 1905

Prima rappresentazione al Teatro Costanzi: 9 marzo 1908

DIRETTORE Marc Albrecht

REGIA Barrie Kosky

SCENE E COSTUMI Katrin Lea Tag

LUCI Joachim Klein

DRAMMATURGIA Zsolt Horpácsy

PERSONAGGI E INTERPRETI

ERODE John Daszak

ERODIADE Katarina Dalayman

SALOME Lise Lindström

JOCHANAAN Nicholas Brownlee

NARRABOTH Joel Prieto

UN PAGGIO DI ERODIADE Karina Kherunts

PRIMO EBREO Michael J. Scott

SECONDO EBREO Christopher Lemmings

TERZO EBREO Marcello Nardis

QUARTO EBREO Eduardo Niave*

QUINTO EBREO Edwin Kaye

PRIMO NAZARENO Zachary Altman

SECONDO NAZARENO Nicola Straniero*

PRIMO SOLDATO Zachary Altman

SECONDO SOLDATO Edwin Kaye

UN UOMO DI CAPPADOCIA Alessandro Guerzoni / Daniele Massimi 10, 14 marzo

UNO SCHIAVO Giuseppe Ruggiero

*dal progetto “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma

ORCHESTRA DEL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA

ALLESTIMENTO OPER FRANKFURT 

TEATRO COSTANZI

PRIMA RAPPRESENTAZIONE giovedì 7 marzo ore 20.00 in diretta su Radio3 Rai

REPLICHE

domenica 10 marzo ore 16.30

martedì 12 marzo ore 20.00

giovedì 14 marzo ore 20.00

sabato 16 marzo ore 18.00

Per il Giorno della Memoria, Fondazione Arena porta in scena L’Imperatore di Atlantide, opera scritta nel campo di Terezín

Giovedì 25 e sabato 27 gennaio, in Sala Filarmonica, lo spettacolo aperto a tutta la cittadinanza. Biglietti a 10 e 5 euro

giovedì 25 gennaio · ore 10.30

sabato 27 gennaio · ore 15.30

A distanza di ottant’anni, per non dimenticare. In occasione del Giorno della Memoria, Fondazione Arena di Verona porta in scena, per la prima volta, L’Imperatore di Atlantide di Viktor Ullmann su libretto di Petr Kien. L’opera in un atto è stata scritta tra il 1943 e il 1944 durante la prigionia degli autori all’interno del campo di Terezín, dove però non fu mai rappresentata. La partitura, infatti, venne ritrovata ed eseguita per la prima volta ad Amsterdam solo nel 1975.

La nuova produzione, firmata dalla regista Barbara Pessina, sarà in scena giovedì 25 gennaio, alle ore 10.30, all’interno della rassegna Arena Young, e sabato 27 gennaio, alle ore 15.30, per Sogniamo ad occhi aperti: a Teatro in famiglia. Un’opera aperta a tutta la cittadinanza e pensata con gradi di lettura differenti per favorirne la fruizione anche da parte degli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado. Entrambe le recite saranno in Sala Filarmonica e sono inserite nelle commemorazioni ufficiali della Città di Verona per il Giorno della Memoria.

Sarà il giovane direttore Riccardo Bisatti, al debutto veronese, a guidare l’Orchestra della Fondazione Arena. In scena nei panni dell’imperatore Overall il baritono Bruno Taddia, assieme a Spartak Sharikadze (L’Altoparlante), Carlo Feola (La Morte), Enrico Casari (Arlecchino), Eduardo Niave (Un soldato), Melody Louledjian (Bubikopf), Irene Molinari (Il tamburo),con i Tecnici di Fondazione Arena.

I biglietti per lo spettacolo sono in vendita alla Biglietteria di Fondazione Arena e online su www.arena.it. La tariffa intera è di 10 euro e il biglietto ridotto, per gli under 14, è di 5 euro.

L’Imperatore di Atlantide (Der Kaiser von Atlantis, messo in scena in italiano) rappresentò un vero e proprio atto di resistenza all’interno del campo di Terezín: la città, apparentemente ideale, fu utilizzata dalla Germania nazista come esempio di insediamento destinato agli intellettuali ebraici e alle loro famiglie; di fatto fu un’elaborata finzione per celare la reale natura dei campi di concentramento, cui gli stessi cittadini di Terezín sarebbero stati destinati dopo l’estate del ’44, una volta conclusa l’ispezione della Croce Rossa internazionale e realizzati filmati di propaganda. Fino ad allora, infatti, le libertà di espressione concesse dai nazisti ai deportati all’interno del ghetto (dotato di scuola, bar, biblioteca e anche un piccolo teatro) portarono ad una produzione artistica e musicale di rilievo, considerata arte “degenerata” (entartete Kunst) e in gran parte perduta con lo sterminio dei suoi creatori. Nel ’44 la censura di Terezín bloccò anche la rappresentazione de L’Imperatore di Atlantide alla vigilia della prima, per i suoi contenuti satirici. La partitura e il libretto sono pervenuti a noi solo perché Ullmann e Kien, prima di essere deportati ad Auschwitz, dove sarebbero stati uccisi, li affidarono a due compagni di prigionia, sopravvissuti alla Shoah.

Ull­mann e Kien reinterpretarono il mito di Atlantide, caro ai nazisti, immaginandone il crollo e la sconfitta. La breve opera è definita dagli autori “leggenda” ed è composta da quattro quadri collegati da intermezzi strumentali. Lo stesso organico orchestrale è ridotto e originale, basato sugli strumenti a disposizione di Ullmann a Terezín. La trama è semplice: Overall, Imperatore dell’ideale Atlantide, ordina una guerra senza senso in cui tutti combattono contro tutti; la crudeltà è tale che la Morte stessa si ribella, rifiutandosi di far morire altre persone, per qualsiasi causa (guerra, malattia, vecchiaia). In questo mondo in cui il ciclo della vita è per due volte spaventosamente sovvertito, la Morte propone un patto: tornerà al suo compito solo se l’Imperatore accetterà di scomparire per primo. In un’ora circa di accattivante teatro musicale, L’Imperatore di Atlantide affronta temi senza tempo, sospesi tra fiaba e satira. Un capolavoro sopravvissuto ad uno dei momenti più bui della Storia, che ci ricorda il potere salvifico dell’arte.

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PREZZI BIGLIETTI                               Posto unico non numerato

ADULTI (dai 15 anni in su)                  € 10                     

RAGAZZI (fino a 14 anni)                    € 5                       

BIGLIETTERIA ARENA DI VERONA

Via Dietro Anfiteatro 6/b, 37121 Verona

Aperta da lunedì a venerdì 10.30-16.00 | sabato 9.15-12.45

Tel. 045 596517

BIGLIETTERIA TEATRO FILARMONICO

Via dei Mutilati 4/k, 37121 Verona

Aperta due ore prima dello spettacolo

Tel 045 8002880

Punti vendita TicketOne.it

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Call center (+39) 045 8005151

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