Ha da poco compiuto 200 anni, era infatti la sera del 7 maggio 1824 quando al Kaerntnerthortheater di Vienna Beethoven, benché ormai afflitto da sordità totale, diresse personalmente la prima esecuzione della IX Sinfonia in re minore op.125 “Corale”, con il supporto del direttore del teatro. Il numeroso pubblico in sala accolse la Sinfonia con grandissimo entusiasmo e acclamò il compositore con cinque standing ovation, tributandogli oltre agli applausi, che non poteva sentire, un gioioso e accorato sventolio di fazzoletti bianchi. Nasceva così una delle opere più amate della storia della musica, un capolavoro rivoluzionario che ha attraversato indenne duecento anni di esecuzioni e che sabato 13 luglio (ore 20) verrà eseguito sul Belvedere di Villa Rufolo dall’Orchestra e dal coro del Teatro di San Carlo diretti da Edward Gardner. Il direttore inglese, fresco di debutto alla guida dell’Orchestra del Massimo napoletano, potrà contare su un cast vocale di assoluto pregio composto dal soprano Ailyn Pérez, dal mezzosoprano Elisabeth DeShong, dal tenore René Barbera e dal baritono Simon Keenlyside, tutti per la prima volta nella Città della musica.
Gardner condurrà il pubblico del Ravello Festival in quel viaggio dal buio alla luce segnato dai quattro movimenti di cui è composta la Sinfonia, dal caos alla pace, da uno stato di affanno e angoscia attraverso un percorso di speranza che sfocia nella gioia. Quella gioia che esplode nel movimento corale conclusivo, il brano musicale forse più noto di Beethoven, sulle parole dell’inno di Friedrich Schiller An die Freude – “Alla gioia”, adottato come inno dell’Unione Europea.
Ricordiamo che la Fondazione Ravello promuove la musica tra i giovani under 25 mettendo a disposizione biglietti a tariffa agevolata (10 euro) per tutti gli eventi.
La programmazione della stagione musicale del Ravello Festival, dopo il concerto inaugurale, prosegue giovedì 11 luglio (ore 20) con l’Orchestra Filarmonica di Benevento che torna a Ravello, dopo le applaudite esibizioni degli scorsi anni, tutte all’Auditorium Niemeyer, per calcare il palco del Belvedere di Villa Rufolo, condotta da Michele Spotti.
Il maestro classe ’93, Direttore musicale dell’Opera e dell’Orchestra Filarmonica di Marsiglia dal 2023, vanta un curriculum prestigioso che dal 2022 annovera anche la direzione musicale della formazione sannita. Nella Città della musica l’ensemble eseguirà un programma di grande appeal composto dalla Quinta sinfonia di Beethoven e con Laura Marzadori violino solista, al debutto in città, e dall’altrettanto celebre Concerto in re maggiore per violino e orchestra, op.35 di Cajkovskij. La Marzadori, attualmente primo violino di spalla dell’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano, si è imposta giovanissima all’attenzione del pubblico e della critica conquistando i massimi riconoscimenti in numerosi concorsi e vincendo a soli 25 anni, con giudizio unanime della commissione presieduta da Daniel Barenboim, il concorso internazionale bandito dalla Scala che, in pochi mesi, le ha dato la possibilità di lavorare a fianco dei più grandi direttori al mondo: Daniel Barenboim, Riccardo Chailly, Daniele Gatti, Daniel Harding, Zubin Mehta e Antonio Pappano.
Sabato 13 luglio (ore 20) a chiudere la prima settimana festivaliera l’attesissima Nona di Beethoven con protagonista ancora l’Orchestra del Teatro di San Carlo di Napoli sotto la direzione di Edward Gardner con un cast vocale di assoluto prestigio formato dal soprano Ailyn Pérez, dal mezzosoprano Elisabeth DeShong, dal tenore René Barbera e dal baritono Simon Keenlyside, tutti al loro debutto a Ravello.
Ricordiamo che la Fondazione Ravello promuove la musica tra i giovani under 25 mettendo a disposizione biglietti a tariffa agevolata (10 euro) per tutti gli eventi.
Il Ravello Festival è sostenuto dalla Regione Campania e dal MiC. www.ravellofestival.com | Tel. 089 858422 | boxoffice@ravellofestival.com
Giovedì 11 luglio
Belvedere di Villa Rufolo, ore 20.00
Orchestra Filarmonica di Benevento
Direttore, Michele Spotti
Laura Marzadori, violino
Posto unico € 50
Programma
Petr Ilic Cajkovskij (1840 – 1893)
Concerto in re maggiore per violino e orchestra, op.35
Attesa per il capolavoro ariostesco di Händel in forma di concerto l’8 febbraio
con i Musiciens du Louvre e Magdalena Kožená protagonista.
Ma arrivano anche La Passione secondo Matteo, The Fairy Queen e L’Orontea.
C’è un filo rosso barocco che attraversa la programmazione scaligera proponendo in diversi cicli e Stagioni alcune tra le gemme più preziose del calendario. È senza dubbio il caso di Alcina, capolavoro operistico di Georg Friedrich Händel ispirato all’Orlando furioso di Ludovico Ariosto, andato in scena per la prima volta al Covent Garden nel 1735, che tornerà alla Scala in forma di concerto giovedì 8 febbraio nel ciclo dei Concerti straordinari con i Musiciens du Louvre diretti da Marc Minkowski e Magdalena Kožená protagonista. Nel cast anche Eric Morley come Morgana, Anna Bonitatibus come Ruggiero, Elisabeth DeShong come Bradamante, Valerio Contaldo come Oronte e Alois Mühlbacher come Oberto.
Intervistato sul numero di febbraio della rivista scaligera da Alessandro Tommasi, Minkowski ricorda: “La mia prima produzione di quest’opera è arrivata ormai nel lontano 2010, alla Staatsoper di Vienna. Fu un’occasione particolarmente importante: si trattava della prima volta che all’Opera di Vienna si esibiva un’orchestra che non fossero i Wiener Philharmoniker, peraltro in buca, trattandosi di una forma scenica. […] Alcina è un’opera profondamente meditativa. Tutto si svolge come un lungo sogno che Händel costella di andanti, di adagi, di lamenti, tra cui emergono con grande contrasto i momenti più eroici, persino furiosi e tempestosi. Eseguita in forma di concerto, Alcina permette al pubblico di lasciarsi andare a questa musica prodigiosa e di crearsi le proprie immagini da sé, come in un sogno appunto”.
Il titolo manca dalla Scala dal 2009, quando fu presentato in un memorabile spettacolo di Robert Carsen con la direzione di Giovanni Antonini.
Il ‘700 alla Scala nel 2024
Gli altri appuntamenti barocchi sono il 25 marzo con il Collegium Vocale Gent che offre la Matthäus-Passiondi Bach diretta da Philippe Herreweghe per il ciclo di Orchestre ospiti, il 30 giugno con Les Arts Florissants e William Christie che eseguono The Fairy Queen di Purcell in forma semiscenica con le coreografie di Mourad Merzouki, mentre per la Stagione d’Opera va in scena dal 26 settembre L’Oronteadi Antonio Cesti diretta da Giovanni Antonini in un nuovo allestimento di Robert Carsen. Da ricordare nel repertorio settecentesco, oltre a Médée di Cherubini diretta fino al 28 gennaio da Michele Gamba, anche le presenze mozartiane, dall’Entführung aus dem Seraildiretta da Thomas Guggeis dal 25 febbraio all’attesissimo ritorno di Daniel Harding per il Requiem dal 29 giugno.
Les Musiciens du Louvre
Fondati nel 1982 da Marc Minkowski, Les Musiciens du Louvre ripropongono il repertorio barocco, classico e romantico su strumenti d’epoca. Da quasi quarant’anni, l’Orchestra è rinomata per le sue reinterpretazioni di opere di Händel, Purcell e Rameau, nonché di Haydn e Mozart e, più recentemente, di Bach e Schubert. È nota anche per la sua interpretazione della musica francese del XIX secolo: Berlioz, Bizet, Massenet, Offenbach…
Les Musiciens du Louvre sono stati il primo ensemble di musica antica a essere invitato nella buca della Staatsoper di Vienna e a eseguire Mozart su strumenti d’epoca al Festival di Salisburgo. L’Orchestra è regolarmente ospite delle principali sedi parigine: Opéra National de Paris, Philharmonie de Paris, Théâtre des Champs-Elysées, Auditorium de Radio-France e Opéra Royal de Versailles. Effettua frequenti tournée in Europa (Salisburgo, Vienna, Berlino, Colonia, Madrid, Barcellona, Brema, Bruxelles e Ginevra) e in Asia.
Marc Minkowski
Direttore artistico di Les Musiciens du Louvre e del festival Ré Majeure, Marc Minkowski ha diretto l’Opéra National de Bordeaux dal 2016 al 2022 ed è stato direttore artistico della Mozartwoche Salzburg dal 2013 al 2017. È stato anche consulente artistico dell’Orchestra di Kanazawa (Giappone).
Ha fondato a 19 anni Les Musiciens du Louvre, con i quali ha esplorato i repertori francese e di Händel, prima di passare a Mozart, Rossini, Offenbach e Wagner.
Dirige anche orchestre sinfoniche nel repertorio classico e moderno, tra cui la Staatskapelle Dresden, i Berliner Philharmoniker, i Wiener Philharmoniker, la Mahler Chamber Orchestra, la Cleveland Orchestra, la Staatskapelle Berlin e l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino.
Come direttore ospite ha diretto i Wiener Symphoniker e i Wiener Philharmoniker, la Musikalische Akademie des Nationaltheater-Orchesters di Mannheim, la Prague Philharmonia, la Saarländisches Staatsorchester e la Tokyo Metropolitan Symphony Orchestra. Ha recentemente inciso a Bordeaux Robert le Diable di Meyerbeer con Bru Zane.
L’OPERA IN BREVE di Cesare Fertonani dal programma di sala del Teatro alla Scala
Nel 1733 il predominio di Händel nell’ambito dell’opera italiana a Londra aveva ricevuto un duro colpo dal costituirsi di un’impresa rivale, la cosiddetta Opera of the Nobility, che l’anno successivo sarebbe riuscita a impadronirsi della gestione del King’s Theatre, sino ad allora sede della Royal Academy. Il trasferimento di Händel nel nuovo teatro di Covent Garden, gestito da John Rich, avviò un vero e proprio conflitto tra le due imprese (l’una, quella händeliana, patrocinata da Giorgio II; l’altra, che poteva contare sulle personalità di Porpora e «Farinelli», dal principe di Galles, Federico) sino al 1737, quando entrambe saranno costrette a chiudere in condizioni di bancarotta. Ariodante e Alcina sono i titoli con cui Händel risponde all’Opera of the Nobility nel 1735 e che con l’Orlando di due anni prima formano una sorta di trilogia ariostesca. Il soggetto dell’anonimo libretto di Alcina è tratto infatti dai canti VI e VII dell’Orlando furioso, anche se – com’è abituale per l’opera del Settecento – la sua fonte più diretta si dà in un altro libretto, L’isola di Alcina di Antonio Fanzaglia per la musica di Riccardo Broschi (Roma, 1728).
L’intento di concepire un lavoro capace di reggere il confronto con le agguerrite produzioni dell’impresa rivale si coglie in diversi aspetti dell’opera. Per la sua natura fantastica, il soggetto comporta anzitutto una dimensione scenica quanto mai spettacolare con incantesimi, apparizioni, trasformazioni di ambienti e personaggi. Inoltre, nella stagione 1734-35 John Rich aveva scritturato al Covent Garden una troupe di danzatori sotto la direzione di Marie Sallé; fu così che Händel poté disporre, oltre che di un coro, di un corpo di ballo. È a tali risorse che si deve la presenza nella partitura di numeri di danza ed episodi corali, integrati dal compositore nell’azione drammatica sull’esempio dell’opera francese, della quale Alcina reca senz’altro l’influsso. Se nella stagione 1734-35 l’Opera of the Nobility poteva contare su stelle affermate quali Francesco Bernardi «Senesino» e Francesca Cuzzoni – entrambi già molto legati al compositore tedesco – oltre naturalmente a «Farinelli», per i suoi lavori Händel riuscì comunque ad assemblare una compagnia con alcuni grandi cantanti italiani. In Alcina il personaggio della maga che dà il titolo all’opera toccò ad Anna Maria Strada del Po, mentre quello di Ruggiero a Giovanni Carestini «Cusanino». Del resto non è un caso se i due ruoli principali sono tra i più impegnativi e complessi, dal punto di vista tanto vocale quanto drammaturgico, mai concepiti da Händel rispettivamente per soprano e per castrato.
La gerarchia dei ruoli, fondamentale nell’opera seria italiana del Settecento, offre il presupposto per l’ossatura drammaturgica della vicenda e della partitura, costituita dalle parabole incrociate dei due protagonisti: da un lato Alcina si trasforma da sovrana e maga invincibile a donna sconfitta e disperata, dall’altro Ruggiero da amante soggiogato e ottenebrato dal godimento dei sensi riacquista le qualità morali degne di un cavaliere. Il loro rapporto pone come tema centrale quello dell’incantamento d’amore, attorno al quale ruotano anche interessi e pulsioni affettive degli altri personaggi (Bradamante, Morgana, Oronte). Ottenuto grazie a un incantesimo – e dunque in modo surrettizio – l’amore cieco di Ruggiero, Alcina lo perde subendo a sua volta un atto di magia ma anzitutto diventando ella stessa vittima di un amore soggiogante che la priva di qualsiasi potere.
Alla luce di tutto ciò non sorprende che, sebbene anche gli altri personaggi ricevano un trattamento di elevata qualità musicale, siano appunto Alcina («la cui voce» – per citare Jean Starobinski – «occupa tutto l’immenso registro che va dal trionfo alla disperazione, dall’amore al furore») e, in misura minore, Ruggiero a essere caratterizzati con forza nella loro identità drammatica. Sono i loro episodi a segnare il corso dell’azione e, al contempo, i picchi musicali dell’opera: in particolare le tre arie in minore di Alcina, Ah, mio cor! schernito sei (II, 8), Ombre pallide (II, 13) e Mi restano le lagrime (III, 5) – la seconda delle quali giunge al culmine di una straordinaria scena di evocazione degli spiriti (Ah! Ruggiero crudel) – e le due arie di Ruggiero Verdi prati, selve amene (II, 12), addio di struggente nostalgia al mondo incantato di Alcina, e Sta nell’ircana (III, 168).
Alcina andò in scena, con pieno successo, il 16 aprile 1735 al Covent Garden. In versione ridimensionata (senza i numeri di danza) l’opera fu quindi riproposta da Händel nel 1736 e ancora nel 1737 per essere allestita l’anno successivo a Braunschweig. Da quando la partitura fu pubblicata tra gli opera omnia della Händel-Gesellschaft (1868), il primo tentativo di ripresa in epoca moderna avvenne a Lipsia, il 14 giugno 1928, in un’edizione tradotta e rimaneggiata da Hermann Roth. Ma perché l’opera iniziasse a essere di nuovo rappresentata bisognò attendere il revival promosso dalla Handel Opera Society a Londra, il 19 marzo 1957; in quell’occasione il ruolo di Alcina era sostenuto da Joan Sutherland, che nel 1960 sarà ancora la protagonista dello spettacolo allestito da Franco Zeffirelli a Venezia, poi ripreso a Dallas (1960) e quindi a Londra (1962).
IL SOGGETTO
di Cesare Fertonani
dal programma di sala del Teatro alla Scala
Atto primo
La maga Alcina attira gli uomini sulla sua isola incantata e li trasforma in rocce, corsi d’acqua, alberi e animali. Ultima sua preda è il paladino Ruggiero: a cercarlo sopraggiunge sull’isola la sua promessa sposa, Bradamante, che si nasconde sotto l’identità del fratello Ricciardo, con il confidente Melisso. I due incontrano dapprima Morgana, sorella della maga, che subito s’innamora del presunto Ricciardo. Poi d’improvviso il paesaggio si trasforma e appare la splendida reggia di Alcina (coro Questo è il cielo di contenti): qui in una condizione di voluttà e di oblio si trova anche Ruggiero, del quale la maga si è innamorata (aria di Alcina Di’, cor mio, quanto t’amai). Per questa ragione, Ruggiero ha conservato le proprie sembianze umane; avvinto ad Alcina da un incantesimo, egli non riconosce i nuovi ospiti né nulla ricorda delle promesse d’amore fatte a Bradamante (aria di Ruggiero Di te mi rido). Dal canto suo il comandante Oronte, innamorato di Morgana, è geloso del presunto Ricciardo e, per cercare di allontanare il rivale, suscita i sospetti di Ruggiero dicendogli che la stessa Alcina è innamorata del giovane. La maga nega tuttavia a Ruggiero qualsiasi interesse per Ricciardo (aria di Alcina Sì, son quella, non più bella) e per provargli ciò acconsente a trasformare in bestia il giovane straniero. A questo punto Morgana mette in guardia Ricciardo dalla minaccia incombente e gli dichiara apertamente il proprio amore.
Atto secondo
Melisso appare a Ruggiero sotto le sembianze del di lui maestro Atlante e grazie a un anello magico (già appartenuto ad Angelica) mostra al paladino come il regno di Alcina sia soltanto incantamento e apparenza: di fatto, l’isola è un luogo deserto e desolato (arioso di Ruggiero Qual portento mi richiama). Rotto l’incantesimo, Ruggiero incontra il presunto Ricciardo ma non riesce ancora a riconoscere che si tratta, in realtà, di Bradamante (aria di Bradamante Vorrei vendicarmi); seguendo le indicazioni di Melisso, egli finge comunque con Alcina di continuare ad amarla e prende da lei congedo per recarsi a caccia. La maga sta per trasformare Ricciardo in bestia, ma Morgana riesce a salvare l’amato. Quando Oronte annuncia ad Alcina che Ruggiero l’ha ingannata ed è in fuga, la maga appare lacerata dal dolore ma nondimeno decisa a vendicarsi (aria di Alcina Ah, mio cor! Schernito sei). Ritornato in pieno possesso delle sue facoltà, Ruggiero riconosce finalmente Bradamante sotto le sembianze di Ricciardo: i due innamorati decidono di sconfiggere insieme Alcina. Al loro ricongiungimento assiste Morgana, che scopre così la vera identità del presunto Ricciardo; mentre Morgana s’affretta sdegnata ad avvisare la sorella, Ruggiero dice addio all’illusoria bellezza dell’isola incantata (aria di Ruggiero Verdi prati, selve amene). Chiusa nella stanza sotterranea delle magie, Alcina evoca quindi gli spiriti infernali perché impediscano a Ruggiero di fuggire ma è costretta a constatare la perdita dei suoi poteri, neutralizzati dall’autenticità del sentimento d’amore che ella prova nei confronti del paladino (recitativo accompagnato e aria di Alcina Ah! Ruggiero crudel / Ombre pallide).
Atto terzo
Una volta scoperta la vera identità del presunto Ricciardo, Morgana cerca di riconquistare l’amore di Oronte; del resto, benché ostenti indifferenza nei suoi confronti, questi è ancora innamorato di lei. S’incontrano quindi Alcina e Ruggiero: poiché il paladino, rotto l’incantesimo, è deciso a tener fede all’impegno preso con Bradamante e ad abbandonare l’isola, la maga promette di vendicarsi ma anche di perdonarlo qualora egli decidesse di ritornare da lei (aria di Alcina Ma quando tornerai). Insieme con Bradamante e Melisso, Ruggiero si prepara a combattere (aria di Ruggiero Sta nell’ircana); prima di andarsene dall’isola, Bradamante intende però liberare tutti coloro che sono prigionieri degli incantesimi di Alcina (aria di Bradamante All’alma fedel). Di fronte al profilarsi della disfatta, Alcina sembra ormai impotente (aria di Alcina Mi restano le lagrime); quando Ruggiero e Bradamante stanno per lasciare l’isola, la maga si rivolge un’ultima volta al paladino perché rimanga con lei, ma questi rifiuta (terzetto Non è amor, né gelosia). Ora che è vincitore, Ruggiero è intenzionato a rompere con l’anello magico l’urna in cui sono contenuti i poteri di Alcina per liberare le vittime degli incantesimi; Alcina promette di liberarle lei stessa ma Ruggiero, Bradamante e Melisso temono che la maga possa ancora ricorrere a qualche sortilegio. Vani sono gli appelli alla clemenza da parte di Alcina e Morgana: Ruggiero spezza l’urna e le due sorelle svaniscono insieme al palazzo incantato. Le vittime delle magie riprendono le proprie fattezze umane e nella gioia generale si festeggia, con canti e balli, la sconfitta di Alcina (coro Dall’orror di notte cieca).