Venerdì 15 novembre 2024 alle ore 20, sul podio della Sala Mehta, torna il maestro Federico Maria Sardelli alla guida dell’Orchestra del Maggio.

Con lui il celebre sopranista Bruno de Sá, al suo debutto al Maggio.

In cartellone una selezione di composizioni di Johann Anton Filz, Wolfgang Amadeus Mozart, Luigi Cherubini e Carl Philipp Emanuel Bach.

Si informa il gentile pubblico che sono rimasti a disposizione solo pochi biglietti per il Settore A.

Federico Maria Sardelli dirige l’Orchestra del Maggio nel concerto sinfonico in programma in Sala Mehta venerdì 15 novembre alle ore 20. Il maestro che torna sul podio del Maggio dopo il concerto tenuto nel febbraio 2023, avrà con sé nel programma, il sopranista Bruno de Sá, attualmente fra i più celebri interpreti al mondo e al suo debutto fiorentino. De Sá, vincitore di prestigiosi e numerosi premi e concorsi, fra cui l’ “Oper! Award 2020” e il “Forum-Opéra Trophy 2022” come miglior debuttante, nello stesso anno ha pubblicato il suo primo album da solista, Roma travestita, ottenendo un grandissimo successo di pubblica e critica; ha inoltre ottenuto il primo posto al “Österreichischer Musiktheaterpreis 2024”.  Pochi mesi fa è uscito il suo secondo disco da solista, anch’esso accolto con grande entusiasmo, dedicato a Mozart e ai suoi contemporanei; ha inoltre compiuto numerose tournée in Europa, collaborando con famosi ensembles come “Il Pomo d’Oro”, “Les Accents”; “Nuovo Barocco” e l’ “Ensemble 1700”.

In programma, un’interessante selezione di composizioni della seconda metà del XVIII secolo, accomunati da uno stile che per misura espressiva ed equilibrio viene definito galante, sinonimo all’epoca di “buon gusto”. Il concerto si apre con la “Sinfonia Op. II, n. 2 in sol minore” di Johann Anton Filz, unica sinfonia scritta dall’autore in tonalità minore dove si possono sentire distintamente i richiami a Vivaldi e a Giovanni Battista Sammartini, figura carismatica della tradizione sinfonica milanese. 

Segue “Lungi da te”, estratto da Mitridate, re di Ponto di Wolfgang Amadeus Mozart: prima opera seria composta dal genio di Salisburgo, l’aria è il triste commiato del principe Sifare (il figlio di Mitridate) dall’amata Aspasia, promessa sposa del protagonista della vicenda.

Il concerto prosegue con l’aria “Non cercar per ora… La gran vendetta ancora”, tratta da Il Mesenzio, re d’Etruria di Luigi Cherubini, opera rappresentata per la prima volta proprio a Firenze nel settembre del 1782: in quest’aria d’esordio del personaggio di Lauso – principe di Preoreste – «No, non cercar per ora», gli ampi passaggi di bravura fungono da tradizionale veicolo dei sentimenti di vendetta che, in questo caso, spingono il principe prigioniero verso il progetto di regicidio nei confronti di Mesenzio.

Si prosegue poi con la “Sinfonia in re maggiore Wq 176, H 651” di Carl Philipp Emanuel Bach: delle sinfonie scritte durante la sua permanenza alla corte di Berlino si percepisce, proprio come in questo caso, un’opulenza sonora e una solennità ancora decisamente legate alla poetica barocca. 

In chiusura al concerto altre due composizioni di Wolfgang Amadeus MozartExultate, jubilate,mottetto scritto nel 1773 appositamente per il castrato Venanzio Rauzzini – che aveva interpretato il ruolo di Cecilio nella messa in scena dell’opera Lucio Silla al Teatro Regio Ducale di Milano l’anno precedente – e la “Sinfonia n.39 in mi bemolle maggiore K. 543”; prima delle tre grandi sinfonie scritte da Mozart nell’estate del 1788 (insieme alla Sinfonia n. 40 e alla celeberrima sinfonia n. 41 detta Jupiter) concepite in origine per essere inserite nel programma di una serie di concerti per sottoscrizione, allora chiamati ‘accademie’, che però, a quanto si sa, non ebbero mai luogo.

Il concerto:

Un viaggio a ritroso nella musica della seconda metà del Settecento, tra pagine scritte per noti castrati dell’epoca, sinfonie celebri e vere rarità d’ascolto. 
Nato in Baviera nel 1733, Johann Anton Filtz, era un virtuoso di violoncello e compositore assai stimato ai suoi tempi. 

Dopo essere stato allievo di Johann Stamitz, nel 1754 entrò a far parte dell’orchestra di corte di Mannheim, compagine di eccellenza conosciuta per l’attenzione rivolta agli effetti dinamici e ai contrasti tra piani sonori. Per essa produsse numerosi concerti e sinfonie, tra cui la Sinfonia in sol minore op. II n. 2, data alle stampe nel 1760, che rivela nell’impianto e nello stile l’influenza del modello barocco, in special modo vivaldiano.
Nel 1770, durante il suo primo viaggio in Italia il quattordicenne Mozart realizzò per il Teatro Regio Ducale di Milano la sua prima opera seria: Mitridate, re di Ponto. Nonostante la giovanissima età, Mozart era ben consapevole delle regole da rispettare in campo operistico, in primis quella di modellare le arie sulle caratteristiche vocali dei cantanti a disposizione. L’aria «Lungi da, te mio bene», che descrive lo struggente addio del principe Sifare all’amata Aspasia nel secondo atto, fu realizzata infatti per la voce del castrato Pietro Benedetti (detto il Sartorino), noto per la delicatezza nell’emissione sonora.

Solo due anni dopo e ancora per il Teatro Regio Ducale di Milano, Mozart avrebbe realizzato una nuova opera seria, Lucio Silla. L’opera, che debuttò il 26 dicembre 1772, annoverava nel cast, nel ruolo di Cecilio, il celebre evirato Venanzio Rauzzini, ammirato anche da Leopold Mozart per la voce angelica e cristallina. Per lui il giovane salisburghese confezionò anche il mottetto Exsultate, jubilate, una pagina contraddistinta da una scrittura particolarmente virtuosistica di matrice squisitamente teatrale, perfettamente congeniale alle qualità vocali del suo primo interprete.

Anche il giovane Luigi Cherubini, musicista fiorentino formatosi con Giuseppe Sarti, nella sua quarta opera seria Mesenzio re d’Etruria  scrive la parte di Lauso pensando allo stile di canto di colui che avrebbe interpretato il ruolo del principe. Nel cast dell’opera, che debuttò il 6 settembre del 1782 al Teatro della Pergola di Firenze, vi era infatti il castrato Francesco Porri, famoso per l’abilità nei passaggi repentini tra registri vocali. L’aria d’esordio di Lauso nel primo atto, «No, non cercar per ora», si distingue infatti per i numerosi salti e gli ampi passaggi di coloratura, atti a sottolineare i sentimenti di vendetta che animano inizialmente il principe.

Carl Philipp Emanuel Bach, il quinto e il più celebre tra i figli di Johann Sebastian, fu compositore e cembalista di corte a Berlino e Amburgo e musicista particolarmente amato da Haydn e Mozart. Oltre a un corpus considerevole di opere per tastiera, Carl Philipp Emanuel compose anche lavori strumentali per organici vari e alcune Sinfonie, tra cui la Sinfonia in re maggiore Wq 176 realizzata nel 1755 mentre era a servizio di Federico Il Grande. Come le altre Sinfonie realizzate per la corte prussiana, anche la Sinfonia in re maggiore è legata alla poetica barocca sia nell’impostazione, con l’alternanza tra gruppi strumentali tipica del Concerto grosso, sia nello stile, caratterizzato da solennità e opulenza sonora, sebbene siano già presenti in nuce elementi di discontinuità armonica che l’autore metterà a fuoco negli anni seguenti.

Prima delle tre ultime sinfonie mozartiane, la Sinfonia in mi bemolle maggiore K. 543 fu composta nel giugno del 1788. Per Mozart quell’anno fu davvero difficile sul versante personale – tra le preoccupazioni dovute a una situazione economica disastrosa e la delusione subita per il mancato successo viennese del Don Giovanni – ma altresì fruttuoso sul versante della creatività. In quell’estate, sotto la spinta bruciante del suo talento, Mozart diede alla luce i tre capolavori sinfonici che chiudono la sua produzione nel genere e rappresentano la summa della sua arte orchestrale. Nella Sinfonia K. 543 per la prima volta Mozart impiega al posto degli oboi i clarinetti, strumenti che all’epoca non avevano ancora una sistemazione stabile in orchestra ma erano particolarmente amati dal compositore per il timbro morbido e pastoso. Seguendo il venerabile modello di Haydn, la Sinfonia si apre con un imponente Adagio introduttivo: vigorosi accordi seguiti da scalette ascendenti e discendenti cariche di tensione aprono la strada al primo tema dell’Allegro, che da principio entra quasi in punta di piedi per prendere poi forza sostenuto da trombe e timpani. L’Andante è costruito su un tema di serena cantabilità, ma inaspettatamente assume al centro colori cupi e drammatici. Segue un Minuetto dal passo imperioso che cede spazio nel Trio all’aggraziato dialogo tra il flauto e la coppia di clarinetti. La chiusura, invece, è scintillante con lo slancio inarrestabile del tema dell’Allegro finale che rimbalza senza sosta tra le varie famiglie orchestrali.

La locandina:

Johann Anton Filtz

Sinfonia op. II, n. 2 in sol minore 
Allegro / Andante / Allegro assai

Wolfgang Amadeus Mozart 

Da Mitridate, re di Ponto, Atto II, scena VII: 

Aria di Sifare Lungi da te mio bene

Luigi Cherubini

Da Mesenzio, re d’Etruria, Atto I, scena IV: 

Aria di Lauso No, non cercar per ora

Carl Philipp Emanuel Bach

Sinfonia in re maggiore Wq 176, H 651 

Allegro assai / Andante / Allegro assai

Wolfgang Amadeus Mozart

Exsultate, jubilate

Mottetto in fa maggiore per soprano e orchestra K. 165

Sinfonia in mi bemolle maggiore K. 543

Adagio. Allegro / Andante con moto / Minuetto e Trio. Allegretto / Finale: Allegro

Direttore

Federico Maria Sardelli

Sopranista

Bruno de Sá


Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino 

Prezzi:

Settore D: 20€; Settore C: 35€; Settore B: 50€; Settore A: 70€

L’Ariodante di Händel dal 22 luglio al Teatro Verdi di Martina Franca, secondo titolo del 50° Festival della Valle d’Itria.

La riscoperta di un titolo di raro ascolto in Italia, fra le opere più riuscite del compositore di Halle, affidato all’ensemble barocco Modo Antiquo diretto da Federico Maria Sardelli, la regia di Torsten Fischer e un cast di voci specializzato nel repertorio barocco.

Lunedì 22 luglio alle ore 21 la diretta su Rai Radio3

Da sempre fiore all’occhiello del Festival della Valle d’Itria, la riscoperta del repertorio barocco quest’anno verterà su Ariodante di Georg Friedrich Händel, secondo titolo della cinquantesima edizione del festival, in scena da lunedì 22 luglio al Teatro Verdi di Martina Franca (repliche il 25 e 29 luglio, ore 21, la prima del 22 viene trasmessa in diretta su Rai Radio3). Dramma musicale in tre atti, su un adattamento del libretto di Antonio Salvi, andato in scena l’8 gennaio 1735 al Covent Garden di Londra, viene per quest’occasione proposto nella nuova edizione critica a cura di Bernardo Ticci per il Festival della Valle d’Itria e affidato all’ensemble barocco Modo Antiquo diretto dal suo fondatore Federico Maria Sardelli, al terzo e ultimo anno di residenza artistica al festival.

Ritroviamo nei ruoli principali alcuni fra i migliori interpreti specializzati in questo repertorio: Cecilia Molinari (Ariodante), Teresa Iervolino (Polinesso), Francesca Lombardi Mazzulli (Ginevra), Biagio Pizzuti (Re di Scozia), Theodora Raftis (Dalinda), Manuel Amati (Lurcanio), Manuel Caputo (Odoardo).

Regia, scene e costumi sono del team artistico formato da Torsten Fischer (regia), Herbert Schäfer (drammaturgia e scenografia) e Vasilis Triantafillopoulos(costumi).

Fonte d’ispirazione della trentatreesima opera handeliana è l’Orlando furioso di Ludovico Ariosto, un omaggio del festival per i 550 anni del grande poeta italiano che si festeggiano nel 2024. Una trama intricata e complessa, con virtù offese e poi riconosciute, malvagità punita e trionfo dell’onore per un’opera che si chiude con l’esaltazione dei più nobili sentimenti, una vera e propria commedia umana dove i veri protagonisti sono i personaggi piuttosto che mondi fantastici e paesaggi magici che siamo abituati a ritrovare in gran parte dei soggetti barocchi.

Assente dai teatri e festival italiani da oltre dieci anni “l’Ariodante – ha ricordato Federico Maria Sardelli – rappresenta l’Händel della piena maturità. Eseguirlo al Festival della Valle d’Itria, luogo storicamente votato alla riscoperta del repertorio barocco, mi emoziona particolarmente. Molto eseguito all’estero, manca invece nel panorama musicale italiano, motivo di grande onore poterlo dunque proporre per il cinquantesimo del Festival”.

La regia pensata dal tedesco Torsten Fischer sarà una sorta di viaggio emotivo fra i personaggi. Una lettura moderna in cui Ariodante si rivolge al pubblico d’oggi: “Volubilità dell’amore, brama di potere, intrighi diabolici e di tradimento, di amore cieco… Attraverso la musica celeste di Händel viviamo un viaggio fra i mondi emotivi dei sentimenti umani – ha spiegato Fischer –. Ho cercato di tirare fuori la parte più pura dei personaggi e tutte le possibili sfaccettature dell’essere umano. Lo spettatore può ritrovarsi in questa storia come in uno specchio che riflette la vita dei nostri giorni. Senza distinzione di genere: non è importante essere uomo o donna, ma essere umano”.

LA FORTUNA DELL’OPERA

L’opera aprì la prima stagione operistica del Covent Garden di Londra gestito all’epoca dall’impresario John Rich, sfidando la concorrenza dell’Opera della Nobiltà. Nel 1735 Händel ebbe a disposizione anche una compagnia di ballo per cui compose la musica di una serie di numeri di ballo all’interno dell’opera. A disposizione aveva anche una valida compagnia di canto con il castrato Giovanni Carestini nel ruolo di Ariodante e il soprano Anna Maria Strada del Pò per il ruolo di Ginevra, cui si affiancarono altri cantanti inglesi attivi sui principali palcoscenici londinesi. Tuttavia, sebbene oggi sia considerata una delle sue partiture più riuscite, particolarmente ricca di melodie cantabili e di passaggi virtuosistici, l’opera nel 1735 incontrò un modesto successo, testimoniato dalle sole 11 repliche; anche la ripresa dell’anno seguente, senza balli e con modifiche e aggiunte di arie, non ottenne il successo desiderato. Dovettero passare quasi due secoli per vedere rinascere Ariodante, con la prima ripresa moderna a Stoccarda nel 1926 cui seguirono altre produzioni internazionali che rimisero in repertorio l’opera.

LA TRAMA

L’opera racconta la vicenda del principe Ariodante e della sua promessa sposa Ginevra, figlia del re di Scozia. Per mezzo di un elaborato raggiro e con la complicità di Dalinda, dama di compagnia di Ginevra, Polinesso riesce nell’intento di far credere ad Ariodante di godere anch’egli dei favori della principessa. Ariodante, che è stato visto gettarsi da una scogliera, viene creduto morto, mentre Ginevra viene condannata a morte dal re, suo padre, a causa delle calunnie sulla sua supposta immoralità. Polinesso, tuttavia, ferito a morte in un duello da Lurcanio fratello di Ariodante, confessa il suo raggiro prima di spirare; Ariodante e Ginevra possono finalmente unirsi in matrimonio.

Programma su www.festivaldellavalleditria.it

Biglietti: da 40 a 15 euro. Info: tel. +39 080 4805100, info@festivaldellavalleditria.it

22 · 25 · 29 LUGLIO · ore 21

MARTINA FRANCA, TEATRO VERDI

ARIODANTE

Dramma musicale in tre atti HWV 33

Poesia da Ginevra principessa di Scozia di Antonio Salvi

(dopo Ludovico Ariosto, Orlando furioso)

Prima rappresentazione: Londra, Covent Garden, 8 gennaio 1735

Nuova edizione critica a cura di Bernardo Ticci

per il Festival della Valle d’Itria

Direttore Federico Maria Sardelli

Regia Torsten Fischer

Scene Herbert Schäfer

Costumi Vasilis Triantafillopoulos

Ariodante Cecilia Molinari mezzosoprano

Ginevra Francesca Lombardi Mazzulli soprano

Polinesso Teresa Iervolino contralto

Re di Scozia Biagio Pizzuti basso

Lurcanio Manuel Amati tenore

Dalinda Theodora Raftis soprano

Odoardo Manuel Caputo tenore

Orchestra Barocca Modo Antiquo

Direttore di palcoscenico Grazia Nigri

Maestro di sala e Maestro al cembalo Simone Ori

Maestri collaboratori Ettore Papadia, Matteo Saverio Grasso

Maestri collaboratori di palcoscenico Stefania Paparella, Annarita Semeraro

Maestro collaboratore alle luci Gabriella Caroli

Maestro collaboratore ai sovratitoli Chiara Raguso

Nuova produzione del Festival della Valle d’Itria

Lo spettacolo viene trasmesso in diretta su Rai Radio3 il 22 luglio

CECILIA BARTOLI E GRANDI NOMI DEL BAROCCO PER IL 41^ MONTEVERDI FESTIVAL 

L’edizione più ricca di sempre: più di trenta appuntamenti e due nuove produzioni d’opera

A Cremona dal 14 al 23 giugno 2024 

Parte domani la quarantunesima edizione del Monteverdi Festival, con le celebri voci internazionali del sopranista Samuel Mariño, del controtenore Nicolò Balducci, del baritono Mauro Borgioni, dei soprani Francesca Lombardi Mazzulli Giulia Bolcato e con la partecipazione straordinaria di Cecilia Bartoli, la cantante lirica italiana più conosciuta al mondo, in una delle sue rare presenze nel nostro Paese. Da segnalare il debutto in Italia del regista francese Olivier Fredj, celebrato in tutta Europa per la sua recente Bastarda alla Monnaie di Bruxelles, che firma la nuova regia de L’Orfeo, e quello al Festival del giovane Roberto Catalano, che mette in scena il Polittico monteverdiano.

Ospiti anche grandi direttori specialisti del barocco come Antonio GrecoFrancesco CortiFabio BiondiGiordano AntonelliWilliam ChristieFederico Maria SardelliGianluca Capuano alla guida di orchestre come Il Pomo d’oro, il Concerto de’ CavalieriEuropa GalanteMusica Antiqua LatinaLes Arts FlorissantsModo AntiquoLes Musiciens du Prince, l’Orchestra Monteverdi Festival – Cremona Antiqua.A Cremona, dal 14 al 23 giugno, prende il via l’edizione del Monteverdi Festival più ricca di sempre.

Monteverdi padre dell’opera lirica. L’Italia vanta la paternità di innumerevoli invenzioni che hanno contribuito a cambiare la storia sociale, civile, culturale, scientifica, antropologica della società. Cremona ne è stata, per certi aspetti, uno dei centri più vitali. La musica è l’ambito della più audace rivoluzione di cui la città è stata protagonista. Claudio Monteverdi nacque qui, nel 1567. Genio rivoluzionario e visionario, coraggioso padre dell’opera lirica e del melodramma, Monteverdi ha dato il la alla nascita del genere teatrale e musicale che, più di tutti, appassiona l’umanità da secoli e rende famosa nel mondo l’Italia e la lingua italiana, tanto che l’Unesco ha recentemente dichiarato la pratica del canto lirico italiano patrimonio immateriale dell’Umanità. 

Oltre trenta appuntamenti con produzioni d’opera, concerti, incontri, residenze formative ed esperienze crossover tra più linguaggi performativi. Due nuove produzioni liriche monteverdiane: il Festival si apre al Teatro Ponchielli con L’Orfeoil primo capolavoro nella storia del melodramma, con la direzione musicale di Francesco Corti, la regia di Olivier Fredj e nel cast i vincitori del Concorso internazionale di canto barocco CMC – Cavalli Monteverdi Competition, e il Polittico Monteverdiano, progetto che celebra i 400 anni dalla prima rappresentazione de Il Combattimento di Tancredi e Clorinda, mettendo in scena, per la prima volta in epoca moderna, i madrigali in stile rappresentativo, tra cui appunto il celebre Combattimento, con la regia di Roberto Catalano. Direttore al cembalo Antonio Greco,che è anche direttore musicale principale del Festival. 

Sette i concerti, nelle chiese, nei teatri e nei palazzi storici più belli della città, con artisti di fama internazionale come il sopranista Samuel Mariño, che rilegge i capolavori del barocco con l’intento dichiarato di diffondere un messaggio di libertà e di accettazione universali; il violinista Fabio Biondi,alla guida della sua prestigiosa orchestra Europa Galante; ma anche il celebre Modo Antiquo diretto da Federico Maria Sardelli e l’ensemble Musica Antiqua Latina guidato da Giordano Antonelli. Uno degli appuntamenti più attesi sarà quello con Les Arts Florissants, il noto complesso fondato e diretto da William Christie. E c’è anche Voces Suaves, gruppo vocale di Basilea tra i più rinomati del repertorio rinascimentale e barocco.


Non manca poi l’Orchestra del Monteverdi Festival – Cremona Antiqua, nata nel 2021 come orchestra in residenza del Monteverdi Festival e composta dai più attivi musicisti italiani e stranieri in questo repertorio, guidati da Antonio Greco. Ma è un Festival anche di grandi sorprese, come l’incontro pubblico su Monteverdi con l’ospite d’eccezione John Eliot Gardiner e il gala di chiusura che vede Gianluca Capuano dirigere Les Musiciens du Prince con la partecipazione straordinaria di Cecilia Bartoli, stella mondiale del canto lirico, artista tra le più raffinate del repertorio barocco, per la prima volta a Cremona. 

Tra gli eventi che hanno anticipato l’inaugurazione del Festival, ha avuto un grande successo il Vespro della beata Vergine, pietra miliare della produzione monteverdiana, lo scorso maggio nella Chiesa di San Marcellino. Un omaggio del Festival alla città e ai cremonesi che custodiscono il patrimonio del loro più illustre concittadino.

Protagonisti l’Accademia Bizantina diretta da Ottavio Dantone, il Coro del Centro di Musica Antica Ghislieri di Pavia. 

Per dieci giorni Cremona vedrà nei luoghi più simbolici della città appuntamenti inclusivi e originali come “MonteverdiDappertutto”, che porta la musica del Divin Claudio a lavoratori e lavoratrici di aziende e strutture sanitarie, “MonteverdiNight”, con proposte musicali notturne in un connubio tra danza, musica, improvvisazione e teatro. Non mancheranno, inoltre, i workshop dedicati ai più giovani grazie alla residenza di musica antica “MonteverdiAcademy”. 

Il Monteverdi Festival, dove da sempre tradizione e innovazione coesistono proiettando il nostro patrimonio musicale nel futuro, giunge alla quarantunesima edizione per celebrare Monteverdi, l’opera, la sua musica straordinaria, il suo lascito, la sua Cremona: capitale dell’intera scena musicale barocca e culla del canto lirico. Dove tutto è nato e tutto rinasce. 

Federico Maria Sardelli dirige venerdì 14 e domenica 16 giugno musiche di Vivaldi al Teatro Malibran

Una serata dedicata alla musica di Antonio Vivaldi, affidata a uno dei massimi esperti del Prete rosso, Federico Maria Sardelli.

È il programma del prossimo appuntamento della Stagione Sinfonica 2023-2024 della Fondazione Teatro La Fenice di Venezia, che si svolgerà al Teatro Malibran venerdì 14 giugno 2024 ore 20.00 (turno S) e domenica 16 giugno ore 17.00 (turno U).  Il maestro – direttore d’orchestra, compositore, flautista, musicologo, pittore, incisore e autore letterario, ospite regolare delle più importanti istituzioni musicali, oltre che membro dell’Istituto Vivaldi della Fondazione Giorgio Cini di Venezia e responsabile del catalogo vivaldiano (rv) – condurrà l’Orchestra del Teatro La Fenice nella doppia veste di direttore e solista al flautino e al flauto traversiere, affiancato dal violino principale di Roberto Baraldi e dalla voce solista del soprano Michela Antenucci.

La serata ‘vivaldiana’ proporrà uno spaccato di vita musicale nell’Ospedale della Pietà di Venezia, il convento orfanotrofio per il quale Antonio Vivaldi (1678-1741) visse e lavorò per circa quarant’anni, tra il 1704 e il 1740. Il programma prenderà le mosse dal Concerto in re minore per violino principale, organo e archi e basso continuo rv 541, uno dei tanti esempi di quel repertorio strumentale, non necessariamente religioso, nato per fungere da coronamento a momenti liturgici.

A questo brano farà seguito una sequenza di pezzi prevalentemente sacri, per sottolineare come la musica liturgica fosse uno dei principali centri dell’attività di Vivaldi, oltre, naturalmente, al corpus teatrale. In quest’ottica è inserito subito dopo il famoso mottetto In furore giustissimæ iræ rv 626, uno dei più fortunati di quei tempi. E poi il Concerto per la Solennità di San Lorenzo rv 556, una vera e propria festa strumentale, dove è ostentata una mirabile tavolozza di colori e di timbri orchestrali, suddivisi tra violini, flauti, clarinetti e fagotto. Questo brano fa parte dei concerti festosi che Vivaldi stesso denomina «per molti strumenti» o «con molti strumenti», scritti per solennizzare occasioni importanti, grandi eventi liturgici oppure la visita di un principe di passaggio.

Si passa poi all’aria «Sempre copra notte oscura» rv 738, l’unico cenno del programma all’attività teatrale di Vivaldi. È un frammento dal celebre Tito Manlio, una di quelle opere-caleidoscopio in cui Vivaldi utilizza un gran numero di strumenti concertanti.

A seguire, ancora musica sacra con il Concerto in do maggiore per due clarinetti e due oboi rv 559: a tal proposito è bene ricordare che Vivaldi fu il primo e l’unico in Italia a scrivere per clarinetto, lo strumento coniato poco tempo prima a Norimberga da Johann Cristoph Denner e solo in seguito perfezionato. Nel 1716, quando Vivaldi lo utilizzò per la prima volta, era una novità assoluta. Infine, con il Laudate pueri (rv 601), si ritorna al Vivaldi sacro, con uno dei tanti salmi da lui composti: si tratta di un’opera molto strutturata, con il flauto traversiere come strumento concertante.

In occasione del concerto di Federico Maria Sardelli, si rinnoverà il consueto appuntamento con le conferenze di approfondimento della Stagione Sinfonica: il concerto di venerdì 14 giugno 2024 sarà infatti preceduto da un incontro a ingresso libero con il musicologo Roberto Mori, che dalle 19.20 alle ore 19.40 illustrerà il programma musicale.

I biglietti per il concerto (da € 10,00 a € 60,00) sono acquistabili nella biglietteria del Teatro La Fenice e nei punti vendita Eventi Venezia Unica, tramite biglietteria telefonica (+39 041 2722699) e biglietteria online su www.teatrolafenice.it.

Main partner della Stagione è Intesa Sanpaolo.

Federico Maria Sardelli

Direttore. Direttore d’orchestra, compositore, flautista, musicologo, pittore, incisore e autore letterario. È ospite regolare del Maggio Musicale Fiorentino, dell’Accademia Barocca di Santa Cecilia, del Teatro La Fenice, della Moscow State Chamber Orchestra e di molte altre istituzioni. Ha fondato nel 1984 l’orchestra barocca Modo Antiquo con cui si è esibito in tutto il mondo. È per due volte nominée ai Grammy Awards (1997, 2000). Ha inciso le prime rappresentazioni mondiali di numerose opere vivaldiane inedite. È membro dell’Istituto Vivaldi della Fondazione Giorgio Cini di Venezia e responsabile del catalogo vivaldiano (rv). Numerosissime le sue pubblicazioni musicali e musicologiche per Bärenreiter, Ricordi, Spes, Fondazione Giorgio Cini. È anche compositore, autore di centinaia di composizioni che vengono regolarmente eseguite e incise in cd. Il suo romanzo L’affare Vivaldi (Edizioni Sellerio), diventato un bestseller e tradotto in molte lingue, ha vinto il Premio Comisso per la Narrativa e il prestigioso premio francese Pélleas. Per i suoi meriti artistici e culturali il governo della Regione Toscana l’ha insignito della sua più alta onorificenza, il Gonfalone d’Argento. Nel 2023 fonda a Firenze l’Istituto Giovanni Battista Lulli che si propone di divulgare, studiare e valorizzare la musica di Lulli in Italia attraverso concerti, opere, registrazioni, masterclass e conferenze. Di recente un suo autoritratto è entrato nella collezione della Galleria degli Uffizi. Alla Fenice, oltre a numerosi concerti, dirige Rinaldo (2021), Il barbiere di Siviglia (2020), il dittico Der Schauspieldirektor / Prima la musica e poi le parole (2020), Il re pastore e Il sogno di Scipione di Mozart (2019).

Michela Antenucci

Soprano. Inizia giovanissima lo studio del canto sotto la guida di Antonio Lemmo, diplomandosi con lode al Conservatorio Lorenzo Perosi di Campobasso. L’Ottavio Ziino 2016 è il più recente dei numerosi concorsi lirici internazionali che si è aggiudicata. Ancora studentessa debutta al Rossini Opera Festival di Pesaro nel Viaggio a Reims. Da qui inizia la sua carriera nei principali teatri e festival italiani, tra cui il San Carlo di Napoli, il Carlo Felice di Genova, il Festival della Valle d’Itria di Martina Franca, interpretando sia opere di repertorio che prime mondiali e prime in tempi moderni. Fra i tanti titoli, Orlando furioso; L’ambizione delusa e L’Olimpiade (Leo); La serva padrona (Pergolesi); Orfeo e Euridice; Bastiano e Bastiana e Le nozze di Figaro; Die Zauberflöte; Il barbiere di Siviglia e L’italiana in Algeri; L’elisir d’amore; Don Carlo, Rigoletto e Falstaff; Les Contes d’Hoffmann e Coscoletto (Offenbach); La bohème; La medium (Menotti). Si è esibita in prestigiosi contesti collaborando con i più rinomati direttori d’orchestra e registi. Alla Fenice canta in Pinocchio (2019), in Orlando furioso (2023), nella Griselda (2022), in Dido and Aeneas e in Ottone in villa (2020), nel Requiem di Mozart e nelle Metamorfosi di Pasquale di Spontini (2018).

Il Maggio Musicale Fiorentino illustra la programmazione da settembre a dicembre del 2024.

Daniele Gatti dirigerà Madama Butterfly in un nuovo allestimento con la regia di Lorenzo Mariani per completare il tributo del Maggio nel centenario dalla morte di Giacomo Puccini e tre concerti sinfonici

Molto confortante l’apprezzamento del pubblico per la programmazione del Festival

Gli abbonamenti potranno essere rinnovati a partire dall’11 giugno e fino al 25 giugno compreso

I nuovi abbonamenti potranno essere sottoscritti a partire dal 28 giugno

I biglietti singoli saranno messi in vendita a partire dall’11 giugno per le date fuori abbonamento e a partire dal 9 luglio per le date in abbonamento

Il Maggio Musicale Fiorentino rende nota la programmazione da settembre a dicembre che completa il cartellone del 2024 e che nasce con un semplice quanto sentito ringraziamento al pubblico che ha affollato e riempito le sale del Maggio con ritrovato entusiasmo e interesse. Con il risanamento e dunque il rientro alla gestione ordinaria del Maggio, il sovrintendente Carlo Fuortes, quindi anche confortato dall’onda del successo di pubblico, si è impegnato per arricchire l’offerta musicale del Maggio a partire dalla programmazione “Estate al Maggio!” in Cavea, e dell’ultima a parte della stagione a partire da settembre e fino a dicembre.

Cinque opere liriche e vale a dire la ripresa di Cenerentola di Gioachino Rossini (direttore Gianluca Capuano, regia di Manu Lalli) poi Madama Butterfly di Giacomo Puccini (Daniele Gatti direttore, regia di Lorenzo Mariani) e La traviata di Giuseppe Verdi (Roberto Abbado direttore, regia di Stefania Grazioli), in due nuovi allestimenti e un dittico che associa Mavra (altrettanto nuovo) di Igor Stravinskij alla ripresa Gianni Schicchi di Giacomo Puccini (direttore Francesco Lanzillotta , regia di Denis Krief); diciassette concerti tra appuntamenti sinfonico corali, sinfonici e di canto.

Sul podio per questi Zubin Mehta e Daniele Gatti e con loro Dmitry Matvienko, Riccardo Frizza, Alessandro Bonato, Luciano Acocella, Matteo Parmeggiani, Glass Marcano, Federico Maria Sardelli, Francesco Lanzillotta, Michele Spotti, Ivor Bolton, e recital di canto con Jessica Pratt, Teresa Iervolino e Nicola Alaimo, un concerto speciale dedicato a Puccini “Puccini racconta Puccini” nel giorno del centenario dalla morte, un’opera per bambini, La fiaba di Tristano con la regia di Manu Lalli e la direzione di Giuseppe La Malfa e un Festival dedicato ai Cori di voci bianche di sette Fondazioni lirico sinfoniche italiane, compresa quella dell’Accademia del Maggio, compongono la programmazione che porta il Maggio a chiudere l’anno in corso con questi ultimi mesi del Festival segnati come si è detto da un grandissimo successo di pubblico e che si è riverberato molto favorevolmente e positivamente sulle stime inizialmente previste per la biglietteria.

Successo tale che ha fatto registrare infatti il “tutto esaurito” in tutte le recite delle opere Turandot e Tosca e nel concerto inaugurale del Festival diretto da Daniele Gatti, nel concerto dei Wiener Philharmoniker diretti da Riccardo Muti, poi per quello diretto da Myung-Whun Chung e in quello finale del 13 giugno diretto da Zubin Mehta. Tutto esaurito anche per i quattro concerti del “Progetto giovani musicisti” con i complessi da camera del Conservatorio Cherubini e della Scuola di Musica di Fiesole e il concerto Gamo del 5 giugno e grande favore di botteghino per le altre occasioni di spettacolo nei tre mesi di programmazione che stanno per concludersi.

La biglietteria

Gli abbonamenti divisi in tre turni A, B e Pomeridiano potranno essere rinnovati a partire dall’11 giugno e fino al 25 giugno compreso

Sono previsti un abbonamento (A, B, Pomeridiano) che riunisce le opere e i concerti sinfonici per un totale di 14 spettacoli con prezzi a partire dai 370 euro in galleria fino ai 975 euro nel primo settore di platea per il turno A e di 910 euro nel primo settore di platea per i turni B e Pomeridiano.

Un abbonamento (A, B, Pomeridiano) solo alle opere che parte dai 120 euro della galleria fino ai 440 euro nel primo settore di platea per il turno A e di 370 euro nel primo settore di platea per i turni B e Pomeridiano.

È previsto anche un abbonamento solo al ciclo concertistico (10 concerti) che parte dai 275 euro di galleria della Sala Grande e settore C della sala Mehta fino ai 595 euro di platea 1 in Sala Grande e del settore A della sala Mehta.

I nuovi abbonamenti potranno essere sottoscritti a partire dal 28 giugno.

I biglietti singoli saranno messi in vendita a partire dall’11 giugno per le date fuori abbonamento e a partire dal 9 luglio per le date in abbonamento.

La programmazione estiva “Estate al Maggio!”

L’estate prevede il ciclo “Estate al Maggio!” inserito nella programmazione dell’Estate Fiorentina 2024 del Comune di Firenze con la messa in scena di Il barbiere di Siviglia il 18, 20, 22 e 24 luglio alle ore 21, in Cavea. Il teatro all’aperto sul tetto del Maggio per l’occasione godrà di un palcoscenico costruito allo scopo e di una buca d’orchestra. L’opera è diretta dal giovane Riccardo Bisatti con l’ormai “tradizionale” regia di Damiano Michieletto, qui ripresa da Andrea Bernard. A quasi vent’anni esatti dalla sua prima messa in scena, avvenuta nel luglio del 2005 al Teatro Romano di Fiesole e dunque nata e pensata in origine per uno spazio aperto, proprio come la Cavea del Maggio, giunge alla sua decima messa in scena nelle stagioni del Teatro. Nonostante l’età, mantiene intatta tutta la sua freschezza, originalità e modernità che ne hanno fatto nel corso del tempo un allestimento “sempre verde” e apprezzatissimo del Maggio.

Sempre in Cavea, sotto le stelle, il concerto sinfonico corale “Sogno di una notte di mezza estate”, musiche di scena Op. 61. di Felix Mendelssohn Bartholdy, il 23 luglio alle 21, sarà diretto da un altro giovane direttore Hankyeol Yoon, già pluripremiato in numerosi concorsi tra cui recentemente il prestigioso primo premio “Herbert von Karajan Young Conductors Award”. Grazie a questa importante vittoria il Maggio Fiorentino gli ha offerto il debutto italiano con il doppio concerto lo scorso febbraio – accolto con calore sia dal pubblico che dalla critica – e lo ha riconfermato per questa estate, anticipando il suo debutto al Festival di Salisburgo nel prossimo mese di agosto.

Questi due appuntamenti fiorentini seguono le due importanti tournée internazionali, la prima in Cina a Tianjin il 19 e 20 giugno e Beijing il 21, 22 e 23 giugno, e la seconda in Slovenia al Ljubljana Festival dall’ 8 al 10 luglio. In entrambi i tour sul podio nelle diverse occasioni salirà il maestro Zubin Mehta. Squisitamente concertistico il programma in Cina: a Tianjin verrà eseguito il 19 giugno il concerto n.2 per pianoforte e Orchestra di Fryderyk Chopin (solista Vanessa Benelli Mosell) e la Sinfonia n. 7 in Re minore, Op. 70, B. 141 di Antonín Dvořák; il 20 verrà eseguito un programma tutto dedicato a Ludwig van Beethoven con il concerto per violino e orchestra in re maggiore, op. 61 con Amira Abouzara solista al violino, e la Sinfonia n. 7 in la maggiore Op. 92. A Beijing verranno proposti i primi due programmi il 21 e il 22, mentre l’ultima sera del 23 giugno assieme al concerto n.2 per pianoforte e orchestra di Chopin verrà eseguita la beethoveniana sinfonia n.7. A Ljubljana l’8 e il 10 luglio il maestro dirigerà Il trovatore di Giuseppe Verdi, nell’allestimento scenico firmato da Cesare Lievi – ripreso da Stefania Grazioli– che ha debuttato nella Sala Mehta del Teatro del Maggio nell’autunno del 2022 mentre il 9 luglio il maestro Mehta dirigerà un concerto sinfonico con le composizioni di Ludwig van Beethoven.

Le opere da settembre a dicembre 2024

Si alza il sipario della sala Grande del Teatro del Maggio il 20 settembre, con repliche il 22, il 24 e 27 settembre con La cenerentola, di Gioachino Rossini, nell’allestimento del maggio con la regia di Manu Lalli e la direzione di Gianluca Capuano che torna al Maggio dopo il grande successo di Alcina. Le scene sono di Roberta Lazzeri, i costumi di Gianna Poli le luci di Vincenzo Apicella. Lo spettacolo andato in scena all’aperto nel Cortile dell’Ammannati a Palazzo Pitti nel 2017 e stato anche allestito sul palcoscenico della sala grande del Maggio nel 2018. Tra gli interpreti principali Teresa Iervolino, già presente nell’ultima edizione nella parte di Angelina e Marco Filippo Romano in quella di Don Magnifico. Clorinda e Tisbe saranno Maria Laura Iacobellis e Aleksandra Meteleva.

Secondo titolo operistico è Madama Butterfly, di Giacomo Puccini in scena dal 24 ottobre e con repliche 27 e 31 e 2 novembre.

Un nuovo allestimento con la firma di Lorenzo Mariani, le scene di Alessandro Camera e i costumi di Silvia Aymonino e la direzione di Daniele Gatti. Il maestro ha diretto il capolavoro pucciniano solo in tre occasioni nel passato: a Chicago nel 1991 e poi al Met di New York nel 1994 e a Bologna nel 2003. Protagonista dell’opera nella parte di Cio-Cio-San è Carolina Lòpez Moreno, soprano il cui nome ritornerà ancora nelle locandine del Maggio a cominciare da La traviata in scena da novembre, opera nella quale interpreterà – debuttandola – la parte di Violetta. In locandina come Pinkerton torna Piero Pretti il quale ha colto un grande successo nelle recite di Tosca come Cavaradossi ora in cartellone (una recita sarà sostenuta dal tenore Vincenzo Costanzo, anche lui attualmente impegnato in Tosca); Sharpless sarà il baritono Nicola Alaimo che il giorno dopo l’ultima recita di Butterfly del 2 novembre, il 3 tornerà sul palcoscenico per il terzo concerto di canto della stagione autunnale.

Il 19 novembre con repliche il 21, 24, 26, 30 e 1 dicembre va in scena un nuovo allestimento di La traviata di Giuseppe Verdi, con la direzione di Roberto Abbado e la regia di Stefania Grazioli. Le luci sono di Valerio Tiberi. Si alternano nella parte di Violetta Carolina Lòpez Moreno e Julia Muzychenko (entrambe al debutto); Alfredo sarà Giovanni Sala che si alternerà con Matheus Pompeu.

A chiudere la programmazione operistica il 15 dicembre con repliche il 18, 20 e 22 è in cartellone un “buffo” dittico con il nuovo allestimento di Mavra di Igor Stravinskij e la ripresa di Gianni Schicchi di Giacomo Puccini. La regia e le scene di entrambe sono di Denis Krief, che aveva già firmato lo Schicchi nel 2019 e che per questa occasione ambienterà anche la novità nel medesimo impianto scenico. Sul podio sale Francesco Lanzillotta. Nel cast nelle due opere Ivàn Ayòn Rivas (L’ussaro e Mavra ) in Mavra e Rinuccio nello Schicchi. In Mavra cantano Julia Muzychenco (appena ascoltata anche come Violetta), Kseniia Nikolaieva, Aleksandra Meteleva. In Gianni Schicchi, Roberto De Candia è Gianni Schicchi, Lauretta è Julia Muzychenco, Zita è Kseniia Nikolaieva, Nella è Nikoletta Hertsak; Simone è Adriano Gramigni, La Ciesca è Aleksandra Meteleva.

In tutte le opere in buca l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino; in scena il Coro del Maggio Musicale Fiorentino. Direttore del Coro è il maestro Lorenzo Fratini.

Il programma di concerti sinfonico corali, sinfonici e di canto

A dare avvio alla programmazione concertistica il 7 settembre, è in calendario il concerto sinfonico diretto da Dmitry Matvienko (al debutto fiorentino) che eseguirà la suite Romeo e Giulietta di Prokofiev e, di Sergej Rachmaninov, il concerto n.3 in re minore op. 30 per pianoforte e orchestra con il pianista Giovanni Bertolazzi. Questo come i successivi del 19 e del 26 settembre sono dedicati al repertorio russo, proposto per tutti e tre con varie angolazioni sia dal punto di vista dei compositori come Rachmaninov, appunto, poi Cajkovskij e Musorgskij sia dei loro più popolari lavori. Il 19 il concerto è affidato alla bacchetta di Alessandro Bonato e il 26 sul podio salirà Luciano Acocella. A fianco di Bertolazzi, come lui altri due affermati pianisti italiani Francesco Libetta che eseguirà il celebre concerto n.2 in do minore op.18 di Rachmaninov (il 19) e Giuseppe Albanese che affronterà l’altrettanto famosissimo concerto n.1 in si bemolle minore op. 23 di Cajkovskij.

In settembre anche due importanti concerti con protagoniste due stelle del canto molto amate dal pubblico. Il primo dei due è in calendario il 12 e vede il soprano Jessica Pratt, con la quale il Maggio costruirà un progetto artistico pluriennale, con il direttore Riccardo Frizza eseguire con l’Orchestra e il Coro del Maggio, alcune grandi “scene di pazzia”, incorniciate dalle sinfonie, da opere quali La sonnambula e I puritani di Bellini, Emilia di Liverpool, Lucia di Lammermoor, La Favorite e Linda di Chamounix di Donizetti. I brani eseguiti sono tutti contenuti nel CD “Delirio” che dà il nome al concerto e che offre un panorama di quelle eroine che hanno consacrato il soprano australiano come grandissima protagonista del bel canto. Il maestro del Coro è Lorenzo Fratini.

Il 29 settembre sarà il mezzosoprano Teresa Iervolino, immediatamente dopo il suo impegno nelle recite di La cenerentola nella parte di Angelina, a essere protagonista del secondo concerto di canto con l’Orchestra del Maggio diretta da Matteo Parmeggiani. Iervolino eseguirà arie da Semiramide di Rossini, da Ernani di Verdi e la cantata per voce e orchestra Giovanna d’Arco di Rossini (nell’orchestrazione di Luca Giovanni Logi); in programma anche le sinfonie da Elisabetta, regina d’Inghilterra di Gioachino Rossini e da Luisa Miller di Giuseppe Verdi.

Il mese di settembre si completa il 28 e 29 (e con l’ultimo concerto il 5 ottobre) con il Festival dei Cori di Voci Bianche di sette Fondazioni Lirico sinfoniche italiane: quella del Maggio con il coro dell’Accademia, e poi del Teatro di San Carlo di Napoli, del Teatro Regio di Torino, del Teatro alla Scala di Milano, del Teatro Comunale di Bologna, del Teatro Carlo Felice di Genova e del Teatro dell’Opera di Roma. La maestra del Coro di Voci Bianche dell’Accademia del Maggio è Sara Matteucci.

Il maestro Zubin Mehta, il direttore emerito a vita del Maggio darà avvio alla programmazione sinfonica d’ottobre, il 6 alle ore 17 con l’esecuzione della sinfonia n.8 in do minore di Anton Bruckner mentre il maestro Daniele Gatti il direttore principale, il 10, 17 e il 26 ottobre chiude un ideale “Progetto Brahms”, che ha attraversato il 2024 ed è iniziato nei concerti di febbraio (Hankyeol Yoon e Min Chung), con Ein Deutsches Requiem, il 10 ottobre e poi con l’integrale delle sinfonie: il 17 ottobre la n.3 e la n.1 e poi il 26 ottobre la sinfonia n.2 e la sinfonia n.4.

Il baritono Nicola Alaimo il giorno dopo l’ultima recita di Butterfly del 2 novembre, il 3 tornerà sul palcoscenico per il terzo concerto di canto della stagione autunnale. Sul podio come per il concerto con Teresa Iervolino, troviamo di nuovo Matteo Parmeggiani. In programma rare composizioni tutte di Gaetano Donizetti dalle opere Alahor in Granata, Parisina, Maria di Rohan, Torquato Tasso tutte incluse nel CD edito dal Maggio “Donizetti grand seigneur”.

Il mese di novembre dopo le prime occasioni offerte dall’ultima recita di Butterfly e dal concerto di canto di Alaimo, viene ufficialmente battezzato l’8 – venerdì – alle ore 20 e il 9 – sabato – alle ore 18 dalla talentuosa figura artistica di Glass Marcano vincitrice nel 2020 del premio dell’Orchestra della prima edizione del concorso internazionale “La MaestrA” di Parigi, concorso che si tiene ogni due anni. Venezuelana con una formazione nell’ambito di “El Sistema di Josè Antonio Abreu” la direttrice eseguirà pagine di Leonard Bernstein: West side story e Candide e sarà affiancata dal soprano Génesis Moreno anche lei venezuelana e come Marcano si è formata nel sistema Abreu ed è la recente vincitrice del IX Premio Kraus nel settembre 2023. La seconda parte del concerto prevede l’esecuzione della Sinfonia n.9 in mi minore op. 95 Dal nuovo mondo di Antonìn Dvorak.

Il 15 novembre alle ore 20 in Sala Mehta, Federico Maria Sardelli grande interprete del repertorio barocco sale sul podio per un concerto che vedrà la partecipazione del sopranista Bruno de Sà, vera star mondiale del canto barocco dalle qualità vocali straordinarie che per la prima volta canta a Firenze. Pagine di Filz, Mozart, Cherubini e Carl Philipp Emanuel Bach.

Il 29 novembre alle ore 20, giorno esatto in cui ricorre il centenario della morte di Giacomo Puccini, è in programma uno spettacolo ”Puccini racconta Puccini” nel quale, con la drammaturgia di Alberto Mattioli che attinge direttamente dall’epistolario pucciniano per i testi che saranno interpretati da Alfonso Antoniozzi nella parte di Puccini, si racconta la vita del grande compositore; verranno eseguite dall’Orchestra del Maggio con la direzione di Francesco Lanzillotta, alcune delle pagine meno note e più raramente eseguite del repertorio pucciniano come per esempio i pezzi sinfonici. Orchestra e Coro del Maggio, direttore del Coro, Lorenzo Fratini.

Il mese di dicembre si apre con l’ultima recita di La traviata e il 5 è ospite del Maggio l’Orchestra Giovanile Italiana diretta da Thomas Dausgaard; sui leggii la sinfonia n.5 in si bemolle maggiore di Anton Bruckner. Venerdì 13 dicembre alle ore 20 e sabato 14 alle ore 18 Michele Spotti al suo debutto fiorentino dirige l’Orchestra e il Coro del Maggio in Die erste Walpurgisnacht (La prima notte di Valpurga) cantata di Felix Mendelssohn-Bartholdy e la Sinfonia n.5 in mi minore op.64 di Cajkovskij. Maestro del Coro, Lorenzo Fratini.

Il 21 dicembre torna Ivor Bolton, direttore che è stato molto vicino nel passato al Maggio Fiorentino e che propone un concerto con la sinfonia n.38 in re maggiore K 504, Praga, di Mozart e di Stravinskij, Pulcinella, suite dal concerto e la “Sinfonia di salmi”, per coro – diretto da Lorenzo Fratini – e Orchestra. Il 22 dicembre è in programma il concerto di Natale con il Coro di Voci Bianche dell’Accademia del Maggio Musicale Fiorentino. La maestra del coro di voci bianche è Sara Matteucci.

La programmazione del periodo autunnale si arricchisce con lo spettacolo per le famiglie La fiaba di Tristano in collaborazione con Venti Lucenti per il progetto “All’Opera”. La regia, la scrittura scenica e i costumi sono di Manu Lalli, direttore Giuseppe La Malfa, in buca l’Orchestra del Maggio. Protagonisti gli attori e gli animatori di Venti Lucenti, i centodieci bambini e ragazzi del Progetto “All’Opera”. È un nuovo allestimento del Maggio Fiorentino in coproduzione con Venti Lucenti e in collaborazione con l’Accademia del Maggio Musicale Fiorentino. È un progetto di Fondazione CR Firenze a cura di Venti Lucenti. In collaborazione con l’Assessorato all’Educazione, Welfare e Immigrazione del Comune di Firenze.

Il Teatro del Maggio ringrazia i soci fondatori e i soci privati.

La Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino ringrazia per il sostegno i Soci: Soci di diritto Fondatori Pubblici: Repubblica Italiana nel Ministero della Cultura, Comune di Firenze e Regione Toscana.

La Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino ringrazia altrettanto i Soci Fondatori privati:

Fondazione CR Firenze, Intesa Sanpaolo; Baker Hughes, Allianz, Gucci, Publiacqua, Toscana Aeroporti, Unicoop Firenze, Salvatore Ferragamo, Toscana Energia, Università di Firenze, Pitti Immagine; gli Sponsor: Enel, Caffè Borbone, Officina Profumo-Farmaceutica di Santa Maria Novella, Zignago Vetro, Cassetti Gioielli; gli Sponsor Tecnici: Tecnoconference, Torrigiani.

La Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino ringrazia inoltre tutti gli aderenti all’Albo degli Associati: le Aziende mecenati, i Soci Corporate plus, i Sostenitori, i Benemeriti, i Soci effettivi, i Soci effettivi junior, i Soci, e l’Associazione Amici del Maggio Musicale Fiorentino.

Il Bajazet di Antonio Vivaldi in scena al Teatro Malibran

Con il nuovo allestimento del Bajazet (Il Tamerlano), la Fenice aggiunge un nuovo tassello nell’affascinante percorso alla riscoperta del Vivaldi operistico. Dopo Dorilla in Tempe (2019), Farnace (2021), Griselda (2022) e Orlando furioso (2018, 2023), stavolta sarà proposto Il Bajazet: dramma per musica in tre atti su libretto di Agostino Piovene, ispirata alla figura del potente sultano dell’impero ottomano Bajazet e del condottiero mongolo Tamerlano.

A Venezia sarà messo in scena in un nuovo allestimento affidato a due specialisti di questo repertorio: il direttore Federico Maria Sardelli, alla testa dell’Orchestra del Teatro La Fenice, e il regista Fabio Ceresa, con le scene di Massimo Checchetto, i costumi di Giuseppe Palella, il light design di Fabio Barettin e il video design di Sergio Metalli. Di grande prestigio il cast: Sonia Prina interpreterà il ruolo di Tamerlano; Renato Dolcini quello di Bajazet; Loriana Castellano sarà Asteria; Raffaele Pe, Andronico; Lucia Cirillo, Irene; Valeria La Grotta, Idaspe. Il Tamerlano sarà al Teatro Malibran, nell’ambito della Stagione Lirica e Balletto 2023-2024, nei giorni 7, 9, 11, 13, 15 giugno 2024. La prima di venerdì 7 giugno 2024 ore 19.00 sarà trasmessa in differita su Rai Radio3.

Il debutto del Bajazet (RV 703) avvenne durante la stagione del Carnevale del 1735, al Teatro Filarmonico di Verona. Vivaldi scelse un libretto di Agostino Piovene tratto da una tragedia di Jacques Pradon, Tamerlan ou La mort de Bajazet (1675). Il soggetto, basato su fatti storicamente accertati, gli era ben noto per essere già stato musicato da Francesco Gasparini e rappresentato al San Cassiano di Venezia nel 1711. L’azione del dramma si svolge a Bursa, capitale del sultano ottomano sconfitto.

Il sovrano Bajazet è stato catturato da Tamerlano. Questi, pur avendo stabilito patti nuziali con Irene, principessa di Trebisonda, che d’altronde non ha mai visto, è innamorato della fiera figlia di Bajazet, Asteria. Un principe greco alle dipendenze di Tamerlano, Andronico, è anch’egli invaghito di Asteria, la quale ricambia il suo amore. Benché Bajazet respinga con sdegno l’ipotesi di un matrimonio tra sua figlia e l’odiato Tamerlano, Asteria finge di assecondare questo progetto, per poter assassinare il nemico. La sua vendetta è però sventata da Irene, giunta in città sotto falso nome. Riconoscente, Tamerlano acconsente a sposare Irene e, commosso dalla notizia della morte per suicidio di Bajazet, permette le nozze tra Asteria e Andronico.

Per realizzare musicalmente il libretto, Vivaldi ricorse alla forma del ‘pasticcio’. Con questo termine si intende sia la ripresa di uno spettacolo in cui sono stati sostituiti alcuni pezzi rispetto all’originale, sia un libretto già in origine concepito come assemblaggio di pezzi di varia provenienza. In questo caso, Vivaldi cercò di rendere il suo dramma ben accetto al gusto degli spettatori più aggiornati incorporando nel libretto arie scritte da altri musicisti. Così facendo, egli volle però anche illustrare simbolicamente la vicenda: ai personaggi ‘positivi’ e a loro modo fedeli e integri (Bajazet, Asteria, Idaspe), il musicista attribuì arie da lui stesso composte, mentre ai rappresentanti dell’oppressione egemone (Tamerlano, Andronico, Irene) egli affidò in prevalenza arie di autori ‘napoletani’ come Hasse, Giacomelli, Porpora, Riccardo Broschi.

«Affrontiamo dunque il pasticcio per quello che è – commenta il regista Fabio Ceresa –. Se ognuna di queste arie è tratta da un’opera diversa – e quindi da uno spettacolo diverso – proviamo a concepire a questo genere musicale come un vero e proprio collage di suggestioni e idee. Un ricco buffet in cui ogni vassoio presenta una sua propria, deliziosa specialità che per ingredienti ed elaborazione differisce da tutte le altre. Nel nostro allestimento il filo narrativo sarà mantenuto nell’esecuzione dei recitativi. Qui gli interpreti daranno vita al testo raccontando al pubblico la storia di Bajazet: ma lo faranno in costume neutro, ‘da cantante’, quasi come se assistessimo a una prova all’italiana o a un’opera in forma di concerto.

All’interno di questa struttura si alterneranno venticinque siparietti, uno diverso dall’altro per stile, ritmo, disegno, concezione. Venticinque numeri che potrebbero essere tratti da venticinque diversi spettacoli per ambientazione, per interpretazione, per linguaggio scenotecnico. Chi conosce la trasmissione Carosello, in onda sulle reti televisive pubbliche negli anni Sessanta e Settanta, ricorderà come fosse articolata: una serie di cortometraggi – spesso diretti da registi di grido come Fellini, Pasolini, Magni, Olmi – slegati l’uno dall’altro e di brevissima durata, che veicolavano con maestria un messaggio pubblicitario utilizzando una piccola storia autoconclusiva. Lo stesso accadrà con Il Bajazet: venticinque numeri musicali, venticinque siparietti tutti diversi tra loro, venticinque opere liriche formato mignon».

Così il direttore Federico Maria Sardelli illustra questa partitura, che appartiene all’ultima fase creativa di Antonio Vivaldi: «Bisogna tener presente che Vivaldi è un autore in continua evoluzione. Noi abbiamo di lui un’immagine un po’ stereotipata e monocorde: attingiamo alle poche sue opere che oggi lo rendono famoso – come le Stagioni, o l’Estro Armonico – e lo schiacciamo su un’immagine stilistica che sembra sempre uguale a se stessa. In verità, invece, Vivaldi cambia continuamente pelle e imprime al suo linguaggio una forte evoluzione: dalle sue prime prove compositive, come le sonate Op. I, alle ultime sinfonie galanti, abbiamo l’impressione di trovarci davanti a compositori diversi. Diversamente da Händel, che riesce a citare se stesso a distanza di trenta, quarant’anni, o da altri compositori che sono più stabili nello stile, Vivaldi cambia e si aggiorna di continuo.

Il Bajazet è proprio un esempio di quanto il suo gusto fosse mutato, rispetto ad esempio all’Ottone in villa o più in generale alle prime prove teatrali. Questo cambiamento continuo lo porta ad assomigliare ai compositori che andavano di moda in quegli anni, più giovani di lui di quindici, vent’anni, ossia agli esponenti di quella scuola napoletana che furoreggiava a Venezia e in Italia. Già sessantenne, Vivaldi è ancora in grado di modificare il suo gusto per restare sulla cresta dell’onda».

Il Bajazet (Il Tamerlano) sarà proposto nell’edizione critica a cura di Bernardo Ticci, con sopratitoli in italiano. Ecco il dettaglio delle recite, con i turni di abbonamento: venerdì 7 giugno 2024 ore 19.00 (turno A); domenica 9 giugno ore 17.00 (turno B); martedì 11 giugno ore 19.00 turno D; giovedì 13 giugno ore 19.00 (turno E); sabato 15 giugno ore 17.00 turno C. Le recite di 7 e 11 giugno fanno parte del progetto La Fenice per la città, realizzato in collaborazione con il Comune di Venezia; quelle di 9, 13 e 15 giugno fanno parte del progetto La Fenice per la Città metropolitana, in collaborazione con la Città Metropolitana di Venezia.

Per informazioni www.teatrolafenice.it

SARA’ “NORMA” DI BELLINI, IL 17 LUGLIO, AD APRIRE IL 50° FESTIVAL DELLA VALLE D’ITRIA

Festival della Valle d’Itria , Martina Franca (TA), 17 luglio – 6 agosto 2024

Annunciati titoli, cast e date delle tre opere che

segnano l’edizione n. 50 del Festival della Valle d’Itria:

Norma di Bellini, Aladino e la lampada magica di Rota,

Ariodante di Händel

Aperta la biglietteria on line

50 anni di festival. 50 anni di musica, rarità e riscoperte. Il Festival della Valle d’Itria di Martina Franca compie nel 2024 mezzo secolo di storia. Una realtà divenuta nel corso del tempo patrimonio prezioso ed eccellenza della cultura italiana nel mondo, aperta a un pubblico internazionale, attento e curioso.

L’edizione del 2024, firmata dal direttore artistico Sebastian F. Schwarz e organizzata dalla Fondazione Paolo Grassi, vede un calendario fitto di 21 giorni, dal 17 luglio al 6 agosto.

In foto : Sebastian F. Schwarz

Tre i titoli delle opere, tre diversi stili musicali, dal belcanto al barocco fino al Novecento, in un arco temporale di oltre due secoli: sono Norma di Vincenzo Bellini, Aladino e la lampada magica di Nino Rota, Ariodante di Georg Friedrich Händel.

Il Festival si arricchisce, come di consueto, di un nutrito numero concerti di musica da camera e liederistica, musica sacra, barocca, sinfonica (con l’esecuzione della Nona Sinfonia di Beethoven a 200 dalla composizione), jazz, incontri con gli artisti e spettacoli di prosa, di cui programmi e date saranno presto resi noti.

A fare da cornice al Festival, alcuni luoghi simbolo di Martina Franca – il Palazzo Ducale, il Teatro Verdi, il chiostro della Chiesa di San Domenico, la Basilica barocca di San Martino – e le più belle masserie del territorio, fra gli uliveti secolari del territorio pugliese.

Più che mai, nella presente edizione – racconta Sebastian F. Schwarz – il festival si rivolge a un pubblico vasto e diverso: agli amanti dell’opera barocca, quanto ai melomani che apprezzano il grande repertorio del Belcanto, alle famiglie intere per una favola da Mille e una notte o a chi vuole ricordare il bicentenario della sinfonia più famosa della storia della musica, come la Nona di Beethoven… Invitiamo tutti in Puglia per festeggiare con noi il 50° Festival della Valle d’Itria”.

LE OPERE IN PROGRAMMA

Aprirà il Festival mercoledì 17 luglio (repliche 21, 28 luglio e 2 agosto, ore 21) nello storico cortile del Palazzo Ducale, una nuova produzione della Norma di Vincenzo Bellini, con la direzione di Fabio Luisi, direttore musicale del Festival, fra le bacchette più autorevoli nel panorama musicale internazionale.

Prendendo come riferimento l’edizione critica di Casa Ricordi, i ruoli di Norma e Adalgisa saranno affidati a due soprani, riportando l’esecuzione all’originale volontà del compositore, come già in una storica edizione del 1977 che rese celebre il Festival della Valle d’Itria a livello internazionale.

Debuttano nei ruoli delle due donne i soprani Jacquelyn Wagner (Norma) e Valentina Farcas (Adalgisa), nel ruolo di Pollione il tenore Airam Hernandez e nel ruolo di Oroveso il basso Simon Lim.

La regia è affidata alla tedesca Nicola Raab, dalla consolidata esperienza internazionale in campo lirico, scene e costumi di Leila Fteita, già premio Abbiati 2022 per l’allestimento de Il Giocatore alla 48ª edizione del Festival.

L’opera, coprodotta con la Fondazione Petruzzelli di Bari, vedrà protagonista l’Orchestra del teatro barese e il suo Coro.

Dal 27 luglio (repliche il 30 luglio, 1 e 4 agosto, ore 21) a Palazzo Ducale il Festival omaggia Nino Rota con l’allestimento di Aladino e la lampada magica “fiaba lirica” del 1968 del compositore che scelse la Puglia come terra d’adozione, e di cui il Festival ha già allestito nelle edizioni passate Il cappello di paglia e Napoli Milionaria. Sul podio Francesco Lanzilotta, direttore fra i più interessanti della sua generazione, apprezzato nei maggiori teatri europei, alla guida dell’Orchestra e Coro del Teatro Petruzzelli di Bari. Firma la regia l’argentina Rita Cosentino artista presente nei principali palcoscenici teatrali, con una particolare attenzione al pubblico dei più giovani, scene e costumi di Leila Fteita.

Nei ruoli principali il tenore Marco Ciaponi (Aladino), il soprano Claudia Urru (Principessa), Marco Filippo Romano (Mago e Re) e il baritono Alexandr Ilvakhin (Il genio dell’anello). A loro si affianca il Coro di voci bianche della Fondazione Paolo Grassi (direttore Angela Lacarbonara), nato da un progetto che coinvolge le scuole del territorio, occasione per avvicinare i ragazzi al mondo della lirica e alla realtà del Festival.

L’attenzione al repertorio barocco, con l’allestimento di titoli di raro ascolto e di grande bellezza, quest’anno verterà sull’Ariodante (1735) di Georg Friedrich Händel, in occasione dei 550 anni della nascita di Ludovico Ariosto, il cui Orlando furioso è fonte di ispirazione dell’opera handeliana. Protagonisti, al Teatro Verdi il 22 luglio (repliche il 25 e 28 luglio, ore 21), l’ensemble Modo Antiquo diretto dal suo fondatore Federico Maria Sardelli (al terzo e ultimo anno di residenza artistica al Festival), e alcuni fra i migliori interpreti specializzati in questo repertorio: Cecilia Molinari (Ariodante), Teresa Iervolino (Polinesso), Biagio Pizzuti (Re di Scozia), Theodora Raftis (Dalinda), Manuel Amati (Lurcanio). Regia, scene e costumi porteranno la firma del consolidato team formato da Torsten Fischer (regia), scene di Herbert Schäfer (drammaturgia e scenografia) e Vasilis Triantafillopoulos (costumista).

IL CONCERTO SINFONICO

Fra gli appuntamenti in programma, si segnala l’esecuzione della imponente Nona Sinfonia di Beethoven a 200 anni dalla composizione, il 3 agosto (ore 21) a Palazzo Ducale, con l’Orchestra e Coro del Teatro Petruzzelli di Bari diretti da Riccardo Frizza.

Il 50° Festival della Valle d’Itria è realizzato con il contributo del Ministero della Cultura, Regione Puglia e Comune di Martina Franca.

Programma del festival su www.festivaldellavalleditria.it

Abbonamenti e biglietti disponibili su festivaldellavalleditria.vivaticket.it

Biglietti opere: intero da 25 a 70 euro, senior da 20 a 50 euro, under 30 da 15 a 30 euro, under 15 a Palazzo Ducale 10 e 15 euro. Concerto sinfonico: intero 40 e 25 euro (senior 30 e 20 euro, under 30 20 e 15 euro). Abbonamenti alle 3 opere da 120 a 60 euro.

Info: tel. +39 080 4805100, info@festivaldellavalleditria.it

Martina Franca (TA), 17 luglio – 6 agosto 2024

50° Festival della Valle d’Itria

NORMA di Vincenzo Bellini

Tragedia lirica in due atti su libretto di Felice Romani

direttore musicale Fabio Luisi

regia Nicola Raab

allestimento Leila Fteita

17, 21, 28 luglio e 2 agosto, ore 21

Palazzo Ducale, Martina Franca

Protagonisti:

Norma Jacquelyn Wagner (soprano)

Adalgisa Valentina Farcas (soprano)

Pollione Airam Hernandez (tenore)

Oroveso Simon Lim (basso)

Orchestra del Teatro Petruzzelli di Bari

Coro del Teatro Petruzzelli di Bari

ARIODANTE

Georg Friedrich Händel

Dramma per musica in tre atti su libretto di Antonio Salvi

direttore musicale Federico Maria Sardelli

regia Torsten Fischer

scene e drammaturgia Herbert Fischer

costumi Vasilis Triantafillopoulos

22, 25 e 29 luglio, ore 21

Teatro Verdi, Martina Franca

Protagonisti:

Ariodante Cecilia Molinari (mezzosoprano)

Polinesso Teresa Iervolino (mezzosoprano)

Dalinda Theodora Raftis (soprano)

Lurcanio Manuel Amati (tenore)

Il Re di Scozia Biagio Pizzuti (basso baritono)

Orchestra Barocca Modo Antiquo

ALADINO E LA LAMPADA MAGICA

Nino Rota

Fiaba lirica in tre atti di Vinci Verginelli da Mille e una notte

27, 30 luglio, 1, 4 agosto, ore 21

Palazzo Ducale, Martina Franca

direttore musicale Franesco Lanzilotta

regia Rita Cosentino

allestimento Leila Fteita

Protagonisti:

Aladino Marco Ciaponi (tenore)

Principessa Claudia Urru (soprano)

Il Mago, il Re Marco Filippo Romano (basso baritono)

Il genio dell’anello Aleksandr Ilvakhin (baritono)

Coro delle voci bianche di Martina Franca

Sinfonia n. 9 in re minore per soli, coro e orchestra op. 125

Ludwig van Beethoven

direttore musicale Riccardo Frizza

Orchestra e Coro del Teatro Petruzzelli di Bari

Orchestra del Teatro Petruzzelli di Bari

Coro del Teatro Petruzzelli di Bari

3 agosto, ore 21

Palazzo Ducale, Martina Franca

Solisti in via di definizione

Completano il programma del Festival (calendario di prossima pubblicazione) il Concerto per lo Spirito, i concerti del sorbetto, i concerti nelle masserie e la rassegna “In orbita. Il Festival tra piazze e contrade”

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LE OPERE E IL CONCERTO SINFONICO DEL FESTIVAL IN ORDINE CRONOLOGICO

17 luglio NORMA di Vincenzo Bellini (Palazzo Ducale)

21 luglio NORMA di Vincenzo Bellini (Palazzo Ducale)

22 luglio ARIODANTE di Georg Friedrich Händel (Teatro Verdi)

25 luglio ARIODANTE di Georg Friedrich Händel (Teatro Verdi)

27 luglio ALADINO E LA LAMPADA MAGICA di Nino Rota (Palazzo Ducale)

28 luglio NORMA di Vincenzo Bellini (Palazzo Ducale)

29 luglio ARIODANTE di Georg Friedrich Händel (Teatro Verdi)

30 luglio ALADINO E LA LAMPADA MAGICA di Nino Rota (Palazzo Ducale)

1 agosto ALADINO E LA LAMPADA MAGICA di Nino Rota (Palazzo Ducale)

2 agosto NORMA di Vincenzo Bellini (Palazzo Ducale)

3 agosto BEETHOVEN, Nona Sinfonia

4 agosto ALADINO E LA LAMPADA MAGICA di Nino Rota (Palazzo Ducale)

Tutti gli spettacoli e il concerto sinfonico hanno inizio alle ore 21