Ultimo appuntamento lirico del 2024 al Teatro del Maggio: domenica 15 dicembre, in Sala Grande alle ore 17, la prima recita del dittico “Mavra” di Igor Stravinskij e “Gianni Schicchi” di Giacomo Puccini.

Sul podio Francesco Lanzillotta. 

La regia, le scene, i costumi e le luci sono curati da Denis Krief.

La recita del 20 dicembre 2024 sarà trasmessa in diretta su Rai Radio 3

Dopo i grandi successi di Madama Butterfly e di La traviata giunge a termine la programmazione lirica del 2024 al Teatro del Maggio: in programma nella Sala Grande un particolare e interessante dittico formato da Mavra di Igor Stravinskij e da una delle opere brevi più amate del ‘900, ossia il Gianni Schicchi di Giacomo Puccini con la quale il Maggio chiude il suo tributo al grande compositore in occasione delle celebrazioni per il centenario dalla morte. Sul podio, alla guida dell’Orchestra del Maggio, il maestro Francesco Lanzillotta.  

La regia, le scene, i costumi, le luci di entrambe le opere sono curate da Denis Krief.

Quattro le recite previste in cartellone: il 15 dicembre alle ore 17; il 18 e 20 dicembre alle ore 20 e il 22 dicembre alle ore 15:30.

La serata si apre con Mavra, opera buffa in un atto di Igor Stravinskij composta fra il 1921 e il 1922. Il libretto è di Boris Kochno ed è tratto dalla novella in versi La casetta di Kolomna di Aleksandr Puškin. L’idea venne al compositore durante un suo soggiorno londinese e fu sviluppata insieme all’impresario teatrale Sergej Pavlovič Djagilev: venne deciso di comporre una piccola opera che avesse la funzione di prologo alla ripresa de La bella addormentata di Čajkovskij. Stravinskij scelse come soggetto del suo nuovo lavoro La casetta di Kolomna di Puškin poiché la riteneva, per l’argomento trattato, idonea ad un’opera buffa e chiese a Boris Kochno, all’epoca collaboratore di Diagilev, di redigere il libretto. 

In scena Julia Muzychenko, da poco reduce dal grande successo di Traviata, nel ruolo della protagonista della vicenda di Mavra, Paraša, e della protagonista di Gianni Schicchi, ossia Lauretta: “I ruoli di Paraša in Mavra e di Lauretta in Gianni Schicchi, che interpreto in questo dittico, sono da un punto di vista molto simili ma anche, musicalmente parlando, molto diversi. Paraša è una giovane innamorata dell’ussaro della vicenda ma, per lei, poter sviluppare questo amore è davvero complesso; vive ancora con sua madre e quindi, data la sua grande fermezza nel voler passare più tempo con il suo innamorato, decide di ‘trasformare’ quest’ussaro in una donna per poterlo far entrare in casa senza destare sospetti. La musica di Stravinskij in quest’opera è davvero particolare, troviamo elementi di belcanto ma anche riferimenti alla musica popolare russa oltre a tinte dissonanti e quasi grottesche. Nel Gianni Schicchi do invece voce a Lauretta che, come Paraša, è una giovane innamorata, e proprio come la protagonista di Mavra non ha paura nel fare di tutto per poter coronare questo amore. Oltre a questo è davvero emozionante poter interpretare qui l’aria celeberrima O mio babbino caro poiché canto di Firenze per Firenze; è davvero una sensazione unica”. Insieme a lei Kseniia Nikolaieva nella parte de La madre; Aleksandra Meteleva come La vicina e Iván Ayón Rivas, che torna sulle scene del Maggio dopo La traviata del luglio 2019,nella parte de L’ussaro.

Mavra segue una delle più celebri opere brevi, ossia il Gianni Schicchidi Giacomo Puccini. Parte del celebre “Trittico” pucciniano – insieme a Suor Angelica e al Tabarro – è anche questa come Mavra un’opera comica in un atto. L’ispirazione primaria soggetto dell’opera  – legata a Firenze, dove si ambienta – è in un passaggio del XXX canto dell’Inferno dantesco, dove il protagonista (lo Schicchi, appunto) viene condannato in quanto “falsario di persone”; ma anche Dante si era ispirato a sua volta ad un fatto realmente accaduto: Gianni Schicchi, appartenente alla famiglia Cavalcanti, si sostituì al cadavere di Buoso Donati per dettare un falso testamento in favore del figlio di costui, Simone – diseredato dal padre come nella vicenda narrata da Puccini – ma lasciando per sé una cavalla di grande valore.

In scena, nella parte del protagonista della vicenda, Gianni Schicchi, Roberto De Candia, che torna al Maggio dopo il Falstaff del novembre 2014 diretto da Zubin Mehta: “Per me è davvero una gioia poter tornare al Maggio e interpretare uno dei personaggio fiorentini più celebri di sempre. Il Gianni Schicchi è un’opera che nonostante tutto resta sempre attuale e naturalmente sempre divertente; con il protagonista, che ho l’onore d’interpretare, che continua a essere un personaggio carico di energia e ironia. È poi sempre meraviglioso constatare come un’opera buffa e breve come lo Schicchi riesca ancora oggi a stupirci e di come sia capace di risultare ancora fresca e ‘nuova’ ”; Julia Muzychenko interpreta Lauretta; Valentina Pernozzoli è Zita; Iván Ayón Rivas interpreta Rinuccio; Yaozhou Hou è Gherardo e Gonzalo Godoy Sepúlveda è Betto di Signa.

Chiudono il cast vocale Adriano Gramigni come Simone; Davide Sodini nel doppio ruolo di Maestro Spinelloccio/Messer Amantio Di Nicolao; Huigang Liu  come Pinellino;  Michele Gianquinto  nella parte di Guccio e tre talenti dell’Accademia del Maggio: Nikoletta Hertsak come Nella; Yurii Strakhov nella parte di Marco e Aleksandra Meteleva in quella de La Ciesca.

Il maestro Lanzillotta, che torna al Maggio dopo aver diretto Resurrezione di Franco Alfano nel gennaio 2020, ha sottolineato la particolarità dell’opera di Stravinskij e la grande maestria compositiva del Gianni Schicchi di Puccini: “Mavra è davvero un’opera particolare e non solo perché di rara esecuzione: segna infatti l’inizio del periodo che noi definiamo ‘neoclassico’ di Stravinskij ed è interessante notare come vi siano elementi e similitudini musicali utilizzati dal compositore qualche anno prima in Histoire du soldat. Penso per esempio a tutto l’andamento ritmico dei contrabbassi e dei violoncelli del primo numero che è esattamente identico al primo numero di Histoire du soldat appunto, ed è inoltre interessante come il belcanto – inteso come belcanto italiano – viene declinato all’interno di un’opera in cui esistono anche parti musicali riprese dalla musica popolare come il ragtime o il walzer. Tutti questi elementi vanno a comporre un lavoro molto variegato in cui resta comunque dominante l’elemento del numero chiuso, tipico dell’opera buffa italiana. Dunque l’approccio è quello di far sì che queste caratteristiche ‘colorate’ presenti nell’opera siano messe in risalto. Quello che è sempre affascinante quando si apre una partitura come Gianni Schicchi è innanzitutto la grande maestria che Puccini ha nell’esaltare situazioni diverse con lo stesso materiale musicale: penso al tema iniziale dell’opera che viene ‘traslato’ subito dopo in una situazione diversa: semplicemente cambiando il tempo e alcuni elementi armonici il tema assume subito un colore ed un significato diverso”.

Parlando di questo Dittico, Denis Krief – di ritorno al Maggio dopo aver curato la regia de La rondine di Puccini del settembre 2020 e aveva seguito le messe in scena del trittico pucciniano del 2019 – ha sottolineato la particolarità di questo abbinamento: “Accostare queste due opere è davvero una sfida interessante: da una parte abbiamo un’opera russa, nella quale serve un approccio che potremmo definire quasi ‘wagneriano’; dall’altra abbiamo quello che secondo me è quasi il primo esempio novecentesco di quella che è la commedia all’italiana che poi, pochi anni dopo, farà furore  nel mondo del cinema. Mavra è un’opera di rara esecuzione e che invece non conoscevo: è una storia davvero buffa e carina, che trova come protagoniste una madre e una figlia – nobili ma rimaste con poco danaro – con quest’ultima che s’innamora di un Ussaro e decide, pertanto, di portarlo in casa facendolo travestire da cuoca. L’opera di Stravinskij è dal mio punto di vista un grande omaggio alla Russia di quel tempo, la Russia culturale di Aleksandr Puškin, di Michail Glinka e di Čajkovskij”.

Le opere:

Mavra

Il progetto di Mavra, opera comica in un atto su libretto di Boris Kochno, nacque nel 1921 mentre Stravinskij si trovava a Londra per una ripresa de Le sacre du printemps. Il soggetto è tratto da una novella di Puškin intitolata La casetta di Kolomna, una storia semplice con un finale a sorpresa. La giovane Paraša, innamorata dell’ussaro Vasilij, escogita un piano per trascorrere più tempo con l’amato. Vista la necessità di trovare una nuova domestica dopo la morte della vecchia cuoca, Paraša traveste Vasilij da donna e lo presenta alla madre e alla vicina come la nuova cuoca di nome Mavra. Ma l’improbabile camuffamento ha breve durata perché l’ussaro in ambiti femminili viene sorpreso da madre e figlia nell’atto di radersi la barba. Lo svelamento della vera identità di Mavra provoca lo svenimento della madre e l’intervento sollecito della vicina; all’ussaro non resta che fuggire dalla finestra mentre Paraša grida disperata. Mavra debuttò a Parigi il 3 giugno 1922 senza però riscuotere il successo sperato. Stravinskij, nonostante le sollecitazioni di Djaghilev, si rifiutò modificare il finale ritenuto dall’amico troppo banale e immediato, difendendo le sue scelte e il valore di questa piccola opera a cui teneva particolarmente. Dedicò la partitura a Puškin, Glinka e Čajkovskij, un gesto che suonava come una provocazione per chi, a Parigi soprattutto, associava la musica russa solo al folklore. L’opera articolata in numeri chiusi – arie, duetti, quartetti – rimanda al modello del melodramma italiano. Anche la vocalità di impronta belcantistica si riallaccia alla tradizione, tuttavia Mavra è anche un’opera estremamente moderna in cui convivono materiali sonori variegati – spunti jazzistici, motivi russi e tzigani – e in cui si creano continui contrasti tra la linea vocale di stampo tradizionale e la scrittura orchestrale, caratterizzata da un andamento spesso meccanico e dalla predominanza di impasti timbrici aspri. Stravinskij scelse volutamente una compagine strumentale singolare, in cui gli strumenti a fiato sono in maggioranza rispetto agli archi, per ricreare in alcuni momenti le sonorità di una band piuttosto che di un’orchestra.

Gianni Schicchi

Ultimo dei tre atti unici che compongono il Trittico di Puccini, Gianni Schicchi narra lefarsesche trovate del protagonista del titolo, un briccone fiorentino citato da Dante nella Divina Commedia per aver falsificato un testamento. L’azione si svolge a Firenze nel 1299. La famiglia Donati è in fibrillazione dopo la morte del parente Buoso che pare abbia destinato la cospicua eredità a un convento. Per trovare una soluzione viene interpellato Gianni Schicchi, noto in città per astuzia e sagacia. Da vero deus ex machina, il protagonista si finge Buoso morente ma nel dettare le sue ultime volontà al notaio intesta i beni più preziosi ‘all’amico devoto’ Gianni Schicchi, suscitando l’ira degli avidi parenti. Tuttavia la truffa è dettata da un fine nobile; così facendo Gianni assicura una bella dote alla figlia Lauretta che potrà sposare Rinuccio Donati con buona pace dell’altezzosa famiglia. Per Puccini Gianni Schicchi rappresentò una felicissima incursione nel genere della commedia. La vicenda piena di verve fungeva inoltre come perfetto contraltare alle due storie tragiche che la precedono (Il tabarro e Suor Angelica). Il Tritticodebuttò al Metropolitan di New York il 14 dicembre 1918. L’accoglienza del pubblico fu tiepida, eccezion fatta per Gianni Schicchi che da subito riscosse un grande successo. Il segreto dell’immediato plauso risiede nell’amalgama di ingredienti della tradizione comica sapientemente dosati dal compositore toscano: ensemble vocali caratteristici e spassosi, una scrittura brillante e un ritmo serratissimo che conduce a un finale da applausi.

La locandina:

MAVRA

Opera buffa in un atto di Boris Kochno

Musica di Igor Stravinskij

Maestro concertatore e direttore Francesco Lanzillotta

Regia, scene, costumi e luci Denis Krief

Paraša Julia Muzychenko

La madre Kseniia Nikolaieva

La vicina Aleksandra Meteleva

L’ussaro Iván Ayón Rivas

Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino

Nuovo allestimento

Durata 30 minuti circa

GIANNI SCHICCHI

Libretto di Giovacchino Forzano

Musica di Giacomo Puccini 

Maestro concertatore e direttore Francesco Lanzillotta

Regia e scene Denis Krief

Assistente alla regia Pia di Bitonto

Gianni Schicchi Roberto De Candia

Lauretta Julia Muzychenko

Zita Valentina Pernozzoli

Rinuccio Iván Ayón Rivas

Gherardo Yaozhou Hou

Nella Nikoletta Hertsak

Gherardino Gregoric Zaric/Walter Zecca (15; 20/12)

Betto di Signa Gonzalo Godoy Sepúlveda

Simone Adriano Gramigni

Marco Yurii Strakhov

La Ciesca Aleksandra Meteleva

Maestro Spinelloccio/Messer Amantio Di Nicolao Davide Sodini

Pinellino Huigang Liu

Guccio Michele Gianquinto

Figurante speciale Fabrizio Casagrande

Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino

Allestimento del Maggio Musicale Fiorentino

Durata 50 minuti circa

Durata complessiva 1 ora e 50 minuti circa, con intervallo

Prezzi:

Solo ascolto: 10€

Visibilità limitata: 15€

Galleria: 35€

Palchi: 45€ – Platea 4: 65€ – Platea 3: 75€  – Platea 2: 90€  – Platea 1: 110€ (repliche)

Platea 1: 130€ (prima recita)

“Puccini racconta Puccini” al Teatro del Maggio Fiorentino, per il centenario della morte del grande musicista

Venerdì 29 novembre 2024, nel giorno del centenario della morte di Giacomo Puccini, il Teatro del Maggio dedica al grande compositore una serata interamente volta alle sue musiche.

Sul podio della Sala Grande, alla guida dell’Orchestra e del Coro del Maggio, Francesco Lanzillotta.
La drammaturgia è curata da Alberto Mattioli; il baritono Alfonso Antoniozzi interpreta Giacomo Puccini.

Venerdì 29 novembre 2024, alle ore 20, il Teatro del Maggio dedica a Giacomo Puccini una serata speciale interamente volta alle sue composizioni nel giorno che segna i 100 anni dalla sua morte, avvenuta a Bruxelles il 29 novembre del 1924.

Sul podio della Sala Grande, alla guida dell’Orchestra e del Coro del Maggio, il maestro Francesco Lanzillotta, che sarà poi di ritorno in Teatro nel volgere di poche settimane per il dittico Mavra/Gianni Schicchi in cartellone – sempre in Sala Grande – dal 15 al 22 dicembre prossimo.
La drammaturgia dello spettacolo è curata dal musicologo e scrittore Alberto Mattioli; il baritono Alfonso Antoniozzi interpreta Giacomo Puccini stesso.
Il maestro del Coro del Maggio è Lorenzo Fratini.

In locandina un programma interamente dedicato alle musiche di Puccini che comprende sia alcuni estratti dalle sue più celebri opere sia alcune pagine sinfoniche di rara esecuzione: il concerto si apre con Crisantemi, un brano giovanile che, come raccontato dal compositore stesso in una lettera del febbraio 1890 al fratello minore Michele, Puccini scrisse “in una notte, per la morte di Amedeo d’Aosta”, avvenuta il 18 gennaio precedente.
Il concerto continua con il Preludio a orchestra in mi minore: fu completato nell’ agosto del 1876, a Lucca; ‘riscoperto’ a partire dagli anni settanta del XX secolo, il Preludio è rapidamente entrato nei repertori sinfonici, con la direzione di maestri prestigiosi.
Il Preludio sinfonico in la maggiore, che segue, fu composto nell’estate del 1882 come saggio al Conservatorio di Milano e – sempre al Conservatorio – fu eseguito per la prima volta il 15 luglio dello stesso anno.
Il programma continua con il Capriccio sinfonico, che venne eseguito per la prima volta dall’Orchestra del Conservatorio di Milano nel luglio 1883: non solo ebbe un grandissimo successo di pubblico e di critica, ma “rivelò” Puccini alla Milano intellettuale, colta e scapigliata. Il grande successo del Capriccio fu una delle ragioni per cui fu organizzata un’esecuzione privata delle Willis, che nel volgere di breve tempo diventerà Le Villi, opera-ballo in due atti su libretto di Ferdinando Fontana, composta nel secondo semestre del 1883 e rappresentata per la prima volta il 31 maggio 1884 al “Teatro dal Verme” di Milano e da cui è preso l’estratto che segue in locandina, ossia Tregenda. Il felice esito conseguito da Le Villi indusse l’editore Giulio Ricordi a commissionare a Puccini una seconda opera: la scelta ricadde su Edgar, su libretto del poeta scapigliato Ferdinando Fontana e liberamente ispirato al dramma in versi di Alfred de Musset “La coupe et les lèvres”: la composizione durò ben quattro anni e il nuovo lavoro vide la luce nell’aprile del 1889 alla Scala di Milano.

Proprio da Edgar è estratto il Preludio del III atto, che precede in cartellone due fra i più celebri estratti da altrettante delle opere più famose del catalogo pucciniano: prima l’Intermezzo del III atto della Manon Lescaut, ispirata al romanzo dell’abate Antoine François Prévost “Storia del cavaliere Des Grieux e di Manon Lescaut” e composta fra l’estate del 1889 e l’ottobre del 1892; poi il celeberrimo Coro a bocca chiusa, tratto dal II atto di Madama Butterfly.

L’Intermezzo di Suor Angelica, la seconda opera del Trittico pucciniano, precede il pezzo conclusivo del concerto, ossia l’Inno a Roma: fu composto da Puccini ma soltanto nella versione per canto e piano  fra mille dubbi e fatiche; addirittura il compositore stesso confessò all’amico Guido Vandini: “Sto impazzendo a fare l’Inno a Roma!”. Nonostante questo la prima esecuzione ebbe luogo allo stadio Nazionale di Roma nel giugno 1919, alla presenza di Umberto, principe di Piemonte, e delle sue sorelle Jolanda e Mafalda, dove ottenne un grandissimo successo.

Il concerto:

Per raccontare Puccini è forse meglio lasciare la parola a lui e ai suoi contemporanei, creando una drammaturgia immaginaria ma basata su fatti e parole “veri” dove, davvero, Puccini racconta Puccini. Già, ma quale Puccini? La sua vita privata e soprattutto sentimentale viene scandagliata con una passione che va dall’acribia accademica degli studiosi all’accanimento gossipparo di chi cerca sempre nuovi amori del tenero Giacomo. Indispensabile, certo, perché l’uomo e l’artista sono inscindibili. E tuttavia per questa occasione inevitabilmente celebrativa ma, si spera, non retorica, si è tentata invece la strada di un ritratto artistico che, com’è ovvio, non è e non potrà mai essere completo, perché la grandezza dell’arte pucciniana sarà sempre maggiore della nostra capacità di raccontarla (e talora, come si vedrà, anche di capirla). Ma si è almeno cercato di ricostruire la parabola creativa di un compositore, alla fine, sempre così inquieto e così insoddisfatto di sé, partendo dai primi tentativi e fermandoci alle soglie dell’incompiuta (ma incompiuta, in realtà, perché il suo rebus drammaturgico era davvero insolubile) Turandot terminale. Evitando l’agiografia, e anzi dando anche conto di dubbi, ripensamenti, critiche, giudizi ingenerosi altrui ma anche propri; e cercando di evidenziare, magari, anche qualche aspetto meno noto, come il giovanile ma accanito wagnerismo di Puccini.

(dal testo di Alberto Mattioli, pubblicato nel libretto di sala)

La locandina:

GIACOMO PUCCINI
Crisantemi
Preludio a orchestra
Preludio sinfonico
Capriccio sinfonico
Preludio a orchestra
Da Le Villi: Tregenda
Da Edgar: Preludio atto III
Da Manon Lescaut: Intermezzo atto III
Da Madama Butterfly: Coro a bocca chiusa
Da Suor Angelica: Intermezzo
Inno a Roma per coro e orchestra

Direttore
Francesco Lanzillotta

Alberto Mattioli, drammaturgia
Alfonso Antoniozzi, voce narrante come Giacomo Puccini

Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Direttore del Coro Lorenzo Fratini

Prezzi:

Solo ascolto: 10€
Visibilità limitata: 15€
Galleria: 20€
Palchi: 30€
Platea 4: 40€
Platea 3: 50€
Platea 2: 60€
Platea 1: 70€

Durata complessiva 1 ora e 30 minuti circa

LA CENERENTOLA DAL 17 NOVEMBRE AL FILARMONICO

Quattro rappresentazioni fino al 24 novembre per la favola buffa di Rossini

Il ‘dramma buffo’ va in scena nella Stagione d’opera e balletto di Fondazione Arena in uno spettacolo che coniuga fiaba ed emancipazione femminile. Cast di apprezzati belcantisti, con Kataeva, Adaini, Luongo, Lepore nella vivace regia di Manu Lalli. Orchestra e Coro areniani sono diretti da Francesco Lanzillotta 

Giovedì 14 novembre alle 18, in Sala Filarmonica, incontro gratuito di approfondimento con il docente e critico musicale Davide Annachini

E dal 13 novembre aprono i nuovi abbonamenti della Stagione Artistica 2025 per i 50 anni del Teatro Filarmonico

La Cenerentola

di Gioachino Rossini

Domenica 17 novembre ore 15.30

Mercoledì 20 novembre ore 19.00

Venerdì 22 novembre ore 20.00

Domenica 24 novembre ore 15.30

Teatro Filarmonico di Verona

La Cenerentola, opera del 1817, è la storia delle favole, della “bontà in trionfo”. Proprio come una favola, tra camini fuligginosi, livree e balli principeschi, va in scena al Teatro Filarmonico nell’allestimento del Maggio Fiorentino firmato dalla regista Manu Lalli, che racconta la storia di Rossini sottolineandone l’invito all’emancipazione giovanile e femminile. A dar vita all’indimenticabile musica fra virtuosismi, agilità, crescendo e scioglilingua, Maria Kataeva debutta con Pietro Adaini, Alessandro Luongo, Carlo Lepore, giovani voci e i complessi areniani diretti da Francesco Lanzillotta. Repliche 20, 22 e 24 novembre

A Verona, in tempi recenti, è comparsa una volta sola, sempre al Filarmonico, otto anni fa: ora La Cenerentola, capolavoro fra i maggiori di Rossini, va in scena come penultimo titolo della Stagione d’Opera e Balletto 2024 di Fondazione Arena, con un apprezzato allestimento fiorentino e un affiatato cast di belcantisti.

L’opera racconta in due atti la storia di Angelina, soprannominata Cenerentola, bistrattata dalle sorellastre Clorinda e Tisbe e dal patrigno Don Magnifico, nobile decaduto e avido. Nel loro cadente castello arriva il Principe Ramiro, giovane che sta cercando l’amore fra le ragazze del regno: lo fa in incognito, come scudiero del suo stesso cameriere, lo spiritoso Dandini, a sua volta finto principe, ai cui piedi si getta l’intera famiglia di Cenerentola. Al posto della fata, c’è Alidoro, maestro di Ramiro che, vestito da mendicante, testa la bontà della più rinnegata tra le figlie di Magnifico e, premiandola, la manda al ballo. Qui è colpo di fulmine col Principe. A mezzanotte lei, in fuga, non perde la scarpetta ma un bracciale, che Ramiro le riporterà. Una storia d’amore a lieto fine e un gioco di spassosi equivoci tra alcuni dei personaggi più buffi dell’opera italiana.

Gioachino Rossini, già famoso ma in forsennata attività, aveva diviso il pubblico romano nel febbraio 1816, con la sua versione del Barbiere di Siviglia, soggetto già musicato da Paisiello, ma presto destinata a scalzarlo nel repertorio. Da allora aveva scritto per Napoli La Gazzetta e uno dei suoi primi esperimenti nell’opera seria, con l’inedito Otello da Shakespeare. Fu solo dopo questo dramma che musicò il libretto di Jacopo Ferretti (il quarto in un anno e, pare in soli trenta giorni) per un altro teatro romano, il Valle, dove Cenerentola andò in scena e conquistò il pubblico. Per il poco tempo a disposizione, i recitativi e alcuni numeri musicali (oggi espunti) furono composti dal collega Agolini. A Verona La Cenerentola torna dal 17 novembre per quattro recite con tutti i brani rossiniani e un cast di affiatati interpreti diretti dal maestro Francesco Lanzillotta, atteso ritorno sul podio di Orchestra di Fondazione Arena e Coro preparato da Roberto Gabbiani.

Angelina, la protagonista del titolo, è il mezzosoprano Maria Kataeva, al debutto al Filarmonico, mentre il Principe Don Ramiro è il tenore Pietro Adaini, già applaudito come esordiente proprio in questo ruolo otto anni fa. I buffi mattatori Dandini e Don Magnifico hanno voce e corpo rispettivamente del baritono Alessandro Luongo e del basso Carlo Lepore, mentre le sorellastre Clorinda e Tisbe sono interpretate dal soprano Daniela Cappiello e dal contralto Valeria Girardello, già apprezzate anche nel Festival areniano, come l’Alidoro del basso Gabriele Sagona, deus ex machina della vicenda. La quale è raccontata dalla regista Manu Lalli con il tono delle fiabe e il gioco frizzante della girandola buffa, senza rinunciare ad una recitazione moderna e ad un invito ai più giovani ad appropriarsi dei propri sogni. L’opera debutta nell’allestimento del Maggio Musicale Fiorentino, nato per il Giardino di Boboli e ripreso con successo anche al nuovo Teatro, con scene di Roberta Lazzeri e costumi di Gianna Poli. 

La Cenerentola, capolavoro del belcanto, opera divertente, tenera e pirotecnica, debutta domenica 17 novembre alle 15.30 e replica mercoledì 20 novembre alle 19, venerdì 22 novembre alle 20 e domenica 24 novembre alle 15.30. Biglietti, disponibili al link https://www.arena.it/it/teatro-filarmonico, alla Biglietteria dell’Arena e, due ore prima di ogni recita, alla Biglietteria stessa del Teatro Filarmonico in via Mutilati.

A partire dal 13 novembre è inoltre possibile diventare nuovi abbonati alle stagioni Lirica e Sinfonica 2025 di Fondazione Arena: una stagione speciale per i 50 anni dalla riapertura del Teatro Filarmonico, con titoli e programmi imperdibili dal ‘700 alla contemporaneità, passando per il grande repertorio da Mozart a Puccini.

Prosegue anche il ciclo di incontri di approfondimento gratuiti, in questo caso occasione per scoprire -o riscoprire- La Cenerentola rossiniana, con il docente e giornalista musicale Davide Annachini, giovedì 14 novembre alle 18 in Sala Filarmonica (via Roma 1). L’ingresso è libero fino ad esaurimento posti.

La nuova BCC Veneta è main sponsor della Stagione Artistica 2024 del Teatro Filarmonico.

ARENA YOUNG

Prosegue la ricca programmazione di Arena Young, spettacoli, incontri e iniziative di Fondazione Arena per bambini, studenti, famiglie, personale di scuole, università, accademie. La Cenerentola debutta per loro con l’Anteprima scuole, lo spettacolo di venerdì 15 novembre alle 16 riservato a studenti e giovani.

Dopo la prima, con Andiamo a teatro, il mondo della Scuola potrà assistere alle rappresentazioni infrasettimanali al Teatro Filarmonico e partecipare al Preludio un’ora prima dello spettacolo: un momento di approccio alla trama, ai personaggi e al linguaggio del teatro in musica, a cura di Fondazione Arena, nella prestigiosa Sala Maffeiana. Per La Cenerentola è possibile partecipare al Preludio mercoledì 20 novembre alle 18 e venerdì 22 novembre alle 19.

La Cenerentola, titolo particolarmente adatto al pubblico giovane, verrà presentata anche in una speciale riduzione dell’opera per i più piccoli: all’interno de Il teatro si racconta, rassegna di spettacoli mattutini dedicati alle scuole, andrà in scena Cenerentola. Un lampo, un sogno, un gioco, spettacolo in cui l’opera di Rossini incontra le fiabe che l’hanno ispirata, con gli stessi interpreti dello spettacolo integrale e la regia di Manu Lalli. L’appuntamento è martedì 19 novembre alle 10.30

Info e prenotazioni: Ufficio Formazione scuola@arenadiverona.it – tel 045 8051933

La vita è sogno di Gian Francesco Malipiero al Teatro Malibran chiude la Stagione Lirica e Balletto 2023-24 del Teatro La Fenice

La vita è sogno di Gian Francesco Malipiero chiude la Stagione Lirica e Balletto 2023-2024 della Fondazione Teatro La Fenice di Venezia. Da tempo attesa sul palcoscenico lagunare, sarà proposta in occasione dell’ottantesimo anniversario della prima rappresentazione veneziana, in un nuovo allestimento con la regia di Valentino Villa, le scene di Massimo Checchetto, i costumi di Elena Cicorella e il light design di Fabio Barettin, e con la direzione musicale di Francesco Lanzillotta alla testa di Orchestra e Coro del Teatro La Fenice.

L’opera andrà in scena al Teatro Malibran il 31 ottobre, 3, 5, 7, 10 novembre 2024.

                Suddivisa in tre atti e quattro quadri, su un libretto che è in sostanza una libera traduzione e riduzione dello stesso Malipiero  dal dramma filosofico-teologico spagnolo (1635) di Pedro Calderón de la Barca, l’opera appartiene a una fase creativa del musicista veneziano che si distingue all’interno della sua copiosa produzione operistica: se quest’ultima è generalmente caratterizzata dal rifiuto delle convezioni drammaturgico-musicali dell’opera ottocentesca e dalla predilezione per la Commedia dell’Arte, La vita è sogno – insieme ad altre opere, nate tra il 1936 e il 1943 e tratte da grandi ‘classici’ del teatro – rappresenta una «parentesi lirica», come la definì l’autore stesso, un avvicinamento all’opera lirica tradizionale testimoniato da un limitato recupero del recitativo e da uno sviluppo coerente dell’azione. Permane, comunque l’articolazione ‘a pennelli’ giustapposti tipica della musica di Malipiero.

La composizione risale al 1941 ma la partitura debuttò in prima rappresentazione assoluta all’Opernhaus di Breslavia il 30 giugno 194,3 per approdare a Venezia l’anno dopo, nell’aprile del 1944.

                Così, il regista Valentino Villa, illustra alcuni degli elementi chiave alla base del suo allestimento: «Nella didascalia iniziale dell’opera si legge: “Senza luogo né tempo in un mondo di fantasia”. Mi sono interrogato molto su queste parole, e ho infine concluso che in realtà il sogno e la fantasia non stessero così bene insieme. Dunque ho preferito privilegiare il primo alla seconda, per cui lo spettacolo si colloca in una zona “senza luogo né tempo”, nell’astrazione di un’epoca storica che, in fondo, è un’astrazione più che una citazione e inscritta nelle logiche proprie del sogno. Quello che abbiamo immaginato con Massimo Checchetto è un apparato scenografico che dà la possibilità di fluire tra i quadri che mano a mano si giustappongono, come è caratteristico in questa opera di Malipiero. Un apparato che  però rimane in una forma meno connotata e più astratta. Dall’altro lato ho chiesto a Elena Cicorella di lavorare sui costumi richiamando un ipotetico Seicento, anche se in un contesto non del tutto definito che può andare dalla Spagna ai Fiamminghi. La macchina scenografica è perciò più astratta rispetto all’elemento del costume, e prende i luoghi che vengono nominati all’interno del libretto come delle indicazioni, delle funzioni, per cui vengono riprese delle forme che sono ovviamente legate alla torre, ma anche alla torre come pozzo, come alto e basso. Il dispositivo scenico contiene degli elementi di dinamica e di meccanica legati al flusso, al sogno dunque, e che citano, anche visivamente, uno strumento che il principe lega alla figura del padre: un sestante, lo strumento, appunto, che misura l’angolo di elevazione di un corpo celeste sopra l’orizzonte».

                «La raffinatezza con cui Malipiero tratta la massa orchestrale – spiega il direttore d’orchestra Francesco Lanzillotta – raggiunge qui vette altissime; l’attenzione al dettaglio è notevole, molte sono inoltre le indicazioni scritte su come il particolare strumento deve suonare un certo passaggio. Ciò che colpisce però è un’orchestrazione in cui l’orchestra diventa la somma di tanti ensemble cameristici. Rari sono infatti i momenti in cui tutte le sezioni suonano contemporaneamente. È evidente che Malipiero prediliga il timbro puro dello strumento o di una sezione strumentale, così come la plasticità di un’orchestra che lavora per sottrazione».

                Nel prestigioso cast di questo nuovo allestimento della Vita è sogno figurano Riccardo Zanellato interprete del re; Leonardo Cortellazzi in quello del principe, suo figlio; Francesca Gerbasi sarà Estrella, nipote del re; Levent Bakirci sarà impegnato nel doppio ruolo di Don Arias, nipote del re e di uno della folla; Simone Alberghini sarà Clotaldo; Veronica Simeoni, Diana; Enrico Di Geronimo sarà infine il servo di Diana e uno scudiero del re.

Maestro del Coro Alfonso Caiani.

                Ecco il dettaglio delle recite con orari e turni di abbonamento: giovedì 31 ottobre 2024 ore 19.00 (turno A); domenica 3 novembre ore 15.30 (turno B); martedì 5 novembre ore 19.00 (turno D); giovedì 7 novembre ore 19.00 (turno E); domenica 10 novembre ore 15.30 (turno C).

Le recite del 31 ottobre e del 5 novembre fanno parte dell’iniziativa La Fenice per la città realizzata in collaborazione con il Comune di Venezia; quelle del 3, 7 e 10 novembre fanno parte della Fenice per la città metropolitana, in collaborazione con la Città Metropolitana di Venezia.

Per informazioni www.teatrolafenice.it

AL TESTIVAL DELLA VALLE D’ITRIA : ALADINO E LA LAMPADA MAGICA DI NINO ROTA

Al Festival della Valle d’Itria la riscoperta dell’opera di Nino Rota,

che si ispira a uno dei più noti racconti da Le mille e una notte.

A Palazzo Ducale di Martina Franca dal 27 luglio

con Francesco Lanzillotta alla guida dell’Orchestra e Coro del Teatro Petruzzelli di Bari

e la regia di Rita Cosentino.

Il 27 luglio la giornata di studi “Il punto su Nino Rota” alla Fondazione Paolo Grassi

Terza opera del 50° Festival della Valle d’Itria in scena da sabato 27 luglio a Palazzo Ducale di Martina Franca (repliche il 30 luglio, 1 e 4 agosto, ore 21) con l’omaggio a Nino Rota nella nuova produzione di Aladino e la lampada magica “fiaba lirica” del 1968 del compositore che scelse la Puglia come terra d’adozione.

Eseguita regolarmente all’estero, manca dai teatri e festival musicali italiani da decenni; una vera e propria rarità dunque quella che propone il Festival della Valle d’Itria (l’opera viene proposta nella versione integrale, edizione Schott), che di Nino Rota ha già allestito nelle edizioni passate altre sue due opere, Il cappello di paglia di Firenze e Napoli milionaria, portando alla luce il repertorio meno conosciuto del compositore tra i più influenti e prolifici della storia del cinema, ma che non smise mai di comporre musica vocale, da camera e per orchestra, oltre, appunto, a opere di teatro musicale.

Francesco Lanzillotta, fra i più brillanti direttori della sua generazione, apprezzato nei maggiori teatri europei e italiani, dirige l’Orchestra e Coro del Teatro Petruzzelli di Bari. Firma la regia l’argentina Rita Cosentino artista presente nei principali palcoscenici teatrali, scene e costumi di Leila Fteita. Nei ruoli principali il tenore Marco Ciaponi (Aladino), il soprano Claudia Urru (La Principessa Badr-al-Budùr), il basso Marco Filippo Romano (Mago e Re) e il baritono Alexander Ilvakhin (Il genio dell’anello), Rocco Cavalluzzi (Il Gran Ministro). A loro si affiancano i talentuosi interpreti dell’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti” – Marco Filippo Romano, Eleonora Filipponi, Omar Cepparolli, Pepe Hannan, Davide Zaccherini, Zachary McCulloch, Anastasia Churakova, Giovanni Accardi – e il Coro di voci bianche della Fondazione Paolo Grassi (direttore Angela Lacarbonara), giovane realtà nata da un progetto che coinvolge le scuole del territorio, occasione per avvicinare i ragazzi al mondo della lirica e al Festival. La banda di palcoscenico è la Banda Musicale della Città di Martina Franca “Armonie d’Itria”.

Composta su libretto dello scrittore e amico di Rota Vinci Verginelli, l’opera si ispira a una dei racconti più noti da  Le Mille e una notte, ovvero Aladino e la lampada meravigliosa. Ne nasce un’opera “in cui la musica è chiamata quasi ad integrare il senso della fiaba” come ebbe a scrivere lo stesso Rota nelle sue note in occasione della prima assoluta al Teatro San Carlo di Napoli nel 1968. Una scrittura musicale di ricca inventiva melodica, che segue alla perfezione i tempi teatrali, legata alle forme classiche e alla tradizione operistica italiana.

Quella di Aladino è una favola a più livelli di lettura, adatta sia per i piccoli che per i grandi. Fiaba di contenuto esoterico “Aladino è un classico esempio di superamento e coraggio e risponde a ciò che viene definito ‘il cammino dell’eroe’. Da questo punto di vista, una delle ragioni dell’interesse duraturo della storia di Aladino è il suo significato profondo: una lezione di coraggio e di volontà di superare le difficoltà della vita” racconta la regista italoargentina Rita Cosentino. Il racconto di Aladino proviene dall’antica tradizione orale, tramandato nei secoli e raccolto poi nei libri. “I racconti – prosegue la Cosentino – ci aiutano a conoscere chi siamo, a sapere da dove veniamo, visto che in essi sopravvivono le tradizioni. Le parole di questi racconti sono la scintilla fondazionale che attiva la nostra immaginazione ogni volta che cominciamo a leggere un libro. Ed è così come comincia quest’opera, con una scintilla magica sulle pagine di un libro, svegliato dalla curiosità di un bambino”. All’idea registica risponde la scenografia di Leila Fteita che cura anche i costumi: una grande biblioteca bianca, tutta di scultura che all’interno svela i mondi del viaggio di Aladino.

“Con Aladino e la lampada magica Rota opta per una partitura ampia” racconta il direttore d’orchestra e compositore Francesco Lanzillotta che ha più volte diretto il Nino Rota meno conosciuto e che pochi anni fa ha vinto a Bari il Premio di composizione Nino Rota. “È un’opera – prosegue – in cui l’elemento corale, così come quello orchestrale, è molto importante. I personaggi sono caratterizzati in maniera forte sia dal punto di vista vocale sia da quello teatrale”. E prosegue: “La partitura di Aladino è un vero e proprio manuale di orchestrazione ed è la dimostrazione che l’opera lirica in Italia non ha avuto fine con Turandot”.

LA TRAMA

Lo sfaccendato Aladino, orfano di padre, viene avvicinato da un mago maghrebino che si spaccia per suo zio e lo conduce nella Caverna delle Meraviglie con l’intento di farsi consegnare la lampada magica. Il piano fallisce e il ragazzo, rimasto intrappolato, si salva grazie al Genio dell’anello che aveva ricevuto dal mago, scoprendo poi insieme con la madre anche i poteri del Genio della lampada. Madre e figlio sono così liberati dalla miseria che li opprimeva e Aladino, abbagliata la corte con le straordinarie ricchezze di cui ora dispone, può ottenere la mano della bellissima principessa Badr-al-Budùr. Il mago, però, non si dà per vinto e, camuffatosi da venditore ambulante, si impadronisce della lampada con l’inganno per trasportare con sé in Maghreb il palazzo di Aladino e la sua sposa. Il lieto fine sarà garantito ancora una volta dal Genio dell’anello e dall’astuzia di Badr-al-Budùr. Un coro di voci bianche incornicia la vicenda raccontando che “C’era una volta una grotta” che custodiva una lampada più preziosa di ogni altra cosa al mondo e che “saggio è il mortale che alla grotta scenderà”.

IL CONVEGNO

In occasione della prima di Aladino, sabato 27 luglio (dalle ore 11) presso la Fondazione Paolo Grassi si terrà la giornata di studi “Il punto su Nino Rota” coordinata dal professore e giornalista Dinko Fabris che vedrà la partecipazione di musicisti e docenti di conservatorio di università. Una riflessione critica che prosegue nell’attenzione che il Festival e la Fondazione hanno dedicato a Rota, con un primo momento di riflessione sulla sua opera che ebbe luogo nel 1981 a Martina Franca, in occasione dell’allestimento del Cappello di paglia di Firenze (precedentemente nel 1977 a Martina Franca aveva diretto la prima esecuzione della sua Rabelaisiana) cui nel 2010 seguì la ripresa di Napoli milionaria. Un’attenzione verso il Nino Rota non solo autore di musica per film, che è andata a intensificarsi negli ultimi anni grazie a pubblicazioni scientifiche, studi biografici e riscoperta della sua musica da concerto e teatrale. La giornata celebra anche il trentennale dell’ADUIM- Associazione Docenti Universitari Italiani di Musica e presenta il recente volume Prove d’orchestra. Il punto su Nino Rota (Barletta, Cafagna editore, 2024). L’incontro è realizzato in collaborazione con l’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, l’Università degli Studi della Basilicata e l’Università del Salento.

27 · 30 LUGLIO / 1 · 4 AGOSTO · ore 21

MARTINA FRANCA PALAZZO DUCALE

ALADINO E LA LAMPADA MAGICA

di Nino Rota

Fiaba lirica in tre atti e undici quadri

su libretto di Vinci Verginelli da Le mille e una notte

Prima rappresentazione: Napoli, Teatro San Carlo, 14 gennaio 1968

Versione originale, Edizione Schott

Direttore Francesco Lanzillotta

Regia Rita Cosentino

Scene e costumi Leila Fteita

Aladino Marco Ciaponi tenore

Il Mago Maghrebino/ Il Re Marco Filippo Romano basso

La Principessa Badr-al-Budùr Claudia Urru soprano

La madre di Aladino Eleonora Filipponi mezzosoprano

Il Gran Ministro Rocco Cavalluzzi basso

L’orafo Omar Cepparolli basso

Il primo compagno di Aladino Pepe Hannan tenore

Il secondo compagno di Aladino Davide Zaccherini tenore

Il terzo compagno di Aladino Zachary McCulloch tenore

Un’ancella di Badr-al-Budùr Anastasia Churakova soprano

Il Genio della lampada Giovanni Accardi basso

Il Genio dell’anello Alexander Ilvakhin baritono

I mercanti, I banditori del Re, I compagni di Aladino, Le ancelle di Badr-al Budùr,

La corte del Re, Il popolo, I monelli Coro di bambini

Francesco Maria Basile, Vitantonio Blasi, Carlo Buonfrate figuranti

Orchestra e Coro del Teatro Petruzzelli di Bari

Marco Medved maestro del coro

Coro di voci bianche della Fondazione Paolo Grassi

Angela Lacarbonara maestro del coro

Banda Musicale della Città di Martina Franca “Armonie d’Itria” banda di palcoscenico

Direttore di palcoscenico Grazia Nigri

Assistente alla regia Ivana Zaurino

Maestro di sala Liubov Gromoglasova

Maestro collaboratore Eugenio Aiello

Maestri collaboratori di palcoscenico Rosangela Palmisano, Angela Pascale

Maestro collaboratore alle luci Francesco Siri

Maestro collaboratore ai sovratitoli Chiara Raguso

Nuova produzione del Festival della Valle d’Itria

Inoltre oggi e domani sono in programma:

Martedì 23 luglio agli Orti del Duca di Martina Franca la proiezione del documentario di Leo Muscato L’utopia della valle

omaggio ai cinquant’anni del Festival della Valle d’Itria.

Ingresso libero

Mercoledì 24 luglio le Nina’s Drag Queens portano in scena

al Teatro Verdi lo spettacolo Il giardino delle ciliegie

in una nuova, originale versione da Cechov

Si terrà martedì 23 luglio (ore 21) agli Orti del Duca di Martina Franca la proiezione del documentario L’utopia della valle del regista martinese Leo Muscato, scritto con Massimo Bernardini e Laura Perini, dedicato ai cinquant’anni del Festival della Valle d’Itria e prodotto dalla Fondazione Paolo Grassi con il contributo di Ministero della Cultura, Regione Puglia e Comune di Martina Franca. Un’occasione preziosa, e a ingresso libero, per ripercorrere mezzo secolo di storia di arte in musica, di impegno e passione.

Con la consulenza musicale di Carla Moreni e la fotografia di Samir Iacovone, il documentario, della durata di 88 minuti, ripercorre la storia del festival pugliese come vissuta e narrata da artisti, maestranze, pubblico e critici che hanno visto crescere l’idea di un festival unico nel suo genere, nato grazie alla tenacia e alla passione di figure illuminate – Paolo Grassi, Alessandro Caroli e, su tutti, Franco Punzi, anima instancabile del festival per quasi mezzo secolo, di cui il documentario regala una preziosa e commovente testimonianza.

“C’è una rispondenza segreta tra le cose degli uomini e i luoghi dove vengono pensate, create, agite. Ci sono imprese umane che non avrebbero potuto nascere altrimenti che là dove sono nate – racconta Muscato, apprezzato drammaturgo e regista di opera e prosa –.  Sono vicende di sentimento e artigianato, d’intelletto e creatività nate dal brulicare operoso di chi lavora senza sosta per salvare frammenti di memoria dalla massa di detriti che il passo pesante della Storia produce di continuo. Alcune di queste avventure finiscono bene, ed è il caso di raccontarle e celebrarle, per onorare il ricordo di chi le ha costruite mattone su mattone”.

In un anno Muscato ha realizzato 26 interviste e 70 ore di riprese video, per riportare lo sguardo diverso dei tanti protagonisti di questa storia: la squadra del presidente Franco Punzi; i direttori artistici Alberto Triola e Sebastian F. Schwarz; i direttori d’orchestra Fabio Luisi e Michele Spotti; il regista Pier Luigi Pizzi; i cantanti Patrizia Ciofi, Marco Filippo Romano; gli operatori culturali Carlo Fontana e Giovanni Soresi, il critico e musicologo Angelo Foletto; lo storico pugliese Giuseppe Vacca. Alcuni martinesi che si sono avvicinati al festival da bambini: gli scrittori Donato Carrisi e Mario Desiati. E altri che hanno mosso i primi passi delle loro carriere sul suo palcoscenico, tra i quali la danzatrice Rossella Brescia, il conduttore televisivo Beppe Convertini, i musicisti Emanuele Urso, Manuel Amati e Andrea Monarda.

LE NINA’S DRAG QUEENS

Mercoledì 24 luglio (ore 21) al Teatro Verdi, il Festival della Valle d’Itria si apre alla prosa, irriverente e ironica, delle Drag Queen, figure eclettiche, personaggi multiformi, vere e proprie maschere post-moderne. La compagnia milanese Nina’s Drag Queens arriva a Martina Franca con lo spettacolo Il giardino delle ciliegie. Étude pour un vaudeville en travesti plein de paillettes.

Il regista Francesco Micheli mette in scena il capolavoro di Cechov, opera teatrale di grande coralità, un affresco femminile vario e affascinante, in una nuova, originale versione, che si avvale delle scene di Clara Storti e Selena Zanrosso, dei costumi di Giada Masi e delle luci di Giulia Pastore.

Il giardino dei ciliegi di Anton Cechov è una piccola saga familiare, stagliata sullo sfondo di un’epoca di grande cambiamento. Aspettando un unico avvenimento, la vendita del giardino, i personaggi si dibattono in situazioni apparentemente futili: amori inseguiti e non corrisposti, feste senza invitati, passeggiate tra i viali. Nell’adattamento di Micheli e con la traduzione di Fausto Malcovati, sei donne attendono la fine del mondo che hanno conosciuto. Intorno a loro, si avvicina una schiera di uomini, un coro di voci incalzante che segna l’inevitabile conto alla rovescia. “Ci siamo chiesti a cosa corrispondano, oggi, quelle ansie, quelle manie, quei caratteri. È la cronaca di un’epoca di passaggio: come quella che viviamo in questi anni”, spiegano le Ninas’ Drag Queen.

Per Francesco Micheli, “le drag queen sono creature anfibie, icone tra mondi opposti, angeli sgangherati, animali divini, incarnazione contemporanea del mito di Dafne: donne albero che sanguinano e piangono se fai loro del male. Un bosco di fanciulle albero, belle ma legnose, uomini in panni femminili che evocano il bel mondo al tramonto che un tempo affollava quei luoghi”.

Mercoledì 24 luglio (ore 21) al Teatro Verdi di Martina Franca, il Festival della Valle d’Itria si apre alla prosa, irriverente e ironica, delle Drag Queen, figure eclettiche, personaggi multiformi, vere e proprie maschere post-moderne.

La compagnia milanese Nina’s Drag Queens presenta il suo primo spettacolo Il giardino delle ciliegie. Étude pour un vaudeville en travesti plein de paillettes, per la regia di Francesco Micheli. In scena il capolavoro di Cechov, opera teatrale di grande coralità, un affresco femminile vario e affascinante, in una nuova, originale versione, che si avvale delle scene di Clara Storti e Selena Zanrosso, dei costumi di Giada Masi e delle luci di Giulia Pastore.

Il giardino dei ciliegi di Anton Cechov è una piccola saga familiare, stagliata sullo sfondo di un’epoca di grande cambiamento. Aspettando un unico avvenimento, la vendita del giardino, i personaggi si dibattono in situazioni apparentemente futili: amori inseguiti e non corrisposti, feste senza invitati, passeggiate tra i viali. Nell’adattamento di Micheli e con la traduzione di Fausto Malcovati, sei donne attendono la fine del mondo che hanno conosciuto. Intorno a loro, si avvicina una schiera di uomini, un coro di voci incalzante che segna l’inevitabile conto alla rovescia. “Ci siamo chiesti a cosa corrispondano, oggi, quelle ansie, quelle manie, quei caratteri. È la cronaca di un’epoca di passaggio: come quella che viviamo in questi anni”, spiegano le Ninas’ Drag Queen.

Per Francesco Micheli, “le drag queen sono creature anfibie, icone tra mondi opposti, angeli sgangherati, animali divini, incarnazione contemporanea del mito di Dafne: donne albero che sanguinano e piangono se fai loro del male. Un bosco di fanciulle albero, belle ma legnose, uomini in panni femminili che evocano il bel mondo al tramonto che un tempo affollava quei luoghi”.

Programma su www.festivaldellavalleditria.it

Biglietti: da 25 a 10 euro.

Info: tel. +39 080 4805100, info@festivaldellavalleditria.it

Il Maggio Musicale Fiorentino illustra la programmazione da settembre a dicembre del 2024.

Daniele Gatti dirigerà Madama Butterfly in un nuovo allestimento con la regia di Lorenzo Mariani per completare il tributo del Maggio nel centenario dalla morte di Giacomo Puccini e tre concerti sinfonici

Molto confortante l’apprezzamento del pubblico per la programmazione del Festival

Gli abbonamenti potranno essere rinnovati a partire dall’11 giugno e fino al 25 giugno compreso

I nuovi abbonamenti potranno essere sottoscritti a partire dal 28 giugno

I biglietti singoli saranno messi in vendita a partire dall’11 giugno per le date fuori abbonamento e a partire dal 9 luglio per le date in abbonamento

Il Maggio Musicale Fiorentino rende nota la programmazione da settembre a dicembre che completa il cartellone del 2024 e che nasce con un semplice quanto sentito ringraziamento al pubblico che ha affollato e riempito le sale del Maggio con ritrovato entusiasmo e interesse. Con il risanamento e dunque il rientro alla gestione ordinaria del Maggio, il sovrintendente Carlo Fuortes, quindi anche confortato dall’onda del successo di pubblico, si è impegnato per arricchire l’offerta musicale del Maggio a partire dalla programmazione “Estate al Maggio!” in Cavea, e dell’ultima a parte della stagione a partire da settembre e fino a dicembre.

Cinque opere liriche e vale a dire la ripresa di Cenerentola di Gioachino Rossini (direttore Gianluca Capuano, regia di Manu Lalli) poi Madama Butterfly di Giacomo Puccini (Daniele Gatti direttore, regia di Lorenzo Mariani) e La traviata di Giuseppe Verdi (Roberto Abbado direttore, regia di Stefania Grazioli), in due nuovi allestimenti e un dittico che associa Mavra (altrettanto nuovo) di Igor Stravinskij alla ripresa Gianni Schicchi di Giacomo Puccini (direttore Francesco Lanzillotta , regia di Denis Krief); diciassette concerti tra appuntamenti sinfonico corali, sinfonici e di canto.

Sul podio per questi Zubin Mehta e Daniele Gatti e con loro Dmitry Matvienko, Riccardo Frizza, Alessandro Bonato, Luciano Acocella, Matteo Parmeggiani, Glass Marcano, Federico Maria Sardelli, Francesco Lanzillotta, Michele Spotti, Ivor Bolton, e recital di canto con Jessica Pratt, Teresa Iervolino e Nicola Alaimo, un concerto speciale dedicato a Puccini “Puccini racconta Puccini” nel giorno del centenario dalla morte, un’opera per bambini, La fiaba di Tristano con la regia di Manu Lalli e la direzione di Giuseppe La Malfa e un Festival dedicato ai Cori di voci bianche di sette Fondazioni lirico sinfoniche italiane, compresa quella dell’Accademia del Maggio, compongono la programmazione che porta il Maggio a chiudere l’anno in corso con questi ultimi mesi del Festival segnati come si è detto da un grandissimo successo di pubblico e che si è riverberato molto favorevolmente e positivamente sulle stime inizialmente previste per la biglietteria.

Successo tale che ha fatto registrare infatti il “tutto esaurito” in tutte le recite delle opere Turandot e Tosca e nel concerto inaugurale del Festival diretto da Daniele Gatti, nel concerto dei Wiener Philharmoniker diretti da Riccardo Muti, poi per quello diretto da Myung-Whun Chung e in quello finale del 13 giugno diretto da Zubin Mehta. Tutto esaurito anche per i quattro concerti del “Progetto giovani musicisti” con i complessi da camera del Conservatorio Cherubini e della Scuola di Musica di Fiesole e il concerto Gamo del 5 giugno e grande favore di botteghino per le altre occasioni di spettacolo nei tre mesi di programmazione che stanno per concludersi.

La biglietteria

Gli abbonamenti divisi in tre turni A, B e Pomeridiano potranno essere rinnovati a partire dall’11 giugno e fino al 25 giugno compreso

Sono previsti un abbonamento (A, B, Pomeridiano) che riunisce le opere e i concerti sinfonici per un totale di 14 spettacoli con prezzi a partire dai 370 euro in galleria fino ai 975 euro nel primo settore di platea per il turno A e di 910 euro nel primo settore di platea per i turni B e Pomeridiano.

Un abbonamento (A, B, Pomeridiano) solo alle opere che parte dai 120 euro della galleria fino ai 440 euro nel primo settore di platea per il turno A e di 370 euro nel primo settore di platea per i turni B e Pomeridiano.

È previsto anche un abbonamento solo al ciclo concertistico (10 concerti) che parte dai 275 euro di galleria della Sala Grande e settore C della sala Mehta fino ai 595 euro di platea 1 in Sala Grande e del settore A della sala Mehta.

I nuovi abbonamenti potranno essere sottoscritti a partire dal 28 giugno.

I biglietti singoli saranno messi in vendita a partire dall’11 giugno per le date fuori abbonamento e a partire dal 9 luglio per le date in abbonamento.

La programmazione estiva “Estate al Maggio!”

L’estate prevede il ciclo “Estate al Maggio!” inserito nella programmazione dell’Estate Fiorentina 2024 del Comune di Firenze con la messa in scena di Il barbiere di Siviglia il 18, 20, 22 e 24 luglio alle ore 21, in Cavea. Il teatro all’aperto sul tetto del Maggio per l’occasione godrà di un palcoscenico costruito allo scopo e di una buca d’orchestra. L’opera è diretta dal giovane Riccardo Bisatti con l’ormai “tradizionale” regia di Damiano Michieletto, qui ripresa da Andrea Bernard. A quasi vent’anni esatti dalla sua prima messa in scena, avvenuta nel luglio del 2005 al Teatro Romano di Fiesole e dunque nata e pensata in origine per uno spazio aperto, proprio come la Cavea del Maggio, giunge alla sua decima messa in scena nelle stagioni del Teatro. Nonostante l’età, mantiene intatta tutta la sua freschezza, originalità e modernità che ne hanno fatto nel corso del tempo un allestimento “sempre verde” e apprezzatissimo del Maggio.

Sempre in Cavea, sotto le stelle, il concerto sinfonico corale “Sogno di una notte di mezza estate”, musiche di scena Op. 61. di Felix Mendelssohn Bartholdy, il 23 luglio alle 21, sarà diretto da un altro giovane direttore Hankyeol Yoon, già pluripremiato in numerosi concorsi tra cui recentemente il prestigioso primo premio “Herbert von Karajan Young Conductors Award”. Grazie a questa importante vittoria il Maggio Fiorentino gli ha offerto il debutto italiano con il doppio concerto lo scorso febbraio – accolto con calore sia dal pubblico che dalla critica – e lo ha riconfermato per questa estate, anticipando il suo debutto al Festival di Salisburgo nel prossimo mese di agosto.

Questi due appuntamenti fiorentini seguono le due importanti tournée internazionali, la prima in Cina a Tianjin il 19 e 20 giugno e Beijing il 21, 22 e 23 giugno, e la seconda in Slovenia al Ljubljana Festival dall’ 8 al 10 luglio. In entrambi i tour sul podio nelle diverse occasioni salirà il maestro Zubin Mehta. Squisitamente concertistico il programma in Cina: a Tianjin verrà eseguito il 19 giugno il concerto n.2 per pianoforte e Orchestra di Fryderyk Chopin (solista Vanessa Benelli Mosell) e la Sinfonia n. 7 in Re minore, Op. 70, B. 141 di Antonín Dvořák; il 20 verrà eseguito un programma tutto dedicato a Ludwig van Beethoven con il concerto per violino e orchestra in re maggiore, op. 61 con Amira Abouzara solista al violino, e la Sinfonia n. 7 in la maggiore Op. 92. A Beijing verranno proposti i primi due programmi il 21 e il 22, mentre l’ultima sera del 23 giugno assieme al concerto n.2 per pianoforte e orchestra di Chopin verrà eseguita la beethoveniana sinfonia n.7. A Ljubljana l’8 e il 10 luglio il maestro dirigerà Il trovatore di Giuseppe Verdi, nell’allestimento scenico firmato da Cesare Lievi – ripreso da Stefania Grazioli– che ha debuttato nella Sala Mehta del Teatro del Maggio nell’autunno del 2022 mentre il 9 luglio il maestro Mehta dirigerà un concerto sinfonico con le composizioni di Ludwig van Beethoven.

Le opere da settembre a dicembre 2024

Si alza il sipario della sala Grande del Teatro del Maggio il 20 settembre, con repliche il 22, il 24 e 27 settembre con La cenerentola, di Gioachino Rossini, nell’allestimento del maggio con la regia di Manu Lalli e la direzione di Gianluca Capuano che torna al Maggio dopo il grande successo di Alcina. Le scene sono di Roberta Lazzeri, i costumi di Gianna Poli le luci di Vincenzo Apicella. Lo spettacolo andato in scena all’aperto nel Cortile dell’Ammannati a Palazzo Pitti nel 2017 e stato anche allestito sul palcoscenico della sala grande del Maggio nel 2018. Tra gli interpreti principali Teresa Iervolino, già presente nell’ultima edizione nella parte di Angelina e Marco Filippo Romano in quella di Don Magnifico. Clorinda e Tisbe saranno Maria Laura Iacobellis e Aleksandra Meteleva.

Secondo titolo operistico è Madama Butterfly, di Giacomo Puccini in scena dal 24 ottobre e con repliche 27 e 31 e 2 novembre.

Un nuovo allestimento con la firma di Lorenzo Mariani, le scene di Alessandro Camera e i costumi di Silvia Aymonino e la direzione di Daniele Gatti. Il maestro ha diretto il capolavoro pucciniano solo in tre occasioni nel passato: a Chicago nel 1991 e poi al Met di New York nel 1994 e a Bologna nel 2003. Protagonista dell’opera nella parte di Cio-Cio-San è Carolina Lòpez Moreno, soprano il cui nome ritornerà ancora nelle locandine del Maggio a cominciare da La traviata in scena da novembre, opera nella quale interpreterà – debuttandola – la parte di Violetta. In locandina come Pinkerton torna Piero Pretti il quale ha colto un grande successo nelle recite di Tosca come Cavaradossi ora in cartellone (una recita sarà sostenuta dal tenore Vincenzo Costanzo, anche lui attualmente impegnato in Tosca); Sharpless sarà il baritono Nicola Alaimo che il giorno dopo l’ultima recita di Butterfly del 2 novembre, il 3 tornerà sul palcoscenico per il terzo concerto di canto della stagione autunnale.

Il 19 novembre con repliche il 21, 24, 26, 30 e 1 dicembre va in scena un nuovo allestimento di La traviata di Giuseppe Verdi, con la direzione di Roberto Abbado e la regia di Stefania Grazioli. Le luci sono di Valerio Tiberi. Si alternano nella parte di Violetta Carolina Lòpez Moreno e Julia Muzychenko (entrambe al debutto); Alfredo sarà Giovanni Sala che si alternerà con Matheus Pompeu.

A chiudere la programmazione operistica il 15 dicembre con repliche il 18, 20 e 22 è in cartellone un “buffo” dittico con il nuovo allestimento di Mavra di Igor Stravinskij e la ripresa di Gianni Schicchi di Giacomo Puccini. La regia e le scene di entrambe sono di Denis Krief, che aveva già firmato lo Schicchi nel 2019 e che per questa occasione ambienterà anche la novità nel medesimo impianto scenico. Sul podio sale Francesco Lanzillotta. Nel cast nelle due opere Ivàn Ayòn Rivas (L’ussaro e Mavra ) in Mavra e Rinuccio nello Schicchi. In Mavra cantano Julia Muzychenco (appena ascoltata anche come Violetta), Kseniia Nikolaieva, Aleksandra Meteleva. In Gianni Schicchi, Roberto De Candia è Gianni Schicchi, Lauretta è Julia Muzychenco, Zita è Kseniia Nikolaieva, Nella è Nikoletta Hertsak; Simone è Adriano Gramigni, La Ciesca è Aleksandra Meteleva.

In tutte le opere in buca l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino; in scena il Coro del Maggio Musicale Fiorentino. Direttore del Coro è il maestro Lorenzo Fratini.

Il programma di concerti sinfonico corali, sinfonici e di canto

A dare avvio alla programmazione concertistica il 7 settembre, è in calendario il concerto sinfonico diretto da Dmitry Matvienko (al debutto fiorentino) che eseguirà la suite Romeo e Giulietta di Prokofiev e, di Sergej Rachmaninov, il concerto n.3 in re minore op. 30 per pianoforte e orchestra con il pianista Giovanni Bertolazzi. Questo come i successivi del 19 e del 26 settembre sono dedicati al repertorio russo, proposto per tutti e tre con varie angolazioni sia dal punto di vista dei compositori come Rachmaninov, appunto, poi Cajkovskij e Musorgskij sia dei loro più popolari lavori. Il 19 il concerto è affidato alla bacchetta di Alessandro Bonato e il 26 sul podio salirà Luciano Acocella. A fianco di Bertolazzi, come lui altri due affermati pianisti italiani Francesco Libetta che eseguirà il celebre concerto n.2 in do minore op.18 di Rachmaninov (il 19) e Giuseppe Albanese che affronterà l’altrettanto famosissimo concerto n.1 in si bemolle minore op. 23 di Cajkovskij.

In settembre anche due importanti concerti con protagoniste due stelle del canto molto amate dal pubblico. Il primo dei due è in calendario il 12 e vede il soprano Jessica Pratt, con la quale il Maggio costruirà un progetto artistico pluriennale, con il direttore Riccardo Frizza eseguire con l’Orchestra e il Coro del Maggio, alcune grandi “scene di pazzia”, incorniciate dalle sinfonie, da opere quali La sonnambula e I puritani di Bellini, Emilia di Liverpool, Lucia di Lammermoor, La Favorite e Linda di Chamounix di Donizetti. I brani eseguiti sono tutti contenuti nel CD “Delirio” che dà il nome al concerto e che offre un panorama di quelle eroine che hanno consacrato il soprano australiano come grandissima protagonista del bel canto. Il maestro del Coro è Lorenzo Fratini.

Il 29 settembre sarà il mezzosoprano Teresa Iervolino, immediatamente dopo il suo impegno nelle recite di La cenerentola nella parte di Angelina, a essere protagonista del secondo concerto di canto con l’Orchestra del Maggio diretta da Matteo Parmeggiani. Iervolino eseguirà arie da Semiramide di Rossini, da Ernani di Verdi e la cantata per voce e orchestra Giovanna d’Arco di Rossini (nell’orchestrazione di Luca Giovanni Logi); in programma anche le sinfonie da Elisabetta, regina d’Inghilterra di Gioachino Rossini e da Luisa Miller di Giuseppe Verdi.

Il mese di settembre si completa il 28 e 29 (e con l’ultimo concerto il 5 ottobre) con il Festival dei Cori di Voci Bianche di sette Fondazioni Lirico sinfoniche italiane: quella del Maggio con il coro dell’Accademia, e poi del Teatro di San Carlo di Napoli, del Teatro Regio di Torino, del Teatro alla Scala di Milano, del Teatro Comunale di Bologna, del Teatro Carlo Felice di Genova e del Teatro dell’Opera di Roma. La maestra del Coro di Voci Bianche dell’Accademia del Maggio è Sara Matteucci.

Il maestro Zubin Mehta, il direttore emerito a vita del Maggio darà avvio alla programmazione sinfonica d’ottobre, il 6 alle ore 17 con l’esecuzione della sinfonia n.8 in do minore di Anton Bruckner mentre il maestro Daniele Gatti il direttore principale, il 10, 17 e il 26 ottobre chiude un ideale “Progetto Brahms”, che ha attraversato il 2024 ed è iniziato nei concerti di febbraio (Hankyeol Yoon e Min Chung), con Ein Deutsches Requiem, il 10 ottobre e poi con l’integrale delle sinfonie: il 17 ottobre la n.3 e la n.1 e poi il 26 ottobre la sinfonia n.2 e la sinfonia n.4.

Il baritono Nicola Alaimo il giorno dopo l’ultima recita di Butterfly del 2 novembre, il 3 tornerà sul palcoscenico per il terzo concerto di canto della stagione autunnale. Sul podio come per il concerto con Teresa Iervolino, troviamo di nuovo Matteo Parmeggiani. In programma rare composizioni tutte di Gaetano Donizetti dalle opere Alahor in Granata, Parisina, Maria di Rohan, Torquato Tasso tutte incluse nel CD edito dal Maggio “Donizetti grand seigneur”.

Il mese di novembre dopo le prime occasioni offerte dall’ultima recita di Butterfly e dal concerto di canto di Alaimo, viene ufficialmente battezzato l’8 – venerdì – alle ore 20 e il 9 – sabato – alle ore 18 dalla talentuosa figura artistica di Glass Marcano vincitrice nel 2020 del premio dell’Orchestra della prima edizione del concorso internazionale “La MaestrA” di Parigi, concorso che si tiene ogni due anni. Venezuelana con una formazione nell’ambito di “El Sistema di Josè Antonio Abreu” la direttrice eseguirà pagine di Leonard Bernstein: West side story e Candide e sarà affiancata dal soprano Génesis Moreno anche lei venezuelana e come Marcano si è formata nel sistema Abreu ed è la recente vincitrice del IX Premio Kraus nel settembre 2023. La seconda parte del concerto prevede l’esecuzione della Sinfonia n.9 in mi minore op. 95 Dal nuovo mondo di Antonìn Dvorak.

Il 15 novembre alle ore 20 in Sala Mehta, Federico Maria Sardelli grande interprete del repertorio barocco sale sul podio per un concerto che vedrà la partecipazione del sopranista Bruno de Sà, vera star mondiale del canto barocco dalle qualità vocali straordinarie che per la prima volta canta a Firenze. Pagine di Filz, Mozart, Cherubini e Carl Philipp Emanuel Bach.

Il 29 novembre alle ore 20, giorno esatto in cui ricorre il centenario della morte di Giacomo Puccini, è in programma uno spettacolo ”Puccini racconta Puccini” nel quale, con la drammaturgia di Alberto Mattioli che attinge direttamente dall’epistolario pucciniano per i testi che saranno interpretati da Alfonso Antoniozzi nella parte di Puccini, si racconta la vita del grande compositore; verranno eseguite dall’Orchestra del Maggio con la direzione di Francesco Lanzillotta, alcune delle pagine meno note e più raramente eseguite del repertorio pucciniano come per esempio i pezzi sinfonici. Orchestra e Coro del Maggio, direttore del Coro, Lorenzo Fratini.

Il mese di dicembre si apre con l’ultima recita di La traviata e il 5 è ospite del Maggio l’Orchestra Giovanile Italiana diretta da Thomas Dausgaard; sui leggii la sinfonia n.5 in si bemolle maggiore di Anton Bruckner. Venerdì 13 dicembre alle ore 20 e sabato 14 alle ore 18 Michele Spotti al suo debutto fiorentino dirige l’Orchestra e il Coro del Maggio in Die erste Walpurgisnacht (La prima notte di Valpurga) cantata di Felix Mendelssohn-Bartholdy e la Sinfonia n.5 in mi minore op.64 di Cajkovskij. Maestro del Coro, Lorenzo Fratini.

Il 21 dicembre torna Ivor Bolton, direttore che è stato molto vicino nel passato al Maggio Fiorentino e che propone un concerto con la sinfonia n.38 in re maggiore K 504, Praga, di Mozart e di Stravinskij, Pulcinella, suite dal concerto e la “Sinfonia di salmi”, per coro – diretto da Lorenzo Fratini – e Orchestra. Il 22 dicembre è in programma il concerto di Natale con il Coro di Voci Bianche dell’Accademia del Maggio Musicale Fiorentino. La maestra del coro di voci bianche è Sara Matteucci.

La programmazione del periodo autunnale si arricchisce con lo spettacolo per le famiglie La fiaba di Tristano in collaborazione con Venti Lucenti per il progetto “All’Opera”. La regia, la scrittura scenica e i costumi sono di Manu Lalli, direttore Giuseppe La Malfa, in buca l’Orchestra del Maggio. Protagonisti gli attori e gli animatori di Venti Lucenti, i centodieci bambini e ragazzi del Progetto “All’Opera”. È un nuovo allestimento del Maggio Fiorentino in coproduzione con Venti Lucenti e in collaborazione con l’Accademia del Maggio Musicale Fiorentino. È un progetto di Fondazione CR Firenze a cura di Venti Lucenti. In collaborazione con l’Assessorato all’Educazione, Welfare e Immigrazione del Comune di Firenze.

Il Teatro del Maggio ringrazia i soci fondatori e i soci privati.

La Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino ringrazia per il sostegno i Soci: Soci di diritto Fondatori Pubblici: Repubblica Italiana nel Ministero della Cultura, Comune di Firenze e Regione Toscana.

La Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino ringrazia altrettanto i Soci Fondatori privati:

Fondazione CR Firenze, Intesa Sanpaolo; Baker Hughes, Allianz, Gucci, Publiacqua, Toscana Aeroporti, Unicoop Firenze, Salvatore Ferragamo, Toscana Energia, Università di Firenze, Pitti Immagine; gli Sponsor: Enel, Caffè Borbone, Officina Profumo-Farmaceutica di Santa Maria Novella, Zignago Vetro, Cassetti Gioielli; gli Sponsor Tecnici: Tecnoconference, Torrigiani.

La Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino ringrazia inoltre tutti gli aderenti all’Albo degli Associati: le Aziende mecenati, i Soci Corporate plus, i Sostenitori, i Benemeriti, i Soci effettivi, i Soci effettivi junior, i Soci, e l’Associazione Amici del Maggio Musicale Fiorentino.

IL BELCANTO INCONTRA L’INCONSCIO : LA SONNAMBULA CON LISETTE OROPESA FIRMATA DA “LE LAB”

Il dramma di Bellini segna il debutto in Italia del duo francese

Jean-Philippe Clarac e Olivier Deloeuil

Dal 9 al 17 aprile all’Opera di Roma

Segna il ritorno all’Opera di Roma del soprano americano Lisette Oropesa, dopo i successi del film-opera La traviata diretto da Mario Martone e della tournée in Giappone sempre con il capolavoro verdiano, la nuova produzione de La sonnambula di Vincenzo Bellini in scena dal 9 al 17 aprile. Per la prima volta, Oropesa affronta il ruolo di Amina e si confronta con la celebre scena del sonnambulismo, un’autentica sfida per la vocalità del soprano lirico leggero. Accanto a lei altre star del belcanto come John Osborn, che interpreta Elvino, Roberto Tagliavini, nella parte del Conte Rodolfo, e Monica Bacelli, in quella di Teresa. Sul podio sale invece Francesco Lanzillotta, che torna al Costanzi dopo L’elisir d’amore diretto nella scorsa stagione. La nuova produzione dello spettacolo è affidata alla coppia di registi francesi Jean-Philippe Clarac e Olivier Deloeuil noti come “Le lab”, al loro debutto in Italia, che firmano regia, scene e luci. Il collettivo artistico comprende Christophe Pitoiset (Collaboratore alle scene e alle luci), Luc Bourrousse (Drammaturgia), Pascal Boudet e Timothée Buisson (Video). Le riprese video proiettate durante lo spettacolo sono realizzate in collaborazione con le Gallerie Nazionali di Arte Antica e sono state realizzate presso la sede di Palazzo Barberini.

In un dramma dove i virtuosismi del belcanto belliniano svelano i più remoti meandri dell’inconscio, il tema del sonnambulismo ispira ai due registi – che firmano anche scenografie e costumi – una messa in scena multimediale, in cui sogni e frammenti di realtà si fondono per esplorare la psiche di Amina e degli altri protagonisti del dramma.

«In maniera forse paradossale, abbiamo incentrato questo allestimento non tanto sul risveglio della sonnambula – raccontano Jean-Philippe Clarac e Olivier Deloeuilquanto sul suo addormentarsi, che viene mostrato all’inizio dello spettacolo. L’allestimento si sviluppa sotto forma di installazione performativa, nella Galleria Elvezia, una galleria d’arte pop-up collocata sul palcoscenico del Teatro Costanzi. Lo spettacolo offre un viaggio all’interno del sonno agitato della protagonista, una giovane che vive in uno stato di dormiveglia, in un regime sensoriale alterato. Attraverso l’uso di video registrati in una camera d’albergo romana, nel quartiere del Teatro dell’Opera e a Palazzo Barberini, seguiamo il viaggio interiore di Amina fino al giorno del suo matrimonio con Elvino».

Collettivo artistico con sede a Bordeaux, Clarac-Deloeuil > le lab mette in scena lavori multidisciplinari, esplorando le possibili dimensioni performative della grande musica. Le loro creazioni – «esperienze per testare il tempo presente» – sono inscindibili dal contesto sociale e politico in cui nascono e vengono rappresentate. Oltre ai registi Jean-Philippe Clarac e Olivier Deloeuil, fanno parte del collettivo “Le lab” Rick Martin e Christophe Pitoiset (Luci), Benjamin Juhel, Pascal Boudet e Timothée Buisson (Video), Julien Roques (Design grafico), Luc Bourrousse (Drammaturgia) e Lodie Kardouss (Collaborazione artistica). Clarac-Deloeuil > le lab collabora regolarmente con prestigiose istituzioni europee, come La Monnaie di Bruxelles, l’Opéra Comique di Parigi, la Fundaçao Gulbenkian di Lisbona, lo Staatstheater di Norimberga e l’ABAO Bilbao Opera. Nel 2018, gli allestimenti di Peer Gynt, Schubert Box e Madama Butterfly hanno ricevuto il premio Meilleurs Créateurs d’Éléments Scéniques dall’Association Professionnelle de la Critique de Théâtre, Musique et Danse.

«La sonnambula è senza dubbio un titolo che rappresenta uno dei più alti slanci creativi di Bellini – dice Francesco Lanzillottasviluppati all’interno di una trama semplice, dai toni innocenti e idilliaci. I pentagrammi di questo titolo sono ricolmi di melodie. Il genere semiserio al quale La sonnambula appartiene, depurato dall’elemento comico, così come i toni idilliaci di cui sopra, non eliminano però i conflitti che in quest’opera si dipanano fra i protagonisti. Proprio l’incomprensione, con il conseguente conflitto tra i due innamorati, ci svela inoltre una visione dell’amore come possesso da parte di Elvino. L’idillio quindi non si materializza a prescindere ma si conquista con fatica, attraverso l’acquietarsi della conflittualità».

Direttore Principale Ospite del Teatro dell’Opera di Varna in Bulgaria dal 2010 al 2014, Direttore Principale dell’Orchestra Filarmonica Toscanini dal 2014 al 2017 e Direttore Musicale del Macerata Opera Festival dal 2017 al 2021, Lanzillotta è regolarmente ospite di importanti compagini orchestrali, come l’Orchestra della Svizzera Italiana, l’Orchestra Nazionale della RAI di Torino, la Tokyo Philharmonic Orchestra e dell’Opéra national de Montpellier. Negli ultimi anni ha inoltre debuttato alla Semperoper di Dresda, alla Staatsoper di Vienna e a La Monnaie di Bruxelles.

Nel ruolo della protagonista Amina una star dei palcoscenici internazionali, il soprano americano di origini cubane Lisette Oropesa. Conosciuta e apprezzata per la sua tecnica vocale impeccabile, per la musicalità raffinata e le intense doti d’interprete, Oropesa è tra i soprani lirico-leggeri più richiesti di oggi. Nel corso della sua carriera si è già misurata e distinta in opere come Lucia di Lammermoor di Donizetti e I Puritani, sempre di Bellini, che condividono con La sonnambula la presenza di celebri scene di alterazione mentale, di cui l’ultima aria di Amina, Ah! non credea mirarti, costituisce una variante di sonnambulismo. Insignita nel 2023 del Premio Abbiati della critica italiana e del titolo di “Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres” in Francia, nel settembre dello stesso anno è stata protagonista con l’Opera di Roma della tournée in Giappone dove, al Bunka Kaikan di Tokyo, ha interpretato Violetta ne La traviata di Verdi. Accanto a lei sul palco, nel ruolo di Elvino, il tenore John Osborn, Premio Bellini d’Oro 2014, che torna all’Opera di Roma dopo aver cantato Nemorino ne L’elisir d’amore dello scorso anno; il conte Rodolfo è invece interpretato dal basso Roberto Tagliavini, ospite regolare di prestigiosi palcoscenici internazionali con un repertorio che spazia tra Mozart, Bellini, Donizetti e Verdi. La molinara Teresa è il mezzosoprano Monica Bacelli, altra interprete di riferimento del belcanto italiano e vincitrice del Premio Abbiati della critica musicale italiana 1997. Nelle parti di Lisa e Alessio sono impegnati invece il soprano Francesca Benitez e il basso Mattia Rossi (quest’ultimo dal progetto “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma). Il Coro del Teatro dell’Opera di Roma è diretto da Ciro Visco.

Nelle repliche dell’11, 13 e 16 aprile Amina è interpretata da Ruth Iniesta, Elvino da Marco Ciaponi, il conte Rodolfo da Manuel Fuentes.

Composta da Vincenzo Bellini in soli due mesi, La sonnambula è un’opera seria in due atti su libretto di Felice Romani, tratto a sua volta da La Somnambule, ou L’arrivée d’un nouveau seigneur, un ballet-pantomime di Jean Aumer e Eugène Scribe, e da La Somnambule, comédie-vaudeville dello stesso Scribe e Germain Delavigne. Debutta a Milano nel marzo del 1831, ottenendo fin da subito grande successo. Ambientata in un villaggio in Svizzera, in un’epoca non precisata, vede protagonisti due giovani promessi sposi, Amina ed Elvino. Quando Amina, però, viene trovata addormentata la notte prima delle nozze nella stanza del conte Rodolfo, Elvino la accusa di tradimento e rompe il fidanzamento. Non crederà alla sua innocenza fin quando una sera, Amina, nuovamente sonnambula, viene vista camminare sui tetti. A quel punto i due amanti si riconcilieranno tra le gioie di amici e parenti.

Dopo la prima di martedì 9 aprile, ore 20.00, trasmessa in diretta su Radio3 Rai, La sonnambula di Bellini torna in scena giovedì 11 (ore 20), venerdì 12 (ore 20), sabato 13 (ore 18), domenica 14 (ore 16.30), martedì 16 (ore 20) e mercoledì 17 aprile (ore 20). Il debutto del nuovo allestimento sarà preceduto dalla Lezione di Opera che Giovanni Bietti terrà sabato 6 aprile alle ore 17.

S|CONFINAMENTI – STAGIONE 2023/2024 DEL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA

La sonnambula

Musica di Vincenzo Bellini

Melodramma in due atti

Libretto di Felice Romani

Prima rappresentazione assoluta Teatro Carcano, Milano, 6 marzo 1831

Prima rappresentazione al Teatro Costanzi, 14 maggio 1881

DIRETTORE Francesco Lanzillotta

REGIA, SCENE, COSTUMI Jean-Philippe Clarac & Olivier Deloeuil “LE LAB”

MAESTRO DEL CORO Ciro Visco

COLLABORATORE ALLE SCENE E LUCI Christophe Pitoiset

DRAMMATURGIA Luc Bourrousse

VIDEO Pascal Boudet e Tim Buisson

PERSONAGGI E INTERPRETI

Amina Lisette Oropesa / Ruth Iniesta (11, 13, 16 aprile)

Elvino John Osborn / Marco Ciaponi (11, 13, 16 aprile)

Il conte Rodolfo Roberto Tagliavini / Manuel Fuentes (11, 13, 16 aprile)

Teresa Monica Bacelli

Lisa Francesca Benitez

Alessio Mattia Rossi*

*dal progetto “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma

Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera di Roma

NUOVO ALLESTIMENTO TEATRO DELL’OPERA DI ROMA

Biglietti in vendita sul sito https://www.operaroma.it/ e al botteghino

Info: https://www.operaroma.it/spettacoli/la-sonnambula-3/

Per la Stagione d’Opera e di Balletto 2023-2024 del Teatro Regio di Torino : “La Rondine” di Giacomo Puccini

Sensualità, eleganza e disincanto nell’opera di Puccini

Il regista Rousseau l’ambienta nel ’73 in omaggio al Regio di Mollino

Francesco Lanzillotta dirige l’Orchestra e il Coro del Teatro

La rondine, Teatro Regio, dal 17 al 26 novembre 2023

Proseguendo l’omaggio a Giacomo Puccini nell’anno delle celebrazioni del Centenario (1924-2024), da venerdì 17 a domenica 26 novembre va in scena La rondine in un nuovo allestimento di Pierre-Emmanuel Rousseau, che colloca l’azione nel 1973 in omaggio ai 50 anni del nuovo Regio progettato da Carlo Mollino. La musica brillante, ironica e disincantata di questa preziosa gemma pucciniana è affidata alle mani esperte del maestro Francesco Lanzillotta, riconosciuto interprete del repertorio novecentesco, che dirige l’Orchestra e il Coro del Teatro Regio, quest’ultimo istruito da Ulisse Trabacchin. Nel cast, nomi straordinari e noti al grande pubblico insieme a giovani artisti che siamo felici di invitare per la prima volta al Regio. Nel ruolo della protagonista Magda è la straordinaria Olga Peretyatko: il soprano russo torna nel nostro teatro dopo la partecipazione a I puritani nel 2015; Lisette è Valentina Farcas, soprano romeno già apprezzato nel Falstaff del 2017; le due voci tenorili protagoniste sono quelle di Mario Rojas (Ruggero), che debutta al Regio, e di Santiago Ballerini (Prunier), che torna dopo L’elisir d’amore del 2018.

La produzione del Regio si realizza grazie al sostegno di Italgas, Socio Sostenitore del Teatro Regio e fiero sostenitore negli anni dei suoi cartelloni, che contribuiscono allo sviluppo culturale delle comunità e a perpetuare la memoria e la conoscenza di giganti del passato anche tra le nuove generazioni.

Mathieu Jouvin afferma: «Puccini è uno dei pilastri della nostra Stagione 23/24, che presenta titoli più popolari del repertorio classico, come La bohème e La fanciulla del West, e altri meno noti al grande pubblico come La rondine, Le villi e Il trittico. Come Sovrintendente mi considero l’incaricato di un servizio pubblico, quello della lirica, e quindi sento l’obbligo di rispettare le aspettative degli spettatori, ma al tempo stesso intendo prendere qualche rischio proponendo opere poco conosciute e offrendo titoli originali come La Juive (che ha inaugurato la Stagione), La rondine o The Tender Land, che ci permettono di incuriosire il pubblico attraverso una programmazione non scontata».

Sul podio di Orchestra e Coro del Teatro Regio sale Francesco Lanzillotta, che torna al Regio dopo aver diretto Norma di Vincenzo Bellini nel 2022. Romano, Lanzillotta si è diplomato in direzione d’orchestra al Conservatorio Santa Cecilia di Roma, ed è considerato uno dei più interessanti direttori nel panorama musicale italiano. Direttore musicale del Macerata Opera Festival dal 2017 al 2021, negli ultimi anni ha diretto nei più importanti teatri italiani ed europei; è molto attivo in Russia e ha diretto a Pechino, in Corea del Sud e a Toronto. Il suo repertorio operistico spazia dai classici ai contemporanei; inoltre, compone musica per balletti, teatro, film. «Avere la possibilità di ascoltare e vedere La rondine – opera assai rara – è un’occasione da non mancare. La partitura è raffinata ed elegante, con un’orchestra piena di mille colori, divertente ma intrisa di una certa dose di cinismo, e contemporaneamente, soprattutto nel secondo atto, una partitura in cui l’omaggio alla danza è evidente: pensiamo all’uso del valzer, ma anche di altre danze tipiche dell’epoca come il fox-trot, lo slow-fox, il one-step e il tango che Puccini – essendo compositore estremamente curioso –fa proprie. Noi qui rappresentiamo la seconda versione dell’opera, quella del 1920, in cui Magda lascia Ruggero, ovvero il finale in cui Puccini abbandona un certo tipo di sentimentalismo per aprire le porte al gelo della principessa Turandot, che da lì a poco affronterà; quindi è molto interessante questo collegamento tra il finale della Rondine e l’ultima opera che il compositore scriverà».

Regia, scene e costumi sono di Pierre-Emmanuel Rousseau, che torna al Regio con questa nuova creazione dopo aver inaugurato la Stagione 2023 con Il barbiere di Siviglia. Dopo il diploma al Conservatorio di Rouen e dopo un’importante formazione universitaria, ha iniziato a lavorare nel mondo dell’opera come assistente di Jean-Claude Auvray, Stéphane Braunschweig, Jérôme Deschamps, John Dew e Macha Makeieff. Nel 2010 ha firmato L’Amant Jaloux di André Grétry all’Opéra Royal de Versailles e all’Opéra Comique di Parigi. Dal 2013 collabora stabilmente con l’Opera di Biel-Solothurn, dove ha firmato scenografie, scene e costumi per Viva la Mamma, Il turco in Italia, Le Comte Ory e Don Pasquale. Nel 2019/20 ha collaborato con i teatri d’opera di Angers, Nantes e Rennes per La clemenza di Tito, nonché con l’Opéra de Rouen e il Festival di Sanxay per la ripresa del Barbiere di Siviglia creata all’Opéra national du Rhin nel 2018. Afferma Rousseau: «La rondine è un’opera che merita di essere vista perché è molto più profonda di quanto il tema suggerisca. È la storia di Magda, una donna moderna, che decide del proprio destino e conquista l’indipendenza; quindi per me è un’opera femminista. In questa produzione, nel ruolo della protagonista abbiamo cantanti straordinarie come Olga Peretyatko e Carolina López Moreno, che sapranno interpretare intensamente questo personaggio. Ho scelto di collocare l’azione nel 1973 in omaggio ai 50 anni del nuovo Regio progettato da Carlo Mollino, anno che permette di evocare nel mio allestimento il fascino degli anni di Yves Saint Laurent, Jacques de Bascher, Loulou de la Falaise, Brigitte Bardot e Serge Gainsbourg; come un film di Claude Sautet, che vede innamorarsi – e dilaniarsi a vicenda – Romy Schneider, Alain Delon e Michel Piccoli, in un vortice di musica senza fiato».

Dopo le giovanili Le villi ed Edgar, La rondine è l’opera meno conosciuta di Giacomo Puccini. Il Teatro Regio propone questo titolo a centosei anni dalla prima esecuzione (Monte-Carlo, Théâtre de l’Opéra, 27 marzo 1917) e a ventinove dall’ultima rappresentazione a Torino (Teatro Regio, 1994). La genesi del lavoro risale al 1913, quando il Carltheater di Vienna commissionò al compositore un’operetta. Puccini, insoddisfatto dall’impianto drammatico confezionato dai librettisti Heinz Reichert e Alfred Willner, trasformò La rondine in un’opera vera e propria, affidandosi al librettista Giuseppe Adami. Alla protagonista, la giovane Magda, riserva una parte vocalmente impervia e una drammaturgia che la fa diventare un ideale trait d’union tra due grandi eroine tragiche del melodramma: Mimì e Violetta. La gestazione del lavoro si trascinò tra continui ripensamenti fra il 1913 e il 1915 e, a causa dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, fu rappresentata solo nel 1917.

A Parigi, nel salotto della bella ed elegante Magda de Civry, protetta del ricco Rambaldo, capita una sera Ruggero, un giovane arrivato dalla provincia. Tutti gli consigliano di andare a divertirsi al Bal Bullier – celebre locale notturno parigino – dove, poco dopo, si reca anche Magda travestita da cameriera. Trascinata dai rimpianti per i suoi anni più spensierati, quando era poverissima e viveva sognando il grande amore, Magda si abbandona alla passione nata tra lei e Ruggero e a un turbinoso valzer che travolge la sala. Senza rivelare nulla di sé, lo segue in Costa Azzurra, abbandonando agi e lusso. Ma quando Ruggero le chiede di sposarlo, e dipinge all’amata un ritratto idilliaco della loro futura vita in campagna, in Magda cresce l’inquietudine: teme di trovarsi imprigionata in un meccanismo soffocante. La donna si rende conto che non potrà mai essere la moglie di Ruggero, né la madre dei suoi figli: quel futuro non le si addice ed esce per sempre dalla sua vita, scegliendo di prendere in mano il proprio destino e di ritornare a vivere a Parigi.

Stella del firmamento operistico internazionale, Olga Peretyatko è la protagonista Magda de Civry. Nata e cresciuta a San Pietroburgo, è oggi uno dei soprani più richiesti al mondo grazie alla voce straordinariamente coinvolgente e alla presenza scenica seducente e sicura. Ospite fissa nei più importanti teatri d’opera e sale da concerto, ha collaborato con i più famosi direttori d’orchestra e registi teatrali del mondo; ha pubblicato sei album acclamati dalla critica su Sony Classical e, nel 2021, ha pubblicato il nuovo album solista Songs for Maya, dedicato alla nascita della sua primogenita e prodotto da Melodiya. Voce estesissima e di qualità superlativa, Valentina Farcas canta nel ruolo della cameriera Lisetta. Nata in Romania, dopo il diploma in pianoforte alla Musikakademie di Bucarest ha intrapreso lo studio del canto alla Musikhochschule di Essen, diplomandosi con lode. Ha lavorato con alcuni dei più importanti direttori del nostro tempo, tra cui Riccardo Muti, Riccardo Chailly, Kirill Petrenko e con registi quali Damiano Michieletto, Barrie Kosky e Laurent Pelly. Nel ruolo di Ruggero Lastouc è Mario Rojas, che si è formato presso il Ryan Opera Center della Lyric Opera di Chicago e il Conservatorio di musica di San Francisco. Nel 2019 è stato invitato a cantare al concerto del Maestro Plácido Domingo nella sua città natale, Torreón, nello stato messicano di Coahuila, davanti a 30.000 persone. Il tenore Santiago Ballerini, riconosciuto come uno dei principali interpreti del repertorio belcantistico, sostiene il ruolo del poeta Prunier. Il 18, 21 e 23 novembre i protagonisti sono: Carolina López Moreno (Magda), Marilena Ruta (Lisette), Oreste Cosimo (Ruggero) e Marco Ciaponi (Prunier). Completano il cast: Vladimir Stoyanov (Rambaldo), Matteo Mollica (Périchaud e Rabonnier), Paweł Żak (Gobin e Adolfo), Rocco Lia (Crébillon e Un maggiordomo), Amélie Hois (Yvette e Georgette), Irina Bogdanova (Bianca e Lolette), Ksenia Chubunova (Suzy e Gabriella), Pierina Trivero / Caterina Borruso (Un cantore), Luigi Della Monica (Un giovine), Rita La Vecchia, Laura Lanfranchi e Paola Isabella Lopopolo (Fioraie), Lyudmyla Porvatova (Fioraia e Ragazza), Eugenia Braynova e Daniela Valdenassi (Ragazze), Roberto Guenno, Luigi Della Monica, Alejandro Escobar e Matteo Pavlica (Studenti).

La coreografia è di Carmine de Amicis, le luci di Gilles Gentner; Jean-François Martin è assistente alla regia e Guillemine Burin des Roziers è assistente alle scene.

La rondine è in scena per sette recite dal 17 al 26 novembre; l’Anteprima Giovani, riservata agli Under 30, è in programma giovedì 16 novembre alle ore 20.

L’opera sarà presentata mercoledì 8 novembre al Piccolo Regio Puccini alle ore 18, nella conferenza-concerto a ingresso libero condotta da Susanna Franchi, con la partecipazione del direttore d’orchestra, del regista e con interventi musicali degli Artisti del Regio Ensemble, accompagnati al pianoforte da Carlo Caputo.

BIGLIETTERIA E INFORMAZIONI

I biglietti per La rondine sono in vendita alla Biglietteria del Teatro Regio

e on line su www.teatroregio.torino.it

Biglietteria del Teatro Regio

Piazza Castello 215 – Torino | Tel. 011.8815.241 – 011.8815.242 | biglietteria@teatroregio.torino.it

Orario di apertura: da lunedì a sabato ore 11-19; domenica: ore 10.30-15.30;

un’ora prima degli spettacoli

Per tutte le informazioni e gli aggiornamenti: www.teatroregio.torino.it