METTIAMOCI ALL’OPERA

Dal 12 giugno a Martina Franca gli appuntamenti della Fondazione Paolo Grassi che introducono al 50° Festival della Valle d’Itria.

ingresso libero

Incontri, proiezioni e giornate di studio fra musica, filosofia teatro e cinema. Anche quest’anno la Fondazione Paolo Grassi introduce il pubblico al 50° Festival della Valle d’Itria con il ciclo di incontri “Mettiamoci all’opera”. 13 appuntamenti, a ingresso gratuito, a partire dal prossimo 12 giugno fino al 29 luglio dislocati fra l’Auditorium della Fondazione, il Teatro Verdi, il Chiostro delle Agostiniane, il Chiostro di San Domenico e la Piazzetta Stabile di Martina Franca per approfondire le opere e gli autori che segnano l’edizione del cinquantesimo: Norma di Vincenzo Bellini, Aladino e la lampada magica di Nino Rota, Ariodante di Händel.

Il primo incontro del 12 giugno

La rassegna si apre con una vera e propria rarità mercoledì 12 giugno alle ore 19.30 all’Auditorium della Fondazione Paolo Grassi, con la proiezione della Norma di Bellini nel cortometraggio del 1911 realizzato dalla FAI – Film d’arte italiana e restaurato nel 2002 dalla Cineteca di Bologna. Rigorosamente in costume, il film rientra nella programmazione che contraddistinse la FAI agli inizi, basata sulla riduzione di celebri opere teatrali e destinate a un pubblico mediamente colto. Nei tre ruoli principali ritroviamo Rina Agozzino-Alessio (Norma), Bianca Lorenzoni (Adalgisa) e Alfredo Robert (Pollione). A Norma, segue la proiezione di un allestimento in bianco e nero di La scuola di guida, deliziosa operina del 1959 di Nino Rota, compositore particolarmente legato al Festival della Valle d’Itria, che quest’anno lo festeggia con la sua terza e ultima opera, dopo la messa in scena negli anni passati del Cappello di paglia di Firenze e Napoli milionaria. “Idillio musicale” come si legge sulla partitura, su libretto di Mario Soldati, La scuola di guida venne commissionata da Giancarlo Menotti per il Festival dei Due Mondi di Spoleto, e affidata per il suo debutto alla regia di Franco Zeffirelli.

Gli incontri successivi

Venerdì 14 giugno alle ore 19 di nuovo alla Fondazione Paolo Grassi per l’incontro con il prof. Domenico Fazio, ordinario di Storia della Filosofia all’Università del Salento e presidente della sezione italiana della Schopenauer-Gesellschaft che approfondisce le relazioni fra Schopenauer, Bellini e Norma. Filosofo dell’Ottocento che più di ogni altro ha esaltato la musica, Arthur Schopenhauer in una pagina del Mondo come volontà e rappresentazione si espresse in modo molto lusinghiero nei confronti della Norma di Bellini. Al giudizio di Schopenhauer si ricollega Nietzsche e un giovane Richard Wagner che nel 1837, prima ancora di leggere il testo del filosofo, trovò per Norma accenti non dissimili da quelli di Schopenhauer.

Un primo incontro con il mondo handeliano sarà il 19 giugno (ore 19.30 Fondazione Paolo Grassi) con la proiezione del film di Tony Palmer God Rot Tunbridge Wells!: a Londra, un vecchio Händel (impersonato dall’attore inglese Trevor Howard) ripercorre la vita e la sua carriera musicale. Il film venne realizzato nel 1985 in occasione dei 300 anni della nascita del compositore tedesco.

Viene presentato il 21 giugno, alla Fondazione Paolo Grassi (ore 19), E la giostra va. Conversazioni con Gianni Tangucci di Francesco Libetta (Edizioni Edifir, 2023) libro che raccoglie i racconti e i retroscena di tanti spettacoli rimasti nella leggenda, i ricordi personali e le testimonianze di una vita professionale del maestro Tangucci, direttore artistico di molti teatri e fondazioni italiane che sarà presente all’incontro insieme all’autore del libro.

Molto attesa il 22 giugno alle ore 21.15 la prima proiezione di L’utopia della Valle. 50 anni di Festival, documentario del regista martinese Leo Muscato, scritto con Massimo Bernardini e Laura Perini. Prodotto dalla Fondazione Paolo Grassi, il filmato raccoglie le voci storiche della Fondazione, nonché i racconti di cantanti, registi, direttori artistici, giornalisti, scrittori e maestranze che hanno visto crescere e prender forma l’idea di un festival unico nel suo genere, nato grazie alla tenacia e alla passione di figure illuminate – Paolo Grassi, Alessandro Caroli e, su tutti, Franco Punzi, anima instancabile del festival per quasi mezzo secolo, di cui il documentario regala una preziosa e commovente testimonianza.

Fotoreporter franco-iraniano di guerra, che in 46 anni ha ritratto con sguardo prezioso luoghi e persone di civiltà lontane e del Medio Oriente, Manoocher Deghati sarà a Martina Franca il 4 luglio (ore 19 Fondazione Paolo Grassi) per rievocare con immagini e parole la storia di Aladino e la lampada meravigliosa, uno dei racconti delle Mille e una notte dalle lontane origini indo-persiane.

Nel Chiostro delle Agostiniane i due incontri “Lo sguardo che racconta” – l’8 e 11 luglio ore 19 – in cui i cast dei due allestimenti di Norma e Ariodante vengono intervistati dagli studenti del laboratorio di critica teatrale curato da Massimo Marino al DAMS di Bari. Un’occasione per avvicinarsi e scoprire le due opere con lo sguardo dell’interprete: un approccio che parte dallo studio della partitura, l’interpretazione vocale, le capacità attoriali, il rapporto con il cast, il regista e il direttore musicale.

“Alla ricerca di Ariodante, da Ariosto a Händel” è il titolo dell’incontro del 16 luglio nella Piazzetta Stabile (ore 19), un racconto drammatizzato che vedrà protagonista l’attore martinese Marco Bellocchio con l’attrice Diletta Acquaviva, spaziando fra la letteratura ariostesca e la musica handeliana.

Il Chiostro di San Domenico esporrà dal 20 al 31 luglio i lavori degli studenti degli Istituti comprensivi di Martina Franca e dell’Istituto Comprensivo di Cisternino su Aladino e la lampada magica, realizzati nel laboratorio a cura di Rita Cosentino anche regista dell’allestimento dell’opera rotiana.

Terzo e ultimo incontro per “Lo sguardo che racconta” con gli studenti del DAMS di Bari, questa volta per incontrare e conoscere il cast di Aladino il 21 luglio al Chiostro delle Agostiniane (ore 19).

Le giornate di studio

Gli ultimi due appuntamenti di “Mettiamoci all’Opera” saranno le giornate di studio all’Auditorium della Fondazione Paolo Grassi che richiameranno studiosi e musicisti a confronto, grazie anche alla collaborazione con Università italiane e Fondazioni. In occasione di Aladino e la lampada magica, il 27 luglio (ore 11-17) si terrà Il punto su Nino Rota, giornata realizzata per i 30 anni dell’Associazione Docenti Universitari Italiani di Musica, coordinata da Dinko Fabris, mentre il 29 luglio (ore 9.30 e 15.30) si discuterà di Comicità e musica nel lungo Settecento, approfondendo un repertorio da sempre caro al Festival della Valle d’Itria, cui si devono, di quel secolo, riscoperte e rarità; la giornata è a cura di Paologiovanni Maione e Lorenzo Mattei.

Dal 16 aprile e fino al 20, altri quattro concerti in sala Mehta alle 20 per l’86° Festival del Maggio Musicale

Ha preso avvio il 14 aprile  – secondo appuntamento artistico dell’86 Festival del Maggio Musicale subito dopo il concerto inaugurale – con il concerto del mezzosoprano Teresa Iervolino accompagnata al fortepiano da Francesco Pareti, il ciclo di cinque concerti “Sulle ali del canto”, collaborazione del Teatro del Maggio con l’Accademia del Fortepiano Bartolomeo Cristofori.

Dal 16 e fino al 20 aprile sono in calendario altri quattro interessantissimi e preziosi concerti che vedranno sedersi ai fortepiano d’epoca della collezione dell’Accademia, Maurizio Baglini, il 16, Jin Ju il 18, Francesco Libetta il 19, e Yuang Sheng il 20 aprile. Tutti i concerti sono tenuti in Sala Mehta con inizio alle ore 20.

Posto unico a 20euro.

“Sulle ali del canto” ripercorre in cinque concerti momenti salienti di grande intensità espressiva ispirati alla vocalità.

Il termine “cantabile“ ricorre con grande frequenza nella musica strumentale, in particolare pianistica, che ha come riferimento la vocalità, in un periodo che va dalla fine del XVIII secolo al Biedermeier fino al tardo Romanticismo.

A testimonianza di questa cifra stilistica “L’arte del canto applicata al pianoforte“ di S. Thalberg, pubblicata nel 1850, codifica una tendenza che influenza la produzione pianistica di un periodo straordinario per ricchezza di ispirazione, e lancia una sfida allo strumento a tastiera: imitare le sottigliezze espressive della voce umana, del “canto”.

Il cantabile pianistico oggi è arte apprezzata da addetti ai lavori e appassionati, grazie alla perfezione e alla bellezza dei moderni strumenti, ma la strada per giungere al risultato che oggi conosciamo è stata lunga, e può essere pienamente compresa ed apprezzata solo ripercorrendola sugli strumenti d’epoca.

La rassegna inserita nella programmazione del Festival del Maggio Musicale Fiorentino è in collaborazione con l’Accademia Bartolomeo Cristofori e offre una squisita opportunità per ripercorrere questo cammino.

Si è partiti dalla voce del mezzosoprano Teresa Iervolino accompagnata da Francesco Pareti, che ha spaziato da celebri arie da camera con una incursione nel repertorio più popolare della canzone napoletana per poi indagare sulle molteplici possibilità di “cantare” alla tastiera. Dopo il primo concerto Iervolino/Pareti eseguito il giorno successivo all’apertura del Festival  saranno chiamati a sedersi ai fortepiano , interpreti di fama internazionale e specialisti di prassi esecutiva su strumenti d’epoca come Maurizio Baglini, Jin Ju, Francesco Libetta e Yuan Sheng.

Tre gli strumenti – che diventano assieme agli esecutori, protagonisti essi stessi dei concerti  – che il pubblico potrà ammirare e ascoltare in questa rassegna: un Johann Schantz di inizio ‘800, un Carl Stein del 1830, e un Pleyel del 1849, tutti in perfetto stato, che potranno restituire il suono che tutti i grandi compositori in programma hanno sentito nella loro epoca.

I prossimi concerti del ciclo:

16 aprile

MAURIZIO BAGLINI  Fortepiano Ignace Pleyel, 1851

Musiche di Franz Liszt e Fryderyk Chopin

18 aprile

JIN JU   Fortepiano Ignace Pleyel, 1851

Musiche di Felix Mendelssohn-Bartholdy e Franz Liszt

19 aprile

FRANCESCO LIBETTA   Fortepiano Schantz, fine XVIII sec.

Musiche di Giovanni Paisiello, Wolfgang Amadeus Mozart, Muzio Clementi, Ludwig van Beethoven

20 aprile 2024

YUAN SHENG   Fortepiano Ignace Pleyel, 1851

Musiche di Fryderyk Chopin

Gli strumenti:

Fortepiano Johann Schantz

Vienna, fine XVIII sec.

È uno degli esemplari più rari e preziosi dell’Accademia del Fortepiano. La famiglia Schantz, il cui capostipite Wenzel fu attivo a Vienna dalla fine del ‘700 alle prime decadi dell’800, è legata alla figura di Joseph Haydn. In una lettera alla sua diletta allieva Maria Anna von Gensinger, Haydn suggerisce alla nobile dama di chiedere al “suo signor marito“ di comprarle un fortepiano del signor Schantz, essendo questo strumento l’unico con caratteristiche capaci di rispondere alle esigenze musicali del compositore e alle capacità dell’allieva.

Gli Schantz sono di squisita fattura, con una sonorità chiara, trasparente nei bassi e penetrante ma senza durezza negli acuti, con una zona media cantabile calda e vibrante.

Fortepiano Carl Stein

Vienna, 1830 circa

Carl è l’ultimo esponente della celebre famiglia di costruttori Stein, il cui capostipite Andreas fu attivo a Vienna fin dalle ultime decadi del Settecento.

Questo strumento di Stein è di squisita fattura, con una sonorità trasparente nei bassi e presente ma morbida negli acuti, con una zona media dolce e cantabile, e dispone di un meccanismo di pedali che consente l’uso distinto dell’effetto “una corda” e “due corde”.

Nel 1840 Carl Stein rilevò il laboratorio nella Mondscheinhaus in cui operò Conrad Graf, quando quest’ultimo cessò la sua leggendaria attività di costruttore a Vienna.

Pianoforte a coda Ignace Pleyel

Parigi, 1851

Questo pianoforte a coda, consegnato da Parigi a Firenze nel 1851, è il prodotto di una delle più prestigiose firme di costruttori parigini. La fabbrica fu fondata nel 1807 da Ignace Joseph Pleyel, austriaco trapiantato in Francia a partire dal 1795. Geniale ed eclettico egli fu, allo stesso tempo, compositore, direttore d’orchestra, editore ed imprenditore. L’attività del fondatore fu proseguita dal figlio Camille che fu uno dei migliori amici di Chopin, la cui incondizionata preferenza per i Pleyel diede visibilità e contribuì al successo del marchio.

Chopin negli ultimi anni di vita si servì di un pianoforte è molto simile a questo esemplare che possiede tutte le qualità sonore che il grande compositore amava così tanto. Questo strumento, date le sue eccellenti qualità sonore, nel corso degli anni è stato tra quelli più apprezzati e suonati nei concerti dell’Accademia Bartolomeo Cristofori.

MARTEDÌ 7 AL VIA CENERENTOLA #25

Concerti, proiezione e incontri dedicati allo spettacolo di Ronconi 

E’ in programma dal 7 al 30 novembre il progetto Cenerentola #25, che celebra il 25° anniversario della messinscena di Luca Ronconi al ROF 1998.

L’iniziativa ha come oggetto la realizzazione di un percorso di divulgazione dei contenuti storici e artistici legati alla conoscenza dell’opera lirica quale simbolo del patrimonio culturale italiano nel mondo anche attraverso le tecnologie digitali.

La Cenerentola andò in scena con la regia di Luca Ronconi, le scene di Margherita Palli e i costumi di Carlo Diappi il 10 agosto 1998 al Palafestival.


Carlo Rizzi diresse l’ORT – Orchestra della Toscana e il Coro da Camera di Praga. Del cast facevano parte Juan Diego Flórez (Don Ramiro), Alessandro Corbelli (Dandini), Bruno Praticò (Don Magnifico), Rosanna Savoia (Clorinda), Marina Comparato (Tisbe), Vesselina Kasarova (Angelina-Cenerentola), Lorenzo Regazzo (Alidoro).

Martedì 7 novembre alle 20 al Multiplex Giometti Cinema sarà trasmessa la ripresa RAI  della Cenerentola  riproposta al ROF due anni dopo, nel 2000. Sul podio tornò Carlo Rizzi, alla guida dell’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna e del Coro da Camera di Praga. Il cast fu quasi tutto rinnovato, ad eccezione di Juan Diego Flórez e Bruno Praticò che conservarono i ruoli di Don Ramiro e Don Magnifico, mentre il personaggio di Cenerentola fu affidato a Sonia Ganassi, accanto a Roberto De Candia (Dandini), Ekaterina Morozova (Clorinda), Sonia Prina (Tisbe) e Nicola Ulivieri (Alidoro).

La proiezione sarà preceduta da una introduzione a cura di Ilaria Narici, Direttore scientifico della Fondazione Rossini. L’ingresso è gratuito.

Mercoledì 8 novembre alle 18.30 nella Sala della Repubblica del Teatro Rossini si terrà il ROF Talk La Cenerentola 25 anni dopo, con la partecipazione di Luigi Ferrari (Presidente dell’Istituto Nazionale Studi Verdiani, all’epoca Direttore artistico del ROF), Angelo Foletto (Presidente dell’Associazione nazionale critici musicali), Ilaria Narici (Direttore scientifico della Fondazione Rossini), Ernesto Palacio (Sovrintendente del ROF) e i membri del cast che il giorno successivo canteranno La Cenerentola. Nel corso del Talk sarà presentato il progetto interattivo realizzato per il ROF dalla digital agency Indici Opponibili: una piattaforma didattica da utilizzare come strumento del programma di formazione Crescendo per Rossini.

Giovedì  9 novembre alle 21 al Teatro Rossini sarà eseguita una selezione di brani della Cenerentola. Nel cast, giovani affermati interpreti formati nell’Accademia Rossiniana “Alberto Zedda”: Chiara Tirotta (Cenerentola), Pietro Adaini (Don Ramiro), Giuseppe Toia (Don Magnifico), Matteo Mancini (Dandini), Giacomo Nanni (Alidoro). Al pianoforte Alessandro Uva.

Domenica 12 novembre alle 18 al Teatro Rossini il pianista Francesco Libetta terrà un recital dal titolo Rossini e dintorni, eseguendo musiche di Rossini, Sogner, Valeri, Vernet, Kalkbrenner e Liszt, con pagine rare ispirate a temi rossiniani.

Seguiranno due appuntamenti di promozione internazionale del progetto al Consolato d’Italia a New York (lunedì 27 novembre) e all’Ambasciata d’Italia a Berlino (giovedì 30 novembre), nei quali sarà riproposta la selezione di brani da Cenerentola e annunciato il programma dettagliato del ROF 2024. Si parlerà anche di Pesaro 2024 Capitale italiana della cultura.

Informazioni e biglietteria per i concerti del 9 e 12 novembre: 0721.387621 – www,vivaticket.it