L’UTOPIA DELLA VALLE

Sabato 22 giugno al Teatro Verdi di Martina Franca

la prima proiezione del documentario di Leo Muscato

sui cinquant’anni del Festival della Valle d’Itria.

In settimana altri due incontri di “Mettiamoci all’opera”, il 19 e 21 luglio

Si terrà sabato 22 giugno (ore 21.15) presso il Teatro Verdi di Martina Franca la prima proiezione del documentario L’utopia della valle del regista martinese Leo Muscato, scritto con Massimo Bernardini e Laura Perini, dedicato ai cinquant’anni del Festival della Valle d’Itria e prodotto dalla Fondazione Paolo Grassi.

Nell’ambito degli incontri “Mettiamoci all’opera” nati per approfondire le opere e gli autori del 50° Festival della Valle d’Itria, la proiezione, a ingresso gratuito (necessaria la prenotazione al link https://www.eventbrite.it/e/924430505527), sarà un’occasione preziosa per ripercorrere mezzo secolo di storia di arte in musica, di impegno e passione.

“C’è una rispondenza segreta tra le cose degli uomini e i luoghi dove vengono pensate, create, agite. Ci sono imprese umane che non avrebbero potuto nascere altrimenti che là dove sono nate – racconta Muscato, apprezzato drammaturgo e regista di opera e prosa –.  Sono vicende di sentimento e artigianato, d’intelletto e creatività nate dal brulicare operoso di chi lavora senza sosta per salvare frammenti di memoria dalla massa di detriti che il passo pesante della Storia produce di continuo. Alcune di queste avventure finiscono bene, ed è il caso di raccontarle e celebrarle, per onorare il ricordo di chi le ha costruite mattone su mattone”.

Con la consulenza musicale di Carla Moreni e la fotografia di Samir Iacovone, il documentario, della durata di 88 minuti, ripercorre la storia del festival pugliese come vissuta e narrata da artisti, maestranze, pubblico e critici che hanno visto crescere e prender forma l’idea di un festival unico nel suo genere, nato grazie alla tenacia e alla passione di figure illuminate – Paolo Grassi, Alessandro Caroli e, su tutti, Franco Punzi, anima instancabile del festival per quasi mezzo secolo, di cui il documentario regala una preziosa e commovente testimonianza.

In un anno di lavoro sono state realizzate 26 interviste e 70 ore di riprese video. Ritroviamo in video i direttori artistici Alberto Triola e Sebastian F. Schwarz, i direttori d’orchestra Fabio Luisi e Michele Spotti, il regista Pier Luigi Pizzi, i cantanti Patrizia Ciofi, Marco Filippo Romano, gli operatori culturali Carlo Fontana e Giovanni Soresi, il critico e musicologo Angelo Foletto, lo storico pugliese Giuseppe Vacca. Poi alcuni martinesi che si sono avvicinati al festival da bambini: gli scrittori Donato Carrisi e Mario Desiati. Altri che hanno mosso i primi passi delle loro carriere sul suo palcoscenico: la danzatrice Rossella Brescia, il conduttore televisivo Beppe Convertini, i musicisti Emanuele Urso, Manuel Amati e Andrea Monarda. E ovviamente tutta la squadra del festival di oggi, in primis Michele Punzi e Rino Carrieri presidente e direttore della Fondazione Paolo Grassi, e Nicola Raguso segretario generale del Festival.

Realizzato grazie al contributo di Ministero della Cultura, Regione Puglia e Comune di Martina Franca, il documentario verrà nuovamente proiettato durante il festival il 23 luglio e in altre date in via di definizione.

Gli altri appuntamenti della settimana di “Mettiamoci all’opera”

Sono all’Auditorium della Fondazione Paolo Grassi i prossimi due incontri di “Mettiamoci all’opera”. Mercoledì 19 luglio (ore 19.30) la proiezione del film di Tony Palmer God Rot Tunbridge Wells!. Realizzato nel 1985 in occasione dei 300 anni della nascita di Händel, il film, ambientato a Londra, vede il vecchio compositore tedesco (impersonato dall’attore inglese Trevor Howard) ripercorre la sua vita e carriera musicale.

Venerdì 21 giugno (ore 19) la presentazione di E la giostra va. Conversazioni con Gianni Tangucci di Francesco Libetta (Edizioni Edifir, 2023) libro che raccoglie i racconti e i retroscena di tanti spettacoli rimasti nella leggenda, i ricordi personali e le testimonianze di una vita professionale del maestro Tangucci, direttore artistico di molti teatri e fondazioni italiane che sarà presente all’incontro insieme all’autore del libro.

METTIAMOCI ALL’OPERA

Dal 12 giugno a Martina Franca gli appuntamenti della Fondazione Paolo Grassi che introducono al 50° Festival della Valle d’Itria.

ingresso libero

Incontri, proiezioni e giornate di studio fra musica, filosofia teatro e cinema. Anche quest’anno la Fondazione Paolo Grassi introduce il pubblico al 50° Festival della Valle d’Itria con il ciclo di incontri “Mettiamoci all’opera”. 13 appuntamenti, a ingresso gratuito, a partire dal prossimo 12 giugno fino al 29 luglio dislocati fra l’Auditorium della Fondazione, il Teatro Verdi, il Chiostro delle Agostiniane, il Chiostro di San Domenico e la Piazzetta Stabile di Martina Franca per approfondire le opere e gli autori che segnano l’edizione del cinquantesimo: Norma di Vincenzo Bellini, Aladino e la lampada magica di Nino Rota, Ariodante di Händel.

Il primo incontro del 12 giugno

La rassegna si apre con una vera e propria rarità mercoledì 12 giugno alle ore 19.30 all’Auditorium della Fondazione Paolo Grassi, con la proiezione della Norma di Bellini nel cortometraggio del 1911 realizzato dalla FAI – Film d’arte italiana e restaurato nel 2002 dalla Cineteca di Bologna. Rigorosamente in costume, il film rientra nella programmazione che contraddistinse la FAI agli inizi, basata sulla riduzione di celebri opere teatrali e destinate a un pubblico mediamente colto. Nei tre ruoli principali ritroviamo Rina Agozzino-Alessio (Norma), Bianca Lorenzoni (Adalgisa) e Alfredo Robert (Pollione). A Norma, segue la proiezione di un allestimento in bianco e nero di La scuola di guida, deliziosa operina del 1959 di Nino Rota, compositore particolarmente legato al Festival della Valle d’Itria, che quest’anno lo festeggia con la sua terza e ultima opera, dopo la messa in scena negli anni passati del Cappello di paglia di Firenze e Napoli milionaria. “Idillio musicale” come si legge sulla partitura, su libretto di Mario Soldati, La scuola di guida venne commissionata da Giancarlo Menotti per il Festival dei Due Mondi di Spoleto, e affidata per il suo debutto alla regia di Franco Zeffirelli.

Gli incontri successivi

Venerdì 14 giugno alle ore 19 di nuovo alla Fondazione Paolo Grassi per l’incontro con il prof. Domenico Fazio, ordinario di Storia della Filosofia all’Università del Salento e presidente della sezione italiana della Schopenauer-Gesellschaft che approfondisce le relazioni fra Schopenauer, Bellini e Norma. Filosofo dell’Ottocento che più di ogni altro ha esaltato la musica, Arthur Schopenhauer in una pagina del Mondo come volontà e rappresentazione si espresse in modo molto lusinghiero nei confronti della Norma di Bellini. Al giudizio di Schopenhauer si ricollega Nietzsche e un giovane Richard Wagner che nel 1837, prima ancora di leggere il testo del filosofo, trovò per Norma accenti non dissimili da quelli di Schopenhauer.

Un primo incontro con il mondo handeliano sarà il 19 giugno (ore 19.30 Fondazione Paolo Grassi) con la proiezione del film di Tony Palmer God Rot Tunbridge Wells!: a Londra, un vecchio Händel (impersonato dall’attore inglese Trevor Howard) ripercorre la vita e la sua carriera musicale. Il film venne realizzato nel 1985 in occasione dei 300 anni della nascita del compositore tedesco.

Viene presentato il 21 giugno, alla Fondazione Paolo Grassi (ore 19), E la giostra va. Conversazioni con Gianni Tangucci di Francesco Libetta (Edizioni Edifir, 2023) libro che raccoglie i racconti e i retroscena di tanti spettacoli rimasti nella leggenda, i ricordi personali e le testimonianze di una vita professionale del maestro Tangucci, direttore artistico di molti teatri e fondazioni italiane che sarà presente all’incontro insieme all’autore del libro.

Molto attesa il 22 giugno alle ore 21.15 la prima proiezione di L’utopia della Valle. 50 anni di Festival, documentario del regista martinese Leo Muscato, scritto con Massimo Bernardini e Laura Perini. Prodotto dalla Fondazione Paolo Grassi, il filmato raccoglie le voci storiche della Fondazione, nonché i racconti di cantanti, registi, direttori artistici, giornalisti, scrittori e maestranze che hanno visto crescere e prender forma l’idea di un festival unico nel suo genere, nato grazie alla tenacia e alla passione di figure illuminate – Paolo Grassi, Alessandro Caroli e, su tutti, Franco Punzi, anima instancabile del festival per quasi mezzo secolo, di cui il documentario regala una preziosa e commovente testimonianza.

Fotoreporter franco-iraniano di guerra, che in 46 anni ha ritratto con sguardo prezioso luoghi e persone di civiltà lontane e del Medio Oriente, Manoocher Deghati sarà a Martina Franca il 4 luglio (ore 19 Fondazione Paolo Grassi) per rievocare con immagini e parole la storia di Aladino e la lampada meravigliosa, uno dei racconti delle Mille e una notte dalle lontane origini indo-persiane.

Nel Chiostro delle Agostiniane i due incontri “Lo sguardo che racconta” – l’8 e 11 luglio ore 19 – in cui i cast dei due allestimenti di Norma e Ariodante vengono intervistati dagli studenti del laboratorio di critica teatrale curato da Massimo Marino al DAMS di Bari. Un’occasione per avvicinarsi e scoprire le due opere con lo sguardo dell’interprete: un approccio che parte dallo studio della partitura, l’interpretazione vocale, le capacità attoriali, il rapporto con il cast, il regista e il direttore musicale.

“Alla ricerca di Ariodante, da Ariosto a Händel” è il titolo dell’incontro del 16 luglio nella Piazzetta Stabile (ore 19), un racconto drammatizzato che vedrà protagonista l’attore martinese Marco Bellocchio con l’attrice Diletta Acquaviva, spaziando fra la letteratura ariostesca e la musica handeliana.

Il Chiostro di San Domenico esporrà dal 20 al 31 luglio i lavori degli studenti degli Istituti comprensivi di Martina Franca e dell’Istituto Comprensivo di Cisternino su Aladino e la lampada magica, realizzati nel laboratorio a cura di Rita Cosentino anche regista dell’allestimento dell’opera rotiana.

Terzo e ultimo incontro per “Lo sguardo che racconta” con gli studenti del DAMS di Bari, questa volta per incontrare e conoscere il cast di Aladino il 21 luglio al Chiostro delle Agostiniane (ore 19).

Le giornate di studio

Gli ultimi due appuntamenti di “Mettiamoci all’Opera” saranno le giornate di studio all’Auditorium della Fondazione Paolo Grassi che richiameranno studiosi e musicisti a confronto, grazie anche alla collaborazione con Università italiane e Fondazioni. In occasione di Aladino e la lampada magica, il 27 luglio (ore 11-17) si terrà Il punto su Nino Rota, giornata realizzata per i 30 anni dell’Associazione Docenti Universitari Italiani di Musica, coordinata da Dinko Fabris, mentre il 29 luglio (ore 9.30 e 15.30) si discuterà di Comicità e musica nel lungo Settecento, approfondendo un repertorio da sempre caro al Festival della Valle d’Itria, cui si devono, di quel secolo, riscoperte e rarità; la giornata è a cura di Paologiovanni Maione e Lorenzo Mattei.

TCBO: CON “MANON LESCAUT” E L’OMAGGIO A PUCCINI SI INAUGURA LA STAGIONE D’OPERA 2024  

La nuova produzione, proposta in prima assoluta al Comunale Nouveau dal 26 al 31 gennaio, vede la direzione di Oksana Lyniv e la regia di Leo Muscato  

La recita del 26 gennaio ore 20.00 è trasmessa anche in diretta su Rai Radio3  

Con Manon Lescaut di Giacomo Puccini, nel centenario della scomparsa del compositore, si apre la Stagione d’Opera 2024 del Teatro Comunale di Bologna. La nuova produzione, in programma in prima assoluta al Comunale Nouveau a partire da venerdì 26 gennaio alle 20.00 – anche con trasmissione in diretta su Rai Radio3 – è firmata dal regista Leo Muscato, al debutto nel teatro felsineo, e vede la Direttrice musicale Oksana Lyniv affrontare il titolo per la prima volta. Lo spettacolo è in replica fino al 31 gennaio

«Un anno fa, quando il teatro ha temporaneamente lasciato la sua sede storica per trasferirsi in un luogo inedito – racconta il Sovrintendente Fulvio Macciardi – siamo partiti per un’avventura che presentava molte incognite. Oggi il Comunale Nouveau è diventato il nuovo spazio della musica a Bologna: un luogo di produzione artistica, di incontro e di creatività che arricchisce l’intera città. Un sentito ringraziamento va al lavoro e all’impegno profuso da tutti i comparti del Teatro, e un grazie speciale va al nostro pubblico, che ci segue e dà fiducia, e a coloro che ci hanno sostenuto in questo percorso e continuano a farlo ogni giorno». 

«Nel 1889 il trentunenne Puccini firmò un contratto con Ricordi per Manon Lescaut – dice Oksana Lyniv – e contemporaneamente stava lavorando a una versione ridotta dei Meistersinger von Nürnberg di Wagner per La Scala di Milano, entrando in contatto con le sperimentazioni armoniche wagneriane. La partitura utilizza la tecnica del Leitmotiv – penso al suono orchestrale e al linguaggio armonico per la descrizione del mondo emotivo di Manon Lescaut e De Grieux, che si ispirano al Tristano e Isotta – ma è anche arricchita da citazioni dalle prime opere giovanili di Puccini, che rispecchiano lo spirito dell’epoca in cui la vicenda è ambientata».   

Secondo la visione del regista, nei quattro atti dell’opera i protagonisti sono sempre sul punto di partire, o di fuggire da qualcosa, o da qualcuno. «È come se la terra bruciasse sotto i loro piedi – racconta Leo Muscato – e impedisse loro di fermarsi e ragionare sulle conseguenze delle loro azioni. Per questa ragione, ciò che tiene insieme i quattro differenti luoghi della nostra messa in scena è proprio la terra che brucia, è proprio il deserto, un luogo metaforico che nell’opera di Puccini arriva nel IV atto. Il personaggio di Manon è un’anima in costante oscillazione tra estremi emotivi opposti. A volte è una forza della natura, animata da una gioia contagiosa e da un desiderio irrefrenabile di avventura e amore; altre volte sprofonda in un’oscurità emotiva che la fa apparire tormentata e vulnerabile e bisognosa di protezione. Ci impiega pochi secondi per decidere di fuggire al proprio destino seguendo uno sconosciuto che ha incontrato qualche minuto prima. La sua fuga scapicollata con Des Grieux – conclude il regista – si trasforma in stupefacente alchimia sessuale che travolgerà entrambi in un turbine di emozioni e impulsi, e che trasformerà il loro amore in una relazione tossica, in cui ognuno riesce a tirare fuori il peggio dell’altro».  

Premiato come miglior regista prima dalla critica teatrale, nel 2007, e poi dalla critica musicale, nel 2012, oggi Muscato collabora con i palcoscenici operistici italiani più prestigiosi: dal Teatro dell’Opera di Roma alla Scala di Milano. Nella nuova produzione bolognese le scene dello spettacolo sono curate da Federica Parolini, i costumi sono di Silvia Aymonino e le luci di Alessandro Verazzi.  

Debutta nel ruolo della protagonista il soprano Erika Grimaldi, recentemente applaudita a Bologna nell’Andrea Chénier di Giordano e nella Forza del destino di Verdi, affiancata sul palco dal tenore Luciano Ganci (come Renato Des Grieux) e dal baritono Claudio Sgura (come Lescaut). Nelle recite del 27 e 31 gennaio questi tre personaggi sono invece interpretati da Lana Kos, Roberto Aronica e Gustavo Castillo. Completano il cast Giacomo Prestia nei panni di Geronte di Ravoir, Paolo Antognetti in quelli di Edmondo, Kwangsik Park nelle vesti dell’Oste e in quelle del Sergente degli arcieri, Bruno Lazzaretti come Il maestro di ballo, Aloisa Aisemberg come Un musico, Cristiano Olivieri come Un lampionaio e Costantino Finucci come Il comandante di marina. L’Orchestra e il Coro – preparato da Gea Garatti Ansini – sono quelli della Fondazione lirico-sinfonica bolognese.  

Dopo il grande successo della prima rappresentazione assoluta al Teatro Regio di Torino il 1° febbraio 1893, il 4 novembre di quello stesso anno Manon Lescaut debuttò al Comunale di Bologna con esiti altrettanto positivi (e ben diciotto repliche). Si trattava della terza opera di Puccini, dopo l’esordio convincente con Le Villi e l’incerta accoglienza riservata a Edgar. Il dramma lirico in quattro atti su libretto di autore anonimo, cui collaborarono lo stesso Puccini, Giuseppe Giacosa, Luigi Illica, Ruggero Leoncavallo, Domenico Oliva, Marco Praga e Giulio Ricordi, fu scritto tra il 1889 e il 1892. Il soggetto, tratto dal romanzo Histoire du Chevalier Des Grieux et de Manon Lescaut di François-Antoine Prévost, aveva già suscitato l’interesse di altri due compositori prima di Puccini: i francesi Daniel Auber e Jules Massenet. Manon Lescaut manca dalla Stagione del teatro bolognese dal 2002.  

Opening partner dello spettacolo è Gruppo Hera. «Confermiamo con convinzione il nostro sostegno il Teatro Comunale di Bologna, una delle più significative eccellenze culturali del territorio – afferma Giuseppe Gagliano, Direttore Centrale Comunicazione e Relazioni Esterne della multiutility – e siamo molto lieti di tenere a battesimo l’opera che inaugura la stagione 2024 del Comunale Nouveau, nella sede temporanea che abbiamo contribuito ad allestire per permettere alla città di continuare a godere di un’offerta artistica e musicale ricca, stimolante e di assoluto valore». 

I biglietti – da 25 a 150 euro – sono in vendita online tramite Vivaticket e presso la biglietteria del Teatro Comunale, aperta dal martedì al venerdì dalle 12 alle 18, il sabato dalle 11 alle 15 (Largo Respighi, 1); nei giorni di spettacolo al Comunale Nouveau (Piazza della Costituzione, 4) da un’ora prima e fino a 15 minuti dopo l’inizio. Info: https://www.tcbo.it/eventi/manon-lescaut/ 

A partire dalle recite di Manon Lescaut, sul soffitto del Foyer del Comunale Nouveau sarà visibile la nuova installazione permanente site-specific composta di specchi realizzata dal duo Antonello Ghezzi, dal titolo Ed intanto la mia testa, a cura del Teatro Comunale. L’opera vuole idealmente accompagnare il pubblico verso la platea: «Siamo spettatori ma anche protagonisti – spiegano i due artisti – perché se alziamo lo sguardo ci siamo noi tra le parole della Cenerentola di Rossini, e quel nodo avviluppato è l’amore ma è anche la nostra vita, nella quale tutti andiamo a tentoni verso l’aria oscura. Per fortuna, grazie ai sentimenti che proviamo e grazie al teatro, possiamo finalmente cominciare a delirare, a sognare e a ricordarci che siamo allo stesso tempo spettatori, protagonisti, comparse e drammaturghi. Siamo qui e ora, siamo in un teatro nuovo ma che porta con sé tutta la storia del Teatro Comunale di Bologna». 

Info: www.tcbo.it / www.tcbo.it/eventi/manon-lescaut/ 

www.tcbo.it  

Manon Lescaut   

Dramma lirico in quattro atti  
Libretto di Ruggero Leoncavallo, Domenico Oliva, Giulio Ricordi, Luigi Illica, Marco Praga, Giuseppe Giacosa e Giacomo Puccini   

Musica di Giacomo Puccini  

Direttrice Oksana Lyniv  

Regia Leo Muscato  

Maestro del Coro Gea Garatti Ansini  

Scene Federica Parolini   

Costumi Silvia Aymonino  

Luci Alessandro Verazzi  

Assistente alla regia Marialuisa Bafunno  

Assistente alle scene Matteo Martini  

Assistente ai costumi Agnese Rabatti  

Personaggi e interpreti  

Manon Lescaut Erika Grimaldi (26, 28, 30 gennaio) / Lana Kos (27, 31 gennaio)  

Lescaut Claudio Sgura (26, 28, 30 gennaio) / Gustavo Castillo (27, 31 gennaio)  

Renato Des Grieux Luciano Ganci (26, 28, 30 gennaio) / Roberto Aronica (27, 31 gennaio)  

Geronte Di Ravoir Giacomo Prestia 

Edmondo Paolo Antognetti  

Il maestro di ballo Bruno Lazzaretti

Un musico Aloisa Aisemberg   

Un lampionaio Cristiano Olivieri  

Un comandante di marina Costantino Finucci  

L’oste / Un sergente degli arcieri Kwangsik Park  
   

Nuova produzione del Teatro Comunale di Bologna   

Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Comunale di Bologna  
   

Date  

Venerdì 26 gennaio ore 20, Turno Prime  

Sabato 27 gennaio ore 18, Turno Pomeriggio 1  

Domenica 28 gennaio ore 16, Turno Domenica  

Martedì 30 gennaio ore 20, Turno Sera 1  

Mercoledì 31 gennaio ore 18, Turno Pomeriggio 2

MACERATA OPERA FESTIVAL 2024

Dal 19 luglio all’11 agosto allo Sferisterio omaggio a Giacomo Puccini con Turandot e La bohème, festa per le 60 stagioni con Norma di Vincenzo Bellini


Torna la danza con Notte Morricone di Marcos Morau con la Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto, un concerto di gala e i Carmina burana
 
Tra gli artisti in locandina Francesco Ivan Ciampa, Fabrizio Maria Carminati, Valerio Galli, i soprani Ruth Iniesta, Roberta Mantegna, Mariangela Sicilia e Marta Torbidoni, i tenori Yusif Eyvazov, Antonio Poli e Angelo Villari, i baritoni Mario Cassi e Lodovico Filippo Ravizza
Le produzioni sono firmate dai registi Paco Azorín, Maria Mauti e Leo Muscato
 
Biglietti in vendita da martedì 19 dicembre a Macerata e online
“…e qui la Luna l’abbiamo vicina…” questo verso dalla Bohème di Puccini traccia la linea programmatica scelta dal sovrintendente Flavio Cavalli e dal nuovo direttore artistico Paolo Gavazzeni per il Macerata Opera Festival, dal 19 luglio all’11 agosto 2024 allo Sferisterio: Turandot e La bohème di Giacomo Puccini, Norma di Vincenzo Bellini, tre capolavori del repertorio due dei quali del compositore toscano nel centenario della morte; il terzo titolo è legato invece al significativo traguardo delle 60 stagioni d’opera nel monumento iconico di Macerata, divenute negli anni un appuntamento musicale estivo da non perdere ma soprattutto una occasione di valore assoluto per la città e per tutte le Marche.
 
«Siamo orgogliosi di presentare una stagione, quella del 60° Macerata Opera Festival, che darà lustro alla città e allo Sferisterio grazie al lavoro del sovrintendente Cavalli e del nuovo direttore artistico Gavazzeni e alla funzionalità della struttura – ha commentato il presidente Sandro Parcaroli – . Un’attività presentata nei tempi che proporrà titoli importanti e di grande successo con nomi di rilievo nazionale e internazionale. Una stagione che, nel centenario della morte, sarà dedicata al compositore Giacomo Puccini, uno dei più significativi operisti di tutti i tempi. Oltre alla proposta artistica di elevata qualità, il MOF rappresenta per Macerata un traino anche dal punto di vista turistico ed economico».

«Rivolgiamo ai maceratesi gli auguri di fine anno per noi nel miglior modo possibile presentando la nuova stagione del Macerata Opera Festival – dichiara il sovrintendente Flavio Cavalli. Il bilancio di questa manifestazione è composto per il 60% da contributi pubblici e da quelli privati: alla città di Macerata, alla Provincia e alla Regione ne viene restituita la maggior parte attraverso il lavoro di tutte le maestranze regionali e alle commissioni fatte a piccole e medie imprese del territorio. I finanziamenti generano inoltre un indotto con un effetto moltiplicatore che va da 6 a 7 per le attività commerciali di ogni genere. Questi dati diventano ancora più importanti alla luce della convocazione dell’Associazione Arena Sferisterio avvenuta quest’anno ad una audizione per la discussione di due disegni di legge, presentati dagli onorevoli Giorgia Latini e Irene Manzi e oggi in corso di approvazione, per l’erogazione di un contributo speciale a favore del nostro Ente e per riconoscere lo Sferisterio venga riconosciuto come monumento nazionale».
 
Ancora la Luna – che illumina il pubblico nelle serate estive allo Sferisterio, offre un’esperienza unica di musica all’aperto, legata alla perfetta acustica naturale del luogo – attraversa significativamente i versi e l’ambientazione delle tre opere: una favolistica Luna d’Oriente risplende sul capolavoro incompiuto di Puccini; lo stesso argenteo chiarore si riflette sui volti di Rodolfo e Mimì; alla Luna si rivolge la sacerdotessa belliniana.

«Ogni teatro – racconta il direttore artistico Paolo Gavazzeni – ha un proprio DNA che va studiato e compreso e le mie idee artistiche in questo mese si sono plasmate su questo luogo che ha una propria storia nella quale mi sono immerso. La meravigliosa acustica naturale dello Sferisterio permette di poter ideare grandi spettacoli musicali fatti per la gente e quest’anno ci sono due grandi anniversari che celebreremo: la 60a Stagione e il 100° anno della morte di Giacomo Puccini, figura fondamentale che ha contribuito affinché oggi il canto lirico italiano sia riconosciuto come patrimonio dell’umanità. Questo festival proporrà una programmazione compatta in quattro settimane e ogni sera di ogni weekend dal 19 luglio all’11 agosto proporrà uno spettacolo. Insieme alle opere di Puccini, sarà proposta “Norma”, titolo che si sarebbe voluto mettere scena per la prima stagione lirica allo Sferisterio, progetto che non si realizzò a causa della guerra: proporre l’opera di Bellini vuole essere un gesto di buon auspicio per il futuro del Sferisterio. Sarà un festival molto italiano e ho voluto privilegiare, quando ho potuto, artisti italiani nella convinzione che un festival per acquisire l’internazionalità deve innanzitutto mostrare la propria identità artistica che è importante costruire con le forze che ci sono sul territorio».
 
Turandot (19 e 28 luglio, 3 e 10 agosto) di Giacomo Puccini sarà eseguita incompiuta, così come lasciata dal compositore (cioè sino alla morte di Liù, come sancito al Teatro alla Scala dal direttore d’orchestra Arturo Toscanini in occasione della prima postuma). Allo Sferisterio, la struggente e crudele storia d’amore e morte, ambientata “a Pechino al tempo delle favole”, sarà affidata al regista spagnolo Paco Azorín, che firma la nuova produzione dopo il successo di Otello del 2016, e alla bacchetta di Francesco Ivan Ciampa che aveva entusiasmato il pubblico nel Macbeth del 2019. Interpreti principali Olga Maslova (Turandot), Angelo Villari (Calaf), Ruth Iniesta (Liù), Antonio Di Matteo (Timur), Lodovico Filippo Ravizza (Ping), Paolo Antognetti (Pang) e Francesco Pittari (Pong).
 
Norma (20 e 26 luglio, 4 e 9 agosto) di Vincenzo Bellini festeggia il traguardo delle 60 edizioni di festival operistico allo Sferisterio: scegliendo il capolavoro del Cigno di Catania – che era tra le ipotesi valutate ai primi del Novecento quando si decise di trasformare lo stadio della palla al bracciale in teatro – si celebra la città e coloro che vollero portare l’opera in questo luogo. Il nuovo allestimento sarà firmato dalla regista e documentarista milanese Maria Mauti, alla sua prima esperienza con il teatro d’opera; sul podio un veterano del belcanto come Fabrizio Maria Carminati, direttore artistico del Teatro Bellini di Catania. Protagonista Marta Torbidoni (Norma), giovane soprano marchigiano che si sta imponendo sui palcoscenici di tutto il mondo, affiancata da un’altra voce molto apprezzata come quella del soprano Roberta Mantegna (Adalgisa), mentre i principali ruoli maschili saranno sostenuti da Antonio Poli (Pollione) e Riccardo Fassi (Oroveso).
 
Con il terzo titolo, quello scelto tra i successi dei festival precedenti, si torna all’omaggio a Puccini: La bohème (27 luglio, 2, 7 e 11 agosto) nella produzione del regista Leo Muscato, vincitrice del XXXII Premio Abbiati 2012 dell’Associazione Nazionale Critici Musicali. Sul podio un apprezzato interprete di Puccini come Valerio Galli e un cast di rilievo con Mariangela Sicilia (Mimì), Yusif Eyvazov (Rodolfo), Mario Cassi (Marcello) e Daniela Cappiello (Musetta). Un’opera che già Puccini immagina giovane, carica di tensioni emotive e sociali, e che Muscato ha ambientato nella Parigi tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento, caratterizzata da un fermento altrettanto intenso rispetto a quello evocato dal compositore.
 
Dalle locandine del Macerata Opera Festival 2024, composte in maggioranza da interpreti di rilievo e giovani emergenti soprattutto italiani, emerge la volontà di omaggiare il recente riconoscimento ottenuto dall’UNESCO che ha inserito la pratica del canto lirico italiano nella lista dei Beni Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità.
 
Nella programmazione non mancheranno i concerti e la danza, componendo così un cartellone diversificato che torna nell’apprezzata formula dei tre titoli operistici per ogni weekend.
 
Domenica 21 luglio un concerto di gala “Notte di luna” completa il weekend del debutto delle due nuove produzioni operistiche, una occasione unica per completare i festeggiamenti per le 60 edizioni di festival allo Sferisterio. Sul podio Michelangelo Mazza, con alcuni degli interpreti vocali impegnati nelle produzioni e la partecipazione del violinista Giovanni Andrea Zanon, tra i virtuosi dell’archetto più apprezzati nelle sale da concerto del mondo.
Giovedì 8 agosto appuntamento con i celebri Carmina burana di Carl Orff diretti da Andrea Battistoni e con Giuliana Gianfaldoni (soprano), Alasdair Kent (tenore) e Mario Cassi (baritono). Questa grande cantata scenica di ispirazione medievale a partire dal testo latino originale che intona, composta negli anni Trenta del Novecento, è una delle pagine sinfonico-corali più fortunate del secolo scorso, divenuta molto famosa anche per il suo uso frequente di alcuni suoi frammenti nella pubblicità e nel cinema.
Per la danza, debutta allo Sferisterio una nuova creazione dal titolo Notte Morricone(1° agosto)in collaborazione con la Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto, ideata e firmata dal premiato coreografo spagnolo Marcos Moraucon le musiche del celebre autore italiano di colonne sonore.
Anche questi spettacoli rientrano nel motivo conduttore lunare, sotteso sia ai testi cantati dei Carmina burana, sia ad alcuni dettagli delle ambientazioni del gala (il 21 luglio ci sarà Luna piena) nonché allo spettacolo di danza.
 
Come è ormai tradizione l’Orchestra impegnata nelle opere sarà la FORM – Orchestra Filarmonica Marchigiana con il Coro lirico marchigiano “Vincenzo Bellini” guidato da Martino Faggiani, insieme ai Pueri Cantores “D. Zamberletti” (Maestro del coro Gian Luca Paolucci) e la Banda Salvadei, organici marchigiani che saranno protagonisti anche dei concerti in programma nel 2024, per un coinvolgimento sempre maggiore delle realtà artistiche regionali nelle attività dello Sferisterio.
 
Accanto alle proposte del ciclo “Lo Sferisterio a scuola”, che saranno rese note nelle prossime settimane e saranno destinate all’infanzia (3-5 anni), agli studenti delle classi elementari e medie (6-13 anni) e a quelli delle scuole superiori (14-18 anni), il nuovo direttore artistico Paolo Gavazzeni ha ideato un nuovo percorso di avvicinamento dedicato agli spettatori di ogni età, dal titolo “Tutti all’opera” con una serie di incontri-spettacolo al Teatro Lauro Rossi dedicati alle opere, la partecipazione alle prove d’assieme allo Sferisterio e la possibilità per chi seguirà l’intero percorso di acquistare biglietti per gli spettacoli ad un prezzo agevolato.

Biglietteria
La vendita dei biglietti sarà aperta martedì 19 dicembre dalle ore 11,sia alla biglietteria di Macerata (piazza Mazzini 10) che online su sferisterio.it o su vivaticket.it
I prezzi per i titoli operistici (Turandot, Norma, La bohème)hanno un costo da euro 15 a euro 170; i biglietti del settore Platino per le prime rappresentazioni hanno un costo di 200 euro.
I biglietti per il balletto Notte Morricone hanno un costo da 15 a 70 euro.
I biglietti per i due concerti hanno un costo da 20 a 60 euro.
Sono previste le consuete riduzioni under30 e Over 65; per gli under14 biglietto a 1 euro se acquistato insieme ad un biglietto a prezzo intero.
Saranno poi disponibili tre tipologie di abbonamento per le opere. Con la formula Open 2 si potranno comprare 2 biglietti per due dei tre titoli (es. un biglietto per una data a scelta di Turandot + un biglietto per una data a scelta di Norma o La bohème) con il 15% di sconto. Con la formula Open 3 si potranno comprare 3 biglietti per i tre titoli (uno per ogni opera) con il 25% di sconto. Con la formula Open 6 si potranno comprare 6 biglietti per i tre titoli (due per ogni opera) con il 30% di sconto.
 
La biglietteria a Macerata in Piazza Mazzini 10 è aperta da martedì a sabato, ore 10-13 e 16:30-19:30
tel. 0733 230735 boxoffice@sferisterio.it.
 
Ulteriori dettagli e locandine complete su sferisterio.it
 
Turandot
Dramma lirico in tre atti su libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni, dalla fiaba teatrale omonima di Carlo Gozzi. Giacomo Puccini la lasciò incompiuta alla sua morte il 29 novembre 1924 e così venne eseguita in Prima al Teatro alla Scala il 26 aprile 1926. Esistono due finali realizzati da Franco Alfano e più recentemente a Luciano Berio. Ispirata a un oriente fantastico, racconta la sfida sensuale tra l’ostinato Calaf e la “principessa di gelo” Turandot cui si contrappone la purezza dell’amore di Liù.
 
Norma
Opera in due atti su libretto di Felice Romani, tratto dalla tragedia di Louis-Alexandre Soumet (1786-1845). Composta da Vincenzo Bellini in meno di tre mesi, nel 1831, debuttò al Teatro alla Scala il 26 dicembre dello stesso anno registrando un fiasco clamoroso a causa di ostilità nei confronti sia del Cigno catanese che della protagonista Giuditta Pasta. Considerato uno dei capolavori assoluti dell’opera Romantica, narra una vicenda affine al mito di Medea, è vicenda di amore e gelosia, ripicche e vendette tra innamorati traditi.
 
La bohème
Quattro quadri su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, dal romanzo Scènes de la vie de bohème di Henri Murger. Prima rappresentazione: Torino, Teatro Regio, 1° febbraio 1896. Un gruppo di amici trascorre la giovinezza a Parigi destreggiandosi tra sogni d’amore e cruda realtà. Rodolfo e Mimì vedono infrangere il loro amore dinanzi alla povertà e alla malattia.