Giovedì 12 settembre alle ore 20, sala Zubin Mehta, concerto di canto del soprano Jessica Pratt

Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino. Sul podio Riccardo Frizza

Direttore del Coro, Lorenzo Fratini.

Arie di “pazzia”e sinfonie dalle opere di Vincenzo Bellini e Gaetano Donizetti

Giovedì 12 settembre alle ore 20, in sala Zubin Mehta, è in programma il concerto di canto del soprano Jessica Pratt che porta in scena le arie contenute nel Cd “Delirio” inciso al Maggio, con l’Orchestra e il Coro del Teatro per l’etichetta Tancredi. Presentato ufficialmente al Teatro del Maggio, lo scorso 20 ottobre 2023, in concomitanza con l’uscita, il cd ha riscosso unanimemente recensioni entusiaste da parte della critica.

Pratt è una delle più talentuose e virtuosiste belcantiste dei nostri tempi e affronta in questo concerto  – e nel Cd – un’antologia di scene unite dal fil rouge della “pazzia” tratte dalle opere di Gaetano Donizetti e Vincenzo Bellini. Sul podio – così come nel Cd – Riccardo Frizza affermato nella lettura ed esecuzione del belcanto italiano e col quale Jessica Pratt collabora con una mirabile sinergia. Le scene presentate in concerto sono eseguite integralmente e con una cura filologica da manuale come per esempio la celeberrima scena da Lucia di Lammermoor eseguita nella tonalità originale in Mi Bemolle. Il Coro del Maggio è diretto da Lorenzo Fratini.

I brani presentati  – in ordine di esecuzione – sono dunque tratti da La Sonnambula di Vincenzo Bellini, da Emilia di Liverpool, Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti, da I puritani, di Vincenzo Bellini, da Linda di Chamounix di Gaetano Donizetti. Nel corso del concerto il maestro Frizza dirigerà la sinfonia da I Capuleti e i Monecchi di Vincenzo Bellini, la sinfonia da Roberto Devereux di Gaetano Donizetti e l’ouverture  di La favorite

Nel corso del recital, Jessica Pratt indosserà dei magnifici abiti/costumi disegnati per lei da Giuseppe Palella che sottolineano sia la forza sia la vulnerabilità delle donne interpretate dal soprano e sarà accompagnata nelle esecuzioni di Emilia e Linda da Aleksandra Meteleva.

Questo concerto è il primo di una serie di altri che vedranno come protagonisti il mezzosoprano Teresa Iervolino il prossimo 29 settembre, il baritono Nicola Alaimo il 3 novembre e poi nel corso del 2025, sempre in novembre, il baritono Marco Filippo Romano tutti impegnati sul palcoscenico e con le compagini del Maggio per interpretare live le incisioni discografiche realizzate al Maggio Musicale Fiorentino per l’etichetta Dynamic.

Il programma del concerto:

Vincenzo Bellini

I Capuleti e Montecchi, sinfonia

Da La sonnambula: “Ah! non credea mirarti… Ah! non giunge uman pensiero”

Gaetano Donizetti

Da Emilia di Liverpool: “Madre! Deh placati!… Ah! di contento…”

Roberto Devereux, sinfonia

Da Lucia di Lammermoor: “Il dolce suono… Ardon gl’incensi… Spargi d’amaro pianto”

Vincenzo Bellini

Da I puritani: “O rendetemi la speme… Qui la voce sua soave… Vien diletto è in ciel la luna”

Gaetano Donizetti

La Favorite, ouverture

Da Linda di Chamounix: “Nel silenzio della sera… No, non è ver, mentirono”

Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino

Direttore, Riccardo Frizza

Direttore del Coro, Lorenzo Fratini

86ºFestival del Maggio, venerdì 7 giugno 2024 alle ore 20, il maestro Daniele Gatti sul podio della Sala Mehta per un concerto sinfonico corale.  

In programma il “Salmo IX” di Goffredo Petrassi e la “Sinfonia n. 5” di Dmitrij Šostakovič.

Il concerto sarà trasmesso in differita su Rai Radio 3

Il direttore principale Daniele Gatti – impegnato il 6 e poi l’8 giugno con le ultime due recite di Tosca –  sale sul podio della Sala Mehta alla guida dell’Orchestra e del Coro del Maggio, venerdì 7 giugno alle ore 20, per un concerto sinfonico corale con un programma caratterizzato da una marcata impronta sacra e in linea con il cartellone del concerto inaugurale del 13 aprile, che propose  il Salmo 13 di Alexander Zemlinsky e con quello del concerto del 5 maggio con un altro brano di Petrassi, il Magnificat.  

In apertura del concerto del 7 giugno, infatti, un’altra composizione di Goffredo Petrassi, il Salmo IX, un ampio lavoro per coro, orchestra d’archi, ottoni, percussioni e due pianoforti nella quale Petrassi riunisce abilmente la lezione dei grandi polifonisti del passato con le innovazioni musicali del suo tempo. La scrittura del Salmo fu iniziata nell’ottobre 1934 e terminata due anni dopo.  

Il maestro del Coro del Maggio è Lorenzo Fratini.

Così come per il concerto del 5 maggio, chiude il concerto una composizione di Dmitrij Šostakovič; in quest’occasione la Sinfonia n. 5 in re minore op. 47 una delle composizioni più emblematiche e sofferte che il compositore pietroburghese compose fra l’aprile del 1937 e il luglio dello stesso anno; un periodo buio nel quale le repressioni di Stalin erano forti, anche su quella che era la vita artistica, culturale e musicale del paese. Šostakovičstesso fu aspramente criticato per lo stile della sua Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk e dunque l’essenza della sua Quinta Sinfonia è legata a doppio filo a quelle che sono le sue emozioni di quegli anni così complessi: una pagina musicale in cui la catastrofe è travestita da trionfo, e dove il più urlato dissenso si scambia per consenso alle orecchie incapaci di ascoltare.

Prima del concerto è proposta al pubblico la presentazione del programma: la guida si tiene nel Foyer della Sala Zubin Mehta 45 minuti circa prima dell’inizio del concerto.

Il programma:

Goffredo Petrassi 

Salmo IX per coro e orchestra

Compositore e didatta nato nel 1904, Goffredo Petrassi è stato una delle personalità più autorevoli del panorama musicale italiano della seconda metà del XX secolo. Cresciuto musicalmente tra le fila dei pueri cantores della Chiesa di San Salvatore in Lauro a Roma, Petrassi ha la possibilità di conoscere e studiare le opere dei grandi maestri del Rinascimento e del Barocco italiani, che lasciano in lui un’impressione duratura. Dopo gli esordi in campo strumentale sotto il segno della corrente neoclassica, il compositore si cimenta in una serie di opere corali di ampio respiro, tra cui il Salmo IX, nelle quali riunisce abilmente la lezione dei grandi polifonisti del passato con le innovazioni musicali del suo tempo. Composto nel 1934, il Salmo IX è un ampio lavoro per coro, orchestra d’archi, ottoni, percussioni e due pianoforti. Influenzato parimenti dal modello stravinskijano della Sinfonia di salmi e dalla tradizione corale barocca, il brano si distingue per le ampie architetture polifoniche in cui dominano sonorità asciutte, talvolta spigolose, accompagnate da ritmi incisivi. La prima esecuzione fu diretta nel dicembre del 1936, a Torino, da Vittorio Gui.

Dmitrij Šostakovič

Sinfonia n. 5 in re minore op. 47

Nel 1937 Dmitrij Šostakovič firma la Sinfonia n. 5, una delle sue composizioni più emblematiche e sofferte. L’anno precedente era stato duramente attaccato sulle colonne della «Pravda» e l’articolo che lo accusava di ‘formalismo’, ovvero autore di arte borghese nemica del popolo, aveva messo in pericolo la sua carriera e la sua stessa vita. In quel periodo Šostakovič aveva appena concluso la sperimentale e complessa Quarta sinfonia ma decise di non farla eseguire e di chiuderla in un cassetto, aspettando tempi migliori. In sostituzione compose la Quinta, un’opera stranamente apprezzata dal regime che non riconosce dietro ai pochi accenni di trionfalismo musicale l’atto di denuncia del compositore. L’ambiguo sottotitolo, ‘Risposta pratica di un compositore a una giusta critica’, fece pensare inizialmente a una resa dell’artista dinanzi alla stoccata inflittagli dal regime di Stalin ma nei quattro movimenti della Quinta Šostakovič, in realtà, non adotta un linguaggio retorico né popolare. Anni dopo, sarà lui stesso a chiarire come il giubilo riscontrabile nella Quinta fosse solo un connotato di facciata, l’ennesima e tragica maschera indossata per dare sfogo alla propria creatività in tempi dominati dalla paura e dal terrore.

La locandina:

GOFFREDO PETRASSI 

Salmo IX per coro e orchestra

DMITRIJ ŠOSTAKOVIČ

Sinfonia n. 5 in re minore op. 47

Moderato / Allegretto / Largo / Allegro ma non troppo

Direttore

Daniele Gatti 


Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino 

Maestro del Coro Lorenzo Fratini

Prezzi:

Settore D: 20€

Settore C: 35€

Settore B: 50€

Settore A: 70€ 

Durata complessiva 1 ora e 25 minuti circa (più intervallo)

Venerdì 15 marzo 2024, alle ore 20, prima recita di “Don Pasquale” di Gaetano Donizetti.

L’opera, diretta dal maestro Daniele Gatti, è proposta con la storica regia di Jonathan Miller, ripresa in questa occasione da Stefania Grazioli.

In locandina Marco Filippo Romano come Don Pasquale; Markus Werba nella parte del Dottor Malatesta; Sara Blanch è Norina; Yijie Shi interpreta Ernesto mentre Oronzo D’Urso veste i panni di Un notaro.

La recita del 15 marzo 2024 sarà trasmessa in differita su Rai Radio 3

A poche settimane di distanza dall’inizio dell’86ª edizione del Festival del Maggio, venerdì 15 marzo alle ore 20, nella Sala Grande del Teatro, va in scena una delle più celebri opere di Gaetano Donizetti, il Don Pasquale. Lo spettacolo è proposto nello storico, e ormai celebre, allestimento di Jonathan Miller – ripreso da Stefania Grazioli – un doveroso tributo del Teatro a un grande regista e a un allestimento molto amato, fin da subito, da pubblico e critica che è stato poi messo in scena in diversi teatri europei: una grande casa di bambole in cui si svolgeranno tutte le disavventure dei protagonisti dell’opera. Sul podio il maestro Daniele Gatti, alla guida dell’Orchestra e del Coro del Maggio, che affronta per la prima volta questo titolo restando fedele alle origini dell’opera (napoletane e francesi) e mettendone in risalto il linguaggio rossiniano.

Cinque le recite complessive: il 15, il 19 e il 23 marzo alle ore 20 e il 17 e 24 marzo alle ore 15:30.

Sul palcoscenico Marco Filippo Romano veste i panni del protagonista della vicenda, Don Pasquale, anziano e ricco settantenne e zio di Ernesto, interpretato da Yijie Shi, giovane innamorato della giovane vedova Norina, interpretata da Sara Blanch

Markus Werba, che torna al Maggio dopo le recite del Don Giovanni  e Falstaff nell’ambito dell’85° Festival del Maggio, veste i panni del Dottor Malatesta; Oronzo d’Urso, talento dell’Accademia del Maggio, è invece Un notaro. 

Chiudono il cast come Tre voci soliste due artisti del Coro del Maggio, Valeriia Matrosova e Massimiliano Esposito, e Carlo Cigni.

Sempre i talenti dell’Accademia del Maggio saranno i protagonisti della recita del 23 marzo: le parti di Norina, del Dottor Malatesta e di Ernesto saranno infatti interpretate rispettivamente da Nikoletta HertsakMatteo Mancini e Lorenzo Martelli.

In questo allestimento del Maggio Musicale Fiorentino le scene e i costumi e le luci sono rispettivamente curati – come nell’edizione del 2001 e del 2011 – da Isabella Bywater e Jvan Morandi con le luci realizzate in questa occasione da Emanuele Agliati.

Il maestro del Coro del Maggio è Lorenzo Fratini.

Mercoledì 13 marzo 2024, alle ore 17, nel Ridotto del Foyer di Galleria del Teatro del Maggio, Luca Zoppelli presenta l’opera; l’ingresso è libero fino a esaurimento dei posti disponibili.

Prima di ogni recita sono inoltre proposte al pubblico le presentazioni degli spettacoli, tenute da Katiuscia Manetta, Maddalena Bonechi e Marco Cosci: le guide si tengono nel Foyer della Sala Zubin Mehta o nel Foyer di Galleria della Sala Grande 45 minuti circa prima dell’inizio di ogni recita.

Sul podio della Sala Grande il maestro Daniele Gatti, che dirige l’opera di Donizetti per la prima volta nella sua carriera: “Ho colto al volo l’opportunità di affrontare per la prima volta il Don Pasquale, non avendola mai diretta ho avuto l’occasione di studiarla e di scoprirla e di ‘entrare’ così nel mondo del belcanto italiano, che nel corso della mia carriera ho toccato solo poche volte. Mi piace vedere quest’opera come un omaggio di Donizetti al teatro rossiniano buffo – mantenendo naturalmente l’impronta romantica tipica donizettiana – evidenziato da questo passaggio continuo tra un gesto affettivo di ricordo e uno sguardo sereno al genio di Rossini che scrive questo tipo di opere nei primi anni del XIX secolo: lo sentiamo in alcuni procedimenti armonici e l’uso di alcuni stereotipi tipici dell’opera buffa, con la sola differenza del recitativo, che in questo caso non è secco ma accompagnato. Inoltre ho la fortuna di avere un cast davvero eccellente ed è un grande piacere affrontare così per la prima volta questo titolo”.

Il Don Pasquale, in scena per la settima volta nel corso delle stagioni del Maggio, viene dunque proposto per la terza occasione nell’ormai storica regia firmata da Jonathan Miller nel settembre 2001, da subito accolta con grande calore dal pubblico e dalla critica; un allestimento portato inoltre con altrettanto successo a Milano, al Teatro alla Scala, alla Royal Albert Hall di Londra e all’Opera di Bilbao. Il grande regista londinese ambienta la vicenda nella casa di Don Pasquale, che è sì una dimora borghese settecentesca, ma pensata scenicamente come una grande casa delle bambole su tre piani, con ogni ambiente di essa curato e ben definito, dalla cucina al soggiorno fino alle camere da letto, mentre costumi e trucco rimarcano il carattere brioso dell’opera di Donizetti. 

“È un’opera in cui decisamente ne vedremo delle belle” ha sottolineato Stefania Grazioli, parlando dell’allestimento da lei ripreso di Jonathan Miller “Il Don Pasquale è la terza e ultima opera buffa di Gaetano Donizetti, che sappiamo essere stata una persona dotata di grande senso dell’umorismo; la vicenda – per quanto piena di momenti buffi e situazioni divertenti – non ha una comicità fine a sé stessa, bensì più profonda, con momenti anche malinconici. Il libretto è di altissimo livello, sia perché perfettamente connesso con la partitura sia perché riesce a bilanciare, proprio attraverso l’alternanza fra momenti divertenti e situazioni dal retrogusto più amaro. La regia di Miller, che fa capire in modo cristallino la sua grande sapienza teatrale, è ricca di gag davvero splendide ed è un grande onore e piacere riprendere questo allestimento, potendo contribuire con il lavoro svolto insieme al maestro Daniele Gatti e a tutto lo splendido cast di questa produzione”.

Marco Filippo Romano, che interpreta lo sfortunato protagonista della vicenda, Don Pasquale, torna al Maggio dopo le recite de L’elisir d’amore dell’estate del 2019: “Nonostante abbia già interpretato questo splendido ruolo all’estero, per me queste recite segnano il mio debutto come Don Pasquale in Italia; farlo qui al Teatro del Maggio, con questa straordinaria regia di Miller e insieme alla direzione del maestro Daniele Gatti – con cui ho la fortuna di collaborare per la prima volta – è assolutamente emozionante. Il vecchio Don Pasquale è senz’altro uno dei ‘principi’ dei ruoli buffi: nonostante questo non ha le tipiche caratteristiche, ad esempio, del buffo di stampo rossiniano; questa differenza, in Donizetti, la troviamo nelle frasi molto legate fra loro e da una malinconia spesso accentuata musicalmente o scenicamente. Con il protagonista dell’opera ci troviamo dunque davanti a un personaggio che, bensì sia vecchio, ha e sente nuovamente della vitalità dentro di sé, come sottolineato anche da alcuni passaggi musicali; egli, cercando di conquistare Norina, riscopre un sentimento che non aveva probabilmente da quando era giovane”.

La bella vedova Norina è interpretata da Sara Blanch, che sarà inoltre fra i protagonisti del concerto inaugurale diretto dal maestro Daniele Gatti dell’86°Festival del Maggio in programma il prossimo 13 aprile.

Parlando del personaggio di Norina, Sara Blanch ne ha sottolineato la grande forza e la grande indipendenza: “È una donna davvero capace, con esperienza nelle relazioni e che spesso prende l’iniziativa e credo che sia proprio lei in realtà il grande motore immobile della vicenda, che poi verrà orchestrata dal Dottor Malatesta: lei fa questo in risposta al fatto di sentire il suo amore con Ernesto ostacolato bruscamente da Don Pasquale. Ecco allora nascere in Norina questo grande spirito di ribellione davanti a questa ingiustizia e la necessità assoluta di cambiare lo stato della vicenda. Dal mio punto di vista trovo sia davvero interessante interpretare una parte del genere, perché permette di mostrare una donna con più sfumature; la rabbia per la vicenda con il vecchio Don Pasquale, i momenti di tenerezza con Ernesto e anche le tante situazioni in cui dimostra di avere anche una vena molto spiritosa: è davvero un personaggio completo”. 

Markus Werba, da poco protagonista come Leporello nel Don Giovanni, opera inaugurale dell’85°Festival del Maggio, e come Ford in Falstaff, nella medesima edizione del Festival, interpreta il Dottor Malatesta, colui che tesserà le trame della vicenda per far sì che, a spese del vecchio Don Pasquale, Norina ed Ernesto possano finalmente convolare a giuste nozze: “Il Dottor Malatesta è il vero e proprio deus ex machina della storia; infatti, nonostante sia proprio lui quello incaricato dal vecchio protagonista per trovargli una moglie, è molto legato a Ernesto è dunque ordisce le trame per ingannare Don Pasquale e far sì che il suo amico e Norina possano sposarsi. È infatti lui che suggerisce al protagonista di sposare sua sorella Sofronia (in realtà impersonata da Norina) facendogli credere che sia una giovane bella e pura appena uscita di convento. In questo modo, organizzando questo finto matrimonio, la vera Norina – sotto mentite spoglie – avrà modo di far davvero ‘impazzire’ Don Pasquale, facendogli spendere un sacco di soldi e progettando grandi feste, facendo chiamare sarti e gioiellieri e disdegnando le sue attenzioni affettuose”.

Yijie Shi, che torna sulle scene del Maggio dopo un’altra opera di Donizetti, la Lucia di Lammermoor del settembre 2015,veste i panni di Ernesto, il giovane innamorato di Norina: “è bellissimo poter tornare al Maggio, mi mancava moltissimo. La prima volta, credo, fu nel 2012 nel vecchio Teatro per “Il viaggio a Reims” di Rossini; le ultime, invece, nel 2014 (Falstaff) e Lucia di Lammermoor (2015) qui nel nuovo teatro. Sono davvero molto contento di essere tornato a Firenze (e in Europa) e ringrazio tantissimo il teatro”. Oronzo D’Urso, da poco fra i protagonisti de La principessa di gelo dello scorso febbraio, interpreta Un notaro.Chiudono la compagnia di canto due artisti del Coro del Maggio – Valeriia Matrosova e Massimiliano Esposito – e Carlo Cigni.

L’opera:

Il libretto è scritto da Giovanni Ruffini (anche se firmato da Michele Accursi), ed è un rifacimento del libretto scritto da Angelo Anelli nel 1810 per Ser Marcantonio di Stefano Pavesi. È un dramma buffo certamente, ma Don Pasquale segna un punto di arrivo e uno di rottura per l’opera buffa siglato da Donizetti; è l’approdo di una tradizione comica italiana che percorre i secoli comunque né troppo farsesca né troppo comica, ed è l’opera nella quale la commedia si affaccia verso l’amarezza. È l’antica trama, da Donizetti articolata in tre concisi atti, del vecchio (Don Pasquale), economo e celibe, raggirato con l’offerta di una sposa ingenua, la vedova invece scaltra e maliziosa che ama riamata il nipote di Don Pasquale. Equivoci e travestimenti, metamorfosi, spese, finte nozze, simulati tradimenti e insulti per far sì che il vecchio maledica le sue nozze fino a che, scoperta la verità dell’architettura a suo danno, non si rassegna a benedire le nozze tra i giovani. Il libretto, nella definizione drammaturgica offerta dalla musica di Donizetti, è un modello d’efficienza e di eleganza: un prontuario ben congegnato di situazioni comiche ritmate dall’intuito teatrale malizioso e attuale. 

La locandina

DON PASQUALE

di Gaetano Donizetti

Dramma buffo in tre atti

Libretto di M. A. (Michele Accursi),

Giovanni Ruffini e Gaetano Donizetti da Angelo Anelli 

Edizione Edwin F. Kalmus & Co., Inc., Roca Baton, Florida

— 

Direttore Daniele Gatti

Regia Jonathan Miller

ripresa da Stefania Grazioli

Scene e costumi Isabella Bywater

Luci Jvan MorandiRealizzate da Emanuele Agliati

— 

Don Pasquale Marco Filippo Romano

Dottor Malatesta Markus Werba/Matteo Mancini (23)

Ernesto Yijie Shi/Lorenzo Martelli (23)

Norina Sara Blanch/Nikoletta Hertsak (23)

Un notaro Oronzo D’Urso

Tre voci soliste Valeriia MatrosovaMassimiliano Esposito,Carlo Cigni

Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino

Maestro del Coro Lorenzo Fratini


In lingua originale
Con sopratitoli in italiano e inglese a cura di Prescott Studio, Firenze

Prezzi:

Visibilità limitata e ascolto: 15€

Galleria: 30€

Palchi: 40€

Platea 4: 50€ – Platea 3: 60€ – Platea 2: 75€ – Platea 1: 90€

A distanza di oltre vent’anni, torna nella programmazione del Maggio, il 16 e il 17 gennaio 2024 alle ore 20, in Sala Mehta, “Peer Gynt”, musiche di scena di Edvard Grieg per il dramma di Henrik Ibsen.

L’opera, che dà ufficialmente il via alla stagione invernale del Maggio, è proposta in forma di concerto. 

Sul podio, alla guida dell’Orchestra e del Coro del Maggio, il maestro Nikolas Nägele; la drammaturgia è curata da Pier Paolo Pacini.

Nella parte di Peer Gynt il grande attore fiorentino Sandro Lombardi.

La recita del 16 gennaio 2024 sarà trasmessa in differita su Rai Radio 3

Il 16 gennaio 2024, prende avvio ufficialmente la stagione invernale del Teatro del Maggio: in cartellone, nelle serate di martedì 16 e mercoledì 17 gennaio alle ore 20, sul palco della sala Mehta, il sipario si apre su Peer Gynt, le musiche di scena composte daEdvard Grieg per il capolavoro omonimo di Henrik Ibsen, proposto al Teatro del Maggio a distanza di 22 anni dagli spettacoli del gennaio 2002. Il poema drammatico che si basa sulla figura di Peer, giovane perdigiorno che vive la sua vita tra piaceri materiali e trovate fantastiche e si dipana su una partitura musicale di Grieg molto nobile e raffinata (che nelle suites sinfoniche che ne sono derivate – per esempio il riconoscibilissimo “mattino” sono divenute armonie emblematiche e celeberrime), viene proposto in forma di concerto nell’elaborazione del regista e drammaturgo Pier Paolo Pacini. Sul podio, alla guida dell’Orchestra e del Coro del Maggio, sale il maestro Nikolas Nägele, che torna al Maggio dopo aver diretto Hänsel und Gretel – nel marzo 2016. Nägele si è formato all’Accademia del Maggio ed è stato Kappellmeister alla Deutsche Oper di Berlino dal 2017 al 2019 e più volte assistente di Christian Thieleman a Salisburgo e a Bayreuth.

Il cast è capitanato dal grande attore fiorentino Sandro Lombardi nei panni del protagonista della vicenda, Peer Gynt; dall’attrice Elena Ghiaurov nella parte di Aase, Solvejg e dall’attore, Annibale Pavone, nel ruolo de Il mago. Gli interventi cantati sono affidati al soprano Aitana Sanz-Pérez e al mezzosoprano Olha Smokolina, entrambe talenti dell’Accademia del Maggio, rispettivamente nelle parti di Solvejg e Anìtra; Constanza AntunicaNadia PirazziniChiara Chisu, artiste del Coro del Maggio, nel ruolo delle Drei Säterinnen (Tre mandriane), completano la locandina.

Il maestro del Coro del Maggio è Lorenzo Fratini. Lo spettacolo è presentato in due parti dalla durata di un’ora circa ognuna, con un intervallo di trenta minuti.

Venerdì 12 gennaio 2024, alle ore 17, nel Ridotto del Foyer di Galleria del Teatro del Maggio, Luisa Sclocchis presenta l’opera al pubblico.

A distanza di oltre vent’anni, dunque, è proposto nuovamente al Maggio il Peer Gynt, poema nato dalla penna dello scrittore norvegese Henrik Ibsen nel 1867: il drammaturgo, all’epoca in Italia, aveva conosciuto l’anno precedente a Roma il compositore, suo connazionale, Edvard Grieg. Fu proprio Ibsen a chiedere al musicista, nel 1874, la collaborazione per trasformare il suo lavoro in una rappresentazione teatrale con musiche di scena: egli infatti riteneva che la presenza di un commento musicale avrebbe contribuito alla maggiore appetibilità del Peer Gynt, ‘addolcendo’ così lo spettacolo al pubblico. Inizialmente Grieg accettò con entusiasmo la proposta – allettato dal considerevole rientro economico dell’operazione oltre che dalla grande ammirazione che nutriva per la personalità artistica di Ibsen –  ma dopo un frizzante avvio il lavoro procedette con lentezza e Grieg stesso disse in privato che il Peer Gynt fosse “il meno musicale dei soggetti possibili”, forse a causa della spettacolarità e complessità dell’azione narrativa.

Nonostante questa incertezza, nel volgere di breve tempo le musiche di scena composte da Grieg conobbero un successo davvero notevole, tanto che il musicista decise di ricavare due suite sinfoniche di quattro episodi ciascuna da questo lavoro, che diventarono le sue composizioni più popolari.

Sul podio il maestro Nikolas Nägele, che nel parlare di questa produzione ha evidenziato quella che fu la grande capacità di Edvard Grieg di trasformare le emozioni – di cui il racconto di Ibsen è ricchissimo – in musica: “Il testo di Henrik Ibsen è davvero molto romantico e filosofico, ricco di emozioni che Grieg è stato capace di trasformare in musica; una musica bellissima e dotata di una strumentazione ricca e personale, che fa trasparire in modo chiaro lo stile ‘genuino’ del compositore: è un linguaggio davvero unico. Abbiamo inoltre un cast davvero formidabile, composto non solo da cantanti ma anche da grandi attori come Sandro Lombardi; abbiamo dunque come risultato questo dialogo interessantissimo fra l’Orchestra, il Coro, i cantanti e gli attori; una situazione davvero singolare, nella quale l’attore ha modo di trasmettere delle emozioni particolari, evocando determinate sensazioni solo con il modo di parlare o di recitare.”

Riprende la drammaturgia dello spettacolo, dopo aver curato anche quella del 2002, Pier Paolo Pacini che, nel parlare della produzione, ha sottolineato di come la componente psicoanalitica sia assolutamente centrale, non solo nel racconto di Henrik Ibsen, ma anche nella sua rielaborazione semiscenica: “Nel 1900 con L’interpretazione dei sogni di Sigmund Freud finisce una concezione del mondo basata su un ordine creato dalla ragione e si entra in un mondo diverso, inquieto, dove i confini tra realtà e immaginazione non sono più così definiti. Henrik Ibsen scrisse Peer Gynt nel 1867. Sarebbe quindi un falso storico affermare che ci possa essere una relazione tra questo lavoro e il saggio di Freud, ma la forte simbologia dell’opera di Ibsen, i vari riferimenti del protagonista ad un “io gyntiano” e la storia stessa, così complessa e misteriosa, autorizzano a pensare alla possibilità di spostare la vicenda da un piano realistico ad uno onirico, trasformando i luoghi del viaggio di Peer in rappresentazioni di diversi luoghi della mente; una metafora del suo mondo interno, un viaggio senza spostamento fisico che trasforma la realtà esterna “nella stessa sostanza dei sogni”. Da qui l’idea di un concerto per voci e orchestra e di una rielaborazione del testo come una vera e propria lettura psicoanalitica, una lettura volutamente parziale, che però permette di evidenziare il vero tema di questa opera, che parte dalla vicenda specifica di Peer Gynt – o a questo punto potremmo dire del suo Io – per arrivare a quella più generale della condizione umana, passando cioè dal livello personale di Peer a quello di Umanità. Infatti la linea psicoanalitica, per sua stessa natura indotta a prendere le distanze dalla filosofia, dalla metafisica e dalla teologia, non affronta il tema del trascendimento e quindi dello sviluppo spirituale. Così lascia pieno spazio per permettere a Peer di porre la domanda finale del dramma di Ibsen, necessaria, ineluttabile, ed evidenziarla come universale: che cosa succederà del “nostro vero Io?”.

Parlando del protagonista del racconto, Peer Gynt, da lui interpretato, Sandro Lombardi – che torna al Maggio a distanza di pochi anni dallo spettacolo La valigia di Ravel del maggio 2017, ha definito quelle che sono le caratteristiche della parte: “Interpretare il personaggio di Peer Gynt è come affrontare un intero mondo poetico: tutto quello che riguarda non solo l’opera di Ibsen ma anche tutta la mitologia nordica, dei fantasmi, è quasi come se uno dovesse interpretare Sogno d’una notte di mezza estate; parliamo davvero di un mondo a parte che si riassume in questo furfantello che sì, è circondato da numerose donne, tra cui sua madre, ma comunque un po’ stordito e che si ritrova improvvisamente vecchio, con la sensazione di non aver combinato quasi nulla in vita propria. Persino il diavolo, che lo fronteggia a un certo punto, gli fa notare come egli non abbia neanche dei peccati da mettere in conto e dunque di non essere stato nemmeno capace ‘di guadagnarsi’ l’inferno.”

La locandina

PEER GYNT

di Edvard Grieg

Musiche di scena op. 23

per il dramma omonimo di Henrik Ibsen per soli, coro e orchestra

(in forma di concerto)

— 

Maestro concertatore e direttore Nikolas Nägele

Drammaturgia Pier Paolo Pacini

Peer Gynt Sandro Lombardi

Aase, Solvejg Elena Ghiaurov

Il mago Annibale Pavone

Solvejg Aitana Sanz Pérez

Anìtra Olha Smokolina

Tre mandriane Constanza AntunicaNadia PirazziniChiara Chisu

Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino 

Maestro del coro Lorenzo Fratini

— 

Con sopratitoli in italiano delle parti cantate a cura di Prescott Studio, Firenze

Si ringraziano per la consulenza linguistica norvegese Sidsel Vivarelli Colonna e Christel Smith

Prezzi: 

Settore D: 20€

Settore C: 35€

Settore B: 50€

Settore A: 70€

Domenica 3 dicembre 2023 alle ore 11, nella Sala Grande del Teatro del Maggio, un concerto di beneficenza del Maggio Fiorentino a favore dei territori toscani colpiti dall’alluvione

Il maestro Daniele Gatti, il Coro e l’Orchestra del Maggio rinunciano ai loro compensi

Daniele Gatti

Biglietti ( posto unico in tutta la sala) a 20euro  – 10euro per i giovani fino ai 18 anni.

Il Teatro del Maggio annuncia per domenica 3 dicembre alle ore 11, in Sala Grande del Teatro, un concerto sinfonico corale straordinario per raccogliere fondi da destinare ai territori toscani tragicamente e pesantemente colpiti dall’alluvione dell’inizio del mese di novembre.

Il programma offre al pubblico due composizioni di Ludwig van Beethoven Elegischer Gesang  (Canto elegiaco) Op. 118 e la Sinfonia n.7 in la maggiore, op 92.

Sul podio dell’ Orchestra e del Coro del Maggio, il maestro Daniele Gatti; maestro del coro Lorenzo Fratini.

Il maestro Gatti, il maestro Fratini, il Coro e l’Orchestra del Maggio per questa occasione così umanamente importante e di solidarietà, rinunciano ai loro compensi.

Per favorire la massima partecipazione e consentire un ricavo consistente da devolvere al territorio, i biglietti vengono offerti al pubblico al prezzo di 20 euro (posto unico in tutto il teatro) e di 10 euro per i giovani fino ai 18 anni ( posto unico in tutto il teatro).

Il primo componimento beethoveniano per Coro misto e Archi  – su testo anonimo – è un brano intimo, raccolto e soave molto espressivo che si rivolge a chi patisce per partecipare fraternamente al suo dolore.

La Sinfonia n.7 in la maggiore op. 92, composta fra il 1811 e il 1812, debuttò a Vienna l’8 dicembre del 1813 diretta dallo stesso autore in una serata musicale a beneficio dei soldati austriaci reduci dalla battaglia di Hanau. La composizione fu accolta favorevolmente dai viennesi a cui piacque soprattutto il secondo movimento, l’Allegretto, che venne addirittura bissato. Ritenuta a suo tempo, dai critici di allora, per alcuni aspetti stravagante e ai limiti dell’eccesso fu invece apprezzata da Richard Wagner, a cui va il merito di averne intuito da subito la vera essenza, che la definì «l’apoteosi della danza». In questa Sinfonia si sottolinea la dialettica tra luci e ombre e sboccia nel suo finale quando il dramma tra il male e il bene e stato risolto in favore del bene e della positività della vita.

Continuano le domeniche al Maggio del Ciclo “C’è musica & musica”

Domenica 12 novembre alle ore 11, in Sala Zubin Mehta, l’appuntamento è con una selezione dai celeberrimi “Carmina Burana” di Carl Orff. 

Tanti i protagonisti della mattinata in musica: dal direttore, il maestro del Coro del Maggio Lorenzo Fratini; il soprano Nikoletta Hertsak e il baritono Matteo Mancini, talenti dell’Accademia del Maggio e Loris Di Leo e Claudio Marchetti al pianoforte.

Si informa il gentile pubblico che i biglietti per lo spettacolo di domenica 12 novembre 2023 sono del tutto esauriti.

Dopo il successo di Pierino e il lupo, che ha visto la Sala Zubin Mehta esaurita in ogni suo ordine di posto per ben due domeniche consecutive, continua lo spumeggiante ciclo di concerti C’è musica & musica: l’appuntamento – il primo della serie dedicata alla scoperta delle forme degli strumenti con le voci – è domenica 12 novembre alle ore 11, sempre in Sala Mehta, con una delle più famose e amate composizioni di sempre: i celebri Carmina Burana di Carl Orff dai quali verrà offerta una significativa selezione.

Sul podio della Sala Mehta, alla guida degli Strumentisti, del Coro del Maggio e del Coro di voci bianche dell’Accademia, il maestro del Coro Lorenzo FratiniNikoletta Hertsak Matteo Mancini, talenti dell’Accademia del Maggio, sono le voci soliste; al pianoforte Loris Di Leo e Claudio Marchetti mentre un ampio ensemble compone i percussionisti della mattinata: Lorenzo D’Attoma, Saverio Rufo, Alessandro Pedroni, Andrea Petracca eFederica Martinelli.

Parlando del concerto del 12 novembre, il maestro Lorenzo Fratini si è detto entusiasta di poter proporre ad un pubblico così giovane e fresco uno dei grandi capolavori della tradizione del ‘900 come i Carmina Burana, dai quali il maestro ha fatto una selezione dei pezzi più celebri e trascinanti: “Per questo appuntamento del Ciclo “C’è musica&musica” – che si basa sui meravigliosi Carmina Burana di Orff – abbiamo deciso di fare una selezione delle parti più coinvolgenti da cui è formata la composizione, che tratta temi affascinanti come la fortuna, l’amore e la vita goliardica. Sarebbe inoltre davvero bello e divertente riuscire, in un’occasione così particolare, a coinvolgere tutto il pubblico per cantare tutti insieme un breve frammento dello spettacolo insieme al nostro Coro e al nostro Coro di voci bianche”.

Fra le più note composizioni del ‘900 i Carmina Burana, scritti da Carl Orff tra il 1935 e l’anno successivo, sono una cantata scenica ispirata da 24 poemi tra quelli trovati nella raccolta medievale omonima del XII secolo. Appurato il grandissimo successo ottenuto della prima esecuzione, Orff – con l’intento di permettere l’esecuzione del pezzo anche a organici ridotti – decise di realizzare un’ulteriore versione per soli, coro misto, due pianoforti e percussioni. 
Anche in questa versione alternativa il cuore rimane il potere della Fortuna su tutte le situazioni umane. Il ciclo si apre (e si chiude) con un grandioso inno alla dea che regola tutte le vicende umane, la Fortuna imperatrice del mondo.

Ricordiamo che ogni concerto è proposto a 15 euro per gli adulti e 5 euro per i ragazzi fino a 18 anni ed è comprensivo della prima colazione – a partire dalle ore 9.30 – servita presso il bar del Foyer del Teatro. Il concerto del 12 novembre è esaurito.

Inoltre, grazie alla collaborazione con Unicoop Firenze, è allestita, in uno spazio adiacente alla zona del bar del Foyer, una zona dedicata ai giovanissimi, con i prodotti di cancelleria della linea ecologica ViviVerde Coop, che mette a disposizione dei ragazzi materiali per la scrittura e il disegno.

I concerti saranno anticipati dalle presentazioni di Giovanni Vitali e Cristina Bersanelli.

La locandina:

CARMINA BURANA di Carl Orff per soli, 2 pianoforti, percussioni, coro e coro di voci bianche edizione: schott music, mainz rappresentante per l’italia: suvini zerboni, milano 

Direttore e Maestro del Coro 

Lorenzo Fratini 

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Maestro del Coro di voci bianche 

Sara Matteucci 

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Soprano Nikoletta Hertsak 


Baritono Matteo Mancini 

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Pianoforti 

Loris Di LeoClaudio Marchetti

Percussioni
Lorenzo D’Attoma,Saverio Rufo,Alessandro Pedroni,Andrea Petracca,Federica Martinelli

Coro del Maggio Musicale Fiorentino

Coro di voci bianche dell’Accademia del Maggio Musicale Fiorentino 

Durata dello spettacolo 1 ora circa