Riccardo Chailly inaugura la Stagione d’Opera 2024/2025 con “La forza del destino” di Giuseppe Verdi

La regia è di Leo Muscato, le scene di Federica Parolini e i costumi di Silvia Aymonino.

Protagonisti Anna Netrebko, Jonas Kaufmann, Ludovic Tézier e Vasilisa Berzhanskaya.

Diretta televisiva su Rai1 e radiofonica su Radio3 il 7 dicembre dalle 17:45.

Il 4 dicembre anteprima per gli Under30.

La forza del destino di Giuseppe Verdi inaugura sabato 7 dicembre alle ore 18 la Stagione 2024/2025 del Teatro alla Scala. L’opera è diretta dal Direttore Musicale Riccardo Chailly e interpretata da Anna Netrebko (Donna Leonora; la parte sarà sostenuta il 28 dicembre e il 2 gennaio da Elena Stikhina), Jonas Kaufmann (Don Alvaro; Luciano Ganci sosterrà la parte il 22 e 28 dicembre e il 2 gennaio), Ludovic Tézier (Don Carlo di Vargas; la parte sarà sostenuta da Amartuvshin Enkhbat il 2 gennaio), Vasilisa Berzhanskaya (Preziosilla), Alexander Vinogradov (Padre Guardiano; la parte sarà sostenuta da Simon Lim il 28 dicembre e 2 gennaio), Marco Filippo Romano (Fra Melitone), Fabrizio Beggi (il Marchese di Calatrava), Carlo Bosi (Mastro Trabuco). Marcela Rahal è Curra, Huanhong Li è un Alcalde e Xhieldo Hyseni un Chirurgo.

L’opera sarà eseguita integralmente nella versione del 1869 ripensata da Verdi per la Scala, secondo l’edizione critica curata per Ricordi da Philip Gossett e William Holmes nel 2005.

La regia è firmata da Leo Muscato, con scene di Federica Parolini, costumi di Silvia Aymonino e luci di Alessandro Verazzi.

Come ogni anno lo spettacolo sarà ripreso dalle telecamere di Rai Cultura e trasmesso in diretta televisiva su Rai1 e radiofonica su Radio3. La Prima sarà preceduta mercoledì 4 dicembre dall’Anteprima per gli Under30 e seguita da 7 repliche il 10, 13, 16, 19, 22, 28 dicembre e 2 gennaio. Restano alcuni posti solo sulla rappresentazione del 2 gennaio.

La forza del destino è il nono titolo verdiano di Riccardo Chailly alla Scala e la sua decima inaugurazione di stagione. Dopo le giovanili Giovanna d’Arco nel 2015, Attila nel 2018 e Macbeth nel 2021, l’anno scorso il Maestro aveva scelto per il 7 dicembre un grande titolo spesso proposto in apertura di stagione: Don Carlo. Al contrario La forza del destino è un capolavoro relativamente poco presente in cartellone: se le ultime esecuzioni risalgono al 1999 con Riccardo Muti (versione scaligera del 1869) e al 2001 con Valery Gergiev e i complessi del Mariinskij (versione di San Pietroburgo del 1862), l’unico allestimento in apertura di stagione è addirittura del 1965, con Gavazzeni sul podio e la regia di Margherita Wallmann. La Forza, prosecuzione di un percorso verdiano, si lega anche al recente Boris Godunov, un’opera fortemente influenzata proprio dal capolavoro pietroburghese di Verdi.  

La forza del destino

La prima versione della Forza del destino va in scena a San Pietroburgo il 10 novembre 1862, dopo una gestazione già complicata. La prima è programmata per il 1861 ma di fronte all’indisposizione della protagonista, Emilia La Grua, Verdi torna a Sant’Agata e rivede profondamente la partitura: gli interventi continueranno fino all’ultimo, persino durante le prove. Per il palcoscenico del Teatro Imperiale il compositore ha immaginato un lavoro dalla drammaturgia nuova e distante dai precedenti: un vasto affresco volontariamente ignaro di unità aristoteliche di tempo, luogo e azione in cui i personaggi agiscono su uno sfondo variopinto che mescola nobili e popolani, sacerdoti e militari, momenti mistici e trivialità da locanda o da accampamento. Qualche anno prima Verdi aveva scritto: “Quando verrà il poeta che darà all’Italia un melodramma vasto, potente, libero d’ogni convenzione, vario che unisca tutti gli elementi e soprattutto nuovo!!” La fonte principale per il librettista Francesco Maria Piave è il dramma Don Álvaro o la Fuerza del sino di Ángel de Saavedra, ma il carattere composito dell’opera è già insito nella pluralità delle fonti letterarie: nell’Atto terzo trova posto una scena del Wallensteins Lager di Schiller, che Verdi aveva già in mente nel 1849 per il progetto mai realizzato dell’Assedio di Firenze, con “soldati, vivandiere, zingari, astrologhi, persino un frate che predica alla maniera più comica e deliziosa del mondo”.  L’estetica di Verdi qui attinge alla fantasia dell’Ariosto contro il Tasso, alla libertà di Shakespeare, Schiller e Hugo contro le imposizioni del classicismo. Come già in Macbeth e Rigoletto (a partire – lo ricordiamo bene grazie al 7 dicembre 2015 – da Giovanna d’Arco). Ma ora i personaggi si moltiplicano, gli spazi si allargano e aumenta il contrasto tra il sublime e il triviale. Dalla fusione dei generi si passa all’esaltazione del loro contrasto. In mezzo ci sono Meyerbeer e il Grand-Opéra ma anche l’Opéra comique. Ne è testimone il famigerato “rataplan” i cui precedenti più illustri si trovano nella Fille du régiment e negli Huguenots. Pagina spesso esecrata, ma Verdi scrisse di Preziosilla e Melitone: “Quelle parti sono importantissime, e sotto un certo rapporto le prime dell’opera. La forza del destino è la prima opera che Verdi scrive dopo l’Unità d’Italia, ed è a tutti gli effetti un lavoro post-risorgimentale: il popolo che canta con una sola voce nei grandi cori di Nabucco o Macbeth ha perso la sua coesione e si presenta come una plebe cinica, affamata e dispersa. Proprio questo realismo impietoso e questo contrasto tra episodi giustapposti costituiranno, come spiega Julian Budden, la principale influenza di Verdi sullo sviluppo dell’opera in Russia, con il superamento dell’eredità di Glinka e la difficile affermazione di Musorgskij e del suo Boris Godunov nel 1874. L’operazione compiuta da Verdi con la Forza e ripresa da Musorgskij è soprattutto la fusione tra il linguaggio del melodramma e la forma principe della letteratura ottocentesca: il romanzo.

Dopo San Pietroburgo i ripensamenti continuano, a partire dalla prima ripresa a Madrid nel 1863. Nel 1869 la nuova versione approntata per la Scala introduce, oltre alla fiammeggiante Sinfonia, un finale completamente nuovo. A San Pietroburgo e Madrid il già impressionante catalogo di morti e maledizioni si concludeva, dopo il duello in scena, con il suicidio di Alvaro, furente e disperato, in un’atmosfera apertamente nichilista. Già nel 1863 però Verdi aveva scritto “Non bisogna arrischiare La forza del destino com’è ma il difficile sta nel trovare questo benedetto scioglimento”. Il libretto rivisto con il nuovo poeta Antonio Ghislanzoni rivela un’altra influenza letteraria, quella di Alessandro Manzoni. Negli stessi mesi Ghislanzoni stava traendo dai Promessi sposi il libretto dell’opera dallo stesso titolo di Errico Petrella, che sarebbe andata in scena a Lecco nel 1869. Nel nuovo finale il romanticismo nero della chiusa accesa e disperata di San Pietroburgo si distende, il duello e la morte di Carlo si spostano fuori scena, la rassegnazione si sostituisce alla bestemmia. Il sublime terzetto in cui Padre Guardiano chiama Alvaro e Leonora morente alla rinuncia e alla preghiera conclude la lunga peripezia nella pace della fede – e della morte.        

Il 30 giugno 1868 Verdi avrebbe incontrato, per la prima e unica volta, il Manzoni nella sua casa di via Morone a Milano.

La forza del destino alla Scala

L’opera segna la riconciliazione tra Giuseppe Verdi e la Scala dopo la frattura intervenuta con Bartolomeo Merelli in occasione della prima assoluta della Giovanna d’Arco nel 1845. Verdi non avrebbe più scritto un’opera nuova per il Teatro milanese fino a Otello nel 1887 ma opera modifiche sostanziali alla partitura della Forza presentata a San Pietroburgo nel 1862 in occasione della prima al Piermarini, che avviene il 27 febbraio 1869 con Eugenio Terziani sul podio, Teresa Stolz protagonista e lo stesso Verdi a sovrintendere all’allestimento. Nell’800 l’opera sarebbe stata ripresa solo nel 1871 e 1877, con la direzione di Franco Faccio. È Arturo Toscanini a riprendere il titolo nel nuovo secolo con una rappresentazione nel 1908, e quindi nel 1928 con una nuova produzione firmata da Giovacchino Forzano. Le scene, di Edoardo Marchioro, fanno da sfondo anche alle produzioni dirette da Giuseppe Del Campo (1929, 1930), Gabriele Santini (1934), Gino Marinuzzi (1940), Victor de Sabata e Nino Sanzogno (1943).

Nel Dopoguerra il primo direttore a riportare alla Scala La forza del destino è Victor de Sabata nel 1949, di nuovo alternandosi con Nino Sanzogno. La regia è di Carlo Piccinato e le scene di Nicola Benois, che firmerà i bozzetti di tutti gli allestimenti fino al 1965. Particolare affezione per questo titolo dimostra Antonino Votto, che la dirige nel 1955 con Renata Tebaldi come Leonora e Giuseppe Di Stefano come Don Alvaro, e poi ancora nel 1957 e 1961. Nel 1965 Gianandrea Gavazzeni sceglie La forza per aprire la Stagione, la regia è di Margherita Wallmann e le scene ancora di Nicola Benois. Il cast del 7 dicembre vede Ilva Ligabue, Carlo Bergonzi, Piero Cappuccilli (sostituito dal secondo atto da Carlo Meliciani), Nicolai Ghiaurov e Giulietta Simionato per l’ultima volta Preziosilla alla Scala dopo quattro produzioni. In locandina è presente tra i danzatori solisti anche Luciana Savignano, da poco entrata a far parte del Corpo di Ballo della Scala.

Dopo aver inaugurato la Stagione 1965/66 La forza del destino torna alla Scala nel 1978, diretta da Giuseppe Patanè per la regia di Lamberto Puggelli. Le scene di questo allestimento leggendario sono firmate da Renato Guttuso, che aveva già collaborato alla creazione di altri tre spettacoli alla Scala. Storico il cast, con Montserrat Caballé, José Carreras, Piero Cappuccilli e Nicolai Ghiaurov. Bisogna aspettare 21 anni perché il titolo venga rimesso in cartellone, e a riprenderlo ci pensa Riccardo Muti con la regia di Hugo de Ana, che firma anche scene e costumi. Tra i protagonisti Georgina Lukács, José Cura, Leo Nucci e Luciana D’Intino ma anche Alfonso Antoniozzi come Melitone. Questo stesso allestimento verrà portato in tournée in Giappone l’anno seguente sempre con Muti sul podio: saranno le ultime esecuzioni della versione scaligera del 1869 con i complessi del Teatro. La Forza torna però alla Scala anche nel 2001, quando i complessi del Mariinskij diretti da Valery Gergiev eseguono la versione di San Pietroburgo del 1862 nell’ambito della rassegna Grandi Teatri per Verdi.

Le pubblicazioni

Il programma di sala dell’opera inaugurale, curato dal Professor Raffaele Mellace, contiene testi di Vittorio Coletti, Emanuele Senici e Michele Girardi e rubriche di Claudio Toscani, Emilio Sala, Alessandro Roccatagliati, Raffaele Mellace, Laura Cosso, Luca Chierici e Andrea Vitalini, oltre a una nota drammaturgica di Leo Muscato.

Il numero di dicembre de La Scala – Rivista del Teatro diretta da Paolo Besana e curata da Mattia Palma include interviste a Riccardo Chailly di Raffaele Mellace e a Leo Muscato di Biagio Scuderi e una ricostruzione d’archivio di aneddoti sulla “cattiva fama” dell’opera a cura di Andrea Vitalini.

Le iniziative di presentazione e gli appuntamenti

Le settimane di avvicinamento alla Prima sono come sempre costellate di incontri e appuntamenti, aperti lo scorso 9 novembre dall’incontro di studi “L’affresco romanzesco di un’umanità variopinta” cui insieme al Maestro Chailly e al curatore Raffaele Mellace hanno partecipato Vittorio Coletti, Emanuele Senici e Michele Girardi.

Ricordiamo inoltre che tutte le rappresentazioni, tranne la prima, saranno precedute a un’ora dall’inizio da un’introduzione a cura del professor Claudio Toscani.

Inoltre, nella settimana precedente la Prima il Comune di Milano rinnova la collaborazione con il Teatro alla Scala, Edison e Rai per il calendario di Prima Diffusa, il cui programma sarà presentato nel corso della conferenza stampa sulla Prima, il 26 novembre alle ore 12 nel Ridotto dei Palchi. 

Mercoledì 20 novembre, ore 18

Teatro alla Scala, Ridotto dei Palchi

Presentazione del volume di Pierluigi Panza

“LA SCALA – L’ARCHITETTURA E LA CITTÀ(Marsilio edizioni)

Ne parlano con l’autore il Sovrintendente Dominique Meyer e l’architetto Mario Botta

Modera Paolo Besana, Direttore della comunicazione del Teatro

            Giovedì 21 novembre, ore 9.30 e 13.30

            Casa circondariale di San Vittore, Piazza Filangieri 2

            Conferenza introduttiva di

                RAFFAELE MELLACE

            Non aperto al pubblico

Giovedì 21 novembre, ore 18

Amici del Loggione, via Pellico 6

            Incontro con

            RICCARDO CHAILLY  

Per informazioni www.amiciloggione.it  

Sabato 23 novembre, ore 17

Teatro alla Scala, Ridotto dei Palchi

LE VOCI SI RACCONTANO

MARCO FILIPPO ROMANO

A cura di Sabino Lenoci e Giancarlo Landini

In collaborazione con l’Opera

Ingresso libero fino a esaurimento posti

Mercoledì 27 novembre, ore 18

Teatro alla Scala, Ridotto dei Palchi

Teatro alla Scala con Amici della Scala

PRIMA DELLE PRIME

TRA TEATRALITÀ ROMANZESCA E DRAMMA MUSICALE:

UNA TRASFIGURAZIONE VERDIANA

Alessandro Roccatagliati con la partecipazione del M° Riccardo Chailly

Ingresso libero fino a esaurimento posti

Mercoledì 4 e giovedì 5 dicembre, ore 21

Spazio No’hma Teresa Pomodoro, via Orcagna 2

LA PRIMA DELLA PRIMA ALLA SCALA

Conversazione musical-letteraria sulla “Forza del destino” 

Di e con Stefano Jacini, a cura di Marco Rampoldi

Ingresso gratuito con prenotazione su www.eventbrite.it

Venerdì 6 dicembre, ore 18

Teatro alla Scala, Ridotto dei Palchi

IDENTITA’ FATALI

Maschere e convenzioni sociali nella messinscena della “Forza del destino”

Intervengono la costumista Silvia Aymonino, la scenografa Federica Parolini, la curatrice del “Foglio della Moda” Fabiana Giacomotti. Con un saluto di Valentina Moretti.

Modera Paolo Besana, Direttore della comunicazione del Teatro

In collaborazione con Il Foglio quotidiano e Bellavista

Ingresso libero fino a esaurimento posti

CARMEN, IN ARENA IL ‘KOLOSSAL’CON OLTRE 500 PERSONE IN SCENA



DAL 5 LUGLIO, BEN 9 REPLICHE E GRANDI DEBUTTI

Alla prima Aigul Akhmetshina con Francesco Meli, Erwin Schrott e Kristina Mkhitaryan. La serata sarà aperta dalla Banda Musicale della Guardia di Finanza, Corpo che quest’anno celebra il 250° anniversario dalla fondazione. Al gong, per una sera, gli atleti delle Fiamme Gialle

Prima volta sul podio areniano anche per il giovane direttore Leonardo Sini
Nel cast le stelle Yende, Alagna, Kurzak, Tézier, Margaine

Carmen è ‘kolossal’ all’Arena di Verona, nell’allestimento firmato da Franco Zeffirelli. Dal 5 luglio, sul palcoscenico areniano prende vita una Siviglia da set cinematografico, più vera del vero e curata in ogni dettaglio, con centinaia tra solisti, artisti del Coro, voci bianche, figuranti e mimi di ogni età, nonché il Ballo dell’Arena, a cui si aggiunge la danza autenticamente spagnola della Compañia Gades sulle coreografie originali di El Camborio e nei costumi fedeli ai disegni di Anna Anni.

L’allestimento, che segnò il debutto di Zeffirelli in Anfiteatro, è stato ricostruito fedelmente da Fondazione Arena nel 2022, integrando le migliorie apportate nel tempo dallo stesso regista con scene inizialmente solo disegnate e realizzate per la prima volta.

Per le prime due recite, protagonista del capolavoro di Bizet è Aigul Akhmetshina, mezzosoprano di 27 anni che debutta in Arena dopo aver impersonato Carmen nei maggiori teatri del mondo, da New York a Londra. Alla rivista “Musica” ha dichiarato: «Carmen non è un’opera che puoi provare e andare in scena. Devi vivere il personaggio da dentro. Ho già fatto diverse produzioni e ogni volta trovo aspetti nuovi. Finora non mi è mai capitato di vivere l’esperienza di un allestimento tradizionale come quello di Zeffirelli all’Arena, una produzione davvero piena di bellezza. Mi affiderò allo spazio dell’Arena e alla sua storia. Davvero non vedo l’ora!»

La sua gitana, nata libera, seduce il soldato Josè, interpretato dal tenore Francesco Meli, ma fa un altro fatale incontro col toreador Escamillo, ruolo in cui torna a Verona il basso-baritono Erwin Schrott. Josè ha però una fidanzata, suo legame con la lontana terra natìa, Micaela, affidata a Kristina Mkhitaryan, apprezzato soprano al debutto areniano. Completano il cast Jan Antem e Vincent Ordonneau (i contrabbandieri Dancairo e Remendado), Daniela Cappiello e Alessia Nadin (Frasquita e Mercedes, amiche di Carmen), Gabriele Sagona e Fabio Previati (Zuniga e Morales). Oltre al Coro di Fondazione Arena preparato da Roberto Gabbiani, nella piazza sivigliana cantano anche i monelli, interpretati dalle giovanissime voci bianche di A.Li.Ve. istruite da Paolo Facincani. Fa il suo esordio anche il giovane direttore Leonardo Sini, alla guida dell’Orchestra della Fondazione per tutte le recite di luglio e agosto. Sini, di origine sassarese, ha compiuto gli studi in patria e si è perfezionato a Londra, vincendo premi come il prestigioso Solti di Budapest e inaugurando brillanti collaborazioni in Italia e in Europa.

Una doppia sorpresa attende il pubblico del 5 luglio. Alle ore 20.50, con la marcia d’ordinanza, sul palcoscenico dell’Arena farà il suo ingresso la Banda della Guardia di Finanza, 60 musicisti diretti dal Colonnello Leonardo Laserra Ingrosso. Un evento nell’evento per celebrare i 250 anni delle Fiamme Gialle. A suonare l’immancabile gong che annuncia l’inizio dello spettacolo saranno gli atleti azzurri Giacomo Bertagnolli, Simone Deromedis, Alex Vinatzer e Nicol Delago, assieme ai campioni Antonio Rossi e Roberto Di Donna.

Dopo la prima di venerdì 5 luglio alle 21.15, Carmen replica il 13, 20, 25 luglio (sempre alle 21.15); il 3, 8, 17, 23 agosto e il 7 settembre (alle 21). All’Arena di Verona ogni sera è una prima, grazie all’avvicendarsi di grandi artisti internazionali, alcuni dei quali al debutto in Anfiteatro: tra le titolari, ClémentineMargaine (20, 25/7 e 3, 17, 23/8) e AlisaKolosova(8/8); oltre a Francesco Meli (che torna il 20/7, 3, 8, 17/8 e 7/9), i tenori Freddie De Tommaso (13/7) e Roberto Alagna (25/7 e 23/8), i soprani Daria Rybak (13 e 20/7), Aleksandra Kurzak (25/7 e 23/8), Pretty Yende (3 e 8/8), Mariangela Sicilia (17/8 e 7/9), Chiara Maria Fiorani (Frasquita il 13, 20 e 25/7); i baritoni Luca Micheletti (20, 25/7), Dalibor Jenis (dall’8/8 al 7/9) e Ludovic Tézier (il 3/8 al suo primo Escamillo areniano). Solo per l’ultima rappresentazione del 7 settembre, alternanza anche sul podio con il ritorno di Daniel Oren.

Carmen, tratta dalla novella omonima di Prosper Mérimée, è l’ultima opera del compositore francese Georges Bizet (1840-1875), che non visse abbastanza a lungo per vederne il successo, avvenuto subito dopo il fiasco iniziale, nello stesso anno della sua prematura morte. Dopo aver stregato il pubblico, illustri colleghi come Brahms e Čajkovskij e intellettuali come Nietzsche, Carmen arrivò in Italia e, nel 1914, fu il primo titolo ad essere rappresentato in Arena dopo il successo della prima Aida, rimanendo tuttora la seconda opera più ricorrente in Anfiteatro. L’anno prossimo, per il Festival 2025, raggiungerà quota 300 recite e Fondazione Arena ne celebrerà il ‘doppio’ 150° anniversario, dell’autore e della prima rappresentazione.

«Ogni volta che riprendiamo Carmen –dichiara Cecilia Gasdia, Sovrintendente di Fondazione Arena questa Carmen in particolare, l’emozione e la meraviglia sono sempre grandissime. Ho avuto l’onore di interpretare Micaela nel 1995, alla prima volta in Arena del maestro, e amico, Franco Zeffirelli, che abbiamo ricordato nel suo centenario l’anno scorso. Posso assicurare che quel senso di meraviglia è ancora vivo e cattura tanto il pubblico quanto gli artisti in scena, che sono cantanti magnifici, tra artisti ben noti e giovani di talento».

Il 101° Arena di Verona Opera Festival 2024, con 50 sere di spettacolo dal 7 giugno al 7 settembre, è sostenuto da numerosi sponsor, in primis UniCredit, che vanta una longevità di collaborazione di oltre 25 anni, e poi Calzedonia, Pastificio Rana, Volkswagen Group Italia, DB Bahn, Forno Bonomi, RTL 102.5, Genny, che firma anche quest’anno le divise del personale adibito all’accoglienza del pubblico, e Müller, che sostiene nuovamente i progetti di accessibilità dedicati alle persone con disabilità. Tra gli official partner marchi storici quali Veronafiere, Air Dolomiti, A4 Holding, Metinvest, SABA Italia, SDG Group, Sartori di Verona, Palazzo Maffei e Mantova Village. Tra i nuovi sostenitori, Poste Italiane, ManPower Group e Consorzio di Tutela dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP. Oltre a imprese, privati, ordini professionali che compongono la schiera della Membership 67 Colonne per l’Arena di Verona, fondata da Gianluca Rana dell’omonimo pastificio e da Sandro Veronesi, patron del Gruppo Oniverse, con il Gruppo Editoriale Athesis, media partner. 

Info: www.arena.it

LA STAR DELLA LIRICA LUDOVIC TÉZIER IN UN GALA CON ORCHESTRA E CORO DEL TCBO

Sul podio Daniel Oren

Sabato 20 aprile ore 20.30 all’Auditorium Manzoni

Sarà uno dei più grandi baritoni di oggi, il francese Ludovic Tézier, ad interpretare alcune delle scene operistiche più appassionanti del teatro musicale di Giuseppe Verdi, Umberto Giordano, Georges Bizet, Giacomo Puccini, Amilcare Ponchielli e Ruggero Leoncavallo, nel Gala Straordinario “Opera in concerto”, in programma per la Stagione Sinfonica 2024 del Comunale di Bologna.

Sul podio Daniel Oren, impegnato questa settimana anche nel cartellone lirico con il Macbeth di Verdi rappresentato al Nouveau.

Sabato 20 aprile alle 20.30 all’Auditorium Manzoni, Tézier debutterà dal vivo con l’Orchestra del Comunale, dopo aver già inciso con la stessa compagine per Sony Classical un disco verdiano uscito nel 2021. Non mancherà, infatti, nel concerto bolognese una celebre pagina del cigno di Busseto, del quale il baritono è considerato tra i maggiori interpreti, come l’aria di Rigoletto “Cortigiani, vil razza dannata”. Ospite di teatri prestigiosi, dal Metropolitan di New York all’Opéra di Parigi, dalla Royal Opera House di Londra alla Staatsoper di Vienna, dal Teatro alla Scala di Milano alla Bayerische Staatsoper di Monaco di Baviera, Tézier ha cantato nei giorni scorsi al Teatro di San Carlo di Napoli nella Gioconda di Ponchielli, opera della quale al Manzoni proporrà la Barcarola di Barnaba “Pescator, affonda l’esca”.

Tra i cavalli di battaglia dell’artista che si potranno ascoltare anche il monologo di Carlo Gérard “Nemico della patria” dall’Andrea Chénier di Giordano e l’aria di Escamillo “Toreador” dalla Carmen di Bizet. Appartiene invece a un’opera meno nota, Zazà di Leoncavallo, la romanza di Cascart “Zazà, piccola Zingara”, riscoperta e portata in auge da baritoni del passato come Titta Ruffo. Immancabile anche l’omaggio a Puccini con tre monumenti sinfonico corali: il “Te Deum” da Tosca, nel quale si inserisce la voce del temibile barone Scarpia, altro personaggio che Tézier ha interpretato sui palcoscenici più importanti, il “Coro a bocca chiusa” da Madama Butterfly el’Intermezzoda Manon Lescaut. 

Il Coro del TCBO, istruito da Gea Garatti Ansini, è impegnato anche in “Patria oppressa” da Macbeth di Verdi e in “Regina Coeli” da Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni. Completano la serata pagine sinfoniche come il Prologo da Pagliacci di Leoncavallo, le Ouverture da Nabucco di Verdi e da Carmen di Bizet, e l’Intermezzo da Cavalleria rusticana di Mascagni. Il concerto vede la partecipazione dei giovani interpreti della Scuola dell’Opera del Teatro Comunale di Bologna. 

Direttore artistico del Teatro Verdi di Salerno e presenza constante nelle più recenti stagioni della fondazione lirico-sinfonica felsinea, Daniel Oren vanta un ampio repertorio operistico che abbraccia la maggiore produzione romantica e verista italiana.

STAGIONE SINFONICA 2024 DEL TCBO

Gala Straordinario “Opera in concerto”

Sabato 20 aprile, ore 20.30, Auditorium Manzoni 

Daniel Oren direttore

Ludovic Tézier baritono 

Gea Garatti Ansini maestro del coro

Con la partecipazione dei giovani interpreti della Scuola dell’Opera del Teatro Comunale di Bologna

Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna

Leoncavallo, da Pagliacci, Prologo

Verdi, da Nabucco, Ouverture

Verdi, da Rigoletto, “Cortigiani, vil razza dannata”

Verdi, da Macbeth, “Patria oppressa”

Giordano, da Andrea Chénier, “Nemico della patria”

Bizet, da Carmen, Ouverture 

Bizet, da Carmen, “Toreador”

Mascagni, da Cavalleria rusticana, Intermezzo 

Mascagni, da Cavalleria rusticana, “Regina Coeli”

Puccini, da Tosca, “Te Deum”

Puccini, da Madama Butterfly, coro a bocca chiusa 

Puccini, da Manon Lescaut, Intermezzo 

Ponchielli, da Gioconda, “Pescator, affonda l’esca”

Leoncavallo, da Zazà, “Zazà, piccola zingara”

I biglietti – da 10 a 40 euro – sono in vendita online tramite Vivaticket e presso la biglietteria del Teatro Comunale (Largo Respighi, 1), dal martedì al venerdì dalle 12 alle 18 e il sabato dalle 11 alle 15; il giorno del concerto presso l’Auditorium Manzoni da un’ora prima fino a 15 minuti dopo l’inizio dello spettacolo. 

Per ogni concerto della Stagione Sinfonica 2024 prosegue “Note a margine”, una rassegna di incontri con il pubblico che si tengono circa 30 minuti prima dell’inizio del concerto presso il foyer del bar dell’Auditorium Manzoni. 

Info: https://www.tcbo.it/eventi/stagione-sinfonica-2024-oren-gala-straordinario/