Un nuovo appuntamento nella Cavea del Maggio: martedì 23 luglio 2024 alle ore 21 il maestro Hankyeol Yoon torna alla guida dell’Orchestra e del Coro del Maggio.

In programma “Ein Sommernachtsraum” (Sogno di una notte di mezza estate) di Felix-Mendelssohn Bartholdy.

Solisti Letizia Bertoldi e Olha Smokolina; la voce narrante è di Davide Gasparro.

Dopo il successo della freschissima prima recita de Il barbiere di Siviglia (in scena fino al 24 luglio), continua l’Estate al Maggio, manifestazione inclusa nel programma dell’ “Estate Fiorentina 2024”: in programma, sempre nella Cavea del Maggio, un concerto sinfonico corale che trova protagonista sul podio – a pochissimi mesi di distanza dal concerto in Sala Mehta che lo ha visto conquistare un grande successo di pubblico e di critica – il maestro Hankyeol Yoon alla guida dell’Orchestra e del Coro del Maggio.

Un nuovo appuntamento dunque sul tetto del Teatro del Maggio – martedì 23 luglio 2024 alle ore 21 -dimostratosi non solo un luogo davvero affascinante per gli spettacoli ma anche un fresco stratagemma serale per poter assistere agli spettacoli del Maggio sotto il venticello della sera fiorentina. In cartellone Ein Sommernachtsraum (Sogno di una notte di mezza estate), musiche di scena per soli, coro e orchestra op. 61 di Felix-Mendelssohn Bartholdy.

Il maestro del Coro del Maggio è Lorenzo Fratini.

Hankyeol Yoon è fra le bacchette più apprezzate del panorama internazionale; giovanissimo è già vincitore di numerosi riconoscimenti e premi, fra cui – recentemente – il prestigioso “Herbert von Karajan Young Conductors Award”, a questo si affiancano i premi ottenuti come compositore, è stato infatti premiato al “Concorso Internazionale di Composizione Luciano Berio” di Roma nel 2020 e al “Concorso di Composizione TonaLi” di Amburgo nel 2018; il maestro Yoon debutterà inoltre il prossimo agosto al Festival di Salisburgo .

Soliste del concerto due artiste dell’Accademia del Maggio: Letizia Bertoldi, in scena nella parte di Berta in questi giorni ne Il barbiere di Siviglia e Olha Smokolina, da poco nel cast de Il trovatore portato con grande successo nella recentissima tournée in Slovenia.

La voce narrante dello spettacolo è quella di Davide Gasparro, voce attoriale ormai “di casa” al Maggio e che torna dopo i successi de L’italiana in Algeri per le scuole della primavera dello scorso anno e il più recente spettacolo dell’ottobre 2023 nell’ambito del ciclo “C’è musica & musica”.

In programma, dunque, una delle più celebri composizioni di Felix-Mendelssohn Bartholdy, ossia Sogno di una notte di mezza estate: dopo aver assistito a una rappresentazione di dell’originale opera di William Shakespeare, nel 1826 il giovanissimo Mendelssohn prese la decisione di trasformare in musica quel mondo fiabesco; la prima esecuzione assoluta avvenne il 14 ottobre 1843 al Neues Palais di Potsdam.

Il programma:

Dopo aver assistito a una rappresentazione di Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare, nel 1826 il giovanissimo Mendelssohn matura la decisione di trasferire in musica quel mondo fiabesco abitato da creature soprannaturali. L’idea si traduce in un pezzo pianistico a quattro mani da suonare con la sorella Fanny, che viene poi orchestrato e trasformato in una ouverture da concerto, pubblicata come op. 21. Nella cornice dell’ouverture è già sintetizzata la vicenda teatrale: i quattro accordi intonati dai legni creano un clima di attesa, quand’ecco che il brulichìo degli archi subito ci trasporta nel mondo incantato delle fate, dove ogni gesto sonoro ha il sapore del sogno. Dell’eccezionalità di questo suo lavoro giovanile Mendelssohn era ben consapevole tanto che quindici anni più tardi, chiamato da Re Guglielmo IV di Prussia a realizzare le musiche di scena per la medesima pièce shaekesperiana, riprese l’ouverture per accostarla alle nuove pagine composte per l’occasione, tredici numeri tra brani strumentali, vocali e melologhi. Per la musiche di scena, oltre all’orchestra Mendelssohn impiega due voci femminili soliste e un coro femminile. Dopo la già citata ouverture spetta a uno Scherzo accompagnare l’ascoltatore nell’universo  fiabesco di Puck e compagni tra i guizzi dei legni che punteggiano la rapida melodia degli archi. Il Lied con coro intonato dagli Elfi che invocano il sonno per la regina Titania è costruito invece su una graziosa melodia dal sapore popolare in ritmo di berceuse. Fascinosi e ricchi di incanto sono poi l’Intermezzo e il Notturno esclusivamente strumentali, che con i loro particolari impasti timbrici sottolineano il clima romantico della composizione. Dopo la celeberrima Marcia nuziale, il Sogno di una notte di mezza estate si conclude con la ripresa quasi letterale dell’ouverture; questa volta però le veloci crome affidate agli archi non hanno più la funzione di tema ma fanno da sottofondo alla melodia intonata dal coro degli Elfi, garantendo unità e coerenza interna alla composizione.

La locandina:

FELIX MENDELSSOHN-BARTHOLDY

Sogno di una notte di mezza estate, op. 61

Musica di scena per la commedia di Shakespeare per soli, coro femminile e orchestra

Soprano Letizia Bertoldi

Mezzosoprano Olha Smokolina

Voce recitante Davide Gasparro

Direttore Hankyeol Yoon

Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino

Maestro del Coro Lorenzo Fratini

Prezzi
Settore B: 20 € | Settore A: 40 €

A distanza di oltre vent’anni, torna nella programmazione del Maggio, il 16 e il 17 gennaio 2024 alle ore 20, in Sala Mehta, “Peer Gynt”, musiche di scena di Edvard Grieg per il dramma di Henrik Ibsen.

L’opera, che dà ufficialmente il via alla stagione invernale del Maggio, è proposta in forma di concerto. 

Sul podio, alla guida dell’Orchestra e del Coro del Maggio, il maestro Nikolas Nägele; la drammaturgia è curata da Pier Paolo Pacini.

Nella parte di Peer Gynt il grande attore fiorentino Sandro Lombardi.

La recita del 16 gennaio 2024 sarà trasmessa in differita su Rai Radio 3

Il 16 gennaio 2024, prende avvio ufficialmente la stagione invernale del Teatro del Maggio: in cartellone, nelle serate di martedì 16 e mercoledì 17 gennaio alle ore 20, sul palco della sala Mehta, il sipario si apre su Peer Gynt, le musiche di scena composte daEdvard Grieg per il capolavoro omonimo di Henrik Ibsen, proposto al Teatro del Maggio a distanza di 22 anni dagli spettacoli del gennaio 2002. Il poema drammatico che si basa sulla figura di Peer, giovane perdigiorno che vive la sua vita tra piaceri materiali e trovate fantastiche e si dipana su una partitura musicale di Grieg molto nobile e raffinata (che nelle suites sinfoniche che ne sono derivate – per esempio il riconoscibilissimo “mattino” sono divenute armonie emblematiche e celeberrime), viene proposto in forma di concerto nell’elaborazione del regista e drammaturgo Pier Paolo Pacini. Sul podio, alla guida dell’Orchestra e del Coro del Maggio, sale il maestro Nikolas Nägele, che torna al Maggio dopo aver diretto Hänsel und Gretel – nel marzo 2016. Nägele si è formato all’Accademia del Maggio ed è stato Kappellmeister alla Deutsche Oper di Berlino dal 2017 al 2019 e più volte assistente di Christian Thieleman a Salisburgo e a Bayreuth.

Il cast è capitanato dal grande attore fiorentino Sandro Lombardi nei panni del protagonista della vicenda, Peer Gynt; dall’attrice Elena Ghiaurov nella parte di Aase, Solvejg e dall’attore, Annibale Pavone, nel ruolo de Il mago. Gli interventi cantati sono affidati al soprano Aitana Sanz-Pérez e al mezzosoprano Olha Smokolina, entrambe talenti dell’Accademia del Maggio, rispettivamente nelle parti di Solvejg e Anìtra; Constanza AntunicaNadia PirazziniChiara Chisu, artiste del Coro del Maggio, nel ruolo delle Drei Säterinnen (Tre mandriane), completano la locandina.

Il maestro del Coro del Maggio è Lorenzo Fratini. Lo spettacolo è presentato in due parti dalla durata di un’ora circa ognuna, con un intervallo di trenta minuti.

Venerdì 12 gennaio 2024, alle ore 17, nel Ridotto del Foyer di Galleria del Teatro del Maggio, Luisa Sclocchis presenta l’opera al pubblico.

A distanza di oltre vent’anni, dunque, è proposto nuovamente al Maggio il Peer Gynt, poema nato dalla penna dello scrittore norvegese Henrik Ibsen nel 1867: il drammaturgo, all’epoca in Italia, aveva conosciuto l’anno precedente a Roma il compositore, suo connazionale, Edvard Grieg. Fu proprio Ibsen a chiedere al musicista, nel 1874, la collaborazione per trasformare il suo lavoro in una rappresentazione teatrale con musiche di scena: egli infatti riteneva che la presenza di un commento musicale avrebbe contribuito alla maggiore appetibilità del Peer Gynt, ‘addolcendo’ così lo spettacolo al pubblico. Inizialmente Grieg accettò con entusiasmo la proposta – allettato dal considerevole rientro economico dell’operazione oltre che dalla grande ammirazione che nutriva per la personalità artistica di Ibsen –  ma dopo un frizzante avvio il lavoro procedette con lentezza e Grieg stesso disse in privato che il Peer Gynt fosse “il meno musicale dei soggetti possibili”, forse a causa della spettacolarità e complessità dell’azione narrativa.

Nonostante questa incertezza, nel volgere di breve tempo le musiche di scena composte da Grieg conobbero un successo davvero notevole, tanto che il musicista decise di ricavare due suite sinfoniche di quattro episodi ciascuna da questo lavoro, che diventarono le sue composizioni più popolari.

Sul podio il maestro Nikolas Nägele, che nel parlare di questa produzione ha evidenziato quella che fu la grande capacità di Edvard Grieg di trasformare le emozioni – di cui il racconto di Ibsen è ricchissimo – in musica: “Il testo di Henrik Ibsen è davvero molto romantico e filosofico, ricco di emozioni che Grieg è stato capace di trasformare in musica; una musica bellissima e dotata di una strumentazione ricca e personale, che fa trasparire in modo chiaro lo stile ‘genuino’ del compositore: è un linguaggio davvero unico. Abbiamo inoltre un cast davvero formidabile, composto non solo da cantanti ma anche da grandi attori come Sandro Lombardi; abbiamo dunque come risultato questo dialogo interessantissimo fra l’Orchestra, il Coro, i cantanti e gli attori; una situazione davvero singolare, nella quale l’attore ha modo di trasmettere delle emozioni particolari, evocando determinate sensazioni solo con il modo di parlare o di recitare.”

Riprende la drammaturgia dello spettacolo, dopo aver curato anche quella del 2002, Pier Paolo Pacini che, nel parlare della produzione, ha sottolineato di come la componente psicoanalitica sia assolutamente centrale, non solo nel racconto di Henrik Ibsen, ma anche nella sua rielaborazione semiscenica: “Nel 1900 con L’interpretazione dei sogni di Sigmund Freud finisce una concezione del mondo basata su un ordine creato dalla ragione e si entra in un mondo diverso, inquieto, dove i confini tra realtà e immaginazione non sono più così definiti. Henrik Ibsen scrisse Peer Gynt nel 1867. Sarebbe quindi un falso storico affermare che ci possa essere una relazione tra questo lavoro e il saggio di Freud, ma la forte simbologia dell’opera di Ibsen, i vari riferimenti del protagonista ad un “io gyntiano” e la storia stessa, così complessa e misteriosa, autorizzano a pensare alla possibilità di spostare la vicenda da un piano realistico ad uno onirico, trasformando i luoghi del viaggio di Peer in rappresentazioni di diversi luoghi della mente; una metafora del suo mondo interno, un viaggio senza spostamento fisico che trasforma la realtà esterna “nella stessa sostanza dei sogni”. Da qui l’idea di un concerto per voci e orchestra e di una rielaborazione del testo come una vera e propria lettura psicoanalitica, una lettura volutamente parziale, che però permette di evidenziare il vero tema di questa opera, che parte dalla vicenda specifica di Peer Gynt – o a questo punto potremmo dire del suo Io – per arrivare a quella più generale della condizione umana, passando cioè dal livello personale di Peer a quello di Umanità. Infatti la linea psicoanalitica, per sua stessa natura indotta a prendere le distanze dalla filosofia, dalla metafisica e dalla teologia, non affronta il tema del trascendimento e quindi dello sviluppo spirituale. Così lascia pieno spazio per permettere a Peer di porre la domanda finale del dramma di Ibsen, necessaria, ineluttabile, ed evidenziarla come universale: che cosa succederà del “nostro vero Io?”.

Parlando del protagonista del racconto, Peer Gynt, da lui interpretato, Sandro Lombardi – che torna al Maggio a distanza di pochi anni dallo spettacolo La valigia di Ravel del maggio 2017, ha definito quelle che sono le caratteristiche della parte: “Interpretare il personaggio di Peer Gynt è come affrontare un intero mondo poetico: tutto quello che riguarda non solo l’opera di Ibsen ma anche tutta la mitologia nordica, dei fantasmi, è quasi come se uno dovesse interpretare Sogno d’una notte di mezza estate; parliamo davvero di un mondo a parte che si riassume in questo furfantello che sì, è circondato da numerose donne, tra cui sua madre, ma comunque un po’ stordito e che si ritrova improvvisamente vecchio, con la sensazione di non aver combinato quasi nulla in vita propria. Persino il diavolo, che lo fronteggia a un certo punto, gli fa notare come egli non abbia neanche dei peccati da mettere in conto e dunque di non essere stato nemmeno capace ‘di guadagnarsi’ l’inferno.”

La locandina

PEER GYNT

di Edvard Grieg

Musiche di scena op. 23

per il dramma omonimo di Henrik Ibsen per soli, coro e orchestra

(in forma di concerto)

— 

Maestro concertatore e direttore Nikolas Nägele

Drammaturgia Pier Paolo Pacini

Peer Gynt Sandro Lombardi

Aase, Solvejg Elena Ghiaurov

Il mago Annibale Pavone

Solvejg Aitana Sanz Pérez

Anìtra Olha Smokolina

Tre mandriane Constanza AntunicaNadia PirazziniChiara Chisu

Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino 

Maestro del coro Lorenzo Fratini

— 

Con sopratitoli in italiano delle parti cantate a cura di Prescott Studio, Firenze

Si ringraziano per la consulenza linguistica norvegese Sidsel Vivarelli Colonna e Christel Smith

Prezzi: 

Settore D: 20€

Settore C: 35€

Settore B: 50€

Settore A: 70€

Venerdì 22 dicembre 2023, alle ore 20, il concerto celebrativo per il 90° anniversario del Coro del Maggio Musicale Fiorentino, una delle compagini corali più prestigiose e importanti d’Italia.

Sul podio della Sala Zubin Mehta alla testa del Coro, di cui ne è direttore,  e dell’Orchestra del Maggio, il maestro Lorenzo Fratini; in programma la “Petite Messe Solennelle” di Gioachino Rossini.

Solisti nel corso delle esecuzione quattro talenti dell’Accademia del Maggio: Olha Smokolina, Danbi Lee, Lorenzo Martelli e Lodovico Filippo Ravizza. 

Sono 90 anni per una delle più prestigiose istituzioni musicali del nostro Paese: spenge infatti 90 candeline il Coro del Maggio Musicale Fiorentino.

Questo speciale compleanno è celebrato, naturalmente in musica, venerdì 22 dicembre alle ore 20, in Sala Zubin Mehta. In programma uno delle composizioni più amate e conosciute di Gioachino Rossini, ossia la Petite Messe Solennelle; sul podio il maestro del Coro del Maggio, Lorenzo Fratini; sul palcoscenico quattro talenti dell’Accademia del Maggio: Olha SmokolinaDanbi LeeLorenzo Martelli e Lodovico Filippo Ravizza. Prima del concerto, nel pomeriggio del 22 dicembre alle ore 17 presso il foyer di galleria (ingresso libero), un convegno sulla ricchissima storia del Coro del Maggio. Durante la tavola rotonda saranno ricordate le tappe artisticamente più significative del percorso compiuto dalla compagine fiorentina nel corso di questi nove decenni di intensa attività musicale.

Ne parleranno: Giovanni Vitali, Daniele Spini, Roberto Gabbiani (che ha guidato il Coro dal 1974 al 1990) e Lorenzo Fratini, che da 10 anni ne è il direttore.

Novant’anni di storia, dunque, per il Coro del Maggio Musicale Fiorentino, nato nel 1933, lo stesso anno in cui Luigi Ridolfi Vay da Verrazzano e il grande Vittorio Gui istituirono il Festival del Maggio. A partire dai primi passi, mossi sotto la guida di Andrea Morosini, il Coro si qualifica presto come uno dei più prestigiosi complessi vocali italiani sia nell’ambito dell’attività lirica che di quella sinfonica; oltre a questo, l’attività del Coro si è sviluppata anche nel settore della vocalità da camera e della musica contemporanea, con importanti prime esecuzioni di compositori del nostro tempo quali Krzysztof Penderecki, Luciano Berio, Luigi Dallapiccola, Goffredo Petrassi, Luigi Nono e Sylvano Bussotti. Innumerevoli le collaborazioni con quelli che sono stati i direttori stabili, da Vittorio Gui a Daniele Gatti: Mario Rossi, Bruno Bartoletti, Riccardo Muti, Zubin Mehta e Fabio Luisi, alle quali si aggiungono le collaborazioni con i più grandi nomi della direzione del XX secolo come Carlos Kleiber, Herbert von Karajan, Claudio Abbado, Carlo Maria Giulini, Gianandrea Gavazzeni, Georges Prêtre, Myung-Whun Chung, Seiji Ozawa, Semyon Bychkov, Giuseppe Sinopoli e Lorin Maazel.

Alla guida del Coro, dopo Morosini subentrano Adolfo FanfaniRoberto GabbianiVittorio SicuriMarco BalderiJosé Luis BassoPiero Monti e, dal 2013, Lorenzo Fratini. Negli ultimi anni il Coro amplia il proprio repertorio alle maggiori composizioni sinfonico-corali classiche e moderne e partecipa a numerose tournée internazionali sia come complesso autonomo che con l’Orchestra del Maggio. La disponibilità e la capacità di interpretare lavori di epoche e stili diversi in lingua originale sono caratteristiche che hanno reso il Coro del Maggio fra le compagini più duttili e apprezzate dai direttori d’orchestra e dalla critica nel panorama internazionale, e fra i protagonisti anche di particolari ed importanti ricorrenze artistiche e civili.

Parlando di questo importante anniversario, il commissario Onofrio Cutaia si è detto orgoglioso di poter essere presente per festeggiare questo traguardo: “Nel lavoro quotidiano in teatro ho potuto constatare, da quando sono stato nominato Commissario, che il Coro del Maggio Musicale Fiorentino – per vastità di repertorio (dal Barocco alla musica novecentesca e contemporanea), duttilità e pertinenza stilistica, pur in presenza di linguaggi musicali assai lontani fra loro – deve essere considerato come una della compagini corali più prestigiose a livello non solo nazionale, ma anche internazionale, come testimoniato dai successi ottenuti in numerose tournées. Di questo va dato merito a Lorenzo Fratini, maestro del nostro Coro, per le grandi capacità artistiche e il costante impegno per migliorare ulteriormente il livello delle prestazioni, senza dimenticare ovviamente il maestro Daniele Gatti, il nostro direttore principale e il maestro Zubin Mehta il nostro direttore onorario a vita. Sono dunque felice e orgoglioso di festeggiare i 90 anni del Coro del Maggio Musicale Fiorentino, nella certezza che il futuro riserverà sempre nuove occasioni di crescita artistica e di conferme del suo altissimo valore”.

Il direttore principale Daniele Gatti ha sottolineato la sua grande gioia nel vedere da anni il Coro ai più alti livelli artistici internazionali: “Un coro che mi ha sempre colpito per la sua estrema duttilità, abbiamo affrontato insieme diversi repertori e ho sempre notato da parte di tutti una partecipazione davvero sentita a quanto messo in scena in questi anni: oltre a cantare, deve muoversi e interagire sul palcoscenico e in questo non posso che sottolineare la grande capacità gestuale e la grande professionalità nel seguire sempre ciò che il regista richiede; insieme all’Orchestra è davvero una delle colonne portanti che fa di questo Teatro uno dei riferimenti del panorama internazionale”.

Sulla stessa linea di pensiero il maestro Zubin Mehta, direttore onorario a vita del Maggio: “La prima collaborazione con il Coro del Maggio risale ai miei primi impegni fiorentini e precisamente al luglio 1964 per La traviata. Da allora fino ad oggi, innumerevoli sono state le occasioni di lavoro comune e, negli anni, ho potuto apprezzare la costante crescita artistica del Coro del Maggio, di cui sono fiero e felice, che grazie al lavoro di Lorenzo Fratini col quale mi congratulo, è oggi ai vertici in Italia e nel mondo, come testimoniano i successi delle numerose tournées internazionali che abbiamo effettuato insieme”.

“Essere qui a festeggiare, da Direttore, i 90 anni di questo splendido Coro è davvero un grande orgoglio e una grande responsabilità” ha invece affermato, parlando del ‘suo’ Coro, il maestro Lorenzo Fratini “è come avere un vero e proprio ‘monumento’ fra le mani, di cui si ha l’onore e l’onere di portarne avanti il nome e la tradizione; ma lavorare – come facciamo tutti i giorni – in modo così appassionato ha fatto sì che la qualità di questa istituzione non venisse mai meno, e di questo sono davvero molto orgoglioso.”

Il maestro Roberto Gabbiani, che ha guidato il Coro del Maggio dal 1974 al 1990, ha fatto eco a quanto affermato dal maestro Fratini, rimarcando la grandissima qualità artistica che lo ha sempre definito: “Il Coro del Maggio, che ho sentito ‘mio’ per sedici anni, è sicuramente un complesso di enorme prestigio e di altissima professionalità, guidato da grandi maestri in passato che avevano sempre chiare in mente le partiture che eseguivano e il loro peso; sentivano la necessità che le voci fossero tali da poter essere degne delle musiche eseguite. Questo fu evidente anche per la bellezza delle voci coinvolte nel Coro, una bellezza che ho faticato a ritrovare successivamente nella mia carriera. Mi piace pensare che insieme abbiamo creato un ricordo di quella che è la storia della musica corale nel nostro mondo, anche lavorando su opere in lingue straniere, dal russo al francese sino al tedesco.”

Il concerto

Dopo il successo di Guillame Tell Rossini decise di ritirarsi a vita privata, mettendo fine anzi tempo a una carriera sfolgorante che lo aveva visto bruciare tutte le tappe per raggiungere l’apice del panorama teatrale europeo. Durante gli anni trascorsi a Parigi, dove si era trasferito definitivamente nel 1855, il Pesarese si dilettava a comporre brani di varia natura – da lui battezzati Péchés de vieillesse – ad uso e consumo personale e della cerchia di amici musicisti che partecipavano alle serate da lui organizzate nella capitale francese. Nella conta dei molti ‘peccati di vecchiaia’  con il suo consueto umorismo Rossini annoverò anche la Petite messe solennelle, composta nel 1863 per soli, coro e accompagnamento di due pianoforti e harmonium. In questa veste la Messa venne eseguita il 14 marzo del 1864 nel palazzo della Contessa Louise Pillet-Will, dedicataria dell’opera, suscitando apprezzamenti ma anche discussioni sull’accompagnamento strumentale impiegato. La scelta di un organico ridotto alle sole tastiere era collegata alla destinazione privata dell’opera, ma a seguito di numerose richieste e insistenze Rossini si risolse a realizzarne anche una versione con accompagnamento orchestrale, firmata nel 1867 ed eseguita solo il 24 febbraio 1869 al Théâtre Italien di Parigi, pochi mesi dopo la morte del compositore. Rossini aveva composto una messa solenne seguendo l’articolazione dell’Ordinarium, a cui aggiunse un Preludio religioso strumentale prima del Sanctus e il mottetto O salutaris hostia, sottolineando però con l’aggettivo petite la dimensione raccolta e domestica della partitura, almeno questo era l’intento nella sua versione originaria. Il ritorno alla musica sacra, dopo l’esperienza dello Stabat Mater del 1832-1841, lo obbligò a confrontarsi con gli stili impiegati per tradizione nella messa dimostrando la propria abilità e versatilità nel genere. In ognuno dei brani che compongono la Petite messe sollennelle troviamo infatti un compositore a proprio agio non solo nella stesura di arie solistiche, duetti e terzetti di sapore marcatamente teatrale, ma anche nell’arte del contrappunto con cori a cappella di palestriniana memoria e imponenti fughe in puro stile barocco. Sempre in bilico tra serio e faceto, nell’autografo della prima versione Rossini aveva congedato la sua opera chiedendo venia al Signore per quel suo ultimo peccato di vecchiaia, che sperava potesse garantirgli la salvezza eterna: “Ero nato per l’opera buffa, e Tu lo sai bene! Poca scienza, un po’ di cuore, e questo è tutto. Sii dunque benedetto e accordami il Paradiso!”.

Il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino ringrazia ENEL, sponsor del concerto celebrativo per i 90 anni del Coro del Maggio

Il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino ringrazia per la collaborazione e il sostegno al convegno, Gli Amici del Maggio.

La locandina:

GIOACHINO ROSSINI

Petite Messe Solennelle

per soli, coro e orchestra

Direttore Lorenzo Fratini


Soprano Olha Smokolina
Mezzosoprano Danbi Lee
Tenore Lorenzo Martelli 

Baritono Lodovico Filippo Ravizza

Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino 

Maestro del Coro Lorenzo Fratini

Prezzi:

Settori D e C: 25€; Settori B e A: 35€