Al Teatro alla Scala di Milano : IL NOME DELLA ROSA di FRANCESCO FILIDEI
Il nome della rosa
Tutto esaurito alla Scala per la nuova opera di Francesco Filidei
commissionata dal Teatro insieme all’Opéra National de Paris e pubblicata da Ricordi. Dirige Ingo Metzmacher, regia di Damiano Michieletto. Lo spettacolo è coprodotto
con l’Opéra de Paris e il Teatro Carlo Felice di Genova e sarà ripreso da Rai Cultura.
Il progetto è promosso e sostenuto da SIAE.
Milano Musica dedica a Filidei l’edizione 2025 del Festival.
Sono tutte esaurite al Teatro alla Scala le cinque rappresentazioni del Nome della rosa, la nuova opera tratta dall’omonimo romanzo di Umberto Eco (pubblicato da La nave di Teseo) che il Teatro milanese ha commissionato a Francesco Filidei insieme all’Opéra national de Paris. Lo spettacolo è coprodotto dalla Scala con l’Opéra e con il Teatro Carlo Felice di Genova. Il nome della rosa, pubblicata da Casa Ricordi, è la terza opera di Filidei dopo Giordano Bruno, su libretto italiano di Stefano Busellato (Oporto, Casa da Musica, Teatro Valli di Reggio Emilia 2015, presentato al Piccolo Teatro di Milano nel corso del Festival Milano Musica dello stesso anno), e L’inondation, su libretto francese di Joël Pommerat (Parigi, Opéra Comique 2019). Questa volta i librettisti sono lo stesso compositore e Stefano Busellato con la collaborazione di Hannah Dübgen e Carlo Pernigotti; hanno lavorato su due versioni, italiana e francese, per le prime a Milano e Parigi. Il nome della rosa è il secondo progetto realizzato dal Teatro alla Scala in collaborazione con la SIAE – Società Italiana Autori ed Editori nell’ambito del Concorso per compositori, librettisti e coreografi iscritti alla SIAE. La prima edizione, riservata alla coreografia, aveva sostenuto la creazione di Madina, coreografia di Mauro Bigonzetti e musica di Fabio Vacchi, andata in scena nel 2021.
Il nome della rosa, diretto da Ingo Metzmacher, va in scena con la regia di Damiano Michieletto, le scene di Paolo Fantin, i costumi di Carla Teti, le luci di Fabio Barettin, la drammaturgia di Mattia Palma e la coreografia di Erika Rombaldoni.
In scena un nutrito cast formato da artisti di rilievo nel panorama operistico odierno: i due protagonisti, il novizio Adso da Melk e l’ex inquisitore francescano Guglielmo da Baskerville sono Kate Lindsey en travesti e Lucas Meachem. Il bibliotecario cieco e nemico del riso Jorge de Burgos è Gianluca Buratto; l’Inquisitore Bernardo Gui è Daniela Barcellona, anche lei en travesti; l’abate del monastero Abbone da Fossanova è Fabrizio Beggi; la sventurata ragazza del villaggio (ma anche la statua della Vergine) è Katrina Galka; l’ex dolciniano Salvatore (“Penitenziagite!”) è Roberto Frontali; il cellario ex dolciniano Remigio da Varagine è Giorgio Berrugi; il bibliotecario Malachia è Owen Willetts; l’erborista Severino da Sant’Emmerano è Paolo Antognetti. Carlo Vistoli presta la sua voce all’aiuto bibliotecario Berengario da Arundel e al miniatore Adelmo da Otranto (la prima vittima); Leonardo Cortellazzi al traduttore Venanzio e a Giovanni Dalbena; Adrien Mathonat a Girolamo Vescovo di Caffa e al Cuciniere. Infine, Cecilia Bernini è Ubertino da Casale; Flavio D’Ambra è il capo della delegazione imperiale Michele da Cesena; Ramtin Ghazavi è il Cardinal Bertrando; Alessandro Senes è Jean d’Anneaux. La voce di Adso Vecchio è restituita dal Coro diretto da Alberto Malazzi, mentre le Voci bianche del Coro dell’Accademia dirette da Bruno Casoni sono i Novizi.
Il nome della rosa sarà ripreso dalle telecamere di Rai Cultura. La prima del 27 aprile sarà trasmessa in diretta da RAI Radio Tre.
L’opera
Per impostare il lavoro compositivo, Francesco Filidei si è chiesto innanzitutto quale sarebbe stato il percorso narrativo di Eco se fosse stato un musicista invece che uno scrittore. Per rispondere è necessario analizzare la struttura narrativa del romanzo per tradurla in drammaturgia musicale. Un nodo centrale è la relazione che il testo intrattiene con il romanzo popolare ottocentesco, soprattutto francese (Il conte di Montecristo, I misteri di Parigi, ecc.), che Filidei estende all’opera popolare ottocentesca, soprattutto italiana (Don Carlos, Il trovatore). Eco stesso, spiega Filidei, indica la strada da seguire quando nelle Postille al Nome della Rosa parla di “un libro che assumeva una struttura da melodramma buffo, con lunghi recitativi, e ampie Arie”. Eco racconta inoltre di aver compiuto un lavoro analogo a quello realizzato da Mahler nelle sue sinfonie (e in questo senso non si può non ricordare la sua amicizia con Berio e il Terzo Movimento di Sinfonia, gravitante intorno allo Scherzo della Seconda di Mahler). Filidei sviluppa quindi il suo discorso musicale come una struttura portante di tipo sinfonico su cui si innesta una successione di arie e recitativi, quasi forme chiuse, il cui materiale è derivato principalmente dalla variazione di melodie gregoriane. È la dimensione del sacro a giustificare il passaggio dalla parola al canto. Drammaturgicamente l’opera, che ha la struttura di un autentico grand-opéra con oltre una quindicina di personaggi, sfrutta la struttura del romanzo, in cui i fatti sono sempre presentati “de relato”, per dare a ciascuno un’aria. Le riflessioni teologiche e filosofiche, inserite da Eco nel libro e difficili da tradurre in linguaggio teatrale, sono riflesse nella costruzione formale di alcune sezioni del lavoro, attraverso madrigalismi e strutture leitmotiviche associate alle varie tematiche proposte.
Filidei condivide la passione di Eco per la materia linguistica, si tratti di parole o di note, e il gusto per la struttura e la simmetria. Il nome della rosa è diviso in sette giornate, tre delle quali formano il primo atto e quattro (l’ultima è una chiusa di breve durata) il secondo. I due atti hanno forma simmetrica e le scene sono costruite ciascuna su una nota: do, do diesis, re bemolle, re… e poi specularmente fino a tornare al do. Ne consegue un’architettura formale rigorosa, ma anche la rappresentazione grafica di un labirinto, o dell’abbraccio dei petali: un’opera in forma di rosa.
Il romanzo
Quando Umberto Eco scrive Il nome della rosa, nel 1980, ha 48 anni ed è uno dei semiologi più influenti della scena culturale europea. Al prestigio accademico, riflesso nel Trattato di semiotica generale del 1975, unisce una vasta popolarità grazie alle sue analisi scientificamente inappuntabili ma sempre partecipi ed empatiche della cultura di massa: volumi come Opera aperta, Diario minimo, Apocalittici e integrati, Il superuomo di massa oltre al diffusissimo Come si fa una tesi di laurea, sono successi editoriali eclatanti che lasciano un segno nella cultura italiana del terzo quarto del ‘900. Saggista di successo, Eco ritorna alla passione mai estinta per la filosofia medievale (si era laureato con Luigi Pareyson sull’estetica di Tommaso d’Aquino) per il suo primo e unico romanzo, edito da Bompiani, che vende oltre 50 milioni di copie imponendosi tra i libri più letti e tradotti della letteratura italiana del ‘900, anche grazie alla versione cinematografica di Jean-Jacques Annaud del 1986 con Sean Connery, F. Murray Abraham e Christian Slater.
La trama, che Eco finge di aver desunto dagli scritti dell’immaginario frate francescano Adso da Melk, è quella di un giallo, ambientato in un monastero cluniacense nel 1327 dove si verifica una serie di omicidi. L’autore mostra la sua dottrina e il suo gusto della minuta descrizione della vita medievale nell’ambientazione in cui ricorrono i topoi della biblioteca e del labirinto, ma la tensione narrativa è garantita, oltre che dalla ricerca degli assassini, dalla sottesa perorazione sul valore della conoscenza e della libertà. Chiave del mistero sarà il Secondo libro della Poetica di Aristotele, nella realtà perduto, in cui lo stagirita affronta il tema della Commedia
Liana Püschel terrà una conferenza introduttiva per il pubblico di ciascuna rappresentazione nel Ridotto dei Palchi un’ora prima dell’inizio.
Il 34° Festival Milano Musica, che si terrà dal 26 aprile al 6 giugno 2025, tornerà ad avere carattere monografico e sarà dedicato a “Francesco Filidei. Fiori, tempo, respiro”.
Stagione d’opera 2024~2025
27, 30 aprile 2025
3, 6, 10 maggio 2025
IL NOME DELLA ROSA
Opera in due atti
di FRANCESCO FILIDEI
Libretto di Francesco Filidei e Stefano Busellato
con la collaborazione di Hannah Dübgen e Carlo Pernigotti
Casa Ricordi Editore
Libero adattamento dall’opera di Umberto Eco Il nome della rosa edita da La Nave di Teseo
Prima assoluta
Commissione Teatro alla Scala e Opéra National de Paris
Nuova produzione Teatro alla Scala
in coproduzione con Opéra National de Paris e Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova
Direttore INGO METZMACHER
Regia DAMIANO MICHIELETTO
Scene PAOLO FANTIN
Costumi CARLA TETI
Luci FABIO BARETTIN
Drammaturgia MATTIA PALMA
Coreografia ERIKA ROMBALDONI
Personaggi e interpreti
Adso da Melk Kate Lindsey
Guglielmo da Baskerville Lucas Meachem
La Ragazza del Villaggio / Statua della Vergine Katrina Galka
Jorge da Burgos Gianluca Buratto
Bernardo Gui Daniela Barcellona
Abbone da Fossanova Fabrizio Beggi
Salvatore Roberto Frontali
Remigio da Varagine Giorgio Berrugi
Malachia Owen Willetts
Severino da Sant’Emmerano Paolo Antognetti
Berengario da Arundel / Adelmo da Otranto Carlo Vistoli
Venanzio / Giovanni Dalbena Leonardo Cortellazzi
Girolamo Vescovo di Caffa / Cuciniere Adrien Mathonat
Ubertino da Casale Cecilia Bernini
Michele da Cesena Flavio D’Ambra
Cardinal Bertrando Ramtin Ghazavi
Jean d’Anneaux Alessandro Senes
ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO ALLA SCALA
Maestro del Coro ALBERTO MALAZZI
Con la partecipazione del Coro di Voci Bianche dell’Accademia Teatro alla Scala
Maestro del Coro di Voci Bianche BRUNO CASONI
Date:
Domenica 27 aprile 2025 ore 20 ~ turno Prime Opera
Mercoledì 30 aprile 2025 ore 20 ~ turno A
Sabato 3 maggio 2025 ore 20 ~ turno C
Martedì 6 maggio 2025 ore 20 ~ turno B
Sabato 10 maggio 2025 ore 20 ~ turno D
Prezzi: da 215 a 26 euro
Infotel 02 72 00 37 44
Un’ora prima dell’inizio di ogni recita, presso il Ridotto dei Palchi”,
si terrà una conferenza introduttiva all’opera tenuta da Liana Püschel.
Il 27 aprile l’opera sarà trasmessa in diretta da RAI Radio Tre.
Il compositore
Francesco Filidei è nato a Pisa (5 maggio 1973). Si è diplomato al Conservatorio di Firenze e al Conservatorio Nazionale Superiore di Parigi.
Come organista e compositore, è stato invitato dai più importanti festival di musica contemporanea, eseguito da orchestre quali WDR, SWR, RSO Wien, ORT, RAI, Tokyo Philharmonic, Bayerischer Rundfunk, Orchestra Sinfonica di Milano, Filarmoniche di Montecarlo, Nizza, Helsinki, Vilnius, Varsavia, Orchestre Symphonique de Bretagne, Orchestra Philharmonie Luxembourg e Orchestre of Mexique, e dai più importanti ensemble specializzati, in particolare alle Philharmonie di Berlino, Colonia, Essen, Amburgo, alla Cité de la Musique di Parigi, alla Suntory e alla Tokyo Opera House, alla Theaterhaus di Vienna, alla Herkulessaal di Monaco, alla Tonhalle di Zurigo, alla Walt Disney Concert Hall di Los Angeles.
Dopo aver ottenuto una commissione dal Comité de Lecture Ircam nel 2005, ottiene il Salzburg Music Forderpreistrager 2006, il Prix Takefu 2007, il Forderpreistrager Siemens 2009, l’International Rostrum of Composers 2011, il Premio Abbiati 2015, il premio Charles Cros 2016 per il disco monografico “Forse”, il premio Commande 2018 della Fondazione Simone et Cino Del Duca attribuito dall’Académie des Beaux-Arts. È stato borsista dell’Akademie Schloss Solitude nel 2005, Membro della Casa de Velàzquez nel 2006 e nel 2007, Pensionnaire a Villa Medici nel 2012, Borsista del DAAD di Berlino e compositore in residenza di numerosi ensemble e festival.
Ha insegnato composizione a Royaumont (Voix Nouvelles), alla Iowa University, a Takefu (Tokyo), all’Accademia della città di Čajkovskij in Russia, ai Ferienkurse di Darmstadt, e in numerose altre istituzioni e università internazionali (Ircam, Cnsmdp, Esmuc, Musikene, Conservatorio di Strasburgo e di Mosca, Università di Berlino, Hannover, Stoccarda, Graz, San Diego, Tokyo, solo per citarne alcuni). Nel 2019 ha tenuto masterclass con concerti monografici a Shanghai, Pechino e Hong Kong.
Nel 2016 è stato nominato Chevalier des Arts et des Lettres dal Ministero della Cultura francese.
Dal 2018 è consulente musicale della fondazione I Teatri di Reggio Emilia e direttore artistico del festival di musica contemporanea Controtempo di Villa Medici a Roma.
Dopo Giordano Bruno, la sua prima opera rappresentata in prima assoluta a Oporto nel 2015 e ripresa successivamente in numerosi teatri europei, segue L’inondation su un libretto scritto appositamente da Joël Pommerat per la Stagione 2019 dell’Opéra Comique di Parigi. Dal 2018 pubblica con Casa Ricordi. Le precedenti composizioni sono edite da Rai Com