Il recital di Anna Netrebko al Teatro del Maggio

Unica tappa italiana del suo tour di concerti

Venerdì 21 febbraio 2025 alle ore 20 Anna Netrebko torna al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino.

 In programma una ricca selezione di brani composti da Pëtr Il’ič Čajkovskij, Sergej Rachmaninov, Ruggero Leoncavallo, Vincenzo Bellini, Richard Strauss, e altri.

 Al suo fianco il mezzosoprano Elena Maximova; al pianoforte Pavel Nebolsin.

Si ringrazia Toscana Aeroporti per il sostegno..

Torna al Teatro del Maggio, venerdì 21 febbraio 2025, alle ore 20, Anna Netrebko, il celebre soprano tra più acclamati degli ultimi decenni, protagonista di alcune delle interpretazioni più luminose nei più importanti templi internazionali della musica.

Anna Netrebko che si esibì per la prima volta al Maggio nel novembre del 2000 e l’anno successivo nel mese di giugno, dopo una pausa di vent’anni ha legato di nuovo il suo nome con il Teatro in occasione della strepitosa esecuzione di Tosca in forma di concerto della primavera del 2021 tenuta al Großes Festspielhaus di Salisburgo con la direzione del maestro Zubin Mehta, e poi per il trionfale recital del giugno 2021, ora rinnova la sua collaborazione con il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino con questo attesissimo concerto, unica tappa italiana del suo tour di recital.

Nel concerto al fianco di Netrebko, il mezzosoprano Elena Maximova e al pianoforte, Pavel Nebolsin. Il ricco programma della serata si snoda attraverso romanze da camera di alcuni dei più celebri compositori russi del XX secolo e arie e duetti tratti da opere italiane, russe e francesi e si suddivide in quattro parti distinte. 

La prima, che prende il nome “Nella foresta”, si apre nel nome di Pëtr Il’ič Čajkovskij con la prima delle 6 Romanze op. 57, realizzate nel 1884, e con la seconda delle 6 Romanze op. 38 composte nel 1878 a Firenze nel corso di uno dei frequenti soggiorni del musicista nella città toscana. La composizione successiva è a firma di Sergej Rachmaninov, ossia Zdes’ khorosto… (Qui tutto è bello…), la settima delle 12 Romanze op. 21 a cui segue Zvonče žavoronka pen’je (L’allodola canta più forte), dalla raccolta A primavera op. 43 di Nikolaj Rimskij-Korsakov.

Di Čajkovskij è anche la quarta delle sei che compongono l’ultimo dei suoi cicli di romanze, l’op. 73 Zakatilos solnze (Il sole è tramontato), scritta quando era già immerso nella composizione della celeberrima Patetica. In chiusura un celebre brano operistico, la ballata di Nedda Stridon lassù, tratta da Pagliacci di Ruggero Leoncavallo e fra i simboli del verismo italiano.

La seconda parte del recital, “Vicino al fiume”, inizia con un brano per pianoforte, il sesto degli 8 Morceaux caractéristiques op. 36 composti nel 1886 dal compositore e pianista polacco Moritz Morszkowski e prosegue con due pezzi di Nikolaj Rimskij-Korsakov (4 Romanze op. 3, n. 4: Na kholmakh Gruzii e 2 Romanze op. 56, n. 1: Nimfa) e l’estratto “Viens Mallika… Dôme épais” da Lakmé di Léo Delibes.

La terza parte è intitolata “Nel palazzo” ed è interamente occupata da quattro significative arie d’opera. Si parte con la sortita di Adriana Lecouvreur “Del sultano Amuratte m’arrendo all’imper… Io son l’umile ancella”, dall’opera di Francesco Cilea per poi proseguire con il finale di Sneguročka (La fanciulla di neve), opera di rara esecuzione di Rimskij-Korsakov a cui seguono l’aria “O, ne rïdáy, moy Páolo” (Oh, non piangere, mio Paolo) tratta da Francesca da Rimini di Sergej Rachmaninov e il monologo finale di Ariadne auf Naxos di Richard Strauss.

“Dalla finestra” è il nome che prende l’ultima sezione del recital, che raccoglie pagine operistiche e da camera caratterizzate da marcate sfumature di sensibilità: questa parte del concerto si apre con il recitativo e la romanza di Giulietta “Eccomi in lieta vesta…” da I Capuleti e i Montecchi di Vincenzo Bellini a cui segue una breve parentesi strumentale, ossia la Fantasie-Impromptu in do diesis minore op. 66 di Frédéric Chopin, che il compositore dedicò alla baronessa Sarah Frances d’Este. 

Ständchen (Serenata), tratta dal secondo dei 6 Lieder op. 17 di Richard Strauss segue in cartellone, ed è marcato dal ritmo di barcarola il canto di Serenada (Serenata) di Čajkovskij, ultima delle Romanze op. 63 in programma dopo il pezzo straussiano. Un ultimo estratto da un’opera è ‘affidato’ al duetto Ja ne budu, ja ne magu spat (Non dormirò, non posso dormire) che apre l’opera Guerra e Pace di Sergej Prokof’ev. La seconda delle 2 Romanze op. 56 di Rimskij-Korsakov, composta su testo del poeta Majkov e che prende il nome di Son v letnjuju noč (Sogno di una notte d’estate) chiude il corposo programma della serata. 

Il programma: 

Il soprano Anna Netrebko ci condurrà in un viaggio affascinante nella musica della propria terra d’origine con un programma ricchissimo che affianca romanze da camera dei maggiori autori russi del secolo scorso ad arie e duetti da opere russe, italiane e francesi.

La prima parte del recital, intitolata Nella foresta è quasi interamente dedicata alla romanza da camera, un genere vocale di uso domestico coltivato soprattutto nel XIX secolo e destinato prevalentemente ai salotti aristocratici. 

Il programma si apre con due composizioni di Čajkovskij ispirate alla natura e alle creature della foresta: “Skazhi, o chem v temi vetvei” (“Dimmi che cosa nell’ombra delle fronde”), che fa parte della raccolta di 6 Romanze op. 57 realizzata nel 1884 e narra le emozioni provate dalla fanciulla nell’udire il canto d’amore dell’usignolo e “To bylo ranneju vesnoj” (“Era all’inizio della primavera”), una piccola scena d’opera incentrata sulla nostalgia di un amore passato, tratta da le 6 Romanze op. 38. “Zakatilos solzne” (“Il sole è tramontato”), dal ciclo di Romanze op. 73, fu composta invece nel 1893 e descrive la gioia dell’amore nella suggestiva cornice di un tramonto. Porta la firma di Sergej Rachmaninov “Zdes’ khorosto…” (“Qui tutto è bello”), la settima delle 12 Romanze op. 21, mentre l’ultima romanza proposta è “Zvonče žavoronka pen’je” (“L’allodola canta più forte”), dalla raccolta A primavera op. 43 di Nikolaj di Rimskij-Korsakov, pagina breve e piena di slancio. In chiusura della prima parte troviamo infine un brano operistico italiano, la ballata di Nedda dai Pagliacci di Ruggero Leoncavallo, opera emblema del verismo italiano che debuttò al Teatro dal Verme di Milano il 21 maggio 1892. La protagonista si presenta in scena intonando un recitativo estremamente drammatico che precede un’aria dalla melodia trascinante e suggestiva in cui Nedda associa la sua voglia di libertà a uno stormo di uccelli che, cinguettando, volano liberi in cielo.

La seconda parte del concerto, intitolata Vicino al fiume, si apre con due romanze di Rimskij- Korsakov: “Na kholmakh Gruzii” (“Sulle colline della Georgia”) è l’ultima delle Romanze op. 3 composte dall’autore nel 1866 su testo di Aleksandr Puškin mentre alle Romanze op. 56, realizzate più di un trentennio dopo, appartiene invece “Nimfa” (“La ninfa”), melodia malinconica intonata da un’ondina che affascina i marinai di passaggio sul fiume con il proprio canto. Collegato al tema dell’acqua è anche il noto duetto dei fiori dall’opera Lakmé di Léo Delibes rappresentata all’Opéra-Comique di Parigi il 14 aprile 1883. Nel celebre duetto, Lakmé, figlia del gran sacerdote indiano, e la serva Mallika levano un canto suadente di sapore orientaleggiante mentre si recano al fiume per raccogliere fiori di loto. 

La terza sezione del recital, Nel palazzo, impagina invece quattro grandi arie d’opera. Si parte con la sortita di Adriana Lecouvreur, dall’omonima opera di Francesco Cilea, banco di prova per ogni grande prima donna sia per impegno vocale che attoriale, a cui segue l’aria finale di Sneguročka (La fanciulla di neve) opera di raro ascolto di Rimskij-Korsakov. Qui la protagonista Sneguročka canta un commovente addio alla vita nel momento in cui viene trafitta da un raggio di sole che la pervade di calore ma al contempo la condanna a morte essendo lei una magica creatura di ghiaccio. Dall’opera di Rachmaninov Francesca da Rimini, è tratta l’aria “O, ne rïdáy, moy Páolo” (“Oh, non piangere, mio Paolo”) che sancisce il momento culminante della celebre passione d’amore proibita narrata da Dante. Il lungo monologo di Arianna che invoca la morte a conclusione dell’opera Ariadne auf Naxos di Richard Strauss chiude infine la sezione incentrata sull’opera; una scena ricca di rimandi musicali e passaggi vocali insidiosi che mettono in luce le doti canore e sceniche dell’interprete.

Ricca e variegata si presenta l’ultima sezione intitolata Dalla finestra, che raccoglie pagine operistiche e cameristiche caratterizzate da melodie leggiadre da intonarsi con estrema sensibilità. La sezione si apre con il recitativo e la romanza di Giulietta “Eccomi in lieta vesta…” da I Capuleti e i Montecchi di Vincenzo Bellini, episodio canoro etereo e sognante accompagnato dall’arpa. Melodia leggera e delicata è anche quella intonata in “Ständchen” (“Serenata”) secondo dei 6 Lieder op. 17 di Richard Strauss, mentre al ritmo di barcarola si sviluppa il canto luminoso di Serenada (“Serenata”) di Čajkovskij, ultima delle Romanze op. 63. L’ultima incursione nell’opera spetta al duetto “Ja ne budu, ja ne magu spat” (“Non dormirò, non posso dormire”) che apre l’opera Guerra e Pace di Prokof’ev. La protagonista Nataša e la cugina Sonja affacciate alla finestra contemplano la bellezza del giardino rischiarato dai raggi di luna. Il rarefatto accompagnamento del pianoforte apre l’ultima composizione in programma “Son v letnjuju noč” (“Sogno d’una notte d’estate”) di Rimskij-Korsakov, ultima delle due romanze op. 56. Ampio e articolato come una scena d’opera, il brano racconta di un incontro amoroso notturno realmente accaduto o forse solo fantasticato.

La locandina:

Nella foresta

Pëtr Il’ič Čajkovskij

6 Romanze op. 57, n. 1: “Skazhi, o chem v teni vetvei” (“Dimmi, che cosa nell’ombra delle fronde”)

6 Romanze op. 38, n. 2: “To bylo ranneju vesnoj” (“Era all’inizio della primavera”)

Sergej Rachmaninov

12 Romanze op. 21, n. 7: “Zdes’ khorosto…” (“Qui tutto è bello…”)

Nikolaj Rimskij-Korsakov

A primavera op. 43, n. 1: “Zvonče žavoronka pen’je” (“L’allodola canta più forte”)

Pëtr Il’ič Čajkovskij

6 Romanze op. 73, n. 4: “Zakatilos solnze” (“Il sole è tramontato”)

Ruggero Leoncavallo

Da Pagliacci: “Stridon lassù”

Vicino al fiume

Moritz Moszkowski

8 Morceaux caractéristiques op. 36: Étincelles, n. 6

Nikolaj Rimskij-Korsakov

4 Romanze op. 3, n. 4: “Na kholmakh Gruzii” (“Sulle colline della Georgia”)

2 Romanze op. 56, n. 1: “Nimfa” (“La ninfa”) 

Léo Delibes

Da Lakmé: “Viens Mallika… Dôme épais”

Nel palazzo

Francesco Cilea

Da Adriana Lecouvreur: “Del sultano Amuratte m’arrendo all’imper… Io son l’umile ancella”

Nikolaj Rimskij-Korsakov

Da Sneguročka (La fanciulla di neve): “Velikj car!” (“Grazie zar”) e “No shto so mnoj: blazhenstvo ili smert’?” (“Che avviene in me: è gioia questa o morte?”)

Sergej Rachmaninov

Da Francesca da Rimini: “O, ne rïdáy, moy Páolo” (“Oh, non piangere, mio Paolo”)

Richard Strauss

Da Ariadne auf Naxos: “Es gibt ein Reich” (“So che c’è un regno”)

Dalla finestra

Vincenzo Bellini

Da I Capuleti e i Montecchi: ““Eccomi in lieta vesta… Oh! quante volte, oh! quante”

Frédéric Chopin

Fantasie-Impromptu in do diesis minore op. 66

Richard Strauss

6 Lieder op. 17, n. 2: “Ständchen” (“Serenata”)

Pëtr Il’ič Čajkovskij

6 Romanze op. 63, n. 6: “Serenada” (“Serenata”)

Sergej Prokof’ev

Da Guerra e Pace: “Ja ne budu, ja ne magu spat” (“Non dormirò, non posso dormire”)

Nikolaj Rimskij-Korsakov

2 Romanze op. 56, n. 2: “Son v letnjuju noč” (“Sogno di una notte d’estate”)

Soprano Anna Netrebko

Mezzosoprano Elena Maximova 

Pianoforte Pavel Nebolsin

Prezzi:

Solo ascolto 10€; Visibilità limitata 15€; Galleria 30€; Palchi 40€; Platea 4 60€; Platea 3 70€; Platea 2 80€; Platea 1 90€

Durata complessiva 2 ore circa

Anna Netrebko al Teatro di San Carlo accompagnata al pianoforte da Pavel Nebolsin.

In programma un recital di romanze russe

Venerdì 13 ottobre ore 19

Teatro San Carlo 11.10.2023 – La Stagione di Concerti 2022/2023 giunge ad uno degli appuntamenti più attesi con il recital di Anna Netrebko, in programma venerdì 13 ottobre alle ore 19.

La diva della lirica torna al Teatro di San Carlo dopo l’acclamato concerto dello scorso anno per i cento anni dalla nascita di Maria Callas,accompagnata in        questa occasione al pianoforte daPavel Nebolsin.

Anna Netrebko propone al pubblico napoletano una antologia di alcune delle più belle arie e romanze del repertorio classico dei compositori russi Nikolaj Rimskij‑Korsakov, Sergej Rachmaninov e  Pëtr Il’ič Čajkovskij.

Riconosciuta come “Primadonna del 21º secolo”, Anna Netrebko è la prima artista di musica classica nominata nella lista annuale della rivista “Time” delle 100 persone più influenti del mondo.

Nelle esibizioni dal vivo come nelle numerose registrazioni pluripremiate, i suoi ritratti delle eroine più iconiche dell’opera dimostrano una notevole varietà e sensibilità artistica.

Le sue interpretazioni spaziano dalle opere di Mozart, capolavori del Belcanto (tra cui La sonnambula di Bellini e Anna Bolena di Donizetti), chefs‑d’œuvre francesi (Manon di Massenet e Roméo et Juliette di Gounod), Puccini (da La bohème a Turandot), Verdi (da La traviata ad Aida e Macbeth), Verismo (Andrea Chénier di Giordano e Adriana Lecouvreur di Cilea), Čajkovskij (da Iolanta a Evgenij Onegin), Lohengrin di Wagner e molto altro.

Tra i numerosi premi e riconoscimenti ricevuti Anna Netrebko vanta tre nomination ai Grammy Award, il Bambi Award tedesco e i Brit Awards classici del Regno Unito come “Cantante dell’anno” e “Artista femminile dell’anno.

Pavel Nebolsin, nato in una famiglia di musicisti, è vincitore del Young Soloists Festival e della Classic Heritage International Competition. Si è laureato alla Gnessin State Academy of Music nel 2008 e ha preso parte a masterclass tenute da rinomati musicisti ed educatori musicali come George Darden (Metropolitan Opera), Lubov Orfenova, Antonello Allemandi, Eugene Nesterenko, Irina Bogacheva, Laura Claycomb, Richard Bado e molti altri. Ha lavorato e suonato con direttori come Rozhdestvensky, Sinaisky, Sagripanti, Mazzola, Korchak. Dal 2017 lavora regolarmente con Yusif Eyvazov e Anna Netrebko come music coach e accompagnatore esibendosi a Dubai, Monaco, Düsseldorf, Francoforte e Amburgo.

Guida all’Ascolto

L’esplosione artistica russa tra Otto e Novecento di Fausto Malcovati

La Russia, un bel mistero.

Tace per secoli, immersa in un sonno che sembra non abbia fine, mentre l’Europa zampilla di geni in tutte le arti.

Non va dimenticato che la scrittura arriva alle tribù nomadi delle steppe solo nel IX secolo dopo Cristo, e i primi timidi segni di una letteratura compaiono nel XII, quando noi avevamo Dante.

Dunque, secoli di silenzio.

Poi, d’improvviso, un’esplosione. Il XIX secolo è il secolo russo: uno dopo l’altro Puškin e Dostoevskij, Čajkovskij e Musorgskij, Tolstoj e Turgenev.

Romanzi, poemi, opere liriche, sinfonie, tutto si intreccia in un magma tumultuoso, incredibile, geniale.

Ma davvero un sonno così lungo? Non è proprio così. C’è un patrimonio popolare sotterraneo, ricchissimo, formidabile che rimane per secoli anonimo, sconosciuto. Le tribù, una volta stabilitesi in villaggi, si radunano, creano, inventano. Leggende, fiabe, ballate, canti rituali, cicli di epopee: nessuno ne sa nulla di quel tesoro fino alla fine del XVIII secolo, quando alcuni studiosi di folklore partono da Pietroburgo, vanno nelle lontane campagne, nei villaggi sperduti, esplorano, raccolgono, studiano, registrano quanto è rimasto di quel fantastico patrimonio, affidato fino allora all’oralità. Una scoperta clamorosa, che elettrizza la giovane letteratura, la giovane musica: a quelle radici bisogna risalire, a quei canti, a quelle ballate, a quelle fiabe bisogna ricongiungersi. E la musica colta, fin dagli esordi ai primi anni dell’Ottocento, attinge avidamente a quelle radici e contemporaneamente si nutre di letteratura e di poesia contemporanea. Glinka mette in musica il poema di Puškin Ruslan e Ljudmila, ispirato alle leggende ascoltate da bambino, Dargomyžskij scrive Rusalka, altro personaggio del folklore popolare. E la romanza, dove i versi si modulano sulle note, dove l’afflato lirico trova eco nella melodia, diventa uno dei generi più frequentati e più amati da tutti i compositori, da Glinka a Šostakovič. Non a caso Anna Netrebko ne ha scelto un’antologia per il suo concerto, tra le più note e famose.

Ma veniamo ai compositori.

Rimskij‑Korsakov è il decano, anche se nasce quattro anni dopo Čajkovskij: è il più longevo tra i colleghi, muore a sessantaquattro anni, tutti gli altri muoiono prima, Musorgskij a quarantadue, Čajkovskij a cinquantatré. Rachmaninov è un caso a parte, lascia la Russia nel 1918 subito dopo la rivoluzione, emigra e vive il resto della sua vita in America, dove muore a settant’anni. Una cosa curiosa va ricordata subito: se non si è molto ricchi di famiglia (come Rachmaninov, ma anche Turgenev, Tolstoj) non c’è possibilità di mantenersi con professioni “liberali” (musicisti, romanzieri, poeti) nella Russia di fine Ottocento. I diritti d’autore, siano letterari o musicali, vengono molto più tardi. Così Rimskij, come Musorgskij, è un militare di carriera in marina e per alcuni anni naviga intorno al mondo, Borodin è chimico, Čajkovskij è avvocato, fino a che la generosa baronessa von Meck, sua ammiratrice incondizionata, non decide di passargli per tredici anni una lauta pensione che gli permette di non preoccuparsi del pane quotidiano.

Rimskij, quando decide di dedicarsi in modo serio alla composizione, ha la fortuna di incontrare Milij Balakirev, guru del cosiddetto “gruppo dei cinque”, o “gruppo potente”: giovani alle prime armi, ancora acerbi ma entusiasti, appassionati. A loro trasmette la sua passione per l’autentica musica popolare russa, li spinge a non imitare l’Occidente, a trovare originalità e forza nelle proprie radici. Così Rimskij mette in cantiere un’opera, Sadko, tratta da un’antica leggenda marinara, decide di convivere con Musorgskij, anche lui allievo di Balakirev, nello stesso appartamento dove tuttavia c’è un solo pianoforte: così fino alle 12 lavora Rimskij, dalle 12 Musorgskij. Per Sadko lo aiuta Čajkovskij (che tuttavia non fa parte del “gruppo dei cinque”): gli fornisce parte del libretto e gli dà suggerimenti per la composizione. Dopo la leggenda, la prosa: Rimskij si appassiona a Gogol’, ai suoi racconti folkloristici, compone La notte di maggio, (qualche anno dopo proseguirà con La notte prima di Natale), dove di nuovo compare una rusalka, misteriosa creatura delle acque. Nel 1881 muore Musorgskij e Rimskij si dedica all’orchestrazione della incompiuta Chovanščina, sei anni dopo muore Borodin e Rimskij si assume il compito di completare Il principe Igor. L’ultima fase della vita di Rimskij è quasi interamente dedicata ad opere tratte da fiabe e leggende, si immerge nel passato russo, ne esalta la poesia, la leggerezza, l’ironia: La fanciulla di neve (da cui è tratta una delle romanze in programma), La leggenda dello zar Saltan, Il galletto d’oro, La leggenda della città invisibile di Kitež e della fanciulla Fevronija.

Čajkovskij è meno appassionato di folklore, privilegia la poesia e la prosa del grande Puškin, che adora: a lui deve le sue opere più famose, La dama di picche, Evgenij Onegin, Mazeppa. Miracolosa è la sintonia del compositore con il tono ironico, intenso, appassionato del poeta. Ma Čajkovskij è anche un prodigioso compositore di romanze, come dimostra la scelta di Anna Netrebko: non solo Puškin, anche poeti suoi contemporanei come Aleksej Tolstoj, Afanasij Fet, di cui coglie la delicata tessitura, la struggente malinconia.

Diverso il destino di Rachmaninov. Di trent’anni più giovane (nasce nel 1873), ha la fortuna di potersi dedicare alla musica senza preoccupazioni economiche. Pianista strepitoso fin dagli esordi, per tutta la vita alterna l’attività di esecutore a quella di direttore d’orchestra (spesso delle proprie composizioni). Esordisce con un’opera, che è anche il suo saggio di fine Conservatorio: Aleko, tratto dal poema di Puškin Gli zingari (Puškin, ancora Puškin, sempre Puškin), che ottiene le lodi di Čajkovskij (muore lo stesso anno). La sua celebrità di pianista gli permette tournées in Europa e in America, allo scoppio della rivoluzione del 1918 fugge con la famiglia prima in Svezia poi in America, dove si stabilisce e continua la sua attività di compositore e concertista. In Russia non tornerà più. Ma il distacco definitivo dalla sua terra è un dolore che non si spegnerà fino alla morte. Ne sono testimonianza le romanze scelte nel programma.

Vive con una nostalgia talora straziante per tutto ciò che ha lasciato per sempre. Tracce indelebili, radici profonde, legami inestirpabili.

La Russia è un bel mistero.

Teatro di San Carlo 
venerdì 13 ottobre 2023, ore 19:00

ANNA NETREBKO

Soprano | Anna Netrebko
Pianoforte | Pavel Nebolsin

Nikolaj  Rimskij‑Korsakov
O chem v tishi nochey, op. 40, no. 3
Ne veter, veya s vysoty, op. 43, no. 2
Zvonche zhavoronka penye, op. 43, no. 1
Na kholmakh Gruzii, op. 3, no. 4
V zarstvo rozy i vina, op. 8, no. 5
Pesnya Zyuleyki, op. 26, no. 4
Plenivshis’ rozoj, solovey, op. 2, no. 2
Hymn to the sun from Le Coq d’or
Finale (The Melting Scene) from The Snow Maiden
Nimfa, op. 56, no. 1
Son v letnyuyu noch, op. 56, no. 2

Sergej Rachmaninov
U moyego okna, op. 26, no. 10Oni otvechali, op. 21, no. 4
Son, op. 8, no. 5
Zdes’ khorosho, op. 21, no. 7
O, ne riday, moy Paolo


Pëtr Il’ič Čajkovski
To bilo ranneyu vesnoy, op. 38, no. 2
Zabyt tak skoro, TH 94
Nochi bezumnye, op. 60, no. 6
Serenada, op. 63, no. 6
Ya li v pole da ne travushka bïla? op. 47, no. 7
Zakatilos solnze op. 73, no. 4
Den’ li zarit op. 47, no. 6