Con il romanticismo di Robert Schumann, Fryderyk Chopin e Felix Mendelssohn si chiude la Stagione di concerti 2024 della fondazione lirico-sinfonica felsinea, che ha visto in programma 16 appuntamenti all’Auditorium Manzoni. Lunedì 9 dicembre alle 20.30 ad essere protagonisti sono la Filarmonica del Teatro Comunale di Bologna guidata dal suo Direttore principale Roberto Abbado, vincitore nel 2008 del “Premio Abbiati” e recentemente ospite del cartellone lirico con il Trittico pucciniano al Nouveau, e il pianista Pietro De Maria, che ha collezionato i premi “Čajkovskij” di Mosca, “Dino Ciani – Teatro alla Scala di Milano”, “Géza Anda” di Zurigo e “Mendelsshon” di Amburgo. Interprete di riferimento di Chopin, primo pianista italiano ad aver eseguito pubblicamente l’integrale della produzione pianistica dell’autore in sei concerti, registrata per la Decca, De Maria suona a Bologna le Variazioni per pianoforte su “Là ci darem la mano” op. 2. Uno Chopin ancora diciassettenne le scrisse sulla celeberrima aria del Don Giovanni di Mozart e le interpretò con successo per la prima volta a Vienna nel 1829. A lanciare la carriera europea del giovane pianista e compositore polacco fu proprio Schumann con la sua recensione delle Varazioni op. 2 sulla «Berliner Allgemeine Zeitung» dove scriveva: “Giù il cappello, signori, un genio!”.
Di Schumann è invece il singolare lavoro sinfonico proposto all’inizio del concerto, chiamato Ouverture, Scherzo e Finale op. 52, e composto nel 1841 (il cosiddetto “anno delle sinfonie”) insieme, appunto, a due sinfonie e a una fantasia per pianoforte e orchestra. La ricezione del pubblico alla prima esecuzione al Gewandhaus di Lipsia, con Ferdinand David sul podio al posto di Mendelssohn, non fu positiva, come scrisse lo stesso autore all’amico Karl Kossmaly: il trittico «non ha riportato il successo della precedente [Prima Sinfonia]. Credo di aver fatto troppo in una volta sola, e poi Mendelssohn ci è mancato come direttore. Ma non fa nulla: so che questi pezzi non sono inferiori alla prima sinfonia, e prima o poi saranno apprezzati per il loro valore».
Non poteva, quindi, che essere un’opera di Mendelssohn a completare il programma, e nello specifico la Sinfonia n. 5 in re maggiore “Riforma” op. 107. Si tratterebbe della sua seconda sinfonia in ordine di composizione, ma il musicista tedesco – che la creò ancora ventenne nel 1830 in occasione del terzo centenario della Confessione protestante di Augusta e che la potè dirigere solo nel 1832 – non riuscì mai pubblicarla in vita: fu infatti stampata nel 1868 come n. 5, dopo le altre quattro sinfonie, ventuno anni dopo la sua morte.
Main Partner della Stagione Sinfonica 2024 del Teatro Comunale di Bologna è Intesa Sanpaolo, grazie al cui sostegno sono inoltre aperte gratuitamente alle scuole gran parte delle prove generali dei concerti.
I biglietti – da 10 a 40 euro – sono in vendita online tramite Vivaticket e presso la biglietteria del Teatro Comunale (Largo Respighi, 1), dal martedì al venerdì dalle 12 alle 18 e il sabato dalle 11 alle 15; il giorno del concerto presso l’Auditorium Manzoni da 1 ora prima fino a 15 minuti dopo l’inizio dello spettacolo.
Per ogni concerto della Stagione Sinfonica 2024 prosegue “Note a margine”, una rassegna di incontri con il pubblico che si tengono circa 30 minuti prima dell’inizio del concerto presso il foyer del bar dell’Auditorium Manzoni.
STAGIONE SINFONICA 2024 DEL TCBO
Lunedì 9 dicembre ore 20.30, Auditorium Manzoni
Roberto Abbado direttore
Pietro De Maria pianoforte
Filarmonica del Teatro Comunale di Bologna
Robert Schumann
Ouverture, Scherzo e Finale op. 52
Fryderyk Chopin
Variazioni per pianoforte su “Là ci darem la mano” op. 2
Felix Mendelssohn Bartholdy
Sinfonia n. 5 in Re maggiore “Riforma”, op. 107
Andante. Allegro con fuoco
Allegro vivace
Andante
Corale: Ein’ veste Burg ist unser Gott – Andante con moto. Allegro vivace. Allegro maestoso
In cartellone le composizioni di Ludwig van Beethoven, John Ireland e Arthur Honegger.
Solista, al pianoforte, Pietro De Maria.
Dopo il caloroso successo dei primi due appuntamenti, continua al Maggio il Ciclo Beethoven-Honegger e l’Europa, con il direttore principale Daniele Gatti che torna alla guida dell’Orchestra del Maggio – sempre in doppia serata – in Sala Mehta, il 13 e 14 ottobre alle ore 20. Sui leggii dell’Orchestra il Concerto n. 4 in sol maggiore op. 58 per pianoforte e orchestra di Ludwig van Beethoven; la Sinfonia n. 3, conosciuta come Symphonie Liturgique, di Arthur Honegger e il Concertino pastorale per archi di John Nicholson Ireland. Solista al pianoforte Pietro De Maria: vincitore di alcuni dei più prestigiosi premi internazionali, come il ‘Premio Mendelssohn’, dei concorsi ‘Dino Ciani’ e ‘Géza Anda’ e del premio della critica al celebre ‘Concorso internazionale Čajkovskij’ di Mosca, torna al Maggio a distanza di pochi anni dal concerto tenuto, con la direzione di Karl-Heinz Steffens, nel dicembre 2017.
Apre la serata il Concerto n. 4 in sol maggiore op. 58 per pianoforte e orchestra di Ludwig van Beethoven, composto fra il 1805 e il 1806 in un periodo di grande ispirazione in cui Beethoven lavorava inoltre alla celeberrima Quinta sinfonia, al compimento della prima versione del Fidelio e al Concerto per violino. Fu inoltre l’ultimo concerto in cui il Compositore si esibì come solista al pianoforte: fu eseguito la prima volta in forma privata nel marzo 1807 a palazzo Lobkowitz e quindi in pubblico il 22 dicembre 1808 al teatro An der Wien.
Solista nel corso dell’esecuzione Pietro De Maria che ha sottolineato l’emozione nel tornare al Teatro del Maggio: “Sono davvero felice di tornare a suonare insieme al maestro Daniele Gatti e con l’Orchestra del Maggio – che ho ascoltato spesso nelle sue recenti esibizioni, rimanendo affascinato dal suo lavoro di grande raffinatezza sul suono – e lo è ancor di più farlo con uno dei concerti più belli di tutta la letteratura pianistica. In molti momenti il Concerto n. 4 ci richiede quasi la creazione di un’atmosfera magica (difatti ‘dolce’ è proprio la parola che Beethoven ha usato di più in questa partitura); quindi non posso davvero immaginare una miglior situazione di poterla eseguire insieme al maestro Gatti e all’Orchestra del Maggio, al fine di trovare il colore più appropriato per questo formidabile capolavoro pianistico”.
Segue un pezzo di rarissima esecuzione – mai eseguito al Maggio – ossia il Concertino pastorale per archi di John Nicholson Ireland: fu commissionato a John Ireland nel 1939 da Boyd Neel – un ufficiale di marina, di cui era molto amico, divenuto poi medico e infine direttore d’orchestra – per la sua allora famosissima orchestra d’archi. La prima esecuzione, diretta proprio da Boyd Neel con la sua orchestra, ebbe luogo nel giugno del 1939 al Festival di Canterbury.
Chiude il concerto la Sinfonia n. 3 H. 186 di Arthur Honegger: nota anche come Symphonie Liturgique, fu composta da Honegger alla fine della Seconda guerra mondiale. Si tratta di una sinfonia suddivisa in tre movimenti, ognuno dei quali porta il nome di un testo liturgico. Come perfettamente descritto dall’Autore stesso “In questo lavoro volevo rappresentare la reazione dell’uomo all’ondata di barbarie, stupidità e sofferenza che ci assedia da alcuni anni. Ho descritto in musica il conflitto interiore dell’animo umano; se vogliamo, questo lavoro è un dramma messo in scena da tre ‘personaggi’: l’infelicità, la gioia e l’essere umano”.
La scheda del concerto:
Ludwig van Beethoven
Concerto n. 4 in sol maggiore op. 58 per pianoforte e orchestra
Il 22 dicembre 1808 Beethoven si esibì per l’ultima volta in pubblico come pianista. Lo fece regalando all’uditorio del Theater an der Wien il Concerto n. 4 per pianoforte e orchestra op. 58, presentato in una serata dal programma ricchissimo in cui figuravano anche la Quinta e la Sesta Sinfonia. Composto tra il 1803 e il 1806, il Concerto n. 4 mostra un carattere diverso dai tre che lo precedono. Non vi si trova, per esempio, il rapporto antagonistico tra solista e orchestra ma il pianoforte è invece perfettamente integrato nel tessuto orchestrale; i toni decisi e vigorosi che caratterizzano tanta produzione del secondo periodo beethoveniano lasciano qui spazio a un’atmosfera chiaroscurale con un’ampia gamma di sfumature, e così anche il bagaglio tematico non è più trattato in termini antitetici ma sviluppato con libertà come in una fantasia. Contrariamente alla tradizione, l’Allegro iniziale è aperto da un primo tema lirico e intimistico esposto dal pianoforte e poi ripreso dall’orchestra, a cui segue un secondo tema di stampo energico. L’Andante è una pagina tanto breve quanto intensa dove figurano due idee tematiche contrastanti, la prima austera affidata all’orchestra e la seconda malinconica esposta quasi sottovoce dal pianoforte; mentre il Rondò finale, tutto nel segno brillantezza, scioglie ogni tensione precedente conducendo a passo leggero il dialogo tra pianoforte e orchestra.
John Nicholson Ireland
Concertino pastorale per archi
Nato in Inghilterra nel 1879, John Nicholson Ireland fu organista, maestro di coro, compositore e docente al Royal College of Music di Londra (tra i suoi allievi figura anche Benjamin Britten). Autore prolifico con un catalogo che annovera liriche vocali, brani per pianoforte, musica sacra, musica da camera e sinfonica, Ireland ebbe un successo non indifferente in patria distinguendosi per lo stile ricercato e fortemente influenzato dalla lezione di Debussy e Ravel. Il Concertino pastorale per archi fu realizzato nel 1939 a seguito di una commissione ricevuta da Boyd Neel, fondatore e direttore di un’orchestra da camera. Articolato in tre parti (Egloga – Trenodia – Toccata) il brano fu eseguito per la prima volta il 14 giugno del 1939 al Festival di Canterbury.
Arthur Honegger
Sinfonia n. 3, Symphonie Liturgique H. 186
Composta tra il 1945 e il 1946, la Sinfonia n. 3 Liturgique di Honegger mostra un profondo legame con il clima storico in cui è nata. In essa il compositore intese descrivere “il conflitto interiore dell’animo umano, combattuto tra la resa alle forze cieche che lo intrappolano e l’impulso alla felicità, il pacifismo e il senso del rifugio divino”. Ognuno dei tre movimenti in cui è articolata la Sinfonia(Dies irae – De profundis clamavi – Dona nobis pacem) vuole esprimere il pensiero personale dell’autore in un immaginario cammino spirituale che parte dalla cupa disperazione e dall’angoscia iniziali per trovare un barlume di speranza solo nelle battute conclusive del movimento finale. Lo sgomento dell’uomo dinanzi alle barbarie della guerra e il terrore con cui affronta il giorno del giudizio divino sono perfettamente espressi dalle sonorità livide e corrusche e dai ritmi aggressivi che dominano il primo movimento (Dies irae). La preghiera senza speranza dell’uomo che si sente abbandonato a se stesso trova spazio nell’Adagio centrale, dove i timbri più scuri dell’orchestra fanno emergere un tema carico di angoscia a cui si contrappone un altro tema ispirato e molto espressivo intonato dagli archi. Nell’ultimo movimento (Dona nobis pacem) ecco emergere la stupidità collettiva che avanza a passo goffo di marcia robotica; la tensione si fa sempre più incalzante fino alla supplica finale dove un cantorasserenante, udito solo di sfuggita nei movimenti precedenti, prende adesso il sopravvento negli arabeschi di flauti e ottavino accompagnati dal sottofondo di archi e timpani in un’atmosfera rarefatta e pacificata. Commissionata dalla Fondazione Pro Helvetia, la sinfonia fu dedicata a Charles Munch che la diresse per la prima volta a il 17 agosto 1946 alla Tonhalle di Zurigo.
La locandina:
LUDWIG VAN BEETHOVEN
Concerto n. 4 in sol maggiore op. 58
per pianoforte e orchestra Allegro moderato / Andante con moto / Rondò: Vivace
JOHN NICHOLSON IRELAND
Concertino pastorale per archi Eclogue / Threnody / Toccata
ARTHUR HONEGGER
Sinfonia n. 3 Liturgique H. 186 Dies irae: Allegro marcato / De profundis clamavi: Adagio / Dona nobis pacem: Andante
DirettoreDaniele Gatti PianofortePietro De Maria — Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino