Domenica 21 aprile 2024 alle ore 20, sul podio del Teatro del Maggio, Zubin Metha dirigerà Turandot

Domenica 21 aprile 2024 alle ore 20, nell’anno del centenario di Giacomo Puccini, torna sulle scene del Teatro del Maggio “Turandot”, con la direzione del direttore emerito Zubin Mehta e nello storico allestimento firmato dalla regia di Zhang Yimou, ripresa da Stefania Grazioli.

Sul podio, nei ruoli principali, Olga Maslova nella parte della principessa Turandot; SeokJong Baek è Calaf; Valeria Sepe è Liu; Simon Lim è Timur e Carlo Bosi interpreta Altoum.

La recita del 21 aprile sarà trasmessa in diretta su Rai Radio 3

 Nel foyer della sala grande del Teatro del Maggio è allestita una mostra dedicata a Giacomo Puccini e agli allestimenti delle sue opere al Maggio. Grazie alla Fondazione Cerratelli saranno anche esposti quattro costumi originali della Turandot disegnati da Umberto Brunelleschi nel 1940

La grande ruota panoramica al parco delle Cascine per sottolineare l’inaugurazione operistica porta al centro della struttura il logo del Festival

 Si informa il gentile pubblico che sono esauriti i biglietti per tutte e cinque le recite dello spettacolo previste in cartellone

Dopo il grande successo del concerto inaugurale del 13 aprile, che ha visto alzarsi il sipario sull’86ºFestival del Maggio Musicale Fiorentino in una Sala Mehta esaurita in ogni ordine di posto, prende avvio la programmazione lirica del Festival, che – nell’anno che segna i 100 anni dalla morte del grande Giacomo Puccini – presenta una delle più amate opere del compositore lucchese, Turandot.

L’opera, che Puccini non ebbe modo di concludere e che fu terminata da Franco Alfano, trova sul podio della Sala Grande, domenica 21 aprile alle ore 20, alla guida dell’Orchestra, del Coro e del Coro di Voci Bianche dell’Accademia del Maggioil direttore emerito a vita Zubin Mehta che, nel corso della sua carriera, ha reso Turandot una delle opere senz’altro più significative del suo repertorio.

Cinque le recite complessive, già tutte completamente esaurite in ogni ordine di posto: 21, 24, 30 aprile e 3 maggio alle ore 20 e il 27 aprile alle ore 15:30.

L’allestimento, proprio del Maggio, è forse uno degli spettacoli che più hanno segnato la storia operistica recente del Teatro ed è firmato dalla regia – ripresa da Stefania Grazioli – di Zhang Yimou, uno fra i più influenti cineasti cinesi dell’ultimo mezzo secolo e per tre volte candidato agli Oscar.

Sul palcoscenico, a formare il cast vocale dello spettacolo, Olga Maslova e Eunhee Maggio (recita del 3 maggio) nella parte della principessa Turandot; SeokJong Baek e Ivan Magrì (recite del 27 e 30 aprile) interpretano Calaf; Valeria Sepe è Liù; Simon Lim è Timur mentre Carlo Bosi interpreta Altoum. Lodovico Filippo RavizzaLorenzo Martelli e Oronzo D’Urso sono rispettivamente Ping, Pang e Pong mentre Qianming Dou interpreta Un Mandarino. Chiudono il cast tre artisti del Coro del Maggio: Davide Ciarrocchi nel ruolo de Il principino di Persia, Thalida Marina Fogarasi Anastassiya Kozhukharova come le due Ancelle di Turandot. Protagonista inoltre in scena il Nuovo BallettO di ToscanA.

Il maestro del Coro del Maggio è Lorenzo Fratini.

La maestra del Coro di Voci Bianche dell’Accademia del Maggio è Sara Matteucci.

La prima recita sarà trasmessa in diretta radiofonica da Rai Radio3. Nel foyer della sala grande del Teatro del Maggio è allestita una mostra dedicata a Giacomo Puccini e agli allestimenti delle sue opere al Maggio. Grazie alla Fondazione Cerratelli saranno anche esposti i costumi originali della Turandot disegnati da Umberto Brunelleschi nel 1940

Fra i più amati e proposti titoli pucciniani di sempre, Turandot – a partire dal 1929 –  è andata in scena per undici volte durante la storia del Teatro, tra cui l’allestimento (sempre basato sulla regia di Zhang Yimou) in forma semi-scenica dell’autunno del 2012 che dunque rende queste recite il vero e proprio ‘debutto’ nella Sala Grande della magnificente regia firmata dal grande cineasta cinese, proposta per un totale di quattro volte nel corso delle stagioni del Maggio. L’opera – che si basa sulla fiaba scenica Turandotte di Carlo Gozzi, a suo volta ispirata dalla raccolta arabo-persiana Les Milles et un jour –come detto, non venne portata a termine da Puccini che stava ancora lavorando al finale quando morì a Bruxelles il 29 novembre del 1924, le ultime scene di Turandot furono dunque completate da Franco Alfano; poco più di un anno dopo, il 25 aprile del 1926, si tenne al Teatro alla Scala la prima dell’opera diretta da Arturo Toscanini che proprio di concerto ad Alfano aveva contribuito a completare il finale.

Protagonista della vicenda, naturalmente, la principessa Turandot, che – come sottolineato dal sovrintendente Carlo Fuortes – è una delle tre grandi eroine intorno alle quali si concentrerà la programmazione lirica dell’86ºFestival del Maggio: “Protagoniste assolute della programmazione operistica del Festival saranno tre donne e – proprio in occasione dei cento anni dalla morte di Giacomo Puccini –   avremo due grandi eroine pucciniane, Tosca e Turandot, in mezzo a loro ci sarà Jeanne Dark in una nuova opera contemporanea di Fabio Vacchi”.

Queste tre grandi donne sono inoltre le figure centrali del manifesto del Festival, realizzato da Francesca Banchelli in collaborazione con il Museo Novecento  nel quale Turandot, Giovanna d’Arco e Tosca sono rappresentate come un’immagine trinitaria degli archetipi femminili, con una forte predominanza di colori accesi e luci forti, come per una vera e propria scena teatrale.

Sul podio, a dare il via alla programmazione lirica dell’86ª edizione del Festival del Maggio, il suo direttore emerito a vita Zubin Mehta, il quale ha fatto dell’opera di Puccini una delle punte di diamante del suo repertorio, affrontandola innumerevoli volte dal vivo e registrandola in disco a più riprese, a partire dalla sua prima incisione dell’opera, avvenuta nel 1966, sino ad arrivare pochi anni dopo a quella che da molti critici è considerato il disco di riferimento, ossia l’edizione del 1972 con protagonisti Joan Sutherland, Luciano Pavarotti e Montserrat Caballé. 

Fu proprio il maestro Mehta a volere Zhang Yimou per l’edizione fiorentina del 1997 di Turandot, la prima da lui diretta al Maggio e che ebbe fin da subito, come detto, uno straordinario successo. Un successo tale da essere portata l’anno successivo, dopo lunghe trattative, in Cina, nella leggendaria Città Proibita di Pechino – fino ad allora mai concessa per spettacoli dal vivo –  dove l’opera di Puccini si ambienta e dove Zubin Mehta diresse l’Orchestra e il Coro del Maggio in nove memorabili serate consecutive davanti a oltre 4000 persone per ogni singola recita, segnando una delle tappe più importanti della storia del Maggio. Da ricordare inoltre il grande successo dell’opera in occasione delle tournée a Tokyo nel 2001 e 2006, sempre nell’allestimento di Zhang Yimou con la direzione di Zubin Mehta.

Nell’intervista rilasciata per il libretto di sala del 1997, il maestro Mehta evidenziò di come il finale di Alfano (che verrà eseguito per questa produzione) fosse in realtà necessario da un punto di vista drammaturgico: “So bene che molti critici hanno analizzato a fondo il problema del finale di Turandot, formulando varie ipotesi. Noi eseguiremo il finale tradizionale, quello composto da Alfano sulla scorta delle indicazioni lasciate da Puccini. Anche perché dal punto di vista drammaturgico un finale è necessario e spiego perché: una volta, dirigendo quest’opera alla Scala l’ho interrotta dove l’aveva lasciata Puccini, dopo la morte di Liù e mi sono accorto che questa scelta sposta troppo il peso drammatico dell’azione sulla giovane schiava a scapito della figura della terribile principessa. Musicalmente parlando, in Turandot, come già in Fanciulla del West, Puccini risente dell’influsso della musica impressionista, soprattutto di Ravel, e ha delle pagine – penso alla scena fra Ping, Pong e Pang – armonicamente straordinarie e nuove, ma non è prudente dire che l’ultimo lavoro pucciniano segni l’inizio di una nuova era nel campo dell’opera”. Il maestro Mehta si soffermò poi su quello che fu il lavoro svolto in parallelo con Zhang Yimou: “Sono molto felice di aver lavorato con questo grande uomo di cinema, che per la prima volta affronta il palcoscenico della lirica. Ci siamo visti molte volte e abbiamo trovato un perfetto punto di intesa. Anche le scene e i costumi sono bellissimi e riproducono, finalmente, una Cina vera e reale. Così come la regia si rifarà a movimenti tradizionali, eppure familiari ai cinesi dei nostri giorni.”

Sul palcoscenico, nel ruolo della glaciale principessa Turandot, Olga Maslova, al suo debutto assoluto sulle scene del Maggio e che da poco ha interpretato il ruolo della protagonista al Mariinsky Theatre di San Pietroburgo: parlando del personaggio e di quelli che sono i tratti che lo caratterizzano, Olga Maslova ha inoltre sottolineato la sua gioia nel prendere parte a questa storica produzione: “È per me motivo di grande orgoglio essere qui a inaugurare l’86ºFestival del Maggio Musicale Fiorentino con questa splendida ripresa dello spettacolo di Zhang Yimou, insieme al maestro Mehta e agli splendidi Orchestra e Coro del Maggio. La produzione è meravigliosa, dalle scene ai costumi, che sono magnifici in ogni loro aspetto. Il mio personaggio è senz’altro marcato da grosse sfumature di rabbia: un cuore ricoperto di ghiaccio che però attende qualcuno che possa davvero scioglierlo. Vista da un’altra prospettiva, la principessa Turandot è una donna che soffre, non riuscendo a vivere realmente la sua vita ed è stato per me molto intrigante esplorare questo aspetto, per poter capire in quale momento essa smette di essere gelida per entrare più a contatto con il suo lato emotivo”.

Calaf è invece interpretato da SeokJong Baek (Ivan Magrì nelle recite del 27 e 30 aprile), anche lui da poco protagonista nel medesimo ruolo, con grande successo di pubblico e critica, nelle recite di Turandot delle scorse settimane andate in scena al Metropolitan di New York. Liù, la giovane schiava di Timur – l’anziano e cieco padre di Calaf, interpretato da Simon Lim – è interpretata da Valeria Sepe, che torna sulle scene del Maggio dopo le recite di Pagliacci del settembre 2019 e che nel corso della sua carriera ha interpretato la parte numerose volte, sempre raccogliendo entusiastici consensi di pubblico e critica, dalle recite al Massimo di Palermo del 2019 fino alle più recenti produzioni a Tokyo e Hong Kong. Carlo Bosi, che nelle recite in forma semi-scenica del 2012 aveva interpretato Pang, da voce all’Imperatore Altoum, il padre di Turandot. 

Importante anche la partecipazione degli artisti dell’Accademia del Maggio, con Eunhee Maggio che vestirà i panni della protagonista nella recita del 3 maggio; Lodovico Filippo RavizzaLorenzo Martelli e Oronzo D’Urso che danno voce rispettivamente al Gran Cancelliere Ping, al Gran Provveditore Pang e al Gran Cuciniere Pong e Qianming Dou, da poco fra i protagonisti de La bohéme andata in scena lo scorso novembre e che veste i panni di Un Mandarino. 

Completano il cast vocale tre artisti del Coro del Maggio: Davide Ciarrocchi nel ruolo de Il principino di Persia e Thalida Marina Fogarasi Anastassiya Kozhukharova come le due Ancelle di Turandot.

La Turandot di Zhang Yimou

Protagonista di assoluto rilievo nella storia del cinema orientale e internazionale negli ultimi decenni, Zhang Yimou è fra i più importanti cineasti della cosiddetta quinta generazione del cinema cinese, ossia quel gruppo di registi che fra la fine degli anni settanta e l’inizio degli anni ottanta permise, in pochi anni, l’affermazione del cinema del loro paese sul piano internazionale. 

Il suo straordinario allestimento di Turandot – che segnò inoltre il suo esordio nel mondo dell’opera – debuttò al Teatro Comunale, con la direzione di Zubin Mehta, il 5 giugno del 1997 raccogliendo fin da subito un enorme successo di pubblico e di critica; anche le scene e i costumi ideati da Gao Guangjian, Zeng Li, Huang Haiwei, Wang Yin furono al centro degli elogi; i costumi in particolare hanno numeri quasi da produzione hollywoodiana, essendo formati da 1892 pezzi complessivi.

Parlando del lavoro svolto e del suo impatto con l’opera di Puccini nell’intervista rilasciata per il libretto di sala del 1997, Zhang Yimou ha sottolineato di come il libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni sia veramente marcato da tratti profondamente cinesi: “Quando ho accettato di mettere in scena quest’opera al Maggio ho adottato un approccio multiplo: mi sono immerso nell’ascolto della musica pucciniana, ho studiato il libretto, ho visto in video molte edizioni di Turandot e ho assistito alla produzione andata in scena a Pechino nel ’96.

Proprio in riferimento al libretto, se ad un primo approccio mi è sembrato che l’ambientazione cinese fosse solo uno sfondo esteriore, in seguito, approfondendo lo studio, mi sono accorto che c’è una base reale; prendiamo, ad esempio, il personaggio di Liù: nella letteratura cinese, una donna che si sacrifica per amore, che subisce violenze dal “potere” è un elemento ricorrente e tradizionale, una figura comune. Un tipo di donna che si avvicina ad alcune protagoniste anche dei miei film. Questo dimostra che il libretto di Turandot ha dei tratti profondamente cinesi. Per quello che riguardi i personaggi, ad esempio il dualismo che si crea fra la principessa Turandot e la schiava Liù, io ho tentato di riequilibrare questo rapporto, per cui non c’è una sola protagonista. C’è questo antagonismo fra una vincitrice ed una perdente, fra una donna di potere e una schiava, ma c’è anche un legame significativo: la domanda d’amore di Turandot trova risposta nel sacrificio di Liù. Per questo motivo la principessa, nella mia visione, è molto turbata dal suicidio della giovane schiava ed ho risolto questa scena con un gesto teatrale, che non voglio rivelare, ma che avvicina le due donne, così da riequilibrare, appunto, il loro rapporto.

Nel mettere in scena questa produzione, ho studiato per otto mesi, cercando quasi un centinaio di soluzioni diverse. Poi ho deciso, insieme ai miei collaboratori, di realizzare questa Turandot come una ‘vera’ opera cinese, diversa dunque dalla tradizione interpretativa cui è abituato il pubblico italiano. Ma poiché l’opera cinese ha un’antica tradizione, adottando questa soluzioni tutto per me è divenuto più chiaro, più facile e pieno di significato: per noi non è tanto importante ciò che vediamo, ma esprimere l’essenza e la poesia che è propria di ogni vera arte, in Oriente come in Occidente, e dunque superare il dato oggettivo. Così ho immaginato il finale dell’opera: come un momento di unione fra cultura occidentale ed orientale, attraverso una sorta di teatro nel teatro, che vedrà svolgersi contemporaneamente alla scena conclusiva di Turandot la rappresentazione di altre otto opere cinesi. Ed il punto di contatto è dato proprio dall’universalità dei sentimenti, mentre il messaggio che vorrei lanciare è un messaggio di speranza in un mondo migliore, in una cultura comune”.

In questa occasione, la regia dell’opera è ripresa da Stefania Grazioli che da poche settimane riportato in scena un’altra produzione storica del Maggio, il Don Pasquale di Jonathan Miller diretto da Daniele Gatti: “Sono davvero felice di poter riprendere e portare sul palcoscenico della Sala Grande la regia di Zhang Yimou: farlo è stata davvero una sfida, riuscire a coordinare – nei movimenti in scena – circa 200 persone è davvero molto impegnativo. Anche da un punto di vista scenico, il regista ha lavorato molto su una gestualità ‘orientale’ dei personaggi, con un approccio registico quasi minimalista per quello che riguarda le movenze di chi è in scena: per noi che magari siamo abituati a regie più ‘occidentali’ e dinamiche è stato davvero molto intrigante confrontarci con questo tipo di lettura”.

L’opera:

C’era una volta una principessa dal cuore duro come una pietra che metteva alla prova i propri spasimanti con un trio di enigmi da risolvere. Solo l’uomo capace di rispondere esattamente ai tre indovinelli avrebbe conquistato la principessa Turandot, ma nessuno era mai riuscito nell’impresa e ogni tentativo fallito era punito con la pena capitale. L’arrivo in incognito del principe Calaf, che prontamente scioglie i tre enigmi, scombina le carte in tavola: Turandot è costretta alle nozze ma il valoroso principe non vuole costringerla a onorare il dovere impostole dal padre e le offre la possibilità di recedere solo se scoprirà la sua identità prima dell’alba. L’antica fiaba dell’algida principessa cinese risaliva a una raccolta di canti popolari mediorientali, Les Mille et un jours, tradotti nel 1710 dall’orientalista François Pétis de la Croix a cui aveva attinto Carlo Gozzi per la sua Turandot, “fiaba teatrale” rappresentata a Venezia nel 1762. Il soggetto fu proposto a Puccini nell’inverno del 1919 dai librettisti Giuseppe Adami e Renato Simoni e il progetto prese vita nella primavera dell’anno seguente. Dopo l’iniziale entusiasmo, Puccini visse però numerosi momenti di scoraggiamento e pensò in più occasioni di abbandonare l’impresa. Nel corso di quattro anni di lavoro intenso e travagliato il compositore aveva completato i primi due atti e ultimato la scena della morte di Liù nel terzo atto. Sul duetto successivo, in cui Turandot cede all’amore di Calaf dopo un lungo bacio che scioglie ogni sua riserva e la trasforma completamente, Puccini aveva a lungo meditato chiedendo ai suoi librettisti ben cinque versioni diverse, senza esserne tuttavia mai soddisfatto. Il mutamento repentino e quasi metafisico della crudele Turandot dopo quanto accaduto fino al fatidico momento del bacio pareva a Puccini uno scoglio insormontabile e le sue ultime energie, prima della morte il 29 novembre del 1924, furono spese nel trovare una soluzione convincente a quel momento così cruciale prima del finale. Dopo la morte del Maestro, Tito Ricordi decise di affidare a un compositore il completamento del Duetto e del Quadro conclusivo; la scelta ricadde su Franco Alfano, che ultimò il capolavoro pucciniano nel gennaio del 1926 lavorando sugli abbozzi rimasti. Turandot debuttò il 25 aprile 1926 al Teatro alla Scala diretta da Arturo Toscanini che in quella serata rimasta nella storia si rifiutò di proseguire dopo le ultime battute vergate da Puccini deponendo la bacchetta sulle ultime note del corteo funebre di Liù. Con la morte del compositore lucchese si chiudeva l’epoca gloriosa del melodramma italiano e la sua ultima creazione rimasta incompiuta ne simboleggiò la fine o, per alcuni, il nuovo corso del teatro musicale. Nella sua Turandot Puccini ricreò le affascinanti sonorità esotiche ricorrendo a melodie cinesi originali e a impasti timbrici particolari, in cui gli strumenti idiofoni (campanelli, campane tubolari, celesta, xilofono, glockenspiel,) giocano un ruolo fondamentale. Tra le voci spiccano quelle dei due protagonisti, tra i ruoli più impervi del teatro pucciniano: Turandot, dotata di una voce da tiranna e chiamata a coprire salti vertiginosi dal registro grave all’acuto, e Calaf, principe valoroso che conquista il cuore della principessa cinese a suon di romanze piene di slancio lirico.

Presentazione del Corridoio Puccini nel Foyer del Maggio:

In occasione della prima della Turandot di Giacomo Puccini del 21 aprile 2024 il Teatro del Maggio, in collaborazione con il suo Archivio Storico, presenta – similmente a quanto avvenuto lo scorso anno con l’inaugurazione dei corridoi dedicati a Maria Callas e Franco Zeffirelli – un nuovo allestimento nel corridoio destro che fiancheggia la Sala Grande del Teatro. Una nuova serie di pannelli dedicata, nell’anno del centenario, proprio a Giacomo Puccini e all’intenso legame fra il Maggio e la musica del grande compositore lucchese. 

Il rapporto tra Giacomo Puccini ed il Maggio Musicale Fiorentino è talmente intimo che esso nasce prima ancora dello stesso festival. Infatti già nell’aprile 1929 – ben quattro anni prima del varo del Maggio – l’Orchestra Stabile Fiorentina diede il via ad una prima, pionieristica, stagione d’opera. Titolo di apertura: Turandot. Prendeva così avvio uno strettissimo legame nel segno del compositore lucchese che nell’arco di quasi un secolo ha visto più di 600 recite in oltre 160 spettacoli. 

Una storia che qui si vuole rievocare attraverso alcune delle più celebri messinscene fiorentine: dalla iconica Turandot firmata da Umberto Brunelleschi per la VI edizione del festival (1940), sino a La Rondine andata in scena nel 2017 con la regia di Denis Krief. Frammenti, istantanee, momenti tratti da spettacoli spesso divenuti leggendari e che hanno contribuito a contrassegnare la storia dell’interpretazione pucciniana a Firenze e non solo.

La locandina:

TURANDOT

Dramma lirico in tre atti e cinque quadri

Libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni da Carlo Gozzi

(Il finale dell’opera è stato completato da Franco Alfano)

Edizione: Casa Ricordi, Milano

Allestimento storico del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino

La principessa Turandot Olga Maslova / Eunhee Kim (3 /05)

L’Imperatore Altoum Carlo Bosi

Timur Simon Lim

Calaf (Principe ignoto) SeokJong Baek / Ivan Magrì (27, 30 / 04)

Liù Valeria Sepe

Ping Lodovico Filippo Ravizza

Pong Lorenzo Martelli

Pang Oronzo D’Urso

Un mandarino Qianming Dou

Il Principe di Persia Davide Ciarrocchi

Prima ancella Thalida Marina Fogarasi

Seconda ancella Anastassiya Kozhukharova

Maestro concertatore e direttore ZUBIN MEHTA

Regia ZHANG YIMOU

Regia ripresa da Stefania Grazioli

Scene e costumi Gao Guangjian, Zeng Li, Huang Haiwei, Wang Yin

Coreografia Chen Weiya

ripresa da Damiana Pizzuti – Nuovo BallettO di ToscanA

Luci Valerio Tiberi

ORCHESTRA E CORO DEL MAGGIO MUSICALE FIORENTINO

Maestro del Coro Lorenzo Fratini

CORO DI VOCI BIANCHE DELL’ACCADEMIA DEL MAGGIO MUSICALE FIORENTINO

Maestra del Coro di voci bianche Sara Matteucci

Nuovo BallettO di ToscanA

Danzatori:  Benedetta Balducci, Carolina Braus, Elena Cerasa, Daniela d’Errico, Mariacarla Ferro, Sofia Galeotti, Ariana Gravilura,

Rebecca Intermite, Melissa Rosi, Sofia Indovino, Beatrice Ranieri, Valeria Strati, Elena Tassi, Tommaso Magno

Assistenti regia:  Sandro Pacini, Alessandra Giuntini

Movimenti scenici dei figuranti speciali Elena Barsotti

Figuranti speciali:  Ylenia Ambrosino, Lisa Baldi, Elena Barsotti, Ilaria Brandaglia, Cristina Cavalli, Sabrina Cerrone,

Deborah Di Noto Marrella, Giulia Mostacchi, Roberta Raimondi, Livia Risso, Roberto Andrioli, Davide Arena, Andrea Baldassarri,

Gabriele Barbetti, Mauro Barbiero, Lorenzo Braus, Rosario Campisi, Fabrizio Casagrande, Alessandro Ciardini, Leonardo Cirri, Lucio Colzani,

Egidio Egidi, Nicola Fania, Luca Ferrigato, Stefano Francasi, Gioele Gaggio, Edoardo Groppler, Andrea Landi, Sandro Mabellini,

Federico Macchi, Guido Mazzoni, Mauro Milone, Francesco Pacelli, Leonardo Paoli, Federico Raffaelli, Dario Tamiazzo, Simone Ticci,

Federico Vazzola, Beniamino Zannoni

Durata:

Prima parte: 33 minuti – Intervallo: 30 minuti – Seconda parte: 45 minuti – Intervallo: 25 minuti – Terza parte: 50 minuti 

Durata complessiva: 3 ore circa

Con la Turandot di Giacomo Puccini firmata da Vasily Barkhatov e diretta da Dan Ettinger il Teatro di San Carlo inaugura la Stagione 2023/2024 dedicata alle celebrazioni dei Centenari di Giacomo Puccini (1924-2024) e di Maria Callas (1923-2023)

 

 Protagonisti Sondra Radvanovsky, Yusif Eyvazov e Rosa Feola

Sabato 9 dicembre ore 20

Lo spettacolo sarà trasmesso da Rai Cultura in prima serata su Rai5 alle 21.15 e in diretta streaming sulla piattaforma Medici.tv

 Il Teatro di San Carlo inaugura la Stagione 2023/2024 con Turandot, ultimo capolavoro di Giacomo Puccini, compositore di cui nel 2024 ricorrono i 100 anni dalla morte.

Il sipario si alzerà sabato 9 dicembre 2023 sulla nuova produzione per la regia di Vasily Barkhatov, al suo debutto al San Carlo.

Barkhatov, nato a Mosca nel 1983, è tra i registi più richiesti della sua generazione, tra le ultime produzioni operistiche che ha firmato si ricordano Simon Boccanegra di Giuseppe Verdi alla Deutsche Oper Berlin e Le Grand Macabre di György Ligeti all’Opera di Francoforte.

“In questa produzione – dichiara il regista – desideravo preservare la bellezza del trionfo finale dell’amore che sembra un super Happy End, un concentrato di tutti i lieto-fine della storia dell’opera. Certo, non sappiamo quale fosse l’intenzione reale di Puccini, ma per me è molto rilevante che ci fosse un precedente, il lieto-fine a sorpresa della Fanciulla del West, quasi come un musical (o un futuro film hollywoodiano). Il mio secondo punto di partenza è stato attribuire un maggiore valore umano ai due protagonisti. Nel tempo infatti Calaf e Turandot si sono trasformati in nomi simbolici conosciuti da tutti, proprio come Romeo e Giulietta, Otello e Desdemona, ma di cui non conosciamo l’intima umanità. Volevo offrire più livelli, a loro e alla storia, con ulteriori sottotesti e contesti, ma allo stesso tempo conservare il carattere originario, la bellezza della fiaba”.

La direzione di Turandot è affidata al direttore musicale Dan Ettinger, alla sua prima inaugurazione sancarliana, sul podio alla testa di Orchestra e Coro del Lirico di Napoli.

“Lo sguardo curioso di Puccini – afferma Ettinger – va con questa sua ultima opera ben oltre Butterfly. In Turandot giunge all’estremo la voglia del compositore di sperimentare, la sua curiosità. Puccini sperimenta motivi, melodie, frammenti ritmici, ogni possibile via per portare il suo viaggio davvero oltre i limiti. Pensiamo all’orchestrazione, dove usa strumenti esclusivamente occidentali, ma che imitano quelli cinesi senza inserirne di autentici. Con mezzi del tutto tradizionali, raggiunge il suo scopo che è di “imitare” non copiare la realtà, con risultati artistici eccezionali. Da un lato l’uso dell’orchestra sembra davvero convenzionale, soprattutto nella situazione attuale delle grandi orchestre occidentali. Ma è l’uso che Puccini fa dell’orchestra, la sua orchestrazione, che è semplicemente geniale. È vero che inserisce un solo autentico strumento cinese, il gong, ma se guardiamo all’intera sezione delle percussioni, tutte rigorosamente occidentali, quel che riesce a creare con questi diversi strumenti non può che essere definito geniale”.

Le scene di questa nuova produzione del Teatro di San Carlo sono di Zinovy Margolin mentre firma i costumi Galya Solodovnikova, le luci sono di Alexander Sivaev.

Un cast internazionale vede in primo piano Sondra Radvanovsky, una delle grandi voci del nostro tempo, affrontare il ruolo della principessa Turandot con al suo fianco Yusif Eyvazov nei panni del principe Calaf e Rosa Feola in quelli di Liù.

In alternanza con il cast principale saranno invece impegnati nelle recite del 10, 13 e 16 dicembre, Oksana Dyka (Turandot), SeokJong Baek (Calaf), Amina Edris (Liù).

Nella compagnia di canto anche Alexander Tsymbalyuk (Timur), Nicola Martinucci (Altoum), Alessio Arduini (Ping), Gregory Bonfatti (Pang), Francesco Pittari (Pong), Sergio Vitale (Un mandarino).

Completano il cast Valeria Attianese (Prima ancella), Linda Airoldi (Seconda ancella), Vasco Maria Vagnoli (Il Principino di Persia). Maestro del Coro è Piero Monti.  Il Coro di voci bianche è guidato come sempre da Stefania Rinaldi.

Lo spettacolo è dedicato anche a Maria Callas nel centenario dalla nascita (1923 – 2023), che cantò per la prima volta al Teatro San Carlo nel 1949 proprio il ruolo di Turandot per tre rappresentazioni.

Opera in tre atti e cinque quadri, su libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni, Turandot mancava dalle scene sancarliane dal 2015 e andrà in scena nella versione con il finale di Franco Alfano.  Sette in tutto le recite, in programma dal 9 al 17 dicembre.

La serata del 9 dicembre sarà trasmessa da Rai Cultura in prima serata su Rai5 alle 21.15 e in diretta streaming sulla piattaforma Medici.tv.

Nei primi mesi del 2024 Turandot sarà diffusa anche nei cinema internazionali di Australia, Spagna e paesi di lingua spagnola oltre che sulla piattaforma SigmArt.

Teatro di San Carlo

sabato 9 dicembre 2023, ore 20

INAUGURAZIONE

Giacomo Puccini
TURANDOT

dramma lirico in tre atti e cinque quadri

Libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni
dalla fiaba teatrale omonima di Carlo Gozzi

Direttore | Dan Ettinger
Regia | Vasily Barkhatov
Scene | Zinovy Margolin
Costumi | Galya Solodovnikova
Luci | Alexander Sivaev ♭

Interpreti
La Principessa Turandot | Sondra Radvanovsky (9, 12, 15, 17) / Oksana Dyka (10, 13, 16)

L’Imperatore Altoum | Nicola Martinucci

Timur | Alexander Tsymbalyuk

Calaf | Yusif Eyvazov (9, 12, 15, 17) / Seokjong Baek  (10, 13, 16)

Liù | Rosa Feola (9, 12, 15, 17) / Amina Edris  (10, 13, 16)

Ping | Alessio Arduini

Pang | Gregory Bonfatti

Pong | Francesco Pittari

Un Mandarino | Sergio Vitale

Prima ancella | Valeria Attianese 

Seconda ancella | Linda Airoldi 

Il Principino di Persia | Vasco Maria Vagnoli 

  debutto al Teatro di San Carlo ♮ Artista del Coro

Orchestra e Coro e Coro di Voci Bianche del Teatro di San Carlo
Maestro del Coro | Piero Monti

Maestro del Coro di Voci Bianche | Stefania Rinaldi 

Nuova produzione del Teatro di San Carlo

Teatro di San Carlo
sabato 9 dicembre 2023, ore 20 – domenica 10 dicembre 2023, ore 17

martedì 12 dicembre 2023, ore 20 – mercoledì 13 dicembre 2023, ore 20

venerdì 15 dicembre 2023, ore 20 – sabato 16 dicembre 2023, ore 20

domenica 17 dicembre 2023, ore 17