Al 50° Festival della Valle d’Itria sabato 3 agosto a Palazzo Ducale di Martina Franca la Nona Sinfonia di Beethoven con l’Orchestra e Coro del Teatro Petruzzelli di Bari diretti da Riccardo Frizza.

Voci soliste Jacquelyn Wagner, Eleonora Filipponi, Ladislav Elgr, Simon Lim.

 A duecento anni dalla prima esecuzione, l’omaggio del Festival al capolavoro musicale di tutti i tempi

L’1 agosto la replica di “Aladino e la lampada magica” di Nino Rota e il 2 agosto l’ultima replica di “Norma” di Bellini diretta da Fabio Luisi

Patrimonio Unesco, capolavoro di tutti i tempi, simbolo di fratellanza, unità, pace, gioia, la Nona Sinfonia di Beethoven veniva eseguita per la prima volta il 7 maggio 1824 a Vienna in un gremito Theater am Kärntnertor che accolse con entusiasmo quella storica esecuzione. A duecento anni da quell’evento rivoluzionario per la storia della musica occidentale, il 50° Festival della Valle d’Itria propone l’esecuzione della celeberrima partitura chiamando a raccolta a Palazzo Ducale di Martina Franca sabato 3 agosto (ore 21) l’Orchestra e il Coro del Teatro Petruzzelli di Bari diretti da Riccardo Frizza, con le voci soliste di Jacquelyn Wagner (soprano, applauditissima Norma nella produzione in corso del Festival), Eleonora Filipponi (mezzosoprano), Ladislav Elgr (tenore), Simon Lim (basso).

Il concerto viene introdotto dal giornalista e critico musicale Sandro Cappelletto.

Grandiosa architettura sonora, la Sinfonia in re minore op. 125 per soli, coro e orchestra appare in alcuni frammenti, schizzi e appunti sui taccuini del musicista di Bonn già prima del 1824, segno che da tempo Beethoven aveva immaginato un’opera che fosse un grande affresco sinfonico e corale, che andasse oltre i confini classici strumentali della Sinfonia inserendo nell’ultimo movimento un percorso nuovo, con l’impiego del coro e voci soliste, impegnate nella celebre ode di Schiller An die Freude che era diventata in quegli anni un simbolo degli ideali dei giovani tedeschi.

Il concerto del 7 maggio 1824, al Theater am Kärntnertor, rimase memorabile: la nuova Sinfonia fu diretta dallo stesso autore, insieme a tre brani della Missa Solemnis. Se l’esecuzione non fu impeccabile, a causa del poco tempo a disposizione per le prove, l’entusiasmo del pubblico fu invece enorme, tributando a Beethoven non gli applausi, che difficilmente avrebbe potuto sentire, ma un festoso sventolare di fazzoletti.

“È un grande privilegio affrontare questo monumento della musica di ogni tempo che duecento anni fa rivoluzionò la stessa concezione sinfonica e non solo per la presenza delle voci e del coro quanto per il messaggio di libertà e di fratellanza universale che il compositore prese da Schiller per farlo prima suo e poi di tutti quelli che l’ascoltarono quel 7 maggio del 1824 al Theater am Kärntnertor di Vienna, sventolando entusiasticamente alla fine i fazzoletti (affinché Beethoven, sordo, che condivideva il palco con il direttore, intendesse l’entusiasmo dei presenti). E da allora la Sinfonia Corale è una delle pietre miliari della musica e del pensiero occidentali”. Così racconta Riccardo Frizza, gradito ritorno al Festival della Valle d’Itria: “Torno a Martina Franca con emozione. Nell’estate del 2001, che segnò il mio debutto come direttore d’orchestra, lì affrontai un tutto Verdi (i Quattro pezzi sacri e il Libera me, Domine composto come ultimo brano della Messa ideata per celebrare il primo anniversario della morte di Rossini). E torno per partecipare all’edizione del cinquantenario di questo festival nato dalla volontà di alcuni visionari e diventato un autentico patrimonio musicale mondiale”.

Nella stessa giornata, alle ore 17 presso il Chiostro del Carmine, l’ultimo dei Concerti del Sorbetto con “Assaggi rossiniani” offerti dal mezzosoprano Saori Sugiyama, dal tenore Pepe Hannan, dal baritono Francesco Bossi (tutti provenienti dall’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti”), accompagnati al pianoforte da Eugenio Aiello. In programma le più belle arie d’opera di Gioachino Rossini, da La cambiale di matrimonio, L’italiana in Algeri, La Cenerentola, Il signor Bruschino, Il barbiere di Siviglia. Al termine la consueta degustazione di un fresco sorbetto.

LE REPLICHE DELLE OPERE DEL FESTIVAL

Nelle due giornate che precedono la Nona Sinfonia di Beethoven, il Festival prosegue la sua programmazione a Palazzo Ducale giovedì 1 agosto (ore 21) con la seconda replica di Aladino e la lampada magica fiaba musicale di Nino Rota del 1968, per la direzione musicale di Francesco Lanzillotta alla guida dell’Orchestra e Coro del Teatro Petruzzelli di Bari, regia di Rita Cosentino, e venerdì 2 agosto (ore 21) con l’ultima replica della Norma di Bellini, l’opera con cui il Festival ha inaugurato la sua 50esima edizione in omaggio alla storica edizione del 1977 che rese celebre il Festival a livello internazionale. Fabio Luisi dirige i complessi orchestrali e corali del Teatro Petruzzelli di Bari, regia di Nicola Raab, e un cast di voci internazionali.

Programma su www.festivaldellavalleditria.it

Biglietti: Norma e Aladino da 10 a 60 euro, Nona di Beethoven da 10 a 40 euro; Concerto del Sorbetto 5 euro. Info: tel. +39 080 4805100, info@festivaldellavalleditria.it

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sabato 3 agosto

ore 17, Chiostro del Carmine, Martina Franca

ASSAGGI ROSSINIANI

Saori Sugiyama mezzosoprano

Pepe Hannan tenore

Francesco Bossi baritono

Eugenio Aiello pianoforte

Gioachino Rossini (1792-1868)

“Grazie, grazie, troppo presto” da La cambiale di matrimonio (F. Bossi)

“Pensa alla patria” da L’italiana in Algeri (S. Sugiyama)

“Sì, ritrovarla io giuro” da La Cenerentola (P. Hannan)

“Un soave non so che” da La Cenerentola (S. Sugiyama, P. Hannan)

“Nel teatro del grande mondo” da Il signor Bruschino (F. Bossi)

“Cruda sorte, amor tiranno!” da L’italiana in Algeri (S. Sugiyama)

“Ecco, ridente in cielo” da Il barbiere di Siviglia (P. Hannan)

“All’idea di quel metallo” da Il barbiere di Siviglia (P. Hannan, F. Bossi)

“Dunque io son… tu non m’inganni?” da Il barbiere di Siviglia (S. Sugiyama, F. Bossi)

ore 21

Palazzo Ducale, Martina Franca

IX SINFONIA DI BEETHOVEN

Orchestra e Coro del Teatro Petruzzelli di Bari

Riccardo Frizza direttore

Jacquelyn Wagner soprano

Eleonora Filipponi mezzosoprano

Ladislav Elgr tenore

Simon Lim basso

Marco Medved maestro del coro

Presentazione a cura di Sandro Cappelletto

Ludwig van Beethoven (1770-1827)

Sinfonia n. 9 in re minore op. 125 per soli, coro e orchestra

Domenica 21 aprile 2024 alle ore 20, sul podio del Teatro del Maggio, Zubin Metha dirigerà Turandot

Domenica 21 aprile 2024 alle ore 20, nell’anno del centenario di Giacomo Puccini, torna sulle scene del Teatro del Maggio “Turandot”, con la direzione del direttore emerito Zubin Mehta e nello storico allestimento firmato dalla regia di Zhang Yimou, ripresa da Stefania Grazioli.

Sul podio, nei ruoli principali, Olga Maslova nella parte della principessa Turandot; SeokJong Baek è Calaf; Valeria Sepe è Liu; Simon Lim è Timur e Carlo Bosi interpreta Altoum.

La recita del 21 aprile sarà trasmessa in diretta su Rai Radio 3

 Nel foyer della sala grande del Teatro del Maggio è allestita una mostra dedicata a Giacomo Puccini e agli allestimenti delle sue opere al Maggio. Grazie alla Fondazione Cerratelli saranno anche esposti quattro costumi originali della Turandot disegnati da Umberto Brunelleschi nel 1940

La grande ruota panoramica al parco delle Cascine per sottolineare l’inaugurazione operistica porta al centro della struttura il logo del Festival

 Si informa il gentile pubblico che sono esauriti i biglietti per tutte e cinque le recite dello spettacolo previste in cartellone

Dopo il grande successo del concerto inaugurale del 13 aprile, che ha visto alzarsi il sipario sull’86ºFestival del Maggio Musicale Fiorentino in una Sala Mehta esaurita in ogni ordine di posto, prende avvio la programmazione lirica del Festival, che – nell’anno che segna i 100 anni dalla morte del grande Giacomo Puccini – presenta una delle più amate opere del compositore lucchese, Turandot.

L’opera, che Puccini non ebbe modo di concludere e che fu terminata da Franco Alfano, trova sul podio della Sala Grande, domenica 21 aprile alle ore 20, alla guida dell’Orchestra, del Coro e del Coro di Voci Bianche dell’Accademia del Maggioil direttore emerito a vita Zubin Mehta che, nel corso della sua carriera, ha reso Turandot una delle opere senz’altro più significative del suo repertorio.

Cinque le recite complessive, già tutte completamente esaurite in ogni ordine di posto: 21, 24, 30 aprile e 3 maggio alle ore 20 e il 27 aprile alle ore 15:30.

L’allestimento, proprio del Maggio, è forse uno degli spettacoli che più hanno segnato la storia operistica recente del Teatro ed è firmato dalla regia – ripresa da Stefania Grazioli – di Zhang Yimou, uno fra i più influenti cineasti cinesi dell’ultimo mezzo secolo e per tre volte candidato agli Oscar.

Sul palcoscenico, a formare il cast vocale dello spettacolo, Olga Maslova e Eunhee Maggio (recita del 3 maggio) nella parte della principessa Turandot; SeokJong Baek e Ivan Magrì (recite del 27 e 30 aprile) interpretano Calaf; Valeria Sepe è Liù; Simon Lim è Timur mentre Carlo Bosi interpreta Altoum. Lodovico Filippo RavizzaLorenzo Martelli e Oronzo D’Urso sono rispettivamente Ping, Pang e Pong mentre Qianming Dou interpreta Un Mandarino. Chiudono il cast tre artisti del Coro del Maggio: Davide Ciarrocchi nel ruolo de Il principino di Persia, Thalida Marina Fogarasi Anastassiya Kozhukharova come le due Ancelle di Turandot. Protagonista inoltre in scena il Nuovo BallettO di ToscanA.

Il maestro del Coro del Maggio è Lorenzo Fratini.

La maestra del Coro di Voci Bianche dell’Accademia del Maggio è Sara Matteucci.

La prima recita sarà trasmessa in diretta radiofonica da Rai Radio3. Nel foyer della sala grande del Teatro del Maggio è allestita una mostra dedicata a Giacomo Puccini e agli allestimenti delle sue opere al Maggio. Grazie alla Fondazione Cerratelli saranno anche esposti i costumi originali della Turandot disegnati da Umberto Brunelleschi nel 1940

Fra i più amati e proposti titoli pucciniani di sempre, Turandot – a partire dal 1929 –  è andata in scena per undici volte durante la storia del Teatro, tra cui l’allestimento (sempre basato sulla regia di Zhang Yimou) in forma semi-scenica dell’autunno del 2012 che dunque rende queste recite il vero e proprio ‘debutto’ nella Sala Grande della magnificente regia firmata dal grande cineasta cinese, proposta per un totale di quattro volte nel corso delle stagioni del Maggio. L’opera – che si basa sulla fiaba scenica Turandotte di Carlo Gozzi, a suo volta ispirata dalla raccolta arabo-persiana Les Milles et un jour –come detto, non venne portata a termine da Puccini che stava ancora lavorando al finale quando morì a Bruxelles il 29 novembre del 1924, le ultime scene di Turandot furono dunque completate da Franco Alfano; poco più di un anno dopo, il 25 aprile del 1926, si tenne al Teatro alla Scala la prima dell’opera diretta da Arturo Toscanini che proprio di concerto ad Alfano aveva contribuito a completare il finale.

Protagonista della vicenda, naturalmente, la principessa Turandot, che – come sottolineato dal sovrintendente Carlo Fuortes – è una delle tre grandi eroine intorno alle quali si concentrerà la programmazione lirica dell’86ºFestival del Maggio: “Protagoniste assolute della programmazione operistica del Festival saranno tre donne e – proprio in occasione dei cento anni dalla morte di Giacomo Puccini –   avremo due grandi eroine pucciniane, Tosca e Turandot, in mezzo a loro ci sarà Jeanne Dark in una nuova opera contemporanea di Fabio Vacchi”.

Queste tre grandi donne sono inoltre le figure centrali del manifesto del Festival, realizzato da Francesca Banchelli in collaborazione con il Museo Novecento  nel quale Turandot, Giovanna d’Arco e Tosca sono rappresentate come un’immagine trinitaria degli archetipi femminili, con una forte predominanza di colori accesi e luci forti, come per una vera e propria scena teatrale.

Sul podio, a dare il via alla programmazione lirica dell’86ª edizione del Festival del Maggio, il suo direttore emerito a vita Zubin Mehta, il quale ha fatto dell’opera di Puccini una delle punte di diamante del suo repertorio, affrontandola innumerevoli volte dal vivo e registrandola in disco a più riprese, a partire dalla sua prima incisione dell’opera, avvenuta nel 1966, sino ad arrivare pochi anni dopo a quella che da molti critici è considerato il disco di riferimento, ossia l’edizione del 1972 con protagonisti Joan Sutherland, Luciano Pavarotti e Montserrat Caballé. 

Fu proprio il maestro Mehta a volere Zhang Yimou per l’edizione fiorentina del 1997 di Turandot, la prima da lui diretta al Maggio e che ebbe fin da subito, come detto, uno straordinario successo. Un successo tale da essere portata l’anno successivo, dopo lunghe trattative, in Cina, nella leggendaria Città Proibita di Pechino – fino ad allora mai concessa per spettacoli dal vivo –  dove l’opera di Puccini si ambienta e dove Zubin Mehta diresse l’Orchestra e il Coro del Maggio in nove memorabili serate consecutive davanti a oltre 4000 persone per ogni singola recita, segnando una delle tappe più importanti della storia del Maggio. Da ricordare inoltre il grande successo dell’opera in occasione delle tournée a Tokyo nel 2001 e 2006, sempre nell’allestimento di Zhang Yimou con la direzione di Zubin Mehta.

Nell’intervista rilasciata per il libretto di sala del 1997, il maestro Mehta evidenziò di come il finale di Alfano (che verrà eseguito per questa produzione) fosse in realtà necessario da un punto di vista drammaturgico: “So bene che molti critici hanno analizzato a fondo il problema del finale di Turandot, formulando varie ipotesi. Noi eseguiremo il finale tradizionale, quello composto da Alfano sulla scorta delle indicazioni lasciate da Puccini. Anche perché dal punto di vista drammaturgico un finale è necessario e spiego perché: una volta, dirigendo quest’opera alla Scala l’ho interrotta dove l’aveva lasciata Puccini, dopo la morte di Liù e mi sono accorto che questa scelta sposta troppo il peso drammatico dell’azione sulla giovane schiava a scapito della figura della terribile principessa. Musicalmente parlando, in Turandot, come già in Fanciulla del West, Puccini risente dell’influsso della musica impressionista, soprattutto di Ravel, e ha delle pagine – penso alla scena fra Ping, Pong e Pang – armonicamente straordinarie e nuove, ma non è prudente dire che l’ultimo lavoro pucciniano segni l’inizio di una nuova era nel campo dell’opera”. Il maestro Mehta si soffermò poi su quello che fu il lavoro svolto in parallelo con Zhang Yimou: “Sono molto felice di aver lavorato con questo grande uomo di cinema, che per la prima volta affronta il palcoscenico della lirica. Ci siamo visti molte volte e abbiamo trovato un perfetto punto di intesa. Anche le scene e i costumi sono bellissimi e riproducono, finalmente, una Cina vera e reale. Così come la regia si rifarà a movimenti tradizionali, eppure familiari ai cinesi dei nostri giorni.”

Sul palcoscenico, nel ruolo della glaciale principessa Turandot, Olga Maslova, al suo debutto assoluto sulle scene del Maggio e che da poco ha interpretato il ruolo della protagonista al Mariinsky Theatre di San Pietroburgo: parlando del personaggio e di quelli che sono i tratti che lo caratterizzano, Olga Maslova ha inoltre sottolineato la sua gioia nel prendere parte a questa storica produzione: “È per me motivo di grande orgoglio essere qui a inaugurare l’86ºFestival del Maggio Musicale Fiorentino con questa splendida ripresa dello spettacolo di Zhang Yimou, insieme al maestro Mehta e agli splendidi Orchestra e Coro del Maggio. La produzione è meravigliosa, dalle scene ai costumi, che sono magnifici in ogni loro aspetto. Il mio personaggio è senz’altro marcato da grosse sfumature di rabbia: un cuore ricoperto di ghiaccio che però attende qualcuno che possa davvero scioglierlo. Vista da un’altra prospettiva, la principessa Turandot è una donna che soffre, non riuscendo a vivere realmente la sua vita ed è stato per me molto intrigante esplorare questo aspetto, per poter capire in quale momento essa smette di essere gelida per entrare più a contatto con il suo lato emotivo”.

Calaf è invece interpretato da SeokJong Baek (Ivan Magrì nelle recite del 27 e 30 aprile), anche lui da poco protagonista nel medesimo ruolo, con grande successo di pubblico e critica, nelle recite di Turandot delle scorse settimane andate in scena al Metropolitan di New York. Liù, la giovane schiava di Timur – l’anziano e cieco padre di Calaf, interpretato da Simon Lim – è interpretata da Valeria Sepe, che torna sulle scene del Maggio dopo le recite di Pagliacci del settembre 2019 e che nel corso della sua carriera ha interpretato la parte numerose volte, sempre raccogliendo entusiastici consensi di pubblico e critica, dalle recite al Massimo di Palermo del 2019 fino alle più recenti produzioni a Tokyo e Hong Kong. Carlo Bosi, che nelle recite in forma semi-scenica del 2012 aveva interpretato Pang, da voce all’Imperatore Altoum, il padre di Turandot. 

Importante anche la partecipazione degli artisti dell’Accademia del Maggio, con Eunhee Maggio che vestirà i panni della protagonista nella recita del 3 maggio; Lodovico Filippo RavizzaLorenzo Martelli e Oronzo D’Urso che danno voce rispettivamente al Gran Cancelliere Ping, al Gran Provveditore Pang e al Gran Cuciniere Pong e Qianming Dou, da poco fra i protagonisti de La bohéme andata in scena lo scorso novembre e che veste i panni di Un Mandarino. 

Completano il cast vocale tre artisti del Coro del Maggio: Davide Ciarrocchi nel ruolo de Il principino di Persia e Thalida Marina Fogarasi Anastassiya Kozhukharova come le due Ancelle di Turandot.

La Turandot di Zhang Yimou

Protagonista di assoluto rilievo nella storia del cinema orientale e internazionale negli ultimi decenni, Zhang Yimou è fra i più importanti cineasti della cosiddetta quinta generazione del cinema cinese, ossia quel gruppo di registi che fra la fine degli anni settanta e l’inizio degli anni ottanta permise, in pochi anni, l’affermazione del cinema del loro paese sul piano internazionale. 

Il suo straordinario allestimento di Turandot – che segnò inoltre il suo esordio nel mondo dell’opera – debuttò al Teatro Comunale, con la direzione di Zubin Mehta, il 5 giugno del 1997 raccogliendo fin da subito un enorme successo di pubblico e di critica; anche le scene e i costumi ideati da Gao Guangjian, Zeng Li, Huang Haiwei, Wang Yin furono al centro degli elogi; i costumi in particolare hanno numeri quasi da produzione hollywoodiana, essendo formati da 1892 pezzi complessivi.

Parlando del lavoro svolto e del suo impatto con l’opera di Puccini nell’intervista rilasciata per il libretto di sala del 1997, Zhang Yimou ha sottolineato di come il libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni sia veramente marcato da tratti profondamente cinesi: “Quando ho accettato di mettere in scena quest’opera al Maggio ho adottato un approccio multiplo: mi sono immerso nell’ascolto della musica pucciniana, ho studiato il libretto, ho visto in video molte edizioni di Turandot e ho assistito alla produzione andata in scena a Pechino nel ’96.

Proprio in riferimento al libretto, se ad un primo approccio mi è sembrato che l’ambientazione cinese fosse solo uno sfondo esteriore, in seguito, approfondendo lo studio, mi sono accorto che c’è una base reale; prendiamo, ad esempio, il personaggio di Liù: nella letteratura cinese, una donna che si sacrifica per amore, che subisce violenze dal “potere” è un elemento ricorrente e tradizionale, una figura comune. Un tipo di donna che si avvicina ad alcune protagoniste anche dei miei film. Questo dimostra che il libretto di Turandot ha dei tratti profondamente cinesi. Per quello che riguardi i personaggi, ad esempio il dualismo che si crea fra la principessa Turandot e la schiava Liù, io ho tentato di riequilibrare questo rapporto, per cui non c’è una sola protagonista. C’è questo antagonismo fra una vincitrice ed una perdente, fra una donna di potere e una schiava, ma c’è anche un legame significativo: la domanda d’amore di Turandot trova risposta nel sacrificio di Liù. Per questo motivo la principessa, nella mia visione, è molto turbata dal suicidio della giovane schiava ed ho risolto questa scena con un gesto teatrale, che non voglio rivelare, ma che avvicina le due donne, così da riequilibrare, appunto, il loro rapporto.

Nel mettere in scena questa produzione, ho studiato per otto mesi, cercando quasi un centinaio di soluzioni diverse. Poi ho deciso, insieme ai miei collaboratori, di realizzare questa Turandot come una ‘vera’ opera cinese, diversa dunque dalla tradizione interpretativa cui è abituato il pubblico italiano. Ma poiché l’opera cinese ha un’antica tradizione, adottando questa soluzioni tutto per me è divenuto più chiaro, più facile e pieno di significato: per noi non è tanto importante ciò che vediamo, ma esprimere l’essenza e la poesia che è propria di ogni vera arte, in Oriente come in Occidente, e dunque superare il dato oggettivo. Così ho immaginato il finale dell’opera: come un momento di unione fra cultura occidentale ed orientale, attraverso una sorta di teatro nel teatro, che vedrà svolgersi contemporaneamente alla scena conclusiva di Turandot la rappresentazione di altre otto opere cinesi. Ed il punto di contatto è dato proprio dall’universalità dei sentimenti, mentre il messaggio che vorrei lanciare è un messaggio di speranza in un mondo migliore, in una cultura comune”.

In questa occasione, la regia dell’opera è ripresa da Stefania Grazioli che da poche settimane riportato in scena un’altra produzione storica del Maggio, il Don Pasquale di Jonathan Miller diretto da Daniele Gatti: “Sono davvero felice di poter riprendere e portare sul palcoscenico della Sala Grande la regia di Zhang Yimou: farlo è stata davvero una sfida, riuscire a coordinare – nei movimenti in scena – circa 200 persone è davvero molto impegnativo. Anche da un punto di vista scenico, il regista ha lavorato molto su una gestualità ‘orientale’ dei personaggi, con un approccio registico quasi minimalista per quello che riguarda le movenze di chi è in scena: per noi che magari siamo abituati a regie più ‘occidentali’ e dinamiche è stato davvero molto intrigante confrontarci con questo tipo di lettura”.

L’opera:

C’era una volta una principessa dal cuore duro come una pietra che metteva alla prova i propri spasimanti con un trio di enigmi da risolvere. Solo l’uomo capace di rispondere esattamente ai tre indovinelli avrebbe conquistato la principessa Turandot, ma nessuno era mai riuscito nell’impresa e ogni tentativo fallito era punito con la pena capitale. L’arrivo in incognito del principe Calaf, che prontamente scioglie i tre enigmi, scombina le carte in tavola: Turandot è costretta alle nozze ma il valoroso principe non vuole costringerla a onorare il dovere impostole dal padre e le offre la possibilità di recedere solo se scoprirà la sua identità prima dell’alba. L’antica fiaba dell’algida principessa cinese risaliva a una raccolta di canti popolari mediorientali, Les Mille et un jours, tradotti nel 1710 dall’orientalista François Pétis de la Croix a cui aveva attinto Carlo Gozzi per la sua Turandot, “fiaba teatrale” rappresentata a Venezia nel 1762. Il soggetto fu proposto a Puccini nell’inverno del 1919 dai librettisti Giuseppe Adami e Renato Simoni e il progetto prese vita nella primavera dell’anno seguente. Dopo l’iniziale entusiasmo, Puccini visse però numerosi momenti di scoraggiamento e pensò in più occasioni di abbandonare l’impresa. Nel corso di quattro anni di lavoro intenso e travagliato il compositore aveva completato i primi due atti e ultimato la scena della morte di Liù nel terzo atto. Sul duetto successivo, in cui Turandot cede all’amore di Calaf dopo un lungo bacio che scioglie ogni sua riserva e la trasforma completamente, Puccini aveva a lungo meditato chiedendo ai suoi librettisti ben cinque versioni diverse, senza esserne tuttavia mai soddisfatto. Il mutamento repentino e quasi metafisico della crudele Turandot dopo quanto accaduto fino al fatidico momento del bacio pareva a Puccini uno scoglio insormontabile e le sue ultime energie, prima della morte il 29 novembre del 1924, furono spese nel trovare una soluzione convincente a quel momento così cruciale prima del finale. Dopo la morte del Maestro, Tito Ricordi decise di affidare a un compositore il completamento del Duetto e del Quadro conclusivo; la scelta ricadde su Franco Alfano, che ultimò il capolavoro pucciniano nel gennaio del 1926 lavorando sugli abbozzi rimasti. Turandot debuttò il 25 aprile 1926 al Teatro alla Scala diretta da Arturo Toscanini che in quella serata rimasta nella storia si rifiutò di proseguire dopo le ultime battute vergate da Puccini deponendo la bacchetta sulle ultime note del corteo funebre di Liù. Con la morte del compositore lucchese si chiudeva l’epoca gloriosa del melodramma italiano e la sua ultima creazione rimasta incompiuta ne simboleggiò la fine o, per alcuni, il nuovo corso del teatro musicale. Nella sua Turandot Puccini ricreò le affascinanti sonorità esotiche ricorrendo a melodie cinesi originali e a impasti timbrici particolari, in cui gli strumenti idiofoni (campanelli, campane tubolari, celesta, xilofono, glockenspiel,) giocano un ruolo fondamentale. Tra le voci spiccano quelle dei due protagonisti, tra i ruoli più impervi del teatro pucciniano: Turandot, dotata di una voce da tiranna e chiamata a coprire salti vertiginosi dal registro grave all’acuto, e Calaf, principe valoroso che conquista il cuore della principessa cinese a suon di romanze piene di slancio lirico.

Presentazione del Corridoio Puccini nel Foyer del Maggio:

In occasione della prima della Turandot di Giacomo Puccini del 21 aprile 2024 il Teatro del Maggio, in collaborazione con il suo Archivio Storico, presenta – similmente a quanto avvenuto lo scorso anno con l’inaugurazione dei corridoi dedicati a Maria Callas e Franco Zeffirelli – un nuovo allestimento nel corridoio destro che fiancheggia la Sala Grande del Teatro. Una nuova serie di pannelli dedicata, nell’anno del centenario, proprio a Giacomo Puccini e all’intenso legame fra il Maggio e la musica del grande compositore lucchese. 

Il rapporto tra Giacomo Puccini ed il Maggio Musicale Fiorentino è talmente intimo che esso nasce prima ancora dello stesso festival. Infatti già nell’aprile 1929 – ben quattro anni prima del varo del Maggio – l’Orchestra Stabile Fiorentina diede il via ad una prima, pionieristica, stagione d’opera. Titolo di apertura: Turandot. Prendeva così avvio uno strettissimo legame nel segno del compositore lucchese che nell’arco di quasi un secolo ha visto più di 600 recite in oltre 160 spettacoli. 

Una storia che qui si vuole rievocare attraverso alcune delle più celebri messinscene fiorentine: dalla iconica Turandot firmata da Umberto Brunelleschi per la VI edizione del festival (1940), sino a La Rondine andata in scena nel 2017 con la regia di Denis Krief. Frammenti, istantanee, momenti tratti da spettacoli spesso divenuti leggendari e che hanno contribuito a contrassegnare la storia dell’interpretazione pucciniana a Firenze e non solo.

La locandina:

TURANDOT

Dramma lirico in tre atti e cinque quadri

Libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni da Carlo Gozzi

(Il finale dell’opera è stato completato da Franco Alfano)

Edizione: Casa Ricordi, Milano

Allestimento storico del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino

La principessa Turandot Olga Maslova / Eunhee Kim (3 /05)

L’Imperatore Altoum Carlo Bosi

Timur Simon Lim

Calaf (Principe ignoto) SeokJong Baek / Ivan Magrì (27, 30 / 04)

Liù Valeria Sepe

Ping Lodovico Filippo Ravizza

Pong Lorenzo Martelli

Pang Oronzo D’Urso

Un mandarino Qianming Dou

Il Principe di Persia Davide Ciarrocchi

Prima ancella Thalida Marina Fogarasi

Seconda ancella Anastassiya Kozhukharova

Maestro concertatore e direttore ZUBIN MEHTA

Regia ZHANG YIMOU

Regia ripresa da Stefania Grazioli

Scene e costumi Gao Guangjian, Zeng Li, Huang Haiwei, Wang Yin

Coreografia Chen Weiya

ripresa da Damiana Pizzuti – Nuovo BallettO di ToscanA

Luci Valerio Tiberi

ORCHESTRA E CORO DEL MAGGIO MUSICALE FIORENTINO

Maestro del Coro Lorenzo Fratini

CORO DI VOCI BIANCHE DELL’ACCADEMIA DEL MAGGIO MUSICALE FIORENTINO

Maestra del Coro di voci bianche Sara Matteucci

Nuovo BallettO di ToscanA

Danzatori:  Benedetta Balducci, Carolina Braus, Elena Cerasa, Daniela d’Errico, Mariacarla Ferro, Sofia Galeotti, Ariana Gravilura,

Rebecca Intermite, Melissa Rosi, Sofia Indovino, Beatrice Ranieri, Valeria Strati, Elena Tassi, Tommaso Magno

Assistenti regia:  Sandro Pacini, Alessandra Giuntini

Movimenti scenici dei figuranti speciali Elena Barsotti

Figuranti speciali:  Ylenia Ambrosino, Lisa Baldi, Elena Barsotti, Ilaria Brandaglia, Cristina Cavalli, Sabrina Cerrone,

Deborah Di Noto Marrella, Giulia Mostacchi, Roberta Raimondi, Livia Risso, Roberto Andrioli, Davide Arena, Andrea Baldassarri,

Gabriele Barbetti, Mauro Barbiero, Lorenzo Braus, Rosario Campisi, Fabrizio Casagrande, Alessandro Ciardini, Leonardo Cirri, Lucio Colzani,

Egidio Egidi, Nicola Fania, Luca Ferrigato, Stefano Francasi, Gioele Gaggio, Edoardo Groppler, Andrea Landi, Sandro Mabellini,

Federico Macchi, Guido Mazzoni, Mauro Milone, Francesco Pacelli, Leonardo Paoli, Federico Raffaelli, Dario Tamiazzo, Simone Ticci,

Federico Vazzola, Beniamino Zannoni

Durata:

Prima parte: 33 minuti – Intervallo: 30 minuti – Seconda parte: 45 minuti – Intervallo: 25 minuti – Terza parte: 50 minuti 

Durata complessiva: 3 ore circa

SARA’ “NORMA” DI BELLINI, IL 17 LUGLIO, AD APRIRE IL 50° FESTIVAL DELLA VALLE D’ITRIA

Festival della Valle d’Itria , Martina Franca (TA), 17 luglio – 6 agosto 2024

Annunciati titoli, cast e date delle tre opere che

segnano l’edizione n. 50 del Festival della Valle d’Itria:

Norma di Bellini, Aladino e la lampada magica di Rota,

Ariodante di Händel

Aperta la biglietteria on line

50 anni di festival. 50 anni di musica, rarità e riscoperte. Il Festival della Valle d’Itria di Martina Franca compie nel 2024 mezzo secolo di storia. Una realtà divenuta nel corso del tempo patrimonio prezioso ed eccellenza della cultura italiana nel mondo, aperta a un pubblico internazionale, attento e curioso.

L’edizione del 2024, firmata dal direttore artistico Sebastian F. Schwarz e organizzata dalla Fondazione Paolo Grassi, vede un calendario fitto di 21 giorni, dal 17 luglio al 6 agosto.

In foto : Sebastian F. Schwarz

Tre i titoli delle opere, tre diversi stili musicali, dal belcanto al barocco fino al Novecento, in un arco temporale di oltre due secoli: sono Norma di Vincenzo Bellini, Aladino e la lampada magica di Nino Rota, Ariodante di Georg Friedrich Händel.

Il Festival si arricchisce, come di consueto, di un nutrito numero concerti di musica da camera e liederistica, musica sacra, barocca, sinfonica (con l’esecuzione della Nona Sinfonia di Beethoven a 200 dalla composizione), jazz, incontri con gli artisti e spettacoli di prosa, di cui programmi e date saranno presto resi noti.

A fare da cornice al Festival, alcuni luoghi simbolo di Martina Franca – il Palazzo Ducale, il Teatro Verdi, il chiostro della Chiesa di San Domenico, la Basilica barocca di San Martino – e le più belle masserie del territorio, fra gli uliveti secolari del territorio pugliese.

Più che mai, nella presente edizione – racconta Sebastian F. Schwarz – il festival si rivolge a un pubblico vasto e diverso: agli amanti dell’opera barocca, quanto ai melomani che apprezzano il grande repertorio del Belcanto, alle famiglie intere per una favola da Mille e una notte o a chi vuole ricordare il bicentenario della sinfonia più famosa della storia della musica, come la Nona di Beethoven… Invitiamo tutti in Puglia per festeggiare con noi il 50° Festival della Valle d’Itria”.

LE OPERE IN PROGRAMMA

Aprirà il Festival mercoledì 17 luglio (repliche 21, 28 luglio e 2 agosto, ore 21) nello storico cortile del Palazzo Ducale, una nuova produzione della Norma di Vincenzo Bellini, con la direzione di Fabio Luisi, direttore musicale del Festival, fra le bacchette più autorevoli nel panorama musicale internazionale.

Prendendo come riferimento l’edizione critica di Casa Ricordi, i ruoli di Norma e Adalgisa saranno affidati a due soprani, riportando l’esecuzione all’originale volontà del compositore, come già in una storica edizione del 1977 che rese celebre il Festival della Valle d’Itria a livello internazionale.

Debuttano nei ruoli delle due donne i soprani Jacquelyn Wagner (Norma) e Valentina Farcas (Adalgisa), nel ruolo di Pollione il tenore Airam Hernandez e nel ruolo di Oroveso il basso Simon Lim.

La regia è affidata alla tedesca Nicola Raab, dalla consolidata esperienza internazionale in campo lirico, scene e costumi di Leila Fteita, già premio Abbiati 2022 per l’allestimento de Il Giocatore alla 48ª edizione del Festival.

L’opera, coprodotta con la Fondazione Petruzzelli di Bari, vedrà protagonista l’Orchestra del teatro barese e il suo Coro.

Dal 27 luglio (repliche il 30 luglio, 1 e 4 agosto, ore 21) a Palazzo Ducale il Festival omaggia Nino Rota con l’allestimento di Aladino e la lampada magica “fiaba lirica” del 1968 del compositore che scelse la Puglia come terra d’adozione, e di cui il Festival ha già allestito nelle edizioni passate Il cappello di paglia e Napoli Milionaria. Sul podio Francesco Lanzilotta, direttore fra i più interessanti della sua generazione, apprezzato nei maggiori teatri europei, alla guida dell’Orchestra e Coro del Teatro Petruzzelli di Bari. Firma la regia l’argentina Rita Cosentino artista presente nei principali palcoscenici teatrali, con una particolare attenzione al pubblico dei più giovani, scene e costumi di Leila Fteita.

Nei ruoli principali il tenore Marco Ciaponi (Aladino), il soprano Claudia Urru (Principessa), Marco Filippo Romano (Mago e Re) e il baritono Alexandr Ilvakhin (Il genio dell’anello). A loro si affianca il Coro di voci bianche della Fondazione Paolo Grassi (direttore Angela Lacarbonara), nato da un progetto che coinvolge le scuole del territorio, occasione per avvicinare i ragazzi al mondo della lirica e alla realtà del Festival.

L’attenzione al repertorio barocco, con l’allestimento di titoli di raro ascolto e di grande bellezza, quest’anno verterà sull’Ariodante (1735) di Georg Friedrich Händel, in occasione dei 550 anni della nascita di Ludovico Ariosto, il cui Orlando furioso è fonte di ispirazione dell’opera handeliana. Protagonisti, al Teatro Verdi il 22 luglio (repliche il 25 e 28 luglio, ore 21), l’ensemble Modo Antiquo diretto dal suo fondatore Federico Maria Sardelli (al terzo e ultimo anno di residenza artistica al Festival), e alcuni fra i migliori interpreti specializzati in questo repertorio: Cecilia Molinari (Ariodante), Teresa Iervolino (Polinesso), Biagio Pizzuti (Re di Scozia), Theodora Raftis (Dalinda), Manuel Amati (Lurcanio). Regia, scene e costumi porteranno la firma del consolidato team formato da Torsten Fischer (regia), scene di Herbert Schäfer (drammaturgia e scenografia) e Vasilis Triantafillopoulos (costumista).

IL CONCERTO SINFONICO

Fra gli appuntamenti in programma, si segnala l’esecuzione della imponente Nona Sinfonia di Beethoven a 200 anni dalla composizione, il 3 agosto (ore 21) a Palazzo Ducale, con l’Orchestra e Coro del Teatro Petruzzelli di Bari diretti da Riccardo Frizza.

Il 50° Festival della Valle d’Itria è realizzato con il contributo del Ministero della Cultura, Regione Puglia e Comune di Martina Franca.

Programma del festival su www.festivaldellavalleditria.it

Abbonamenti e biglietti disponibili su festivaldellavalleditria.vivaticket.it

Biglietti opere: intero da 25 a 70 euro, senior da 20 a 50 euro, under 30 da 15 a 30 euro, under 15 a Palazzo Ducale 10 e 15 euro. Concerto sinfonico: intero 40 e 25 euro (senior 30 e 20 euro, under 30 20 e 15 euro). Abbonamenti alle 3 opere da 120 a 60 euro.

Info: tel. +39 080 4805100, info@festivaldellavalleditria.it

Martina Franca (TA), 17 luglio – 6 agosto 2024

50° Festival della Valle d’Itria

NORMA di Vincenzo Bellini

Tragedia lirica in due atti su libretto di Felice Romani

direttore musicale Fabio Luisi

regia Nicola Raab

allestimento Leila Fteita

17, 21, 28 luglio e 2 agosto, ore 21

Palazzo Ducale, Martina Franca

Protagonisti:

Norma Jacquelyn Wagner (soprano)

Adalgisa Valentina Farcas (soprano)

Pollione Airam Hernandez (tenore)

Oroveso Simon Lim (basso)

Orchestra del Teatro Petruzzelli di Bari

Coro del Teatro Petruzzelli di Bari

ARIODANTE

Georg Friedrich Händel

Dramma per musica in tre atti su libretto di Antonio Salvi

direttore musicale Federico Maria Sardelli

regia Torsten Fischer

scene e drammaturgia Herbert Fischer

costumi Vasilis Triantafillopoulos

22, 25 e 29 luglio, ore 21

Teatro Verdi, Martina Franca

Protagonisti:

Ariodante Cecilia Molinari (mezzosoprano)

Polinesso Teresa Iervolino (mezzosoprano)

Dalinda Theodora Raftis (soprano)

Lurcanio Manuel Amati (tenore)

Il Re di Scozia Biagio Pizzuti (basso baritono)

Orchestra Barocca Modo Antiquo

ALADINO E LA LAMPADA MAGICA

Nino Rota

Fiaba lirica in tre atti di Vinci Verginelli da Mille e una notte

27, 30 luglio, 1, 4 agosto, ore 21

Palazzo Ducale, Martina Franca

direttore musicale Franesco Lanzilotta

regia Rita Cosentino

allestimento Leila Fteita

Protagonisti:

Aladino Marco Ciaponi (tenore)

Principessa Claudia Urru (soprano)

Il Mago, il Re Marco Filippo Romano (basso baritono)

Il genio dell’anello Aleksandr Ilvakhin (baritono)

Coro delle voci bianche di Martina Franca

Sinfonia n. 9 in re minore per soli, coro e orchestra op. 125

Ludwig van Beethoven

direttore musicale Riccardo Frizza

Orchestra e Coro del Teatro Petruzzelli di Bari

Orchestra del Teatro Petruzzelli di Bari

Coro del Teatro Petruzzelli di Bari

3 agosto, ore 21

Palazzo Ducale, Martina Franca

Solisti in via di definizione

Completano il programma del Festival (calendario di prossima pubblicazione) il Concerto per lo Spirito, i concerti del sorbetto, i concerti nelle masserie e la rassegna “In orbita. Il Festival tra piazze e contrade”

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LE OPERE E IL CONCERTO SINFONICO DEL FESTIVAL IN ORDINE CRONOLOGICO

17 luglio NORMA di Vincenzo Bellini (Palazzo Ducale)

21 luglio NORMA di Vincenzo Bellini (Palazzo Ducale)

22 luglio ARIODANTE di Georg Friedrich Händel (Teatro Verdi)

25 luglio ARIODANTE di Georg Friedrich Händel (Teatro Verdi)

27 luglio ALADINO E LA LAMPADA MAGICA di Nino Rota (Palazzo Ducale)

28 luglio NORMA di Vincenzo Bellini (Palazzo Ducale)

29 luglio ARIODANTE di Georg Friedrich Händel (Teatro Verdi)

30 luglio ALADINO E LA LAMPADA MAGICA di Nino Rota (Palazzo Ducale)

1 agosto ALADINO E LA LAMPADA MAGICA di Nino Rota (Palazzo Ducale)

2 agosto NORMA di Vincenzo Bellini (Palazzo Ducale)

3 agosto BEETHOVEN, Nona Sinfonia

4 agosto ALADINO E LA LAMPADA MAGICA di Nino Rota (Palazzo Ducale)

Tutti gli spettacoli e il concerto sinfonico hanno inizio alle ore 21