La vita è sogno di Gian Francesco Malipiero al Teatro Malibran chiude la Stagione Lirica e Balletto 2023-24 del Teatro La Fenice

La vita è sogno di Gian Francesco Malipiero chiude la Stagione Lirica e Balletto 2023-2024 della Fondazione Teatro La Fenice di Venezia. Da tempo attesa sul palcoscenico lagunare, sarà proposta in occasione dell’ottantesimo anniversario della prima rappresentazione veneziana, in un nuovo allestimento con la regia di Valentino Villa, le scene di Massimo Checchetto, i costumi di Elena Cicorella e il light design di Fabio Barettin, e con la direzione musicale di Francesco Lanzillotta alla testa di Orchestra e Coro del Teatro La Fenice.

L’opera andrà in scena al Teatro Malibran il 31 ottobre, 3, 5, 7, 10 novembre 2024.

                Suddivisa in tre atti e quattro quadri, su un libretto che è in sostanza una libera traduzione e riduzione dello stesso Malipiero  dal dramma filosofico-teologico spagnolo (1635) di Pedro Calderón de la Barca, l’opera appartiene a una fase creativa del musicista veneziano che si distingue all’interno della sua copiosa produzione operistica: se quest’ultima è generalmente caratterizzata dal rifiuto delle convezioni drammaturgico-musicali dell’opera ottocentesca e dalla predilezione per la Commedia dell’Arte, La vita è sogno – insieme ad altre opere, nate tra il 1936 e il 1943 e tratte da grandi ‘classici’ del teatro – rappresenta una «parentesi lirica», come la definì l’autore stesso, un avvicinamento all’opera lirica tradizionale testimoniato da un limitato recupero del recitativo e da uno sviluppo coerente dell’azione. Permane, comunque l’articolazione ‘a pennelli’ giustapposti tipica della musica di Malipiero.

La composizione risale al 1941 ma la partitura debuttò in prima rappresentazione assoluta all’Opernhaus di Breslavia il 30 giugno 194,3 per approdare a Venezia l’anno dopo, nell’aprile del 1944.

                Così, il regista Valentino Villa, illustra alcuni degli elementi chiave alla base del suo allestimento: «Nella didascalia iniziale dell’opera si legge: “Senza luogo né tempo in un mondo di fantasia”. Mi sono interrogato molto su queste parole, e ho infine concluso che in realtà il sogno e la fantasia non stessero così bene insieme. Dunque ho preferito privilegiare il primo alla seconda, per cui lo spettacolo si colloca in una zona “senza luogo né tempo”, nell’astrazione di un’epoca storica che, in fondo, è un’astrazione più che una citazione e inscritta nelle logiche proprie del sogno. Quello che abbiamo immaginato con Massimo Checchetto è un apparato scenografico che dà la possibilità di fluire tra i quadri che mano a mano si giustappongono, come è caratteristico in questa opera di Malipiero. Un apparato che  però rimane in una forma meno connotata e più astratta. Dall’altro lato ho chiesto a Elena Cicorella di lavorare sui costumi richiamando un ipotetico Seicento, anche se in un contesto non del tutto definito che può andare dalla Spagna ai Fiamminghi. La macchina scenografica è perciò più astratta rispetto all’elemento del costume, e prende i luoghi che vengono nominati all’interno del libretto come delle indicazioni, delle funzioni, per cui vengono riprese delle forme che sono ovviamente legate alla torre, ma anche alla torre come pozzo, come alto e basso. Il dispositivo scenico contiene degli elementi di dinamica e di meccanica legati al flusso, al sogno dunque, e che citano, anche visivamente, uno strumento che il principe lega alla figura del padre: un sestante, lo strumento, appunto, che misura l’angolo di elevazione di un corpo celeste sopra l’orizzonte».

                «La raffinatezza con cui Malipiero tratta la massa orchestrale – spiega il direttore d’orchestra Francesco Lanzillotta – raggiunge qui vette altissime; l’attenzione al dettaglio è notevole, molte sono inoltre le indicazioni scritte su come il particolare strumento deve suonare un certo passaggio. Ciò che colpisce però è un’orchestrazione in cui l’orchestra diventa la somma di tanti ensemble cameristici. Rari sono infatti i momenti in cui tutte le sezioni suonano contemporaneamente. È evidente che Malipiero prediliga il timbro puro dello strumento o di una sezione strumentale, così come la plasticità di un’orchestra che lavora per sottrazione».

                Nel prestigioso cast di questo nuovo allestimento della Vita è sogno figurano Riccardo Zanellato interprete del re; Leonardo Cortellazzi in quello del principe, suo figlio; Francesca Gerbasi sarà Estrella, nipote del re; Levent Bakirci sarà impegnato nel doppio ruolo di Don Arias, nipote del re e di uno della folla; Simone Alberghini sarà Clotaldo; Veronica Simeoni, Diana; Enrico Di Geronimo sarà infine il servo di Diana e uno scudiero del re.

Maestro del Coro Alfonso Caiani.

                Ecco il dettaglio delle recite con orari e turni di abbonamento: giovedì 31 ottobre 2024 ore 19.00 (turno A); domenica 3 novembre ore 15.30 (turno B); martedì 5 novembre ore 19.00 (turno D); giovedì 7 novembre ore 19.00 (turno E); domenica 10 novembre ore 15.30 (turno C).

Le recite del 31 ottobre e del 5 novembre fanno parte dell’iniziativa La Fenice per la città realizzata in collaborazione con il Comune di Venezia; quelle del 3, 7 e 10 novembre fanno parte della Fenice per la città metropolitana, in collaborazione con la Città Metropolitana di Venezia.

Per informazioni www.teatrolafenice.it

Maria Egiziaca di Ottorino Respighi nella visione registica di Pier Luigi Pizzi e con la direzione musicale di Manlio Benzi al Teatro Malibran dall’8 al 16 marzo

Maria Egiziaca di Ottorino Respighi va in scena al Teatro Malibran da venerdì 8 marzo 2024 nell’ambito della Stagione Lirica e Balletto 2023-2024, titolo di rarissima esecuzione (l’ultima volta a Venezia risale al 1956), il «mistero» in tre episodi, su libretto di Claudio Guastalla, sarà in scena in un nuovo allestimento della Fondazione Teatro La Fenice con la regia, le scene e i costumi di Pier Luigi Pizzi e con Manlio Benzi alla testa dell’Orchestra e Coro del Teatro La Fenice e di un cast composto da Francesca Dotto nel ruolo eponimo con Vincenzo Costanzo, Simone Alberghini, Luigi Morassi, Ilaria Vanacore e William Corrò. Cinque le recite al Teatro Malibran, l’8, 10, 12, 14, 16 marzo 2024. La prima di venerdì 8 marzo 2024 ore 19.00 sarà trasmessa in differita Rai Radio3.

         L’opera si ispira a una leggenda medioevale, narrata nell’anonimo poema agiografico Vida de Santa Maria Egipciaca: una donna dissoluta in gioventù, che improvvisamente sente l’impulso irrefrenabile di recarsi a Gerusalemme. Qui si pente dei suoi peccati, dopodiché – indotta da un angelo – si ritira nel deserto, vivendo in preghiera fino all’approssimarsi della morte, assistita nei suoi ultimi momenti da un monaco santo (Zosimo), che poi provvede a seppellirla con l’aiuto di un leone. La partitura, densa di arcaismi, con echi di canto gregoriano, musica rinascimentale e monteverdiana, debuttò in forma di concerto alla Carnegie Hall di New York il 16 marzo 1932, mentre fu proposta per la prima volta in versione scenica al Teatro Goldoni di Venezia nell’agosto dello stesso anno.

         «Maria è una prostituta, che nei suoi giovani anni non si è risparmiata, ma che sulla via di Damasco sente una chiamata divina e vuole redimersi – spiega il regista Pier Luigi Pizzi –. Dunque intraprende un viaggio a Gerusalemme per prendere su di sé il sacrificio di Cristo, ne affronta il portato sacrificale e umano e infine muore in odore di santità. All’inizio Maria incontra un pellegrino che vuole impedirle di salire sulla nave perché la considera indegna peccatrice. Tuttavia lei riesce a partire seducendo i marinai. È questa la sua prima fase esistenziale legata alla carne. Poi arriva a Gerusalemme e davanti al tempio incontra un lebbroso, un povero e una cieca, come lei in atto di redenzione. Nuovamente scacciata dal pellegrino, è invece guidata da un angelo sulla via del pentimento e della penitenza. Dopo anni di solitudine e di astinenza nel deserto, giunta alla fine della sua esistenza trova un monaco eremita che la assolve dal peccato e la assiste nel transito. In poco più di un’ora di musica la protagonista passa da uno stato di sfrontata bellezza a quello di vecchiaia impietosamente consunta da quarant’anni di digiuni nel deserto. Le indicazioni che si ricavano dal libretto, ci raccontano che nell’ultima sua apparizione è completamente nuda.

         In questo momento, alla vigilia dell’inizio delle prove vere e proprie – continua Pizzi – sono alla ricerca di immagini che corrispondano a ciò che la musica suggerisce e che servano a orientare il pubblico nella definizione del tempo e dei luoghi dell’azione: l’Egitto, la Terra Santa, il deserto ».

         «Dal punto di vista musicale si tratta di una partitura estremamente succulenta – ha dichiarato il direttore Manlio Benzi –. Ci sono tre pannelli, ognuno dei quali ha una sua decisa e specifica tinta musicale, che poi è anche drammaturgica. E senza soluzione di continuità i passaggi da uno all’altro sono costituiti da due meravigliosi ponti di interludio strumentale. È un’opera eminentemente sinfonica, che utilizza un’orchestra sostanzialmente da camera, estremamente ricercata e sintomatica nelle scelte strumentali, mai scontate: ci sono i legni, due clarinetti, due corni, due tromboni, un clavicembalo… Gli strumenti sono scelti in modo assai oculato, avendo il compositore le idee assolutamente chiare sulle tinte musicali che voleva mettere in campo. Perciò oltre ai tre atti, incontriamo questi due ampi interludi strumentali, che richiamano ancora una volta la natura sinfonica dell’opera. La prima peculiarità di questo lavoro di Respighi è il fantastico equilibrio del tutto. Quest’ora abbondante di musica è perfettamente proporzionata nelle relazioni tra le sue parti. Così come altrettanto curata e calligrafica è la struttura strumentale».

         Il cast del nuovo allestimento veneziano di Maria Egiziaca è composto da Francesca Dotto nel ruolo del tiolo; Vincenzo Costanzo nel doppio ruolo del marinaio e del lebbroso; Simone Alberghini in quelli del pellegrino e dell’abate Zosimo; Luigi Morassi in quelli di un altro compagno e del povero; Ilaria Vanacore in quelli della cieca, e della voce dell’angelo; William Corrò in quello della voce dal mare. Maestro del Coro Alfonso Caiani.

         Cinque le repliche in programma, con i seguenti orari e turni di abbonamento: venerdì 8 marzo 2024 ore 19.00 (turno A), domenica 10 marzo ore 15.30 (turno B), martedì 12 marzo ore 19.00 (turno D), giovedì 14 marzo ore 19.00 (turno E) e sabato 16 marzo ore 15.30 (turno C). Le recite dell’8 e del 12 marzo rientrano nell’ambito del progetto «La Fenice per la città», quelle del 10, 14 e 16 marzo in «La Fenice per la città metropolitana», iniziative realizzate in collaborazione con la Municipalità e con la Città metropolitana di Venezia dedicate ai residenti nel comune e nel territorio della città metropolitana di Venezia.

Per informazioni www.teatrolafenice.it