Simone Young e Sergej Krylov inaugurano la Stagione Sinfonica del Teatro alla Scala

La prima inaugurazione di Stagione, in attesa dell’Opera il 7 dicembre

e del Balletto il 18 dicembre, è quella dei concerti il 21, 22 e 23 novembre.

Sui leggii il Concerto per violino di Brahms e Ein Heldenleben di Richard Strauss.

La serata del 23 è in diretta su LaScalaTv.

Giovedì 21 novembre (repliche venerdì 22 e sabato 23) Simone Young torna sul podio scaligero per l’Inaugurazione della Stagione Sinfonica. In programma il Concerto per violino di Johannes Brahms, solista Sergej Krylov, e il poema sinfonico Ein Heldenleben di Richard Strauss (in cui i soli di violino sono eseguiti dalla spalla Francesco De Angelis). Simone Young, che dal 6 dicembre è attesa dai Berliner Philharmoniker con un programma dedicato a Bruckner e Rihm, alla Scala ha appena iniziato con Das Rheingold il suo viaggio attraverso il Ring des Nibelungen e nel 2023 è stata presente nella Stagione d’Opera con Peter Grimes di Britten e in quella Sinfonica con Turangalîla di Messiaen.

Sergej Krylov, il cui virtuosismo nel 2016 aveva impressionato il pubblico della Filarmonica nel Concerto n°5 di Paganini diretto da Fabio Luisi, ha compiuto gli studi a Mosca ma anche con Salvatore Accardo all’Accademia Stauffer di Cremona e unisce alla carriera di violinista che lo vede ospite regolare delle grandi sale europee l’incarico di Direttore della Lithuanian Chamber Orchestra. Ha inciso per Deutsche Grammophone (Vivaldi e Paganini) e per Sony (“Esoconcerto” di Bosso).

La Stagione Sinfonica

La Stagione Sinfonica, aperta da Simone Young, traccia un percorso dal tardoromanticismo alla nuova musica tra Germania e – soprattutto – Austria. A parte il Concerto di Brahms e la monumentale Missa Solemnis di Beethoven che segna l’1, 2 e 3 luglio l’attesissimo ritorno di Tugan Sokhiev, protagonisti assoluti dei programmi sono Richard Strauss, Gustav Mahler e Anton Bruckner, fino a Schönberg e Berg. Nello specifico, Lorenzo Viotti dirige la Sesta di Mahler il 13, 17 e 20 gennaio, Daniele Gatti la Decima (nella ricostruzione di Deryck Cooke) il 10, 14 e 16 febbraio; Riccardo Chailly presenta il 17, 19 e 21 marzo la Nona di Bruckner con la prima esecuzione italiana del finale ricostruito da John Phillips e il 18, 21 e 23 ottobre A Survivor from Warsaw con Elīna Garanča e Christopher Maltman; il 5, 7 e 9 maggio l’affresco paesaggistico e mistico di Richard Strauss Eine Alpensinfonie è diretto da Susanna Mälkki.

Il 2025 in concerto

L’offerta scaligera integra i due cicli tradizionali della Stagione Sinfonica e della Filarmonica della Scala (www.filarmonica.it) con una ricchissima offerta di musica sinfonica, recital e musica da camera. I Concerti straordinari includono nel 2024 (il 21 dicembre) il Concerto di Natale con la rossiniana Petite Messe Solennelle in versione orchestrale con i complessi scaligeri diretti da Daniele Gatti, e nel 2025 il 18 maggio la versione in forma di concerto dell’opera della giovinezza milanese di Mozart Mitridate re di Ponto con Les Talens Lyriques e Christophe Rousset, e il 16 novembre Les Indes Galantes con la Cappella Mediterranea e il Choeur de Chambre de Namur diretta da Leonardo García Alarcón.

Grande successo accoglie sempre gli appuntamenti delle Orchestre ospiti, sei nella Stagione: all’ispirazione religiosa delle Cantate di Bach dirette da Christophe Rousset il 2 dicembre 2024 e della Johannes-Passion che il 17 aprile segna il debutto di Raphaël Pichon con il suo ensemble Pigmalyon fanno da contraltare la Jupiter di Mozart e Il nuovo mondo di Dvořák con i Wiener Philharmoniker diretti da Riccardo Muti il 25 febbraio.  Due illustri Maestri si presentano con le orchestre di cui hanno da poco assunto la direzione: Sir Antonio Pappano con la London Symphony Orchestra l’8 giugno e Daniele Gatti con la Staatskapelle Dresden l’8 settembre, mentre l’Accademia di Santa Cecilia esegue Mozart e Brahms guidata da Kirill Petrenko il 15 giugno.

Sono cinque gli appuntamenti con i Recital di Canto: già il 24 novembre Ludovic Tézier è accompagnato al pianoforte da Julius Drake in musiche di Schumann, Duparc e Wagner; si ascoltano poi Joyce DiDonato, accompagnata da Craig Terry il 19 maggio, Matthias Goerne con Maria João Pires il 5 ottobre nella Winterreise, Asmik Grigorian con Hyung-Ki Joo il 19 ottobre con musiche di Richard Strauss e Erwin Schrott insieme al pianista Alessandro Amoretti il 9 novembre.

Infine, il ciclo dei Grandi pianisti alla Scala ospita nel 2025 Nikolai Lugansky (26 gennaio), Mitsuko Uchida (9 marzo), Igor Levit (6 aprile) e Jan Lisiecki (28 maggio). 

Simone Young e Alexander Soddy sul podio del Ring

Una direttrice di grande prestigio nei maggiori teatri e un nome emergente

dirigeranno la nuova Tetralogia del Teatro alla Scala con la regia di David McVicar.

E il Teatro anticipa il ciclo con un convegno di studi venerdì 25 ottobre.

Saranno una direttrice e un talento emergente a colmare il vuoto lasciato dalla rinuncia di Christian Thielemann: Simone Young e Alexander Soddy dirigeranno il ciclo completo del Ring des Nibelungen nella nuova produzione del Teatro alla Scala in scena tra il 2024 e il 2026 con la regia di David McVicar.

Nei primi tre titoli della Tetralogia Simone Young dirigerà le prime tre rappresentazioni, Alexander Soddy le altre tre. In particolare, Simone Young dirigerà Das Rheingold il 28 e 31 ottobre e il 3 novembre e Alexander Soddy il 5, 7 e 10 novembre 2024; per Die Walküre sono previsti Simone Young il 5, 9 e 12 febbraio e Alexander Soddy il 15, 20, 23 febbraio 2025; per Siegfried Simone Young il 6, 9 e 13 giugno e Alexander Soddy il 16 e 21 giugno 2025. Le date degli spettacoli restano invariate, salvo un’inversione con una data di balletto: la rappresentazione di Siegfried prevista il 12 giugno è ora posticipata al 13 giugno e la rappresentazione di Paquita del 13 giugno è anticipata al 12.

Nella Stagione 2025/2026 sarà Alexander Soddy a dirigere le prime rappresentazioni di Götterdämmerung, poi Simone Young le successive; infine ciascuno dei due artisti dirigerà un ciclo completo.

Il nuovo Ring des Nibelungen scaligero ˗ nel cui cartellone campeggiano i nomi di molte tra le maggiori voci wagneriane di oggi, come Michael Volle, Camilla Nylund, Klaus Florian Vogt, Elza van den Heever e Okka von der Damerau ˗ mantiene quindi inalterato il suo calendario unendo l’autorevolezza di una prestigiosa bacchetta wagneriana come Simone Young all’interesse per il nuovo talento di Alexander Soddy. La Tetralogia inoltre procederà con coerenza e unità di visione. Quindici anni fa, all’inizio della sua carriera, Alexander Soddy è stato assistente di Simone Young nel Ring ad Amburgo e il legame tra i due artisti è rimasto intatto da allora: le due bacchette lavorano insieme alla costruzione di una linea interpretativa coerente e di quel suono “sostenuto ma trasparente” (Young) che Wagner creò nella buca di Bayreuth.   

Simone Young è una delle bacchette più autorevoli in questo repertorio: giovanissima assistente di Barenboim nel Ring berlinese con la regia di Kupfer, ha diretto la sua prima Tetralogia alla Staatsoper di Vienna nel 1999 ottenendo un successo confermato a Monaco, Berlino, Amburgo e questa estate a Bayreuth, dove è stata la prima direttrice cui è stato affidato il Ring. Alla Scala ha debuttato nel 2023 con Peter Grimes di Britten e Turangalîla di Messiaen. In queste settimane è stata impegnata anche in Fin de partie di Kurtág alla Staatsoper di Vienna.

Il quarantunenne Alexander Soddy, che è stato Generalmusikdirektor a Mannheim, dirige regolarmente al Metropolitan, al Covent Garden e alle Staatsoper di Vienna, Monaco e Berlino, dove ha diretto ben quattro titoli in questa stagione, e sta intensificando la sua presenza in Italia: nel 2025 è già in cartellone alla Scala con Così fan tutte e al Maggio Musicale con Macbeth e Salome. Alexander Soddy ha appena diretto Fidelio al Covent Garden e i prossimi impegni includono Die Meistersinger e Fin de partie alla Staatsoper di Berlino.

Il Teatro ringrazia Michael Güttler, che aveva dato la sua disponibilità a dirigere l’ultima rappresentazione di Siegfried. Il suo intervento non sarà necessario con il nuovo calendario, ma ritroveremo presto il Maestro nella programmazione scaligera.

Il Teatro alla Scala anticipa le rappresentazioni di Das Rheingold con il convegno “Il Ring alla Scala” che si terrà venerdì 25 ottobre dalle ore 15 alle ore 18 al Ridotto dai Palchi con interventi di Maurizio Giani, Anna Maria Monteverdi, Marco Targa e una conversazione tra il regista David McVicar e il consulente scientifico del Teatro alla Scala Raffaele Mellace.

Un nuovo Ring per la Scala

Dal 28 ottobre Das Rheingold apre un nuovo ciclo a dieci anni dal precedente.

Regia di David McVicar, sul podio Simone Young per le prime tre rappresentazioni,

quindi dal 5 novembre Alexander Soddy. Michael Volle è Wotan.  

Diretta su LaScalaTv il 3 novembre.

Va in scena per sei rappresentazioni dal 28 ottobre al 10 novembre Das Rheingold, primo appuntamento con la nuova produzione del Ring des Nibelungen che proseguirà nel 2025 con Die Walküre (dal 5 al 23 febbraio) e Siegfried (dal 6 al 21 giugno) e nel 2026 con Götterdämmerung e due cicli completi. Sul podio si alternano Simone Young (28 e 31 ottobre, 3 novembre) e Alexander Soddy (5, 7 e 10 novembre).

Simone Young è una delle bacchette più autorevoli in questo repertorio: ha diretto la sua prima Tetralogia alla Staatsoper di Vienna nel 1999 ottenendo un successo confermato a Berlino, Amburgo e questa estate a Bayreuth, dove è stata la prima direttrice cui è stato affidato il Ring.

Alla Scala ha debuttato nel 2023 con Peter Grimes di Britten e Turangalîla di Messiaen.

Il quarantaduenne Alexander Soddy, Generalmusikdirektor a Mannheim dal 2026/17, dirige regolarmente al Metropolitan, al Covent Garden e alle Staatsoper di Monaco e di Berlino, dove ha diretto ben quattro titoli in questa stagione, e sta intensificando la sua presenza in Italia: nel 2025 è già in cartellone alla Scala con Così fan tutte e al Maggio Musicale con Macbeth e Salome.

Michael Volle vestirà i panni di Wotan nell’intero Ring: con lui in questo Prologo Ólafur Sigurdarson è Alberich, Wolfgang Ablinger-Sperrhacke è Mime, Norbert Ernst è Loge, Okka von der Damerau è Fricka, Olga Bezsmertna è Freia, Christa Mayer è Erda, Siyabonga Maqungo è Froh, Jongmin Park è Fasolt, Ain Anger è Fafner e Andrea Carroll, Svetlina Stoyanova e Virginie Verrez sono le figlie del Reno.

La regia è di David McVicar, che dopo il trionfale debutto scaligero con Les Troyens di Berlioz nel 2014 è tornato con nuove produzioni dei Masnadieri di Verdi nel 2019 e della Calisto di Cavalli nel 2021, oltre che con la ripresa del suo allestimento londinese di Adriana Lecouvreur nel 2022.  McVicar ha già affrontato il Ring in passato con una fortunata produzione all’Opéra national du Rhin.

Un’ora prima dell’inizio di ogni recita, presso il Ridotto dei Palchi, si terrà una conferenza introduttiva all’opera tenuta da Elisabetta Fava.

La rappresentazione del 3 novembre sarà trasmessa in diretta su LaScalaTv a partire dalle ore 14:15. Il video resterà visibile on demand e per gli abbonati a LaScalaTv fino al 10 novembre.

Lo spettacolo

“Questo Ring – racconta David McVicar a Luca Baccolini nell’intervista pubblicata sul numero di ottobre della Rivista del Teatro – deve essere un arco teso verso la conclusione. Già dalle prime battute di musica, in cui avverti lo scorrere del fiume, bisogna immaginarsi l’epilogo. Sarebbe impossibile pensare un lavoro del genere opera per opera. C’è da dire però che dall’Oro del Reno alla prima rappresentazione completa del Ring passarono più di vent’anni, durante i quali Wagner è cambiato profondamente, prima un socialista anarchico rivoluzionario, poi un uomo disilluso che ha accettato il fallimento dei suoi ideali giovanili. Di fondo, però, resta che il Ring, al di là di incongruenze e ripensamenti, è un’opera unitaria. È una grande rappresentazione del mondo e dell’umanità. Penso sia impossibile, oggi, tenere lontani temi come l’ambiente o il cambiamento climatico, di cui già Wagner in un certo modo ci aveva avvertito. Tutto il mondo di oggi ci dice a gran voce di tornare indietro, altrimenti la rovina sarà certa. E se penso alle guerre dei nostri tempi non oso immaginare come arriveremo al 2026, alla fine del ciclo. Per fortuna l’impalcatura dello spettacolo è flessibile abbastanza per accogliere nuovi spunti. Ma il Ring è ovviamente molto altro. È una grande esperienza di amore in tutte le sue forme, dall’impulso sessuale primordiale alla forma più elevata dell’amore che è la compassione disinteressata per gli altri essere umani e per la natura.

Il Ring al Teatro alla Scala

La Scala, che nel corso dell’Ottocento accoglie con diffidenza e ritardo le opere di Wagner (la prima, malissimo ricevuta, è Lohengrin nel 1873, due anni dopo Bologna), diviene nel Novecento un punto di riferimento musicale e scenico per questo repertorio grazie innanzitutto al fervore wagneriano di Arturo Toscanini. Toscanini debutta al Piermarini nel 1898 dirigendo i Meistersinger e nei suoi anni di direzione del Teatro torna a Wagner con regolarità. Nel 1923 affida la messa in scena di Tristan und Isolde a Adolphe Appia: la prima regia “moderna” alla Scala. Dopo di lui è Victor de Sabata a garantire esecuzioni wagneriane di riferimento, insieme a una squadra di direttori cresciuti in questa musica: Siegfried Wagner, Franz von Hösslin, Wilhelm Furtwängler, Clemens Krauss, Herbert von Karajan. Nel Novecento la Scala allestisce la Tetralogia con assiduità: nel 1927, 1928 e 1931 dirige Ettore Panizza, nel 1930 Siegfried Wagner, nel 1938 Clemens Krauss, nel 1943 Franz von Hösslin, nel 1949-50 Wilhelm Furtwängler, nel 1962-63 André Cluytens. Nel 1974 Die Walküre nell’allestimento innovativo di Luca Ronconi con le scene di Pier Luigi Pizzi dovrebbe inaugurare un nuovo ciclo che però si ferma alla seconda giornata per le incomprensioni con il direttore Wolfgang Sawallisch e viene realizzato dal Maggio Musicale Fiorentino. Il 7 dicembre 1994 Riccardo Muti intraprende con Die Walküre, regia di André Engel, un nuovo ciclo, che prosegue con Yannis Kokkos. Infine, Daniel Barenboim presenta la sua Tetralogia tra il 2010 e il 2013, bicentenario della nascita del compositore, con la regia di Guy Cassiers. Era dalla versione diretta da Cluytens nel 1963 che le quattro Giornate non venivano eseguite di seguito nella stessa Stagione, come avverrà anche nel 2026 con due cicli completi.

i Maestri Simone Young e Alexander Soddy sostutuiranno il M° Thielemann al Teatro alla Scala

Il Maestro Christian Thielemann ha comunicato che nel prossimo mese di ottobre dovrà sottoporsi a un’operazione chirurgica a un tendine cui seguiranno cinque settimane di riabilitazione. L’intervento lo costringe a rinunciare a tutti i prossimi impegni, inclusa la direzione dell’opera Das Rheingold in scena al Teatro alla Scala dal 28 ottobre al 10 novembre, con cui si apre la nuova produzione di Der Ring des Nibelungen con la regia di David McVicar. Impossibilitato a dirigere il prologo della Tetralogia, che si caratterizza come un impegno artistico unitario, il M° Thielemann ha comunicato l’intenzione di ritirarsi dall’intero progetto.

Le rappresentazioni di Das Rheingold saranno dirette da Simone Young (28 e 31 ottobre, 3 novembre), che ha diretto l’intero ciclo a Bayreuth e ha recentemente debuttato alla Scala con un’eccellente direzione di Peter Grimes di Benjamin Britten, e da Alexander Soddy (5, 7 e 10 novembre), oggi ospite regolare di teatri come la Staatsoper di Berlino, il Covent Garden di Londra e il Metropolitan di New York e con cui la Scala ha già programmato una nuova produzione di Così fan tutte nel novembre 2025. Il Maestro Soddy ha già diretto con successo il Ring a Mannheim.

La Direzione Artistica del Teatro alla Scala è impegnata nella definizione dei direttori per gli altri titoli della Tetralogia, che saranno comunicati tempestivamente.

“È con grande dolore – ha scritto il Maestro Thielemann – che rinuncio a questo progetto che avevamo costruito passo passo insieme a Dominique Meyer, cui mi stringe una lunga amicizia, a David McVicar e allo staff della Scala. La mia salute mi impedisce purtroppo di essere alla Scala per il Rheingold e la continuità dell’impostazione artistica nel corso del Ring des Nibelungen è così importante che si deve essere presenti dall’inizio. A questo si aggiungono l’impegno assunto con la Staatsoper di Berlino e il contesto di incertezza sul futuro della Scala. Vorrei inviare un cordiale in bocca al lupo per questa bellissima produzione al Teatro alla Scala e a tutti gli artisti coinvolti”.

SIMONE YOUNG

Simone Young è considerata una delle più importanti direttrici d’orchestra del nostro tempo. Dopo aver completato gli studi musicali nella nativa Sydney, ha iniziato in Germania la sua carriera, che l’ha poi portata in tutti i più importanti teatri d’opera e sale da concerto del mondo.

Come direttrice ospite nella Stagione 2022/2023 ha guidato produzioni dell’Opéra de Paris (Salome), della Staatsoper di Vienna (Elektra e Die Fledermaus), del Metropolitan (Der Rosenkavalier), mentre gli inviti a concerti l’hanno portata sui palcoscenici dei Berliner Philharmoniker, della Royal Stockholm Philharmonic, dell’Orchestre National de France, dell’Orquesta Nacional de España, dell’Orchestre de la Suisse Romande, della Philharmonia di Zurigo e dell’Orchestre National de Lyon.

Dal luglio 2022 Simone Young è Direttore principale della Sydney Symphony Orchestra. I precedenti incarichi includono: Direttore ospite principale dell’Orchestre de Chambre de Lausanne (2017-2020); Direttore principale della Filarmonica di Bergen (1998-2002); Direttore artistico dell’Opera Australia (2001-2003); Direttore ospite principale dell’Orchestra Gulbenkian di Lisbona; Direttore artistico della Staatsoper di Amburgo e Direttore musicale principale dei Philharmoniker di Amburgo (2005-2015).

Durante il suo mandato ad Amburgo, Young ha diretto numerose prime assolute e un repertorio diversificato tra Mozart, Verdi, Puccini, Wagner, Strauss, Hindemith, Britten, Henze.

Simone Young è ben nota come specialista di Wagner e Strauss, una reputazione che ha sviluppato all’inizio della sua carriera quando ha diretto più cicli completi del Ring di Wagner alla Staatsoper di Vienna e alla Staatsoper Unter den Linden di Berlino, così come Die Walküre e Die Meistersinger von Nürnberg insieme a Elektra, Salome, Die Frau ohne Schatten e Ariadne auf Naxos di Strauss, e anche con una nuova produzione di Palestrina di Hans Pfitzner alla Bayerische Staatsoper. Alla Staatsoper di Vienna, oltre alle numerose interpretazioni di opere di Wagner e Strauss, il lungo rapporto, iniziato con il suo debutto nel 1993, comprende l’acclamata riscoperta nel 1999 de La Juive di Fromental Halévy, insieme a molte delle opere più famose del repertorio italiano. Dopo che i suoi impegni ad Amburgo l’hanno tenuta lontana per diversi anni, è tornata alla Staatsoper di Vienna nella Stagione 2011/2012 con una ripresa della Daphne di Strauss, e a tutt’oggi è una presenza regolare nella programmazione del teatro austriaco.

Inoltre Young ha lavorato all’Opéra National de Paris, al Covent Garden di Londra e al Metropolitan di New York, ed è ospite regolare dei teatri d’opera di Monaco, Berlino, Dresda e Zurigo.

In ambito sinfonico ha diretto molte delle più importanti orchestre del mondo, tra cui le orchestre filarmoniche di Berlino, Londra, Monaco, New York e Vienna; i Wiener Symphoniker, l’Orchestre de Paris, l’Orchestra Sinfonica della BBC, la Dresdner Philharmonie, la Deutsches Symphonie-Orchester di Berlino e la Konzerthausorchester di Berlino, oltre a numerose orchestre nordamericane e a diverse orchestre australiane.

Discografia

Oltre alle registrazioni complete della Staatsoper di Amburgo di Mathis der Maler di Paul Hindemith e del ciclo completo di Der Ring des Nibelungen di Richard Wagner, Oehms Classics ha pubblicato anche registrazioni con i Philharmoniker di Amburgo. Tra le altre, tutte le sinfonie di Bruckner sono state registrate nelle loro versioni originali, così come tutte le sinfonie di Johannes Brahms, la Seconda e la Sesta sinfonia di Gustav Mahler e Das Buch mit sieben Siegeln di Franz Schmidt. Da Vienna è disponibile su CD la registrazione de La Juive, nel 2019 seguirà la registrazione su CD di ParZeFool di Bernhard Lang con il Klangforum Wien e nel 2020 verrà pubblicato su CD anche Das verratene Meer di Hans Werner Henze. Il Palestrina di Hans Pfitzner e Aus einem Totenhaus di Leoš Janáček della Bayerische Staatsoper sono stati pubblicati su DVD, così come i Dialoghi delle Carmelitane di Francis Poulenc e il Lear di Aribert Reimann della Staatsoper di Amburgo.

Premi

Oltre ai dottorati honoris causa delle Università di Sydney e Melbourne, tra i suoi numerosi premi e riconoscimenti Young annovera il Premio Brahms dello Schleswig-Holstein e la Medaglia Goethe. Inoltre, è “Chevalier des Arts et des Lettres” in Francia, membro dell’Ordine d’Australia e professore presso la Hochschule für Musik und Theater di Amburgo.

ALEXANDER SODDY

Il direttore d’orchestra britannico Alexander Soddy è tra i più richiesti della sua generazione e collabora regolarmente con le migliori orchestre e i maggiori teatri d’opera del mondo.

Nella Stagione 2024/25 Soddy debutterà al Maggio Musicale Fiorentino con Salome e tornerà in alcuni dei teatri in cui è regolarmente ospite, tra cui il Covent Garden con Fidelio, la Staatsoper di Berlino con Die Meistersinger von Nürnberg, Il trovatore e Fin de partie di Kurtág, il Metropolitan con Aida e La bohème e, per la prima volta dopo molti anni, la Staatsoper di Amburgo con Salome. Gli impegni concertistici di questa stagione lo vedranno debuttare con l’Orchestra Sinfonica di Milano e tornare alla Netherlands Philharmonic e alla Bournemouth Symphony.

Tra i momenti salienti della recente stagione per Soddy figurano la prima della nuova produzione di Kirill Serebrennikov di Lohengrin all’Opéra National de Paris, il ritorno alla Philharmonia di Londra per un’esecuzione in forma di concerto del Capriccio di Strauss al Festival internazionale di Edimburgo e il debutto al Concertgebouw alla testa della Netherlands Philharmonic nella Quinta Sinfonia di Mahler.

Soddy è ospite regolare dei principali teatri d’opera di lingua tedesca, avendo diretto alla Staatsoper di Vienna un ampio repertorio, tra cui la prima della Fattoria degli animali di Alexander Raskatov, ma anche repertori diversi come Otello, Elektra, Hänsel und Gretel, Carmen, Die Zauberflöte, Lady Macbeth of Mtsensk, Salome, Il barbiere di Siviglia e Parsifal, e alla Staatsoper Unter den Linden Lohengrin, Der Rosenkavalier, Fidelio, Der Freischütz, La bohème e Die Zauberflöte.

Inoltre, Soddy ha diretto Così fan tutte, Tannhäuser e Salome al Covent Garden, nonché La bohème e Madama Butterfly al Metropolitan. Tra le altre acclamate esibizioni di Soddy figurano Elektra alla Deutsche Oper di Berlino, Die Zauberflöte e La Bohème alla Bayerische Staatsoper e La traviata al Tokyo Nikikai Opera Theatre, Der Freischütz alla Semperoper di Dresda, La bohème e Madama Butterfly alla Royal Swedish Opera e un’accoppiata di opere di Arnold Schönberg e Frank Martin alla Oper Frankfurt.

Ospite molto apprezzato anche sul podio sinfonico, nelle ultime stagioni Soddy ha diretto concerti con l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, i Wiener Symphoniker, la Philharmonia di Londra, l’Orchestra Sinfonica di Berna, la Yomiuri Nippon Symphony Orchestra, la Tokyo Metropolitan Symphony Orchestra, la Filarmonica di Copenaghen, la Münchner Rundfunkorchester, l’Orchestra Reale Svedese, l’Orchestra dell’Opera Nazionale Norvegese, l’Orquestra de Valencia, l’Oregon Symphony, l’Atlanta Symphony e la Bournemouth Symphony.

Dal 2016 al 2022, Soddy è stato Generalmusikdirektor del Teatro Nazionale di Mannheim, dove si è concentrato sul repertorio principale dell’opera tedesca e italiana e dove ha diretto anche il Ring des Nibelungen.

Allo stesso tempo è stato direttore artistico degli Akademiekonzerte a Mannheim, dove ha posto al centro della sua programmazione l’opera di Anton Bruckner e di altri grandi compositori romantici. All’inizio della sua carriera, è stato direttore principale dello Stadttheater Klagenfurt dal 2013 al 2016 e Kapellmeister della Staatsoper di Amburgo dal 2010 al 2012.

Nato a Oxford, Soddy si è formato alla Royal Academy of Music, all’Università di Cambridge e al National Opera Studio di Londra.

Alla Scala il M° Soddy tornerà nel novembre 2025 per dirigere una nuova produzione di Così fan tutte per la regia di Robert Carsen.

Simone Young dirige Peter Grimes in una nuova produzione di Robert Carsen.

  

Sei rappresentazioni dal 18 ottobre al 2 novembre, protagonisti Brandon Jovanovich,

Nicole Car e Ólafur Sigurdarson. Diretta su LaScalaTv il 27 ottobre.

Tutti gli spettacoli sono preceduti da una conferenza introduttiva di Franco Pulcini.

Torna in scena alla Scala uno degli esiti più vibranti e attuali del teatro musicale del ‘900, Peter Grimes di Benjamin Britten. A dirigerlo debutta nella buca della Scala Simone Young (che ha riscosso un entusiastico successo personale nella Stagione Sinfonica con Turangalîla-Symphonie di Messiaen), lo spettacolo è di Robert Carsen con le scene e i costumi di Gideon Davey, le luci dello stesso Carsen con Peter Van Praet, i video di Will Duke e la coreografia di Rebecca Howell. Protagonista è Brandon Jovanovich, affiancato da Nicole Car nella parte di Ellen e nei panni del capitano Balstrode.  

La rappresentazione del 27 ottobre sarà trasmessa in diretta da LaScalaTv.

Ogni sera, un’ora prima dello spettacolo, Franco Pulcini terrà una conferenza introduttiva nei Ridotti.

L’opera

Stagione d’Opera e Balletto 2022 ~ 2023

18, 21, 24, 27, 30 ottobre, 2 novembre 2023 (ore 20)

PETER GRIMES

Opera in un prologo e tre atti

Libretto di Montagu Slater

tratto dal poema di George Crabbe

Musica di BENJAMIN BRITTEN

(Edizioni Boosey & Hawkes, Londra. Rappresentante per l’Italia Casa Ricordi, Milano)

Nuova produzione Teatro alla Scala

Direttrice SIMONE YOUNG

Regia ROBERT CARSEN

Scene e costumi GIDEON DAVEY

Luci ROBERT CARSEN e PETER VAN PRAET

Video WILL DUKE

Coreografia REBECCA HOWELL

Personaggi e interpreti

Peter Grimes              Brandon Jovanovich

Ellen Orford               Nicole Car

Captain Balstrode       Ólafur Sigurdarson

Auntie                        Margaret Plummer

First Niece                  Katrina Galka

Second Niece             Tineke Van Ingelgem

Bob Boles                   Michael Colvin

Swallow                     Peter Rose

Mrs. Sedley                Natascha Petrinsky

Rev. Adams                Benjamin Hulett

Ned Keen                   Leigh Melrose

Hobson                       William Thomas

Orchestra e Coro del Teatro alla Scala

Maestro del Coro ALBERTO MALAZZI

Date:

Mercoledì 18 ottobre 2023 ore 20 ~ turno Prime Opera

Sabato 21 ottobre 2023 ore 20 ~ turno G

Martedì 24 ottobre 2023 ore 20 ~ turno A

Venerdì 27 ottobre 2023 ore 20 ~ turno D

Lunedì 30 ottobre 2023 ore 20 ~ turno B

Giovedì 2 novembre 2023 ore 20 ~ turno C

Prezzi: da 210 a 25 euro

Infotel 02 72 00 37 44

www.teatroallascala.org

Peter Grimes viene concepita da Britten nell’esilio americano insieme a Peter Pears durante la II guerra mondiale e portata a termine al ritorno nel Regno Unito nel 1943. La creazione avviene al Sadler’s Wells nel 1947 con Peter Pears nella parte di Grimes e Reginald Goodall sul podio. La fonte letteraria è un fosco racconto dello scrittore, medico e sacerdote George Crabbe, pubblicato nel 1810. Crabbe, un antesignano del realismo sociale, descrive crudamente la vita di un villaggio di pescatori, uno dei quali si rende colpevole dell’assassinio di tre mozzi. Britten e il suo librettista Montagu Slater, un poeta e scrittore dalla forte impronta realista e operaia, trasformano il personaggio da un lato tagliando la morte del terzo ragazzo e lasciando aperta la responsabilità sulla morte dei primi due, dall’altro esaltando i caratteri romantici e fantastici di Grimes, che si affratella a un altro grande escluso del teatro musicale del Novecento: Wozzeck. Già E.M. Forster, nell’articolo su “The Listener” che aveva fatto conoscere a Britten l’opera di Crabbe scriveva: “Non c’è nessun crimine da parte di Grimes se non quello causato dai crimini ben più gravi commessi contro di lui dalla società”. Nell’intervista a Mattia Palma pubblicata sulla Rivista del Teatro Robert Carsen spiega: “La ragione [del rifiuto di Grimes da parte dei suoi concittadini] non è chiara, ma credo che il punto sia proprio questo. Sono convinto che sia stato lasciato apposta irrisolto. Gli abitanti del villaggio non capiscono Grimes, che a sua volta non fa alcun tentativo per farsi comprendere meglio: più gli altri sono ostili a lui, più lui si chiude e meno vuole avere a che fare con loro. In fondo è facile per un gruppo di persone isolare chiunque non gli si adatti. Molte opere affrontano lo stesso tema, pensiamo a Verdi, a Janáček, e ovviamente allo stesso Britten, i cui lavori sono spesso incentrati su un diverso”. Il tema dell’isolamento dei diversi ricorre effettivamente in diverse opere di Britten e si radica da un lato nella sua condizione di omosessuale nella società britannica del suo tempo (un’omosessualità vissuta in relativa trasparenza nella relazione con Peter Pears, ma mai ammessa pubblicamente neanche negli Stati Uniti, tanto da attirare le critiche di Auden e Isherwood), dall’altro nella vasta sensibilità per le libertà individuali contrapposte alla massa cieca negli anni dei grandi totalitarismi. A contrastare l’atmosfera chiusa del villaggio, la vastità maestosa del mare in cui Grimes scomparirà al termine dell’opera fuggendo alla folla pronta a linciarlo. Al mare sono dedicati i celebri “Quattro interludi marini” spesso eseguiti autonomamente in concerto. Nell’intervista a Liana Püschel pubblicata sulla Rivista la direttrice Simone Young nota che  “in Peter Grimes il profumo del mare si sente ovunque. Il mare è rappresentato musicalmente in modi diversi a seconda del tempo, dal sereno all’uragano; questi cambiamenti hanno un riflesso sul protagonista, il quale è un uomo che lavora con la natura ma anche contro la natura. Il mistero delle profondità marine è in rapporto con il fatto che Grimes è in contatto sia con la natura sia con il mondo metafisico, ma è incapace di esprimersi”.

Simone Young sottolinea inoltre come tra i temi dell’opera emerga anche un momento di possibile contatto umano, quello tra Grimes e Ellen: “La musica diventa delicata e complessa, in contrasto con quella della società che è chiara e semplice. Il loro duetto è un piccolo momento a cappella contraddistinto dalla bitonalità, in quanto ciascuno canta in una tonalità diversa; nelle ultime battute, invece, il loro canto coincide completamente concludendo sulla nota Mi, molto importante perché si riferisce alla tonalità tipica di Grimes”.

La direttrice d’orchestra

Simone Young, oggi direttrice della Sydney Symphony Orchestra ma nota soprattutto per il lungo e proficuo impegno alla testa dell’Opera di Amburgo, in questa sola stagione dirige all’Opéra di Parigi, alla Staatsoper di Vienna, al Metropolitan di New York e in campo sinfonico i Berliner Philharmoniker e l’Orchestre National de France, ma non era mai stata ospite del nostro Teatro. Con i Berliner la Young ha diretto quest’anno la Turangalîla-Symphonie di Messiaen, cuore del programma dei concerti della Stagione Sinfonica dell’11, 12 e 14 maggio in cui sostituisce Zubin Mehta che ha dovuto rinunciare per motivi di salute.

Il regista

Peter Grimes è il tredicesimo titolo operistico portato sul palcoscenico del Piermarini da Robert Carsen, il secondo di Britten. Dal folgorante esordio con Les dialogues des Carmélites di Poulenc nel 2006 con Riccardo Muti sul podio, i milanesi hanno visto spettacoli diversissimi: la lancinante essenzialità dell’allestimento acquatico di Kat’a Kabanova con Gardiner, lo sberleffo politico di Candide, le geometrie del desiderio di Alcina, la vertigine del teatro in Don Giovanni e Les contes d’Hoffmann, quella del cinema nella Fanciulla del West, il chiacchiericcio crudele della provincia anni ‘50 in Falstaff fino all’amara commedia del potere e dei sentimenti nel recente Giulio Cesare di Händel, suo ultimo spettacolo scaligero nel 2019. Per questo ogni ritorno di Carsen sul nostro palcoscenico è da attendere con trepidazione. Questo secondo Britten respira atmosfere diversissime dal primo, che era il fantasioso e tenero Midsummer’s Night Dream nella produzione di Aix-en-Provence e Lione con coreografia di Matthew Bourne.

Peter Grimes alla Scala

Le prime reazioni di certa critica nei confronti del capolavoro di Britten devono tenere conto del breve stacco che intercorre tra la prima esecuzione assoluta dell’opera nel 1945 e la sua proposta nel nostro Paese, dapprima in versione radiofonica e poi con la messa in scena nel nostro Teatro nel 1947. La prima esecuzione scaligera è piaciuta a tutti e su L’Unità si cita il coro “perfetto” diretto da Veneziani, la regia di Zimmermann “un poco pletorica talvolta nelle scene di massa” e le scene di Neher “minutamente descrittive, anche se il suo villaggio appariva più mediterraneo che nordico”. La successiva produzione inglese del 1975, importata alla Scala l’anno seguente, suggerisce ancora a Duilio Courir del Corriere la caratterizzazione dell’opera e del suo autore come esempio del “risveglio moderno della musica inglese” da parte di un musicista “capace di dar forma all’aspirazione … di un’opera nazionale”. Per Massimo Mila la direzione di Colin Davis è “prestigiosa e animatrice”, le scene e i costumi di Tazeena Firth e Timothy O’Brien hanno “un sigillo d’isolana autenticità”. Vickers è “uno dei maggiori tenori del giorno d’oggi, celebrato per qualità di vigoria, vocale e interpretativa”, ma Peter Pears “per il quale la parte è stata pensata, è un tenore squisitamente lirico, aduso alle raffinatezze del canto cameristico”. La Harper è “una Ellen Orford maternamente protettiva nel calore affettuoso d’una voce piena e pastosa” e Geraint Evans è “eccellente nella parte del bravo capitano Balstrode”. Parlando della nuova produzione scaligera del 15 giugno 2000, Paolo Isotta (sul Corriere) nota come la concertazione di Jeffrey Tate “si tuffa nelle profondità del suono, adotta tempi assai più meditativi”. L’ultimo allestimento in ordine cronologico è stato quello affidato alla direzione di Robin Ticciati e alla regia di Richard Jones. Angelo Foletto, su La Repubblica, parla di “spettacolo senza allusioni d’ambiente a parte i gabbiani che scrutano come avvoltoi, una sgradevole umanità intrappolata tra pub hopperiani, interni e abiti borghesi anni Settanta-Ottanta.” (testo di Luca Chierici dal programma di sala).