Mario Martone torna al repertorio russo con Evgenij Onegin, dirige Timur Zangiev

Nuova produzione del capolavoro di Čajkovskij da Puškin con le scene di Margherita Palli.
In palcoscenico Aida Garifullina, Alexey Markov, Dmitry Korchak,
Elmina Hasan e Dmitry Ulyanov.
Ultimi posti disponibili per le sei rappresentazioni di Evgenij Onegin di Pëtr Il’ič Čajkovskij che dal 19 febbraio all’11 marzo torna al Teatro alla Scala in una nuova produzione diretta da Timur Zangiev con la regia di Mario Martone, le scenografie di Margherita Palli, i costumi di Ursula Patzak e le luci di Pasquale Mari.
Il cast schiera nella parte del titolo Alexey Markov, già applauditissimo alla Scala come Saklovityj in Chovanščina, principe Eleckij nella Dama di picche e Scelkalov in Boris Godunov, mentre come Tat’jana debutta in un’opera al Piermarini Aida Garifullina, ascoltata finora solo in concerti diretti da Fabio Luisi, Michele Mariotti e Michele Gamba.
La voce di Lenskij è quella di Dmitry Korchak, egualmente apprezzato nei mesi scorsi in ruoli di grande impegno in titoli diversissimi come Rusalka e Guillaume Tell
Elmina Hasan è Olga e Dmitry Ulyanov è Gremin, mentre come Larina torna alla Scala Julia Gertseva.
La serata del 19 febbraio sarà trasmessa in diretta da Rai Radio 3.
Giovedì 13 febbraio alle ore 18 nel Ridotto dei Palchi per il ciclo “Prima delle Prime” il professor Giorgio Pestelli (Università di Torino) terrà un incontro dal titolo «Sentimenti comuni, semplici, umani» con ascolti e al pianoforte.
Un’ora prima dell’inizio di ogni rappresentazione, presso il Ridotto dei Palchi, per gli spettatori muniti di biglietto si terrà una conferenza introduttiva all’opera tenuta da Franco Pulcini.
Timur Zangiev
Accorso a sostituire Valery Gergiev nelle rappresentazioni della Dama di picche nel 2022, nei giorni dell’invasione dell’Ucraina, Timur Zangiev, nato in Ossezia nel 1994 e avviato alla musica tanto precocemente da dirigere la sua prima orchestra a sette anni, si è rapidamente imposto tra i più autorevoli nuovi interpreti, in particolare del repertorio russo. All’affermazione scaligera, confermata da due concerti con la Filarmonica e da un’esperienza ballettistica con Romeo e Giulietta, hanno fatto seguito Il giocatore con i Wiener Philharmoniker a Salisburgo, un’intensa attività in Russia tra il Bol’šoj e il Teatro di Perm, Otello di Verdi alla Semperoper di Dresda e Roméo et Juliette di Gounod a Zurigo, mentre nel giugno 2025 dirigerà La dama di picche alla Wiener Staatsoper.
Mario Martone
Era il 2011 quando Mario Martone si presentava al pubblico scaligero proponendo d’intesa con l’innovativo taglio direttoriale di Daniel Harding la sua scabra lettura di Pagliacci e Cavalleria rusticana che avanzava, tra realismo ed essenzialità scenica, una nuova linea interpretativa per questo repertorio. Gli anni seguenti hanno portato due titoli del Verdi precedente la trilogia popolare, Luisa Miller diretta da Gianandrea Noseda nel 2012 e Oberto, conte di San Bonifacio diretto da Riccardo Frizza nel 2013. Negli anni seguenti Martone indaga la libertà a tratti sperimentale del teatro di Umberto Giordano: del 2016 è La cena delle beffe la cui catena di eccessi sanguinari è trasportata tra le famiglie della mafia italoamericana (parziale sviluppo del concetto dell’Oberto).
A partire da questo spettacolo si consolida il sodalizio con Margherita Palli per le scene e Ursula Patzak per i costumi. Resta nella Francia del Terrore Andrea Chénier, che Riccardo Chailly sceglie di riportare ai fasti della serata inaugurale il 7 dicembre 2017, mentre nel 2022 Fedora, diretta da Marco Armiliato, attinge alla pittura del primo ‘900, da Ferdinand Hodler a René Magritte. Una pietra miliare della recente storia scaligera è Chovanščina di Musorgskij, allestimento del 2019 diretto da Valery Gergiev in impressionante crescendo fino alla memorabile sfera di fuoco della scena finale. Martone ritorna a Verdi nel 2022 con una lettura radicale di Rigoletto incentrata sulla separazione esplosiva tra il mondo sfarzoso del Duca e quello miserabile del buffone, in sintonia espressiva con la direzione di Michele Gamba.
Lo spettacolo
Scrive Mario Martone nelle note di regia: “Ho voluto immergere l’opera di Čajkovskij innanzitutto nella natura. Marcare l’estate del primo atto e l’inverno del secondo, scegliendo di ambientare tutto in esterni, tra il fieno appena tagliato e il ghiaccio che in gennaio copre i campi. Avendo come sfondo i cieli immensi che la lettura del poema/romanzo di Puškin evoca nella mente del lettore, il sole, la luna e le stelle della sterminata campagna russa. L’unico interno della tenuta delle Larina che ho voluto in scena è la stanza di Tat’jana, una ‘stanza tutta per lei’. Una stanza in cui ci sono solo libri e basta, ossia l’altro orizzonte immenso, oltre a quello della natura, presente sul palcoscenico”. Martone ha incontrato il grande repertorio russo alla Scala con una straordinaria produzione di Chovanščina, inizio di un dialogo tra artisti fatalmente interrotto dalla guerra. Questo Evgenij Onegin trasportato ai giorni nostri procede nel rispetto letterale dell’azione del libretto ma porta dentro di sé il trauma dell’improvvisa e irrimediabile separazione, il rimpianto per il legame spezzato: il precipitare nella tragedia dell’amicizia di Onegin e Lenskij ci parla della rottura tra la cultura russa e quella europea dopo secoli di dialogo e di scambio.
Evgenij Onegin alla Scala
L’opera arriva in Italia solo nel 1900, quando Arturo Toscanini la dirige alla Scala. L’accoglienza è positiva ma non entusiasta, tanto che per il ritorno di “Eugenio Onieghin” si deve aspettare il 1954 con la direzione di Artur Rodziński e un notevole cast italiano: Renata Tebaldi, Ettore Bastianini e Giuseppe Di Stefano. La versione originale conquista la Scala dal 1973, portata dai complessi del Teatro Bol’šoj. Nel 1986 la dirige Seiji Ozawa con Mirella Freni e Nicolai Ghiaurov nello spettacolo di Konchalovsky, nel 2006 Vladimir Jurowsky con l’allestimento essenziale di Graham Vick. Tre anni dopo il capolavoro operistico di Čajkovskij torna alla Scala grazie ai complessi del Teatro Bol’šoj diretti da Valery Gergiev per la regia di Dmitrij Černjakov.
19, 22 febbraio, 2, 5, 8, 11 marzo 2025 ~ ore 20
Pëtr Il’ič Čajkovskij
EVGENIJ ONEGIN
Dramma lirico in tre atti e sette quadri
Libretto di Pëtr Il’ic Čajkovskij e Konstantin Shilowski
Nuova produzione Teatro alla Scala
Direttore TIMUR ZANGIEV
Regia MARIO MARTONE
Scene margherita palli
Costumi ursula patzak
Luci pasquale mari
Coreografia daniela schiavone
Video designer alessandro papa
Personaggi e interpreti
Larina Alisa Kolosova
Tat’jana Aida Garifullina
Olga Elmina Hasan
Filipp’evna Julia Gertseva
Evgenij Onegin Alexey Markov
Lenskij Dmitry Korchak
Il principe Gremin Dmitry Ulyanov
Un capitano Huanhong Li
Zareckij Oleg Budaratskiy
Triquet Yaroslav Abaimov
Orchestra e coro del Teatro alla Scala
Maestro del Coro Alberto Malazzi
Date:
Mercoledì 19 febbraio 2025 ore 20 ~ Turno Prime Opera
Sabato 22 febbraio 2025 ore 20 ~ Turno N Abb. Weekend
Domenica 2 marzo 2025 ore 20 ~ Turno B
Mercoledì 5 marzo 2025 ore 20 ~ Turno A
Sabato 8 marzo 2025 ore 20 ~ Turno C
Martedì 11 marzo 2025 ore 20 ~ Turno D
Prezzi:
da 250 a 30 euro
Infotel 02 72 00 37 44
Mercoledì 19 febbraio l’opera sarà trasmessa in diretta da Rai Radio Tre.
Un’ora prima dell’inizio di ogni recita, presso il Ridotto dei Palchi,
si terrà una conferenza introduttiva all’opera tenuta da Franco Pulcini.