Dal 16 aprile e fino al 20, altri quattro concerti in sala Mehta alle 20 per l’86° Festival del Maggio Musicale
Ha preso avvio il 14 aprile – secondo appuntamento artistico dell’86 Festival del Maggio Musicale subito dopo il concerto inaugurale – con il concerto del mezzosoprano Teresa Iervolino accompagnata al fortepiano da Francesco Pareti, il ciclo di cinque concerti “Sulle ali del canto”, collaborazione del Teatro del Maggio con l’Accademia del Fortepiano Bartolomeo Cristofori.
Dal 16 e fino al 20 aprile sono in calendario altri quattro interessantissimi e preziosi concerti che vedranno sedersi ai fortepiano d’epoca della collezione dell’Accademia, Maurizio Baglini, il 16, Jin Ju il 18, Francesco Libetta il 19, e Yuang Sheng il 20 aprile. Tutti i concerti sono tenuti in Sala Mehta con inizio alle ore 20.
Posto unico a 20euro.
“Sulle ali del canto” ripercorre in cinque concerti momenti salienti di grande intensità espressiva ispirati alla vocalità.
Il termine “cantabile“ ricorre con grande frequenza nella musica strumentale, in particolare pianistica, che ha come riferimento la vocalità, in un periodo che va dalla fine del XVIII secolo al Biedermeier fino al tardo Romanticismo.
A testimonianza di questa cifra stilistica “L’arte del canto applicata al pianoforte“ di S. Thalberg, pubblicata nel 1850, codifica una tendenza che influenza la produzione pianistica di un periodo straordinario per ricchezza di ispirazione, e lancia una sfida allo strumento a tastiera: imitare le sottigliezze espressive della voce umana, del “canto”.
Il cantabile pianistico oggi è arte apprezzata da addetti ai lavori e appassionati, grazie alla perfezione e alla bellezza dei moderni strumenti, ma la strada per giungere al risultato che oggi conosciamo è stata lunga, e può essere pienamente compresa ed apprezzata solo ripercorrendola sugli strumenti d’epoca.
La rassegna inserita nella programmazione del Festival del Maggio Musicale Fiorentino è in collaborazione con l’Accademia Bartolomeo Cristofori e offre una squisita opportunità per ripercorrere questo cammino.
Si è partiti dalla voce del mezzosoprano Teresa Iervolino accompagnata da Francesco Pareti, che ha spaziato da celebri arie da camera con una incursione nel repertorio più popolare della canzone napoletana per poi indagare sulle molteplici possibilità di “cantare” alla tastiera. Dopo il primo concerto Iervolino/Pareti eseguito il giorno successivo all’apertura del Festival saranno chiamati a sedersi ai fortepiano , interpreti di fama internazionale e specialisti di prassi esecutiva su strumenti d’epoca come Maurizio Baglini, Jin Ju, Francesco Libetta e Yuan Sheng.
Tre gli strumenti – che diventano assieme agli esecutori, protagonisti essi stessi dei concerti – che il pubblico potrà ammirare e ascoltare in questa rassegna: un Johann Schantz di inizio ‘800, un Carl Stein del 1830, e un Pleyel del 1849, tutti in perfetto stato, che potranno restituire il suono che tutti i grandi compositori in programma hanno sentito nella loro epoca.
I prossimi concerti del ciclo:
16 aprile
MAURIZIO BAGLINI Fortepiano Ignace Pleyel, 1851
Musiche di Franz Liszt e Fryderyk Chopin
18 aprile
JIN JU Fortepiano Ignace Pleyel, 1851
Musiche di Felix Mendelssohn-Bartholdy e Franz Liszt
19 aprile
FRANCESCO LIBETTA Fortepiano Schantz, fine XVIII sec.
Musiche di Giovanni Paisiello, Wolfgang Amadeus Mozart, Muzio Clementi, Ludwig van Beethoven
20 aprile 2024
YUAN SHENG Fortepiano Ignace Pleyel, 1851
Musiche di Fryderyk Chopin
Gli strumenti:
Fortepiano Johann Schantz
Vienna, fine XVIII sec.
È uno degli esemplari più rari e preziosi dell’Accademia del Fortepiano. La famiglia Schantz, il cui capostipite Wenzel fu attivo a Vienna dalla fine del ‘700 alle prime decadi dell’800, è legata alla figura di Joseph Haydn. In una lettera alla sua diletta allieva Maria Anna von Gensinger, Haydn suggerisce alla nobile dama di chiedere al “suo signor marito“ di comprarle un fortepiano del signor Schantz, essendo questo strumento l’unico con caratteristiche capaci di rispondere alle esigenze musicali del compositore e alle capacità dell’allieva.
Gli Schantz sono di squisita fattura, con una sonorità chiara, trasparente nei bassi e penetrante ma senza durezza negli acuti, con una zona media cantabile calda e vibrante.
Fortepiano Carl Stein
Vienna, 1830 circa
Carl è l’ultimo esponente della celebre famiglia di costruttori Stein, il cui capostipite Andreas fu attivo a Vienna fin dalle ultime decadi del Settecento.
Questo strumento di Stein è di squisita fattura, con una sonorità trasparente nei bassi e presente ma morbida negli acuti, con una zona media dolce e cantabile, e dispone di un meccanismo di pedali che consente l’uso distinto dell’effetto “una corda” e “due corde”.
Nel 1840 Carl Stein rilevò il laboratorio nella Mondscheinhaus in cui operò Conrad Graf, quando quest’ultimo cessò la sua leggendaria attività di costruttore a Vienna.
Pianoforte a coda Ignace Pleyel
Parigi, 1851
Questo pianoforte a coda, consegnato da Parigi a Firenze nel 1851, è il prodotto di una delle più prestigiose firme di costruttori parigini. La fabbrica fu fondata nel 1807 da Ignace Joseph Pleyel, austriaco trapiantato in Francia a partire dal 1795. Geniale ed eclettico egli fu, allo stesso tempo, compositore, direttore d’orchestra, editore ed imprenditore. L’attività del fondatore fu proseguita dal figlio Camille che fu uno dei migliori amici di Chopin, la cui incondizionata preferenza per i Pleyel diede visibilità e contribuì al successo del marchio.
Chopin negli ultimi anni di vita si servì di un pianoforte è molto simile a questo esemplare che possiede tutte le qualità sonore che il grande compositore amava così tanto. Questo strumento, date le sue eccellenti qualità sonore, nel corso degli anni è stato tra quelli più apprezzati e suonati nei concerti dell’Accademia Bartolomeo Cristofori.